Un viaggio in Trentino: le Dolomiti a un passo dal cielo

Che il Trentino sia un posto speciale non è un modo di dire. Basta guardare il panorama, le sue bellezze naturali, le vette spettacolari delle Dolomiti, i laghi, parchi naturali e le valli verdi. E poi i paesini con costruzioni di montagna dalle quali svettano chiesette che sembrano uscire da una fiaba.

Nelle pianure e sulle pendici collinari si stendono vigneti che sembrano un tappeto verde in contrasto con il rosso scuro della roccia porfirica. Il Trentino è una Regione ricca di bellezze naturali, storia, cultura e tradizioni, che offre opportunità uniche sia per il turismo che per i momenti di ogni giorno.

Le Dolomiti, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, sono una meta ideale per attività all’aperto quali l’escursionismo, l’arrampicata e lo sci. I laghi, come il Lago di Garda, il Lago di Caldonazzo e quello di Levico ad esempio, offrono occasioni per nuoto, vela e relax. I parchi naturali, tra cui il Parco Naturale Adamello Brenta e il Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino, proteggono la biodiversità e sono ideali per escursioni e osservazione della natura.

Il Trentino ha una storia lunga e complessa, influenzata dalle vicende politiche e culturali della regione alpina. Per secoli, il territorio è stato sotto il controllo del Principato Vescovile di Trento. Nel corso del XIX secolo, è diventato parte dell’Impero Austro-Ungarico fino alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando fu annesso all’Italia. Un patrimonio culturale unico, che condivide elementi italiani e tirolesi.

L’economia è diversificata: il turismo gioca un ruolo fondamentale grazie alle attrazioni naturali e sportive. L’agricoltura è importante, con una produzione di mele, uva e vini e la protezione di enti quali il Consorzio Vini del Trentino. L’italiano è la lingua ufficiale, ma sono presenti minoranze che parlano il ladino nelle valli delle Dolomiti, il mocheno e il cimbro in altre aree. Le tradizioni locali sono ricche e varie, con feste, sagre e rievocazioni storiche che celebrano la cultura e la storia della regione. Le tradizioni culinarie includono piatti come i canederli, la polenta, lo speck e numerosi formaggi tipici.

La città capoluogo è Trento, dal centro storico ben conservato, con il Castello del Buonconsiglio, la Cattedrale di San Vigilio, il Museo di Scienze Naturali MUSE e i palazzi rinascimentali come Palazzo Roccabruna. Altre città di interesse includono Rovereto, con il suo Museo d’Arte Moderna e Contemporanea (MART), e Riva del Garda, situata sulle rive del Lago di Garda.

Il Consorzio Vini del Trentino: un esempio di squadra e Identità Territoriale

Quando si parla del Consorzio Vini del Trentino, la definizione più calzante è quella di una squadra che rappresenta la quasi totalità (oltre il 90%) dei produttori e viticoltori della regione. Il termine “squadra”, non è usato a caso: la sua forza risiede non solo nella legge che gli affida il compito di salvaguardare le denominazioni di origine enologiche della provincia, ma soprattutto nella capacità di mantenere salda e credibile l’identità delle produzioni vitivinicole locali.

Avere una identità forte e riconosciuta è essenziale per ogni produttore, viticoltore, imbottigliatore e cooperatore del Trentino. Questa identità rappresenta le fondamenta su cui costruire una promozione efficace e credibile delle aree produttive, dei vitigni, dei vini e delle aziende della regione. È grazie a tale coesione che il Consorzio è in grado di tutelare le produzioni enologiche trentine, garantendo la sostenibilità ambientale e promuovendo i vini del Trentino sia a livello nazionale che internazionale.

I vini sono il risultato di una terra con un’alta vocazione e di una tradizione di livello mondiale, soprattutto, dell’impegno, soprattutto nel campo spumantistico.

L’Istituto Tutela Grappa del Trentino

L’Istituto Tutela Grappa del Trentino svolge in parallelo un ruolo fondamentale nella valorizzazione di un’altra produzione tipica: la grappa. Fondato nel 1969 conta oggi 24 soci, di cui 20 distillatori che rappresentano quasi tutta la produzione. L’Istituto ha il compito di valorizzare la grappa ottenuta esclusivamente da vinacce prodotte in Trentino, qualificandola con un apposito marchio d’origine e la dicitura “Trentino Grappa”.

La produzione di grappa in Trentino rappresenta il 10% di quella italiana, un dato significativo che ne testimonia l’importanza e la qualità. Il Consorzio Vini del Trentino e l’Istituto Tutela Grappa del Trentino rappresentano due pilastri fondamentali per l’economia e la cultura locale. Grazie alla loro azione congiunta, questi enti garantiscono la salvaguardia delle produzioni enologiche e distillatorie, promuovendo al contempo l’identità e la tradizione di una terra unica.

Hotel Villa Madruzzo: connubio di storia, eleganza e gastronomia nel cuore del Trentino

Situato tra le colline verdi e le vette maestose del Trentino, l’Hotel Villa Madruzzo offre un’esperienza che combina la storia del XVI secolo con il comfort e il lusso moderni. Residenza nobiliare, originariamente dimora della famiglia Madruzzo, sa accogliere i suoi ospiti in un ambiente elegante e raffinato, suddiviso in due aree distinte ma complementari: la zona Classic e l’area Belvedere.

La zona Classic, con il suo fascino d’epoca, permette di immergersi completamente nell’atmosfera storica della villa. Le camere sono arredate con mobili antichi e dettagli che richiamano il passato glorioso dell’edificio, offrendo al contempo tutti i comfort moderni per un soggiorno piacevole e rilassante. Dall’altra parte, l’area Belvedere rappresenta una fusione armoniosa di modernità e benessere, dove il moderno si fonde con il calore del legno. La chicca è il centro benessere che rigenera e regala momenti unici. Gli ospiti possono godere di una vasta gamma di trattamenti, dalla sauna al bagno turco ai massaggi, immersi in un ambiente sereno e panoramico.

Al suo interno, il Ristorante Villa Madruzzo ha sale eleganti in grado di ricevere, non solo gli ospiti dell’albergo, ma anche il pubblico esterno. Il menu è un viaggio sensoriale attraverso le delizie della cucina trentina: dai canederli ai formaggi locali, passando per piatti a base di selvaggina e dolci tradizionali, ogni portata è preparata con cura e presentata con eleganza. L’attenzione ai dettagli e la passione per la gastronomia fanno di questo ristorante una meta imperdibile per gli amanti del buon cibo.

Dall’erba al formaggio lungo la filiera del latte

Un tour guidato in compagnia di Albatros tra i prati della campagna di Predazzo per scoprire il forte legame che c’è tra erba, latte e formaggi. Prima tappa in stalla presso l’azienda agricola Moser dove Maria Letizia ci aspetta con Mariapia Morandini e la sua famiglia per raccontare l’importanza che ha l’alimentazione delle mucche nella qualità del latte. Abbiamo avuto modo di assistere anche alla mungitura e scoprire le innovazioni che caratterizzano le stalle dei nostri giorni. La filosofia di famiglia è incentrata sul benessere degli animali. La produzione di latte è affidata a 110 capi diversi per razza e resa. Di queste, circa 70 vacche sono in lattazione durante l’inverno e le altre in estate per la produzione del celebre Puzzone di Moena DOP.

La scelta accurata del fieno e delle erbe sono importanti per la qualità del formaggio, sottoposto 2 o 3 volte al mese a controlli alla fine dei quali viene assegnato un punteggio con un valore numerico che può variare da 0,4 a 25. Assistere alla mungitura è un’esperienza che fa tornare la mente a quando guardavamo Heidi che mungeva e beveva il latte. Ovviamente non è proprio come il cartone animato, perché la mungitura avviene con mezzi sofisticati che tutelano la salute degli animali e dei consumatori. Una mungitura soffice e costante che serve, oltre a prelevare il prezioso liquido bianco, ad evitare dolorose mastiti alle mammelle.

Arrivando al Bistrot Caseificio Sociale Predazzo e Moena ci attende un vero e proprio Cheese Tasting narrato in compagnia del produttore: presenti in assaggio un caprino pastorizzato dolce e delicato, il “Gradevole” che ricalca lo stile dei formaggi a crosta lavata, il Puzzone di Moena Dop da mezza stagionatura saporito ma non troppo, un formaggio a pasta dura stagionata in stile 3 mesi e infine il Trentingrana, fatto esclusivamente con il latte del Trentino. Il tutto accompagnato ai vini della Tenuta Gottardi: nasce nel 2016 e le prime etichette escono nel 2022 con il “Posador” Pinot Nero, il Lagrëin, il Müller Thurgau e il Gewürztraminer.  

Roverè della Luna – la ricerca al servizio della viticoltura: Innovazione e Sostenibilità nei vigneti del Trentino

In una giornata di sole tra i vigneti del Trentino, Stefano Rizzi del Consorzio Vini del Trentino ci accoglie per parlare dell’importanza della ricerca nella coltivazione della vite. Il suo entusiasmo è palpabile mentre ci introduce alle tecniche innovative che stanno rivoluzionando il modo di coltivare i vigneti, con l’obiettivo di ridurre drasticamente, se non eliminare, l’uso di fitofarmaci.

Tra le pratiche più interessanti, l’uso della confusione sessuale per contrastare gli attacchi di lepidotteri e della Tignola. Una tecnica, che consiste nel diffondere feromoni che confondono gli insetti impedendo loro di accoppiarsi, si sta rivelando un metodo efficace e sostenibile per proteggere le viti senza ricorrere a sostanze chimiche nocive.

La ricerca non si ferma qui. Paolo Fontana e Livia Zanotelli, apidologi della Fondazione Edmund Mach, insieme a Maurizio Bottura, dirigente del Centro di Trasferimento Tecnologico, ci accompagnano nei vigneti per approfondire il tema della biodiversità. Gli studi condotti dalla Fondazione Edmund Mach in collaborazione con l’Università di Trento sono orientati a 360 gradi, esplorando ogni aspetto che possa contribuire a una viticoltura più sostenibile.

Fontana e Zanotelli ci parlano degli “apoidei”, un gruppo di insetti impollinatori di cui fanno parte anche le api. L’osservazione delle abitudini e degli orientamenti di questi insetti è fondamentale per studiare la biodiversità e adattare le conoscenze alla viticoltura. “Conoscere le interazioni tra gli apoidei e le viti può portare a pratiche agricole che favoriscono non solo la salute dei vigneti ma anche quella degli ecosistemi circostanti”, spiega Zanotelli.

Un altro tema cruciale trattato durante la nostra visita è quello della micro-irrigazione. Rizzi ci spiega come questa tecnica permetta di fornire alle piante la quantità d’acqua necessaria con precisione, riducendo gli sprechi e migliorando la qualità del raccolto. “La micro-irrigazione è un esempio di come l’innovazione tecnologica possa andare di pari passo con la sostenibilità ambientale”, afferma Rizzi.

Gli studi condotti dalla Fondazione Edmund Mach e dall’Università di Trento non solo offrono nuove prospettive per una viticoltura più verde e sostenibile, ma rappresentano anche un modello di come la ricerca e l’innovazione possano contribuire significativamente alla protezione dell’ambiente. La giornata si conclude con una nota di ottimismo: il futuro della viticoltura trentina sembra sempre più orientato verso pratiche sostenibili che rispettano la natura e promuovono la biodiversità.

La Fondazione Edmund Mach: eccellenza nella ricerca e formazione agricola

Situata a San Michele all’Adige, la Fondazione Edmund Mach rappresenta un’istituzione di rilevanza mondiale nel campo della viticoltura ed enologia. Fondata 150 orsono, la sua missione iniziale era quella di approfondire la conoscenza scientifica applicata all’agricoltura, con un focus particolare sulla viticoltura. Sin dall’inizio, l’istituto ha svolto un ruolo cruciale nel trasferire conoscenze e innovazioni agli agricoltori e viticoltori, diventando così un centro di formazione, ricerca, sviluppo e sperimentazione.

La Fondazione Edmund Mach gestisce 120 ettari di terreni, di cui metà destinati alla produzione di uva e l’altra metà alla coltivazione di mele. Questa vasta area di sperimentazione agricola permette di condurre ricerche avanzate su varie colture. Dal 2008, l’Istituto San Michele all’Adige è diventato ufficialmente la Fondazione Edmund Mach, in omaggio al suo primo direttore. Nello stesso anno, l’istituto ha incorporato il Centro di Ecologia Alpina del Monte Bondone, ampliando così il suo campo di ricerca anche all’ambiente.

Le “Tre A” della Fondazione: Agricoltura, Alimentazione e Ambiente

La filosofia della Fondazione Edmund Mach si riassume nelle “Tre A”: Agricoltura, Alimentazione e Ambiente. La sezione dedicata all’alimentazione comprende laboratori all’avanguardia per l’analisi del vino, includendo studi sulla vinificazione e tecniche avanzate di tracciabilità per prevenire sofisticazioni. 

Nel settore agricolo, la ricerca si concentra su due principali aree: il miglioramento genetico e la sostenibilità. La Fondazione ha registrato numerose varietà di melo e piccoli frutti, come i mirtilli, e ha sviluppato viti resistenti alle malattie, riducendo così la necessità di prodotti chimici. Inoltre, studia metodi alternativi per la lotta contro i parassiti, come la confusione sessuale, che evita l’accoppiamento degli insetti nocivi.

Supporto Tecnico e Formazione

Altro aspetto fondamentale della Fondazione Edmund Mach è l’assistenza tecnica agli agricoltori. Attraverso una rete di centri periferici specializzati vengono forniti supporto continuo per la gestione delle attività agricole, garantendo che gli agricoltori possano beneficiare delle ultime innovazioni e metodologie. La Fondazione ospita anche uno dei migliori Istituti Tecnici Agrari in Italia e collabora con l’Università di Trento per i corsi di Viticoltura ed Enologia.

Un’eredità storica

La sede della fondazione vanta una storia affascinante, nata in origine come una struttura fortificata nel dodicesimo secolo. Successivamente trasformata in un edificio monastico, i monaci iniziarono a coltivare la vite, costruendo una cantina nel 1200 che è ancora oggi operativa, mantenendo viva una tradizione secolare.

Un faro di innovazione e tradizione, combinando ricerca scientifica avanzata con un profondo rispetto per la storia e la cultura agricola. La sua continua evoluzione e il suo impegno per l’eccellenza garantiscono che rimanga un punto di riferimento nel panorama agrario e enologico mondiale.

Muse, Museo delle Scienze di Trento

Il MUSE, Museo delle Scienze di Trento, è un moderno museo scientifico situato nel quartiere Le Albere, progettato dall’architetto Renzo Piano. Inaugurato nel 2013, il MUSE offre un’esperienza interattiva che esplora la natura, la scienza e la tecnologia. Le sue esposizioni spaziano dalla storia naturale delle Alpi alla biodiversità, passando per la sostenibilità ambientale e le innovazioni scientifiche. Con una vasta gamma di mostre temporanee e permanenti, laboratori educativi e attività per tutte le età è un punto di riferimento per la divulgazione scientifica in Italia.

Proprio qui che il Consorzio Tutela Vini del Trentino ha organizzato la presentazione del secondo Bilancio di Sostenibilità del Consorzio. Ad aprire il convegno è stato Albino Zenatti, Presidente del Consorzio, che ha ricordato che questa è la seconda edizione della presentazione e che la precedente si è tenuta nel 2021. Zenatti ha inoltre sottolineato l’importanza che riveste lo studio e l’applicazione della sostenibilità; l’applicazione di regole e la messa in pratica di azioni volte alla tutela del terreno e dell’equilibrio naturale può portare nel tempo a risultati significativi. Ricerca, innovazione e investimenti mirati a ridurre drasticamente i trattamenti fitosanitari con l’obiettivo di annullarli totalmente sono fondamentali. Il concetto è chiaro: la terra che coltiviamo oggi è la stessa che avranno i nostri figli e le generazioni future. Investire ora in sostenibilità significa garantire un futuro migliore per chi verrà dopo di noi.

Le certificazioni SQNPI, VIVA e EQUALITAS sono fondamentali per portare avanti progetti e studi volti alla realizzazione di pratiche sostenibili. Un elemento cruciale è la partecipazione delle aziende: il 97% delle aziende vinicole ha aderito al protocollo di intesa, un successo inimmaginabile prima d’ora. Temi come l’Agenda 2030, la Certificazione SQNPI – qualità sostenibile e l’importanza di saper comunicare la sostenibilità sono stati al centro del dibattito.

La presentazione del bilancio si è conclusa con un aperitivo e una cena a buffet offerti dal Consorzio nella sala al livello inferiore del museo, accompagnati dai vini del Trentino e dai cocktail con la Grappa del Trentino, il tutto circondati da dinosauri, animali preistorici e oggetti dell’età della pietra, creando una bellissima atmosfera conviviale.

Palazzo Roccabruna: un gioiello rinascimentale nel Cuore di Trento

Nel cuore del centro storico di Trento sorge Palazzo Roccabruna, dimora nobiliare risalente alla seconda metà del Cinquecento. Questo edificio, recentemente restaurato dalla Camera di Commercio di Trento, è tornato al suo antico splendore e ospita oggi l’Enoteca Provinciale del Trentino. Tale spazio non è solo un museo di vini, ma un vero e proprio centro per eventi enogastronomici e culturali, dedicato alla valorizzazione del territorio trentino, della sua ricca storia e dei suoi prodotti tipici.

Tra i vari eventi organizzati presso l’Enoteca, la conferenza tenuta da Alessandro Marzadro ha illustrato la storia della grappa, dalle sue origini fino ai giorni nostri. Marzadro ha spiegato come questo distillato, che un tempo poteva essere considerato più una medicina che una bevanda, sia divenuto la celebre grappa piacevole e raffinata. “La gradevolezza è la caratteristica principale di una buona grappa”, ha sottolineato Marzadro, sfatando il mito che sia solo un digestivo. “Non è assolutamente un digestivo, ma una bevanda da meditazione, studiata per offrire momenti di puro piacere grazie ai suoi aromi complessi.”

La grappa trentina è un distillato ottenuto dalle vinacce italiane, con una gradazione alcolica minima di 37º, e gode del marchio di Indicazione Geografica Protetta (IGP). Questo la distingue dall’Acquavite, un termine generico che può riferirsi a distillati ottenuti da qualsiasi materia prima idonea.

Interessante anche l’origine della grappa, nata con un intento di recupero: la distillazione delle vinacce consente di valorizzare gli scarti della vendemmia, un processo sostenibile che non consuma ulteriore suolo agricolo. Tuttavia, è importante ricordare che, pur essendo un prodotto di qualità, la grappa non è un bene di prima necessità e l’abuso può essere nocivo per la salute.

Palazzo Roccabruna, con la sua storia secolare e il suo rinnovato ruolo di centro culturale, si conferma così un punto di riferimento per gli amanti del buon vino e delle tradizioni trentine. Gli eventi organizzati al suo interno rappresentano un’occasione imperdibile per scoprire e apprezzare i tesori enogastronomici del Trentino, in un ambiente che celebra il passato ma guarda con entusiasmo al futuro.

Dopo aver parlato della storia dei vini e delle grappe del Trentino, l’evento è proseguito con un tasting dedicato, offrendo ai presenti un viaggio sensoriale attraverso le diverse varietà prodotte nella regione.

La degustazione comprendeva:

  • Vini Bianchi: Nosiola (1-4), Chardonnay (5-19), Pinot Grigio (20-24), Kerner (25-27), Manzoni Bianco (28-32), Solaris (33), Müller Thurgau (34-46), Riesling (47-48), Sauvignon (49-54), Gewürztraminer (55-62).
  • Vini Rosati: Tagli Bianchi (63-68), Rosati (69-72).
  • Vini Rossi: Pinot Nero (73-89), Marzemino (90-98), Rebo e Sennen (99-101), Lagrein (102-114).
  • Grappa del Trentino.

Pranzo al Ristorante Borgo Nuovo: Un’Esplosione di Sapori Sardi nel Cuore di Trento

Nel vivace centro di Trento, tra strade storiche e moderni negozi, si trova un angolo di Sardegna: il Ristorante Borgo Nuovo. Un locale, rinomato per la sua cucina di pesce che offre un’esperienza culinaria unendo la tradizione sarda alla freschezza del mare, proponendo sia piatti crudi che cotti di altissima qualità. La chiave del loro successo risiede nell’utilizzo di materie prime sempre fresche, che garantiscono sapori autentici e piatti impeccabili.

L’ambiente del Ristorante Borgo Nuovo è caldo e accogliente, arredato con gusto e attenzione ai dettagli. Ogni elemento del design interno contribuisce a creare un’atmosfera rilassante e raffinata, ideale per godersi un pasto in tranquillità. Gli ospiti vengono accolti con un sorriso sincero, che riflette l’ospitalità sarda e la passione per la cucina.

Il menù del Borgo Nuovo inizia con antipasti di mare, dove i crudi di pesce, come tartare e carpacci, si distinguono per freschezza e la delicatezza dei sapori. A seguire, una selezione di primi piatti che celebra la tradizione sarda, con specialità come i malloreddus e la fregola, arricchiti da salse a base di pesce fresco e ingredienti di stagione.

Credits e ringraziamenti finali: Valentina Voltolini (Consorzio Vini del Trentino), Stefano Rizzi (Consorzio Vini del Trentino), Alessandro Maurilli (Istituto Tutela Grappa del Trentino) Lavinia Furlani (Wine Meridian), Dora Tavernaro (Strada dei Formaggi delle Dolomiti).

I vini di Podere Pellicciano nell’incantevole borgo di San Miniato

Se si pensa a San Miniato, viene immediatamente in mente il tartufo bianco e proprio dal seminario condotto sul pregiato tubero nostrano inizia il press tour organizzato da Claudia Marinelli di Darwine & Food Comunicazione e Podere Pellicciano.

Dettagli utili alla raccolta del tartufo da parte dell’azienda sanminiatese Nacci, mancava solo la caccia al tartufo accompagnati, magari, dagli splendidi lagotti cercatori infallibili.

San Miniato, però, è anche zona dove la viticoltura affonda le radici nel lontano passato. Dopo una passeggiata tra i vigneti a Bucciano con i fratelli Fabio e Federico Caputo, ci siamo diretti al Ristorante Brassica di San Miniato e deliziati dai piatti preparati dallo chef Andrea Madonia in abbinamento con le vecchie annate di vini di Podere Pellicciano.

Al mattino seguente abbiamo effettuato la degustazione in azienda e poi la visita in cantina, per assaporare anche alcuni campioni sia da vasca che da botte, al cui termine è seguito uno squisito pranzo in azienda realizzato magistralmente dallo chef Armando Brigai del Ristorante Olivum di Ponte a Elsa. Piatti ben preparati e ben calibrati con ingredienti territoriali e, naturalmente, ottimi vini.

Podere Pellicciano è stato acquistato dalla famiglia Caputo nel 2003 come casa di campagna; allora era conosciuto come Vallechiara, posto a poca distanza dal centro abitato del Borgo etrusco di San Miniato (Pi). Un antico podere che risale al 1830 e che vanta oggi circa 10 ettari vitati e 3 ettari di olivi, da sempre gestiti secondo i dettami dell’agricoltura biologica nel massimo rispetto dell’ambiente, con certificazione BIO ottenuta nel 2016.

Le varietà coltivate sono quelle storiche trovate in eredità nelle vecchie vigne, propagate e inserite per selezione massale anche nei nuovi impianti: Sangiovese, Malvasia Nera, Colorino e Canaiolo per quanto riguarda le varietà a bacca rossa; Trebbiano, Malvasia Bianca, San Colombano e Vermentino a bacca bianca.

Il suolo è ricco di tufo in superficie e di argilla in profondità con presenza di fossili marini. Le altimetrie dei vigneti in località Bucciano sfiorano i 280 metri s.l.m.. Una scelta ben ponderata è stata quella di non mettere a dimora nessuna varietà internazionale, in un periodo ove molti altri vigneron lo facevano. La varietà preferita è la Malvasia Nera: avendo un ciclo più breve rispetto ad altri, le condizioni climatiche sono ideali per scongiurare le gelate primaverili. Un’areale che dà origine a vini meno strutturati e possenti, ma al contempo più eleganti. Le escursioni termiche tra le ore diurne e notturne sono notevoli, fattore importante per ottenere una buona complessità aromatica. Le correnti marine donano infatti una buona ventilazione alle dolci colline sanminiatesi.

Una splendida realtà a conduzione familiare, Concetta, la mamma, si occupa delle visite in cantina e l’accoglienza dei molti turisti che visitano San Miniato, Fabio si occupa di tutta l’attività commerciale e Federico, l’enologo, si occupa sia dei vigneti sia di tutta la produzione in cantina. Prevalentemente i vini da loro prodotti sono in purezza, recentemente anche qualche blend. Alcune etichette sono dedicate ai figli, sulle quali campeggia il soprannome, Il Biondo dedicato a Fabio, Cimba a Martina e Tricche a Federico.

Un’azienda giovane ed emergente della quale senza ombra di dubbio sentiremo parlare molto in futuro e bene. Una famiglia affabile e molto ospitale, il bello del mondo enoico.

I vini degustati

Il Biondo Toscana Igt 2023 – Vermentino, Malvasia Bianca e Grechetto – dalle nuance giallo paglierino ed un naso in cui giungono sentori di fiori di camomilla, pesca, ananas e vibrazioni agrumate. Sorso saporito e di buona corrispondenza.

Fonte Vivo Toscana Igt 2021 – Trebbiano in purezza  – Giallo dorato, sprigiona note di albicocca, caramella d’orzo, erbe officinali, dal gusto pieno e persistente.

Chianti Docg 2023 – Sangiovese, Colorino e Canaiolo – Rubino vivace, rimanda subito a sentori di giaggiolo, mora e frutti di bosco.  Fresco, sapido e coerente.

Tricche Toscana Igt 2021 – Sangiovese 70%, Malvasia Nera 20% e Colorino 10% – Rosso rubino intenso, salgono all’olfatto note di rosa, prugna, mora, sottobosco e nuance balsamiche. Sorso vellutato, equilibrato e coerente .

Egola Toscana Igt 2020 – Malvasia Nera – Rubino intenso, rimanda sentori di mora, ribes nero, liquirizia e spezie. Al palato risulta setoso, armonioso e tipico.

Egola Toscana Igt 2021 – Malvasia Nera – Rubino intenso, libera note di rosa, giaggiolo, frutta nera e tabacco. Allungo finale fresco, saporito e leggiadro.

Buccianello Toscana Igt 2021 – Colorino – Rubino impenetrabile,  si percepiscono note di mora, prugna, ribes e pepe nero, setoso, delizioso e decisamente lungo.

Buccianello Toscana Igt 2020 – Colorino – Rubino impenetrabile, emana sentori di rosa, ciclamino, frutti di bosco e spezie, dalla bocca fresca, saporita e leggiadra.

Prato della Rocca Toscana Igt 2020 – Malvasia Nera, Sangiovese e Colorino in uvaggio e coofermentati – Rubino impenetrabile, rivela note di frutta rossa e spezie dolci. Avvolgente, accattivante e persistente.

Prato della Rocca Toscana Igt 2019 – Malvasia Nera, Sangiovese, Colorino in uvaggio e coofermentati – Rubino impenetrabile, dipana sentori di mirto, frutti di bosco,  sottobosco e spezie dolci, attacco tannico poderoso e buona piacevolezza di beva.

Podere Pellicciano
Via Serra, 64
56028 San Miniato (Pi)
www.poderepellicciano.it

Piemonte: ReWine Canavese, l’evento per scoprire lo spirito artigianale dei Giovani Vignaioli Canavesi

Dal 17 al  19 maggio a Ivrea ha avuto luogo la quarta edizione di ReWine Canavese, organizzato dai Giovani Vignaioli Canavesani (GVC) con la preziosa collaborazione del direttore artistico Nello Gatti.

Tre giorni dedicati alla stampa per far conoscere meglio questo affascinante lembo di Piemonte. Il primo giorno è stato contraddistinto da un bel tour nel suggestivo borgo di Carema per recarci sotto i pergolati di Nebbiolo, ove molte viti sono a dimora da oltre mezzo secolo. Gian Marco Viano, presidente dell’Associazione ci ha fornito importanti informazioni sulla singolare enclave; siamo entrati in un edificio storico, recuperato e restituito alla Comunità, il Gran Masun, centro di valorizzazione del vino Carema e dopo aver assistito ad una proiezione sul territorio abbiamo degustato i vini della Doc.

Un numero relativamente esiguo di produttori, 10 per la precisione, coltivano e producono vino in un’estensione totale di 22 ettari vitati. Le vigne sono poste su terrazzamenti con muretti a secco e la vite è  allevata con il sistema a Pergola del Caremese, sorretta da pilastri troncoconici in pietra e calce, tipici del territorio, in loco chiamati “pilun”: le sue pietre immagazzinano calore e lo distribuiscono durante le ore notturne.

Il vitigno allevato è il Nebbiolo varietà Picotendro, capace di dare origine a vini freschi e dotati di una straordinaria piacevolezza di beva. I vigneti sono posti a forma di anfiteatro con suoli sabbiosi derivanti dal disfacimento delle morene dell’antico ghiacciaio. Un meraviglioso lembo di terra che si è ampiamente meritato il titolo di Presidio Slow Food. Le altimetrie dei vigneti si attestano fra i 350 e i 700 metri s.l.m. Carema è inoltre  attraversata dalla via Francigena.  A livello sensoriale il vino è di un bellissimo colore rosso granato intenso e  molto trasparente, al naso giungono sentori di rosa, lampone, frutti di bosco, polvere di caffè e tabacco, al palato è fresco e setoso, coerente e persistente. 

La degustazione

Cantina Produttori di Carema 2020 – Sprigiona sentori di rosa, amarena, e spezie dolci,  sorso setoso e armonioso. 

Cantina Togliana  Riserva 2020 – Emana note di frutti di bosco maturi, noce moscata e sottobosco,  gusto avvolgente e decisamente persistente. 

Sole e Roccia Monte Maletto 2020 – Rivela note di lamponi, ribes e sentori balsamici, avvolgente,  pieno ed appagante. 

Sorpasso 2020 – Si percepiscono sentori di ciliegia sotto spirito, arancia sanguinella, liquirizia e tabacco. Avvolgente, generoso ed armonioso. 

Muraje 2020 – Libera note di rosa, lampone e sussulti balsamici e speziati; il sorso rimane in bocca a lungo, è setoso e leggiadro. 

Turris Nuove Tradizioni 2021 – sentori di violetta, frutti di bosco e mora di rovo, fresco, pieno ed invitante.

Rubiolo Alberand 2021 – Giungono al naso note di viola, amarena e fragola, dai tannini setosi e dal finale duraturo. 

Toppia Figliej 2021 – Rivela sentori di rosa, frutti di bosco e menta. Sorso accattivante e duraturo.  

Broglina Kalamass 2021 – con sentori di ciclamino, mora, tabacco e liquirizia, regala un palato fine e rotondo.

Gasparre Buscemi 1986 – Un vino ancora in forma smagliante, davvero sorprendente, piacevole e lungo su nuance terziarie di tabacco dolce e cioccolato. 

Il secondo giorno è  iniziato con una tavola rotonda incentrata sul tappo a vite in comparazione con il tappo di sughero. Sul palco della Sala Santa Marta d’Ivrea, vi erano l’azienda Gaula Closures, rappresentata da Emanuele Sansone con gli “Svitati”: Walter Massa, Sergio Germano, Luca Rostagno della Cantina Matteo Correggia e Monica Laureati, Professore associato dipartimento di Scienze per gli alimenti dell’Università di Milano e Daniele Lucca, speaker di Wine Voice Radio & Podcast.

Una masterclass che ha ben chiarito la funzionalità del tappo a vite, senza demonizzare quello in sughero. Nei vari interventi sono emersi i vantaggi sia per i vini stessi (o perlomeno alcuni di essi) sia per la sostenibilità produttiva. In Italia, nostro malgrado, il tappo a vite gode ancora di una scarsa reputazione, ma viene molto più utilizzato nel nord Europa e in molti paesi del nuovo mondo. Nei vini bianchi sembra dimostrare di essere più indicato: i vini erano più freschi e piacevoli al palato. Per quanto riguarda i rossi è stato il tappo di sughero a dimostrare di avere maggiore capacità di affinamento, pur in un dibattito ancora molto aperto.

I vini proposti

Derthona 2017 Vigneti Massa

Monleale 2017 Vigneti Massa 

Langhe Sauvignon Doc 2007 Matteo Correggia 

Roero Riserva Roche d’Ampsej Docg Matteo Correggia

Riesling Herzu Langhe Doc 2016 Ettore Germano

Nebbiolo Langhe Doc 2016 Ettore Germano 

Dopo una pausa pranzo siamo tornati nella Sala Santa Marta per un focus ed una degustazione guidata di 8 etichette di Erbaluce. Varietà d’uva a bacca bianca che ha trovato la sua terra di elezione nel Canavese, conosciuto come Erbaluce di Caluso. In passato veniva prodotto nella tipologia Passito. Oggi si sono aggiunte anche le tipologie secco e spumante prevalentemente ottenuto da Metodo Classico. Un’uva capace di donare ai vini una buona acidità. 

Il Canavese è un ampio territorio circondato da laghi, castelli, suggestivi borghi e boschi, e verdi valli in provincia di Torino, nella parte nord e nord-est, confinante con la Valle D’Aosta, ricadente anche una piccola parte nelle province di Biella e Vercelli. Un anfiteatro naturale originato dal discioglimento delle morene dell’antico ghiacciaio, con suolo sabbioso, ricco di potassio e fosforo. Il clima alpino è caratterizzato da notevoli  escursioni termiche tra il giorno e la notte. La forma di allevamento è la pergola canavese, tuttavia è molto diffuso anche il guyot semplice. Due sono le Denominazioni: la Doc Canavese e la Docg Erbaluce di Caluso. I vitigni maggiormente coltivati oltre al Picotendro e L’ Erbaluce, sono la Barbera, la Vespolina e l’Uva Rara. 

I vini degustati dell’annata 2021

Canavese Doc Bianco Mezzavilla Terre Sparse – Al naso giungono note di camomilla, albicocca e mandorla. Saporito, coerente e lungo.

Vino Bianco Vecchie Tonneaux Monte Maletto – Emana sentori di zagara, pera e mela cotogna, fresco, avvolgente e persistente. 

Caluso Docg Anima Dannata La Masera – Nuance di mela, frutta tropicale e erbe aromatiche, pieno sapido e durevole. 

Calusco Docg Etichetta Nobile La Campore – Sprigiona sentori di zagara,  ananas ed erbe di campo. Rinfrescante e duraturo. 

Calusco Docg San Martin – Libera note di mela, pera Williams e banana. Sorso vibrante, avvolgente e coerente. 

Calusco Docg Primavigna Roberto Crosio – Dipana sentori di fiori di camomilla, zagara e ananas, dal gusto dinamico e invitante.

Calusco Docg Galattica Fontecuore – Rivela note di fiori di campo, banana, agrumi e menta. Saporito, armonioso e leggiadro. 

Calusco Docg Scelte d’Ottobre  Cantina 336 – Rimanda a sentori di mela cotogna, vaniglia e liquirizia. Pieno e appagante.  

All’auditorium Mozart d’Ivrea si è svolto un convegno “Spirito artigianale e cultura collettiva: con uno sguardo verso il futuro”. Sono intervenuti Riccardo Boggio, giovane vigneron, Gaspare Buscemi, enologo artigiano, antesignano del comprensorio, Alberto Alma professore di Entomologia Generale e applicata, Laura Donadoni, scrittrice, giornalista e wine educator, e Daniele Lucca, speaker di Wine Voice Radio & Podcast.

Il titolo già suggerisce gli argomenti trattati, ha preso la parola anche Oscar Farinetti, imprenditore di successo, patron di Eataly e titolare di iconiche aziende vitivinicole italiane, un intervento molto apprezzato da parte di tutti, un decalogo finale per ottenere successo con interessanti riferimenti a personaggi storici del passato, alcuni su tutti Leonardo da Vinci, Napoleone Bonaparte, Winston Churchill, tratto dal suo ultimo libro scritto “10 mosse per affrontare il futuro”.

Nella terza ed ultima giornata alle Officine H d’Ivrea sono state aperte le porte al pubblico, tra eno-appassionati ed operatori del settore. Ho fatto una passerella tra la maggior parte degli espositori presenti, degustando soprattutto vini ottenuti con Picotendro ed Erbaluce di Caluso, quest’ultimo nelle tipologie Metodo Classico, fermo secco e qualche  passito. I vini variano a seconda degli affinamenti, tra acciaio, legno, cemento e anfora, che viene utilizzata da pochissimi produttori, ma la qualità dei vini è elevata.

Nei tre giorni è stata data la possibilità di capire bene il territorio e conoscere meglio i suoi protagonisti, persone molto cordiali, coese e unite negli intenti che hanno intrapreso un percorso avvincente per valorizzare questa singolare enclave, in un clima di amicizia e di calorosa accoglienza. Impeccabile l’organizzazione curata sia dai Giovani Vignaioli con l’occhio attento del dinamico direttore artistico Nello Gatti, coadiuvato da Domenico Buratti.

Piemonte: Vinchio Vaglio, cooperare con amore

È stupefacente pensare che nel lontano 1959 un piccolo gruppo di 19 viticoltori provenienti dai Comuni di Vinchio e Vaglio Serra, in provincia di Asti, riuscì a superare le divisioni territoriali secolari, uniti dalla comune passione per la vite, dando vita a una Cooperativa vitivinicola destinata a far parlare di sé.

Vinchio Vaglio diverrà “Il Nido della Barbera”, un luogo dove tale varietà potrà esprimere appieno le sue caratteristiche poliedriche. La Barbera, infatti, è un vitigno estremamente duttile che, a seconda dello stile di vinificazione e dell’affinamento, può regalare sia vini giovani e profumati che prodotti adatti a un buon invecchiamento.

In controtendenza a quanto accadeva in quegli anni, in cui nelle regioni più avanzate si pensava principalmente a rimpiazzare i vigneti vecchi con nuove piantagioni, dai cloni differenti e dalle densità di impianto più elevate, nel 1987 a Vinchio Vaglio si decideva di individuare i migliori vigneti dei propri soci, con un’età superiore ai 50 anni, dando vita a un vino sin da allora chiamato “Vigne Vecchie”. Un successo consolidatosi nel tempo e che, nel 2009, in occasione del cinquantesimo anniversario della cantina, si sdoppia con un secondo vino denominato “Vigne Vecchie 50”. Mentre il primo affina in legno, raccontando la Barbera nella sua longevità, complessità di profumi e struttura, il secondo sceglie di esprimere la freschezza e l’eleganza di una Barbera giovane.

Oggi, quegli stessi vigneti vantano più di 80 anni e richiedono un lavoro sempre accurato. Le poche uve che producono, tuttavia, possiedono qualità e caratteristiche del tutto particolari. Stiamo parlando di rese che vanno dai 30 ai 40 quintali per ettaro e per garantire ai viticoltori la possibilità di continuare a lavorare su questi vigneti, la cantina si impegna a garantire un determinato rendimento ad ettaro.

Il forte legame tra i soci è evidente, e il presidente Lorenzo Giordano sottolinea spesso: <<Il lavoro più importante è quello di mantenere questo contatto stretto e positivo, perché è solo grazie ai viticoltori i cui vigneti sono stati scelti per vini come ‘Insynthesis’, ‘I tre Vescovi’, i due ‘Vigne Vecchie’ o il Nizza ‘Laudana’, che in cantina arrivano uve perfette al momento concordato>>.

Grazie a questo legame, quasi 500 ettari di vigneto ancora oggi adornano le colline del Monferrato, riconosciute come Patrimonio UNESCO. La superficie media di proprietà di ogni viticoltore è di circa 2,5 ettari, rendendo la cantina l’unica possibilità per i quasi 200 conferitori di continuare a coltivare le proprie vigne in modo economicamente sostenibile. Vinchio Vaglio si erge come esempio virtuoso di Cantina Cooperativa, dimostrando l’importanza che un tale organismo può avere per il territorio e per una varietà così preziosa come la Barbera.

Alla scoperta delle gemme del Monferrato

È mattino presto, la brina e i primi raggi del sole fanno capolino tra le nebbie che lentamente si diradano, scoprendo le dolci colline del Monferrato, localmente chiamate “bricchi”. Mentre il sole lentamente sale, i colori tenui dal rosa all’arancio tingono i vigneti e i raggi fanno brillare i cristalli di ghiaccio sulle viti di Barbera. Si respira un profumo di storia su queste colline patrimonio dell’ UNESCO dal 2014 e che per secoli hanno visto avvicendarsi eventi che hanno fatto la storia d’Italia.

Grazie all’impeccabile organizzazione di Maddalena Mazzeschi, scopro luoghi meravigliosi alla scoperta della Cantina Cooperativa Vinchio Vaglio.

Oggi la produzione totale vede la Barbera come vitigno protagonista indiscusso. La maggior parte della produzione è nelle mani di un esclusivo gruppo di 30/35 soci della Cantina Cooperativa. Nizza Monferrato, dunque, non è solo un luogo di straordinaria bellezza paesaggistica, ma anche un punto di riferimento nel mondo vinicolo, dove la tradizione si unisce alla modernità. Gli enologi in sinergia con uno staff specializzato di professionisti, curano ogni aspetto dalla gestione dei vigneti di ogni conferitore, al trasporto in cantina, alla vinificazione, all’ affinamento e imbottigliamento.

Ogni conferitore viene seguito attentamente, con pratiche agricole mirate a ottenere uve di altissima qualità. Il trasporto delle uve in cantina è un momento cruciale, dove la delicatezza e l’attenzione sono fondamentali per preservarne l’integrità. Una volta giunte in cantina, le uve sono sottoposte a vinificazione, un processo guidato dalla maestria degli enologi, che sanno esaltare al massimo le caratteristiche di ogni varietà. Dopo la vinificazione, segue l’affinamento, dove il tempo e la cura sono essenziali per permettere al vino di sviluppare complessità e armonia. Infine, l’imbottigliamento, fase finale del processo, è eseguito con precisione chirurgica per garantire che ogni bottiglia sia un’opera d’arte pronta per essere gustata.

I vini degustati sono stati apprezzati da tutti i presenti tra cui l’amica e collega di 20Italie Olga Schiaffino

  1. Sorì dei Mori – Barbera d’Asti DOCG 2022
  2. I Tre Vescovi – Barbera d’Asti Superiore DOCG 2022
  3. Vigne Vecchie 50 – Barbera d’Asti DOCG 2021
  4. Laudana – Nizza DOCG 2020
  5. Vigne Vecchie – Barbera d’Asti Superiore DOCG 2019
  6. Sei Vigne Insynthesis – Nizza DOCG 2019

A Cosenza il ristorante Simposio – Mare e Vini guarda al futuro con un occhio alla solidarietà

Nel cuore della città di Cosenza, esiste un luogo dove tre coraggiosi temerari sfidano quotidianamente le tendenze di mercato, proponendo un’alternativa di alto livello alla tradizionale cucina calabrese a base di carne. Questo luogo è il “Simposio – Mare e Vini”, un ambiente elegante orientato alla cucina di mare rivisitata, gourmet per la classe, ma con porzioni vicine alla tradizione. Il progetto nasce da tre sognatori appassionati, ma faticatori: Lo chef Ivan Carelli, il sommelier Francesco Gardi ed Ernesto Maletta supervisore di sala.

La cucina a vista

Il perno si appoggia su alcuni cardini fondamentali: lo show cooking che vede una cucina a vista, completamente aperta, con due coperti al banco di lavoro dello chef per chi vuole assistere in prima fila alle preparazioni e seguire le dettagliate spiegazioni; l’acquacoltura con una ricca selezione del pescato sempre fresco. Infine la cantina con oltre 200 etichette, gestita da Francesco con grande professionalità e attenzione. Inoltre, nel tardo pomeriggio “Simposio – Mare e Vini” apre agli aperitivi friendly con bollicine, coccole salate e cocktail alla moda.

La chiave di lettura di questo ristorante è l’impiego di materie prime di grande qualità e la cura di ogni dettaglio: dall’accoglienza del cliente, alla cura della sala; dal sottofondo musicale, alla presentazione dei piatti; dalla bontà dei cibi al sorso dei vini. Il team propone un servizio attento come in un’orchestra in cui ogni musicista suona il proprio strumento in una meravigliosa melodia.

Per iniziare, ecco un doppio stuzzichino come entrée composto da alice fritta con salsa maionese e caviale verde e da salsicce di tonno su frittatina alle erbe.

Le tre proposte firmate dal giovanissimo e talentuoso aiuto chef Cristiano Candido

  • I Maccabuoni (e la solidarietà è di casa Simposio)

La pasta cosentina preparata dalle abili mani di giovani ragazzi speciali. Un progetto realizzato in collaborazione con l’associazione “la Terra di Piero”. I Maccabuoni sono cucinati in ragù di totano, con gocce di burrata e croccante pistacchio.

  • Fritto esagerato:

Gamberoni Imperiali croccanti con pan ai 3 elementi, polpo dorato in tempura di Parmigiano 24 mesi, e varietà di paranza dorata abbinata a salsa di Maionese Nipponica, Salicornia e BBQ all’albicocca.

Una frittura squisita, leggera, con la sensazione del mare che accompagna delicatamente la degustazione. Per i soggetti allergici ai crostacei viene proposta la variante con fiore di zucca ripieno al baccalà.

  • Evoluzione

Un dolce realizzato in occasione della visita del Maestro pasticciere Iginio Massari. Composto al piatto sul momento, si articola di una sequenza precisa: piccoli coni di una namelaka ai fichi disposti circolarmente; al centro crema di noci, tra gli spazi conici una gelatina d’arancia e, sulla sommità, ghiaccia reale per pulire il palato e gelato artigianale all’alloro. Tocco finale una pioggia di miele di fichi.

L’intero pasto è stato accompagnato da due interessanti vini della regione: il silano Chione della cantina Immacolata Pedace (Chardonnay e Pinot Bianco -IGT Calabria – 2022), i cui vitigni, coltivati tra i più alti d’Europa a 1350 metri, si esprimono con spiccato carattere. Infine, lo straordinario e longevo Efeso di Librandi da uve Mantonico  (IGT Calabria – 2014). Al dolce il Liqueur Poire Williams & Cognac di François Peyrot.

Un percorso gustativo creativo, moderno e innovativo, basato su emozioni e sensazioni di vita vissuta.

Chianina & Syrah 2024: i Syrah di Sicilia

Abbiamo già parlato della kermesse Chianina & Syrah al link Chianina & Syrah a Cortona: dove la “ciccia” si sposa alla perfezione con il vino. Oltre a dare risalto alla denominazione Cortona Doc, valorizza anche un’altra importante eccellenza del territorio, come la carne della razza chianina, binomio perfetto tra cibo e vino.

Al Centro Convegni Sant’Agostino v’erano in degustazione i vini della Denominazione di Cortona ed altri areali sia nazionali sia internazionali. La masterclass ” Il Syrah di Sicilia a spasso nel tempo – 2008 – 2021″ è stato un percorso sensoriale con 7 vini di varie annate da Monreale a Menfi, fino al lembo estremo meridionale di Noto. Condotta dall’esperta  giornalista ed enocritica del Corriere della Sera e Gambero Rosso, Divina Vitale con gli interventi di Francesco Spadafora,  titolare dell’omonima cantina e Stefano Amerighi, anch’egli titolare dell’omonima cantina, nonché Presidente del Consorzio Cortona Vini.

La Syrah è un vitigno internazionale che affonda le radici in diversi areali del globo, si ipotizza che l’etimologia del nome derivi dalla cittadina di Shiraz dell’antica Persia, anche se  esistono diverse altre versioni. Ha trovato terra di elezione nella Valle del Rodano in Francia, soprattutto nella Côte Rôtie, Hermitage e Gigondas, ma anche in Australia e Nuova Zelanda e viene allevato in molte nazioni del mondo. 

In Italia la Syrah viene  coltivata principalmente in Sicilia, soprattutto nelle province di Palermo, Agrigento e Trapani  dove ha trovato condizioni pedoclimatiche ideali per dare origine a vini di eccellente qualità e longevità.  L’altra regione ad alta vocazione è la Toscana e in particolare la zona di Cortona, qui la Syrah ha trovato habitat ideale, grazie alla composizione dei terreni e a un clima idoneo. Cortona DOC Syrah è nata nel 2000, un  vino di grandissimo carattere e finezza. In Italia viene allevato anche in diverse altre regioni.

Un vitigno migrante capace di dare origine a grandi vini, sia vinificato in purezza, talvolta, è anche il compagno ideale di altri vitigni che in assemblaggio concorre a dare il suo contributo varietale, originando vini di grande pregio.

I vini degustati

Principi di Spadafora – Terre Siciliane Igp Sole dei Padri 2008 – Rosso rubino profondo con sfumature granato e sentori di prugna, spezie orientali, polvere di caffè. Al palato è ancora fresco, tannino poderoso, ma setoso, lungo e duraturo; un vino contemporaneo e sorprendente.

Planeta – Menfi Doc Maroccoli 2008 – Rosso rubino impenetrabile, emana note di frutta rossa matura, pepe nero, cuoio, tabacco e menta Gusto fresco e soddisfacente, coerente e persistente.

Tasca d’Almerita/Tenuta Sallier De la Tour – Monreale Doc La Monaca 2010 – Rosso Rubino con riflessi granato, note di mora, frutti di bosco, erbe mediterranee e bacche di ginepro. Dal sorso sapido e fresco, avvolgente e pieno.

Tenuta Zisola – Sicilia Doc Achilles 2015 – Rosso rubino profondo, sprigiona note di confettura,  in primis, mora, mirtillo e poi sottobosco. Avvolge al gusto ed è gastronomico e persistente.

Feudo Disisa – Monreale Doc Roano 2018 – Rosso rubino impenetrabile, rivela sentori di, visciola, lampone, amarena e foglia di pomodoro. Piacevole la scia mentolata, con sorso dinamico, coerente, accattivante e duraturo.

Alessandro di Camporeale – Sicilia Doc MNRL Vigna di Mandranova 2019 – Rosso rubino profondo, emana note floreali di viola, poi fragolina di bosco, mora e bacche di ginepro. Sapido e dotato di buona piacevolezza di beva. Dinamico e persistente.

Feudo Maccari – Sicilia Doc Maharis 2021– Rosso rubino vivace, rivela sentori di ribes, amarena, mora e lieve spaziatura. Bocca elegante, vibrante, rotonda e decisamente durevole.

Gambero Rosso e Osteria Fernanda insieme per il Mandrarossa on tour

Osteria Fernanda e Gambero Rosso: degustazione esclusiva con “Mandrarossa on Tour” a Roma.

L’Osteria Fernanda a Roma ha aperto le porte a un’esperienza culinaria unica, grazie al progetto Mandrarossa on Tour, frutto della collaborazione con il Gambero Rosso. Tre le cene-degustazione, due delle quali si svolgeranno a Roma e una a Milano. Per 20italie ho avuto l’opportunità di degustare una selezione dei vini più distintivi della cantina di Menfi, abilmente abbinati ai piatti creati dallo Chef Davide Del Duca.

Filosofia culinaria raffinata e sempre sorprendente. Abilità nel bilanciare sapientemente i sapori e nel presentare piatti freschi e creativi. L’ambiente del ristorante è già invitante, con un’estetica moderna, dal taglio minimalista, che richiama la tradizione avvolgendo gli ospiti con discreta cura. I tavoli posizionati di fronte alla luminosa e ampia vetrata della cucina offrono una vista coinvolgente sul lavoro della brigata, durante la preparazione delle portate.

Gambero Rosso è riuscito nell’intento ad esaltare in modo appropriato i punti di forza sia del menù che dei vini. Insieme a Lorenzo Ruggeri e Giuseppe Bonocore, ci siamo confrontati sugli abbinamenti, giudicati in sintonia per la serata. Roberta Urso, responsabile pubbliche relazioni e comunicazione di Mandrarossa, racconta la storia della cantina, una Cooperativa vitivinicola di qualità che raccoglie 160 conferitori selezionati tra i 2000 della famiglia maggiore Cantine Settesoli, con i suoi 500 ettari vitati. Studio approfondito dei terreni, basse rese e tutto il meglio della Sicilia raccolto vinificato con cura nelle bottiglie che avevo già provato in occasione dello scorso Vinitaly. Non mi resta che andare a Menfi e visitare di persona questa interessante cantina siciliana, da raccontare ancora su 20italie.

MENU E VINI IN ABBINAMENTO

  • Entrée
Selezione di finger food: Cioccolato bianco ripieno di arachidi con gel di crodino, sedano rapa con anacardi e fegatino di pollo.
  • Spuma di burro di Normandia e pane a lievitazione naturale appena sfornato.

Piccole esplosioni di sapore che stimolano l’acquolina in bocca.

Vini in abbinamento:

Calamossa Bianco Mandrarossa 2023

Metodo Charmat floreale fresco e piacevole, nota aromatica data dallo Zibibbo che bilancia

  • Antipasto
: Ostrica, topinambur fermentato olio di Perrillo e limone nero

Le note vegetali dell’olio e delle parti verdi coprivano un pochino l’ostrica

  • Calamaro, beurre blanc, cime di rapa, colatura e yuzu

Un piatto molto interessante con un trionfino di sapori giustamente dosati e bilanciati.

Vino in abbinamento:

Sicilia Urra di Mare Mandrarossa 2023 – Floreale gelsomino nella freschezza con finale sapido

  • Primo piatto: 
Tagliolino di spirulina, bottarga di tonno, finocchio e cerfoglio.

Vino in abbinamento:

Sicilia Bertolino Soprano Mandrarossa 2022


  • Secondo piatto: 
Manzo, mela cotogna, succo di pepe Sancho e olio al carbone d’erbe

Un piatto meraviglioso.

Vino in abbinamento:
 Sicilia Mandrarossa Cartagho 2020

Bella struttura, morbidezza e terziari. Forse troppo percepibile la nuance del legno.

  • Dolce: Cremino ai tre cioccolati Valrhona, latte salato e caffè.
  • Piccola pasticceria

Dolcezza bilanciata, non eccessiva ma di gran gusto. La giusta conclusione di una cena che ha sorpreso per qualità e la finezza.

Vino in abbinamento:
 Passito di Pantelleria Serapias Mandrarossa 2020.

Un passito che non stanca e invoglia alla beva, grazie alla spinta acida.

Podere Casanova: nobiltà e innovazione nel cuore di Montepulciano

Nel suggestivo scenario di Montepulciano, durante l’Anteprima organizzata dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, abbiamo avuto il piacere di essere ospiti della cantina Podere Casanova, guidati in un viaggio sensoriale unico dai proprietari Isidoro e Susanna Rebatto e dalla responsabile della comunicazione Maddalena Mazzeschi.

Podere Casanova incarna l’eleganza e la nobiltà del territorio toscano, rappresentando un connubio perfetto tra passione, tradizione e innovazione, un sogno divenuto realtà. Isidoro ha saputo dar vita, grazie anche agli studi di gioventù, a vini caratterizzati da uno stile unico ed elegante.

L’anima di Podere Casanova risiede nella sua vocazione alla sostenibilità ambientale, con un impegno concreto verso pratiche agricole rispettose dell’ambiente. Oltre alla Certificazione Equalitas, l’azienda si distingue per l’utilizzo di sostanze naturali alternative e per un approccio attento alla conservazione del territorio. Con i 17 ettari di vigneti coltivati con varietà autoctone e internazionali, produce una linea di vini volta a riflettere l’autenticità del territorio di Montepulciano e del Prugnolo Gentile.

Culmine della visita l’esperienza sensoriale nella sala degustazione panoramica, dove i visitatori sono stati accolti da un suggestivo pianoforte a coda, con un repertorio musicale in perfetta sintonia con il contesto e con i prodotti proposti in assaggio. La verticale del Vino Nobile di Montepulciano offre un viaggio attraverso sei annate, ognuna caratterizzata da note distintive e complessità sensoriali uniche, dai piacevoli sentori di frutta scura del 2020 alla complessità e profondità del tannino della 2015.

La degustazione è stata curata dal collega di 20Italie Adriano Guerri

Vino Nobile di Montepulciano Podere Casanova 

Annata 2020

piacevoli i sentori di mora, china e susina matura, cuiseguono note mentolate balsamiche. Il sorso è contraddistinto da buona avvolgenza e sapidità. 

Annata 2019

apre con note di frutti di bosco, seguite da liquirizia e spezie, con tannini ben integrati. Un vino composito e coerente. 

Annata 2018

dai sentori di confettura di frutti di bosco, rabarbaro e prugna, si erge elegante al palato con buona persistenza. 

Annata 2017

effluvi di mora di rovo, marasca, bacche di ginepro e cannella. Attacco tannico poderoso e dall’efficace trama saporita.

Annata 2016

libera note di rabarbaro, china Martini, susina e tabacco dolce. Caldo, avvolgente e appagante. 

Annata 2015

sentori di ginepro, uniti a sottobosco e talco, su finale austero e durevole. Chapeau!

La vera sorpresa arriva con la degustazione dei quattro vini speciali, abbinati ai brani musicali selezionati.

Al primo vino, il Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2017, è stato abbinato il brano “Vecchio Frack” di Domenico Modugno, come l’etichetta che riporta, appunto, una tuba.

Al secondo vino, il Vino Nobile di Montepulciano SETTECENTO 2018, è stato abbinato il brano “Can’t help falling in love” di Elvis Presley.

Al terzo vino, Leggenda IGT Toscana 2018, è stato abbinato il brano “Passacaglia” di Georg Friedrich Händel 

Al quarto ed ultimo, IRRIPETIBILE IGT Toscana 2020, è stato abbinato il brano “She” di Elvis Costello.

Bollicine protagoniste a Wine&Siena 2024

Bollicine protagoniste di una masterclass durante la manifestazione Wine&Siena 2024: tradizioni consolidate e interpretazioni innovative.

Wine&Siena conferma il gradimento del pubblico per le eccellenze selezionate da TheWineHunter: una nona edizione che ha inaugurato il calendario degli appuntamenti enoici in Italia e che ha registrato un record di presenze, ben 2500 e la giornata di sabato con ticket sold out.

Nelle giornate di sabato 27 e domenica 28 le sale del Grand Hotel Continental Siena – Starhotels Collezione sono state animate dalle interessanti masterclass, tra cui quella dedicata ai vini fatti in anfora magistralmente condotta da Helmuth Köcher.

Le sessioni del sabato si sono aperte nella mattinata con Bolle d’Italia: un viaggio sensoriale tra le eccellenze delle bollicine italiane. In apertura un Franciacorta Docg Extra Brut Arcadia 2019 Lantieri, 36 mesi sui lieviti, prevalenza Chardonnay con 15% di Pinot Nero e 5% di Pinot Bianco. Profilo olfattivo che regala note di agrumi, di panificazione, di zagara e di erbe di campo. La bollicina è fine e di media persistenza.

Franciacorta Docg dosaggio zero Dom riserva 2016 Mirabella è uno spumante Metodo Classico da 72 mesi sui lieviti; le basi fermentano in contenitori di cemento e si utilizza solitamente un 55% di Chardonnay mentre la parte restante è ugualmente divisa tra Pinot Bianco e Pinot Nero. Al naso si apprezza la frutta a polpa gialla, la nespola, il cedro, salvia e cera d’api, con sbuffi quasi sulfurei. Bollicina setosa e grande finezza. Il sorso denota una buona persistenza e l’abbinamento con il cibo un richiamo immediato.

VSQ Pinot Nero Metodo Classico pas dosè Monsupello: azienda che conduce circa 50 ettari vitati su terreni calcareo-gessosi in Oltrepò Pavese. Il vino affina in acciaio e non svolge la malolattica; in primavera vengono assemblati i vini ottenuti dalle diverse parcelle, segue la seconda fermentazione e una sosta di 40 mesi sui lieviti. Il colore di questo spumante è sempre luminoso ma sicuramente di intensità cromatica maggiore, i profumi ricordano la mela cotogna, la frutta candita, la renetta, il pan brioche e la pietra focaia. Vivace freschezza, che rende l’assaggio di squisita piacevolezza.

VSQ Metodo Classico Dosaggio Zero Montemercurio 2016 è ottenuto da sangiovese proveniente da una vigna di circa 60 anni. La sboccatura viene riportata a maggio 2023. Una piacevole nota di ossidazione lascia il passo alla scorza d’arancia candita, alla frutta, alla grafite. Preciso equilibrio gustativo, chiusura sapida.

VSQ Metodo Classico Astra 2020 UvaMatris ha affascinato la platea per il suo naso floreale, i sentori di acacia e biancospino, di crema pasticcera, erbe officinali, ceralacca; in bocca una freschezza guizzante e una lunga persistenza. L’enologo Gabriele Ronchi ottiene questa bollicina utilizzando il Nebbiolo, a dimora su suoli calcareo-argillosi ricchi di marna.

La masterclass si è conclusa con la degustazione di Oltrepò Pavese Docg Metodo Classico Brut Collezione 2008 La Versa, una bollicina  ottenuta da Pinot Nero, che fermenta in acciaio, e da un saldo di Chardonnay in botti di legno di primo passaggio non tostate. Rimane ben 12 anni e mezzo sui lieviti. Terre d’Oltrepò è l’azienda che ha raccolto l’eredità di La Versa e che raccoglie il 45 % delle uve prodotte in questo territorio, rinomato nel mondo per la produzione di Pinot Nero. Il calice offre profumi di ananas, cedro, nocciola, una dolce speziatura, miele di acacia, zafferano, pasta frolla. Bollicine finissime, che salgono numerose in catenelle luminescenti, che al palato regalano sensazioni seriche. Infinita persistenza e una nota iodata sul finale.

Un viaggio attraverso le eccellenze italiane, proprio secondo i principi ispiratori di Merano Wine Festival, che ha affascinato il pubblico presente e lo ha stimolato al confronto, alla discussione e all’approfondimento di questi territori.

Merano Wine Festival 2023: “c’è chi dice no”…

Noi vi spieghiamo, invece, il perché dei tanti “sì” e le ragioni per essere presenti alla vera “Festa dell’Enogastronomia”

Festa o Festival, il passo è davvero breve. Dopo mesi di duro lavoro, visite, esposizioni e degustazioni di varia natura, arriva il momento per tutti di resettare la mente e ritrovare la serenità persa. Costi quel che costi si intende, e la tematica del “vil denaro” influirà nel merito del discorso.

Merano Wine Festival è il luogo dove, per un giorno, due e finanche una settimana, le lancette dell’orologio cessano di muoversi. Un immenso parco giochi dove sentirsi come Pinocchio nel Paese dei Balocchi. Espositori di vino, Area Gourmet con primizie provenienti da ogni angolo dello Stivale, masterclass e show cooking appetitosi.

Una sezione dedicata al biologico, biodinamico e naturale ed ai prodotti provenienti dai mercati esteri, come in una sorta di infinito gemellaggio itinerante. L’abile mano di Helmuth Köcher – The WineHunter – il visionario uomo immagine e patron della manifestazione, si è fatta sentire in maniera ancora più pressante e articolata. Merano dovrebbe intitolargli vie, piazze e statue d’oro, anche per buon augurio di altri 100 anni al timone della nave.

Helmuth Köcher ai microfoni di 20Italie

L’indotto comportato in queste 32 edizioni è stato tangibile fin da subito per la cittadina dell’Alto Adige. I miei ricordi d’infanzia della Merano fine anni ’80 cozzano decisamente con la versione aperta all’Europa e al mondo intero dei tempi odierni. Servizi, cura e decoro, che si autoalimentano proprio in simili occasioni, quando ogni angolo diventa meta di incontri, dibattiti e persino accordi commerciali.

E veniamo all’altro tema in corso…

Può una fiera del vino e della gastronomia creare anche vantaggi economici per chi partecipa?

La domanda è tendeziosa si direbbe; la pubblicità è l’anima del commercio e Merano Wine Festival rappresenta una vetrina unica nel suo genere. Ma, come altre occasioni della vita, alla fine conta sempre l’abilità dell’imprenditore, compresa la propensione al rischio di esporsi a sonore fregature. Insomma: la partita Iva non è cosa per tutti (per fortuna).

Ci si potrebbe chiedere, dunque, se il gioco valga davvero la candela. Alla fine, però, sono tutti lì, aziende e comunicatori (stampa inclusa) con numeri mostruosamente in crescita da un anno all’altro. Numeri che costringono gli organizzatori a selezioni cruente al momento degli accrediti, con evidente scontento di chi resta fuori lista. Ormai è una macchina così ben collaudata che non ha bisogno neppure di quella bulimia comunicativa per trovare una propria dimensione o il benestare delle firme d’autore. Facciamocene una ragione ora e per l’avvenire.

Alla fine fa parte del mestiere: “a chi tocca non si ingrugna”. Nelle scelte economiche (legittime) di ciascun operatore, restare fuori dal giro significa un atto di coraggio che non è detto dia risultati sperati; basta non pensarci una volta tratto il dado e non denigrare un evento che, nel bene e nel male, raccoglie consensi ovunque da autentico fiore all’occhiello d’Italia. Chi fa parli, gli altri tacciano.

Abbiamo corso freneticamente tra gli stand, scalino dopo scalino, sui red carpet che conducono ai settori caldi del Merano Wine Festival. Le interviste integrali le troverete cliccando sul seguente link di youtube.

Ne pubblichiamo un estratto in particolare, riguardante due attori importanti dietro le barricate: il professor Luigi Moio, presidente di OIV ed enologo di chiara fama, e l’esperto sommelier comunicatore del vino Davide D’Alterio di Enoteca Pinchiorri, lo storico tre stelle Michelin di Firenze.

Il prof. Luigi Moio
Il sommelier e comunicatore del vino Davide D’Alterio

Non vogliamo convincere nessuno, ma offrire solo spunti per una buona riflessione.