Wine in Venice 2024

Dopo il Carnevale e il Festival del Cinema, arriva Wine in Venice l’evento veneziano del mondo del vino

Venezia incanta con la sua architettura unica e i canali che raccontano storie millenarie. La città è un capolavoro artistico e culturale che affascina chiunque la visiti. La magia di Venezia risiede nella capacità di trasportarti in un’altra epoca, tra labirinti d’acqua e meraviglie architettoniche. È un luogo dove il tempo sembra sospeso e ogni angolo è un dipinto vivente di storia e bellezza. Gondole, merletti, meravigliose creazioni in vetro che brillano con i loro colori, l’atmosfera eternamente affascinante, fanno di questa città un luogo unico al mondo. 

Mancava qualcosa che potesse celebrare il vino in un contesto esclusivo e straordinario. L’evento “Wine in Venice” si distingue per aver selezionato aziende vinicole virtuose in termini di sostenibilità, innovazione ed etica. Le venti aziende prescelte partecipano alla manifestazione vitivinicola nelle maestose sale della Scuola Grande della Misericordia. Venezia è una città turistica, forse una delle più turistiche al mondo, che vive di turismo tutto l’anno e a Venezia ci sono una grande quantità di albergatori e ristoratori, interessati alle aziende vinicole e a inserire nei loro menu i vini di aziende considerate virtuose.

La prima edizione, svoltasi nel gennaio 2023, ha ottenuto un notevole successo, attraendo un pubblico di qualità. Ogni anno, il numero di aziende interessate a partecipare cresce, poiché Wine in Venice si afferma come un’icona capace di miscelare temi, degustazioni, wine talk e masterclass, con uno sguardo attento ai principi di etica, innovazione e sostenibilità, i tre pilastri attorno ai quali si sono sviluppate le tre giornate della kermess. Istituzioni, addetti ai lavori, imprenditoria, giornalismo e mondo del vino si fondono per ragionare insieme sul futuro del settore “Wine For Future”. 

I numeri dell’evento che è stato organizzato da Winetales, Beacon, The Media Company Store e Venezia Unica insieme al media partner “Il Gusto” la verticale Food&Wine del gruppo Gedi, vedono quindi la presenza di 8 paesi stranieri coinvolti, 4.653 visitatori, 40 cantine presenti, 15 ore di masterclass, 4 Wine Talks, 2 nuovi format “Vive la France” e “La Masterclass dei Campioni”, 13 consorzi presenti.

Intervista a Edoardo Cibin, ideatore e fondatore di Wine in Venice: <<Sono fiero di aver portato questo evento, perché mancava a Venezia un salotto del vino e, anche se soltanto alla seconda edizione, entra a far parte dei grandi eventi della città dopo il Carnevale e il Festival del Cinema. L’idea è nata quattro anni fa, durante il COVID, e in quel momento in cui eravamo tutti fermi, ho riflettuto sul fatto che tutte le città importanti hanno un evento del vino, perché non farlo anche qui a Venezia? Non volevo che fosse soltanto una vetrina, ma che avesse anche dei valori importanti di cui parlare e quindi ho pensato che i criteri fondamentali di questa manifestazione, fossero sostenibilità, etica e innovazione. Sono molto soddisfatto del format che prevede appunto, una selezione delle 20 migliori cantine, una per regione, scelte da una giuria composta da importanti figure del vino e dai giornalisti di Gusto e Repubblica. Oltre alle 20 cantine sono presenti al piano superiore i Consorzi e le 20 cantine dello scorso anno>>.

Una delle novità di questa edizione è stata la “Cerimonia della consegna dei diplomi di AIS” che ha segnato un momento memorabile per oltre 120 neo sommelier di AIS Veneto, celebrando non solo il loro impegno ma anche l’innovazione nel settore del food&beverage e della sostenibilità. Grazie alla sinergia con Gianpaolo Breda, giudice della manifestazione e presidente di AIS Veneto, l’evento ha offerto non solo la consegna dei celebri “Tastevin” e dei diplomi ufficiali, ma anche un programma ricco di masterclass.

Infine, l’introduzione del “Mediakey Venice Award”, un premio che ha riconosciuto i migliori progetti di marketing nel settore alimentare e della sostenibilità, con spettacolari presentazioni di campagne di importanti multinazionali come TIM, Basf, San Pellegrino e Redbull. Ma il momento clou è stata “La Masterclass dei Campioni”, condotta dai migliori sommelier eletti dall’Associazione Italiana Sommelier, Alessandro Nigro Imperiale e Cristian Maitan. Con soli sei etichette selezionate per una degustazione al buio, i due sommelier hanno rivoluzionato le regole coinvolgendo il pubblico con un approccio fresco e accessibile a tutti, dai principianti ai professionisti.

Il progetto “Selection Wine in Venice” promette di portare l’essenza di “Wine in Venice” nel cuore di Venezia per 365 giorni all’anno, offrendo selezioni enoiche ed esperienze esclusive. Nei prossimi giorni saranno svelati tutti i dettagli di questo entusiasmante percorso che culminerà con la terza edizione di “Wine in Venice”, prevista dal 31 Gennaio al 3 Febbraio 2025.

Anteprime di Toscana 2024: chiudiamo il sipario con Anteprima “L’Altra Toscana” e le sue Denominazioni d’Origine

La Toscana è nota per la sua vocazione vitivinicola con importanti areali ed alcuni Consorzi hanno già presentato le nuove annate. Anteprima “L’Altra Toscana” racchiude, in un unico evento, i vini delle DOP e IGP: Maremma Toscana, Montecucco e Montecucco Sangiovese, Orcia, Cortona, Valdarno di Sopra, Terre di Pisa, Chianti Rufina, Terre di Casole, Grance Senesi, Montescudaio, Suvereto, Val di Cornia e Rosso della Val di Cornia, Carmignano, Barco Reale di Carmignano e Vin Santo di Carmignano e Toscana. Realtà che non hanno nulla da invidiare alle altre consorelle regionali.

La terza edizione dell’ Anteprima “L’Altra Toscana” si è  svolta nella giornata di lunedì 19 febbraio a Palazzo degli Affari a Firenze e ha chiuso i battenti delle Anteprime di Toscana. Kermesse ben organizzata in una struttura prestigiosa con ampi spazi e servizi adeguati. Il servizio è stato affidato alla Fisar (Federazione Italiana Sommelier Alberghi Ristoranti) con sommelier gentili ed efficienti, i quali hanno operato tra i tavoli di assaggio dedicati alla stampa con puntualità. Non dobbiamo, però, dimenticare l’impegno anche di A.I.S. (Associazione Italiana Sommelier), impeccabile nell’assistenza ai tavoli della stampa ed ai banchi dei produttori. A poca distanza la cupola del Brunelleschi sembrava quasi di toccare il cielo con un dito.

L’Anteprima è  dedicata alle Denominazioni più piccole della Regione, anch’esse ricche di tradizioni e di storia, ove la vite affonda le sue radici da secoli, alcune delle quali figurano già nel Bando del Granduca di Toscana Cosimo III De’ Medici del 1716, la Doc ante litteram per eccellenza. Altre sono state costituite recentemente, splendide realtà poste tra la costa tirrenica e le pendici montane con microclima e aspetti pedoclimatici diversificati, con distanze notevoli lungo i 4 punti cardinali della Regione. I vitigni variano, trovando spazio sia autoctoni sia alloctoni, per vini di ogni tipologia tra scelte convenzionali, biologiche e biodinamiche.

Il paesaggio è variegato, non mancano scorci mozzafiato su dolci od erte colline, numerosi sono gli imponenti e suggestivi castelli, le splendide ville, i tipici poderi, le pievi, i caratteristici  borghi costruiti in pietra, i folti boschi, gli uliveti secolari, campi e cipressi in duplice filar o a forma di roccolo. Alcune di queste meravigliose enclave sono state inserite nella lista World Heritage UNESCO.

I vini “top” degustati 

Tenuta di Capezzana – Carmignano Riserva Docg – Villa Capezzana  Trefiano 2019 – Sangiovese 80% Cabernet Sauvignon 10% e Canaiolo 10%.  Rosso rubino intenso, sprigiona note di viola appassita, ciliegia, scorza d’arancia, liquirizia e cacao in polvere, dal sorso rotondo, generoso e decisamente persistente.

Fattoria Varramista Terre di Pisa Rosso Doc Frasca 2021- Syrah 50%, Merlot 50% – Color rubino intenso, rivela sentori di  liquirizia, pepe nero, bacche di ginepro e tabacco. I tannini sono copiosi ma setosi, coerente ed ampio.

Il Borro Val d’Arno di Sopra Sangiovese Doc Polissena 2020 – Sangiovese 100% – Rubino intenso,  emana note di marasca , prugna, e macchia mediterranea. Gusto pieno e vibrante dal finale lunghissimo.

Tenuta Di Vaira Toscana Rosso Igt 2019 – Cabernet Franc 100% – Rosso rubino vivace, emana sentori di pervinca, mora, cassis, sottobosco e piacevoli nuances di peperone. Armonioso e leggiadro del tannino nobile e longevo.

Basile Montecucco Sangiovese Docg Ad Agio 2018 –  Sangiovese 100% – Rosso rubino intenso, libera sentori di amarena, ribes rosso e mirtillo che ben si fondono con note di liquirizia. Palato accattivante e duraturo.

Tenuta Impostino Montecucco Sangiovese Riserva Docg Impostino  2018 – Sangiovese 80% Merlot,  Petit Verdot e Syrah 20% – Sfumature sul granato, dipanante note di lampone, mora, prugna e china accompagnate da sottili note speziate, sorso interminabile, coerente e sorprendente.

Castello di Fonterutoli Toscana Rosso Igt Siepi 2021 – Sangiovese 50%, Merlot 50% – Rubino profondo, si districa tra note di frutti di bosco, prugne, tabacco e lievi nuance di sandalo. Gusto ricco dalla scia finale salmastra avvolgente.

Castello di Vicchiomaggio Toscana Rosso Igt FSM 2019 – Merlot 100% –  Rubino impenetrabile, complesso e fine, amarena, lampone, chinotto, grafite e sottobosco. Composito e dotato di una straordinaria piacevolezza di beva su finale balsamico.

Tua Rita Toscana Sangiovese Igt Perlato del Bosco Rosso 2021 – Sangiovese 100% – Rubino vivace, rivela note di violacciocca, tanta frutta rossa, sottobosco e ginepro. Sorso fresco, al contempo morbido e durevole.

Sottolineiamo che non è  stato inserito alcun vino di altre Denominazioni semplicemente perché a breve avremo la possibilità di approfondire questi stupendi lembi di terra dedicando appositi articoli a tema.

Chianti Classico Collection 2024: “3 C scritte a 4 mani”

Abbiamo ancora nella mente le splendide emozioni suscitate dalle Anteprime di Toscana 2024 e dalla due giorni di Chianti Classico Collection alla Stazione Leopolda di Firenze. La culla del Rinascimento italiano per una settimana nell’anno diventa anche la culla del vino nel mondo. Pronunciare Chianti Classico significa raccontare territori incantevoli, dove la fatica dell’uomo è riuscita ad abbellire ciò che è già magnifico di per sé.

Un universo di meraviglie, un racconto diverso ogni volta. Tantissime le aziende presenti ai banchi di assaggio. Oltre 500 le referenze messe in degustazione per la stampa di settore, tra cui c’eravamo anche noi di 20Italie, con il direttore Luca Matarazzo ed i redattori Alberto Chiarenza, Adriano Guerri e Ombretta Ferretto. A loro il compito bellissimo e arduo di selezionare i migliori assaggi tra Chianti Classico Annata, Riserva e Gran Selezione, per poi intervistare alcuni tra i rappresentati di prestigio dell’areale.

Un ringraziamento particolare va alla Regione Toscana per l’organizzazione semplicemente perfetta della settimana di Anteprime di Toscana ed alle referenti Silvia Fiorentini e Caterina Mori del Consorzio Vino Chianti Classico per averci dato piena assistenza durante la kermesse.

Ma adesso è giunto davvero il momento di lasciare spazio e voce alle emozioni dei nostri autori, che sapranno trasmettere certamente lo spirito di gruppo e le vibrazioni dell’aver preso posto in un luogo dove si fa la storia del vino.

Alberto Chiarenza

La recente edizione del Chianti Classico Collection 2024 ha segnato un vero trionfo, con la partecipazione di rinomati giornalisti ed esperti del settore provenienti da buona parte del mondo. Le mie aspettative erano alte e la manifestazione non mi ha certamente deluso, con le degustazioni in anteprima che confermano un trend verso vini di altissima qualità. Un cambiamento significativo è stato notato nell’approccio alla vinificazione, con una diminuzione dell’uso del legno a favore di vini più freschi e verticali. Tuttavia, la tradizione non è stata abbandonata, ma rielaborata in modo da mantenere l’autenticità senza appesantire il palato con sentori eccessivi di legno. Bellissima esperienza condivisa con amici e colleghi di 20Italie come Adriano, Ombretta e il direttore Luca Matarazzo.

Ombretta Ferretto

Chianti Classico Collection 2024 è stata un’occasione avvincente per abbracciare in un unico colpo una denominazione complessa e apprezzarne le numerose sfaccettature del territorio. Grazie all’ottimo lavoro di squadra con il direttore Luca Matarazzo e i colleghi Alberto Chiarenza e Adriano Guerri, in due giorni sono stati passati al vaglio circa cinquecento campioni tra Annata, Riserva e Gran Selezione. Non mi è mancata occasione di approfondire in verticale specifici territori e la storia della denominazione attraverso importanti realtà produttive: Gaiole, con Ricasoli e Castello di Ama, entrambe impegnate in accurate zonazioni espressive degli specifici areali,  San Donato in Poggio, con Castello di Monsanto e il primo cru di Chianti.

Adriano Guerri

La Chianti Classico Collection suscita molto interesse da parte di noi amanti di Bacco. Questa edizione è stata ricca ed appassionante con amici di viaggio molto preparati e affabili. Momenti di confronto in degustazione molto costruttivi, senza lasciare nulla al caso. Ringrazierò sempre il direttore Luca Matarazzo per la possibilità, Ombretta Ferretto e Alberto Chiarenza per aver trascorso assieme due giornate emozionanti. La citazione musicale “Tu chiamale se vuoi emozioni”, del duo Battisti-Mogol, calza a pennello.

Luca Matarazzo (direttore)

Indubbiamente questo è “l’evento degli eventi”. Sono giunto all’ottava partecipazione e ogni volta è un’emozione diversa. Tanti colleghi ed amici da tutto il mondo pronti a confrontarsi con un mito del Made in Italy, che ha vissuto anche momenti delicati e cruciali. Dalla ripresa post scandalo al metanolo di metà anni ’80, il trend in positivo non ha mai smesso di arrestarsi. Adesso non si discute più di qualità, ma di sostenibilità ed i dilemmi imposti dal climate change rappresentano la vera sfida per il futuro. Per intanto però, godiamoci con un sorriso i primi 100 anni del Consorzio Vino Chianti Classico e del suo Gallo Nero, emblema di un vino unico e inimitabile.

Tutte le interviste le troverete cliccando sul seguente link di youtube.

Leggi anche le nostre impressioni 👇🏻

Anteprima Vino Nobile di Montepulciano: non assomigliare a nessuno può essere una carta vincente

Lo affermiamo a prova di smentita: non copiare può essere una carta vincente per qualsiasi Denominazione che si rispetti. Non copiare non significa improvvisare a sentimento; piuttosto mantenere una precisa identità, prendendo spunti positivi dagli altri territori dove qualità ed eleganza nei vini sono un marchio di fabbrica. Il Vino Nobile di Montepulciano prova da sempre a distinguersi, ma non tutte le sue espressioni (dalla “rivoluzione della famiglia Fanetti” nel secolo scorso), seppur realizzate in forma camaleontica, hanno raggiunto un punto fisso al quale aggrapparsi.

Nell’attesa gli anni sono trascorsi e gli sforzi di piccoli produttori e grandi cantine cooperative non hanno guadagnato la meta ambita, superati a distanza da altre realtà toscane confinanti. Gli attriti del passato neppure hanno aiutato l’areale a risolvere antiche questioni circa stili ed interpretazioni. Ora, sembra giungere finalmente una svolta con prodotti di gran lunga snelliti nell’asprezza tannica e nei richiami speziati dei contenitori di legno tanto cari per la moda di fine anni ’90.

La concentrazione è passata da potenze estrattive e scure di un tempo, alla nuova tipologia “Pievi” che vedrà l’arrivo in commercio a partire dal 2025. Nei campioni proposti della tipologia Vino Nobile di Montepulciano 2021, seppure in numero esiguo (26), abbiamo ravvisato il nerbo del frutto, con tannini per oltre la metà dei casi saporiti e ben integrati e da rivedere in futuro per i restanti.

La Riserva 2020, invece, è deliziosa nelle sfumature tenui tipiche del Sangiovese, con richiami floreali nitidi di grande finezza, su scatto finale salmastro. Un vino che dimostra la sua plenitude nell’assaggio con ulteriori spazi di crescita: l’immagine esatta di quanto sta vivendo l’intero comparto produttivo vitivinicolo locale.

Siamo certi che la strada intrapresa porterà a miglioramenti complessivi, a patto di non perdere la bussola nelle tante versioni offerte al consumatore e di non “demolire ad ogni costo il tannino”, imitando terroir estranei a quello meraviglioso di Montepulciano.

Il panel misto è stato composto dai redattori di 20 Italie Luca Matarazzo (direttore), Alberto Chiarenza e Adriano Guerri con il direttore di Vinodabere Maurizio Valeriani. Di seguito i migliori assaggi per tipologia ed in ordine di preferenza.

Migliori Vino Nobile di Montepulciano e Vino Nobile di Montepulciano Selezione 2021

Vino Nobile di Montepulciano 2021 – Crociani

Vino Nobile di Montepulciano 2021 – Le Bèrne

Vino Nobile di Montepulciano Parceto 2020 – Tenuta Poggio alla Sala

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Tenuta Abbadia Vecchia

Vino Nobile di Montepulciano 2021 – Tenuta Valdipiatta

Vino Nobile di Montepulciano   Redi 2021 – Vecchia Cantina di Montepulciano

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Il Macchione

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Lombardo

Vino Nobile di Montepulciano   Messaggero 2019 – Montemercurio

Vino Nobile di Montepulciano Pasiteo   2020 – Fassati

Migliori Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2020

Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2020 – Tenuta Gracciano della Seta

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Ojas 2020 – Manvi

Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2020 – Carpineto

Vino Nobile di Montepulciano Riserva   Vallocaia 2020   – Bindella – Tenuta Vallocaia

Vino Nobile di Montepulciano Riserva   Quercione 2020 – Lunadoro

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Mahti 2020 – Cantina Chiacchiera

Migliori Vino Nobile di Montepulciano Annate Precedenti

Vino Nobile di Montepulciano Parceto   2020 – Tenuta Poggio alla Sala

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Tenuta Abbadia Vecchia

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Il Macchione

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Lombardo

Vino Nobile di Montepulciano Messaggero 2019 – Montemercurio

Vino Nobile di Montepulciano Pasiteo 2020 – Fassati

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Podere Casanova

Vino Nobile di Montepulciano   Settecento 2018 – Podere Casanova

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Poldo 2016 – Villa S.Anna

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Viraroccia 2018 – Icario

Romagna: a Carnevale ogni ciambella e ciambellone vale

Siamo ancora nella stanza dell’inverno; le temperature rigide fino al mattino disegnano nuove forme, pizzi argentei appesi a rami spogli di alberi silenziosi. Osservare quell’atmosfera fuori dalla vetrata appannata crea emozioni rilassanti. Il caldo di una stufa a legna accesa nei periodi più freddi ha molteplici usi: per cucinare piatti a lunga cottura, spostando semplicemente il tegame in punti più o meno lontano dal fuoco più vivo.

Il forno è quello che più mi avvince, sempre pronto ad infornare cibi, sempre in temperatura! E allora preparare ciambelle e ciambelloni diventa una consuetudine. Le ricette sono quelle del popolo contadino, con quel poco che avevano creavano bontà, seppur semplici. Prodotti facilmente reperibili. I dolci sono immancabili in questo periodo di carnevale, specialmente i dolci fritti e come non gradire la loro fragranza, la loro friabilità. Dolcezza nel panorama delle castagnole, frappe, cenci, tortelli, tagliatelle… e una tira l’altra, non aspettando il domani perché non sarebbero altrettanto piacevoli. Così per Carnevale, nel forno sta cuocendo la ciambella romagnola che non deve mai mancare a fine pasto.

Ingredienti

500 gr di farina 0, 300 gr di zucchero semolato, n 3 uova medie, 100 gr di burro (a pomata) 100 gr strutto, scorza grattugiata di un limone non trattato (solo la parte gialla) un pizzico di sale, bustina di lievito per dolci.

Svolgimento

Si impastano tutti gli ingredienti partendo dalla farina, sulla spianatoia, al centro uova zucchero, burro, strutto, scorza di limone e lievito. Risulterà un impasto malleabile, aiutarsi con le mani si forma una ciambella allungata, da adagiare su carta da forno, una manciata di zuccherini bianchi sopra e si inforna. 180 gradi per 35 minuti. Sempre prova stecchino per capire la consistenza e la cottura.

Buona per giorni, a colazione o come base per la “zuppa inglese”, a merenda per essere intinta nel calice di vino. Un Romagna Doc sangiovese, preferito dai romagnoli, alle “azdore” Romagna docg albana versione amabile o passito, magari lo straordinario “Arrocco” di Fattoria Zerbina, con nuance intriganti date dalla muffa nobile.

Ciambellone romagnolo

Ingredienti: 300 gr farina 0, 200 gr zucchero semolato, 100 gr di strutto, 2 uova medie, 200 gr di latte intero, pz di sale, 1 bustina di lievito per dolci (sostituisce il cremor tartaro e bicarbonato). Si inizia sbattendo le uova con lo zucchero in una terrina, poi strutto, il pizzico di sale, farina e lievito. A questa base si può arricchire con ciò che piace, uvetta, canditi, noci, cioccolato; ogni volta un sapore diverso. Si unge bene uno stampo con al centro il buco, strutto e farina, versare l’impasto, livellare, infornate a 180 gradi per 10 minuti poi 170 gradi per 35 minuti.

Ogni qualvolta cerco una ricetta tra foglietti ingialliti, ritrovo sapori e persone che mi portano lontano. l’abbinamento? Romagna Doc spumante versione dolce.

Buon Carnevale!

Genova: torna l’evento “I Vini del Cuore”

TORNA A GENOVA – DOMENICA 3 E LUNEDI’ 4 MARZO – PRESSO IL MUSEO DIOCESANO LA TERZA EDIZIONE DELL’EVENTO COLLEGATO ALLA GUIDA SOCIAL I VINI DEL CUORE

Il chiostro medievale affrescato, al primo piano del Museo Diocesano di Genova, situato tra Palazzo Ducale e la Cattedrale di San Lorenzo, ospiterà la terza edizione dell’evento promosso da Associazione Ampelos a.p.s che presenterà alcune delle cantine selezionate nelle tre edizioni della guida social I VINI DEL CUORE.

L’evento si svolgerà nel cuore di Genova, proprio dietro a Piazza De Ferrari e poco distante dal Palazzo della Regione, dove Lunedì 26 febbraio alle 11, avrà luogo la conferenza stampa, presso la Sala Della Trasparenza, alla quale sarà presente il Vice Presidente della Regione Liguria Alessandro Piana.

Anche in questa occasione saranno presenti nuove cantine che vogliono farsi conoscere dalla community de I Vini del Cuore: alle persone che interverranno alla manifestazione sarà consegnata una cartolina, tramite le quale potranno esprimere un giudizio e scegliere il proprio vino del cuore. I dieci vini più votati andranno di diritto nella quarta edizione della guida, che uscirà nell’autunno 2024.

Il programma prevede l’inaugurazione Domenica 3 marzo alle 11 con la partecipazione del gruppo musicale Gilda Musicorum, che, in costume d’epoca,eseguirà melodie antiche.

Lunedì 4 marzo dalle 9 alle 14, il congresso organizzato dal Servizio di Salute Mentale  ASL 4 Chiavarese (responsabile scientifico Dottoressa Francesca Santi) presso la sala Auditorium dell’Ospedale Nostra Signora di Montallegro a Rapallo dal titolo “Vino e Salute. Tradizioni, Miti e Verita Scientifiche”

La dottoressa Olga Sofia Schiaffino, psichiatra e ideatrice della guida social, sarà tra i moderatori degli illustri relatori scelti quali Il Prof. Antonio Guerci, il Prof. Franco Manti, il Prof. Gianluca Serafini, il dott. Pietro Ciliberti e il Dott. Davide Prestia, il Dott. Davide Bianchi. L’evento è accreditato ECM (4, 3 crediti) per le figure professionali previste. (www.asl4.liguria.it)

Alle cantine partecipanti è offerta la partecipazione al progetto Wine Discover, ideato da Mihaela Cojocaru DipWSET, un’opportunità unica per far conoscere la produzione vinicola a livello internazionale: esso prevede l’incontro con i produttori, la creazione di video strutturati ad hoc per suscitare nei buyers interesse e fiducia nei confronti dei vini presentati e l’invio dei contatti delle aziende agli importatori.

L’ingresso alla manifestazione, che si terrà appunto domenica 3 e lunedì 4 marzo, dalle 10 alle 19 presso il Museo Diocesano di Genova, in via Tommaso Reggio 20r avverrà tramite la tessera associativa Ampelos, il cui costa è di 20 euro ed è acquistabile sul sito https://ivdc.ivinidelcuore.it

E’ previsto una tessera scontata a 15 euro per gli iscritti ad altre Associazioni del Vino ( Onav, Ais, Fis, Fisar, Donne del Vino, Assosommelier etc…)

Tessera Omaggio per giornalisti, Ho.Re.Ca., operatori di settore – sempre previa registrazione sul sito https://ivdc.ivinidelcuore.it

La tessera prevede la visita guidata su prenotazione del Museo Diocesano, per scoprire un vero tesoro artistico del capoluogo ligure.

E’ stato richiesto il patrocinio della Regione Liguria e del Comune di Genova; si ringrazia il Vice Presidente della Regione Liguria Alessandro Piana per il sostegno al progetto.

Un evento che vuole confermare Genova come luogo di cultura del bere consapevole e della sostenibilità, dando visibilità all’approccio alla degustazione del vino non solo tecnica ma anche emozionale, per guidare il consumatore e i winelovers verso uno stile di consumo che apprezzi il fattore umano, la coerenza e l’impegno di chi lo produce e inviti alla scoperta dei territori vinicoli di cui l’Italia e la nostra Liguria sono immensamente ricche.

www.ivinidelcuore.it

www.wineloversitaly.com

www.associazioneampelos.it

Alcune informazioni utili:

SEDE DELLA MANIFESTAZIONE: Museo Diocesano  

https://g.co/kgs/KGcLQL

 Il centro storico è area chiusa al traffico.

COME RAGGIUNGERE GENOVA:

  • IN AUTO: autostrada A12, uscita Genova Est
  • nelle vicinanze di Piazza De Ferrari/ Museo Diocesano posteggi  a pagamento:
  •  Piccapietra  https://g.co/kgs/K1T3ML   
  • City Park https://g.co/kgs/f5rjmw
  •  Acquario/Porto Antico  https://g.co/kgs/SYtGar
  • IN TRENO: Stazione Genova Brignole (Genova Piazza Principe), linee servite da FS no Italo
  • IN AEREO: aeroporto Cristoforo Colombo. Servizio taxi da e per la città, Volabus (a orari prestabiliti) www.amt.genova.it
  • IN NAVE: Traghetti da e per la Sardegna, Sicilia (controllare orari e frequenze settimanali)

DOVE ALLOGGIARE:

Genova offre diverse soluzioni tra cui bed and breakfast e appartamenti nella zona del Centro Storico: consultare i portali Airbnb, Trivago, Booking.

Nelle vicinanze:

Hotel Bristol Palace – via XX Settembre 35        www.hotelbristolpalace.it

Best Western Porto Antico – via Ponte Calvi 5      www.bestwestern.it

Best Western Hotel Metropole – piazza Fontane Marose  www.bestwestern.it

Per info e chiarimenti:

Ufficio Stampa /Segreteria I VINI DEL CUORE

Olga Sofia Schiaffino  olgasofiadoc@gmail.com    +393518318992 Clara Maria Iachini  clara.iachini@gmail.com        +393400009444

WINE & SIENA 2024 – Masterclass Chianti Classico

Si è conclusa con grande successo la 9°edizione di  Wine & Siena – Capolavori del Gusto. Ha avuto luogo dal 27 al 29 gennaio 2024 all’interno degli stupendi saloni del Complesso Museale Santa Maria della Scala e Palazzo Squarcialupi di Siena.

L’appassionante kermesse enogastronomica  viene organizzata da The WineHunter, ovvero Helmuth Köcher, Presidente del Merano WineFestival, voluta proprio da Köcher e da Stefano Bernardini, Presidente di Confcommercio Siena, ma anche da Andrea Vanni “senese purosangue”, scomparso prematuramente 2 anni fa.

Durante i tre giorni Siena è stata presa letteralmente d’assalto da molti winelovers, alcuni dei quali hanno approfittato dell’occasione per visitare anche i musei della nobile città toscana. La location vanta alcune opere d’arte realizzate da famosi pittori e, mentre si è in attesa per  degustare vini, si può approfittare per ammirare le  magnificenze del museo.

Siena è posta a poca distanza da alcune note Docg e Doc che godono di fama planetaria, tuttavia, all’evento hanno partecipato molti espositori di ogni angolo d’Italia. Le masterclass si sono svolte nel salone delle Feste del Grand Hotel Continental Starhotels Collezione. L’ultimo giorno come di consueto è stato dedicato agli operatori del settore professionale.

Un entusiasmante appuntamento che sin dai suoi albori è cresciuto progressivamente, riuscendo a destare interesse da parte degli amanti del vino. La prossima edizione di Wine & Siena è in programma dal 25 al 27 gennaio 2025. Ho partecipato sabato 27 gennaio e mi sono avvicinato ad un buon numero di banchi d’assaggio. A seguito note di degustazione di alcuni vini provenienti dall’area del Chianti Classico che meritano un approfondimento e cenni sulla denominazione.

Chianti Classico Docg

La zona di produzione del Chianti Classico è posta tra due province, Siena e Firenze. I comuni del territorio senese, sono: Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti e Radda in Chianti, e in parte, alcune zone dei comuni di Castelnuovo Berardenga (il più vicino a Siena) e Poggibonsi, e quelli del territorio fiorentino, sono: Greve in Chianti e parte dei Comuni di Barberino Val d’Elsa/Tavarnelle Val di Pesa e San Casciano val di Pesa.

Tre sono le tipologie di vini del Gallo Nero: Chianti Classico annata, Chianti Classico Riserva e Chianti Classico Gran Selezione. Il vitigno che dà origine ai vini è  il Sangiovese sia in purezza sia in prevalenza,  il disciplinare ne prevede un minimo dell’80% e al completamento concorrono altri vitigni a bacca nera, sia autoctoni che alloctoni, i principali sono il Canaiolo, il Colorino, la Malvasia Nera, il Merlot ed il Cabernet Sauvignon.

Il bando del Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici editto nel 1716 riconosceva la Denominazione “Chianti “assieme ad altre 3 zone della Toscana. Con il crescente numero di produttori, al di fuori della suddetta area le verrà conferito il suffisso ” Classico “, per contraddistinguersi come zona storica e vocata alla produzione di questo grande vino. Il riconoscimento a Doc arriva nel 1967 mentre quello a Docg  nel 1984.

La leggenda del Gallo Nero

L’emblema del Consorzio è un Gallo Nero, la leggenda narra che per porre fine a scontri armati, tra Firenze e Siena che si protaevano da anni, e per determinare i confini, avrebbero affidato la prova a due Cavalieri, partendo dalle rispettive città. Sarebbero dovuti partire al canto del gallo. I Senesi scelsero un gallo bianco e lo ingozzarono di cibo, mentre i Fiorentini scelsero un gallo nero che tennero a stecchetto. Lì dove si fossero incontrati sarebbero stati determinati i confini tra le due province. Il gallo nero fiorentino, preso dalla fame, iniziò a cantare prima del sorgere del sole, ed il cavaliere immediatamente parti. Il gallo bianco senese, satollo dormiva ancora e,  l’ incontro avvenne a pochi km da Siena.

A livello sensoriale é di un colore rosso rubino intenso, trasparente  e consistente, al naso emana sentori di violetta, amarena,  prugna, mirtillo, mora e con affinamenti più lunghi, vaniglia, liquirizia, cannella, noce moscata e pepe nero, oltre a note balsamiche di mentolo ed eucalipto, tabacco, cuoio e cacao.
Sorso sempre caratterizzato da buona trama tannica e lunga persistenza aromatica; in funzione della tipologia sa essere avvolgente, setoso ed armonioso.

I vini degustati

Chianti Classico Riserva Pietraia 2019  – Borratella
Arcanum Igt Toscana 2019 – Tenuta di Arceno – Cabernet Franc
Chianti Classico Vigna del Capannino 2020 – Tenuta di Bibbiano
Chianti Classico Gran Selezione 2019 – Vecchie Terre di Montefili –
Chianti Classico Poggio Rosso  Gran Selezione 2019 – San Felice
Chianti Classico Strada al Sasso Gran Selezione 2020 – Tenuta di Arceno
Chianti Classico 2019 – Tenuta Villa Trasqua

“San Severo provincia di Foggia…”

Un giorno a San Severo (FG), alla ricerca di quell’identità pugliese ammirata e decantata in Italia e all’estero.

Lo ripeteva sempre Lino Banfi nei film commedia anni ’80: San Severo provincia di Foggia. Lo ripeteva come un mantra e tutti noi, compreso il sottoscritto, immaginavamo questo luogo intriso di un senso arcaico di bellezza agreste, di tradizioni e di genuinità degli abitanti.

E allora perché non trascorrere un giorno proprio lì, in compagnia di produttori che hanno fatto la storia dell’areale, guidati dall’autrice di 20Italie Serena Leo. Le video interviste contenute nell’articolo rappresentano uno spaccato verace dell’Italia Meridionale, dove le storie familiari si mescolano spesso a quelle aziendali e viceversa. Dove far qualità costa caro, perché non puoi usufruire degli agi e dell’abbrivio economico di altre realtà soprattutto del Centro-Nord.

Gianfelice D’Alfonso Del Sordo ci narra dell’importanza di una varietà autoctona come il Nero di Troia, in grado di dare vini di carattere, dalle sensazioni vellutate nella loro espressione tannica. Un corredo di frutti di bosco e sensazioni mediterranee uniche nel loro genere, il marchio di fabbrica del Sud. I suoli presenti sono ricchi di calcare e sedimentazioni marine fossili. Vengono chiamati in dialetto “coppanetta” dalle piccole colline (le coppe) dove si scavava la pietra di Apicena per le costruzioni.

L’azienda D’Alfonso Del Sordo è la storia di questo territorio, con il suo carico di ricerca e sperimentazione in cantina e vigna, tra uvaggi, blend di varietà sui campi e microvinificazioni separate per parcelle. Il racconto parte da un assunto storico di fatto: San Severo è da sempre un grande bacino enologico, con cantine sotterranee di rara bellezza, poste all’interno delle mura cittadine. Ci arriveremo per gradi, non dimenticando il passato fatto anche di povertà, dove i ragazzi potevano permettersi di giocare con una palla fatta di vinacce spremute e correre a nascondersi dietro a trattori, enormi torchi in legno e fienili. Gente avvezza alla semplicità, nei modi e nei gesti. Casteldrione è il Nero di Troia dalle sfumature rubino intense e dal sapore gioviale ed elegante, che non ti obbliga ad un abbinamento forzatamente impegnativo.

Da Pisan Battel, in compagnia di Antonio Pisante – titolare con Leonardo Battello di questa splendida realtà – abbiamo parlato dell’altra gemma di San Severo: la spumantistica di altissimo livello. L’enologo Cristiano Chiloiro paragona il passato ed il presente delle bollicine locali ad un hardware sofisticato, che cerca soltanto un software in grado di decifrarlo e assestarlo in maniera definitiva.

In poche parole le potenzialità ci sono, in particolare per il Bombino Bianco, ma serve ancora un pizzico di consapevolezza ed autocoscienza per eguagliare i vertici mondiali della produzione.

Cremoso e avvolgente il Brut Metodo Classico da Bombino Bianco, ma a sorprenderci per finezza e duttilità d’utilizzo è il Pas Dosè Rosè Metodo Classico da Nero di Troia in purezza. Lo stile è tutto ed i vini di Pisan Battel si rivelano un fiore all’occhiello pronto al confronto con i mercati più esigenti.

Pagina conclusiva del nostro percorso la visita da D’Araprì, i pionieri della bolla pugliese. Daniele Rapini spiega, con gli occhi lucidi d’emozione, gli inizi del padre, dalle esperienze in Francia fino ai primi imbottigliamenti arditi, che finivano spesso con le carcasse di bottiglie scoppiate per l’alta pressione. Poi la svolta ed il salto di qualità, divenendo dai primi anni 2000 il riferimento per un movimento che ha coinvolto numerosi vigneron.

Un “distretto dello spumante” mancante solo sulla carta, per numeri ancora troppo esigui e opinioni divergenti tra i vari attori. La posta in gioco è elevata, si tratta del futuro stesso della Denominazione e del suo cavallo di razza, che siamo certi porterà le luci della ribalta anche alle altre versioni ferme, a base degli autoctoni che il terroir sa offrire.

Stefano Milanesi, eno-artigiano nell’Oltrepò Pavese: bollicine, pinot nero e i racconti di famiglia

Terra di bollicine e di pinot nero, l’Oltrepò Pavese vanta antiche tradizioni e sicuramente di essere una delle zone più importanti a livello mondiale per la produzione di spumanti: un territorio che occupa la parte meridionale della provincia di Pavia in Lombardia, a sud del fiume Po. Raggiungo Santa Giuletta, dove ha sede la cantina di Stefano Milanesi, in una giornata fredda ma tersa, dove la luce rarefatta racchiude in paesaggio in una atmosfera magica. Da questa posizione collinare, a circa 200 metri di altitudine, vedo la pianura, la via Emilia e l’arco alpino, dove si riconoscono il Monviso e il Monte Rosa, la Grigna e il monte Lesima, al confine con la Liguria.

I vigneti di Stefano presentano suoli prevalentemente sabbiosi, dove sono presenti anche calcare e gesso e molta arenaria: luoghi dove 5 milioni di anni fa era il mare, che piano piano si ritirò, lasciando appunto arenaria e marne. Lo studio dell’Università di Milano, condotto negli anni Ottanta, evidenziò la vocazione di questo luogo per l’impianto di pinot nero, croatina, riesling, barbera e altre varietà, sia a bacca bianca che nera. Una terra che, sin dai tempi dei Romani, era utilizzata per la produzione di vino e spesso si possono trovare nei vigneti frammenti di anfore vinarie e di copponi che venivano utilizzati per fare i tetti. Sicuramente l’Oltrepò Pavese, collocato sul 45esimo parallelo, rappresenta la zona italiana più coltivata in Italia a pinot nero, la terza in Europa dopo la Champagne e la Borgogna e la quarta nel mondo, dopo l’Oregon.

La famiglia Milanesi inizia la coltivazione delle vigne e della produzione di vino più di 300 anni fa; dal 2018 il vitigno più coltivato, nei 13 ettari collinari condotti in regime biologico, è il pinot nero.

Stefano ha impiantato anche meunier e alcuni PIWI tra cui il johanniter, il muscaris e il souvigner gris per sperimentare e sfruttare la possibilità di ridurre i trattamenti con rame e zolfo, data la loro resistenza maggiore alle malattie fungine. Nelle sue parole si sente la passione e quel rimanere fedele a se stesso e al suo modo di interpretare i vitigni nel rispetto della natura che gli sono valsi il titolo, dato molti anni fa da un amico, di eno-artigiano: vini puliti ed espressivi, che nascono da fermentazioni con lieviti indigeni. Grande cura viene riservata per la produzione del metodo classico, le cui fasi vengono spiegate in modo chiaro ed esaustivo, che sono tutte manuali, compreso il remuage sulle pupitre di legno. Anche la sboccatura viene eseguita à la volèe, dopo aver ghiacciato il collo della bottiglia; il rabbocco, prima della tappatura con il classico tappo e gabbietta, viene fatto con il vino base, senza aggiunta di liqueur.

La visita in cantina prosegue con un aneddoto molto curioso: Stefano indica la statuetta raffigurante Sant’Antonio, in una nicchia e racconta che il bisnonno Antonio, dato per morto, durante la veglia funebre si destò quando i parenti vennero invitati a scendere in cantina per mangiare salame e bere un po’ di vino: “Che nessuno tocchi il salame” disse e si gridò al miracolo, tra la meraviglia di tutti.

L’assaggio di alcuni vini cesellati ad arte avviene nella vicina 700Enolocanda, accompagnati da gustosi piatti della tradizione pavese. Si inizia con uno spumante…e non poteva essere diversamente.

V.S.Q. Vesna Rosè Nature 2018: metodo classico da 100 % pinot nero, la permanenza sui lieviti di circa  42 mesi. Il colore è oro ramato brillante, di grande fascino. Al naso sentori netti ed eleganti di piccoli frutti rossi, tra cui ribes, lampone poi geranio e garbati sentori di panificazione che non coprono le caratteristiche olfattive del vitigno. In bocca si percepiscono la gradevole acidità, la struttura di questa bollicina e il finale, lungo persistente e la chiusura sapida. Chapeau!

Pit Stop 2019 nasce da vigne di croatina di circa 15 anni; dopo la pressatura soffice il vino fermenta e affina in acciaio, viene imbottigliato senza chiarifiche e filtrazioni. Regala una piacevole esperienza di beva, il grado alcolico è splendidamente supportato, tanto da non accorgersene (almeno fino a quando non si finisce la bottiglia!) Un vino goloso, che profuma di melograno, amarena, con tannini setosi, buona freschezza e persistenza.

Gimme Hope nasce da un uvaggio composto da barbera, cortese e altri vitigni: Stefano lo definisce “ Vino gatorade” perché il tenore alcolico contenuto, la beva agevole, i profumi succosi, lo rendono perfetto per le merende estive e per le “ ribotte” ( per usare un termine dialettale delle mia regione, la Liguria) In compagnia. Bellissima l’etichetta, colorata e accattivante, soprattutto l’arcobaleno che spunta dietro l’unicorno alato ( o meglio, sembra un unicorno!)

Maderu 2009 è un meraviglioso pinot nero che assaggio in magnum, aperta a Capodanno: profumi complessi denotano una regale terzializzazione, in cui si riconoscono, humus, tartufo, sentori boschivi, ciliegia matura, cardamomo. Personalità ed equilibrio caratterizzano il sorso, trama tannica perfettamente integrata, lunga scia finale. Una giornata che è volata via ascoltando i racconti di Stefano, così affabile, cortese e capace di trasmettere la sua passione e la voglia di sperimentare: il sole al tramonto ha incendiato di rosso la pianura, a suggellare il ricordo di emozioni ed assaggi, che rimarranno scolpiti nella mente e nel cuore.

Cartoline dal Matese: le interviste a Terre dell’Angelo e La Sbecciatrice

Come non pensare ad una delle visite più coinvolgenti vissute dalla redazione di 20Italie, quella nell’Alto Casertano ai piedi del Matese? Ricordi che hanno lasciato tracce indelebili, testimonianza del fare artigianalità in Campania, a volte persino contro tutto e tutti.

Le possibilità di creare impresa non sono le stesse di altri territori, inutile evidenziarlo. Ma l’inventiva nostrana è il vero motore di un settore che potrebbe mirare ai vertici assoluti dell’eccellenza enogastronomica. Basta poco che ce vo’? In realtà, pensiero ed azione devono andare di pari passo con impegno e sacrificio, dedizione e volontà, in maniera impavida pronti alle sfide enormi poste in essere dall’odierno altalenante e dal futuro ricco di insidie.

Terre dell’Angelo e La Sbecciatrice, ovvero Angela e Domenico (Mimmo), due elementi caratterizzanti un territorio bellissimo, foriero di prodotti d’alta qualità e genuini fino al midollo. Le loro aspirazioni, i sogni e progetti ancora da realizzare traspaiono dalle parole e dagli occhi lucidi. Il pensiero fisso di chi non cerca solo il facile realizzo economico, quanto, piuttosto, di lasciare un segno nel luogo in cui vivono.

Di loro abbiamo già accennato nell’articolo riassuntivo Matese: un giorno in Alta Campania alla ricerca del nostro “Vecchio West”; mancava all’appello l’approfondimento video e due righe del sottoscritto per invogliare il lettore a tuffarsi in una dimensione ancora poco esplorata, di forte impatto emotivo.

Terre dell’Angelo è un progetto che unisce idee e professioni per promuovere alcune peculiarità delle terre sannite legate all’antico culto micaelico. Partendo dal recupero dell’ulivo per arrivare alla riscoperta di vitigni autoctoni come il Pallagrello e il Casavecchia, per produrre olio e vino di alta qualità continuando a mantenere vive le tradizioni.

Quattro etichette, moderne e originali con richiami iconici al terroir: “La volta” da uve Pallagrello Bianco; “L’Astrale” Falanghina in purezza clone beneventano e poi “L’Arca” dallo storico vitigno Casavecchia e “Il Tempo”, il loro primo vino, da vecchi filari di Pallagrello Nero allevati ancora a pergola casertana. E poi un’attenzione particolare alla cultivar Tonda del Matese, per un olio extravergine di oliva delicato e fruttato, in grado di esaltare preparazioni estremamente eterogenee.

La Sbecciatrice, la storia di due fratelli, un antropologo ed un naturalista, che decisero di mettere a frutto le loro competenze seminandole nei campi della loro stessa famiglia. Per generazioni la base della sussistenza alimentare di avi agricoltori, poi quasi abbandonati, queste terre fertili ed incontaminate, collocate in un territorio lontano da ogni forma di inquinamento e antropizzazione, sono diventate l’inestimabile risorsa con la quale costruire un progetto di valore unico.

L’azienda è stata battezzata con il nome di un antico attrezzo agricolo utilizzato per mietere il grano ed è stata arricchita dalle innumerevoli competenze di una ex-architetta/designer, donna di ingegno e di temperamento. Ricerche con università sulle varietà Pomodoro Riccio, Fagiolo Lenzariello, Fagiolo Curiniciello e Cece delle Colline Caiatine, tutti a km zero, oggetto di resilienza eroica dei Barbiero.

Viva l’Alto Casertano, viva il Matese!