Cesto Bakery & Friends: racconti di pane e pizze d’autore a Torre del Greco

Catello Di Maio e Valentino Tafuri – Racconti di pane e pizze d’autore

Cesto Bakery & Friends è il filo conduttore di una serie di incontri tematici fortemente voluti da Catello Di Maio, panificatore di Torre del Greco. Nella sua panetteria cerca un dialogo con professionisti di diversi settori del food. Dopo l’incontro con gli chef stellati Domenico Iavarone e Domenico Candela, nonché con il noto pasticciere Antonino Maresca, l’attenzione si è spostata verso il seguitissimo mondo della pizzeria.

Classe 1989, laureando in Tecnologie Alimentari, Catello ha progettato la sua panetteria con più anime messe insieme, creando un luogo d’incontro sempre frequentatissimo, dalla prima colazione all’aperitivo serale. Da Cesto Bakery si entra per fare acquisti, ma anche per fermarsi a mangiare sul posto. Con grande successo ha rilanciato la Semolella, l’antico panino nato nei forni della parte storica di Torre del Greco, realizzata con farina di semola di grano Senatore Cappelli e lievito madre, il grande compagno di lavoro di Catello. Cesto Bakery brilla anche per l’eccellente croissant, per i lievitati da prima colazione, per l’ottima pizza in pala e nel padellino. Perfetti nella forma e nella consistenza soffice, imperdibili i suoi bun, tra i più richiesti dalle hamburgherie d’autore.

Il 17 aprile la bakery di Torre del Greco ha ospitato Valentino Tafuri, pizzaiolo, lievitista e patron di 3Voglie Pizzificio a Battipaglia. Due mondi – il pane e la pizza – che tornano a parlarsi per nutrirsi ed arricchirsi reciprocamente. Catello Di Maio sta lanciando la convivialità con oltre 40 tipi di pane e lievitati differenti. Il segreto per fare un buon pane? Le “massaie” afferma Catello. <<Bisogna guardare indietro, avendo anche il giusto tempo per fare le cose. E soprattutto controllo delle fasi produttive. Cereali ad hoc esprimono pani ad hoc. Pani belli anche da vedere e da assaporare con i tipici profumi del territorio.

Maestria e spiccato senso del gusto sono il marchio di fabbrica di due giovani professionisti della farina, capaci di raccontare un’arte antica con un formidabile, quanto necessario, approccio contemporaneo. Idea di pane cafone: 70% semola e 30% tipo 2 e lievito madre. Richiestissimi sono anche panettone e colomba, i grandi lievitati delle feste, realizzati in maniera artigianale al 100% e rigorosamente con lievito madre: a proposito, il lievito madre si chiama “Ciro” ed è il migliore amico di Catello.

<<Il lievito madre non è sempre fondamentale>> rimarca Tafuri. <<La conoscenza della materia prima di ogni cosa; un buon professionista dovrebbe utilizzare il lievito giusto per il prodotto giusto>>. Il Quadrotto nasce con l’idea di riprendere focaccia con mortadella: focaccia al pistacchio con mortadella e zest limone.

Infine, il contributo sapiente di Giacomo “Jack” Prisco, titolare della pizzeria Prisco Pizza & Spirits a Boscotrecase ed esperto di mixology, con drink list create appositamente. Il suo cocktail Pink Paloma, ad esempio, è fatto da Tequila Silver con succo di lime fresco e acqua tonica al pompelmo rosa. Un ringraziamento dovuto a Nadia Taglialatela per l’organizzazione della stampa.

Il Menù della serata

Pane cafone, olio extravergine di oliva, sale e limone

Quadrotto con impasto al pistacchio, farcito con senape, mortadella, maionese e scorza di limone

Margherita in teglia, con pomodoro “corbarino” arrostito, stracciata di bufala e salsa al basilico

Pala con carciofi arrostiti (in crema e a spicchi), provola di Agerola e pecorino

Pan Bauletto al cioccolato con gelato alla vaniglia e caramello salato

I Cocktail in abbinamento

Twist on classic

Martini Cocktail

(Gin london Dry, Vermouth Dry, orange bitter)

Pink Paloma

(Tequila Silver, succo di lime, sale, sanbitter Pompelmo rosa)

Gin & tonic al Basilico

(Gin Tanqueray 10, sciroppo basilico, acqua tonica agli agrumi San Pellegrino)

Americano in Torba

(Campari, Varmouth rosso Riserva Rubino, Lagavulin 16 single Malt, Perrier San Pellegrino)

Espresso Martini

(Vodka, liquore al cacao, liquore al caffè, caffè espresso, sciroppo di vaniglia)

Cesto Bakery

Via Salvator Noto, 26

Torre del greco (Na)

+ 39 081 849 2086 

Aperto dal lunedì al sabato, dalle 7.00 alle 20.30

Domenica 7.00 – 14.00

Vino Nobile di Montepulciano: un viaggio attraverso le 12 Pievi durante Vinitaly 2024

Che Montepulciano fosse un territorio su cui puntare lo avevamo capito da tempo, da quando i produttori, per il tramite del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, decisero di ritrovare serenità e spinta propulsiva dopo gli anni bui e le divisioni di inizio millennio.

Le Pievi

Che Le Pievi rappresentassero poi quel filo di Arianna da seguire alla ricerca di qualità e riconoscimenti, ne avevamo soltanto il beneficio del dubbio. Un convitato dall’apparenza misterioso, comparso sulla scena dopo un travagliato conciliabolo tra i vari attori chiamati a prenderne parte. L’essenza stessa della bontà del progetto è stata il dover ammettere che da soli non si va da nessuna parte; l’utilizzo di consulenti terzi ed esperti hanno rianimato lo spirito dei viticoltori, nel confronto continuo tra Cooperativa Sociale e piccole produzioni familiari.

Dunque, nel contesto di Vinitaly 2024, ecco giungere l’occasione tanto attesa: presentarsi alla stampa mondiale e agli operatori in tutta la grazia di una tipologia che supererà le più rosee aspettative. Ne siamo certi per averla assaggiata in più momenti ed aver trovato sempre un livello interessante e prospettico dei suoi vini. La degustazione guidata è stata magistralmente condotta dai giornalisti Gianni Fabrizio e Stefania Vinciguerra.

Ma cosa sono esattamente Le Pievi?

Chi pensa ad una new entry in chiave puramente commerciale sbaglia di grosso. Ma neppure possiamo ritenerla il frutto di una zonazione in stile “Cru” piemontesi o francesi. C’è da agganciarsi, piuttosto, al ricamo storico, alla natura stessa del territorio toscano, fatto di chiesette rurali ove la comunità agreste si ritrovava ai vespri. Uno scorcio tipico della mezzadria italiana, espressione del movimento culturale del Verismo, come nella Cavalleria Rusticana di Mascagni, quando vengono musicate scene di afflato poetico attorno a un campanile.

Nulla di strano ricondurre le identità di Montepulciano attraverso ricordi, simboli di unione e armonia. Gli stessi ideali insiti nella proposta di immissione in commercio, a partire dal 1 gennaio 2025, del Vino Nobile di Montepulciano etichettato sotto una delle 12 Pievi: Argiano, Ascianello, Badia, Caggiole, Cerliana, Cervognano, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Valardenga, Valiano. La natura dei suoli è molto simile nella composizione, meno nella ripartizione delle varie tessiture, tra argille colorate, sabbie marine, limo e calcare. La morbide colline esprimono il meglio del panorama possibile per il visitatore, con esposizioni e altimetrie influenti in maniera marcata nella maturazione del Sangiovese e dei suoi tannini, non più accompagnabili (per regolamento) dalle accomodanti “varietà internazionali”.

Presente e Futuro

Il frutto dell’emersione delle falde del mare pliocenico e delle successive erosioni detritiche occorse nell’arco di millenni. Valiano, di origine recente, resta invece la Pieve dall’agile individuazione nei panel d’assaggio, per una trama antocianica meno profonda e pungente, dove l’immediatezza di beva la fa da padrona. Limitiamo a ciò le nostre considerazioni complessive, invitando il lettore a testare sul campo le ulteriori differenze senza dare giudizi o suggerimenti soggettivi. Il gusto deve avere il predominio su tutto, sarà quello a decidere il mercato e il futuro del terroir.

E sempre il gusto saprà condurci alla risoluzione dei legittimi quesiti da cronisti: le uve selezionate a comporre il mosaico de Le Pievi penalizzeranno le altre versioni del Disciplinare? Si creerà un’eccedenza di scelta tra Rosso di Montepulciano, Vino Nobile, Riserva, Selezione e Le Pievi o quest’ultima spingerà i vigneron ad alzare l’asticella di tutti i prodotti aziendali? Ciò porterà con sé, finalmente, la necessaria colmatura di prezzi rispetto ai livelli bassi e penalizzanti di qualche anno fa? Anche le soddisfazioni economiche creano fiducia e giocano a domino con l’aumento record dei numeri dell’enoturismo che sta vivendo l’intero comparto del Nobile.

Ai posteri e all’abile lavoro di Andrea Rossi presidente del Consorzio del vino Nobile di Montepulciano e del suo staff operativo, la non semplice risoluzione; noi restiamo prudentemente fiduciosi e ottimisti, certi di aver puntato su di un cavallo vincente.

Vinitaly 2024: la “purificazione del Tempio” (del vino) è finalmente compiuta

Anche quest’anno le telecamere e i microfoni di 20Italie erano presenti a Vinitaly, per documentare il grande fermento del settore vitivinicolo italiano. “Fuori i mercanti dal Tempio”? Niente affatto! Siano benvenuti i “mercanti”, con un aumento degli operatori esteri da ben 140 paesi, di cui 1200 top buyer invitati e ospitati da Veronafiere in collaborazione con Ice Agenzia.

Bilancio positivo anche per Vinitaly Plus, la piattaforma di matching tra domanda e offerta con 20mila appuntamenti business, raddoppiati in questa edizione, e per il fuori salone Vinitaly and the city, che ha superato le 50mila degustazioni (+11%). Al netto delle presenze politiche ed istituzionali di rito, i visitatori complessivi hanno oltrepassato la soglia delle 97 mila unità: una vetrina impareggiabile per il Made in Italy nel mondo intero.

Un trend inarrestabile, con un cambio di passo avvenuto proprio durante gli anni tremendi della pandemia Covid, quando gli ingressi furono contingentati, dando respiro al dialogo tra produttori e venditori: lo scopo essenziale di una Fiera tra le più importanti d’Europa, giunta ormai alla 56^ edizione.

L’allestimento dei padiglioni dimostra parimenti un salto di qualità importante, con alcune aree e slot disegnati appositamente da stilisti e interior design. Un vero “Tempio del vino”, curato in ogni particolare, assistito dal personale dell’organizzazione, che ha risposto con prontezza alle esigenze richieste dalla banchettistica.

E poi il piacere di vedere i volti felici degli imprenditori; tavoli e sedie occupati dagli operatori nell’attesa di concludere ordini e contratti di fornitura; degustazioni guidate che hanno agevolato il compito della stampa nel fornire un servizio esaustivo per il lettore. Passeggiare senza spintonarsi, senza vedere situazioni “critiche” di chi abusa di alcool, è un inno per quanti (noi compresi) propongono l’idea del bere responsabile.

Se il Vinitaly cambia forma, anche la cultura del vino deve adeguarsi, scoraggiando l’iniziativa di chi ha dipendenze fisiche o non riesce a controllare gli istinti, penalizzando chi vuole lavorare in serenità e con risultati soddisfacenti. Ottima l’idea dell’aumento annuale dei costi d’ingresso, con un ticket giunto alla soglia dei 120 euro. Ottima l’idea di uno stand della Polizia di Stato a fungere da dissuasore degli abusi. Ottima, infine, la partecipazione dell’Associazione Italiana Sommelier in tanti spazi espositivi di Consorzi ed altri Enti fieristici compresa una confortevole Area Lounge, dove la professionalità fa la differenza.

Fuori i beoni, dentro solo gli operatori del settore e chi ama questo mondo bellissimo, il pane quotidiano delle nostre rubriche enogastronomiche. Colori, sapori, esperienze interattive e coraggio: con questi valori diamo un arrivederci alla 57^ edizione di Vinitaly a Veronafiere dal 6 al 9 aprile 2025.

Tutte le interviste puoi trovarle qui

Calici & Spicchi: il libro di Antonella Amodio per abbinare, con giusti consigli, pizza e vino

101 vini e 101 pizze proposti in 101 abbinamenti: questo è  il tema del libro Calici & Spicchi  della giornalista, sommelier e scrittrice casertana Antonella Amodio, presentato lo scorso 12 Aprile nella prima delle oltre cinquanta tappe previste dal “Calici & Spicchi Tour Experience”. Un vero e proprio circuito esperienziale in cui i protagonisti, oltre ad Antonella e alla sua pubblicazione, saranno molti dei pizzaioli citati con le loro creazioni.

Antonella Amodio

Siamo partiti da Ciro Grossi e dalla pizzeria La Campagnola, all’ingresso  di uno delle zone più popolari di Napoli, il Borgo dei Vergini nel quartiere Stella. Ambizione del tour experience è quella di avvicinare quante più persone possibili – non necessariamente addette ai lavori – al concetto che non solo l’abbinamento pizza e vino sia possibile, ma che sia anche il migliore, vista la crescente tendenza a elevare la pizza al rango di cibo gourmet. Dalla scelta delle farine a quella degli ingredienti per il condimento, mantenendo intatte le caratteristiche di immediatezza e semplicità che da sempre la caratterizzano, sembra quasi scontato abbinare al lievitato più desiderato al mondo una birra o una bibita gassata a tendenza dolce.

Antonella racconta che la pizza era storicamente abbinata al vino: nel 1800, epoca cui risalgono le prime pizzerie nella città partenopea, era consueto mangiarle accompagnate dal vino di Lettere o di Gragnano. Il motivo per cui si è andata affermando in epoca moderna l’abbinamento pizza/birra va addebitato invece alla fine degli anni Settanta e allo scandalo del metanolo, che molti allontanò dal consumo del vino.

<<Inoltre la birra, come la Coca Cola o l’aranciata, hanno un aspetto più accomodante e affabile verso il cliente. Ma bisogna fare attenzione perché sovente vanno a mortificare il lavoro che c’è dietro a una pizza, a partire dall’impasto fino ai topping e ai condimenti, dai più semplici ai più sofisticati>> continua la Amodio.

Un libro che nasce dall’esperienza giornalistica e dalla rubrica settimanale curata su Luciano Pignataro Wine & Food Blog. Ma soprattutto un libro che nasce dalla memoria dei sapori dell’infanzia, quelli del pane e della pizza cotti nel forno a legna di casa e del vino rosso del nonno. Partendo dal presupposto che ognuno di noi è libero di bere quello che vuole con quello che preferisce, Calici & Spicchi, nella parte introduttiva, si propone di dare pochi semplici suggerimenti, legati alle regole di abbinamento per concordanza o contrapposizione. Infine, una carrellata di pizze: dalle classiche margherita o marinara, fino a quelle più complesse e strutturate, ognuna accompagnata dalla propria ricetta e abbinata ad un vino campano, raccontato in poche righe.

Quando chiediamo all’autrice come sono state scelte combinazioni e abbinamenti tra le varie pizze e i vari vini, Antonella risponde: <<sul campo. Non sempre è però stato possibile reperire nelle pizzerie scelte i vini che desideravo per l’abbinamento. Per cui ho dovuto ricordare le sensazioni organolettiche della pizza e le ho abbinate col ricordo al vino>>. Una delle difficoltà maggiori a sdoganare l’abbinamento vino/pizza, nasce proprio dal fatto che non sempre le pizzerie hanno una carta dei vini. Dopo questa esperienza invece molti dei locali visitati hanno introdotto i vini abbinati alle loro pizze.

Ospiti della serata anche Concetta Bianchino e Armando La Resta, titolari di Tenute Bianchino, giovane realtà vinicola in Falciano del Massico (CE). Per toccare con mano il concetto di abbinamento pizza/vino di Calici & Spicchi, i vini di Concetta e Armando hanno accompagnato le proposte di Ciro Grossi.

Il Menù dell’evento

Montanara, crocchè di patate, fiore di zucca ripieno

Pizza con crema di carciofi, capocollo, provola e provolone del monaco

Marinara con pomodoro San Marzano, acciughe di Cetara  e aglio dell’Ufita

Pizza con salsiccia e friarielli, quella citata nel libro di Antonella

Pizza con pancetta e pesto di fave

I Vini proposti in abbinamento

Arianna Falerno del Massico doc bianco – Tenute Bianchino

Bacco Falerno del Massico doc primitivo – Tenute Bianchino

Riferimenti

Antonella Amodio

Calici & Spicchi

Cento modi per abbinare bene i vini alle pizze

Prefazione di Luciano Pignataro

Edizioni Malvarosa

La Campagnola Pizzeria

Via Fuori Porta S. Gennaro, 13

80137 Napoli

Tenute Bianchino

Via San Paolo – Località Ciaurro 81030 Falciano del Massico (CE)

Companatico racconta il Vallo di Diano, tra cibo e vino nella cornice di Palazzo Fiordelisi a Sala Consilina

Le carte erano già sul tavolo pronte ad essere utilizzate, come in un’abile mano di poker. Ma qui il ricco premio riguardava il gusto di poter assaporare alcune eccellenze del Vallo di Diano e della provincia di Salerno, sotto il patrocinio delle Istituzioni di Sala Consilina: l’attuale sindaco Francesco Cavallone e il vice sindaco Gelsomina Lombardi.

Una rappresentanza importante e dovuta, grazie anche alla gentile concessione di una location, da poco restituita ai fasti del passato, come Palazzo Fiordelisi. Ospiti numerosi per l’evento proposto da Companatico, associazione che raggruppa diverse personalità imprenditoriali del settore agroalimentare a “chilometro zero”.

Con il supporto di Talea, organizzazione no-profit, i protagonisti sono stati: Caseificio S. Antonio con il suo uovo di cacio, idea originalissima in versione con e senza tartufo. Il peperone “Sciuscillone” de I Segreti di Diano di cui abbiamo già parlato al link Il peperone “sciuscillone”, materia prima eccezionale che sospinge un territorio.

Infine, un gradito ospite esterno come il produttore Guido Lenza ed i suoi vini di Viticoltori Lenza: la storia di Guido Lenza e del suo sogno realizzato a pochi passi da Salerno.

Le telecamere di 20Italie erano lì, pronte a testimoniare un evento unico nel suo genere, che si ripeterà con altre iniziative utili allo scopo di creare cultura enogastronomica nel segno dei sapori autentici di un territorio tutto da scoprire.

La Regione Lazio alla 56ª edizione del Vinitaly, tra conferme e grandi novità

Nel suggestivo scenario del Tempio di Traiano in piazza Di Pietra, sede della Camera di Commercio, si è svolta la presentazione della 56ª edizione del Vinitaly e del Padiglione vini Lazio. L’evento ha visto la partecipazione di illustri personaggi del mondo del vino e delle Autorità della Regione Lazio, che hanno evidenziato le importanti novità che caratterizzeranno gli stand delle aziende vinicole laziali. Moderato da Angelo Mellone, Direttore di RAI Intrattenimento Day Time, l’intervento del Presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, è stato teso a sottolineare gli investimenti significativi per valorizzare il vino laziale nel panorama nazionale e internazionale. Federico Bricolo, Presidente di Verona Fiere Spa, ha infine elogiato il Padiglione Lazio come uno dei più suggestivi della manifestazione.

Il Commissario Straordinario di ARSIAL, Massimiliano Raffa, ha invece evidenziato l’impegno dell’Agenzia nel portare la regione ai vertici del settore vinicolo, con particolare attenzione alla realizzazione del Padiglione, caratterizzato da elementi architettonici che richiamano l’acquedotto romano, conferendo ad esso eleganza e solennità uniche.

Alessandro Scorsone, Sommelier e Cerimoniere di Stato, ha evidenziato la necessità di valorizzare adeguatamente i vini romani e laziali all’interno del settore della ristorazione, suggerendo un cambio di regole per garantire loro il giusto risalto. Giancarlo Righini, Assessore al Bilancio, Agricoltura e Sovranità Alimentare, e il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, hanno elogiato il lavoro svolto fino a oggi nel settore vitivinicolo laziale, sottolineando le prospettive di crescita significative fondate su un modello di qualità che valorizza la diversità e la ricerca della perfezione. La partecipazione della Regione Lazio al Vinitaly fa parte di una strategia più ampia di valorizzazione, il “Modello Lazio”, che mira a promuovere la regione come punto di riferimento per l’eccellenza enologica.

In collaborazione con Arsial, la Regione presenterà una collettiva di 53 realtà vitivinicole locali, un padiglione scenografico e un nuovo storytelling territoriale, confermando così il ruolo di primo piano del Lazio nel panorama vinicolo italiano. Il claim scelto per l’occasione, “Lazio. All roads lead to taste“, incarna l’invito alla scoperta delle esperienze enologiche straordinarie che la regione ha da offrire, sottolineando l’unicità di ogni viaggio intrapreso nel territorio laziale. Il nuovo storytelling propone un viaggio attraverso le eccellenze vitivinicole regionali, arricchito da un’informazione quotidiana sugli eventi in programma e sulla filiera vitivinicola locale.

In sintesi, la partecipazione della Regione Lazio alla 56ª edizione del Vinitaly promette di essere un’esperienza indimenticabile, all’insegna della scoperta e della valorizzazione delle ricchezze enologiche della regione.

Alcuni assaggi di Brunello di Montalcino a Terre di Toscana 2024

Nei giorni 24 e 25  marzo 2024 ha avuto luogo la 16° edizione di Terre di Toscana “Eccellenza nel bicchiere”. Un appassionante evento organizzato da Acquabuona.it negli spaziosi saloni dell’Hotel Versilia Lido l Una Esperienze di Lido di Camaiore, suggestiva location a due passi dal mare. Gli espositori ai banchi d’assaggio presenti erano 140 provenienti dalle più importanti Denominazioni d’Origine della Regione, con oltre 700 etichette in degustazione. Il focus odierno riguarderà una storica Docg: quella del Brunello di Montalcino.

Montalcino è un suggestivo Borgo medievale della provincia di Siena in Toscana. Nota capitale del vino Brunello, del Rosso e del dolce Moscadello, è posta nel territorio a nord-ovest del Monte Amiata, lungo il confine della Val d’Orcia e della provincia di Grosseto.
Il Brunello di Montalcino è una perla enologica italiana che gode di fama mondiale e la sua affermazione risale alla fine dello scorso millennio. Il 1966 con l’arrivo della Doc, sarà l’anno del suo rilancio e conseguentemente viene costituito il Consorzio di Tutela, grazie al quale verranno fatti ulteriori passi in avanti con ammodernamenti in cantina e rinnovamenti di nuovi vigneti quasi unicamente con Sangiovese. La consacrazione arriva però nel 1980 con la meritata Docg, uno tra i primi vini in Italia ad ottenere questo prestigioso riconoscimento. Con ulteriori cambiamenti al precedente disciplinare già rigoroso, è stata raggiunta una successiva elevazione  in termini qualitativi.

Lo straordinario territorio presenta aspetti pedoclimatici diversi in ogni zona del quadrante. Nella parte nord si ottengono vini di buona struttura, profumati ed eleganti, ad est vini più tannici adatti all’invecchiamento, a sud vini di grande struttura, molto profumati, ad ovest, vini eleganti, armonici, da lungo invecchiamento.

L’adiacenza al Monte Amiata e la vicinanza al mare creano un microclima propizio per la coltivazione della vite con forti escursioni termiche tra le ore diurne e notturne, dando origine a vini di elevata qualità. Tre sono le tipologie: Annata, Selezione e Riserva. Il Sangiovese a Montalcino ha trovato un contesto adatto ed il baricentro nella sua massima espressione, più di ogni altra zona.

Gli assaggi

Brunello di Montalcino Poggio alle Mura 2019 Banfi – Con note di ribes, lampone, pepe e tabacco, sorso fresco e saporito.

Brunello di Montalcino 2019 Baricci – Emana sentori di rosa, viola, fragolina di bosco, arancia e spezie, gusto rotondo, succoso e accattivante.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2019 Marroneto – Sprigiona sentori di ciliegia, mora, menta, liquirizia, spezie e sottobosco. Sorso fresco, setoso e di interminabile persistenza.

Brunello di Montalcino 2019 Mastrojanni – Rivela nuance di prugna, mora, mirtillo e spezie, dal gusto avvolgente e duraturo.

Brunello di Montalcino Cielo d’Ulisse 2019 Podere Le Ripi – Dipana sentori di violacciocca, mora, prugna, sottobosco e nuances mentolate. Opulento, avvolgente e persistente.

Brunello di Montalcino 2019 Salvioni La Cerbaiola – Libera note di iris, ciliegia, rabarbaro, tabacco e sottobosco, attacco tannico setoso, armonioso e leggiadro.

Brunello di Montalcino Bramante 2019 San Lorenzo – Rimanda sentori di violetta, mirtillo, bacche di ginepro e tabacco, dinamico, armonioso e durevole.

Brunello di Montalcino Riserva Phenomena 2018 Sesti – Piacevoli sentori di violacciocca, amarena,  rabarbaro, scia speziata e mentolate. Tannino setoso, saporito e generoso.

Brunello di Montalcino Riserva Poggio al Vento 2016 Col d’Orcia – Olfatto contraddistinto da sottobosco, arancia sanguinella, tabacco dolce e spezie orientali. Avvolgente, pieno ed appagante.

Brunello di Montalcino Vigna del Lago 2019 Val di Suga – Si percepiscono sentori di ciclamino,  ciliegia tenerina, scorza d’agrumi e cacao, dal palato fresco e sapido con chiusura lunga.

A night in Montepulciano: tre gustose idee per una serata romantica

Tra le viuzze di Montepulciano, uno dei borghi incantevoli d’Italia, si può passeggiare restando estasiati da quanto la storia e la cultura siano da sempre radicate in questo luogo. Palazzi antichi, costruiti con la tipica pietra serena toscana, che riflette in maniera ovattata il sole del tramonto. Gli scorci paesaggistici, osservabili dalle cinta murarie, tolgono il fiato allo spettatore: vigne e biodiversità che narrano di un territorio dove l’equilibrio nel saper fare bene le cose sta portando ai tanto agognati risultati in termini di enoturismo di qualità.

Si può sorseggiare un calice di vino, magari un buon Nobile di Montepulciano, per accompagnarsi pian piano verso il calare delle notte, rilassarsi e godere appieno di quanto la Natura e l’opera umana possano viaggiare in totale armonia. Quando poi subentra l’appetito ci si può fermare a cena in una delle numerose strutture per assaporare le proposte gastronomiche.

Durante il tour di 20Italie, raccontato nell’articolo Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano: il tour di 20Italie alla ricerca della vera anima del territorio abbiamo approfondito la conoscenza di tre ristoratori, con le loro ricette aderenti alla tradizione, ma dotate di quel tocco d’inventiva e rivisitazione imposto dagli attuali canoni gourmet.

La Grotta

Location incantevole a due passi dal Tempio di San Biagio, uno dei capolavori del Cinquecento posto accanto ai campi coltivati, quasi a preservarne la loro fecondità. Gli interni de La Grotta sono legati al concetto di trattoria chic, con tovagliati di lino ed un servizio impeccabile del personale di sala.

Due i menù degustazione, uno dei quali è esclusivamente vegetariano. Ottimi i pici con datterini arrostiti, guanciale sauris e scamorza affumicata o gli gnudi di ricotta, piselli e tartufo bianchetto.

Il Teatro

A pochi metri da Piazza Grande, nel pieno centro di Montepulciano, Il Teatro offre pietanze a base di pasta fresca ed una selezione di carni preparate in base alle tendenze moderne, conservando succhi e sostanze tramite il concetto di cottura a bassa temperatura.

Gli gnocchi di patate, crema di rapa rossa, fonduta di Peconzola e noci sono squisiti nella loro semplicità, mentre il filetto di maialino su fondo al Cognac e patate all’olio colpisce per la delicatezza dei sapori.

Le Logge del Vignola

Classe, stile ed eleganza sono il primo impatto che un cliente riceve quando varca la porta del ristorante Le Logge del Vignola per una cena a lume di candela. La maestria dello chef dona quel tocco in più che fa la differenza, con piatti rielaborati di autentica veste gourmet.

Vale così per l’uovo Blu dell’azienda Buongiorno Bio, crema di asparago, guacamole, cetriolo e gelato all’acqua di tartufo la tagliatella alla rapa rossa, crema di zucca e aglione della Valdichiana, chips alla liquirizia.

Ottima, infine, la proposta a base di selvaggina e la carta dei dessert stuzzicante e fantasiosa. Montepulciano… val bene una cena.

Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano: il tour di 20Italie alla ricerca della vera anima del territorio

Sono loro i volti dei protagonisti di un tour magnifico organizzato per 20Italie con aziende che abbiamo selezionato personalmente tra quelle aderenti al Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano: Alamanno, Andrea, Antimo, Caterina, Federico, Giovanni, Julio, Luca, Nicolò, Silvia, Tiziana. Una denominazione, tante inclinazioni ed espressioni diverse, ben contraddistinte dalle sottozone delineate nel progetto Le Pievi, che vedrà l’immissione sul mercato di una nuova tipologia di vino a partire dal 2025.

In realtà, vista anche la qualità media raggiunta dai prodotti storici (Rosso di Montepulciano, Vino Nobile, Riserva e Selezione), ci si chiedeva se l’iniziativa avrebbe portato qualche scossone all’interno degli equilibri produttivi dell’intero areale. Lo ha fatto eccome! Un gancio traino che ha trascinato con sé a ruota le altre versioni e tutto il comparto, in vista delle difficili sfide per il futuro.

Abbiamo avuto il piacere di poterne parlare con alcune delle aziende rappresentative: Boscarelli, Bindella – Tenuta Vallocaia, Dei, Tenuta di Gracciano della Seta, Fattoria Svetoni, Poliziano, Vecchia Cantina di Montepulciano, Montemercurio, Azienda Agricola Tiberini, Contucci. Ognuna con la sua storia fatta di momenti felici ed altri meno, di scelte coraggiose e voglia di ricerca e rinnovamento.

Ognuna con l’amore versato per il Sangiovese localmente chiamato Prugnolo Gentile, che fatica a raggiungere complete maturazioni crescendo in un avamposto collinare compreso tra 3 bacini lacustri, con il Lago Trasimeno in lontananza. Suoli di natura sabbiosa marina, con inserti argillosi e calcarei a diverse profondità e altitudini. Una complessità non facile da gestire in campo agronomico, forse il limite ed anche la sfida più intrigante che deve affrontare ogni giorno il viticoltore.

Perché credere in un territorio che fa della bellezza il suo punto di forza? Perché Montepulciano è così: ricchissima di storia e cultura, fiera e indipendente, dove il vino affinava (ed in parte ancora affina) nelle cantine sotto le vie della Città, per difenderlo da eventuali invasori esterni. Perché il poeta Redi, nell’opera Bacco in Toscana del 1685, definiva “Montepulciano d’ogni vino è Re!”.

Perché non si può fare la differenza senza fare un passo indietro di fronte persino agli errori commerciali e stilistici del passato, cosa che i produttori hanno maturato ormai all’unanimità, evento davvero raro tra le pagine dei Consorzi di Tutela Vini italiani.

Il Prugnolo Gentile odierno è ben diverso da quello del dopoguerra, quando a vinificarlo per l’imbottigliamento erano pochissimi e serviva l’apporto delle uve bianche a renderlo godibile all’assaggio. Ha maggior stabilità fenolica ed equilibrio, soffrendo meno le calure estive di altri terroir ed esprimendosi su delicatezze uniche nel suo genere, mai invadenti nella trama tannica. Questo soltanto se la passione del vigneron è tale da non sacrificarlo con lavorazioni estreme e ricerca di sovrastruttura penalizzante nei profumi floreali e nelle scie sapide e succose del retrobocca.

La fotografia di quanto sta realmente avvenendo da qualche tempo a questa parte; la speranza che la strada indicata venga perseguita a costo di sacrifici enormi, quanto fondamentali per lo sviluppo enoturistico. Sì, perché il turismo in forte crescita è il sintomo del successo imprenditoriale che vive Montepulciano, con strutture d’accoglienza all’altezza delle aspettative luxury e ristoranti gourmet di altissimo livello, dove apprezzare la cucina toscana rivisitata in chiave internazionale.

Paesaggi mozzafiato, cantine ristrutturate con tecnologie all’avanguardia, passeggiate romantiche tra le vie di uno dei borghi più belli del mondo, vino e cibo che viaggiano in totale sincronia per allietare il palato degli appassionati in cerca di emozioni, o dei semplici avventori occasionali giunti qui per una sosta rilassante.

La redazione di 20Italie ringrazia Andrea Rossi, Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Luca Tiberini, Vice Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Silvia Loriga, Responsabile Marketing ed Eventi ed Alessandro Maurilli dell’Ufficio Stampa, oltre ai produttori vitivinicoli e ai ristoratori che ci hanno consentito di svolgere al meglio il nostro compito di reporter. Un primo passo nel racconto, cui seguiranno tanti altri.

Le storie di alcuni dei produttori del Consorzio Vino Nobile che abbiamo incontrato puoi trovarle qui

Terre di Toscana 2024

L’appuntamento giunto alla XVI edizione che ha registrato un enorme successo di pubblico e stampa, si conferma la vetrina delle eccellenze vitivinicole della regione.

“Stessa spiaggia, stesso mare”: l’appuntamento all’Hotel Una di Lido di Camaiore per l’evento Terre di Toscana è diventato imperdibile, per la stampa, gli operatori e i winelovers. Nei giorni di domenica 24 e lunedì 25 marzo il 2400 visitatori hanno potuto incontrare 140 aziende di tutti i distretti enologici della Toscana, assaggiare ben 700 etichette, comprese 80 di vecchie annate.

L’evento, promosso da L’Acquabona, nata nel 1999, per comunicare esperienze che avessero a che fare con il vino e il suo mondo, ha visto la prima edizione nel 2007: il successo ottenuto e che continua ottenere, la rende una manifestazione molto interessante e a misura d’uomo (e di vignaiolo).

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In degustazione vini prestigiosi, orgoglio italiano nel mondo, di blasonate denominazioni e di altre sempre più emergenti e sotto i riflettori della critica enologica. Tra queste, la mia selezione di realtà che mi hanno piacevolmente colpito, per le novità presentate o per le annate vecchie, che non ti aspettavi così emozionanti.

Iniziamo proprio da Ivan Giuliani di Terenzuola, azienda a cavallo di Liguria e Toscana, che ha portato Fosso di Corsano 2017: Vermentino in purezza, solo acciaio che esprime bene le potenzialità in evoluzione di questo vitigno. La frutta si apprezza con note tropicali, la scorza degli agrumi volge al candito, poi miele di acacia e il timbro di idrocarburo che svetta, come una bandiera, regalando al vino una complessità elegante e invidiabile. In bocca, seppur ancora vibrante per l’acidità, scorre dando la sensazione di aver raggiunto equilibrio e maturità, ma con ancora molte cose da raccontare.  Lunga persistenza e finale marino, con sbuffi iodati. La prova che i vini bianchi non sempre devono essere consumati in annata, tantomeno il vermentino (e il pigato) di Liguria.

L’azienda agricola nacque nel 1993: Ivan ereditò dei terreni dal nonno e si trasferì da Stresa a Fosdinovo. Lavora i 23 ettari, svolgendo le operazioni in vigna manualmente, seguendo i principi del biologico, in un’ottica di sostenibilità, volta al rispetto delle uve autoctone tra i quali lo scontroso vermentino nero. Altro vino che rappresenta un forte legame con la terra e la tradizione è il Permano Bianco, da un blend composto da vermentino e poi trebbiano, malvasia, albarola, albana, durella e verdella. Macerazione sulle bucce di quasi 20 giorni, a temperatura controllata, fermenta e affina in acciaio. Viene prodotto in soli 2600 esemplari. Un tripudio di frutta gialla, erbe aromatiche e note balsamiche. In bocca è preciso e affilato e si congeda con cenni di pietra focaia.

Antonio Camillo, dopo aver collaborato con realtà importanti della Maremma, ha creato nel 2006 la propria cantina a Marciano ed è sicuramente un nome di riferimento per il Ciliegiolo, che sa esprimere in vini che non si dimenticano facilmente, tra cui il Vigna Vallerana Alta. Fiero sostenitore di un approccio il più possibile naturale, senza utilizzo di chimica, sia in vigna che in cantina, ha portato in degustazione a Terre di Toscana una novità, il Mediterraneo 2023. L’etichetta è di un turchese che fa immaginare immediatamente l’estate, il sole che si riflette sul mare, l’abbraccio delle culture dei popoli che si affacciamo su questa via secolare di traffici e comunicazioni.

Il colore rubino luminoso del vino, invita a sentirne i profumi e d’improvviso sei catapultato su di un sentiero scosceso, che guarda il mare, circondato dalla macchia mediterranea. Un tripudio in bocca di sale, frutti di rovo e  delicate carezze balsamiche. Colpo di fulmine.  Nasce da un blend uve da vigne giovani di Ciliegiolo 50%, Alicante 35% e Carignano 15%. Un altro vino davvero interessante è Granè 2023, un Carignano in purezza, che si esprime con note di ciliegia e viola, a cui seguono erbe officinali, timo, cuoio. Tannino levigato, perfettamente integrato, esso mantiene una garbata piacevolezza e bevibilità. Sempre a Marciano, Tenuta di Montauto è stata apprezzata in passato per Silio, un ciliegiolo succoso ed espressivo. L’azienda è nata nel 2001, con vigne di proprietà impiantate dal nonno Enos di Riccardo Lepri. Di grande impatto è sicuramente il Sauvignon Blanc, che viene celebrato nelle etichette Enos I e Gessaia. A catturare l’attenzione i due Pinot Nero. Il primo raccoglie il frutto di viti di circa 15 anni, gestite in regime biologico, che crescono su terreni argillosi ricchi di quarzi. La vinificazione procede, dove aver messo le uve vendemmiate una notte in cella frigorifera, in contenitori di legno. L’affinamento prevede  l’uso di barrique, nuove per circa 1/3 della dotazione. Rosso rubino, simile al velluto, esprime durante le ripetute olfazioni, i descrittori tipici del vitigno, con aggiunta di una gradevole speziatura. Al palato si apprezza la cifra elegante del tannino e la persistenza, con un finale su note fruttate.

Lo stupore è stato generato dall’assaggio di Poggio al Crine, un Pinot Nero ottenuto da vigne di circa 30 anni. Dopo la raccolta manuale, le uve riposano in cella frigo per una notte e dopo la fermentazione, il vino resta 10 mesi in barrique a cui seguono 3 anni di bottiglia. Mettere il calice al naso fa venire alla mente immediatamente la Borgogna, i sentori sono eleganti, puliti precisi e vivaci. In bocca il vino è teso, il tannino serico e nel finale si apprezza una rinfrescante sapidità. Chapeau! Solo 600 bottiglie.