Chianti Classico: Lamole ed i vini di Podere Castellinuzza di Paolo Coccia

Lo scenario è quello della Chianti Classico Collection, alla Stazione Leopolda. Il consueto appuntamento dove vengono presentate le anteprime del Chianti Classico Annata, Riserva e Gran Selezione che quest’anno coincideva anche con il centenario della nascita del Consorzio Vino Chianti Classico, con 480 produttori, con il decennale dalla nascita della Gran Selezione.

All’evento che ha ospitato oltre 200 produttori e 700 etichette, la suddivisione in stand è stata fatta in base alle undici UGA (Unità Geografiche Aggiuntive), approvate dall’Assemblea dei Soci del Consorzio nel 2021. Grazie alle UGA, Il territorio risulta suddiviso in zone di produzione più strette e dotate di maggiore omogeneità, aumentando la qualità e consentendo al consumatore di conoscere la provenienza delle uve. La menzione dell’UGA in etichetta al momento è però consentita solo per la Gran Selezione.

Delle undici UGA delimitate, Lamole, nel comune di Greve in Chianti, è in assoluto la più piccola, circa 1000 ettari totali, di cui solo 95 destinati alla viticoltura, meno dell’1% del totale della denominazione. Situata a ridosso del Monte San Michele, è anche il territorio dove le vigne raggiungono le altitudini maggiori, tra i 500 e i 625 metri e quindi una delle zone più tardive nella maturazione del Sangiovese. La presenza abbondante di boschi, anche sopra i 700 mt s.l.m. – limite massimo consentito dal disciplinare per l’impianto delle vigne – determina un microclima particolarmente fresco. Geologicamente parlando, Lamole è costituita da un’unica formazione il cosiddetto Macigno toscano, arenaria non calcarea che determina suoli con elevate percentuali di sabbia e PH inferiori a 7,5.

Tutto questo nel bicchiere si traduce in vini dai colori tenui, di struttura elegante e acidità meno incisiva rispetto ad altri areali.

Tra i produttori di Lamole presenti alla manifestazione abbiamo visitato Podere Castellinuzza di Paolo Coccia, cantina condotta dalla famiglia Coccia fin dal 1962, quando i terreni colonici messi in vendita dalla precedente proprietà, Montagliari & Castellinuzza di Cappelli, furono da loro acquisiti.

Paolo Coccia, settanta vendemmie all’attivo, e la figlia Serena conducono oggi l’azienda, che si estende su 9 ettari, di cui 3,5 coltivati a vigne, 2 a ulivi, il resto adibito a bosco di castagni.

I VINI IN DEGUSTAZIONE

Chianti Classico Docg, 2021

Vitigni: 95% Sangiovese e 5% Canaiolo

Vinificazione: vasche di cemento con macerazione di circa 14 giorni Matura in vasche di cemento per almeno 24 mesi e poi in bottiglia per 6 mesi.

Il naso è immediatamente agrumato per poi distendersi sulla classica ciliegia ancora croccante. In bocca è pulito, senza fronzoli, rivelando un tannino già perfettamente integrato.

Chianti Classico Docg Riserva 2021

Vitigni: 100% Sangiovese

Vinificazione: in vasche di cemento con macerazione di circa 14 giorni Matura in vasche di cemento per 24 mesi, poi in bottiglia per almeno 4 mesi. Le note olfattive rimandano all’iris, alla viola e a piccoli frutti di bosco. Il sorso giovane fa intuire un’evoluzione ancora lunga. Ed è solo un campione di botte…

Chianti Classico Gran Selezione Docg 2019

La Gran Selezione di Poderi Castellinuzza celebra le vecchie vigne di sangiovese allevate ad alberelli su terrazzamenti in quota.

Vitigni: 100% Sangiovese Vecchie Vigne (Età vigneto: 130/150 anni)

Vinificazione: in vasche di cemento con macerazione di circa 14 giorni. Matura in vasche di cemento per almeno 24 mesi e poi in botte grande per 9 mesi, infine in bottiglia per 6 mesi Naso elegante e gentile che rimanda subito a sentori di acqua di rose, fragoline di bosco mature e poi ancora amarena e prugna. Il palato è pienamente energico, scattante, bilanciato in sapidità e freschezza, di una grande struttura, in cui il tannino risulta elegante e composto.

Gambero Rosso e Osteria Fernanda insieme per il Mandrarossa on tour

Osteria Fernanda e Gambero Rosso: degustazione esclusiva con “Mandrarossa on Tour” a Roma.

L’Osteria Fernanda a Roma ha aperto le porte a un’esperienza culinaria unica, grazie al progetto Mandrarossa on Tour, frutto della collaborazione con il Gambero Rosso. Tre le cene-degustazione, due delle quali si svolgeranno a Roma e una a Milano. Per 20italie ho avuto l’opportunità di degustare una selezione dei vini più distintivi della cantina di Menfi, abilmente abbinati ai piatti creati dallo Chef Davide Del Duca.

Filosofia culinaria raffinata e sempre sorprendente. Abilità nel bilanciare sapientemente i sapori e nel presentare piatti freschi e creativi. L’ambiente del ristorante è già invitante, con un’estetica moderna, dal taglio minimalista, che richiama la tradizione avvolgendo gli ospiti con discreta cura. I tavoli posizionati di fronte alla luminosa e ampia vetrata della cucina offrono una vista coinvolgente sul lavoro della brigata, durante la preparazione delle portate.

Gambero Rosso è riuscito nell’intento ad esaltare in modo appropriato i punti di forza sia del menù che dei vini. Insieme a Lorenzo Ruggeri e Giuseppe Bonocore, ci siamo confrontati sugli abbinamenti, giudicati in sintonia per la serata. Roberta Urso, responsabile pubbliche relazioni e comunicazione di Mandrarossa, racconta la storia della cantina, una Cooperativa vitivinicola di qualità che raccoglie 160 conferitori selezionati tra i 2000 della famiglia maggiore Cantine Settesoli, con i suoi 500 ettari vitati. Studio approfondito dei terreni, basse rese e tutto il meglio della Sicilia raccolto vinificato con cura nelle bottiglie che avevo già provato in occasione dello scorso Vinitaly. Non mi resta che andare a Menfi e visitare di persona questa interessante cantina siciliana, da raccontare ancora su 20italie.

MENU E VINI IN ABBINAMENTO

  • Entrée
Selezione di finger food: Cioccolato bianco ripieno di arachidi con gel di crodino, sedano rapa con anacardi e fegatino di pollo.
  • Spuma di burro di Normandia e pane a lievitazione naturale appena sfornato.

Piccole esplosioni di sapore che stimolano l’acquolina in bocca.

Vini in abbinamento:

Calamossa Bianco Mandrarossa 2023

Metodo Charmat floreale fresco e piacevole, nota aromatica data dallo Zibibbo che bilancia

  • Antipasto
: Ostrica, topinambur fermentato olio di Perrillo e limone nero

Le note vegetali dell’olio e delle parti verdi coprivano un pochino l’ostrica

  • Calamaro, beurre blanc, cime di rapa, colatura e yuzu

Un piatto molto interessante con un trionfino di sapori giustamente dosati e bilanciati.

Vino in abbinamento:

Sicilia Urra di Mare Mandrarossa 2023 – Floreale gelsomino nella freschezza con finale sapido

  • Primo piatto: 
Tagliolino di spirulina, bottarga di tonno, finocchio e cerfoglio.

Vino in abbinamento:

Sicilia Bertolino Soprano Mandrarossa 2022


  • Secondo piatto: 
Manzo, mela cotogna, succo di pepe Sancho e olio al carbone d’erbe

Un piatto meraviglioso.

Vino in abbinamento:
 Sicilia Mandrarossa Cartagho 2020

Bella struttura, morbidezza e terziari. Forse troppo percepibile la nuance del legno.

  • Dolce: Cremino ai tre cioccolati Valrhona, latte salato e caffè.
  • Piccola pasticceria

Dolcezza bilanciata, non eccessiva ma di gran gusto. La giusta conclusione di una cena che ha sorpreso per qualità e la finezza.

Vino in abbinamento:
 Passito di Pantelleria Serapias Mandrarossa 2020.

Un passito che non stanca e invoglia alla beva, grazie alla spinta acida.

Podere Casanova: nobiltà e innovazione nel cuore di Montepulciano

Nel suggestivo scenario di Montepulciano, durante l’Anteprima organizzata dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, abbiamo avuto il piacere di essere ospiti della cantina Podere Casanova, guidati in un viaggio sensoriale unico dai proprietari Isidoro e Susanna Rebatto e dalla responsabile della comunicazione Maddalena Mazzeschi.

Podere Casanova incarna l’eleganza e la nobiltà del territorio toscano, rappresentando un connubio perfetto tra passione, tradizione e innovazione, un sogno divenuto realtà. Isidoro ha saputo dar vita, grazie anche agli studi di gioventù, a vini caratterizzati da uno stile unico ed elegante.

L’anima di Podere Casanova risiede nella sua vocazione alla sostenibilità ambientale, con un impegno concreto verso pratiche agricole rispettose dell’ambiente. Oltre alla Certificazione Equalitas, l’azienda si distingue per l’utilizzo di sostanze naturali alternative e per un approccio attento alla conservazione del territorio. Con i 17 ettari di vigneti coltivati con varietà autoctone e internazionali, produce una linea di vini volta a riflettere l’autenticità del territorio di Montepulciano e del Prugnolo Gentile.

Culmine della visita l’esperienza sensoriale nella sala degustazione panoramica, dove i visitatori sono stati accolti da un suggestivo pianoforte a coda, con un repertorio musicale in perfetta sintonia con il contesto e con i prodotti proposti in assaggio. La verticale del Vino Nobile di Montepulciano offre un viaggio attraverso sei annate, ognuna caratterizzata da note distintive e complessità sensoriali uniche, dai piacevoli sentori di frutta scura del 2020 alla complessità e profondità del tannino della 2015.

La degustazione è stata curata dal collega di 20Italie Adriano Guerri

Vino Nobile di Montepulciano Podere Casanova 

Annata 2020

piacevoli i sentori di mora, china e susina matura, cuiseguono note mentolate balsamiche. Il sorso è contraddistinto da buona avvolgenza e sapidità. 

Annata 2019

apre con note di frutti di bosco, seguite da liquirizia e spezie, con tannini ben integrati. Un vino composito e coerente. 

Annata 2018

dai sentori di confettura di frutti di bosco, rabarbaro e prugna, si erge elegante al palato con buona persistenza. 

Annata 2017

effluvi di mora di rovo, marasca, bacche di ginepro e cannella. Attacco tannico poderoso e dall’efficace trama saporita.

Annata 2016

libera note di rabarbaro, china Martini, susina e tabacco dolce. Caldo, avvolgente e appagante. 

Annata 2015

sentori di ginepro, uniti a sottobosco e talco, su finale austero e durevole. Chapeau!

La vera sorpresa arriva con la degustazione dei quattro vini speciali, abbinati ai brani musicali selezionati.

Al primo vino, il Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2017, è stato abbinato il brano “Vecchio Frack” di Domenico Modugno, come l’etichetta che riporta, appunto, una tuba.

Al secondo vino, il Vino Nobile di Montepulciano SETTECENTO 2018, è stato abbinato il brano “Can’t help falling in love” di Elvis Presley.

Al terzo vino, Leggenda IGT Toscana 2018, è stato abbinato il brano “Passacaglia” di Georg Friedrich Händel 

Al quarto ed ultimo, IRRIPETIBILE IGT Toscana 2020, è stato abbinato il brano “She” di Elvis Costello.

Campania: “‘A capa è ‘na sfoglia ‘e cipolla” ramata di Montoro

L’abbiamo sempre vista come il cibo dei poveri, quel “pane e cipolla” che mangiavano le persone quando non potevano permettersi altro. Lo stesso compositore Giacomo Puccini, ai tempi della povertà più nera, quando le sue opere liriche erano solo un abbozzo nella mente, ne faceva uso smodato per sfamarsi. Le popolazioni dei piccoli borghi e delle campagne si nutrivano da sempre con i bulbi di questa pianta ancestrale, che ha un ciclo vegetativo biennale, fragile e generosa al contempo.

In Campania esiste un piccolo polo produttivo che è riuscito a selezionare, con abilità e sacrificio, una forma particolare di ortaggio: la cipolla ramata di Montoro. L’aggettivo lo si deve al particolare colore della sfoglia, che presuppone la presenza di quercitina e flavonoidi, utili nella nutraceutica come antiossidanti naturali. Non soltanto: l’Università di Salerno – Dipartimento di Ingegneria Alimentare – in collaborazione con il CNR, ne ha dimostrato la maggior dolcezza rispetto alle altre tipologie, pur con un basso indice glicemico e un ridotto contenuto di solfuri.

I catafilli carnosi e succulenti consentono la cottura della cipolla ramata di Montoro “nella propria acqua” (parafrasando un proverbio locale), come nella lunga stufatura della Genovese napoletana. La Gb Agricola di Nicola Barbato ha creduto fortemente nel prodotto e nella sua duttilità d’uso. Tante le preparazioni ideate dalla famiglia e dallo chef Rinaldo Ippolito, pensate per essere degustate sia seduti comodi tra i tavoli dell’agriturismo, sia tra i fornelli di casa in confezioni facili da impiegare.

Ciò che trovate nel piatto nasce però 2 anni prima, dai fiori impollinati e dal bulbo che cresce sottostante. Il fiore è importante per dare origine ai semi, senza i quali non si potrebbe replicare l’intero processo produttivo. La successiva raccolta ed essiccatura delle cipolle in celle frigo richiede tempi biblici, utili ad addolcire le note odorose più pungenti e rendere il sapore equilibrato. La selezione viene fatta rigorosamente a mano da personale esperto, formatosi sulle antiche tradizioni contadine delle donne anziane del paese. Tutto si recupera e ricicla, comprese le tuniche per l’estrazione dei colori da utilizzare come inchiostro industriale.

La tracciabilità, infine, è l’elemento essenziale di qualità e garanzia: ogni passaggio viene registrato e sottoposto a verifiche quotidiane per offrire al consumatore finale il meglio di Natura. Quanto dovrebbe costare un prodotto che necessita di una catena operaia coordinata, con tecnologie all’avanguardia e controllo costante delle procedure? In realtà il discorso è identico per tante realtà d’eccellenza dell’enogastronomia italiana. Il riconoscimento economico, infatti, non segue sempre lo sforzo realizzativo.

L’immaginario collettivo non è ancora pronto ad accettare ciò che è veramente buono e salutistico da ciò che è semplicemente “fuffa artefatta”. I passi in avanti ci sono grazie anche all’impegno dei Barbato e di tanti come loro che portano alto il vessillo del km zero. Mille gli utilizzi possibili, dalla parmigiana, alla frittura, per passare ai sughi ed alle conserve e, perché no, concepire un dessert a base di cipolla ramata di Montoro.

Per chi voglia saperne di più, qui il Disciplinare di Produzione.

La nostra intervista al produttore 👇🏻

Personalità, sapore, basso impatto calorico e facile digeribilità, la ricetta perfetta per vivere bene.

Gb Agricola – casa Barbato Agriturismo e Agripizzeria

Via Padula – Montoro Inferiore (AV)
Telefono  0825 1728592
Whatsapp 349 860 0929
e-mail: info@gbagricola.it

Wine in Venice 2024

Dopo il Carnevale e il Festival del Cinema, arriva Wine in Venice l’evento veneziano del mondo del vino

Venezia incanta con la sua architettura unica e i canali che raccontano storie millenarie. La città è un capolavoro artistico e culturale che affascina chiunque la visiti. La magia di Venezia risiede nella capacità di trasportarti in un’altra epoca, tra labirinti d’acqua e meraviglie architettoniche. È un luogo dove il tempo sembra sospeso e ogni angolo è un dipinto vivente di storia e bellezza. Gondole, merletti, meravigliose creazioni in vetro che brillano con i loro colori, l’atmosfera eternamente affascinante, fanno di questa città un luogo unico al mondo. 

Mancava qualcosa che potesse celebrare il vino in un contesto esclusivo e straordinario. L’evento “Wine in Venice” si distingue per aver selezionato aziende vinicole virtuose in termini di sostenibilità, innovazione ed etica. Le venti aziende prescelte partecipano alla manifestazione vitivinicola nelle maestose sale della Scuola Grande della Misericordia. Venezia è una città turistica, forse una delle più turistiche al mondo, che vive di turismo tutto l’anno e a Venezia ci sono una grande quantità di albergatori e ristoratori, interessati alle aziende vinicole e a inserire nei loro menu i vini di aziende considerate virtuose.

La prima edizione, svoltasi nel gennaio 2023, ha ottenuto un notevole successo, attraendo un pubblico di qualità. Ogni anno, il numero di aziende interessate a partecipare cresce, poiché Wine in Venice si afferma come un’icona capace di miscelare temi, degustazioni, wine talk e masterclass, con uno sguardo attento ai principi di etica, innovazione e sostenibilità, i tre pilastri attorno ai quali si sono sviluppate le tre giornate della kermess. Istituzioni, addetti ai lavori, imprenditoria, giornalismo e mondo del vino si fondono per ragionare insieme sul futuro del settore “Wine For Future”. 

I numeri dell’evento che è stato organizzato da Winetales, Beacon, The Media Company Store e Venezia Unica insieme al media partner “Il Gusto” la verticale Food&Wine del gruppo Gedi, vedono quindi la presenza di 8 paesi stranieri coinvolti, 4.653 visitatori, 40 cantine presenti, 15 ore di masterclass, 4 Wine Talks, 2 nuovi format “Vive la France” e “La Masterclass dei Campioni”, 13 consorzi presenti.

Intervista a Edoardo Cibin, ideatore e fondatore di Wine in Venice: <<Sono fiero di aver portato questo evento, perché mancava a Venezia un salotto del vino e, anche se soltanto alla seconda edizione, entra a far parte dei grandi eventi della città dopo il Carnevale e il Festival del Cinema. L’idea è nata quattro anni fa, durante il COVID, e in quel momento in cui eravamo tutti fermi, ho riflettuto sul fatto che tutte le città importanti hanno un evento del vino, perché non farlo anche qui a Venezia? Non volevo che fosse soltanto una vetrina, ma che avesse anche dei valori importanti di cui parlare e quindi ho pensato che i criteri fondamentali di questa manifestazione, fossero sostenibilità, etica e innovazione. Sono molto soddisfatto del format che prevede appunto, una selezione delle 20 migliori cantine, una per regione, scelte da una giuria composta da importanti figure del vino e dai giornalisti di Gusto e Repubblica. Oltre alle 20 cantine sono presenti al piano superiore i Consorzi e le 20 cantine dello scorso anno>>.

Una delle novità di questa edizione è stata la “Cerimonia della consegna dei diplomi di AIS” che ha segnato un momento memorabile per oltre 120 neo sommelier di AIS Veneto, celebrando non solo il loro impegno ma anche l’innovazione nel settore del food&beverage e della sostenibilità. Grazie alla sinergia con Gianpaolo Breda, giudice della manifestazione e presidente di AIS Veneto, l’evento ha offerto non solo la consegna dei celebri “Tastevin” e dei diplomi ufficiali, ma anche un programma ricco di masterclass.

Infine, l’introduzione del “Mediakey Venice Award”, un premio che ha riconosciuto i migliori progetti di marketing nel settore alimentare e della sostenibilità, con spettacolari presentazioni di campagne di importanti multinazionali come TIM, Basf, San Pellegrino e Redbull. Ma il momento clou è stata “La Masterclass dei Campioni”, condotta dai migliori sommelier eletti dall’Associazione Italiana Sommelier, Alessandro Nigro Imperiale e Cristian Maitan. Con soli sei etichette selezionate per una degustazione al buio, i due sommelier hanno rivoluzionato le regole coinvolgendo il pubblico con un approccio fresco e accessibile a tutti, dai principianti ai professionisti.

Il progetto “Selection Wine in Venice” promette di portare l’essenza di “Wine in Venice” nel cuore di Venezia per 365 giorni all’anno, offrendo selezioni enoiche ed esperienze esclusive. Nei prossimi giorni saranno svelati tutti i dettagli di questo entusiasmante percorso che culminerà con la terza edizione di “Wine in Venice”, prevista dal 31 Gennaio al 3 Febbraio 2025.

Anteprime di Toscana 2024: chiudiamo il sipario con Anteprima “L’Altra Toscana” e le sue Denominazioni d’Origine

La Toscana è nota per la sua vocazione vitivinicola con importanti areali ed alcuni Consorzi hanno già presentato le nuove annate. Anteprima “L’Altra Toscana” racchiude, in un unico evento, i vini delle DOP e IGP: Maremma Toscana, Montecucco e Montecucco Sangiovese, Orcia, Cortona, Valdarno di Sopra, Terre di Pisa, Chianti Rufina, Terre di Casole, Grance Senesi, Montescudaio, Suvereto, Val di Cornia e Rosso della Val di Cornia, Carmignano, Barco Reale di Carmignano e Vin Santo di Carmignano e Toscana. Realtà che non hanno nulla da invidiare alle altre consorelle regionali.

La terza edizione dell’ Anteprima “L’Altra Toscana” si è  svolta nella giornata di lunedì 19 febbraio a Palazzo degli Affari a Firenze e ha chiuso i battenti delle Anteprime di Toscana. Kermesse ben organizzata in una struttura prestigiosa con ampi spazi e servizi adeguati. Il servizio è stato affidato alla Fisar (Federazione Italiana Sommelier Alberghi Ristoranti) con sommelier gentili ed efficienti, i quali hanno operato tra i tavoli di assaggio dedicati alla stampa con puntualità. Non dobbiamo, però, dimenticare l’impegno anche di A.I.S. (Associazione Italiana Sommelier), impeccabile nell’assistenza ai tavoli della stampa ed ai banchi dei produttori. A poca distanza la cupola del Brunelleschi sembrava quasi di toccare il cielo con un dito.

L’Anteprima è  dedicata alle Denominazioni più piccole della Regione, anch’esse ricche di tradizioni e di storia, ove la vite affonda le sue radici da secoli, alcune delle quali figurano già nel Bando del Granduca di Toscana Cosimo III De’ Medici del 1716, la Doc ante litteram per eccellenza. Altre sono state costituite recentemente, splendide realtà poste tra la costa tirrenica e le pendici montane con microclima e aspetti pedoclimatici diversificati, con distanze notevoli lungo i 4 punti cardinali della Regione. I vitigni variano, trovando spazio sia autoctoni sia alloctoni, per vini di ogni tipologia tra scelte convenzionali, biologiche e biodinamiche.

Il paesaggio è variegato, non mancano scorci mozzafiato su dolci od erte colline, numerosi sono gli imponenti e suggestivi castelli, le splendide ville, i tipici poderi, le pievi, i caratteristici  borghi costruiti in pietra, i folti boschi, gli uliveti secolari, campi e cipressi in duplice filar o a forma di roccolo. Alcune di queste meravigliose enclave sono state inserite nella lista World Heritage UNESCO.

I vini “top” degustati 

Tenuta di Capezzana – Carmignano Riserva Docg – Villa Capezzana  Trefiano 2019 – Sangiovese 80% Cabernet Sauvignon 10% e Canaiolo 10%.  Rosso rubino intenso, sprigiona note di viola appassita, ciliegia, scorza d’arancia, liquirizia e cacao in polvere, dal sorso rotondo, generoso e decisamente persistente.

Fattoria Varramista Terre di Pisa Rosso Doc Frasca 2021- Syrah 50%, Merlot 50% – Color rubino intenso, rivela sentori di  liquirizia, pepe nero, bacche di ginepro e tabacco. I tannini sono copiosi ma setosi, coerente ed ampio.

Il Borro Val d’Arno di Sopra Sangiovese Doc Polissena 2020 – Sangiovese 100% – Rubino intenso,  emana note di marasca , prugna, e macchia mediterranea. Gusto pieno e vibrante dal finale lunghissimo.

Tenuta Di Vaira Toscana Rosso Igt 2019 – Cabernet Franc 100% – Rosso rubino vivace, emana sentori di pervinca, mora, cassis, sottobosco e piacevoli nuances di peperone. Armonioso e leggiadro del tannino nobile e longevo.

Basile Montecucco Sangiovese Docg Ad Agio 2018 –  Sangiovese 100% – Rosso rubino intenso, libera sentori di amarena, ribes rosso e mirtillo che ben si fondono con note di liquirizia. Palato accattivante e duraturo.

Tenuta Impostino Montecucco Sangiovese Riserva Docg Impostino  2018 – Sangiovese 80% Merlot,  Petit Verdot e Syrah 20% – Sfumature sul granato, dipanante note di lampone, mora, prugna e china accompagnate da sottili note speziate, sorso interminabile, coerente e sorprendente.

Castello di Fonterutoli Toscana Rosso Igt Siepi 2021 – Sangiovese 50%, Merlot 50% – Rubino profondo, si districa tra note di frutti di bosco, prugne, tabacco e lievi nuance di sandalo. Gusto ricco dalla scia finale salmastra avvolgente.

Castello di Vicchiomaggio Toscana Rosso Igt FSM 2019 – Merlot 100% –  Rubino impenetrabile, complesso e fine, amarena, lampone, chinotto, grafite e sottobosco. Composito e dotato di una straordinaria piacevolezza di beva su finale balsamico.

Tua Rita Toscana Sangiovese Igt Perlato del Bosco Rosso 2021 – Sangiovese 100% – Rubino vivace, rivela note di violacciocca, tanta frutta rossa, sottobosco e ginepro. Sorso fresco, al contempo morbido e durevole.

Sottolineiamo che non è  stato inserito alcun vino di altre Denominazioni semplicemente perché a breve avremo la possibilità di approfondire questi stupendi lembi di terra dedicando appositi articoli a tema.

Chianti Classico Collection 2024: “3 C scritte a 4 mani”

Abbiamo ancora nella mente le splendide emozioni suscitate dalle Anteprime di Toscana 2024 e dalla due giorni di Chianti Classico Collection alla Stazione Leopolda di Firenze. La culla del Rinascimento italiano per una settimana nell’anno diventa anche la culla del vino nel mondo. Pronunciare Chianti Classico significa raccontare territori incantevoli, dove la fatica dell’uomo è riuscita ad abbellire ciò che è già magnifico di per sé.

Un universo di meraviglie, un racconto diverso ogni volta. Tantissime le aziende presenti ai banchi di assaggio. Oltre 500 le referenze messe in degustazione per la stampa di settore, tra cui c’eravamo anche noi di 20Italie, con il direttore Luca Matarazzo ed i redattori Alberto Chiarenza, Adriano Guerri e Ombretta Ferretto. A loro il compito bellissimo e arduo di selezionare i migliori assaggi tra Chianti Classico Annata, Riserva e Gran Selezione, per poi intervistare alcuni tra i rappresentati di prestigio dell’areale.

Un ringraziamento particolare va alla Regione Toscana per l’organizzazione semplicemente perfetta della settimana di Anteprime di Toscana ed alle referenti Silvia Fiorentini e Caterina Mori del Consorzio Vino Chianti Classico per averci dato piena assistenza durante la kermesse.

Ma adesso è giunto davvero il momento di lasciare spazio e voce alle emozioni dei nostri autori, che sapranno trasmettere certamente lo spirito di gruppo e le vibrazioni dell’aver preso posto in un luogo dove si fa la storia del vino.

Alberto Chiarenza

La recente edizione del Chianti Classico Collection 2024 ha segnato un vero trionfo, con la partecipazione di rinomati giornalisti ed esperti del settore provenienti da buona parte del mondo. Le mie aspettative erano alte e la manifestazione non mi ha certamente deluso, con le degustazioni in anteprima che confermano un trend verso vini di altissima qualità. Un cambiamento significativo è stato notato nell’approccio alla vinificazione, con una diminuzione dell’uso del legno a favore di vini più freschi e verticali. Tuttavia, la tradizione non è stata abbandonata, ma rielaborata in modo da mantenere l’autenticità senza appesantire il palato con sentori eccessivi di legno. Bellissima esperienza condivisa con amici e colleghi di 20Italie come Adriano, Ombretta e il direttore Luca Matarazzo.

Ombretta Ferretto

Chianti Classico Collection 2024 è stata un’occasione avvincente per abbracciare in un unico colpo una denominazione complessa e apprezzarne le numerose sfaccettature del territorio. Grazie all’ottimo lavoro di squadra con il direttore Luca Matarazzo e i colleghi Alberto Chiarenza e Adriano Guerri, in due giorni sono stati passati al vaglio circa cinquecento campioni tra Annata, Riserva e Gran Selezione. Non mi è mancata occasione di approfondire in verticale specifici territori e la storia della denominazione attraverso importanti realtà produttive: Gaiole, con Ricasoli e Castello di Ama, entrambe impegnate in accurate zonazioni espressive degli specifici areali,  San Donato in Poggio, con Castello di Monsanto e il primo cru di Chianti.

Adriano Guerri

La Chianti Classico Collection suscita molto interesse da parte di noi amanti di Bacco. Questa edizione è stata ricca ed appassionante con amici di viaggio molto preparati e affabili. Momenti di confronto in degustazione molto costruttivi, senza lasciare nulla al caso. Ringrazierò sempre il direttore Luca Matarazzo per la possibilità, Ombretta Ferretto e Alberto Chiarenza per aver trascorso assieme due giornate emozionanti. La citazione musicale “Tu chiamale se vuoi emozioni”, del duo Battisti-Mogol, calza a pennello.

Luca Matarazzo (direttore)

Indubbiamente questo è “l’evento degli eventi”. Sono giunto all’ottava partecipazione e ogni volta è un’emozione diversa. Tanti colleghi ed amici da tutto il mondo pronti a confrontarsi con un mito del Made in Italy, che ha vissuto anche momenti delicati e cruciali. Dalla ripresa post scandalo al metanolo di metà anni ’80, il trend in positivo non ha mai smesso di arrestarsi. Adesso non si discute più di qualità, ma di sostenibilità ed i dilemmi imposti dal climate change rappresentano la vera sfida per il futuro. Per intanto però, godiamoci con un sorriso i primi 100 anni del Consorzio Vino Chianti Classico e del suo Gallo Nero, emblema di un vino unico e inimitabile.

Tutte le interviste le troverete cliccando sul seguente link di youtube.

Leggi anche le nostre impressioni 👇🏻

Anteprima Vino Nobile di Montepulciano: non assomigliare a nessuno può essere una carta vincente

Lo affermiamo a prova di smentita: non copiare può essere una carta vincente per qualsiasi Denominazione che si rispetti. Non copiare non significa improvvisare a sentimento; piuttosto mantenere una precisa identità, prendendo spunti positivi dagli altri territori dove qualità ed eleganza nei vini sono un marchio di fabbrica. Il Vino Nobile di Montepulciano prova da sempre a distinguersi, ma non tutte le sue espressioni (dalla “rivoluzione della famiglia Fanetti” nel secolo scorso), seppur realizzate in forma camaleontica, hanno raggiunto un punto fisso al quale aggrapparsi.

Nell’attesa gli anni sono trascorsi e gli sforzi di piccoli produttori e grandi cantine cooperative non hanno guadagnato la meta ambita, superati a distanza da altre realtà toscane confinanti. Gli attriti del passato neppure hanno aiutato l’areale a risolvere antiche questioni circa stili ed interpretazioni. Ora, sembra giungere finalmente una svolta con prodotti di gran lunga snelliti nell’asprezza tannica e nei richiami speziati dei contenitori di legno tanto cari per la moda di fine anni ’90.

La concentrazione è passata da potenze estrattive e scure di un tempo, alla nuova tipologia “Pievi” che vedrà l’arrivo in commercio a partire dal 2025. Nei campioni proposti della tipologia Vino Nobile di Montepulciano 2021, seppure in numero esiguo (26), abbiamo ravvisato il nerbo del frutto, con tannini per oltre la metà dei casi saporiti e ben integrati e da rivedere in futuro per i restanti.

La Riserva 2020, invece, è deliziosa nelle sfumature tenui tipiche del Sangiovese, con richiami floreali nitidi di grande finezza, su scatto finale salmastro. Un vino che dimostra la sua plenitude nell’assaggio con ulteriori spazi di crescita: l’immagine esatta di quanto sta vivendo l’intero comparto produttivo vitivinicolo locale.

Siamo certi che la strada intrapresa porterà a miglioramenti complessivi, a patto di non perdere la bussola nelle tante versioni offerte al consumatore e di non “demolire ad ogni costo il tannino”, imitando terroir estranei a quello meraviglioso di Montepulciano.

Il panel misto è stato composto dai redattori di 20 Italie Luca Matarazzo (direttore), Alberto Chiarenza e Adriano Guerri con il direttore di Vinodabere Maurizio Valeriani. Di seguito i migliori assaggi per tipologia ed in ordine di preferenza.

Migliori Vino Nobile di Montepulciano e Vino Nobile di Montepulciano Selezione 2021

Vino Nobile di Montepulciano 2021 – Crociani

Vino Nobile di Montepulciano 2021 – Le Bèrne

Vino Nobile di Montepulciano Parceto 2020 – Tenuta Poggio alla Sala

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Tenuta Abbadia Vecchia

Vino Nobile di Montepulciano 2021 – Tenuta Valdipiatta

Vino Nobile di Montepulciano   Redi 2021 – Vecchia Cantina di Montepulciano

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Il Macchione

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Lombardo

Vino Nobile di Montepulciano   Messaggero 2019 – Montemercurio

Vino Nobile di Montepulciano Pasiteo   2020 – Fassati

Migliori Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2020

Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2020 – Tenuta Gracciano della Seta

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Ojas 2020 – Manvi

Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2020 – Carpineto

Vino Nobile di Montepulciano Riserva   Vallocaia 2020   – Bindella – Tenuta Vallocaia

Vino Nobile di Montepulciano Riserva   Quercione 2020 – Lunadoro

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Mahti 2020 – Cantina Chiacchiera

Migliori Vino Nobile di Montepulciano Annate Precedenti

Vino Nobile di Montepulciano Parceto   2020 – Tenuta Poggio alla Sala

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Tenuta Abbadia Vecchia

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Il Macchione

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Lombardo

Vino Nobile di Montepulciano Messaggero 2019 – Montemercurio

Vino Nobile di Montepulciano Pasiteo 2020 – Fassati

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Podere Casanova

Vino Nobile di Montepulciano   Settecento 2018 – Podere Casanova

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Poldo 2016 – Villa S.Anna

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Viraroccia 2018 – Icario

100 anni dalla nascita del Consorzio Vino Chianti Classico: le nostre impressioni sulla tipologia “annata” 2022 e 2021

Il tempo delle rose è finito, forse per sempre. Adesso, se si vuol godere appieno del Sangiovese in versione Chianti Classico, bisogna puntare dritto sul frutto, costi quel che costi. Di certo un cambiamento è in atto, anno dopo anno, nella potenza del sorso, nell’integrità dei tannini, nella piacevolezza complessiva.

La 2022 ha mostrato i toni caldi di una stagione che ha messo a dura prova la resistenza delle vigne ed i nervi dei produttori. La pioggia benefica primaverile e autunnale del passato è ormai un lontano ricordo, lo notiamo girando per Firenze a febbraio in manica di camicia. Restano gli eventi estremi che svaniscono con la stessa velocità con la quale causano anche danni devastanti. Nel difficile scenario odierno, si studia come diminuire le concentrazioni alcoliche e migliorare la parte antocianica sempre più sfalsata rispetto ai tempi ideali di vendemmia.

Non stupisce che il marcatore quasi ossessivo dei vini sia la spezia scura, che scatta con velocità precedendo di qualche lunghezza la celebre ciliegia. Quest’ultima si esprime su linee di confettura o di marasca sotto spirito, a discapito delle nuance tenere e delicate dei periodi freschi. Il futuro è già scritto e anche il gusto di chi giudica dovrà necessariamente adattarsi senza rimpianti.

Qualche sussulto a fasi alterne nella 2021, con maggiori picchi espressivi in positivo insieme a steccature inattese. Il tannino eccessivamente piacevole, o per meglio dire piacione della 2022, diventa ispido e difficile da elaborare. Domina un’immagine generale in chiaroscuro come fu per la 2018, con l’attenuante di speranza per il domani, grazie all’eleganza e alle sfumature ancora acerbe che promettono buona evoluzione.

È certamente un momento di festa per il centenario del Consorzio Vino Chianti Classico e per l’intera denominazione d’origine. Sfruttiamone i tempi felici per prepararci a dovere a qualsiasi mutamento climatico e di stile. Ora o mai più.

Ecco i nostri migliori assaggi, effettuati durante l’evento Chianti Classico Collection 2024, in ordine alfabetico così come proposto dalla tabella di degustazione riservata alla stampa. Sono i vini che si sono attestati su un livello pari almeno a 90 centesimi. Il panel è stato composto dai redattori di 20Italie: Alberto Chiarenza, Adriano Guerri, Ombretta Ferretto e dal direttore Luca Matarazzo

Chianti Classico Docg 2022

Brancaia

Castello di Ama – Ama

Castello di Querceto

Fattoria San Michele a Torri – Tenuta la Gabbiola

Gagliole – Rubiolo (campione da botte)

La Montanina

Monteraponi

Montesecondo

Mori Concetta

Oliviera – Lavoro

Podere Terreno alla via della Volpaia

Riecine

Rocca delle Macie

Tolaini – Vallenuova

Chianti Classico Docg 2021

Cafaggio

Carpineta Fontalpino – Fontalpino

Castello della Peneretta

Castello di Bossi

Castello di Radda

Cinciano

Dievole – Petrignano

Fontodi – Filetta di Lamole

La Croce

Le Fonti/Panzano – Le Fonti

Losi Querciavalle – Querciavalle (campione da botte)

Ottomani

Pensieri di Cavatina

Podere Capaccia

Podere Cianfanelli – Cianfanello

Pomona

Rinchiari Porciglia – Porciglia

San Giorgio a Lapi

Savignola Paolina – Ora

Tenuta di Lilliano – Lilliano

Tenute Squarcialupi – Cosimo Bojola

Valvirginio – Nero dei Venti

Villa Vallacchio

Romagna: a Carnevale ogni ciambella e ciambellone vale

Siamo ancora nella stanza dell’inverno; le temperature rigide fino al mattino disegnano nuove forme, pizzi argentei appesi a rami spogli di alberi silenziosi. Osservare quell’atmosfera fuori dalla vetrata appannata crea emozioni rilassanti. Il caldo di una stufa a legna accesa nei periodi più freddi ha molteplici usi: per cucinare piatti a lunga cottura, spostando semplicemente il tegame in punti più o meno lontano dal fuoco più vivo.

Il forno è quello che più mi avvince, sempre pronto ad infornare cibi, sempre in temperatura! E allora preparare ciambelle e ciambelloni diventa una consuetudine. Le ricette sono quelle del popolo contadino, con quel poco che avevano creavano bontà, seppur semplici. Prodotti facilmente reperibili. I dolci sono immancabili in questo periodo di carnevale, specialmente i dolci fritti e come non gradire la loro fragranza, la loro friabilità. Dolcezza nel panorama delle castagnole, frappe, cenci, tortelli, tagliatelle… e una tira l’altra, non aspettando il domani perché non sarebbero altrettanto piacevoli. Così per Carnevale, nel forno sta cuocendo la ciambella romagnola che non deve mai mancare a fine pasto.

Ingredienti

500 gr di farina 0, 300 gr di zucchero semolato, n 3 uova medie, 100 gr di burro (a pomata) 100 gr strutto, scorza grattugiata di un limone non trattato (solo la parte gialla) un pizzico di sale, bustina di lievito per dolci.

Svolgimento

Si impastano tutti gli ingredienti partendo dalla farina, sulla spianatoia, al centro uova zucchero, burro, strutto, scorza di limone e lievito. Risulterà un impasto malleabile, aiutarsi con le mani si forma una ciambella allungata, da adagiare su carta da forno, una manciata di zuccherini bianchi sopra e si inforna. 180 gradi per 35 minuti. Sempre prova stecchino per capire la consistenza e la cottura.

Buona per giorni, a colazione o come base per la “zuppa inglese”, a merenda per essere intinta nel calice di vino. Un Romagna Doc sangiovese, preferito dai romagnoli, alle “azdore” Romagna docg albana versione amabile o passito, magari lo straordinario “Arrocco” di Fattoria Zerbina, con nuance intriganti date dalla muffa nobile.

Ciambellone romagnolo

Ingredienti: 300 gr farina 0, 200 gr zucchero semolato, 100 gr di strutto, 2 uova medie, 200 gr di latte intero, pz di sale, 1 bustina di lievito per dolci (sostituisce il cremor tartaro e bicarbonato). Si inizia sbattendo le uova con lo zucchero in una terrina, poi strutto, il pizzico di sale, farina e lievito. A questa base si può arricchire con ciò che piace, uvetta, canditi, noci, cioccolato; ogni volta un sapore diverso. Si unge bene uno stampo con al centro il buco, strutto e farina, versare l’impasto, livellare, infornate a 180 gradi per 10 minuti poi 170 gradi per 35 minuti.

Ogni qualvolta cerco una ricetta tra foglietti ingialliti, ritrovo sapori e persone che mi portano lontano. l’abbinamento? Romagna Doc spumante versione dolce.

Buon Carnevale!