Evento “Vini Migranti”: il punto di vista di 20Italie

Lo scorso 22 e 23 gennaio alle ex scuderie Granducali di Firenze  ha avuto luogo la terza edizione di Vini Migranti. Una fiera che ha visto la partecipazione di 60 produttori provenienti da ogni parte d’Italia e da nazioni quali Argentina, Francia, Germania, Libano, Slovenia, Spagna, Ungheria e Giappone per quanto concerne il Sakè, propriamente chiamato Nihonshu. Un’occasione dedicata interamente a piccole ed esclusive realtà vitivinicole del panorama enologico.

Da un desiderio di Teseo Geri – Distribuzione Tanta Roba – assieme ad un gruppo di ristoratori ed enotecari è nato l’evento con il preciso obiettivo di far conoscere cantine da tutto il mondo in una regione a forte vocazione produttiva come la Toscana. Nella due giorni di kermesse hanno avuto luogo anche le Masterclass alle quali, mio malgrado per limiti di tempo, non ho potuto partecipare. La fiera è stata ben organizzata e da consigliare sicuramente agli amanti del nettare di Bacco. Mi sono presentato subito pronto ai banchi d’assaggio, notando un’ottima rispondenza del pubblico di settore: ecco la segnalazione delle note di merito.

Úrágya 57 annata 2015 Demetervin. L’azienda si trova a Mád, in Ungheria, nella storica regione vitivinicola di Tokaj. Ottenuto interamente da uve Furmint provenienti da un vigneto che risale al 1921, è di un luminoso giallo dorato,  sprigionante all’olfatto eleganti sentori di pesca, albicocca e frutta tropicale che ben si fondono con note di agrumi canditi.  Sorso piacevolmente fresco e sapido, dotato di una ottima lunghezza.

Friulano Doc Colli Orientali del Friuli Colvierie 2020 Azienda Agricola Sara & Sara. La Cantina è immersa nella campagna di Savorgnano del Torre in provincia di Udine. Friulano in purezza, affina per un periodo di 10 mesi in tonneaux francese. Delicate le nuance paglierine, al naso prorompono sentori di camomilla, pera, albicocca e mandorla, ben amalgamate a note di agrumi e vaniglia. Tutto molto avvolgente dal finale sapido, persistente e di buona armonia.

Ribolla Gialla Filip Jure  Štekar 2018: cantina a Snežatno, in Slovenia, a poca distanza dal Collio Goriziano. Anche qui parliamo di un monovarietale spinto agli occhi verso le classiche sfumature ambrate della tipologia, con profumi di albicocca, mango e papaya alle quali seguono gustose scie di erbe aromatiche. Lascia un palato elegante e delicato, colpendo per gradevole piacevolezza di beva.

Fara Doc 2018 Az. Castaldi Francesca: ubicata a Briona, in provincia di Novara, tra le splendide colline dell’Alto Piemonte. Blend costituito da 70% di uve Nebbiolo ed il restante 30% di Vespolina; bellissimi i riverberi intensi rosso rubino, spiccano poi sbuffi di violetta,  petali di rosa, frutti di bosco e frutta essiccata  con un gusto pieno ed appagante, dal finale speziato.

Il Faro Doc Chiano Conti 2015 Tenuta Gatto viene prodotto sulle alture di Messina, a 400 metri. Vino da uve Nerello Mascalese (50%), Nerello Cappuccio (30%), Nero d’Avola (15%) ed il raro autoctono Nocera, affina prima in acciaio e poi un anno in tonneaux. Veste di rosso rubino intenso, quasi impenetrabile, dipanandosi tra eleganti sentori di rosa, geranio, ciliegia, mora accompagnate da note di spezia. Rotondo e di buona struttura con la giusta corrispondenza nelle diverse fasi di giudizio.

E chiudiamo con Chianti Riserva Docg Regista 2019 Il Palagio. La Tenuta, di proprietà del cantante Sting (ex leader dei Police) e di sua moglie Trudie, si trova a Figline Valdarno (FI), nella residenza estiva.  Prodotto che dimostra la dinamicità del Sangiovese sia nel colore rubino che nei profumi potenti e complessi tra ciliegia, violacciocca, prugna, cacao e liquirizia. Trama tannica ben amalgamata con un finale fresco e sapido. Un degno “messagge in a bottle” di commiato in attesa del prossimo anno.

L’insostenibile eleganza di “Nebbiolo nel Cuore”

di Augusta Boes

Tutta l’eleganza del Nebbiolo all’evento Nebbiolo nel Cuore. Giunto alla IX edizione l’evento cult di Riserva Grande torna a Roma nella sua veste classica: senza contingentamenti o distanziamenti, potendo finalmente rivedersi in volto. Tra sorrisi, abbracci e tintinnii di calici il Nebbiolo è stato finalmente libero di scorrere copioso per due giorni di festa e di pura condivisione.

Nebbiolo nel Cuore, un nome perfetto per colui che non può non essere annoverato tra i vitigni prediletti di ognuno per insostenibile eleganza, inconfutabile piacevolezza e, diciamolo, anche per una indiscussa notorietà. Nebbiolo non è sinonimo soltanto di Barolo ce n’era tanto presente. Ed in questo Marco Cum è un “Maestro” nel distinguersi, con una selezione sempre originale e di qualità elevatissima che porta in scena ogni volta il nobile vitigno in tutte le sue sfaccettature e declinazioni. Per quanto sia difficile e capriccioso, con il ciclo vegetativo più lungo di altri vitigni, assolutamente incapace di adattarsi al di fuori delle sue poche zone di elezione, possiede una personalità poliedrica e versatile. Dal Roero alle Langhe, dall’Alto Piemonte al Monferrato, dall’Alto Canavese finanche alla Valtellina non mancava nessuno (o quasi).

Si può seguire l’istinto e la curiosità, con il privilegio di poter bere in scioltezza, perché non c’è stato un solo banco d’assaggio che non abbia riempito il calice di emozioni palpitanti. Che fosse Barbaresco, Sizzano, Lessona, Boca, Valtellina, Barolo o altro, il comune denominatore di ogni assaggio è stato sempre e comunque la insostenibile eleganza del Nebbiolo. Non nomino nessuno…perché dovrei in realtà nominarli tutti! Però la verticale del Barolo Bricco San Pietro che ci ha offerto Anna Maria Abbona ve la devo raccontare. Nel confronto tra i millesimi 2015, 2016, 2017 e 2018, la degustazione verticale (dalle annate più giovani alle mature o viceversa) è sempre un viaggio infinito nell’incomparabile. Una sequenza di racconti che si intrecciano e si dividono senza mai incontrarsi realmente. Vini che si somigliano alla stregua in cui si somigliano i fratelli e le sorelle. Per quanto condividano lo stesso DNA non si può prevedere il futuro di uno basandosi sulle caratteristiche e le performance dell’altro. Figli di annate diverse: ognuno una nuova sfida e per ognuno una nuova scelta.

Il vignaiolo lavora tanto, patisce tanto, ma per fortuna non si annoia mai. Ognuno di questi vini vive e rifulge di luce propria e a nulla vale paragonare la forza prorompente della giovinezza con il fascino ammaliante di una personalità più evoluta. Sono aspetti profondamente diversi della stessa bellezza, che non possono e non devono essere estrapolati dal contesto e dal momento dell’incontro. Devo ammettere, senza alcuna volontà di scherno, che ho sorriso in silenzio ascoltando le divagazioni di un neo-sommelier di turno, nel tentativo di raccontare la storia di questo Barolo come una sorta di “verità assoluta” con aria da saccente come ne esistesse una sola e non quattro distinte e separate! C’è stato un tempo in cui sono stata anch’io una giovane Sommelier certo, ma già allora preferivo degustare in silenzio ed ancora oggi lascio la voce soltanto al vino ed a chi lo produce. Ascoltando le loro storie imparo qualcosa di nuovo e, soprattutto, me ne torno a casa con qualche amico in più nel cuore! Chiudo la lieve parentesi da “maestrina bacchettona” ed anticipo invece una grande novità: La Guida di Nebbiolo nel Cuore – Vademecum per l’appassionato, il degustatore, il viaggiatore. Sarà una guida digitale, sempre aggiornata in tempo reale e fruibile attraverso una specifica APP. La prima guida completa ed esaustiva sul Nebbiolo, organizzata per valorizzare le molteplici declinazioni e le tipiche espressioni territoriali del nobile vitigno. Un supporto smart per i viaggiatori enoici.

Approfondire la conoscenza dei vini, e visitare i luoghi del Nebbiolo non sarà mai così semplice, con tutte le informazioni utili digitalizzate alla portata di ognuno e facilmente consultabile grazie ad una esperienza utente progettata ad hoc. Infine, una menzione speciale la do all’Arneis, vitigno a bacca bianca originario del Roero che in passato veniva coltivato ai margini delle vigne di Nebbiolo perché il suo forte profumo attirava sia gli uccelli golosi che gli insetti. Devo confessare che i pochi assaggi del passato non mi avevano entusiasmata, ma mi sono dovuta ricredere. Intenso e floreale, appaga i sensi e consola il cuore. Voglio più Arneis nel mio futuro! Con la partecipazione di 50 cantine, oltre 300 etichette in degustazione e circa 1.500 visitatori, equamente distribuiti nelle due giornate, la IX edizione di Nebbiolo nel Cuore ha battuto tutti i record a dimostrazione del fatto che l’amore per questo nobile vitigno non solo è eterno ma anche contagioso. Per quest’anno è tutto, alla prossima edizione!

La lista completa dei produttori presenti la trovate qui: https://www.nebbiolonelcuore.it/i-produttori/

“AGER FLUENS” di Tenute Bianchino: un nuovo modo di raccontare la storia dell’Ager Falernus

La Campania è stata sempre Felix? Forse la risposta migliore sarebbe: a tratti. In realtà, ripensando attentamente alle problematiche vissute in tempi non lontani (l’immediato dopoguerra tanto per intenderci), l’orizzonte dei vini locali è stato alquanto nebuloso. Foschie a parte, da qualche anno si assiste ad una sorta di riscatto nazionàl-popolare al quale non possiamo che rendere l’onore giornalistico delle penne affilate di una volta. Il luogo del primo sigillo di qualità, il “Pitaccium” di due millenni orsono, o del celebre vino Falerno rievocato sulle tavole delle antiche osterie, sembra finalmente tornato ai fasti dell’Impero Romano. Sarà vero? Anche qui preferiamo rispondere: a tratti! Di sicuro è stato notevole lo sforzo compiuto dal Consorzio VITICA, Consorzio Tutela Vini Caserta per le D.O.C. Aversa, Falerno del Massico e Galluccio delle I.G.T. Terre del Volturno e Roccamonfina. Parimenti fondamentale il lavoro di piccole realtà in crescita, come quella di Tenute Bianchino guidata da Concetta (“Titti” per gli amici) Bianchino e dal marito Armando. A completare il quadro l’interesse di figure professionali illustri come l’enologo Angelo Valentino, a dare supporto ed imparzialità per uno stile che rappresenti unitamente territorio e varietali.

Sin qui tutto bene si direbbe; eppure sembra, in colui che scrive, che manchi ancora quel quid per svoltare definitivamente il passato. I tempi dell’Ager Falernus devono essere necessariamente superati. Memoria sì, a patto che sia di breve termine e non un legaccio con tradizioni ormai scomparse. La realtà delle cose richiede maggiori investimenti in tecnologie e qualità. Fare vino può essere facile, ma chissà se avremmo davvero gradito una tazza di quello proveniente dai tempi di Ottaviano Augusto, dal sapore acidulo, misto a spezie e miele pure allungato con acqua di mare. Oggi per fortuna siamo lontanissimi da quei metodi, ma resta comunque il fatto che non ci si improvvisa viticoltori. Al di là degli affetti, ben 26 aziende imbottigliatrici in un areale composto appena da 5 Comuni danno l’idea di un numero alquanto sproporzionato. In mezzo le classiche lotte campanilistiche, che in Italia non mancano mai, e che impediscono alle nuove leve di unirsi e darsi forza l’un l’altro. Doppiamente bravi, quindi, Titti ed Armando a crederci dal 2010 dopo la bonifica dei poderi, valorizzando uno dei vitigni autoctoni che alberga in tali lande da almeno da un paio di secoli: il Primitivo. Lo fanno presentando il futuro, chiamato “Ager Fluens”, con un’etichetta dall’elegante veste grafica realizzata da Giuseppe Mascolo di Marasma Studio. Lo fanno con una cantina modernissima e tanta sostanza nel curare le uve di una sottile vigna singola per bottiglie quasi da collezione. Piante ultracentenarie cresciute su suoli sabbiosi adatti alla coltivazione pre-fillosserica a piede franco. La vicinanza al mare ed al vulcano spento di Roccamonfina hanno regalato una combinazione di elementi ed una tessitura tale da impedire la diffusione del temibile parassita.

“Ager Fluens” Campania Rosso I.G.T. Primitivo 2019 ha il carattere ed il fascino di un prodotto in vecchio stile, ma con le movenze delicate dell’era moderna. Frutta densa e scura tra visciole e mirtilli maturi ed un finale balsamico di erbe officinali e mirto. La scia minerale allunga il passo e veicola con sé una spezia profonda e piccante, dai riverberi di pepe verde. Nella trama tannica si ravvisa la sua gioventù dall’ottima prospettiva e fattura, che lo rende un vino godibile da subito ed adatto altresì all’invecchiamento. La presentazione alla stampa ha visto gli interventi, tra gli altri, del Presidente A.I.S. Campania Tommaso Luongo, del Delegato A.I.S. Caserta Pietro Iadicicco e della giornalista Antonella Amodio in veste di moderatrice.

Team Costa del Cilento Incontra lo Chef Terry Giacomello

Proseguono gli incontri didattici organizzati dal Team Costa del Cilento e finalizzati all’alta formazione per professionisti o semplici appassionati di cucina; un’occasione unica di poter apprendere le tecniche di alcuni tra gli Chef più importanti e famosi del panorama. È la volta di conoscere Terry Giacomello impressionante curriculum in termini di esperienze internazionali ed autentico istrione. Terry è un rivoluzionario della materia prima, ama scomporla e ricrearla ad immagine e somiglianza dei suoi artistici piatti. Tanto studio, passione ed amore per gli ingredienti, sempre nel rispetto del territorio e della stagionalità. 

Le sue preparazioni seguono quanto studiato in Spagna, dietro i fornelli di Ferran Adrià il “Re” della cucina molecolare. Eppure le vere origini di Chef Giacomello si sentono nel suo stile inconfondibile. La semplicità resta il faro luminoso su cui puntare, anche nelle preparazioni estreme, avendo ben chiaro il nostro “essere italiani” e con una sana invidia per quante eccellenze gastronomiche offra il Meridione. Proprio da qui parte il racconto video per 20Italie, grazie alla collaborazione con Matteo Sangiovanni presidente dell’associazione e chef executive del ristorante Le Radici a Battipaglia.

Rudi Bindella: dalla Svizzera al suo amore per la Toscana

Arrivando alla Tenuta Vallocaia, adagiata su un poggio che guarda la Val di Chiana e la Val d’Orcia e abbracciata dalle splendide cittadine di Cortona e Montepulciano, si capisce subito che si tratta di un bel posto, in ogni senso. I paesaggi morbidi delle colline toscane, l’architettura della cantina moderna ma accogliente, perfettamente integrata con l’ambiente circostante, la cura di ogni particolare senza essere impersonale o artefatto, confermano tale impressione.

La tenuta Vallocaia dall’esterno – photo credits Alessandro Moggi

Quando Rubi Bindella, attuale proprietario, accompagnava il padre nei suoi viaggi dalla Svizzara in Italia, in giro per grandi aziende vinicole e ristoranti, capì ben presto che l’interesse e l’amore per la Toscana e per le sue bellezze, lo avrebbero rapito prima del previsto. Nel 1971 Rudi vinse una borsa di studio all’Università per stranieri di Perugia e nel 1983 decise di fermarsi a Montepulciano, quando acquistò la tenuta. Oggi è in azienda anche il figlio, Rudi Jr.

Rudi Bindella e Rudi Bindella Jr- photo credits Alessandro Moggi

Imprenditore di successo – le cui attività spaziano oggi dalla ristorazione di alto livello con qualche decina di ristoranti in Svizzera, all’edilizia e all’immobiliare, per un totale di circa 1400 collaboratori – Rudi ha una sua visione, molto semplice ma definita: “la vita è bella”. Con questo credo, porta avanti le proprie aziende cercando di lavorare per abbellire la vita di tutti. “Offrire ambienti esteticamente curati aiuta le persone che li vivono e che ci lavorano a stare meglio”, ci spiega. Come dargli torto! E lo si vede dalla bellezza e dalla cura della cantina di Vallocaia.

Oltre che del bon vivre, del buon vino e bel buon cibo, Rudi è un appassionato di arte: ha comprato il suo primo dipinto quando aveva 16 anni e questa sua passione colora oggi anche gli ambienti della tenuta, rendendola una mostra permanente di opere di ogni tipo e da ogni luogo del mondo.

Vallocaia ha oggi all’attivo 175 ettari di cui 54 a vigneto, 16 di oliveto e una quarantina di seminativi e bosco. La crescita dagli inizi è stata graduale e progressiva (all’acquisto nel 1983 erano 2,5 ettari di vigneto, 10 di bosco e un rudere). Nel 2015 sono iniziati i lavori per la nuova cantina, una struttura interrata e progettata con le più moderne tecnologie di efficienza energetica, utilizzando materiali e colori che ben si sposano col luogo, puntando alla massima funzionalità di ogni reparto, oltre ad un lato estetico sempre curato e mai esagerato. Non ultimo, un profondo rispetto per la natura dirige la produzione vinicola in ogni sua fase, ottimizzando al massimo le risorse a disposizione, in un programma di riciclo addirittura del calore dei frigoriferi e l’utilizzo di pannelli fotovoltaici. Operano inoltre secondo tutti i dettami di un’agricoltura sostenibile e nel pieno rispetto dell’ambiente anche se non in possesso di alcuna certificazione ufficiale.

La zona vinificazione – dominata da grandi serbatoi in acciaio – è estremamente moderna, organizzata e ottimizzata per una eccellente gestione delle uve dove rigore e pulizia sono le parole d’ordine (e l’immancabile tocco estetico con le colonne rosse per dare un punto di colore e calore ad un ambiente che sarebbe, di per sé, molto freddo ed asettico).

La barriccaia, oltre a tutti gli spazi comuni in azienda, non manca della presenza di opere d’arte, quasi a volte far sentire il visitatore all’interno di un museo, piuttosto che in una cantina.

Oggi 30 ettari sono destinati alla produzione di Nobile di Montepulciano dove, tra il 2012 e il 2019 è stata realizzata la parcellizzazione dei vitigni, anticipando, di fatto, quella che sarà la nuova tipologia “Pieve” approvata nel 2021 dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano e in commercio dal 2024. 180 mila le bottiglie prodotte in totale, di cui 60 mila della Nobile DOCG e il resto ad altre referenze sotto il cappello Toscana IGT. La raccolta delle uve è totalmente manuale. La direzione della produzione – e di tutta l’azienda in generale – è affidata a Giovanni Capuano, originario di Cava de’ Tirreni, ma stabilmente a Vallocaia da oltre 20 anni.

Giovanni Capuano – Direttore Vallocaia

Giovanni e Rudi condividono la stessa filosofia produttiva, con l’intento di studiare e capire il carattere del territorio per trasferirlo quanto più possibile nei loro vini, affinché siano riconoscibili, identitari e ambasciatori di Montepulciano. Attraverso tre “mini verticali” delle annate 2015-2018-2019 abbiamo potuto conoscere dettagliatamente le tipologie dei Nobile rappresentativi di Vallocaia:

Vino Nobile di Montepulciano Bindella (annata, da blend di vigneti)

Vino Nobile di Montepulciano Quadri (cru)

Vino Nobile di Montepulciano Vallocaia (Riserva)

La precisa segmentazione dei suoli di ogni vigneto racconta in maniera inequivocabile le differenti tipologie di Nobile e proprio qui sta la forza di Bindella. Il Sangiovese (localmente detto Prugnolo Gentile) non può dare gli stessi risultati su terreni differenti. Per il Bindella (Nobile annata) si attinge ai vigneti posti su sabbie della Valdichiana di diversi colori (i più recenti risalgono a un milione di anni fa), da zone palustri prosciugate, mutate in terreni sciolti che si ritrovano in vini sottili, taglienti e fini al sorso, ma dagli intensi profumi. Blend di Sangiovese (minimo 85% come da disciplinare) con saldo del 15% circa tra Canaiolo (principale responsabile dei profumi, specie speziati), Colorino e Mammolo.

L’annata 2015 è ricordata come un’ottima vendemmia, dal clima caldo, secco e molto soleggiato con un unico aspetto negativo dato da alcune grandinate in giugno e luglio compromettendo alcune parcelle vitate. Ne derivano vini piuttosto intensi per colore e sostanze estrattive, medi livelli di alcool in equilibrio con un tessuto tannico ben strutturato.

Bindella 2015 si svela sui toni dei frutti rossi maturi in armonia con un manto di erbe aromatiche e balsamiche, rendendo il sorso pieno e di una piacevole freschezza gustativa. L’affinamento in botti grandi di solo rovere francese dona eleganza e profondità.

La 2018 ha inevitabilmente un altro passo, mostrando accenni di sottobosco e frutti meno concentrati dovuti ai grappoli più grandi e di conseguenza dalle sostanze più diluite. Le fasi fenologiche nella stagione sono state per forza di cose in ritardo in base alle media stagionale, a causa delle ripetute precipitazioni che da fine inverno si sono protratte fino al mese di luglio, non consentendo ai suoli di asciugarsi e quindi riscaldarsi in modo appropriato, limitando nelle piante l’assorbimento dei sali minerali. Il clima favorevole di settembre e ottobre ha fortunatamente consentito di raggiungere la piena maturazione dei frutti, portando nel calice un Nobile 2018 dalla delicata espressione del varietale in un corpo senza spigoli, per un vino che non ha bisogno di essere atteso a lungo, ma si che apprezza oggi stesso per la sua immediata freschezza e bevibilità.

Nel 2019 si cambia nuovamente registro dove si parla di vini di grande qualità. Due sono stati i periodi di intense piogge tra la primavera e l’autunno mentre il resto dell’anno – specie nel cruciale periodo giugno-ottobre – si ricorda come una stagione dominata da un clima secco con brevi ed intensi episodi piovosi (arrivati in momenti provvidenziali ed evitando un eccessivo stress idrico alle vite). Già dal colore rubino luminoso, Bindella 2019 si manifesta nell’intensità floreale nettissima e dai toni concentrati di amarena e lampone, insieme a tocchi rinfrescanti di eucalipto e un finale agrumato di grande piacevolezza.

Quadri è figlio di una parcella argillosa da terreni pliocenici, ricchi di calcare, che regalano struttura ed intensità cromatica ai vini. Dalle vigne poste a circa 360 mt slm., per questa selezione si utilizzano solo uve Sangiovese che non ha bisogno di aiuti per struttura e colore, caratteristiche che gli arrivano in maniera del tutto naturate dei terreni su cui cresce. La produzione media è di circa 13 mila bottiglie all’anno, passando da 6 a 20 mila bottiglie a seconda dell’annata. La differenza può essere davvero molto significativa in termini di quantità, ma la scelta delle uve è decisamente selettiva, tanto che si è deciso di usarle solo per il Nobile, non declassando un parte di materia prima, eventualmente, per la produzione di Rosso di Montepulciano, ma rinunciando completamente all’utilizzo dei grappoli non idonei.

Tra le 3 annate degustate, la 2015 sfuma su toni aranciati e parla di bosco, frutti neri essiccati e maturi, more e prugne, funghi e foglie bagnate, dando spazio anche a delicate note tostate di cacao e caffè ed accenni di cera. Il sorso è composto e sorretto da tannini in riga e ben integrati, chiude balsamico in una scia di scorza d’arancia. Di contraltare, anche qui nel millesimo 2018 si riscontra chiaramente l’annata molto diversa e un po’ più “snella” ma non meno interessante. L’acidità resta protagonista di ogni vino aziendale: in questo calice spiccano più i richiami al floreale scuro di viola, ai frutti rossi sotto spirito dal sorso scorrevole, in un finale di media lunghezza. Anche in questo caso, bevilo oggi e apprezzane la piacevolezza. Quadri 2019 spinge su fragole e ribes, note floreali fresche e profumate con una struttura tannica integra e graffiante. Chiude in lunghezza con un ottima sapidità e il richiamo a qualche anno di bottiglia per integrare al meglio le parti, godendone ancora di più in futuro.

La Riserva Vallocaia nasce dalle storiche dalle terre rosse di Montepulciano, argillo-sabbiose e ricche di ferro e manganese. Va da sé che nel calice si ritrovano la complessità e la struttura date dalle argille e i variegati profumi delle sabbie. Circa il 95% di Sangiovese e un accenno di Colorino compongono il blend del Nobile di Montepulciano Riserva.

Le terre rosse dei terreni per la Riserva Vallocaia

L’annata 2015 ritrova nella Riserva ancora la vivacità del rosso rubino intenso. Il naso è monolitico, compatto e complesso di rose rosse e viola, ciliegie e mora mature, foglie di mirtillo e lieve tostature arricchiscono il bouquet. In bocca è ampio e dalle sfumature balsamiche, slanciato con il frutto al centro bocca, guidato da un tannino che accarezza il sorso. Chiude a lungo su note sottili di cacao. La vendemmia 2018 conferma una carattere più morigerato, quasi timido su accenni di piccoli frutti e zest di arancia, comune denominatore degli assaggi fino a qui raccontati. La spinta acida dona dinamicità al sorso. 2019 è la compiutezza del Nobile nella sua forma migliore: grande protagonismo del Sangiovese perfettamente maturo e croccante, nota smoky che lo rende accattivante in un sorso strutturato e sapido, succoso e fresco, dove il tannino tipico del vitigno conduce le danze e guida il vino verso l’evoluzione in bottiglia. Riassaggiare tra 3/5 anni quando potrà regalare ancora maggiori soddisfazioni!

Chiacchierando con Giovanni, io gli altri colleghi della stampa presenti, gli abbiamo chiesto di scattare una fotografia sull’attuale situazione della denominazione e di abbozzare una previsione a breve-medio termine. Conviene con noi che il Nobile di Montapulciano è un vino che negli ultimi 10 anni ha un perso un po’ della sua identità, a causa della forse troppa libertà di produzione data dalle modifiche apportate al disciplinare dal 2010, permettendo un utilizzo maggiore di varietà di uve (fino al 30% di tutte le varietà coltivabili in Toscana, internazionali inclusi) creando grande confusione tra produttori e consumatori. Il maggior numero di ettari iscritti a Nobile è nelle mani di imbottigliatori di una cantina sociale, aumentando così la difficoltà di far crescere il livello di apprezzamento del Vino Nobile nel mondo. Last but not least, la variegata differenza di prezzi per una stessa tipologia di etichetta, quasi senza controllo. L’impegno di Bindella Tenuta Vallocaia nella valorizzazione del Vino Nobile di Montepulciano è significativo, soprattutto in questi anni in cui molti si chiedono in che direzione stiano andando il Consorzio e la denominazione, adesso che si va verso l’istituzione delle menzione geografiche aggiuntive con le “Pievi” e la restrizione all’utilizzo di soli vitigni autoctoni per la produzione del Nobile.

In Valle Aurina, c’è aria di festa. Il Natale è alle porte

All’Alpenpalace Luxury Hideaway & Spa Retreat, in Valle Aurina, c’è aria di festa. Il Natale è alle porte ed è tutto pronto per festeggiare tra profumi di cannella, tazze di vin brulè e di succo di mela calda da sorseggiare davanti al camino, avvolti in una calda coperta di lana. E, poi, nella SPA, esperienze personalizzate fra trattamenti per lui e per lei e percorsi con i Maestri Aufguss, che si abbinano a programmi rigeneranti e defatiganti personalizzati per gli ospiti più esigenti.


In tutta la Valle poi non mancano momenti da vivere in outdoor con itinerari sugli sci, con skipass gratuiti a dicembre e, per gli ospiti dell’Alpenpalace Luxury Hideaway & Spa Retreat anche a gennaio, ciaspole e slittino. Circondati dalle montagne che si proiettano verso il cielo fino a sfiorare le nuvole e dove la neve fa rima con benessere. Qui è facile ritrovare la serenità e la pace interiore nei boschi, tra cascate e angoli suggestivi. E, infine, calendario ricco di eventi per la Valle più a nord d’Italia.

L’inverno è alle porte e all’Alpenpalace Luxury Hideaway & Spa Retreat c’è voglia di neve e l’aria natalizia sembra pronta a entrare nella vita degli ospiti e a colorare gli ambienti dove godersi dolci emozioni in totale relax davanti al caminetto sorseggiando una cioccolata calda con della piccola pasticceria, una fumante tazza di vin brulè o un profumato drink a base di succo di mela caldo, rilassandosi coperti da morbide coperte e con il sottofondo di canti e di musiche natalizie. Per chi ama le esperienze in outdoor, non mancano momenti speciali con le eleganti luminarie nel grande parco, gli abeti addobbati, i piccoli oggetti disposti qua e là, le fiaccole accese durante le serate con qualche stella da rimirare, magari immersi nella piscina a 33°C in mezzo al giardino con i vapori che creano un’atmosfera fiabesca. E poi, ancora, pupazzi in pannolenci, buffi animaletti, folletti del bosco e candele ovunque per assicurare l’atmosfera magica. Tutto questo è il benvenuto prenatalizio della famiglia Mairhofer nel cinque stelle lusso della Valle Aurina.
Il mood della prossima stagione invernale è decisamente di carattere e all’Alpenpalace Luxury Hideaway & Spa Retreat parte con la giusta grinta e tanta voglia di concedersi una vacanza tra divertimento, relax, sport e cibo gourmet.



L’Alpenpalace Luxury Hideaway & Spa Retreat, offre un’atmosfera di gran classe dove l’ospite è al centro e tutto viene proposto per esaudire ogni desiderio. Un parco di 30.000 m2, isole relax, una terrazza panoramica con vista sulle montagne, trattamenti spa esclusivi e un servizio internazionale. Le camere e le suite sono dei piccoli gioielli di stile, dove il legno è un’essenza complementare dell’esperienza e il panorama circostante è capace di lasciare chiunque senza parole. Puro relax nella sua SPA Alpin: è il luogo perfetto per perdersi nei numerosi percorsi di benessere offerti per un’esperienza rigenerante e tonificante. Tra i trattamenti il bagno alla lavanda che con le sue fragranze naturali, con un effetto rilassante sui muscoli e sul sistema nervoso o la coccola alle erbe della valle, dalle proprietà curative, da provare in sauna con una temperatura di 55°C capace di eliminare le tossine. Nella lista “benessere” proposta agli ospiti, un trattamento romantico: il profumato bagno alle erbe con il benefico massaggio parziale rilassante e un bagno aromatico a scelta, il tutto accompagnato da un flûte di champagne a lume di candela. e, poi, i rituali di bellezza con i Maestri Aufguss proposti con diverse essenze, per sentirsi vere principesse e ritrovare il benessere per il corpo e la tranquillità della mente.A tutto ciò non deve mai mancare la magia del silenzio che si riscopre passeggiando nei boschi, una magia da scoprire nelle tante attrazioni proposte in Valle Aurina.  E, per chi vuole ancora provare emozioni d’antan, anche un giro in carrozza per raggiungere la Valle e ammirare i punti più caratteristici. Agli sciatori è riservata un’offerta: per il mese di dicembre, esclusi i quindici giorni tra Natale e Capodanno, gli skipass in Valle Aurina saranno gratuiti, per gli ospiti dell’Alpenpalace la promozione varrà anche per il mese di gennaio.


Gli eventi invernali della Valle Aurina sono davvero numerosi da poterli elencare tutti. L’Alpenpalace propone una visita alla “Foresta Incantata” a Cantuccio nei pressi di Campo Tures: 1 km di sentiero illuminato da luci per ammirare lo spettacolo naturale della cascata ghiacciata dove i giochi d’acqua creano il volto di Cristo scolpito in pietra e chiamato il “Capo di Cristo“. E, poi, una visita al “Museo della lana” di Campo Tures  dov’è possibile osservare all’opera chi ancora fila la lana di pecora secondo gli antichi metodi e dov’è anche possibile acquistare soffici e caldi capi d’abbigliamento.
Non ultimo, il museo dei Presepi ‘’Maranatha’’ a Lutago con un’area espositiva che non ha eguali e dove i visitatori possono ammirare presepi provenienti da tutto il mondo e realizzati con i più originali dei materiali; a dare il benvenuto ai visitatori una raffigurazione in scala di Castel Tures come presepe di cavalieri.


Infine sabato 3 dicembre dalle 18, a Campo Tures, tornano i “Krampus” con le loro “spaventose” maschere in una sfilata che è ormai una tradizione e che simboleggia la vittoria del bene sul male, dove i diavoli si impossessano delle strade del paese che diventa un vero e proprio crocevia per i Krampus dell’intera regione. Un’occasione per conoscere e vivere appieno le affascinanti tradizioni della Valle Aurina.

Autunno in Alto Adige come veri esploratori

Avventure per tutta la famiglia nei Familienhotels Südtirol.
Per vivere l’autunno in Alto Adige come veri esploratori tra le fiabesche foreste e gli ambienti alpini, tra boschi e risorgive, malghe e masi.  Immerse nella natura e protette dai massicci alpini, le strutture dei Familienhotels Südtirol accolgono le famiglie con le avventure di tardo autunno.
I più piccoli esplorano il bosco alla ricerca degli animali che lo popolano giorno e notte e giocano con i frutti e le foglie autunnali. I grandi affrontano vie ferrate e percorsi verso le cime.


E poi l’esperienza della vita dei masi, i trekking con gli alpaca, i giri tra le malghe e le escursioni alla scoperta di gole rocciose e sorgenti di acqua nascoste nel bosco. E il tempo trascorso con la famiglia al Familienhotel Huber in Val Pusteria, al Kinderparadies Alpin in Valle Isarco o al Familienhotel Bella Vista in Val Venosta diventa un ricordo indelebile fatto di emozioni e scoperte.
Lo scenario è da fiaba. Valli, torrenti, boschi e alte cime che svettano nell’azzurro del cielo autunnale. Siamo in Alto Adige dove, in attesa dell’inverno che si avvicina lentamente, si possono vivere esperienze indimenticabili con la propria famiglia.
Animati dalla voglia di divertimento all’aria aperta o all’interno delle strutture con i moderni spazi creati per i bambini, il paesaggio fa il resto con l’esplosione dei colori della vegetazione, abbracciati dalle vette dolomitiche, nella magia dei boschi. Luoghi da sogno per grandi e piccini che possono assaporare il piacere di una vacanza nei Familienhotels Südtirol.
Strutture vocate all’accoglienza delle famiglie, propongono un ricco programma di iniziative tra escursioni, attività nella natura e appuntamenti da trascorrere con gli animali intorno ai masi.


 A Valles, nell’area turistica sci&malghe Rio Pusteria, c’è un luogo dove ci si cala nell’ambiente magico delle Dolomiti con gli occhi e il cuore dei bambini. Al Familienhotel Huber, della famiglia Stolz, si scopre la bellezza della natura attraverso esperienze che sanno entusiasmare grandi e piccini. Un programma studiato per i bambini e i ragazzini con appuntamenti outdoor e indoor.
Per tutta la famiglia le escursioni nel soleggiato altopiano delle mele di Naz – Sciaves, il luogo dove godere ancora di un clima mite e piacevole, nel punto dove la Val Pusteria e la Valle Isarco si incontrano. E poi, i giri nel bosco per lasciarsi catturare dai colori e dai profumi autunnali ascoltando il rumore delle foglie sotto i piedi o muovendosi sul morbido tappeto degli aghi delle conifere e il poter cimentarsi nella costruzione di ripari con quello che il bosco offre.


 I più piccoli possono divertirsi con il laboratorio delle castagne e delle foglie, vivere l’avventura di un trekking con gli alpaca insieme ai personaggi Max & Moritz o cavalcare i pony del maso didattico Ritzailer della famiglia Stolz. Un luogo fatto per la gioia dei bambini, dove stare a contatto con gli animali, prendersene cura, o saltare nel fieno del fienile dei giochi, mentre il Parco Avventura nel bosco vicino invita ad arrampicarsi sugli alberi e trascorrere del tempo nella casetta sull’albero.


Al Kinderparadies Alpin della famiglia Ausserhofer bimbi e ragazzi sono accolti come dei veri esploratori. Circondato da cascate e vette alpine, il 3 stelle superior di Colle Isarco in Valle Isarco regala avventure. Si può scoprire la notte con i suoi silenzi che si contrappongono ai suoni degli abitanti del bosco con l’escursione lungo il sentiero, dietro l’hotel. E di giorno come dei veri scienziati si ricerca e si indaga con la lente di ingrandimento nello stagno dei girini. Per tutta la famiglia la giornata da trascorrere in fattoria, il maso Öttl, anche in compagnia degli alpaca. Ad attendere genitori e adolescenti appassionati di ferrate, la via Lampskopf fino al rifugio Tribulaun a 2368 metri di altitudine. Un percorso per vivere un’esperienza completa, tra camminata e ferrata, in un contesto agreste e molto selvatico. Adatta a tutti la strada forestale che da Colle Isarco si dipana attraverso i prati di larici, alberi che regalano un tripudio di colori e dipingono i paesaggi alpini in autunno. Qui il tempo sembra fermarsi e tutto invita alla calma, a una nuova vita più slow. Un facile percorso per momenti impagabili, tra gli alberi che cambiano colore, l’aria tersa e il panorama da ammirare dal rifugio Cima Gallina a 1868 metri di altitudine.


Un soggiorno al 3 stelle superior Familienhotel Bella Vista della Famiglia Thöni a Trafoi in Val Venosta, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, regala le atmosfere di un paesino alpino e il panorama sull’imponente Ortles con la sua vetta a 3.905 metri di altitudine. Ottimo punto di partenza per escursioni e trekking di diversa difficoltà, qui tutta la famiglia vive momenti indimenticabili. Tra le escursioni proposte dal Bella Vista, una delle più emozionanti per tutta la famiglia parte dal Canyon di Trafoi, canyon di roccia che si svela tra gli alberi del bosco e bacino fluviale scavato dal Rio Trafoi.


Qui si scende verso la gola, per poi risalire fino a una piattaforma panoramica con vista sulla vallata di Trafoi e sullo Stelvio. Il percorso si snoda poi in un bosco di larici e abeti, dove la natura sorprende con un formicaio di quasi due metri, il più alto del Parco Nazionale dello Stelvio e una sorgente naturale di acqua purissima. Camminando lungo il fiume si raggiunge infine il parco dei cervi, per regalare anche ai più piccoli l’emozione per la bellezza e la possanza di questi animali. Le avventure non finiscono qui; ci si può lasciar guidare da Gustav Thöni nella camminata in notturna con le lanterne o nel trekking delle malghe, mentre i bambini, accompagnati da una guida alpina, vivono l’ebbrezza di fare una via ferrata a loro dedicata. Un pieno di esperienze che lascia ricordi indelebili in grandi e piccini.

Nuovo format di ospitalità nel cuore delle Dolomiti Ladine

Amare e restare. Due parole che racchiudono in sé l’essenza dell’innovativo progetto di ospitalità altoatesina, un luogo dove rimanere per prendersi cura di sé. AMA Stay è a San Vigilio di Marebbe ed è una destinazione pensata per unire vacanza, tempo libero e lavoro, in un ambiente dal respiro internazionale e cosmopolita, ma allo stesso tempo radicato nella tradizione altoatesina e nella bellezza naturale delle Dolomiti, parco naturale protetto dall’UNESCO.
AMA Stay,  nasce da un’idea di hôtellerie innovativa dell’imprenditore Markus Promberger, la cui famiglia si occupa di ospitalità da generazioni. I lunghi anni di esperienza nel mondo del turismo e le diverse ispirazioni raccolte durante i suoi viaggi all’estero sono confluiti nel nuovo concept che Markus ha fortemente voluto sviluppare nel suo luogo natio a San Vigilio di Marebbe, un borgo di origine ladina ricco di tradizione e cultura affacciato sulle Dolomiti Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

NUOVO MODELLO DI OSPITALITA’ COSMOPOLITA
AMA Stay si basa sulla convinzione che la vita sia un collage di incontri e scoperte, un intreccio tra sfera privata e professionale; si rivolge agli smart worker, ai nomadi digitali e agli amanti della vacanza nella natura che desiderano trovare il proprio equilibrio personale tra concentrazione, relax e sport. La struttura dispone di 39 camere doppie, 39 monolocali e 17 appartamenti, realizzati secondo un concept abitativo giovane e sostenibile, con interni dai colori chiari, in legno di rovere e pietra, morbidi tessuti, grandi vetrate e balconi che offrono una spettacolare visuale sulle Dolomiti.


Per tutti gli ospiti che soggiornano ad AMA Stay è inclusa la possibilità di usufruire degli spazi di co-working, vero e proprio punto di forza e innovazione di questo nuovo concept di vacanza-lavoro ossia “workastion” (working vacation), pensato per creare una vera e propria Community AMA in cui fare rete, completarsi a vicenda e realizzare nuovi progetti. Disposta su due piani, l’area di co-working multifunzionale dispone di 15 postazioni di lavoro, area lounge per incontri creativi, box per telefonate, sale conferenze, è dotata di tutti gli strumenti business e delle più efficienti tecnologie ed è coordinata dal Community Team di AMA, che oltre ad occuparsi della perfetta funzionalità degli spazi, ha la funzione di creare il terreno fertile per nuovi incontri tra persone affini indoor della community, per un confronto ricco e una collaborazione proficua, fonte di nuove idee e creatività.
AMA Stay, punto di riferimento di coworking dell’Alto Adige.
Gli spazi business sono prenotabili a ore o per l’intera giornata, sia dagli ospiti dell’hotel che dalla comunità locale, per cui AMA Stay vuole diventare il nuovo punto di riferimento di coworking
dell’Alto Adige, dove far incontrare menti creative con lo stesso mindset. “Lavorare al meglio, per vivere al meglio” partendo da questo presupposto AMA Stay propone anche gli spazi ideali per rilassare la mente dopo una giornata di lavoro indoor di un intimo e raffinato centro benessere di 700 mq che comprende 1 piscina esterna sul tetto della struttura con splendida vista panoramica, 5 aree relax, zona fitness, sauna finlandese panoramica, bio sauna finlandese a 60°, bagno turco panoramico e una zona beauty con esclusivi trattamenti viso e corpo, rituali di bellezza, impacchi e peeling personalizzati.

Come il benessere anche la cucina di AMA Stay pone grande attenzione al territorio e ai suoi prodotti, attraverso un concept gastronomico che fonde tradizione e contemporaneità, affidato allo Chef Marco de Benedictis che sa unire le tradizionali “ricette della nonna” – come lui le ama definire – a una nuova consapevolezza gastronomica.

Il mix perfetto tra schietta ospitalità ladina e contemporaneità si rispecchia nell’AMA Stay Restaurant, dove gli elementi di design e le grandi vetrate panoramiche creano un ambiente moderno e accogliente, mentre all’AMA Bistrò gli ospiti possono incontrarsi durante tutto l’arco della giornata per godersi un caffè durante una pausa di lavoro, per un pranzo informale e gustoso o per ritrovarsi la sera con gli amici davanti a un bicchiere di vino. Immerso in un contesto paesaggistico unico al mondo, AMA Stay è un luogo in cui tutti, dagli ospiti al team che vi lavora, composto da persone provenienti da tutto il mondo, possano trovare uno spazio di respiro internazionale, in cui confrontarsi, crescere e vivere la natura prorompente delle Dolomiti nel modo che preferiscono. 



I corsi di cucina del team Costa del Cilento

Non ci stanchiamo mai, come 20Italie, di narrare le iniziative enogastronomiche volte a dar lustro a regioni e prodotti italiani, con uno sguardo approfondito verso la “nostra” amata Campania. Parliamo di una terra incantevole, scelta nel passato da numerosi imperatori e ritornata a quei fasti sontuosi grazie anche a valide iniziative turistiche. “Tutti uniti verso un unico obiettivo” recita il mantra dell’associazione senza scopo di lucro Team Costa del Cilento.

Composta da chef professionisti, si pone l’obiettivo di rappresentare la bellezza e le tradizioni gastronomiche di una terra millenaria come quella cilentana. Il Presidente Matteo Sangiovanni ci narra le varie iniziative proposte, con partnership privilegiate e sponsor che hanno già abbracciato il suo progetto: portare il Cilento in giro per il mondo e far conoscere al mondo le eccellenze di tale territorio.

Tra le tante novità, un corso di cucina segmentato nell’arco di 10 incontri con cadenza ravvicinata, per conoscere ed implementare le proprie tecniche ai fornelli. Non è rivolto soltanto agli oltre 70 chef associati, bensì è aperto a chiunque (tesserato) voglia cimentarsi in un’esperienza formativa di altissimo livello. Professori per un giorno saranno i colleghi titolari di ristoranti famosi, come Paolo Gramaglia una stella Michelin con il suo President a Pompei e gli chef resident più importanti nel panorama gastronomico campano. Abbiamo chiesto proprio a Paolo di ricordare la sua prima ricetta, quando ancora studiava a scuola, e di riviverla nei piatti proposti oggi. Ascoltate l’emozione palpitante di chi vive con passione il lavoro di una vita.

Alcune considerazioni finali da parte di Matteo Sangiovanni, chef executive del Radici a Battipaglia. Promotore da sempre del territorio, ha partecipato anche a gare internazionali dove non sono mancati riconoscimenti e premi per il made in Italy che tutto il mondo ci invidia. Non manca un libro di ricette che cattura l’appetito del lettore. Ci lasciamo con la consapevolezza del grande fermento che il mondo della ristorazione sta vivendo, nonostante le attuali criticità.

Info su: www.teamcostadelcilento.com

Cucina multietnica che va dritta all’Anima

chef Hichame El Mahi.
Nei piatti, profumi, colori e combinazioni creative.
Piatti ricchi di colore e materie prime di montagna combinate con le spezie e i profumi delle terre africane. È la cucina multietnica e sensoriale dello chef Hichame El Mahi del fine dining “Anima” del Sensoria Dolomites all’Alpe di Siusi.

A creare questo dinamismo di proposte ricche di colori e di ingredienti oltre confine per la tipica cucina di montagna, è lo chef Hichame El Mahi del fine dining “Anima” del Sensoria Dolomites all’Alpe di Siusi, hotel quattro stelle superior in Alto Adige.
Le sue origini marocchine hanno oltrepassato le Alpi e contaminato il menu del ristorante con eccellenze gastronomiche di alto livello combinate con le spezie e i profumi delle terre africane. Sperimentazione di piaceri per il palato che coinvolge tutti i sensi.

Alpe di Siusi, 15 settembre 2022 – Tutti pazzi per le spezie, i sapori forti e i colori decisi abbinati nel piatto. La cucina del fine dining “Anima” del Sensoria Dolomites, quattro stelle superior a Siusi allo Sciliar in Alto Adige, si arricchisce di idee e di proposte del territorio dal gusto speziato, forte e decisamente pungente al palato, che accompagna l’ospite in un viaggio sensoriale verso tutti i continenti.

Tutto merito di Hichame El Mahi, chef di origini marocchine e con una lunga esperienza in ristoranti gourmet e stellati in Italia, in Emilia Romagna e Alto Adige, e internazionale in particolare in Francia. Infatti, “Anima”, aperto anche al pubblico esterno, propone una cucina dall’impronta internazionale, ma con forti contaminazioni italiane, per rispondere alle esigenze degli ospiti. Il menu è settimanale e non viene mai replicato; ogni giorno una proposta diversa a seconda della stagionalità dei prodotti, ma anche della creatività dello chef che propone degustazioni di otto portate e relativi abbinamenti vino.

IL MIX DI GUSTI IDEALE
Arrivato in Italia da ragazzo, Hichame El Mahi si è avvicinato al mondo della cucina solo attraverso le sue esperienze lavorative nazionali e internazionali. Poco alla volta si è fatto affascinare e ha iniziato a sperimentare, approcciando il mondo della ristorazione con un suo pensiero: promuovere le eccellenze di un territorio, quello altoatesino, ricordando sempre i profumi e i colori della sua terra d’origine, un crocevia di emozioni e di etnie, combinandola alla nouvelle cousine francese in particolare dalle tipiche creme e mousse che impreziosiscono il piatto.

Da 15 anni in Alto Adige, ha girato molte realtà approfondendo tecniche e conoscenze. Prima di arrivare nelle Dolomiti, ha lavorato in Emilia Romagna, ma anche in Francia a Colmar, dove ha colto le idee della cucina francese. Ha lavorato anche come private chef sugli yacht. «La mia formazione? Sul campo» spiega Hichame El Mahi. «Con la curiosità e la voglia di crescere in questo settore, ho appreso i segreti degli chef. Ho sperimentato combinazioni e nuove tecniche e, a tutto ciò, ho unito la passione e la fantasia».


Nella sua playlist, lo chef ama parlare di Vellutata di ortica servita con raviolo speck e mela Kanzi croccante e schuttelbrot.


Tra i primi piatti i Ravioli ripieni di burrata alpina e confit di pomodorini.


Le carni sono un must, in particolare il Filetto di vitello speck e variazione di carote e porcini, con ingredienti provenienti dalle malghe della zona e verdure raccolte nell’orto, oltre al Manzo rosè servito con verdura ratatouille, profumata con perle di balsamico e fondo bruno.

Hanno un ruolo centrale anche le spezie come la cannella, coriandolo, cardamomo, curry e masala. Per un fine pasto scoppiettante, il dolce, dedicato al Sensoria Dolomites, ossia la Pera Sensoria una morbida proposta con polpa, succo di pera e limone con cannella. Il tutto impreziosito da un mantello di crema ganache di vaniglia del Madagascar montata. All’esterno cioccolato bianco Ivoire Valhrona, burro di cacao e polvere di vaniglia Bourbon, che replicano la vera pera. Lavorare gli alimenti e prima ancora produrli, per lo chef è importante.
La sua brigata realizza direttamente la pasta con impasti di verdure e di spezie. Ha a disposizione un orto da cui raccoglie erbe e piccole quantità di verdure. I suoi fornitori sono piccoli produttori del territorio, una scelta per garantire la qualità degli ingredienti e per conoscerne sempre la provenienza. Non ama definire la sua cucina a chilometro zero, ma “cucina del territorio” perché il rapporto con i produttori è legato alle tradizioni di un Alto Adige agreste, vivo di tradizioni e sempre attento a coltivazioni naturali e biologiche. I dolci sono un altro plus. Vengono proposti in combinata con il maestro pasticcere esplorando le usanze provenienti da tutto il mondo. La selezione di golosità propone anche delle marmellate freschissime e naturali, una piccola produzione fatta in un maso della Val Venosta.

LA SALA E IL PIACERE DI BERE IL MEGLIO


Se la cucina si conferma una sperimentazione, a completare la proposta la dettagliata selezione beverage. Un concetto di ospitalità che si traduce nella grande attenzione per l’ospite che deve essere assecondato in tutte le proprie esigenze. «Amiamo mettere a proprio agio i clienti cercando di comprendere le esigenze che, di volta in volta, si presentano» spiega Lea Oberhofer. «Con i commensali il personale cerca di instaurare un rapporto equilibrato per presentare il percorso gastronomico al fine di farlo vivere al meglio. Amiamo raccontare ogni cosa, ma senza invadere la privacy delle persone. La carta dei vini è sempre in linea con i piatti della cucina». La carta dei vini conta 200 etichette, con grande attenzione alle produzioni dell’Alto Adige. Viene proposta divisa per vitigni e per aziende produttrici. La selezione però è continuamente in movimento in quanto la scelta è quella di andare alla ricerca delle produzioni più blasonate del territorio.

Parlare di food & beverage al Sensoria Dolomites e nel suo fine dining “Anima” significa intraprendere un cammino verso la sperimentazione di piaceri per il palato e che coinvolge tutti i sensi.