Terre di Toscana: focus sul Vino Nobile di Montepulciano

di Adriano Guerri

Lo scorso 26 marzo si è tenuta la 15° edizione di Terre di Toscana “Eccellenza nel bicchiere”. Una coinvolgente kermesse organizzata da Acquabuona.it, svoltasi all’interno degli ampi saloni dell’Hotel Versilia Lido l Una Esperienze di Lido di Camaiore, a pochi passi dal mare.

Ai banchi d’assaggio erano presenti 140 vitivinicoltori provenienti dalle più importanti denominazioni della Toscana, con circa 700 etichette in degustazione. Il nostro focus odierno riguarderà una storica Docg, la prima in Italia per un vino rosso.

Vino Nobile di Montepulciano

Montepulciano è una stupenda cittadina posta nella parte sud della provincia di Siena in Toscana. Il Comune è posto a 605 metri s.l.m., in un lembo di terra a cavallo tra Valdichiana e Val d’Orcia, ai confini con l’Umbria. Montepulciano ha una storia lunghissima, nota per i suoi vigneti dai quali si ricava uno dei più pregiati vini rossi italiani: il Vino Nobile di Montepulciano. La consacrazione dell’areale arrivò  nel 1685, quando Francesco Redi, nel suo celebre ditirambo “Bacco in Toscana”, concluse i versi con “Montepulciano d’ogni vino è Re “. Bevuto durante i pasti nelle tavole dei signori, gl’è valso l’appellativo di “Nobile“.

Con la nascita della Doc nel 1966 e le esigenze del disciplinare, i produttori hanno fatto un vero e proprio cambiamento con nuove cantine e riconversione di nuovi impianti nelle vigne. Nel 1980 è arrivata la meritatissima Docg, riconoscimento condiviso con il vicino Brunello di Montalcino, con Barolo e Barbaresco. Ma per il suo minor periodo d’invecchiamento di fatto è stato il primo immesso sul mercato con la fascetta di Stato. Un vino di straordinaria qualità e  longevità, molto apprezzato da estimatori in ogni parte del globo.

I terreni più vocati sono nelle zone di Caggiole, Sanguineto e Cervognano. Il vitigno principe è sua maestà il Sangiovese, localmente menzionato come Prugnolo Gentile. Possono concorrere al blend finale vitigni a bacca rossa sia autoctoni sia alloctoni, idonei alla coltivazione. Tuttavia, la maggioranza dei produttori preferisce  produrre vino da Sangiovese in purezza.

Le caratteristiche climatiche e geologiche contribuiscono a dare origine a vini di indubbia qualità. Il Vino Nobile di Montepulciano viene prodotto nelle tipologie, Annata, Riserva, Selezione e, dal 2024, “Pievi”. Le altre tipologie sono: Rosso di Montepulciano, Vin Santo, Vin Santo Occhio di Pernice.

I vini degustati a Terre di Toscana

Bossona 2017 – Dei – ottenuto con 90% Sangiovese e 10% Canaiolo Nero, dal rosso rubino brillante con riflessi che virano sul granato e intensi sentori di ciliegia matura, prugna e viola, uniti a nuances speziate, tabacco e sottobosco. Sorso fine, dal tannino vellutato, equilibrato e coerente. Buona interpretazione di un’annata non semplice.

Mulinvecchio 2018 – Contucci – color rubino brillante, al naso è una vera cascata di frutti rossi, cui seguono note di liquirizia e toni mentolati. Gusto pieno e soddisfacente con notevole persistenza. Azienda storica e l’unica che affonda le sue radici nel lontano passato nel centro storico della cittadina poliziana.

Damo 2015 – Montemercurio – Sangiovese 80%, Canaiolo,  Mammolo e  Colorino, rosso rubino con sfumature  granate. Naso da frutti di bosco, spezie scure, liquirizia, tabacco e tartufo, impreziosite da cacao in polvere. Avvolgente, sorretto da buona e setosa tannicità, sapido e persistente.

Vallocaia Riserva 2019 – Bindella –  Sangiovese 95% ed il restante Colorino, dai netti sentori di mirtillo rosso americano (cranberrie), mora, prugna e ciliegia, che vanno ad allungare una scia di liquirizia. Palato morbido, con tannini fitti, ma ben supportati da sapidità e freschezza.

Il Nocio 2018 – Boscarelli – Sangiovese in purezza, rubino intenso, dotato di un bellissimo spettro olfattivo di more di gelso e visciole, su finale da macchia mediterranea, cannella e note balsamiche. Impeccabile la trama tannica, un vino ben equilibrato che resta a lungo nella memoria.

Vinitaly 2023: il focus sui produttori del Lazio

Alberto Chiarenza

Verona, città d’arte e cultura, dal 2 al 5 aprile, ha ospitato il più grande evento del vino italiano: Vinitaly 2023.

La 55ª edizione ha visto la partecipazione di ben 93.000 espositori, 29.600 provenienti da 30 nazioni diverse. Tante le emozioni e le occasioni per gli appassionati del vino, ma soprattutto per produttori, i buyer e operatori del settore, per incontrarsi e confrontarsi sui nuovi trend e sulle sfide del mercato.

A sinistra il professor Luigi Moio con Alberto Chiarenza di 20Italie

Il successo di Vinitaly è sotto gli occhi di chiunque. Consolidati vecchi rapporti commerciali e create numerose nuove collaborazioni. Il quartiere Fiera si è trasformato in un’immensa enoteca, con degustazioni, convegni e masterclass, dove ho incontrato esperti del settore tra i quali il professore Luigi Moio – Presidente OIV – Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, Federica Cecchi winedesigner di etichette per grandi aziende e Vice delegata della Associazione Donne del Vino Toscana, Marco Simonit di Simonit & Sirch ed enologi del calibro di Barbara Tamburini, Maurilio Chioccia e Giuseppe Colopi.

Non solo: Vinitaly ha dato anche l’opportunità di conoscere meglio il mercato internazionale, grazie alla presenza di operatori stranieri e di esperti del settore dell’export come Marco Facchini di China Link conosciuto in una cena nella sontuosa Villa Mosconi Bertani grazie ad Alessia Lulli della cantina Parvus Ager.

Tanti i produttori incontrati durante la kermesse: Giovanni Folonari e Andrea Contucci, Enrico Pimazzoni di Sagrivit, gruppo che racchiude tre grandi realtà vinicole, Rocca Bernarda, Villa Giustiniani e Castello di Magione, Francesca Pagnoncelli Falcieri, produttrice e Presidente del Consorzio Moscato di Scanso e organizzatrice dell’evento Wine in Venice, Umberto Trombelli Delegato di AIS Latina, Tullio Galassini Presidente del Consorzio Roma DOC e Emanuele Ranchella della Associazione Vignaioli in Grottaferrata.

La possibilità, unica nel suo genere, di conoscere meglio le realtà vitivinicole delle regioni italiane, in particolare il Lazio, che sta facendo un lavoro encomiabile per proiettarsi ai massimi livelli qualitativi.

Nel territorio del Cesanese, ad esempio, spicca Pina Terenzi, figlia di Giovanni Terenzi l’uomo che ha creduto nel vitigno rosso ciociaro. Dal 15 marzo Pina è il nuovo Presidente del Consorzio del Cesanese del Piglio DOCG. Rimanendo sul territorio, ho intervistato Marina Perinelli della storica Cantina Casale della Ioria e con Gabriella Grassi della Cantina L’Avventura. Una vera e propria avventura d’amore, insieme al marito Stefano Maturro, che ha portato alla creazione di vini di notevole qualità e potenziale.

Nello stand dedicato ai Castelli Romani ho incontrato Chiara Iacoponi di Eredi dei Papi, Lorenzo Costantini di Villa Simone e la figlia Sara, che ha intrapreso il percorso paterno iniziando una produzione propria con la nuovissima realtà: Borgo del Cedro. Infine Cristina Piergiovanni di Casale Vallechiesa, Francesco De Sanctis della Cantina De Sanctis, 

Per la Provincia di Latina, Giovanna Trisorio della Cooperativa Cincinnato, con la sua realtà a Cori che vanta la partecipazione di ben 110 associati e la signora Carmen della Cantina I Pampini, visitando anche lo spazio dell’azienda Villa Gianna.

Appartiene alla bassa Tuscia la Cantina Muscari Tomajoli dove il Vermentino (per Marco Muscari Tomajoli) è un punto di riferimento. Ma la vera scommessa e sfida è stata AIDA, rosso di struttura ottenuto da rese bassissime di uve Montepulciano, raccolta tardiva e, dopo la fermentazione, elevazione in barrique per 18 mesi poi in bottiglia per altri 9. Solo 325 bottiglie davvero ricercate.

Vinitaly è stata anche l’opportunità per constatare e tastare il polso del livello qualitativo del panorama enologico italiano, attraverso convegni e incontri con la partecipazione delle più alte cariche istituzionali italiane. Tra i temi trattati si è parlato dell’impatto del cambiamento climatico sulla produzione del vino e delle strategie adottate per far fronte a questa sfida. In particolare, si è discusso della necessità di adottare pratiche sostenibili e di ridurre l’impatto ambientale della produzione vitivinicola.

Ampio spazio è stato dato ai vini naturali e biologici, sempre più apprezzati dai consumatori. Sono stati organizzati degustazioni e incontri con i produttori di questi vini, per far conoscere al pubblico le loro caratteristiche e le tecniche utilizzate nella produzione. Non sono mancate le novità tecnologiche, con la presentazione di soluzioni innovative per la gestione dei vigneti e la vinificazione, che permettono di ottenere vini sempre più di qualità, con un minore impatto ambientale e una maggiore efficienza produttiva.

Grande merito va riconosciuto a Excellence di Pietro Ciccotti che, con professionalità, ha organizzato nell’area eventi un’agenda fitta di incontri in collaborazione con la Regione Lazio, ARSIAL e altri Enti, Associazioni e Consorzi vitivinicoli. 

Vinitaly: un appuntamento imperdibile per gli appassionati del buon vino e per tutti coloro che desiderano scoprire le eccellenze enologiche del made in Italy. Al prossimo anno!

Nuova tappa di “Tuffolio” alla Pizzeria Il Piennolo a Cetara (SA)

di Luca Matarazzo

Insolite emozioni quelle provate alla Pizzeria Il Piennolo di Cetara (SA), nella tappa di TuffOlio in degustazione on the road arrivata in Costiera Amalfitana.

Insolito il potermi cimentare in qualità di provetto giudice di olio extravergine di oliva, alla presenza di importanti degustatori ed operatori del settore.

Olio e vino non viaggiano sugli stessi canoni di comprensione; ciò che li accomuna però, è quello di poter degustare entrambi alla cieca, metodo imbattibile per capire realmente il potenziale di quanto posto in assaggio senza condizionamenti di sorta. Le aziende produttrici interessate provengono da Umbria, Campania e Puglia. 

Possiamo darvi un breve resoconto di quanto valutato in base ai migliori punteggi e con le doverose note tecniche:

Gli OLI EVO degustati:

Azienda Agraria Ciarletti – Trevi PG  www.oliociarletti.it 

La Famiglia Ciarletti da generazioni coltiva i suoi olivi dei terreni umbri, sulle colline di Trevi, con la tradizione di sempre e le tecnologie più avanzate di oggi.

Simona e Gianfranco Ciarletti conducono l’azienda di famiglia, con grande impegno e ottenendo importanti riconoscimenti.

OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA: Ardelius

Prodotto da olive  Moraiolo, Leccino, Frantoio
La raccolta si svolge nel mese di novembre
tramite brucatura a mano. Le olive raccolte vengono portate entro 6 ore in frantoio per la molitura a freddo con impianto continuo a 2 fasi.
Ardelius ha un corredo da mediamente fruttato e si presenta di colore giallo dorato con delicate sfumature verdi, con naso ampio e avvolgente, ricco di sentori aromatici di salvia e rosmarino, cui si associano note vegetali di carciofo e cicoria. Al palato è complesso e fine, con toni di erba di campo e netta chiusura di pepe nero e mandorla. Amaro spiccato e piccante armonico
Abbinamento consigliato:   bruschette al pomodoro, esalta zuppe di legumi e verdure grigliate, carni e pesci grigliati.

Azienda Agricola biologica Sole di Cajani – Caggiano SA www.soledicajani.com

L’Azienda Agricola biologica Sole di Cajani coltiva nei terreni in proprietà le cultivar Carpellese, Picholine e Pendolino, vantando anche ulivi secolari situati nelle fertili Colline del Tanagro, terra da sempre vocata alla completa filiera olivicola.

  • OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA: Verbío

Prodotto da olive monocultivar Carpellese, la cui raccolta avviene rigorosamente a mano, tra fine ottobre e inizio novembre, procedendo con molitura a freddo nel frantoio di proprietà aziendale a ciclo continuo.
Verbío è un olio extravergine di oliva non filtrato. Si presenta di colore verde brillante, al naso si percepiscono note di verde, sentori di foglia di pomodoro e erbe aromatiche. Al gusto si rivela amaro e piccante in un adeguato equilibrio.
Abbinamento consigliato: delicato e versatile per la cucina. Si adatta bene per le verdure fresche e cotte, sughi con carne e verdure, pesce e carne soprattutto in cottura, ottimo anche sui crudi sia di carne che di pesce. Da novello degustatore di queste tipologie è stato di sicuro il mio preferito per equilibrio e duttilità.

Azienda Agricola Ventiolivi – Castelcivita SA www.ventiolivi.com

Il nome aziendale deriva dai primi venti olivi acquistati da un giovane emigrato in America, Michele Iorio, che li donò alla sua povera famiglia d’origine all’inizio del ‘900. Dalle olive raccolte esclusivamente nei Monti Alburni, nascono gli oli non filtrati dell’azienda Ventiolivi che annualmente è impegnata a devolvere parte dei suoi introiti nel recupero del patrimonio artistico, storico ed archeologico locale.

  • OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA: Premium

Quest’olio è prodotto dalle varietà Frantoio e Leccino quando la resa è minore, ma la qualità è eccellente.
E’ un olio dal profumo intenso e dal sapore deciso, sensibilmente amaro e piccante.

Abbinamento consigliato: squisito a crudo, su bruschette, insalate di pomidoro con basilico, zuppe di legumi, carne rossa alla griglia.

Azienda Agricola Arbore – Corato BA

L’Azienda a conduzione familiare,  si estende su circa 20 ettari, per la maggior parte nella contrada Notar Latea, in un territorio pugliese baciato dal sole e dal clima mite, ideale per ogni
coltivazione.
Gli ulivi delle varietà Coratina, Carolea, da cui si producono oli evo monocultivar estratti a freddo, dall’ acidità libera bassissima.

  • OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA: Monocultivar Coratina

Olio extravergine di oliva con livelli altissimi di polifenoli, si distingue per il suo gusto intenso piccante e amaro.Abbinamento consigliato: primi strutturati, zuppe e minestre di legumi, carni rosse e pesci alla griglia.

Solo a degustazione conclusa e  a completamento delle schede tecniche, sono stati rivelati i nomi delle aziende, il loro modo di operare dall’uliveto al frantoio, i  territori d’appartenenza e le peculiarità di ogni singola cultivar.

Al centro Gianluca D’Uva titolare de Il Piennolo

Non possiamo dimenticare la location che ci ha ospitato e che conoscevo già dalla sua apertura nel 2019:

“IL PIENNOLO”

PIZZERIA CONTEMPORANEA NAPOLETANA

Frutto di un progetto dell’imprenditore cetarese Gianluca D’Uva, uomo eclettico dall’illuminata visione nel campo della ristorazione (e non solo).

Pochi i posti al coperto con vista sul forno a legna; l’angolo preferito dai clienti, soprattutto nelle serate estiva, è la parte esterna a pochi passi dalla banchina costiera, dai tipici contorni dei borghi della Costiera celebri nel mondo.

Pizzeria apprezzata sin da subito per l’unicità della sua proposta culinaria, fatta di prodotti ricercati di alta qualità, selezionati sul tessuto campano e soprattutto tra i piccoli produttori di Cetara.

La pizza contemporanea de Il Piennolo è fatta di attenzioni e ricordi, ha anima leggera e si rivela  con eccellenti topping, lasciandosi apprezzare per la perfetta digeribilità.

Un risultato ottenuto grazie all’affiatato team di lavoro che Gianluca ha saputo mettere insieme e a cui ha trasmesso la sua idea di pizza da portare a Cetara.

Dal 2019 il maestro pizzaiolo Carlo Fiamma si dedica agli impasti e alla creazione di gustose pizze come la “CETARESE”, che è tra le più apprezzate dagli ospiti della pizzeria. Marco D’Antuono altro maestro pizzaiolo che oltre alla realizzazione delle pizze si dedica alla loro cottura al forno. Lo spazio destinato ai fritti de “Il Piennolo è diretto da Rosario Giordano, che riesce a realizzare fritti vincenti, diversi ed originali in ogni stagione, utilizzando sempre i migliori ingredienti. E dulcis in fundo, rifacendoci al dessert in carta a Il Piennolo da lei ideato, troviamo la chef Giusy Di Castiglia, che ha messo a disposizione la sua consulenza, nel creare parte del menu Primavera 2023, interpretando perfettamente la filosofia dell’imprenditore cetarese.  

Il progetto ambizioso e il lavoro di squadra, ha portato al nuovo menù, proposte stuzzicanti create con  materie prime accuratamente selezionate sul territorio costiero ed ha raccontato la stagione con i suoi sapori, giocando di colori, contrasti e consistenze.

Dal menù Primavera 2023 si è degustato:

FRITTI:

Frittatina Nerano
Crocchetta di patate con mantecato di baccalà e pomodorino giallo
Montanara con alici di Cetara, stracciata di bufala, pomodorino GiaGiù

PIZZE:

PIENNORE’  “Giusy Di Castiglia”

Fior di latte, Piennolo rosso del Vesuvio D.O.P., gel di basilico, fonduta di pecorino, piennolo semidry  e  colatura di alici di Cetara
CETARESE:  ”Carlo Fiamma”

Vellutata di scarola riccia, fior di latte, alici di Cetara, frutto di cappero

BACCALARIELLO:  “Giusi Di Castiglia”

Estratto di friariello napoletano, provola affumicata, baccalà croccante, stracciata di bufala

MARGHERITA DOP:  “Carlo Fiamma”

Pomodoro San Marzano DOP, fior di latte di Agerola, basilico

DESSERT:
DULCIS IN FUNDO  “Giusy Di Castiglia”

Pizza dolce doppia cottura

Ricotta montata, albicocca Pellecchiella del Vesuvio, scorzetta di limone candita e menta glaciale.

In abbinamento sono stati degustati i vini prodotti dall’Azienda Agricola Mario Fappiano www.fappiano.it

L’azienda nasce ai piedi del Massiccio del Matese, in provincia di Benevento, conta 20 ettari coltivati in gran parte a vigneti e uliveti.

Sostenibilità, innovazione e rispetto del ciclo produttivo sono i valori di riferimento. Mirando alla certificazione biologica, da tre anni utilizzano esclusivamente prodotti consentiti in agricoltura biologica: fertilizzanti organici che supportano la componente organica dei suoli; induttori di resistenza e zeolite che riducono al minimo l’uso del rame nell’irrorazione.

Al Wip Burger & Pizza a Nocera Inferiore va in scena la cultura con “Mosaico per Procida”

di Luca Matarazzo

Ci sta, a volte, di restare alla finestra senza prendere posizione in merito ad una novità nel panorama vitivinicolo nostrano. Faccio pertanto pubblica ammenda, pur garantendo sempre sulla consueta buona fede di ciò che scrivo e, soprattutto, di ciò che non scrivo. Spiego meglio:

Gaetano Cataldo l’ho conosciuto in occasione di un’altra iniziativa molto particolare; senza svelare nulla, quell’esempio virtuoso potrebbe anche assumere la connotazione di pillola ricorrente sul magazine 20Italie. Il progetto Identità Mediterranea voluto fortemente per dar valore al riconoscimento di Procida Capitale della Cultura, ha assunto i caratteri di una vera e propria sfida, in cui il Cataldo non ha risparmiato energie.

Nulla sarebbe nato senza il supporto di un guru dell’enologia italiana come Roberto Cipresso, già pratico di concept celebrativi, al quale è stato chiesto un compito davvero arduo: unificare metaforicamente le diverse espressioni ampelografiche campane, per creare un vino unico da 26 vini.

Un’operazione senza scopo di lucro che ha coinvolto 26 cantine in 5 territori differenti; un’operazione divenuta oggetto di tesi di laurea, di menzioni giornalistiche illustri e persino del personale apprezzamento di Papa Francesco durante la consueta udienza vaticana. Una bottiglia celebrativa con tanto di etichetta scelta da un concorso artistico, che ha visto Carolina Albano vincere per aver meglio rappresentato i colori di Procida.

Circa 6000 unità prodotte, comprensive di 605 formati magnum ed uno sforzo immane per proporre il sogno di Gaetano e Roberto in giro per il mondo. Tutto molto bello sembrerebbe e senz’altro lo è, almeno per aver smosso i cuori dei produttori e per aver unito anziché diviso. Restava e permane ancora il dubbio nel sottoscritto se l’iniziativa vedrà un altro capitolo vincente a breve o se dobbiamo considerarla ormai compiuta nei suoi propositi… spero vivamente di no. C’è un pressante bisogno di simili iniziative.

Proprio per questo non si poteva più restare alla finestra, ma bisognava tessere le lodi di un intero movimento che ha saputo letteralmente semel in anno licet insanire. Che le mie parole, per quanto piccole e modeste, servano a ricordare l’impresa epica, che possiamo realizzare, contro mille ostacoli, anche qui in Campania, nel Sud d’Italia.

E per una serata d’onore non poteva che essere scelto un locale simbolo anch’esso di amicizia ed unione: il Wip Burger & Pizza a Nocera Inferiore di Lorenzo Fortino e Domenico Oliva, che hanno scelto la libertà di osare in un posto insolito, frutto dell’assemblaggio di forme ed idee diverse tra sala e cucina: dalla pizza ai primi piatti, dal pesce alla carne, sempre con ingredienti a km zero e di altissima qualità.

Capolavoro di serata la minestra maritata come si faceva una volta, ricca, sostanziosa, un piatto che va bene caldo o mangiato freddo e riposato il giorno dopo, magari con un buon olio extravergine di oliva e magari un calice di vino originale, perché no, come Mosaico per Procida.

Ortona (CH): Convegno “Vino e Salute” a cura dell’Associazione Italiana Sommelier Abruzzo

di Luca Matarazzo

Esistono temi scottanti di grande attualità anche nel mondo del vino. Ad Ortona, il 19 marzo scorso, si è cercato di affrontare per gradi la materia dei recenti dibattiti in tema “Vino e Salute”.

Un convegno curato dall’Associazione Italiana Sommelier Abruzzo guidata dal Presidente Angela Di Lello nel territorio della Delegazione di Chieti – Delegato Adriana Terreri – ed alla presenza delle autorità associative regionali.

Ha collaborato alla riuscita dell’evento, con grande affluenza di pubblico, l’Enoteca Regionale d’Abruzzo, parte attiva dell’intero movimento enologico locale.

Gli interventi sono stati realizzati dal dottor Lorenzo Russo, da Angelo Radica Presidente Nazionale Città del Vino, oltreché dalla presidente Di Lello e da Manuela Cornelii referente A.I.S. per la didattica.

Ovviamente come 20Italie non vogliamo e non possiamo prendere posizioni da osservatori, seppur privilegiati, di ciò che accade ad un settore che macina fatturati in crescita.

E proprio dai numeri dobbiamo iniziare con un bilancio nazionale più che positivo dato dalle vendite di vino, raggiunta ormai la cifra record di quasi 15 miliardi di euro annui. Un italiano su due dichiara di consumare vino, con leggera prevalenza degli uomini rispetto alle donne, ma con una diminuzione complessiva del consumo abituale.

Il nodo della questione riguarda la recente richiesta (giugno 2022) in sede europea di apporre un’indicazione sulle etichette di pericolo per la salute dovuto ai consumi di alcool. Quanto conta la dose giornaliera ed esiste una quantità massima sotto la quale si possono evitare gravi complicazioni al proprio stato fisico?

Fonti dell’Istituto Nazionale Tumori rassicurano circa le dosi da rispettare per evitare di incorrere, ad esempio, in danni seri al fegato ed all’apparato gastroesofageo. Una o massimo due porzioni di vino al giorno (una singola porzione è pari a circa 125 ml per il vino – 330 ml per una birra – 40 ml per un distillato) sembrerebbero non aumentare il rischio di tumori a bocca, laringe, faringe ed esofago.

Un litro di vino invece, assunto con frequenze ripetute, esporrebbe il consumatore ad un rischio pari al 300% di danno tissutale al cavo orale e del 50% per il fegato.

Lievi benefici li si possono ottenere dall’interferenza positiva dell’acido folico presente nei legumi e nelle verdure a foglia larga. Inoltre il vino è da considerarsi comunque proporzionalmente meno dannoso di altri fattori come inquinamento, fumo di sigaretta ed uso di pesticidi.

Bisogna però porre la massima attenzione, ed è lo scopo principale delle Associazioni di categoria come la stessa Associazione Italiana Sommelier, sul fatto che l’alcool crea assuefazione e dipendenza. Non è importante il semplice concetto di “bere”, quanto piuttosto quello di “degustare” senza mai eccedere.

Un ruolo che necessita la divulgazione di un corretto stile di vita già nel percorso di apprendimento scolastico obbligatorio. I giovani d’oggi saranno i coscienti consumatori di domani; ognuno (stampa inclusa) deve fare la sua parte.

Ben vengano, dunque, iniziative di sensibilizzazione come questa: ricordiamoci che l’alcool non è un alimento e non dovrebbe essere assunto a stomaco digiuno.

Bollini no… ma tanta consapevolezza!

Chianina & Syrah 2023

Comunicato Stampa

Chianina & Syrah: oltre 40 cantine, 50 chef e 12 Stelle Michelin. A Cortona il festival del buon vivere dal 17 al 19 marzo

La città di Cortona è pronta ad accogliere la sesta edizione di «Chianina & Syrah», il festival del buon vivere torna dal 17 al 19 marzo. Una tre giorni di appuntamenti culinari, meeting, incontri culturali, musica, masterclass, dimostrazioni di cucina, presentazione di attività artigianali legate all’enogastronomia, cene di gala con la partecipazione di grandi nomi della cucina italiana. L’evento, ideato e organizzato da Terretrusche Events, voluto e sostenuto dal Comune di Cortona con la collaborazione di Cortona Sviluppo, rinnova il sodalizio e la partnership con il Consorzio Vini di Cortona ed ha come obiettivo quello di presentare il «buon vivere» in Toscana, in una città come Cortona, già sede di tanti eventi di successo legati all’enogastronomia.

I numeri di Chianina e Syrah 2023 sono già una garanzia: oltre 40 cantine, 50 chef di cui 12 stellati, pastrychef, artigiani, sommelier, maestri gelatieri, giornalisti di importanti testate e tv nazionali, ospiti speciali come Fausto Arrighi ex direttore Guida Michelin, Annamaria Farina, Francesca Mortaro, La Nazionale italiana Macellai.

«Sarà un Festival dedicato al bello e al buono nella nostra terra: Toscana terra di cultura, la Valdichiana terra di Chianina, Cortona terra di Syrah” – dichiara Vittorio Camorri di Terretrusche Events – una celebrazione per chiunque creda nella bellezza di questo animale, nella qualità di questo vino e in quella radicata cultura contadina di cui è tanto ricco il nostro territorio. Sarà ancora una volta un incontro tra i migliori produttori, chef e appassionati di enogastronomia e Cortona sarà il centro dell’alta cucina italiana».

Il festival vuol rendere questo evento motore di innovazione e mezzo di attrazione verso il mondo del vino nazionale ed internazionale con una tre giorni che partirà con un un simposio dal tema attuale «Syrah e cambiamenti climatici, strategie di adattamento ed effetti sulla produzione».

«Sveleremo nei prossimi giorni gli ospiti che accanto ai produttori cortonesi animeranno la manifestazione – dichiara Stefano Amerighi presidente del Consorzio Cortona Vini – dagli ospiti della ‘Nouvelle vague’ del Rodano Come Cave de l’Iseran e Vindiou alle icone come Hervé Souhaut, Pierre Gonon Voge, Chapotier, Cyril Courvoisier, Couchet- Beliando, fino alle migliori espressioni del panorama enologico nazionale. Mai come quest’anno c’è stata una corsa ad iscriversi a quello che qualcuno definisce già l’evento unico nel suo genere sul nostro vitigno del cuore».

«Con Chianina & Syrah la nostra città accoglie appassionati e professionisti di livello internazionale – dichiara il sindaco di Cortona Luciano Meoni – l’occasione data da questo festival è quella di promuovere tutto il nostro territorio ad una platea di addetti ai lavori di alto livello. Per questa ragione l’Amministrazione comunale accresce il proprio impegno, pensiamo che questo appuntamento sia una vetrina per tante realtà locali. Apprezziamo anche la novità dell’iniziativa dedicata ai piccoli chef per una sana alimentazione».

«Chianina & Syrah quest’anno si arricchisce con l’Aglione della Valdichiana, questo festival celebra sempre di più il buono del nostro territorio – dichiara Paolo Rossi, assessore all’Agricoltura e alle Attività Produttive di Cortona – in un contesto economico non facile abbiamo il compito di ripartire dai fondamentali ed esaltarli, crediamo che questo appuntamento possa essere un’occasione per Cortona e per le sue aziende».

Chianina & Syrah vuole così esaltare il valore delle produzioni locali e in particolare della pregiata razza Chianina, del vino Syrah e dell’Aglione della Valdichiana; creare momenti di contaminazione tra grandi nomi della cucina italiana e ristoratori locali; diffondere una cultura del «buon vivere» in terra di Toscana al fine di incrementare i flussi turistici in periodi fuori stagione; diffondere la cultura del bello e del buono utilizzando location di prestigio solitamente non adibite ad eventi enogastronomici; creare una rete di operatori dell’enogastronomia che condivida la filosofia della tracciabilità e dell’utilizzo di prodotti della filiera corta, infine coinvolgere i giovani per una educazione alimentare basata su una cucina sana e legata alle produzioni locali e stagionali.

Gli chef di Cortona e della Valdichiana accoglieranno gli chef stellati Umberto De Martino, Cristiano Tomei, Enrico Mazzaroni, Iside De Cesare, Silvia Baracchi, Alessandro Ferrarini, Marcello Corrado, Enrico Mazzaroni, Giuseppe Aversa, Marcello Corrado la pastry chef Loretta Fanella, il pasticcere Stefano Lorenzoni e gli chef Mario Comitale, Paolo Paciaroni, Vincenzo Cutolo, Andrea Campani, Matteo San Giovanni, Salvatore Vuolo, Emilio Signori, Catia Ciofo, Emiliano Rossi, Maria Luisa Lovari, Keoma Franceschi e i maestri gelatieri Stefano Cecconi e Sergio Dondoli.

IL PROGRAMMA

VENERDÌ 17 MARZO

ORE 10 – CENTRO CONVEGNI SANT’AGOSTINO

Simposio Internazionale “Cortona Terra di Syrah”
Con un comitato scientifico che coinvolge università, mondo della ricerca e della consulenza, abbiamo strutturato un evento che possa diventare punto di riferimento per tutti i produttori, i professionisti,  la stampa specializzata e tutti  gli appassionati  che amano e lavorano con questo vitigno. Un momento di riflessione e studio sulla Syrah.

Dalle 15 alle 19 “Sarà Syrah “
Anteprima dei Syrah che saranno messi in commercio quest’anno sia della Cortona doc che degli altri syrah d’Italia

Ore 20,15 – TEATRO SIGNORELLI
Cena dell’Anteprima stellata con i produttori, la stampa ed i graditi ospiti.
Consegna dei Premi

“Cortona, Terra di Syrah 2023” ad Albiera Antinori

Conferimento Premio “Buon Vivere, Città di Cortona per la Cucina 2023” allo chef neostellato Enrico Mazzaroni

SABATO 18 MARZO

DALLE 11 ALLE 18 – CENTRO CONVEGNI SANT’AGOSTINO

Un Morso&Sorso

Banco degli assaggi aperto al pubblico, con i vini dei produttori di Syrah di Cortona e degli altri vignaioli d’Italia e del Rodano abbinati ai piatti proposti dai ristoranti di Cortona e dagli chef ospiti

Masterclass di rinomati sommelier nazionali, giornalisti specializzati sul vino Syrah, tra cui testate come Gambero Rosso, Chianina Experince con degustazione di chianina IGP alla riglia, Hamburger Mania, Talk, Quinto Quarto Experience con Leonardo Trippini, il Trippaio di Gavinana e Talk con giornalisti ed esperti, cooking show.

Ore 20,15 – TEATRO SIGNORELLI

Cena di Gala stellata con i grandi di chef dell’alta cucina italiana, sommelier, i grandi Syrah, ed ospiti illustri nel magnifico scenario del Teatro Signorelli

Consegna dei Premi

Conferimento Premio “Buon Vivere, Città di Cortona per la Comunicazione  2023” a Francesca Mortaro di Mediaset  per l’impegno profuso nel comunicare il valore della manifestazione e per aver contribuito alla sua crescita attraverso il servizio televisivo sulle reti Mediaset all’interno del Mag di Studio Aperto.

DOMENICA 19 MARZO

DALLE 11 ALLE 18 – CENTRO CONVEGNI SANT’AGOSTINO

Un Morso&Sorso

Banco degli assaggi aperto al pubblico, con i produttori di Syrah di Cortona e gli altri ospiti d’Italia e del Rodano abbinate ai piatti proposti dai ristoranti di Cortona e dagli chef ospiti

Masterclass di rinomati sommelier nazionali, giornalisti specializzati sul vino Syrah, tra cui testate come Gambero Rosso, Chianina Experince con degustazione di chianina IGP alla griglia, Hamburger Mania, Quinto Quarto Experience,  Talk con giornalisti ed esperti, cooking show.

Chianini e Piccini  

Per la prima volta una sezione dedicata ai più piccoli con laboratori di cucina con la banda dei Piccoli Chef, Chef Shady oltre che i maestri gelatieri Stefano Cecconi e Sergio Dondoli. I bambini impareranno così a mangiar bene e sano, a cucinare e sporcarsi mani e grembiuli.

Ore 18,30 Festa Finale con il carro dei buoi chianini

Informazioni sul sito: www.chianinaesyrah.com

L’abbinamento vino cioccolato è possibile? Ne parliamo con Giovanni Battista Mantelli di Venchi 1878

di Serena Leo

Il pairing tra vino e cioccolato esiste ed è unconventional. A dirlo su 20Italie è Giovanni Battista Mantelli di Venchi artisti del cioccolato dal 1878.

L’Italia del buon vivere ha sempre il suo fascino e, così come il vino, anche il cioccolato sa farsi notare. Nei corsi di perfezionamento per operatori del settore e sulle nostre tavole, però, ci siamo sempre chiesti se vino e cioccolato possano essere compagni di merende.

Per rispondere a questo e molti altri interrogativi, abbiamo chiesto a “quelli bravi” di guidarci. Con Giovanni Battista (per tutti “GB”) Mantelli, mente creativa della storica azienda piemontese Venchi, esploreremo i meandri dell’abbinamento non convenzionale, fuori dagli schemi, scoprendo le potenzialità del cioccolatino del futuro. Sarà davvero perfetto con un calice di vino?

Giovanni Battista Mantelli

Via i pregiudizi anzitutto!

Per analizzare uno spaccato della realtà enogastronomica italiana come quella del cioccolato è necessario sapersi scrollare di dosso ogni pregiudizio, dotandosi di flessibilità, attenzione al gusto quasi maniacale, senza tradire il piacere personale. Insomma, il cioccolato deve farci stare bene proprio come il vino. E per chi è un wine addicted ad ogni costo, dall’antipasto fino al dolce, che si fa? Ci risponde chi sta dalla parte del cioccolato, GB Mantelli.

Prima di tutto occhio alla tecnica: il cioccolato è un alimento ricco di tannini quasi quanto il vino, quindi su questa base si costruisce un incontro di sapori che genera l’abbinamento perfetto. Partendo dal presupposto che l’amante del vino è una mente in purezza è bene munirsi, prima di iniziare, di una grande apertura mentale rivolta alla sperimentazione. La mia tecnica personale sposa sempre la prudenza nell’assaggio, quindi inizio col vino analizzandone il profilo aromatico, successivamente il gusto e poi ci aggiungo il cioccolato, compiendo le stesse operazioni. Il risultato è un bivio che va giudicato solo in base al nostro gusto. Se le sensazioni positive coincidono berrò altro vino e mangerò cioccolato, in cerca della soddisfazione completa in fatto di abbinamento. Non voglio banalizzare il tutto, ma con questa procedura si mette chiunque nelle condizioni di appassionarsi alla degustazione vino e cioccolato”.

Possiamo divertirci aldilà della “tradizione”?

Il cioccolato nel corso del tempo è diventato sempre più pop, versatile, adatto ad appassionare anche le menti meno avvezze al cambiamento. Per chi intende il pairing canonico come intoccabile e quasi estremo – cioccolato con vino rosso – è il momento di aprirsi a nuove prospettive. Combinazioni ancora più fantasiose, che possono riscrivere il concetto di abbinamento, esistono e sono solo da mordere. A questo punto abbiamo chiesto a Mantelli se il cioccolato, nello specifico il cioccolato del futuro firmato Venchi, possa accompagnare un vino bianco o rosati dalle note fruttate più intense come quelle della frutta di bosco? Si può arrivare ad osare così tanto?

La parte più eccitante è proprio questa, scoprire nuove frontiere e toccare universi inesplorati anche con il cioccolato. Con gli abbinamenti per concordanza e contrasto, ormai si può fare di tutto. Ad esempio una ricetta con un profilo aromatico che esalti l’intensità di frutti rossi o di bosco, stimola i nervi del piacere. La combinazione cioccolato bianco salato con semi di cacao tostato, che include patata viola e lamponi croccanti azotati, è perfetta con un vino rosato, specialmente se si parla dei rosati di Puglia”.

E con un vino bianco dalla spiccata acidità e mineralità?

Qui cercherò la dolcezza e sapidità del cioccolato bianco salato, caratteristiche minerali per un effetto quasi da umami. Il cioccolato bianco di questa caratura, ad esempio può reggere anche un formaggio a pasta molle, di conseguenza anche un vino bianco”.

Un ricordo va anche alla sua terra di origine ed al Barolo che si sposa perfettamente con il cioccolato gianduia.

Ad esempio il Barolo, vino difficilmente abbinabile per eccellenza, con un cioccolatino Gianduia ci sta perché rispetta la tradizione, il territorio e quindi piace. Se poi si vuole stravolgere tutto va bene anche azzerare le lunghe distanze, puntando sulla nocciola delle Langhe e i passiti di Puglia”.

L’identikit del cioccolatino del futuro

Viene da pensare che Venchi stia lavorando a un concetto di cioccolato che possa smarcarsi dai canoni della tradizione, combinando fave di cacao provenienti da zone vocate con ingredienti di “casa nostra”. Il risultato è un prodotto in grado di integrare culture e territorio. Allora, GB Mantelli, è proprio questo il futuro che ci aspetta?

Il cioccolato del futuro è intelligente e ci renderà intelligenti, perché sa stimolare tutti i sensi, esaltare l’esperienza gustativa in ogni minima particella. Per mutuare un termine giapponese l’effetto deve essere quello del kokumi, cioè conferire agli alimenti maggiore gradevolezza al palato con elementi mirati e ben studiati. L’obiettivo è aumentare il gusto percepito, pienezza e complessità del sapore. Il cioccolato del futuro sarà così, cercherà di equiparare l’effetto di addentare un piatto unico con diversi gradi di intensità strutturale, ovviamente su tutti non può mancare la croccantezza. Con il brand esaltiamo ricette che esaltano le sensazioni vegetali, proprio come la selezione di nibs che ricorda quasi l’oliva nera, ottima sapidità e l’abbraccio del cacao”.

Insomma, tutti elementi che un calice di vino proprio non sembrano escluderlo. Ma nella nuova collezione primavera-estate c’è un cioccolatino già pronto per accostarsi, in maniera vincente, al vino italiano?

Si, abbiamo l’evoluzione dei nostri best-seller e nuove creazioni, tutto ciò che si può adattare perfettamente anche al vino italiano, se vogliamo”.

Sulla presenza del vino nel cioccolatino che verrà non abbiamo ancora una prova certa; possiamo dire che non esistono confini fino a quando si continuerà a fare ricerca, che sarà da aiuto per esplorare nuovi universi gustativi. E allora perché non pensare a una pralina con un vino sulla scia dei già esistenti cioccolatini liquorosi?

Il vino è talmente ricco d’acqua che non è facile trovare una concentrazione di sapori da intrappolare all’interno di un cioccolatino fondente senza un adeguato supporto. Lascia un’apertura verso scenari ancora inesplorati. Ad ogni modo è possibile sorprendersi sempre se con la materia prima si ragiona solo in termini di alta qualità”.

“Storie di vite – Alla scoperta del vino tra itinerari e racconti”

di Titti Casiello

“Un altro libro sul vino, potrebbe pensare qualcuno”. Così si autodenuncia, nella sua introduzione a Storie di vite – Alla scoperta del vino tra itinerari e racconti, il wine-teller e scrittore Salvo Ognibene, aiutato nella stesura dell’opera dal prezioso contributo di Gherardo Fabretti, Filippo Moschitta e Antonello De Oto.

Un libro diverso sul tema potrebbe, invece, pensare un pubblico attento al termine della sua lettura. Si pone a metà strada tra un saggio ed un racconto, intrecciando la storia del vino con quella dei vignaioli e ricordando testualmente dai suoi estratti come terreno, vitigno e condizioni atmosferiche necessitano sempre della mano sapiente dell’uomo, senza la quale nulla sarebbe comunque possibile.

Perché sono loro, i “Maestri di vino” così definiti da Fabretti, gli ambasciatori della Terra che hanno creato le condizioni affinché il loro vino riflettesse, e amplificasse, il prestigio di un intero territorio e con esso, dunque, anche di una comunità. Nello scorrere dei paragrafi, suddivisi in quattro capitoli ognuno a firma di un singolo autore,  si osserva una costante pressoché univoca, che mira a sollecitare il lettore verso un’immagine del vino non come un prodotto a se stante, ma come un bene che ha accompagnato lo sviluppo umano e territoriale diventando esso stesso, dunque, un prodotto della cultura e della storia.

Salvo Ognibene

Una storia, però, che non sempre è andata di pari passo con quella delle sue norme. Nulla di così tanto diverso di quanto non avvenga in ogni Stato politico che si rispetti, anche per ben altre e diverse questioni, tra chi gioca di coalizioni e chi di opposizioni pur di far valere le proprie scelte individuali. Parimenti è stato (e sarà) con i Legislatori del vino, dove in un avvincente resoconto storico, emerge un quadro dei grandi successi vinicoli italiani tra chi è riuscito a parlare di territorio in un raggio d’azione delimitato da una Denominazione, e chi, invece, ha dovuto faticare (i resilienti o facinorosi che dir si voglia) per crearsi uno spazio pur di interpretarlo secondo il proprio credo.

C’è chi “è stato capace [..] di promuovere un territorio [..] con a monte le geniali intuizioni di Giulio Ferrari  e che oggi compone la squadra del Trento DOC” e chi, invece, si muoveva “con fastidio tra  le regole di un Disciplinare” come Marco De Bartoli che ha dovuto scardinare uno dei più intricati regolamenti di Italia, quello della Doc Marsala, dimostrando, con ostinato rifiuto il non cedere di un solo millimetro dinanzi alle avversità: una storia di rinascita grazie al Vecchio Samperi e che, oggi, custodisce amorevolmente l’antica tradizione siciliana del perpetuo. Ma “Storie di vite” è ricco anche di nozioni che vanno oltre le informazioni più attuali, “Oggi lo Stato con più consumo pro capite è Città del Vaticano con circa 60 litri a persona all’anno”, o le domande ormai di tendenza ad esempio per definire ad libitum i vini biologici e biodinamici e si sovrappongono parti storiche, dalla religione, alla letteratura e alla prosa che ci ricordano da dove veniamo e dove stiamo andando.

Informazioni che se aprono nuovamente la mente al lettore: il vino visto come strumento di riscatto sociale. Ciò è accaduto alle porte di Napoli, in una città assediata all’epoca dal “malaffare”.  Chiaiano sembrava destinato ad una triste sorte, ma il sentire profondo di una comunità che voleva risorgere ad ogni costo, risiederà per sempre nei due ettari di vigneto di Falanghina gestiti dalla Cooperativa (R)esistenza. Un bene agricolo confiscato alla camorra e dedicato alla memoria di un purista della legalità come era Amato Lamberti. Tanta la paura alla prima vendemmia, “poi però incontrammo Gerardo Vernazzaro di Cantine Astroni [..] che sposò il progetto”.   Il libro continua così, tra commossi ricordi e realtà, centodieci pagine che si fanno leggere piacevolmente, pensando che di vino c’è sempre qualcosa di bello da scrivere.

“Storie di vite. Alla scoperta del vino tra itinerari e racconti”

Dario Flaccovio Editore

Prezzo di vendita proposto: 11 euro

La cucina di mare del Gourmet di Brunello Sichi

Da quando aprì le sue porte nel 1985, sempre in Via Amendola, il ristorante Gourmet (mai nome fu più azzeccato) è noto come uno tra i migliori ristoranti di pesce di Montecatini, portando nella ridente cittadina termale 1 stella Michelin (correva l’anno 1988-’89). Il patron Brunello Sichi ed il figlio Alessio accolgono i clienti in una location dall’arredamento casual chic da 38 coperti.

il mio tavolo preferito

Il servizio in sala è guidato da Alessio, maître di sala e dai suoi collaboratori. Servizio preciso, puntuale e professionale senza essere mai invadente. Degno di menzione é sicuramente Canio, uno che in sala fa sentire la sua assenza quando non c’é. Un plauso va al loro servizio al gueridon per alcune portate (crêpes suzettes, tartare, solo per citarne alcune): modalità di servizio quasi sparita anche in molti ristoranti stellati.

Alessio Sichi colto durante il servizio al gueridon

La cucina, capitanata dagli chef Anna Esposito e Gualtiero Gherardi, è la rappresentazione esatta di una cucina moderna che affonda le basi nella solida tradizione culinaria del nostro Paese con la forte consapevolezza di lavorare ogni giorno una materia prima d’assoluta eccellenza. Il vero plus è però rappresentato dal palato di patron Brunello Sichi: non c’è piatto che venga portato al tavolo che lui non assaggi.

La storia nella ristorazione di Patron Brunello parte da lontano, quando ancora ragazzo, militava nelle sale di vari ristoranti di zona. Poi il suo primo ristorante, in società con un’altra persona, non lontanissimo da Montecatini. Il grande salto non tarda a venire, ed alla prima occasione, trovata la location a lui più consona, nella sua città termale, apre il Gourmet, vero punto di riferimento della ristorazione fine dining in città.

crudo di mare

Il menù, prettamente di mare, lascia spazi ad importanti primizie di terra di stagione, ovuli e tartufo bianco compresi, completando egregiamente le proposte culinarie. Aprire il menù e vedere che non ci siano molti piatti elencati è importante ed il fatto che si possa tranquillamente chiedere un piatto non in lista e che ti venga fatto con estrema spontaneità lo è ancora di più. Chapeau!

Tra i piatti evergreen troviamo tra gli antipasti le cinque delizie dello chef, cinque assaggi di mare che variano con il cambiare del pescato del giorno ma che trovano il loro pilastro fisso nell’ormai famosissima crocchetta di pesce: da non perdere.

Le cinque delizie parte 1
Le cinque delizie parte 2

Tra i primi figurano spaghetti al riccio di mare, spaghetti alle arselle e bottarga di Cabras (uno dei pochissimi ristoranti fine dining a grattare la bottarga al tavolo), tortelli fatti a mano di pescatrice e timo in sauté di vongole veraci ed, in stagione, tagliolini al tartufo bianco. Anna Esposito é la Chef addetta ai primi e vi posso assicurare che ha una mano pulita, delicata ed altamente riconoscibile. Tra i secondi rana pescatrice lardellata e julienne di carciofi, catalana di crostacei, filetti di rombo impanati con mandorle e pistacchi e gran plateau di crudo di mare. E’ quindi Gualtiero Gherardi lo Chef che vi delizia con i secondi utilizzando la sua esperienza e delicatezza nel prepararveli con tutta la sua passione.

Spaghetti ai ricci di mare

La carta dei vini è molto interessante e profonda ed annovera etichette d’importanti maisons italiane e non. Gran spazio alle bollicine. Rapporto qualità prezzo commisurato alle proposte, servizio offerto e locale.