Fiano di Avellino night: bello (e raro) vedere i produttori presenti

Ci voleva davvero un miracolo per vedere tanti produttori presenti ad una serata dedicata interamente al Fiano di Avellino. Ci voleva Marco Ricciardi, abile comunicatore e relatore tra le fila dell’Associazione Italiana Sommelier, figlio d’arte di Vincenzo “Enzo” Ricciardi, che ha cambiato il passo alla cultura enologica del pubblico campano, tra le sale della sua storica Enoteca La Botte a Caserta.

Da sinistra Marco Ricciardi – Rosanna Petrozziello “I Favati” – Pietro Iadicicco

Una masterclass forse dilungatasi oltre i tempi comuni, proprio per dar spazio ai convenuti ed ai loro racconti. Un areale, quello della Denominazione di Origine Controllata e Garantita Fiano di Avellino, immutato sulle carte toponomastiche, ancora poco conosciuto, che sa offrire uno dei vini bianchi più interessanti al mondo.

Si sa che il campanilismo regna sovrano in Italia; i vitivinicoltori irpini viaggiano uniti a macchia di leopardo. Si conoscono benissimo, tra di essi intervengono anche sani rapporti economici, eppure veder riuniti alcuni tra i big del panorama a parlare dei loro prodotti è raro quanto possedere un Gronchi Rosa (per chi ama la filatelia).

Al centro Ercole Zarrella – Rocca del Principe

Moderatore della serata, organizzata in collaborazione con l‘ufficio stampa IconicA – Iconic Agency, è stato Pietro Iadicicco, delegato A.I.S. Caserta, promotore dell’evento. Unici assenti i vertici del Consorzio Tutela dei Vini d’Irpinia, assenza “di peso” che abbiamo notato e che avrebbe arricchito ulteriormente il panorama in un momento di glorificazione per l’intero comparto.

Uno scorrere tra le 3 macro aree – ovest, centro, est – poste a mo’ di ferro di cavallo attorno alla città di Avellino e individuate dai tecnici in un più vasto territorio ricompreso tra le pendici dei Monti Picentini, del Partenio e del Vallo di Lauro. Circa 550 ettari iscritti a Fiano su 2.180 complessivi ed una produzione annua di 3 milioni di bottiglie certificate. Terreni diversificati, uniti dal filo rosso di polveri piroclastiche, argille sciolte e calcare dalle proporzioni differenti in funzione delle esposizioni e delle pendenze. A farla da padrone in tale contesto sono ancora le abilità dell’uomo, che riesce a plasmare l’ottima materia prima proveniente in cantina in base al proprio stile. Discorso a parte per Lapio, il comune maggiormente vocato dal timbro indelebile nel riconoscimento al calice.

A destra l’agronomo Pierpaolo Sirch – Feudi di San Gregorio

La degustazione

Guido Marsella 2014: da Summonte, guardando dritto al Partenio a 600 metri d’altezza. Uno dei campioni di razza, il pioniere dell’evoluzione in bottiglia prima dell’immissione in commercio del prodotto finale. Nota finale lievemente di mandorla, ma l’inizio è tutto un brivido di frutta gialla, spezie dolci e sensazioni iodate. Salatissimo.

Ciro Picariello “Ciro 906” 2014: sempre a Summonte. Rapido nel finale, con scarsa pressione nel centro bocca, dimostra comunque eleganza e freschezza sottile che rimanda al cedro e al fiore d’acacia.

Vadiaperti “Aipierti” 2014: Raffaele Troisi, erede di Antonio e di vigne tra le più storiche in Irpinia ha realizzato un vino straordinario, ben fatto dalle sfumature agrumate avvolgenti e succulenti.

Al centro Raffaele Troisi – Traerte Vadiaperti

Villa Diamante “Congregazione – Clos d’Haut” – 2023: ancora molto tecnico e giovane, su note di albicocca matura, balsamicità e vaniglia. Serve riposo in vetro e un nuovo assaggio magari tra un anno.

Cantina del Barone “Particella 928” 2021: il più curioso con le sue essenze maltate e citrine unite a sbuffi officinali. Termina su pesca tabacchera.

I Favati “Pietramara etichetta bianca” 2018: il migliore della batteria. Visione modernista molto efficace quella proposta dall’enologo Vincenzo Mercurio. Fine e lungo su miele di millefiori, albicocca e cedro candito. Salmastro.

Il gruppo dei produttori presenti, i relatori, Iconic Agencsy e lo staff di A.I.S. Caserta

Feudi di San Gregorio “Feudi Studi” 2020: suoli marnoso-argillosi. Bella prospettiva, quasi didascalico nel suo racconto. Attacco tropicale da mango e maracujá, con pepe bianco ed erbe mediterranee persistenti.

Rocca del Principe “Neviera di sopra” 2019: altro capolavoro, dal sorso espressivo, di carattere e tanta materia. Parte su arancia bionda e finisce su iodio di mare. In mezzo infinita qualità.

Famiglia Pagano 1968 “Le Pietre” 2022: completo, dinamico, identitario. Forse ammicca troppo ad un gusto “per tutte le stagioni”, mancando di spinta in avanti sul finale di bocca. Resta comunque dotato di grande bevibilità.

“TERRA DI LAVORO WINES”: si accendono i motori per la terza edizione alla Reggia di Caserta con il Consorzio Vitica

Comunicato Stampa

Sabato 26 e Domenica 27 ottobre torna per la terza edizione “Terra di Lavoro Wines”. Quest’anno l’evento si arricchisce della collaborazione della Reggia di Caserta.

Le cinque denominazioni tutelate dal Consorzio Tutela Vini VitiCaserta – VITICA – Aversa Asprinio DOC, Falerno del Massico DOC, Galluccio DOC, Roccamonfina IGT e Terre del Volturno IGT – saranno protagoniste nell’ultimo fine settimana di ottobre dell’appuntamento che si terrà nel I cortile del Palazzo reale.

Addetti ai lavori, giornalisti nazionali e esteri, ma anche enoappassionati saranno accolti con un articolato programma: momenti di approfondimento con un convegno previsto nella mattinata di sabato, incentrato su enoturismo e ricaduta economica sui territori, a seguire masterclass e degustazioni dei vini delle denominazioni ma anche incursioni teatrali.

Sarà un’occasione unica per promuovere la ricchezza ampelografica e la qualità dei vini che rappresentano la storia, la cultura e le tradizioni di Terra di Lavoro, in un contesto d’eccezione quale la Reggia di Caserta, emblema dell’intero territorio a livello nazionale e internazionale.

La Reggia di Caserta promuove per la prima volta quest’anno l’iniziativa del Consorzio Tutela Vini VitiCasertaVITICA al fine di sostenere logiche di rete per la valorizzazione e promozione delle eccellenze provinciali.

Il Museo del Ministero della Cultura, in linea con la sua mission nel contribuire allo sviluppo economico, culturale e civile del territorio, ha recentemente sottoscritto con la Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Caserta un protocollo di intesa che costituisce la base di un’azione coordinata, operativa e istituzionalizzata per favorire in modo sinergico e unitario le specificità territoriali, con particolare attenzione alle produzioni che possano rappresentare e valorizzare l’identità locale.

Per informazioni: vitica.it

Ufficio Stampa – Pr -Comunicazione

Floriana Schiano Moriello

Mail. florianaschianomoriello@gmail.com|

Cell. 3392635562

“Aria di mare Profumo di vino”: sapori e profumi si incontrano sul Golfo di Gaeta

L’evento “Aria di mare Profumo di Vino”, giunto alla sua ottava edizione, ha aperto le porte a una selezione accurata di produttori vinicoli e ristoratori del Lazio meridionale.

Roberto Perrone, l’organizzatore dell’evento, ha deciso quest’anno di dare un tocco più intimo e conviviale alla manifestazione. “Volevamo creare un’atmosfera dove le persone potessero davvero connettersi, condividere e apprezzare la qualità dei prodotti”, ha spiegato Perrone intervistato. “Negli anni precedenti, l’evento era cresciuto molto, ma sentivamo che era il momento di tornare alle origini, di dare più spazio alle interazioni personali e alla scoperta dei sapori in un contesto più raccolto.”

E quale location migliore dello storico Grand Hotel Miramare di Formia, con vista mozzafiato sul Golfo di Gaeta, che ha fornito lo sfondo perfetto per questa celebrazione dei sensi. I partecipanti hanno potuto godere non solo dei sapori e dei profumi offerti, ma anche della bellezza del paesaggio circostante.

La parola d’ordine dell’evento è stata “Qualità”, e si è vista in ogni dettaglio. Dai vini accuratamente selezionati alle prelibatezze gastronomiche; i bianchi frizzanti e freschi, perfetti per accompagnare i piatti di pesce e rossi strutturati e corposi, ideali per le carni e i formaggi stagionati. Roberto Perrone si è avvalso della professionalità di Giovanni D’Andrea noto come John Wine, che è anche il nome della sua azienda di distribuzione vini e prodotti gastronomici.

I ristoratori, dal canto loro, hanno dato prova della loro creatività e maestria culinaria, presentando piatti che esaltavano le materie prime locali. Particolare attenzione è stata data ai prodotti del mare, in omaggio alla location costiera dell’evento. Antipasti di crudo di pesce, primi piatti con frutti di mare freschi, e secondi che combinavano sapientemente i sapori del mare con quelli della terra hanno deliziato i partecipanti.

Ma non solo pesce: la gastronomia del Lazio meridionale è ricca e variegata, e l’evento ha dato spazio anche alle specialità dell’entroterra. Formaggi artigianali, salumi di produzione locale, e piatti della tradizione contadina rivisitati in chiave moderna hanno completato l’offerta culinaria, creando un ponte tra passato e presente, tra tradizione e innovazione.

Formia, ultima frontiera del Lazio verso sud (o la prima per chi arriva dalla Campania), si è rivelata la cornice perfetta per questo incontro di sapori. Terra di passaggio sin dall’antichità, crocevia tra mare, entroterra e Roma, ha offerto uno sfondo storico e culturale unico all’evento. “Aria di mare Profumo di Vino” ha incoraggiato l’interazione diretta tra produttori, chef e appassionati.

L’evento non si è limitato solo alla degustazione. Nel corso della giornata, sono stati organizzati anche dei mini-workshop e delle presentazioni, dove produttori e chef hanno condiviso i segreti del loro mestiere. Il cuore della manifestazione è stata la Masterclass su Champagne Encry, una degustazione di gran livello in cui oltre ad assaggiare il famoso vino, è stato possibile ascoltare dalla voce di Enrico Baldin il racconto di come è diventato produttore di Champagne.

Quattro i vini in degustazione serviti dalla sommelier Simona Marricco:

  • Champagne ENCRY EXTRA BRUT BLANC DE BLANC MATIÈRE GRAND CRU
  • Champagne ENCRY ROSÈ BRUT NUANCES GRAND CRU
  • Champagne ENCRY BRUT GOLD BLANC DE BLANC NAISSANCE GRAND CRU
  • Champagne ENCRYBRUT BLANC ET NOIR RÉVERIE GRAND CRU

Tra le aziende partecipanti agli stand, ho inoltre provato:

VIGNE TONICHE – Nel cuore di Esperia, un piccolo borgo in provincia di Frosinone, la cantina Vigne Toniche racconta una storia di passione e tradizione. Stefania e Roberto Vallone, insieme al loro padre, hanno ereditato vigne vecchie di oltre un secolo, tramandate dal nonno. Tra queste filari si nasconde un tesoro enologico: due vitigni autoctoni quasi scomparsi, il Reale e il Raspato di Esperia.

Varietà che rischiavano di svanire per sempre, ma grazie alla dedizione della famiglia Vallone sono stati riscoperti e riportati alla luce prima che l’oblio li avvolgesse completamente. Oggi, Vigne Toniche è un simbolo di resilienza, un ponte tra il passato e il futuro, che celebra l’unicità del territorio con vini autentici, legati alla storia millenaria di questa terra.

HUMAN WINE cronimo che sta per Harmonic Union Man And Nature e produce vini sostenibili e biodinamici. Una filosofia naturale che si esprime in modo divertente sulle etichette che sono opere d’arte.

IZZI LIQUORI – Riccardo e Alessandro Izzi hanno portato l’innovazione nella tradizione familiare di 4 generazioni che risale al 1903. I nostri 4 liquori vantano grandi proprietà toniche e digestive, con un sapore autentico che non necessita di zuccheri aggiunti per esaltarne le proprietà aromatiche e benefiche. Tradizione e ricette segrete sono alla base del successo dei liquori Izzi. 

ALBERTO GIACOBBE – Nel cuore della campagna laziale, precisamente a Olevano Romano, Alberto Giacobbe, giovane e appassionato produttore, sta catturando l’attenzione degli enofili con i suoi vini che raccontano storia e terroir. Giacobbe si distingue per la produzione di tre vini di alta qualità con ben sette etichette.

Guardando al futuro, Roberto Perrone ha anticipato che l’edizione del prossimo anno promette di essere ancora più speciale, con l’introduzione di nuove attività e collaborazioni che metteranno ancora di più in luce le eccellenze del territorio. “Vogliamo continuare a crescere, ma sempre mantenendo quello spirito di convivialità e attenzione alla qualità che ci contraddistingue,” ha affermato.

“A Montefalco”: terra di grandi promesse

Dai tempi di Federico II di Svevia il mondo è cambiato. Eppure a Montefalco tutto sembra essere immutato, mentre si passeggia tra le vie del borgo medievale. Coccorone veniva chiamato in epoca tardo romana, un tipico castrum militare che presidiava dalla collina le vallate circostanti. Il cuore (anzi la ringhiera) dell’Umbria volge il suo sguardo verso la modernità e il futuro, da un areale che non è immenso rispetto ai grandi rivali del mercato.

Lo fa in sordina, con la calma necessaria che sembra non essere mai troppa. Lo fa con prodotti, parliamo di vino naturalmente, unici nel panorama enologico italiano: Sagrantino e Trebbiano Spoletino. Ogni anno, giunti quasi all’inizio dell’invaiatura, si celebra il rituale approfondimento organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, in collaborazione con l’agenzia di comunicazione Miriade & Partners.

Giornalisti e blogger provenienti da ogni parte del globo arrivano a conoscere la valutazione della nuova annata di Montefalco Sagrantino che verrà posta di lì a poco in commercio e, soprattutto, a scoprire un territorio affascinante, ricco di sorprese. La storia passa tra le mani di nomi evocativi delle famiglie presenti: Caprai, Antonelli, Bartoloni, Tabarrini, Adanti, Romanelli, tanto per citarne alcuni.

Sono una settantina i produttori vitivinicoli iscritti al Consorzio, ai quali si sono aggiungono altri 29 dalla fusione con i vicini di casa di Spoleto. Un totale pari a circa 2,5 milioni di bottiglie annue, un numero contenuto che non potrà soddisfare la “sete di conoscenza” di ogni Continente, ma che, parere del sottoscritto, rappresenta una virtù nel rappresentare il comparto come una piccola nicchia di qualità in continua ascesa.

E le conferme arrivano dal sistema di valutazione dell’Anteprima “A Montefalco”, ormai consolidate non solo con la menzione delle celebri “stelle”, bensì con l’introduzione di un punteggio indicativo che crea legittime aspettative anche in fase di vendite. L’annata 2020 del Montefalco Sagrantino ha ottenuto, parole del giornalista Walter Speller, 5 stelle con 96/100 e grande eleganza. Un valore non indifferente per un vino che ha fatto della trama tannica scalpitante (a volte impegnativa) il suo marchio di fabbrica. Sembra che il cambiamento climatico abbia apportato qui qualche piccolo beneficio in termini di maturazioni polifenoliche. Ciò che un tempo era praticamente indomabile, se non con lustri di riposo in bottiglia, appare adesso godibile appieno già in gioventù pur preservando il carattere e l’identità del varietale.

Un calice di Montefalco Sagrantino fa la differenza tra una serata anonima ed una giocosa, tra la noia di prodotti ormai stereotipati di cui le carte dei ristoranti sono pieni e ciò che può dare una ventata rinfrescante. Un vino che difficilmente ti capita di dimenticare, pur maltrattato in passato con politiche espansioniste non in linea con il vero potenziale che poteva esprimere.

Molti si ricordano delle astringenze tenaci e irsute che hanno dato un’immagine sbagliata rispetto a quella attuale, fatta di ricordi di bosco, spezie nobili e tocchi di liquirizia e macchia mediterranea. Ovvio che la mano di chi lo cura con amore e le nuove tecnologie in campo e in vigna hanno fatto parimenti la differenza, ma c’è di più: la caparbietà di un popolo fiero e l’umiltà di saper ascoltare anche i pareri negativi degli esterni. Cosa rara credetemi. Paolo Bartoloni, neo presidente del Consorzio di Tutela, esprime così la sua soddisfazione per i risultati raggiunti.

E se non bastasse a toccare le corde degli appassionanti, ecco l’arrivo di recente del Trebbiano Spoletino – o semplicemente “Spoletino” – varietà autoctona rivalutata un po’ per caso e un po’, come narra la leggenda, da Giampaolo Tabarrini che nel suo “Adarmando” ha voluto dimostrare le mille sfaccettature e la longevità di uno dei migliori vini bianchi d’Italia. La visita nella cantina avveniristica, i tre cru di Sagrantino e lo spirito combattente del titolare valgono di per sé il prezzo del viaggio.

Una passione che si ritrova anche in Devis Romanelli, figlio d’arte, nell’etichetta “Le Tese” e nel saggio utilizzo dell’estrazione delle componenti aromatiche a contatto con le bucce per oltre 60 giorni. O nei contenitori inerti di ceramica utilizzati da Filippo Antonelli di Antonelli San Marco per il “Vigna Tonda” finalmente arrivato dopo la ricostituzione di un antico e inusuale vigneto dalla forma circolare.

Da quando Arnaldo Caprai dell’azienda omonima, Lodovico Mattoni di Terre de’ Trinci e successivamente Alvaro Palini, consulente di Adanti, hanno cominciato negli anni ’70 e ’80 a valorizzare Sagrantino in versione “secco” e non passito, tramandato invece di generazione in generazione quale vino per la merenda pasquale, i passi sono stati giganteschi. Per guardare al futuro non dobbiamo dimenticare proprio gli artefici del passato, che hanno portato sulle spalle il peso di un territorio semi sconosciuto.

Che dire persino dell’unica cantina-scultura presente al mondo, opera dell’artista Arnaldo Pomodoro su commissione dei Lunelli di Tenuta Castelbuono. Un autentico “Carapace” atto a simboleggiare la resilienza e l’amore che la più importante dinastia delle bollicine nostrane ha voluto infondere nella terre fertili di Montefalco. La bottaia sotterranea da cui si accede con una larga scala a chiocciola ben riprende il concetto di festina lente, dell’avvicinarsi con lentezza alla meta, aderente metafora dei movimenti di una tartaruga.

Colpiscono le visioni moderne ed eleganti dei campioni proposti da Tenuta Bellafonte, Bocale, Briziarelli, Colsanto ed Ilaria Cocco giovane wine maker appartenente alle “quote rosa” ancora poco numerose, con mia personale amarezza, nel comparto vitivinicolo.

Il tempo stringe e non basterebbero giorni per finire il discorso. Abbiamo dovuto omettere di menzionare le versioni Montefalco Rosso e Montefalco Rosso Riserva, dove il Sangiovese umbro sa domare la vivacità del Sagrantino: l’entry level certamente adatto per chi volesse avvicinarsi ad un mondo meraviglioso.

Lo faremo con le video interviste montate da Federico Ferraro e dallo staff di redazione nella nostra playlist, con tutti i protagonisti visitati durante il tour “A Montefalco”. Buona visione.

ABRUZZO IN BOLLA

L’Abruzzo si propone sempre di più come una terra capace di dare vita a spumanti emozionanti: lo conferma la seconda edizione di Abruzzo in Bolla, che ha visto la partecipazione di ben 27 cantine (il doppio rispetto all’anno precedente) a L’Aquila.

La tradizione spumantistica in questa regione risale al 1983, anno che viene indicato per il  primo rilascio di una licenza di vino spumante a un prodotto di una cantina di Giulianova. Sempre in provincia di Teramo continuarono gli esperimenti: sicuramente un territorio dove era consuetudine spumantizzare il vitigno montonico per il consumo familiare. L’introduzione del metodo Martinotti e della autoclave risale invece a circa venti anni fa.

Recentemente il Consorzio di tutela Vini d’Abruzzo ha creato IL marchio collettivo Trabocco per valorizzare gli spumanti prodotti con uve del territorio quali Trebbiano Abruzzese, Cococciola, Passerina, Pecorino, Montepulciano e Montonico, immessi sul mercato nelle versioni bianco e rosè.

L’evento, organizzato da Marco Signori – Virtù Quotidiane – è stato un trionfo di cultura, enogastronomia e passione. Grazie al progetto “L’Aquila Capitale della Cultura 2026” e al supporto del GAL Gran Sasso-Velino, l’intera giornata si è trasformata in una celebrazione unica, ricca di appuntamenti imperdibili.

Sotto il maestoso colonnato di Palazzo dell’Emiciclo e all’interno della tensostruttura elegante allestita nel piazzale antistante, si sono alternati momenti di approfondimento, degustazioni e spettacoli dal vivo. I banchi d’assaggio animati dalle 22 cantine più prestigiose dell’Abruzzo e di altre regioni italiane, hanno accompagnato i visitatori in un viaggio tra le bollicine: dalle microproduzioni artigianali fino ai grandi nomi del settore, con etichette di spumanti che vanno dal Metodo Classico a QUELLO Charmat.

Tra le novità più apprezzate di questa edizione, un angolo dedicato ai prodotti di quattro aziende eccellenti: Cioti, D’Alesio, Di Ubaldo e Illuminati, che hanno portato un tocco di freschezza con le loro creazioni di alta qualità.

Il programma dei talk ha preso il via con l’affascinante intervento di Marcella Pace su “Dalle cime agli abissi, gli affinamenti speciali dello spumante”, che ha visto protagonisti esperti di spumanti dalle zone montane fino alle profondità marine, come Bruno Carpitella di Vini d’Altura, Gianluca Grilli di Tenuta del Paguro, Paolo Leo, Pierluigi Lugano della Cantina Bisson e in collegamento Antonio Arrighi dall’isola d’Elba. A seguire è stato il turno di “Gli spumanti del Mezzogiorno e la (ri)scoperta dell’autoctono”, con contributi appassionati da produttori di Puglia, Sicilia e Campania e la conduzione di Serena Leo.

Non sono mancati momenti dedicati alla gastronomia, come lo show cooking a cura dell’Unione regionale cuochi, che ha deliziato il pubblico con creazioni culinarie uniche. E per gli amanti del caffè, la masterclass degli specialisti di Sca Italy ha offerto un viaggio tra i segreti della torrefazione artigianale aquilana.

Nelle fasi conclusive il talk “La bolla delle bolle: dove va la spumantizzazione italiana?”, moderato da Antonio Paolini, ha visto una partecipazione accesa da parte dei grandi nomi del settore, mentre il dibattito su “L’Abruzzo effervescente” ha esplorato le radici e il futuro del vino abruzzese, con figure chiave del panorama locale, come Alessandro Nicodemi e Emanuele Imprudente.

Tra gli appuntamenti più innovativi, la presentazione del metodo di analisi acustica del perlage, condotta da Tommaso Caporale, che ha affascinato gli appassionati di bollicine e curiosi, fino a condurli a una masterclass esclusiva. La kermesse si è chiusa in bellezza con Antonella Amodio e Fabio Riccio, che hanno condotto un incontro originale sull’abbinamento pizza e bollicine. Il tutto accompagnato dalla nuova pizza al padellino di Luca Cucciniello, lasciando un ricordo gustoso ai presenti.

Gran finale l’esibizione musicale straordinaria: i Railway Movement hanno creato un’atmosfera suggestiva con una miscela di dj set e improvvisazioni jazz dal vivo. L’evento ha anche visto la partecipazione delle principali associazioni sommelier, con un servizio impeccabile sia ai banchi d’assaggio che nelle masterclass. Tra i partner d’eccezione di questa edizione, Bormioli Luigi, Totani srl e Geo L’Aquila, insieme al prezioso sostegno di Marcantonio Beverage e altre aziende del settore.

Le aziende presenti: Biagi, Cantina Frentana, Casal Thaulero, Citra, Ciccone, Centorame, Contesa, Dora Sarchese, Faraone, Fausto Zazzara, Feudo Antico, La Quercia, Piandimare, Poderi Costantini, San Lorenzo, Tollo, Nododivino, Legonziano, Tenuta Ulisse, Vignamadre, Vigna di More e Vinco e, tra le novità di quest’anno, il corner collettivo nel quale erano presenti i prodotti di quattro aziende, Cioti, D’Alesio, Di Ubaldo e Illuminati.

Un successo che ha segnato un’altra tappa importante nel cammino di L’Aquila verso il titolo di Capitale della Cultura 2026, tra brindisi, cultura e tanta emozione: grande sarà quindi l’aspettativa per le prossimi edizioni di Abruzzo in Bolla.

Il vino made in Italy alla cena di gala dell’Ambasciata del Messico

Comunicato Stampa

Domani, 13 settembre, l’Ambasciata del Messico in Italia aprirà le porte agli illustri ospiti invitati alla cena di gala in onore del 214° anniversario della Liberazione del Messico dal dominio coloniale spagnolo, generalmente celebrata il 16 settembre.

L’onorevole Carlos Eugenio García de Alba, ambasciatore del Messico in Italia dal 2019, accoglierà i convenuti per questa speciale ricorrenza, tra cui Identità Mediterranea e Gaetano Cataldo, fondatore della piccola associazione che dal 2016 divulga la cultura del Mare Nostrum con l’allestimento di convegni, mostre d’arte ed eventi enogastronomici, per non parlare dell’arcinoto Mosaico per Procida, primo vino a celebrare una capitale italiana della cultura.

L’occasione vuole che Gaetano Cataldo, nominato miglior sommelier dell’anno al Merano Wine Festival, rappresenterà ben 11 cantine di pregio del panorama vitivinicolo nazionale, provenienti dalla Campania, dalla Lombardia e dalla Sicilia.

11 cantine, 11 territori e 11 stelle del firmamento enologico, brilleranno domani nella sala da ricevimento più prestigiosa della sede diplomatica, assicura Gaetano Coppola, maestro cerimoniere di casa, ed allieteranno la serata con calici che simbolicamente condurranno gli ospiti in un viaggio che dal Golfo di Castellammare in Sicilia porterà sino alle rive del Lago di Garda, passando per il fumante Vesuvio.

Ecco le aziende presenti assieme a identità Mediterranea

La Cantina Bulgarini, situata a Pozzolengo, si colloca tra Brescia e Verona, abbracciando due concetti enologici e due terroir, puntando soprattutto sul Turbiana e sugli altri vitigni utili alla produzione del celebre Amarone della Valpolicella, garantendo esperienze di degustazione e ospitalità in azienda. Direttamente dalla provincia di Avellino, ottimamente rappresentata, l’Agricola Bellaria e Giovanni Molettieri, cantine situate rispettivamente a Roccabascerana e Montemarano, due terroir che esprimono Aglianico, Greco di Tufo e Fiano in maniera completamente diversa ma con cifre di stile e qualità impeccabili. Da Benevento invece la famiglia Velingieri, detentrice di una centenaria tradizione di viticoltori, presenzierà con i vini del Sannio della cantina Rossovermiglio, ubicata a Paduli. La storica famiglia Alois, i cui manufatti in seta sono esposti persino al Louvre e alla Casa Bianca, è altrettanto rinomata per la produzione del Pallagrello Bianco e Pallagrello Nero, oltre che del Casavecchia, vitigni emblematici di Caserta. A rappresentare fieramente i Campi Flegrei la cantina Il Quarto Miglio, capitanata da Ciro Verde e ubicata a Quarto con un potenziale espressivo incentrato sulla Falanghina e non solo, oltre che una viticoltura a piede franco. Direttamente da Ischia ci sarà La Pietra di Tommasone, proveniente da Lacco Ameno e che recentemente ha puntato sull’affinamento subacqueo, con ottimi risultati, oltre che a vinificare diverse espressioni di Biancolella. La Tenuta Augustea invece, sarà incaricata di dare alla serata la vulcanicità del Piedirosso e della rarissima Catalanesca, direttamente dai vigneti della famiglia Nocerino, situati sopra al Vesuvio. La provincia di Salerno sarà presente con due realtà giovani e dinamiche: la Cantina Bello porterà infatti suo pregiatissimo rosato da uve Primitivo, direttamente da Albanella, e la Cantina Tredaniele, proveniente da Trentinara, cittadina famosissima ormai per la sua zipline, offrirà espressioni di Fiano, Aglianico e vitigni internazionali, allevati in Cilento. Last but not least, parteciperà anche l’azienda siciliana Astavini, realtà vitivinicola e olearia creata da Nino Asta. Situata nella splendida Alcamo, questa cantina porterà durante la serata il potenziale del Catarratto, espressione di una viticoltura biologica, persino nella versione orange wine. Ci ricorda il Cataldo che, proprio quest’anno Italia e Messico celebrano 150 anni di relazioni diplomatiche, ribadendo inoltre che Città del Messico resta una delle metropoli con la più alta concentrazione di ristoranti italiani al mondo, confermando le straordinarie possibilità di interagire con un mercato tra i più importanti e dinamici del Centro e Latino America. La serata si presenta decisamente entusiasmante e con tutte le premesse per diversificare, con questi fantastici vini, i vari abbinamenti gastronomici.

Expo del Chianti Classico 2024

Da poco si è conclusa la 52esima edizione di “Expo del Chianti Classico” che è andata in scena dal 6 al 8 settembre 2024. Come consuetudine si è svolta nell’incantevole cittadina di Greve in Chianti. 

Un appuntamento ricco di Masterclass organizzate sia sul vino sia sull’olio extravergine d’oliva. Negli stand in piazza v’era la possibilità di degustare svariate etichette di Chianti Classico e non solo, presentandosi ai vari banchi d’assaggio degli espositori contraddistinti da UGA di appartenenza,  muniti di calice.

I vini in degustazione: ovviamente, Chianti Classico, nelle note tipologie: annata, riserva e gran selezione, oltre una selezione di vini bianchi, rosa e qualche  vinsanto provenienti da questo straordinario lembo di Toscana incastonato tra Siena e Firenze.

La triangolare piazza di Greve in Chianti, circondata da logge con al centro la statua di Giovanni da Verrazzano, garantisce al visitatore la possibilità di  degustare e parlare tranquillamente con gli espositori. Turisti provenienti da ogni parte del mondo, attirati dall’affascinante territorio toscano, noto per i suoi castelli, i panorami di rara bellezza e le vicine città d’arte.

Negli anni ‘70, questa manifestazione era “Mostra Mercato”, poi divenuta “Rassegna” e oggi “Expo”. Alcuni assaggi da me effettuati e apprezzati il 7 settembre.

Chianti Classico 2021 Az. “Querciabella”

Rosso rubino intenso, rivela sentori di rosa, violetta, ciliegia, mora e spezie orientali. Al palato è pieno ed appagante, avvolgente e armonioso.

Chianti Classico Riserva 2020 “Prunetti”

Rubino intenso, sprigiona sentori di lampone, ciliegia, fragola, tabacco, polvere di cacao e pepe nero;  gusto ricco e decisamente avvolgente, aggraziato e duraturo. Un peccato non aver assaggiato la selezione dei loro oli ottenuti con varie cultivar.

Chianti Classico 2019 Vigneto Boscone “Castello di Monterinaldi”

Rosso rubino con sottili riflessi granato, emana note di mora, prugna, mirtillo, amarena e rosa rossa che ben si fondono con nuance speziate. Tannino setoso, saporito e decisamente lungo.

Chianti Classico Riserva 2019 “Castellinuzza di Cinuzzi”

Giungono al naso note di ribes, fragolina di bosco, mirto, melagrana e tabacco. Sorso morbido e leggiadro, coerente e durevole.

Chianti Classico Gran Selezione 2019 La Corte “Castello di Querceto”

All’olfatto arrivano note di amarena, prugna, bacche di ginepro e tocchi balsamici. Completo, avvolgente e persistente.

Chianti Classico Riserva 2016 Le Stinche “Castello di Lamole”

Rubino dalle sfumature granato, rimanda a sentori di violacciocca, marasca, prugna, bacche di ginepro ed eucalipto. Voluminoso ed appagante.

Chianti Classico Gran Selezione 2015 “Pieve di Campoli”

Sviluppa note di frutti di bosco maturi, sottobosco, spezie ed erbe officinali. Al palato è soddisfacente e avvolgente, di buona struttura e lunga persistenza aromatica.

Chianti Classico Gran Selezione Alberello 2013 “Monte Maggio”

Granato trasparente, dal bouquet complesso. Si percepisce un pot-pourri floreale, con frutti rossi maturi, sottobosco, liquirizia e menta. Rotondo e generoso, coerente e decisamente lungo.

Evento “Sbraciami” 2024

Comunicato Stampa

“Sbraciami” 2024: torna in città  l’evento gourmet più infernale dell’anno. Andrà in scena lunedì 9 settembre dalle ore 19, come da tradizione, presso l’azienda agricola Casale della Mandria, nello storico borgo di Campoleone in via Mediana Bonifica 23. Una squadra di grandi chef, sono annunciati alla serata anche alcuni chef stellati, darà fondo a tutte le tradizioni culinarie dando vita ad un vero e proprio spettacolo gastronomico tra fuochi e fiamme.

Sapori accattivanti condiranno una piacevolissima atmosfera di convivialità che ormai da diversi anni chiude l’estate apriliana. L’evento, inoltre, come sempre porta in dote uno scopo benefico all’insegna della solidarietà.    

L’evento infernale, nato da un’idea dello Chef apriliano Marco Davi in collaborazione con il titolare del Il Casale della Mandria Giuseppe Verri, sarà caratterizzato da piatti preparati rigorosamente al Barbecue. Si potranno degustare focacce, Carni cotte al momento, formaggi e dessert, il tutto abbinato al vino delle cantine del territorio.

Le ricette dei grandi Chef saranno realizzate in modo espresso tra carboni e bracieri all’aperto nella suggestiva location de Il Casale della Mandria. Arricchiranno la serata momenti musicali e tante altre sorprese.

Il ricavato della manifestazione, come ormai da tradizione, verrà devoluto all’Associazione Agpha di Aprilia per le attività del centro diurno della comunità Raggio di Sole.

GRANDE ATTESA PER IL BARBERA D’ASTI WINE FESTIVAL

DAL 6 AL 15 DI SETTEMBRE AL VIA UNA DIECI GIORNI DI EVENTI CHE CELEBRERANNO VINO, CULTURA E TRADIZIONE NEL CUORE DEL MONFERRATO

Costigliole d’Asti, 2 agosto– Conto alla rovescia per la prima edizione del Barbera D’Asti Wine Festival che si terrà nella città di Asti da venerdì 6 a domenica 15 settembre 2024. L’evento è organizzato dal Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato,in collaborazione con Corriere della Sera, media partner dell’evento, e si inserisce nell’ambito della “Strategia nazionale aree interne Valle Bormida” capofila Unione Montana Alta Langa – Operazione 16.7.1, di cui è partner.

Dal 6 all’8 settembre, sotto la direzione artistica di Luciano Ferraro, vicedirettore di Corriere della Sera, si terrà un ricco palinsesto di incontri tematici con importanti ospiti del mondo del vino e del cinema, della letteratura, dell’arte e dell’imprenditoria, moderati dalle firme di Corriere della Sera Luciano Ferraro, Roberta Scorranese, Isidoro Trovato.

Il Barbera D’Asti Wine Festival continuerà dal 9 fino al 15 settembre con masterclass e degustazioni guidate da massimi esperti italiani e internazionali del mondo wine come Veronika Crecelius,  Gianni Fabrizio, Aldo Fiordelli, Andrea Gori, Othmar Kiem, Jeff Porter, Andrea Radic, Marco Sabellico e approfondimenti sulla Barbera d’Asti e le eccellenze del Monferrato e food experience tra le vie e le piazze del centro storico di Asti.

Incontri, Masterclass e degustazioni diurne avranno come location lo storico Palazzo del Michelerio, un ex monastero risalente al Cinquecento.  

Per intrattenere il pubblico presente e dare spazio anche alla parte artistica e culturale, alcune delle serate della manifestazione saranno animate da concerti live e performance musicali che si terranno nel cortile di Palazzo Alfieri.

Il Barbera D’Asti Wine Festival – racconta Vitaliano Maccario, Presidente del Consorzio rappresenta per noi una manifestazione capace di proiettare ulteriormente il nostro territorio e il vitigno Barbera sul palcoscenico internazionale. Grazie a queste giornate puntiamo a rafforzare ulteriormente e promuovere l’identità e la visibilità della Barbera d’Asti e delle nostre denominazioni – 4 Docg e 10 Doc – elevandone il prestigio a livello mondiale. È un’occasione imperdibile per tutti gli amanti del vino, oltre che per stampa e operatori del settore, di approfondire la loro comprensione dei vini del Monferrato e di aumentare la consapevolezza sul valore vitivinicolo del nostro meraviglioso territorio.”

L’accesso alla manifestazione sarà possibile previo acquisto di un biglietto in loco o sul sito del Consorzio Barbera d’Asti, che avrà validità giornaliera e permetterà agli interessati di partecipare a tutti gli eventi della giornata.

IL CONSORZIO BARBERA D’ASTI E VINI MONFERRATO

Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, fondato nel 1946, ha il compito di tutelare e promuovere le sue denominazioni per garantire la loro diffusione e la loro immagine sui mercati nazionali e internazionali, anche attraverso appositi marchi distintivi. Attualmente il Consorzio conta più di 410 aziende associate e 14 denominazione tutelate.

Ufficio stampa AB Comunicazione

Silvia Comarella | s.comarella@ab-comunicazione.it

Anna Barbon | a.barbon@ab-comunicazione.it

“Autoctono” il festival del vino di Moio della Civitella

Buona la prima. Nel piccolo e delizioso borgo di Pellare, frazione di Moio della Civitella (SA), incastonato nel cuore del Cilento, si è appena conclusa la prima edizione di “Autoctono” – Il Festival del Vino di Moio della Civitella.

L’evento, inaugurato il 17 agosto, si è svolto in una tre giorni organizzata dalla Pro Loco e dal Comune di Moio della Civitella, con l’intenzione di celebrare e valorizzare le tradizioni vinicole locali e di mettere in luce le varietà autoctone di vino e la cultura enologica della regione.

Il nome “Autoctono”, richiama immediatamente l’idea di un ritorno alle origini, un legame profondo con la terra e i vitigni locali. Storicamente il Comune di Moio della Civitella vanta una tradizione vitivinicola antica regalando in passato al Cilento vini degni di nota. Le colline che circondano il Comune, con un’altitudine tra i 450 e i 600 metri sul livello del mare, esposte verso la costa del Cilento sono sempre stati terrazzamenti con vigneti e uva da tante varietà.

La kermesse si è concentrata sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni: tra i protagonisti indiscussi troviamo il Fiano e l’Aglianico, noti per la loro complessità aromatica e la capacità di esprimere in ogni calice il carattere del territorio. Ma non sono mancate le attenzioni al vitigno Santa Sofia e ad altri vitigni storicamente piantumati nel territorio come Aglianicone e Aleatico, Malvasia e Coda di Volpe.

Undici cantine cilentane hanno appoggiato il progetto e l’iniziativa, mettendo a disposizione degli organizzatori e dei partecipanti la loro esperienza, i loro prodotti e la loro professionalità. Aziende che con fatica e passione, in un territorio a naturale vocazione biologica, ogni giorno si impegnano per garantire nei loro prodotti qualità, gusto ed esperienze sensoriali altamente emozionanti.

Ci piace ricordarle tutte: San Salvatore 1988, Albamarina, Barone, Ferrazzano, Pippo Greco, Tenute Cobellis, Botti, Tredaniele, Alfonso Rotolo, Donna Clara, Tenuta Conte di Anghirri. Undici indiscusse protagoniste, ai banchi d’assaggio per le strade del paese, hanno fatto degustare ai visitatori i loro vini raccontandone le caratteristiche, le tecniche di vinificazione e l’unicità.

Inoltre, il festival si è arricchito di momenti culturali: conferenze con produttori, convegni sul ruolo del vino nella valorizzazione del territorio e sulla salvaguardia dei vitigni autoctoni, visite alle zone archeologiche e al museo della tradizione contadina, laboratori, mostre, etc…

“Autoctono” non è stata solo una festa del vino, ma un’esperienza sensoriale a tutto tondo. Le piazze e i vicoli del borgo si sono trasformati in un itinerario enogastronomico, tra stand dove i visitatori hanno potuto scoprire e apprezzare non solo i vini, ma anche le specialità gastronomiche locali, quali formaggi, salumi, fusilli al ragù di castrato, pasta e fagioli, arrosticini, salsiccia e pancetta, caciocavallo impiccato e dolci di varia natura. A tema internazionale sono stati i piatti contenenti le “Arepas”, per nulla fuori tema, ma anzi fortemente voluti per comunicare ai visitatori la forte presenza di emigranti del luogo in Venezuela. E poi mostre, artigiani, artisti e spettacoli unendo musica e tradizione, il tutto in un’atmosfera conviviale e accogliente, che riflette l’anima autentica del Cilento.

Nonostante si trattasse della prima edizione, “Autoctono” ha registrato un ottimo riscontro di pubblico, attirando non solo abitanti del luogo, ma anche turisti e professionisti del settore enogastronomico. La partecipazione entusiasta ha dimostrato come ci sia un crescente interesse verso i prodotti locali autentici e verso un modo di fare vino che rispetta l’ambiente e valorizza le peculiarità del territorio.

Il successo di questa prima edizione fa ben sperare per il futuro, che potrebbe diventare un appuntamento fisso nel panorama degli eventi enologici italiani. Gli organizzatori stanno pensando ad ampliare l’offerta per la prossima edizione, con l’obiettivo di coinvolgere un numero ancora maggiore di produttori e di ampliare l’eco dell’iniziativa.