“I Profumi di Lamole”

di Adriano Guerri

La rassegna vini I Profumi di Lamole è andata in scena dal 2 al 4 giugno per la ventesima volta nel caratteristico borgo, evento ideato dai produttori del locali in collaborazione con il Comune di Greve in Chianti.

Gli stands sono stati allestiti nella graziosa piazza di Lamole, dalla quale si gode di un panorama impareggiabile. Nove i produttori presenti con un ospite d’onore proveniente dalla Borgogna.  Arrivando nella ridente località mi è venuto in mente il titolo del film di Leonardo Pieraccioni, “Il Paradiso all’improvviso”. Lo è per davvero, il tempo sembra essersi fermato e la pace regna sovrana. Un borgo abitato da poche anime e molte delle quali portano il cognome Socci.

Lamole è situato nel comune di Greve in Chianti (FI), nel cuore del Chianti Classico ad altitudini elevate, con molti vigneti allevati a 600 metri s.l.m. Nella parte più alta sono stati mantenuti i terrazzamenti con muretti a secco e le viti con il sistema ad alberello, su suoli sabbiosi dotati di un forte potere drenante. Le pendenze notevoli ed i muretti consentono miglior accesso tra i filari, accumulando calore durante il giorno, per poi rilasciarlo nelle ore notturne ed evitando il dilavamento delle piogge.

Un bellissimo esempio di  conservazione e manutenzione del territorio, valso il riconoscimento a pieno titolo dal Ministero delle Politiche agricole di “Paesaggio rurale storico”. La vite su queste erte colline viene coltivata sin dall’epoca romana in un anfiteatro naturale. Con il cambiamento climatico questa enclave beneficia di temperature fresche e anche in annate siccitose non ha problemi di siccità e maturazioni.

Delle 11 UGA (Unita Geografiche Aggiuntive) del Chianti Classico, Lamole è la più piccola e caratterizzata dalla presenza, oltre che di viti e oliveti, di impenetrabili boschi e campi di giaggiolo.
Il vitigno maggiormente coltivato è il Sangiovese, ma anche Colorino, Canaiolo, Trebbiano e Malvasia.
I vini sono compositi, freschi, lineari, eleganti e dotati di una straordinaria piacevolezza di beva e tannini sottili e minerali.

Tra i migliori assaggi:

Chianti Classico Riserva 2018 Vigna Piuca Az.Castellinuzza e Piuca
Chianti Classico Riserva 2019 Az.Le Masse di Lamole
Chianti Classico Testardo 2019 Az. Il Campino di Lamole
Chianti Classico Gran Selezione Vecchie Vigne 2019 Az. Podere Castellinuzza
Chianti Classico Riserva 2019 Az. I Fabbri
Chianti Classico Gran Selezione 2016 Az. Castellinuzza
Chianti Classico Gran Selezione Vigna Grospoli 2019 Az. Lamole di Lamole
Chianti Classico Punto di Vista 2020 Az. Jurij Fiore & Figlia
Le Viti di Livio Toscana Igt 2015 Az. Castello di Lamole di Paolo Socci

Radici del Sud 2023: i vincitori

di Luca Matarazzo

C’era un inglese, una canadese, un tedesco ed una messicana: in mezzo un italiano.

Sembra il tema di una classica barzelletta, invece è stato un appuntamento insolito con l’evento più importante del Sud Italia: Radici del Sud.

La kermesse enologica, capitanata da Nicola Campanile e dal suo staff, giunta alla diciottesima edizione senza mostrare alcun segno di stanchezza, rappresenta un punto fermo tra i Concorsi Internazionali del vino per giornalisti, wine blogger ed esperti di settore convogliati da ogni angolo del globo… non soltanto il Belpaese.

E così capita di dover dirigere da Presidente e capo panel una giuria tecnica composta da Anais Cancino (Messico), Liz Palmer (Canada), Anthony Rose (Regno Unito) e Torge Thies (Germania). Scopo della 2 giorni di degustazione è stato quello di decretare i migliori assaggi nel confronto con le altre Commissioni, in un ritmo serrato suddiviso tra sessioni mattutine e pomeridiane fino a esaurimento dei campioni alla cieca. Numerosissime le aziende partecipanti, con ottimo riscontro anche del pubblico di appassionati ai banchi d’assaggio finali.

Ecco il resoconto dei vini premiati con l’indicazione delle cantine produttrici:

SPUMANTI DA UVE AUTOCTONE A BACCA BIANCA

1 posto giuria nazionale

BARONE G.R. MACRÌ CALABRIA CENTOCAMERE BIANCO MANTONICO 100% 2019

2 posto giuria nazionale

CAIAFFA VINI PUGLIA MYRIA FIANO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

CAIAFFA VINI PUGLIA MYRIA FIANO 100% 2022

2 posto Ex-equo giuria internazionale

GIOVANNI AIELLO PUGLIA CHAKRA BLU VERDECA 100% 2021

ORIGINE & IDENTITÀ CALABRIA 20-18 ZIBIBBO 100% 2021

SPUMANTI DA UVE AUTOCTONE A BACCA ROSSA

1 posto giuria nazionale

VITIVINICOLA PUDDU SARDEGNA BALOI CANNONAU 100% 2022

2 posto giuria nazionale

VIGNAIOLI PUGLIESI PUGLIA BULLA AUFIDUS ROSÉ NERO DI TROIA 100% 2021

1 posto giuria internazionale

BRARONE G.R. MACRÌ CALABRIA CENTOCAMERE ROSATO NERELLO MASCALESE 100% 2019

2 posto giuria internazionale

VITIVINICOLA PUDDU SARDEGNA BALOI   CANNONAU 100% 2022

FALANGHINA

1 posto giuria nazionale

AGNANUM CAMPANIA FALANGHINA  FALANGHINA 100%  2021

2 posto giuria nazionale

NATIV CAMPANIA  CUPA DEL PARADISO FALANGHINA 100% 2022

1 posto giuria internazionale

ALABASTRA PINTORE & VALENTINO CAMPANIA FALANGHINA FALANGHINA 100% 2018

2 posto giuria internazionale

CANTINE KANDEA PUGLIA COSTANZA FALANGHINA 100% 2019

GRECO

1 posto giuria nazionale

CANTINE KANDEA PUGLIA ANAIS GRECO 100% 2019

2 posto giuria nazionale

ALABASTRA PINTORE & VALENTINO CAMPANIA GRECO DI TUFO 100% 2018

1 posto giuria internazionale

DI PRISCO CAMPANIA GRECO DI TUFO GRECO 100% 2020

2 posto giuria internazionale

SAN SALVATORE 1988  CAMPANIA CALPAZIO GRECO 100% 2022 

FIANO

1 posto giuria nazionale

CANTINE KANDEA  PUGLIA BIANCOFIORE FIANO 100% 2021

2 posto giuria nazionale

AGRI GIRARDI PUGLIA CIMAGLIA  FIANO 50% MALVASIA 50% 2022

1 posto giuria internazionale

DI PRISCO CAMPANIA IRPINIA FIANO FIANO 100% 2020

2 posto giuria internazionale

SAN SALVATORE 1988 CAMPANIA PIAN DI STIO FIANO 100% 2022

GRUPPO MISTO VINI BIANCHI

1 posto giuria nazionale

IUPPA SICILIA LINDO ETNA BIANCO SUPERIORE DOC CARRICANTE 90% CATARRATTO 10% 2020

1 posto giuria nazionale

CANTINE BENVENUTO CALABRIA  BENVENUTO ZIBIBBO ZIBIBBO 100% 2022

1 posto giuria nazionale

MARISA CUOMO CAMPANIA FURORE BIANCO FIORDUVA 40% RIPOLI 30% FENILE 30% GINESTRA 2021

1 posto giuria nazionale- EXEQUO

CANTINA CAMBONI GIOVANNI SARDEGNA GIOVANNI CAMBONI VERMENTINO 100% 2022

1 posto giuria nazionale- EXEQUO

SIDDÙRA SARDEGNA MAÌA VERMENTINO 100% 2021

1 posto giuria nazionale

OREFICE VINI ABRUZZO COCOCCIOLA  COCOCCIOLA 100% 2022

1 posto giuria nazionale

CANTINA DI VENOSA BASILICATA VERBO MALVASIA MALVASIA100% 2022

1 posto giuria nazionale

VINI DI MONTEMARCUCCIO PUGLIA PRIMI FILARI VERDECA 100% 2022

1 posto giuria internazionale

MARISA CUOMO CAMPANIA FURORE BIANCO FIORDUVA 40% RIPOLI 30% FENILE 30% GINESTRA 2021

1 posto giuria internazionale

ORIGINE & IDENTITÀ CALABRIA CENTODÍ ZIBIBBO100%    2022

1 posto giuria internazionale

SIDDÙRA SARDEGNA MAÌA VERMENTINO 100% 2021

1 posto giuria internazionale

BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO SICILIA  LALÙCI  GRILLO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

PODERI D’AURIZIO ABRUZZO D’AURI’ PECORINO 100% 2021

1 posto giuria internazionale

VINI DI MONTEMARCUCCIO PUGLIA PRIMI FILARI VERDECA 100% 2022

ROSATI DA VITIGNI AUTOCTONI DEL SUD

1 posto giuria nazionale

CASA PRIMIS PUGLIA MONROSE NERO DI TROIA 100%    2022

2 posto giuria nazionale

MICHELE BIANCARDI CANTINE E VIGNE DAUNE PUGLIA ROSALIA NERO DI TROIA 100% 2022

1 posto giuria nazionale EXEQUO

BUZZARONE VIGNAIOLO IN CASTELFERRATO ABRUZZO RUGGITO MONTEPULCIANO 100% 2022

1 posto giuria nazionale- EXEQUO

CREA VINI  ABRUZZO AMARTI SEMPRE MONTEPULCIANO 100% 2022

1 posto giuria nazionale

CAMPI VALERIO MOLISE PER UNA ROSA TINTILIA 100% 2022

1 posto giuria nazionale

SIDDURA SARDEGNA NUDO CANNONAU 100% 2022

1 posto giuria nazionale

BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO SICILIA  C’D’C’ ROSATO NERO D’AVOLA 100% 2022

1 posto giuria nazionale

IFALCO CAMPANIA FA’ CRUCI AGLIANICO 100%  2022

1 posto giuria nazionale

CANTINE STATTI CALABRIA GRECO NERO GRECO NERO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

MANDWINERY (FAMIGLIA MANDUANO) PUGLIA BISCIÙ NERO DI TROIA 100% 2022

2 posto giuria internazionale

TORREVENTO PUGLIA PRIMARONDA NERO DI TROIA 100% 2022

1 posto giuria internazionale

BUZZARONE VIGNAIOLO IN CASTELFERRATO ABRUZZO RUGGITO MONTEPULCIANO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

SIDDURA SARDEGNA NUDO CANNONAU 100% 2022

1 posto giuria internazionale

BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO SICILIA  C’D’C’ ROSATO NERO D’AVOLA 100%    2022

1 posto giuria internazionale

IFALCO CAMPANIA FA’ CRUCI AGLIANICO 100% 2022

1 posto giuria internazionale

TENUTA DEL TRAVALE CALABRIA EPICARMA NERELLO CAPPUCCIO 100% 2022

GRUPPO MISTO VINI ROSSI

1 posto giuria nazionale

VITIVINICOLA FULGHESU LE VIGNE SARDEGNA KANTHARU MURISTELLU35% CANNONAU30% MONICA25% CAGNULARI 10% 2019

1 posto giuria nazionale

IUPPA SICILIA CLO NERELLO MASCALESE 85% NERELLO CAPPUCCIO 15%” 2020

1 posto giuria nazionale

LIBRANDI CALABRIA DUCA SANFELICE GAGLIOPPO 100% 2020

1 posto giuria nazionale

MARISA CUOMO CAMPANIA FURORE AGLIANICO 50% PIEDIROSSO 50% 2019

1 posto giuria nazionale

VINI DI MONTEMARCUCCIO PUGLIA ELPÌS OTTAVIANELLO 100% 2022

1 posto giuria nazionale

CAMPI VALERIO MOLISE OPALIA TINTILIA DEL MOLISE TINTILIA 100% 2019

1 posto giuria internazionale

VITIVINICOLA FULGHESU LE VIGNE SARDEGNA SENTIDU CAGNULARI 100% 2016

1 posto giuria internazionale

IUPPA SICILIA CLO ETNA ROSSO NERELLO MASCALESE 85% – NERELLO CAPPUCCIO 15% 2020

1 posto giuria internazionale

CANTINE CACCAMO CALABRIA CAPARBIO CALABRESE 80% NERELLO MASCALESE 20% 2020

1 posto giuria internazionale

MARISA CUOMO CAMPANIA RAVELLO PIEDIROSSO 70% AGLIANICO 30% 2019

1 posto giuria internazionale

ANGELO D’UVA MOLISE LAGENA TINTILIA 100% 2020

1 posto giuria internazionale

ROSSO LIBERO  PUGLIA ROSSO LIBERO  BLEND UVE AUTOCTONE 100% 2021

MONTEPULCIANO

1 posto giuria nazionale

PODERI D’AURIZIO ABRUZZO D’AURÌ MONTEPULCIANO 100% 2021

2 posto giuria nazionale

DONVITANTONIO VINI  ABRUZZO DONVITANTONIO MONTEPULCIANO 100 % 2019

1 posto giuria internazionale

OREFICE VINI ABRUZZO 1932 MONTEPULCIANO 100% 2015

2 posto giuria internazionale

L’ ARDITO AZIENDA AGRICOLA PUGLIA DON FELICE MONTEPULCIANO 100% 2021

NEGROAMARO

1 posto giuria nazionale

CANTINE EMERA DI CLAUDIO QUARTA VIGNAIOL ANIMA DI NEGROAMARO NEGROAMARO 100% 2019

2 posto giuria nazionale – EXEQUO

LE VIGNE DI SAMMARCO PUGLIA ORMANERA SALICE SALENTINO DOP RISERVA NEGROAMARO 100% 2016

2 posto giuria nazionale – EXEQUO

FABIANA WINES PUGLIA KALEMA  NEGROAMARO SALENTO NEGROAMARO 100% 2020

1 posto giuria internazionale

CANTINE PAOLO LEO     PUGLIA ORFEO  NEGROAMARO 100% 2021

2 posto giuria internazionale

FABIANA WINES PUGLIA KALEMA  NEGROAMARO SALENTO NEGROAMARO 100% 2020

PRIMITIVO

1 posto giuria nazionale

FATALONE ORGANIC WINES       PUGLIA FATALONE RISERVA       PRIMITIVO 100%    2020

2 posto giuria nazionale

MASSERIA MITA             PUGLIA IMPERATRICE    PRIMITIVO 70%  NEGROAMARO 30%       2018

1 posto giuria internazionale

CANTINE DUE PALME    PUGLIA SANGAETANO   PRIMITIVO 100%              2022

2 posto giuria internazionale

FATALONE ORGANIC WINES       PUGLIA FATALONE RISERVA       PRIMITIVO 100%    2020

NERO DI TROIA

1 posto giuria nazionale

TORREVENTO PUGLIA TORRE DEL FALCO  NERO DI TROIA 100% 2021

2 posto giuria nazionale EXEQUO

PIARULLI VINI ED OLIO  PUGLIA NERO DI TROIA NERO DI TROIA 100% 2021

2 posto giuria nazionale EXEQUO

CAIAFFA VINI PUGLIA VIBRANS NERO DI TROIA 100% 2019                                                                    

1 posto giuria internazionale

CRIFO PUGLIA AUGUSTALE NERO DI TROIA 100% 2017

2 posto giuria internazionale

CAIAFFA VINI PUGLIA VIBRANS NERO DI TROIA 100% 2019

CANNONAU

1 posto giuria nazionale

FAMIGLIA DEMELAS SARDEGNA GIOGU CANNONAU 100% 2021

2 posto giuria nazionale

VITIVINICOLA PUDDU SARDEGNA CARROS CANNONAU 100% 2019

1 posto giuria internazionale

VITIVINICOLA FULGHESU LE VIGNE SARDEGNA  AMPSICORA  CANNONAU 100% 2020

2 posto giuria internazionale

SEBASTIANO POLINAS SARDEGNA POLINAS CANNONAU 100% 2020

MAGLIOCCO

1 posto giuria nazionale EXEQUO

LIBRANDI CALABRIA MEGONIO MAGLIOCCO 100% 2021

1 posto giuria nazionale EXEQUO

TENUTE PACELLI CALABRIA TERRA ROSSA MAGLIOCCO 100% 2020

2 posto giuria nazionale

CASA COMERCI CALABRIA  ABATIA MAGLIOCCO CANINO 100% 2021

1 posto giuria internazionale

CASA COMERCI CALABRIA ‘ABATIA MAGLIOCCO CANINO 100% 2021

2 posto giuria internazionale

LIBRANDI CALABRIA MEGONIO MAGLIOCCO 100% 2021

AGLIANICO

1 posto giuria nazionale

CANTINE DELITE CAMPANIA GENEROSO AGLIANICO 100%  2015

2 posto giuria nazionale

AZIENDA AGRICOLA ANTONIO COVUCCIA CAMPANIA 1931 AGLIANICO 100% 2021

1 posto giuria internazionale

CONTRADAMITO CAMPANIA DUNSOGNO AGLIANICO 100% 2016

2 posto giuria internazionale EXEQUO

2VITE CAMPANIA  AGLIANICO 70% PIEDIROSSO 30% 2020

2 posto giuria internazionale EXEQUO

AZIENDA AGRICOLA BOCCELLA CAMPANIA IRPINIA CAMPI TAURASINI AGLIANICO 100% 2020

2 posto giuria internazionale EXEQUO

ANTICO CASTELLO  CAMPANIA MAGIS AGLIANICO 100% 2016

TAURASI

1 posto giuria nazionale

AMARANO CAMPANIA LAGONESSA  AGLIANICO 100%  2014

2 posto giuria nazionale

CONTRADAMITO CAMPANIA  AMATO AGLIANICO 100% 2016

1 posto giuria internazionale

CONTRADAMITO CAMPANIA  AMATO AGLIANICO 100% 2016

2 posto giuria internazionale

AZIENDA AGRICOLA BOCCELLA CAMPANIA SANT’EUSTACHIO AGLIANICO 100% 2018

VINI DOLCI , PASSITI, MUFFATI, OSSIDATIVI

1 posto giuria nazionale

CANTINE DEL NOTAIO  BASILICATA  L’AUTENTICA  MOSCATO 70% MALVASIA 30% 2021

2 posto giuria nazionale

BOTROMAGNO – PODERI D’AGOSTINO  PUGLIA GRAVISANO MALVASIA BIANCA 100% 2015

1 posto giuria internazionale

CANTINE DEL NOTAIO BASILICATA L’AUTENTICA MOSCATO 70% MALVASIA 30% 2021

2 posto giuria internazionale

MAGNA GRAECIA CALABRIA ZEPHIROS PASSITO MAGLIOCCO 100% 2022

BIOLOGICO

TAURASI  

1 posto giuria internazionale

AZIENDA AGRICOLA BOCCELLA  CAMPANIA  SANT’EUSTACHIO AGLIANICO 100% 2018

PRIMITIVO   

2 posto giuria internazionale

FATALONE ORGANIC WINES PUGLIA FATALONE RISERVA PRIMITIVO 100% 2020

PRIMITIVO   

1 posto giuria nazionale

FATALONE ORGANIC WINES  PUGLIA FATALONE RISERVA  PRIMITIVO 100% 2020

GRUPPO MISTO VINI BIANCHI DEL SUD ITALIA

2 posto giuria nazionale

MAGADDINO VINI SICILIA GRILLO 100% 2022

Le Donne del Vino del Lazio: amore per la terra e passione per il vino

di Morris Lazzoni

Nel mio ultimo viaggio sono stato ospite de Le Donne del Vino del Lazio, associazione tutta al femminile che racchiude differenti figure professionali inerenti il mondo del vino: nel Lazio le socie produttrici sono 23, le associate 70 mentre il totale nazionale supera le mille aderenti.

Non mi dilungherò oltre riguardo la genesi dell’Associazione, mentre vorrei soffermarmi maggiormente sulla delegazione del Lazio di cui sono stato ospite poche settimane or sono.

Le Donne del Vino del Lazio hanno organizzato tre differenti press tour, dedicati a giornalisti e blogger, per scoprire la territorialità del vino laziale coltivata, gestita e promossa dalle socie aderenti. Non posso esimermi dal ringraziare la Delegata Regionale Manuela Zennaro, la vice Delegata Floriana Risuglia e l’ufficio stampa MG Logos di Maria Grazia D’Agata per l’invito: ho passato tre bellissime giornate in queste terre, con la possibilità di visitare nuovi areali, degustare vini e conoscere donne di spessore e grande personalità.

Coraggio, passione e tenacia: tre parole per descrivere Le Donne del Vino del Lazio

Proprio su quest’ultimo aspetto vorrei soffermarmi, al di là del racconto delle esperienze fatte e dei vini degustati. Nel concetto di “territorio” non può mancare la corrispondenza con le persone che lo vivono, coltivano e comunicano. Le Donne del Vino del Lazio riescono a trasmettere amore per la propria terra e grande, enorme passione per quello che quotidianamente portano avanti.

Mi hanno fatto capire quanto impegno, coraggio, tenacia e sacrifici ci fossero dietro le loro scelte. Ognuna di loro mette in campo la propria personalità, capacità e stile ed è come se ogni storia e racconto avessero all’interno un filo conduttore.

Chiara, Cristina, Federica, Floriana, Giulia, Manuela, Maria Laura, Matilda, Rossella, Sara e Tiziana hanno tanto da raccontare, tra emozioni e sfumature differenti. Esuberanza, vitalità, eleganza, precisione, decisione, determinazione, allegria, sana follia, timidezza, rigore ed autorevolezza possono sembrare un prolisso elenco di parole, ma sono le caratteristiche principali suggeritemi dalla conoscenza di ognuna di loro.

Non conta l’esperienza, perché la voglia di fare, l’entusiasmo e la grinta non si misurano in anni: ciascuna di esse trasmette ardore e voglia di far conoscere territori a loro volta di antica tradizione vinicola, oltreché permeati di storia e cultura.

Non sempre però storicità di un areale e successo commerciale creano un perfetto sillogismo, soprattutto quando si guarda al complesso mercato internazionale del vino. Succede anche in Italia, ove alcune zone di produzione non sembrano cavalcare la cresta dell’onda rispetto ad altre, ma ciò non significa che manchino qualità intrinseche ed ottime credenziali per un futuro successo.

Probabilmente i vini di Frascati, Castelli Romani e Orte ( le zone che ho visitato nei miei tre giorni di press tour ) dovranno fare qualcosa in più a livello comunicativo e promozionale, per sbocciare definitivamente sul palcoscenico del vino italiano e mondiale: Le Donne del Vino del Lazio sono sulla strada giusta, quella della comunione d’intenti e della “sorellanza”. Quando si uniscono forze, idee e buoni propositi si possono avere sicuramente maggiori possibilità di emergere, rispetto a viaggiare da soli e senza aiuto altrui.

Poggio Le Volpi, prima tappa del press tour

Iniziamo da Poggio Le Volpi, storica realtà di Monte Porzio Catone, che da tempo miete successi e riconoscimenti per la produzione dei suoi vini. Ad attenderci c’è Rossella, moglie di Felice, e colonna portante dell’azienda. Rossella ci guida attraverso una passeggiata nei vigneti dell’azienda, raccontando genesi e trasformazione dell’azienda, che negli anni è riuscita a portare i vini del territorio in giro per l’Italia ed il Mondo.

Essere portavoce di una cantina come Poggio Le Volpi non è un compito facile: la dimensione aziendale, la bellissima struttura della cantina e degli ambienti ricettivi chiedono alti livelli di responsabilità ed impegno. Rossella però dimostra quanto la passione per il lavoro, unita a competenza, attenzione e rigore, possano essere da esempio: ciò che trasmette è di essere un punto cardine della cantina, sempre presente ed attenta ad ogni minimo particolare.

Torniamo alla storia della cantina, partita nel 1996, e con una produzione odierna incentrata su Frascati, Lazio Igt e da ultimo anche Roma Doc, valorizzando soprattutto il potenziale dei vitigni autoctoni ma anche l’adattabilità di quelli internazionali. La filosofia di Poggio Le Volpi mira al mantenimento delle tradizioni locali, coadiuvato da un attento utilizzo delle tecniche moderne in cantina, in modo da rispettare ed esaltare le caratteristiche territoriali.

Il Roma Doc Rosato 2022, un vino dal sapore agrumato, floreale, dalla bella sapidità e dalla beva piacevole. Continuiamo con Epos Frascati Superiore Riserva Docg 2018, il quale mostra il percorso evolutivo di un vino pensato per allungare la propria durata: pietra focaia, scorza di agrumi e note tostate incontrano succosità, ricordi sulfurei, buona acidità e distensione al palato.

Roma Doc Rosso 2021 è ben fruttato e speziato al naso, mentre in bocca evidenzia bilanciamento tra frutti densi, trama tannica e giusta acidità. Il Roma Doc Rosso Edizione Limitata 2019 invece fa leva su affinamento in legno e maggiore sosta in bottiglia: i frutti sono più maturi e più dark, oltre a note fumé e lievemente terrose di sottobosco e terriccio. L’assaggio è carico di sapore, con tannino sostenuto ed importante calore alcolico, chiudendo con liquirizia, foglie di tabacco e prugna.

Seconda tappa da Villa Simone, dove incontriamo la più giovane tra Le Donne del Vino del Lazio

Nonostante un meteo inclemente, arriviamo da Villa Simone, sempre nel comune di Monte Porzio Catone, all’interno dei terreni dell’antico vulcano laziale. Ad accoglierci troviamo Sara, dalla personalità altrettanto vulcanica e coinvolgente. Assieme al padre Lorenzo ed alla madre Fulvia gestisce l’azienda di famiglia nata nel 1982, che oggi conta circa 21 ettari divisi tra i comuni di Monte Compatri, Roma, Frascati e Monte Porzio Catone.

La storia di Sara è legata a stretto giro con il vino, visto che già il nonno Armando negli anni 60 possedeva un’enoteca. L’acquisto di una casa a Monte Porzio Catone per passare le vacanze estive fece da precursore: acquistare i primi vigneti fu una naturale conseguenza.

Sara è la più giovane tra le socie produttrici de Le Donne del Vino del Lazio, ma ciò non le impedisce di dimostrare passione ed attaccamento al lavoro come poche. Sa come raccontare e promuovere la sua realtà e il territorio dispensando sana allegria, potendo contare su un background di studi in ambito turistico.

Prima di passare al racconto dei vini, non posso che accennare alla bella introduzione sul territorio e la geologia della zona da parte di Lorenzo, padre di Sara. Grazie alla sua spiegazione abbiamo avuto modo di conoscere la genesi del vulcano laziale, passato attraverso eruzioni, trasformazioni e conseguente conformazione del territorio dei Castelli Romani.

L’assaggio si è svolto all’interno della grotta, scavata nella collina: data la sua conformazione si adatta sia all’affinamento dei vini in barrique e ad ospitare eventi e degustazioni.

Villa dei Preti Frascati Superiore 2022 mi ha colpito con l’abbondante aromaticità di agrumi e frutti tropicali, con un palato succoso, eppur rotondo nel gusto, sapido e di buona acidità. Un vino che può soddisfare per differenti situazioni di bevuta, dall’abbinamento al cibo all’assaggio singolo.

Ho modo di conoscere anche un nuovo vitigno, il Nerobuono, tornato in auge dopo anni di oblio ed abbandono, oltreché imparentato al Montepulciano per similare livello tannico.

Il Torraccia Igp 2020 è un assemblaggio di 80% Cesanese e 20% Nerobuono che fa dei profumi dolci, densi e profondi di frutti neri il proprio tratto distintivo, caratterizzandosi per una bevuta giustamente tannica, un filo terrosa e sempre golosa nel frutto.

Cambiano le percentuali ( 60% Cesanese e 40% Nerobuono ) per il Ferro e Seta 2019 che sosta per circa 24 mesi in barrique. La maturazione dei frutti neri, unita a sentori di cioccolato, caffè, balsamico e china fanno il pari con profondità di gusto, giusta scorrevolezza al palato e buona sapidità finale.

Infine la vera chicca, spesso difficile da trovare anche in zona, il Cannellino di Frascati Docg 2017: avvolge ed ammalia al naso grazie ai profumi di frutti canditi, fico secco, dattero, foglie di menta e noce moscata. L’assaggio è giustamente grasso ed oleoso, ma senza perdere slancio in freschezza e scorrevolezza di beva, sempre coadiuvata da una brillante sapidità.

Eredi dei Papi: la bella storia di Chiara e Lorenzo

Per agevolare la conoscenza delle produttrici da parte di giornalisti e blogger, Le Donne del Vino del Lazio hanno scelto di ospitare un’altra azienda durante ogni visita in cantina: da Villa Simone è stato il turno di Eredi dei Papi.

A raccontarci da dove nasce il progetto ed il proprio percorso professionale è Chiara, giovane ma ben determinata ragazza, che ha abbandonato una scintillante carriera nel marketing di Google per dedicarsi all’azienda di famiglia.

A onor del vero è giusto parlare anche del fratello Lorenzo, anch’esso artefice di questa nuova avventura: dopo essersi accorto che il mondo della giurisprudenza non gli apparteneva, virò verso gli studi enologici, indispensabili per lavorare all’interno della propria cantina.

Eredi dei Papi sorge a Monte Compatri, su quelle terre che furono già del nonno di Chiara e Lorenzo e sulle quali, molto tempo prima, erano piantate varietà di uva da tavola. Sono circa 3,5 ettari produttivi sui 6 totali, coltivati oggi in regime biologico e principalmente dedicati a vitigni autoctoni.

Fuorionda Rosè Brut, un metodo classico da uve Montepulciano, è fruttato e speziato al naso, con leggeri ricordi di erbe aromatiche e pan brioche, porta una bolla abbastanza soffice e fine al palato, oltre a sostenuta sapidità e buona lunghezza di gusto.

Albagia Roma Doc 2021 profuma di frutti tropicali, erbe aromatiche, frutta secca e mentolo, mentre al palato gioca sul bilanciamento tra scorrevolezza del sorso, nitida sapidità e finale di lusinghiera persistenza.

Sempre Malvasia Puntinata in purezza per il Galatea Lazio Igt 2021 ma cambia l’affinamento, svolto per circa 9 mesi in botti di castagno da 350 litri. Ai frutti gialli maturi si affiancano sentori di burro fuso, noci tostate, tabacco biondo, arachidi, foglie di tè e caramello salato. Cremoso ed ampio in bocca, giustamente caldo e finache lungo in persistenza, dona complessità ed aggiunge ricordi fumè e tostati. Acidità sostenuta e bel bilanciamento globale.

Chiudo con Composto Lazio Igt 2021, da uve Syrah e Montepulciano, che fa dell’immediatezza dei profumi freschi di frutti rossi e fiori, chiodi di garofano, ginepro e macchia mediterranea un proprio timbro. È croccante al palato, mai troppo tannico, di buona freschezza e beva golosa grazie anche ad un’abbondante salivazione.

Terre d’Aquesia e Borgo del Baccano: fine del terzo giorno

Faccio un salto temporale nel racconto del press tour con Le Donne del Vino del Lazio per passare direttamente alla fine della terza giornata. Spetterà al collega Alberto Chiarenza raccontare le altre esperienze, in modo che i lettori di 20Italie ne abbiano totale conoscenza.

Ad ospitare le due cantine di cui parlerò è stata l’azienda Ciucci di Orte, nella quale abbiamo dapprima degustato i vini e poi pranzato. La prima delle altre due cantine è Terre d’Aquesia, azienda di circa 10 ettari vitati ad Acquapendente nell’Alta Tuscia viterbese, rappresentata da Tiziana e da Vincenzo, legati nella vita e nell’attività vinicola.

Tiziana è una preside di scuola, ma non manca, sotto la “coriacea corazza” del ruolo che esercita, di mostrare spirito allegro e passione per il vino. Terre d’Aquesia nasce nel 2019 grazie alla volontà di Vincenzo, dopo che lo stesso decide di abbandonare la propria carriera nel settore dell’ingegneria chimica per dedicarsi totalmente al vino. La scelta è ricaduta su vitigni locali misti ad internazionali, cercando di seguire la vocazione dei terreni del luogo.

L’Aquesia Bianco Lazio Igt 2021 è un assemblaggio di Chardonnay al 70% e 30% Grechetto che alterna profumi di albicocca, pompelmo, susina bianca e pera a note di frutta secca e floreale. Quanto è morbido e rotondo al naso, tanto è agrumato, salivante e sapido al palato, denotando anche una buona persistenza.

Santermete Lazio Igt 2018 è stato creato da 60% di Cabernet Sauvignon e 40% di Sangiovese, oltre a compiere un affinamento misto tra acciaio e legno di circa 20 mesi. I profumi aprono su note erbacee e vegetali, lieve ematico, frutti neri in confettura, eucalipto, liquirizia e oliva nera. Calore e piccantezza accolgono il palato, seguite da buona densità fruttata, tannino mai eccessivo e giusta salivazione che anticipano un finale noir da tabacco e cacao amaro.

Borgo del Baccano, ultima conoscenza del mio press tour

La storia della cantina Borgo del Baccano è davvero recente, nata nel 2020 ed ancora in continuo divenire. Il progetto di Matilda, amministratrice dell’azienda, è quello di creare un polo agrituristico che si occupi di produzione enologia ma anche di ospitalità e ristorazione. I 53 ettari totali si trovano a Campagnano di Roma, nella Valle del Baccano da cui l’azienda trae il nome.

La gioventù accomuna Matilda alla sua stessa “creatura enologica”, senza perdere di vista il focus sull’obiettivo che vuole raggiungere: dietro un iniziale velo di timidezza si scoprono idee chiare e volontà di creare un grande progetto. La produzione di tutte le colture sarà in regime biologico, dal momento che non si limiterà solo al vino ma si estenderà anche a piante di olivo ed alberi da frutto.

Il territorio in cui sorge l’azienda è intriso di storia e natura, grazie alle vicine via Francigena e Cassia, al parco di Veio e quello di Bracciano e Martignano. Con queste premesse territoriali e con la volontà che ci potrà mettere Matilda, sono certo che le soddisfazioni non tarderanno ad arrivare.

Il primo vino è il Piana del Mosaico Lazio Igt 2021, assemblaggio da uve Vermentino, Malvasia e Grechetto. Apre al naso con decisi profumi fruttati da pesca e mandarino, spezie dolci, note floreali e sulfuree, mentre al palato continua con sentori agrumati, buona salivazione ed interessante sapidità.

Il Roma Doc Rosso 2021 è alla prima annata di produzione e porta in bottiglia 70% di uve Montepulciano e 30% di Cesanese per un affinamento di circa sei mesi in barrique. I profumi fruttati sono polposi e dolci, le note floreali spiccate, così come si sentono influssi di tabacco, erbe aromatiche e cioccolato. In bocca ha corpo, frutto ma anche un tannino un pò fuori dai ranghi della compostezza che limita la distensione dell’acidità.

Morris Lazzoni Autore di 20Italie

Un caloroso saluto a Le Donne del Vino del Lazio come l’accoglienza che mi hanno riservato

Sono tornato dalla zona dei Castelli Romani, Frascati ed Orte con la consapevolezza di aver conosciuto areali vinicoli finora mai solcati e di aver sentito, dalla voce di chi vi è cresciuto, storie, aneddoti e particolarità di queste terre dalla storia millenaria.

Le civiltà che hanno vissuto in questi luoghi hanno lasciato segni indelebili: non posso chiudere il racconto senza menzionare la visita al Parco Archeologico di Tuscolo. Le tracce del popolo dei Latini prima e dei Romani poi, sono lì a testimoniare la posizione strategica del luogo in ottica geografica, climatica ed anche paesaggistica: oggi da quella collina si può ammirare non solo Roma, ma, volgendo lo sguardo in direzione quasi opposta, anche Castel Gandolfo.

Francesca e Manuela ci hanno accolti per una visita dedicata al parco archeologico, spiegandoci la genesi territoriale dei vulcani, la nascita della città di Tusculum da parte dei Greci e del passaggio di dominazione tra il popolo dei Latini ed i Romani avvenuto tra il 496 a.c. ed il 494 a.c.

Per lo stesso motivo è di notevole menzione anche la visita alla Orte sotterranea, esperienza che ha chiuso la tre giorni con un tour attraverso gli antichi acquedotti di origine etrusca e romana sottostanti la città. Vedere con i propri occhi quanto ingegno e studio ci fosse per realizzare le antiche condutture dell’acqua in quell’epoca, lascia senza fiato. Scendendo dalla piazza principale di Orte, Piazza della Libertà, si incontra subito la Fontana Ipogea da cui partivano le antiche condutture. Da lì in poi è tutto un susseguirsi di cunicoli, anticamente utilizzati come acquedotti, cisterne e pozzi.

Da ultimo rammento le due cene a Frascati: ‘Na Fojetta e ConTatto sono due anime belle del centro storico, ognuna con proprie sfumature e tipo di cucina. ‘Na Fojetta è una trattoria famigliare ma ammicca alla ricercatezza, con verdure ed erbe di produzione propria, puntando su sapore ed estetica dei piatti: il loro tagliolino alla vignarola me lo ricorderò per diverso tempo.

ConTatto si lega al territorio per la spettacolare location e le grotte sotterranee, facendo leva sullo spirito di ricerca e la voglia di stupire dello chef Luca, cercando di creare un nuovo concetto per Frascati: c’è una ricerca quasi maniacale del più piccolo particolare, in ogni aspetto della cucina e del servizio, senza dimenticare sapore, effetto sorpresa e totale valorizzazione della materia prima. Se ne sentirà parlare!

Grazie care Donne del Vino del Lazio, con Voi mi sono divertito, ben accolto e piacevolmente acculturato su territori, vini e storie che porterò con me per sempre.

Acino – il mercato del vino e il nuovo format delle aste

Organizzare un evento a tema vino è cosa molto diffusa lungo tutto lo stivale: numerose le varianti disponibili offerte dalle manifestazioni presenti sul nostro territorio.

Si va dai classici banchi di assaggio con la presenza di produttori a raccontare i propri vini, alla masterclass condotte da esperti stakeholder, fino alle fiere in cui è offerta la possibilità di vendere i prodotti direttamente al banco e molto altro.

Una novità arriva da Avellino, che per tutti i fine settimana di questo mese di giugno offrirà la possibilità di partecipare ad un evento innovativo: Acino Il Mercato del vino. Giunto alla sua seconda edizione, è un evento pensato e organizzato da Visit Irpinia start up innovativa, fondata e guidata da Alessandro Graziano. Ex farmacista, da oltre 15 anni si dedica allo sviluppo di progetti per la promozione economica, culturale e sociale del territorio. Alessandro, con il suo team, ha creato una manifestazione volta a mettere in luce l’Irpinia in primis, dando voce e visibilità alle cantine dell’areale campano, ma non solo.

Alessandro Graziano, fondatore di Visit Irpinia

Allestito presso le storiche cantine A.MA Angelo Mastroberardino, l’evento si snoda su quattro week end di giugno (dal 3 al 25) dove, oltre ai banchi di assaggio, si è voluta creare per il pubblico un’esperienza più ampia, unica e coinvolgente Ogni fine settimana, infatti, l’animazione è affidata ad un/a Gran Cerimoniere differente ogni volta, che presidia due aste, una il sabato e una la domenica, battendo i lotti di vini da lui/lei ricercati e selezionati tra bottiglie rare, da vini di annata a quelli en primeur, ai formati insoliti, e che saranno aggiudicati al miglior offerente, come ogni asta che si rispetti.

I “battitori d’asta” sono stati scelti tra esperti del settore vino, ognuno con una differente specializzazione e ruolo nella filiera: distributori, influencer, comunicatori ma anche produttori, che si occupano anche di promozione del territorio. Per partecipare, è necessario prenotare il proprio posto sul sito dell’evento https://www.acinoacino.it/

Quest’ultimi sono i protagonisti assoluti della manifestazione, raccontando le proprie realtà e filosofia e facendo degustare i vini agli appassionati presenti. Inoltre, i partecipanti potranno anche portarsi a casa le proprie bottiglie preferite assaggiate in loco, disponibili nello shop appositamente allestito all’interno delle Cantine A.Ma. Per accedere all’evento si deve acquistare il kit degustazione, comprensivo di calice e una pettorina avendo così la possibilità di assaggiare tutti i vini delle cantine presenti.

Un food track presente nell’area esterna della location, è pronto a deliziare i partecipanti con golosi piatti espressi preparati al momento, per una esperienza enogastronomica territoriale a tutto tondo.

Acino – Il Mercato del vino con la formula delle aste è sicuramente un format innovativo e accattivante nel panorama degli eventi vinicoli, specialmente in Irpinia, regione che fa ancora un po’ fatica ad aprirsi al pubblico e a mostrarsi in tutte le proprie meravigliose sfaccettature.

C’è da scommettere, però, che al termine di dei fine settimana di eventi, questa straordinaria zona della nostra bella Italia vinicola, avrà ancora qualcosa di più da raccontare.

Ritorna Vitigno e Terroir: la Notte del Rosso tra pomodoro e vino

Comunicato Stampa

Ritorna l’evento Vitigno e Terroir, promosso dal Gruppo Giovani dell’Associazione Agro Azzurro nella splendida location di Villa Calvanese di Castel San Giorgio (SA), nei giorni 16, 17 e 18 giugno.

La rassegna La Notte del Rosso è una narrazione enogastronomica completa, immaginata per raccontare le eccellenze dei territori della Provincia di Salerno. Si partirà dal pomodoro per finire con il vino, in un percorso emozionale che coinvolgerà i 5 sensi attraverso un viaggio del gusto lungo le rotte di odori e sapori di casa nostra.

La Notte del Rosso è il colore del brio che unisce esperienze nata sotto la stessa radice culturale, con banchi di assaggio aperti al pubblico, live-cooking e wine experience.

Numerose le Masterclass e le tematiche in approfondimento in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier, main partner della kermesse con ANICAV e Coldiretti.

La ricchezza e la complessità del “Vitigno Salerno”

di Ombretta Ferretto

Si è concluso lo scorso 30 maggio, al Green Resort di Chiusano di San Domenico (AV), l’evento “I vini della dieta mediterranea wine tour: il mese dei vini di Salerno in Campania”.

Un’agenda di cinque incontri, organizzata dal Consorzio Vita Salernum Vites, che ha toccato le province campane durante tutto il mese di maggio, con il preciso intento di valorizzare il patrimonio vitivinicolo della provincia di Salerno.

Quella del Green Resort è stata una serata di riflessioni conclusive: partendo dalla dettagliata presentazione del territorio salernitano, attualmente rappresentato in cinque denominazioni (Castel San Lorenzo DOC, Costa d’Amalfi DOC, Colli di Salerno IGT, Cilento DOC, Paestum IGT), proseguendo con una degustazione alla cieca che aveva lo scopo di evidenziare le diverse tipicità dei vini in base al territorio di produzione.

Alla serata, moderata dalla giornalista Fosca Tortorelli, sono intervenuti i produttori Guido Lenza, delle Aziende Agricole Lenza di Pontecagnano Faiano, e Ciro Macellaro, dell’Azienda Vitivinicola Tenuta Macellaro con sede a Postiglione (SA).

La giornalista Fosca Tortorelli

Il territorio vitivinicolo di Salerno, con un’estensione di quasi cinquemila chilometri quadrati e tremila ettari vitati, si presenta estremamente variegato: a partire dalle scogliere della Costiera Amalfitana fino al Vallo di Diano, passando per il Massiccio degli Alburni e i lunghi litorali tra Paestum e Agropoli, coesistono diversi terroir in grado di dare origine a vini notevolmente differenti, a base non solo dei classici vitigni campani, come Falanghina o Piedirosso, ma anche di molteplici varietà autoctone (basti pensare a Ginestra e Ripoli nella DOC Costa d’Amalfi o all’Aglianicone nella DOC Castel San Lorenzo).

Le attuali cinque denominazioni d’origine non sempre sono in grado di descrivere adeguatamente tale complessità e spesso vanno a sovrapporsi l’una con l’altra creando confusione nella scelta finale da parte del consumatore. Un problema non di poco conto, in un settore dalla qualità media dei vini in forte crescita.

Sono stati serviti otto campioni (tre bianchi, tre rosati, due rossi): scopo della degustazione alla cieca era individuare l’areale di appartenenza di ciascun vino e solo al termine dell’intera degustazione sono state rivelate al pubblico le etichette.  In accompagnamento i raffinati finger food dello chef Gerardo Urciuoli, ispirati a piatti della tradizione campana.

I tre bianchi sono stati oggetto del primo confronto. Si trattava di un IGT Paestum, un IGT Salerno, un DOC Costa d’Amalfi.

Il primo campione è stato individuato senza alcun dubbio come il DOC Costa d’Amalfi: salino in bocca, si distingueva per le note agrumate, di erbette mediterranee, di ginestra. Si trattava di Tredici 2022 – DOC Costa d’Amalfi della cantina Tagliafierro in Tramonti, un blend da uve Pepella e Falanghina.

Declinato su sfumature più dolci di miele d’acacia e cera d’api, morbido al palato, il secondo campione era invece un Colli di Salerno IGT, Falanghina 2021 dell’Azienda Agricola Aita in Eboli.

L’ultimo in degustazione tra i bianchi evidenziava immediatamente un timbro più evoluto e strutturato con sentori di idrocarburi e note agrumate su una scia balsamica di menta piperita. Si trattava di un blend di Fiano e Falanghina, da vigneti fino a duecento metri: Ripaudo 2021 IGT Paestum della Tenuta Macellaro in Postiglione.

Tre bianchi, tre denominazioni situate lungo una direttrice nord-sud che in poco meno di cento chilometri tocca la Costa d’Amalfi, con la sua viticultura eroica, passa per il Parco regionale dei Monti Picentini ed il Monte Raione e arriva all’estremo confine nord del Parco nazionale del Cilento.

Il confronto tra i successivi rosati si è rivelato più interessante per la non immediata riconducibilità dei campioni ai relativi vitigni e areali di produzione. I primi due erano vini frizzanti, lavorati con metodo ancestrale: succose le fragoline di bosco, tra petali di rosa e sentori di maggiorana nel Piedirosso in purezza del Gabry Rosato Frizzante 2022 IGT Colli di Salerno – Aziende Agricole Lenza in Pontecagnano Faiano; sorso più materico e complesso, declinato su frutta matura scura, l’Aglianico in purezza de Il Fric 2021 IGT Paestum di Azienda Agricola Casebianche in Torchiara. Grande bevibilità, infine, per l’ultimo tra i rosati, declinato tra sentori di fiori freschi e lampone: Ronnorà 2022 Paestum IGP di Donna Clara in Licusati.

A concludere la degustazione i due campioni rossi: un Colli di Salerno IGT e un Castel San Lorenzo DOC.

Fiori scuri e frutta rossa fragrante caratterizzavano i sentori nel primo calice, capace di evidenziare al sorso anche note speziate di pepe bianco ed erbe balsamiche. Individuato come un Costa d’Amalfi (a dirla tutta completamente fuori luogo), era invece il Piedirosso 2021 Colli di Salerno IGT, delle Cantine Giuseppe Apicella, che in Tramonti vinifica utilizzando entrambe le denominazioni.

Scuro al naso, con note fumée, di tostature e di mora di rovo, l’Aglianicone in purezza Castel San Lorenzo DOP dell’Azienda Agricola Cardosa di Marco Peduto. Castel San Lorenzo DOP è la denominazione più piccola della Provincia di Salerno, l’unica senza sbocchi sul mare e l’unica che prevede nella sua base ampelografica l’utilizzo dell’Aglianicone, vitigno autoctono recentemente riscoperto anche in altre zone del salernitano.

Al termine della serata non poteva che sorgere la riflessione sull’ampiezza del “Vitigno Salerno”, non solo in termini geografici, ma anche di sfaccettature gusto-olfattive, che trovano la loro radice nella ricca base ampelografica e nell’enorme diversificazione del suo terroir.

Vini d’Abbazia: una lunga storia dal Medioevo ad oggi

di Silvia De Vita

Per chi ama andare alla scoperta di tradizioni, culture e popoli, il vino consente di intraprendere facilmente viaggi attraverso il tempo, i costumi e i patrimoni intellettuali radicati nella nostra Penisola, (e non solo). L’Italia e l’Europa hanno una lunga storia legata ad abbazie e monasteri e al contributo che essi hanno dato alla salvaguardia della viticoltura tradizionale.

Sin dal Medioevo, le abbazie hanno avuto un ruolo cardinale non soltanto nella produzione di vino per messe e autoconsumo, ma anche nella preservazione dei “cépages” (le varietà d’uva) che altrimenti sarebbero andati persi come ha spiegato Rocco Tolfa, giornalista del Tg2, uno degli ideatori della manifestazione

E’ una storia questa che merita sempre di essere raccontata… ed è successo con la seconda edizione di “Vini d’Abbazia” nella splendida cornice dell’Abbazia di Fossanova – il più antico esempio d’arte gotico-cistercense in Italia, risalente al XII secolo.
Protagoniste dell’evento sono state proprio le abbazie, assieme a monasteri e conventi dislocati su tutto il territorio italiano e francese. Banchi di assaggio di oltre 30 cantine produttrici hanno accompagnato i visitatori, appassionati di vino e operatori del settore, in un viaggio senza confini. Tante etichette provenienti da selezioni curate da religiosi e enologi esperti.

“La scelta delle aziende, come ribadisce Marco De Cave della cooperativa Taste Roots, si è basata sul prestigio e sulla ricerca estenuante. Molte di queste sono tuttora attive, gestite da monaci e suore di diversi Ordini. Altre, lavorano in simbiosi con le abbazie stesse, avendone acquisito le competenze o la gestione diretta. Altre hanno proprio rilevato tali cantine, riprendendo le tradizioni e i progetti locali”.

Ben rappresentato il Lazio, con i vini artigianali del Monastero delle suore Trappiste di Vitorchiano, dell’Abbazia di Valvisciolo di Sermoneta e dell’Abbazia di Casamari a Veroli che domina il torrente Amaseno, e dai vini prodotti nel territorio pontino con le Cantine che aderiscono alla Strada del Vino di Latina: Sant’Andrea, Marco Carpineti, Casale del Giglio, Cincinnato, Pietra Pinta, La Valle dell’Usignolo, Villa Gianna, Donato Giangirolami.

In Campania, la Cantina Feudi di San Gregorio ha voluto dedicare uno dei loro vini più importanti all’Abbazia del Goleto che, fondata nel 1133 a Sant’Angelo dei Lombardi, ha salvato i vitigni autoctoni campani Greco di Tufo, Fiano e Aglianico dalla scomparsa; presente anche Abbazia di Crapolla di Vico Equense.

In Alto Adige, Abbazia di Novacella, quella di Muri-Gries e della Cantina Valle Isarco che cura i vigneti del Monastero di Sabiona; Abbazia di Praglia – Monastero Benedettino della provincia di Padova – e l’Abbazia di Busco del Veneto; l’Abbazia di Rosazzo del Friuli Venezia Giulia, i cui vigneti millenari sono affidati alla Cantina Livio Felluga.

La Toscana è stata rappresentata dalla Badia di Passignano (Abbazia di Vallombrosa), le cui storiche cantine sono in uso da parte della Famiglia Antinori, dall’Abbazia di S. Maria di Monte Oliveto nel Senese, La Pieve di Pievasciata, una delle più antiche del territorio chiantigiano, dal Monastero dei Frati Bianchi di Fivizzano (Massa Carrara), ; mentre l’Umbria e il suo legame tra vino e religione verrà raccontato dall’Azienda Agricola Arnaldo Caprai e dal Monastero di Bose, con le uve coltivate nelle terre del Monastero di San Masseo ai piedi del centro storico di Assisi.

”Le novità di quest’anno sono state diverse, continua Marco De Cave: La presenza delle cantine di abbazie francesi con le quali è nato un gemellaggio proficuo; la collaborazione con Slow Food, con la presenza dei suoi presidi e del suo presidente Carlo Petrini; e la vicinanza al territorio grazie alle diverse iniziative ed experiences connesse in zona”…

Ad arricchire l’evento, inoltre, le diverse Masterclass che si sono susseguite nei 3 giorni.  Di particolare rilievo è stata quella de “I vini autoctoni della provincia di Latina”, alla scoperta di Nero Buono, Bellone, Malvasia Puntinata e Moscato di Terracina condotta magistralmente da Umberto Trombelli, delegato di AIS Lazio- Sez. di Latina.  Marco Caprai, della Cantina Arnaldo Caprai, e Antonio Capaldo, di Feudi di San Gregorio,  esempi di eccellenza italiana nel mondo, per la prima volta insieme, moderati da Isabella Perugini (della Rai), hanno raccontato i loro vini e il legame con le abbazie.

Un’occasione unica per scoprire i “Vini d’Abbazia francesi” è stato l’incontro con l’Associazione Les Vins D’Abbayes.  Inoltre, gli approfondimenti su “La strada del Cesanese”, il vino dei Papi, e su “la cantina Valle Isarco” hanno permesso di conoscere meglio questi territori e le cantine che li rappresentano. Il Consorzio Atina Cabernet DOP ha raccontato l’esperienza della rinascita di un territorio nel cuore della Ciociaria, dove il Cabernet Sauvignon ha trovato il suo habitat già dall’800. Un’opportunità rara è stata la degustazione dei vini naturali del Monastero Trappiste di Vitorchiano, descritti da Giampiero Bea.

Vini d’Abbazia è stata organizzata dall’Associazione Passione di Vino, Taste Roots Soc. Coop., con il Comune di Priverno e la Regione Lazio, ARSIAL, in collaborazione con la Strada del Vino di Latina, Slow Food Lazio, e Slow Wine e Associazione Italiana Sommelier.

Alla prossima edizione!

Gaja: una semplice storia di famiglia

di Ombretta Ferretto

“Sono nato a Barbaresco, un piccolo paese di seicento anime, che ha dato il nome al vino”.

Ha esordito così Angelo Gaja all’Hotel Renaissance Mediterraneo, nella lectio magistralis che ha emozionato la platea di appassionati e professionisti del vino. Una narrazione durata quasi tre ore passando attraverso ricordi di famiglia, grandi successi e nuovi progetti.

Passato, presente, futuro sono stati i fili conduttori che hanno intessuto la trama di un racconto di famiglia, iniziato a metà del diciannovesimo secolo in un minuscolo comune della Provincia Granda e giunto oggi a lambire l’Etna, passando attraverso Montalcino e Bolgheri tra le varie tenute in proprietà. Protagonista indiscusso il vino, straordinario portatore di cultura e vero ambasciatore del Made in Italy nel mondo.

Non ha bisogno di presentazioni Angelo Gaja, della quarta generazione di una cantina sita all’indirizzo storico di via Torino, nel comune di Barbaresco. Classe 1940, nipote di Clotilde Rey, maestra di origine francese, e di Angelo, “produttore di vini di lusso e da pasto”, è lui che ha diffuso il nome del Barbaresco nel mondo, proseguendo nell’intento che era già stato del padre Giovanni di “fare un Barbaresco migliore del Barolo” .

La riconoscenza va a nonna Clotilde e al padre Giovanni, i primi maestri a indirizzarlo su quella strada che Angelo ancora percorre, avendo ben chiaro dove ricercare le origini del proprio successo. Si definisce un artigiano, facendo propria una frase della nonna: fare, saper faresaper far farefar sapere. Un elogio al lavoro manuale, che, nel perseguimento di un progetto, deve andare di pari passo all’ingegno, alla capacità di trasmettere l’arte alle generazioni successive e al talento di diffonderlo sul mercato.

L’83% dei viticoltori italiani sono artigiani per cui il motto “piccolo è bello” suona all’orecchio più intonato quando diventa “piccolo è difficile”, ed è proprio in questa prospettiva che Angelo vede ancora il suo lavoro e quello della cantina di famiglia. Alla base del suo progetto i pochi e semplici insegnamenti del padre: pensare fuori dai luoghi comuni, non adagiarsi mai sulle certezze, rispettare sempre il lavoro degli altri. Un progetto che pone al proprio centro il vino come portatore di valori, paesaggi, umanità perché chi sa bere, sa vivere. In questa visione vanno collocate la volontà e la capacità di interpretare altri terroir fuori dalle Langhe.

Al 1994 risale l’acquisizione di Pieve Santa Restituta in Montalcino e due anni dopo di Ca’ Marcanda a Bolgheri: due realtà vinicole estremamente diverse che hanno imposto una riflessione importante sul futuro. Areali vocati a produzione monovitigno (come Barolo, Barbaresco, Montalcino) devono prepararsi ad affrontare le difficoltà crescenti derivate dai cambiamenti climatici: un serio ragionamento sulla vinificazione in blend come pure l’innalzamento dell’altitudine delle vigne sono solo due delle possibili soluzioni che si prospettano all’orizzonte.

L’affezione alla terra impone inoltre scelte di sostenibilità, perché è necessario “imparare a leggere il presente con gli occhi del domani”. La pratica agronomica nelle vigne Gaja già da tempo prevede  l’inerbimento e le fioriture spontanee; il nomadismo apistico favorito tra i filari è indice della buona salute del vigneto. In questa prospettiva di sostenibilità è nata Ca’ Marcanda, a Bolgheri, una cantina  completamente eco compatibile e integrata nel paesaggio rurale, ideata dall’Architetto Giovanni Bo, che ha progettato tutte le cantine di casa Gaja, perseguendo un ideale stilistico incentrato sul sottrarre anziché caricare.

Ombretta Ferretto autore di 20Italie

Angelo ha saputo mantenere il filo conduttore del suo racconto teso tra radici, famiglia e vino come espressione del territorio. Ha concluso parlando a lungo dei figli, Gaia, Rossana, Giovanni, e dell’importanza che riveste all’interno di una realtà artigiana il passaggio generazionale, da curare per tempo e con attenzione, affinché ognuno rivesta il ruolo più adeguato al proprio talento e alla propria volontà di rimanere legati all’attività di famiglia, trovando il giusto equilibrio all’interno di un percorso che, tracciato da tempo, mira a proseguire ancora a lungo.

La successiva degustazione si è concentrata su annate recenti di etichette provenienti da tutti i terroir su cui opera Gaja ed è stata condotta da Tommaso Luongo, Presidente AIS Campania, Franco De Luca, Responsabile della didattica AIS Campania e Gabriele Pollio, Delegato AIS Napoli. E come a voler parafrasare Angelo, che non mette mai il naso nel vino perché il vino preferisce raccontarlo attraverso i luoghi e le persone, ciascuno di questi calici ci ha permesso di immergerci nei rispettivi terroir.

Siamo andati immediatamente sull’Etna, l’areale più lontano dalle origini storiche di Gaja, e al recente progetto di collaborazione con la cantina Graci, in una Sicilia a lungo ammiccata, su insistenza di Giacomo Tachis, e infine raggiunta. È un caleidoscopio di profumi e sapori Idda (Bianco Sicilia dop 2022 Carricante in purezza), “Lei” in dialetto, riferendosi alla natura femminile dell’Etna, capricciosa e al contempo materna. Una passeggiata tra cespugli di ginestra aggrappati a colate laviche solidificate, salino e rinfrescante come il respiro del mare, il sorso appaga senza mai stancare.

Un salto ci riporta indietro in Piemonte, nella Langa di Fenoglio, tra viti raccolte su alberi di frutta, gli alteni, quando la vigna era solo una minima parte delle colture, e i fiori di brassica, che crescono spontanei tra le vigne. Alteni di Brassica (Langhe DOP 2020 – Sauvignon blanc in purezza) è dissetante per la sottile vena di frutto non completamente maturo, ingentilita dalla nettezza dei profumi di sambuco e gelsomino.

Un aneddoto narra che Giovanni Gaja, papà di Angelo, fosse rimasto talmente deluso dalla sostituzione di una vigna di Nebbiolo con una di Cabernet Sauvignon, che passandogli affianco, avesse scosso la testa e borbottato “Darmagi!” (Peccato, in piemontese). Il colore del vino è rosso, sosteneva, per cui, quando fu invece  impiantato Chardonnay, non se ne curò.

Gaia & Rey (Langhe DOP 2021 – Chardonnay in purezza) nasce nel 1983 come omaggio alla nonna di Angelo, Clotilde Rey, ma quando il grafico vide il nome per esteso sull’etichetta, esclamò: “A’m pias nen Clotilde” (Non mi piace Clotilde) e dunque Gaia, allora bambina, affiancò il nome della bisnonna per il primo Chardonnay italiano maturato in barrique. Femminile, elegante, discreto negli sbuffi minerali che riportano alla memoria certi Mersault e si intrecciano alla freschezza calda e avvolgente di agrume candito, che termina in una lunga nota piacevolmente amaricante. Dopo questo sorso, ci sembra quasi di averla conosciuta Clotilde.

Il vino deve essere in grado di restituire il luogo d’origine e dunque la ricerca dei suoi caratteri distintivi deve essere costante. Le vigne di Pieve Santa Restituta crescono a 600 metri d’altezza, per far fronte al cambiamento climatico e all’innalzamento delle temperature. Elegante e snella la 2018 di Rennina (Brunello di Montalcino DOP), tratteggiata dalla balsamicità delicata di origano fresco e timo, è già piacevolmente godibile per la trama vivace ma non invadente del tannino.

Per lo stesso principio di espressività territoriale, le vigne di Ca’Marcanda guardano il mare, godendo del riverbero del sole, mentre i boschi alle loro spalle garantiscono quell’escursione termica necessaria allo sviluppo del profilo olfattivo tipico di questo tratto di costa toscano. Ed è un’esplosione di macchia mediterranea Camarcanda (Bolgheri DOP 2020 – Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc), dove la potenza, governata a regola d’arte, si fa talmente snella e sottile da restituire un tannino setoso su lunghissime scie balsamiche di liquirizia.

Gli ultimi due campioni in degustazione non potevano che riportarci nel Piemonte delle radici e della memoria.

Al naso compatto, scuro, quasi impenetrabile, Sperss (Barolo DOP 2018) evoca già nel nome i caratteri che emergono nei profumi (Sperss significa nostalgia in piemontese). Maschile nelle note di ciliegia sotto spirito, cannella e coriandolo, è sobrio e compatto e mostra il carattere di un vino piemontese di razza, dalla freschezza preponderante e dal tannino che asciuga senza mai aggredire. Ancora una volta l’etichetta celebra una storia di famiglia, perché la vigna di Serralunga da cui sono prodotte le uve di questo Barolo è la stessa in cui Giovanni vendemmiava da ragazzo, ben prima che i Gaja possedessero parcelle di terra nell’areale del Barolo. Solo nel 1988 Angelo riuscirà ad acquisire la vigna, la prima nella denominazione Barolo, la stessa legata ai ricordi della gioventù spensierata di suo padre.

Il Barbaresco 1979 ha concluso l’emozionante serata, tre ore in cui tempo e spazio sono rimasti sospesi nel racconto affascinante dal sapore piemontese di Angelo Gaja. Il tempo sembrava essersi fermato anche per quest’ultimo calice, che solo nell’aspetto tradiva il carico d’anni sulle spalle e neanche in modo così palese. Elegante, perfettamente coeso, in straordinario equilibrio tra la freschezza ancora appagante e le note evolute di sottobosco, ruggine, incenso, ci è sembrata l’immagine trasposta in vino di un uomo straordinario, che ha scritto un pezzo della storia enoica italiana.

Angelo si è soffermato a lungo sul ruolo della ristorazione  nella diffusione della cultura del vino, attraverso la convivialità, l’accoglienza e la corretta comunicazione, e sulle donne, che negli ultimi venticinque anni hanno saputo imporsi come assaggiatrici più attente e sensibili degli uomini.

Tutti devono fare qualcosa nella vita per vivere e sostenersi, ma solo l’artigiano ha un suo progetto nel quale profonde impegno costante; quando il progetto viene realizzato, allora l’artigiano deve diventare un maestro di bottega che trasferisce il saper fare; infine bisogna essere capaci di andare sul mercato e far conoscere il proprio progetto.

L’etichetta minimal nera e bianca ha reso celebre nel mondo il marchio Gaja : il nero idealizza il passato su cui non si può più scrivere e su cui è impresso solo il nome Gaja; il bianco, invece, è al contempo presente e futuro, ancora scrivibili, ma rappresentati attraverso nell’essenzialità delle informazioni d’etichetta.

Roma Doc – “Roma DOCet”

di Alberto Chiarenza

Quando leggo Roma, il mio pensiero non può fare a meno di andare alla Roma imperiale, che ha portato la gloria in tutto il mondo allora conosciuto e raggiungibile. Ho in mente la scena del film Il Gladiatore che si precipita sul nemico al galoppo incitando le sue armate gridando, “al mio segnale scatenate l’inferno”.

Film a parte, oggi vedo quella energia nei produttori che hanno il desiderio di far conoscere questa giovane realtà con convinzione e determinazione e con il desiderio di comunicare al mondo intero, che il vino di Roma sta tornando e sarà una sfida interessante di cui d’ora in poi sentiremo spesso parlare.

L’energia si percepisce, ma saranno pronti i produttori a collaborare in armonia con lo scopo comune di una crescita di tutti, nel bene della Denominazione?

Il progetto del Consorzio di Tutela Vini Roma DOC voluto dal Presidente Tullio Galassini è stato chiamato Roma DOCet, come a significare che Roma insegna e… molto altro. Il progetto è stato affidato alla Agenzia di Comunicazione MG Logos di Maria Grazia d’Agata e Stefano Carboni, oltre che l’Agenzia Gheusis di Silvia Baratta.

Lo scopo, direi raggiunto, è stato quello di promuovere il vino della Denominazione “Roma” e di tutelarne la qualità del prodotto, molto apprezzato in tutto il mondo, importante risorsa per l’economia locale. Tra le attività del Consorzio ci sono la promozione enogastronomica attraverso eventi e manifestazioni, la partecipazione a fiere del vino e la creazione di strumenti per informare i consumatori sulle caratteristiche del vino.

Mi riallaccio all’articolo scritto dal mio collega Morris Lazzoni, con cui abbiamo condiviso il press tour in quattro aziende appartenenti al Consorzio Roma DOC di cui vi parlo delle cantine Poggio le Volpi e Fontana Candida.

Ci troviamo a Monte Porzio Catone alle pendici di quello che, seicentomila anni fa, era un grande vulcano, forse il più grande complesso vulcanico d’Europa e attualmente una montagna vulcanica allo stato quiescente dai terreni estremamente fertili. Un terreno eterogeneo ma ricco di micro elementi minerali e organici che conferiscono ai vini, peculiarità uniche. Una collina in particolare, proprio sotto al paese che porta il nome del celebre oratore romano, Marco Porcio Catone che scrisse in latino un trattato di agricoltura il De Agri Coltura , dove si parlava già di come coltivare la vite, pianta che rivestiva una grande importanza per i romani.

Questa collina oggi, attraversata dall‘autostrada divide da un lato la Cantina  Fontana Candida, con una lunga storia alle spalle e che ha reso famoso il vino Frascati in tutto il mondo, e dall’altro in direzione di Monteporzio Catone, la Cantina Poggio le Volpi importante realtà vitivinicola del Comprensorio con spiccata propensione all’eccellenza.

Incontriamo prima Alessandro Jannece, Responsabile della Comunicazione di Fontana Candida che ci accoglie e ci parla di questa storica cantina, accompagnandoci attraverso un percorso che passa dagli impianti di imbottigliamento, ai vigneti, alla bottaia e a seguire nella grotta scavata nel terreno vulcanico dove sono ben evidenti le stratificazioni delle colate laviche. In questa grotta la temperatura è costante tutto l’anno a circa 10/12 gradi, qui vengono riposte le bottiglie in affinamento e le Riserve. Dopo la grotta è stata la volta della visita in sala degustazione, in una raffinata e storica palazzina dove abbiamo degustato i vini Roma DOC Bianco e Rosso, oltre a concederci la degustazione delle altre referenze tra cui due annate storiche del famosissimo Frascati Superiore Riserva Luna Mater.

L’uva per la produzione del vino proviene da circa 350 ettari di estensione di cui circa 20 di proprietà, che permette di produrre dai 3 ai 4 milioni di bottiglie/anno in base alla annata. Fontana Candida rappresenta il 45% della produzione della Denominazione Frascati. Si tratta di una delle realtà più significative nell’ambito della produzione vinicola nella zona, tanto che la sua storia è radicata nel territorio dal 1957, anno della fonazione e trova la sua espressione più autentica nelle colline dei comuni di Frascati, Grottaferrata e Monte Porzio Catone, ma non solo. Anche i comuni di Roma e Montecompatri contribuiscono alla produzione.

Dagli inizi degli anni 2000 la cantina è stata rilevata dal Gruppo Italiano Vini, che ha scelto l’enologo Mauro Merz, originario di Trento e laureato in Enologia all’Università di San Michele all’Adige (BZ), a dirigere Fontana Candida. Sotto la sua guida c’è stato uno slancio in avanti, in termini di qualità.

Fontana Candida svetta per tradizione secolare e vastità degli appezzamenti, con il Vigneto Santa Teresa che spicca per la importanza. Con i suoi 13 ettari di superficie, rappresenta un vero e proprio gioiello per l’azienda, oltre agli 8 ettari che circondano la tenuta in cui sussiste trovare una vigna didattica con filari di Malvasia Puntinata allevata con il sistema a conocchia, ovvero con la pianta che si arrampica su quattro canne unite alla sommità.

Il vino Roma DOC viene vinificato in bianco, con uve Malvasia Puntinata e Bombino e il rosso, con uve Montepulciano e Cesanese. Sia per il Roma DOC Bianco  che per il Roma DOC Rosso, sono stati selezionati vitigni autoctoni proprio per valorizzare il territorio laziale. Una Produzione di 50.000 bottiglie suddivise equamente tra Bianco e Rosso, sono destinate anche al mercato giapponese.

Poggio le Volpi nasce da una famiglia di agricoltori con una tradizione che inizia dal 1920. Felice Mergè, rappresenta la terza generazione della famiglia ed è lui a dar vita all’attuale realtà proprio su questo “poggio” dove la vista spazia su Roma lo fa innamorare di questo luogo.

Si trova a 400 metri s.l.m. nell’area la dell’antico Tusculum una zona particolarmente vocata che apporta mineralità ai vini bianchi. Il capostipite è stato Manlio Merge che produceva vino sfuso e lo portava a Roma con il famoso carretto usato per rifornire le osterie romane. Da allora ne hanno fatta di strada i Mergè, divenendo uno dei punti di riferimento per il vino romano e non solo, fino ai giorni nostri dove Poggio le Volpi è sinonimo di eccellenza.

Ci accoglie Rossella Macchia, moglie di Felice e Responsabile Commerciale della cantina, che ci accompagna per un percorso molto bello tra piante ornamentali e fiori in un susseguirsi di profumi di primavera, fino alla vigna per poi risalire il Poggio e visitare la bottaia, dove ben allineate troviamo sia tonneaux che barriques, tutte di pregiato rovere francese. Dalla bottaia Rossella ci conduce su una terrazza a sbalzo con vista panoramica sui vigneti con lo sfondo della città eterna più in basso, e qui la sensazione di benessere è evidente perché l’insieme delle percezioni olfattive e visive, appaga la mente e il cuore.

Il bello non è ancora finito perché entriamo nel Ristorante Epos, un vero e proprio gioiello che trasuda bellezza ed eleganza e dovunque cade lo sguardo si notta la cura per ogni minimo dettaglio, per regalare al visitatore un senso di stupore e ammirazione.

Toni caldi e riflessi dorati caratterizzano gli ambienti con una alternanza di elementi di arredo, bottiglie e legni di rovere, la luce soffusa, il soffitto sapientemente coperto di tralci d’uva, che fanno capire di essere in una realtà unica nel suo genere. Felice Mergè è una persona che ama il bello, la buona cucina e il buon vino ed è molto attento a trasmettere queste sensazioni a chiunque venga a visitare la sua cantina e il ristorante.

Il pranzo con abbinamento vini è stato il coronamento di una visita memorabile. L’eccellenza degli ambienti si riflette anche sulla qualità dei piatti con portate, dall’entrée al dolce, che hanno soddisfatto pienamente i palati di tutti i partecipanti al tour.

Best Wine Stars: le “stelle” del vino splendono a Milano

di Carolina Leonetti

Nelle giornate del 20-21 e 22 maggio si è tenuta a Milano, Palazzo del Ghiaccio, la quarta edizione dell’evento-degustazione Best Wine Stars.

Oltre 200 realtà wine e spirit selezionate dalla società Prodes Italia, con ben 800 etichette in degustazione: una bella vetrina per i produttori che hanno avuto l’occasione di presentarsi al grande pubblico e agli addetti del settore. La manifestazione ha avuto anche momenti di approfondimento con talk e masterclass tenuti da esperti organizzate in collaborazione con la sommelier e scrittrice Adua Villa.

Carolina Leonetti autore di 20Italie

Tra le news di questa quarta edizione la presenza di un’area bio dedicata a quelle aziende che hanno fatto della sostenibilità la loro missione. Il giro tra i banchi d’assaggio, accompagnata dalla mia amica e sommelier Marta, si prospetta davvero interessante.

Il tour inizia con la Cantina Merlotta Vignaioli dal 1962. Siamo in Romagna, precisamente a Imola; qui da oltre sessant’anni si coltivano vitigni autoctoni e dalla fine degli anni novanta l’attenzione della cantina alle colture internazionali è stata una carta vincente che ha portato a nuove interpretazioni di Chardonnay e Cabernet Sauvignon.

L’assaggio parte con due bollicine, la prima a base Pinot Nero e Chardonnay: Predio Brut dal nome affascinante “Perla Rara”, qui l’armonia tra l’eleganza dello Chardonnay e la struttura del Pinot Nero danno vita ad uno spumante metodo Charmat Lungo molto interessante, elegante e cremoso con una spiccata mineralità; la seconda è un’interpretazione del vitigno autoctono della zona, il Pignoletto, uno spumante brioso, fresco con note che richiamano la mela golden e rimandi floreali.

Il colpo di fulmine arriva con il loro Romagna Albana Secco “Icona di Stile”, un tripudio di profumi e sapori, dalla frutta tropicale alle note mielate e ammandorlate.  Un vino elegante, sontuoso prodotto da uve che nelle annate favorevoli vengono attaccate della botritys cinerea, una bevuta nobile.

Ci spostiamo in Toscana da Tenuta di Artiminio, posta sui colli del Montalbano ha una storia che si perde nei secoli, dal periodo etrusco al 1596 quando il Granduca Ferdinando I de ‘Medici fece erigere la Villa Medicea “La Ferdinanda”.

La loro produzione spazia dalle blasonate DOGC Carmignano e Chianti, ad un vino che attira per il nome stravagante Vin Ruspo, rosato che vedrei ben abbinato alla pappa al pomodoro, per arrivare alle IGT e l’assaggio di Artumer, blend di Trebbiano e Petit Manseng anticipa le bevute estive.

Scendiamo ancora lo Stivale per arrivare in Abruzzo a Contrada Camerino, dove ad accoglierci troviamo  il patron della cantina La Lignite. Il racconto diretto dei produttori è molto coinvolgente, una storia familiare che parte dai nonni, dal lavoro quotidiano nei terreni fertili e vocati per la coltivazione della vite. Partiti da una piccola produzione ad uso familiare, con gli anni l’azienda si è strutturata per far fronte alla crescente richiesta e per dare vini sempre di ottima qualità. Il nome dell’azienda fa riferimento al luogo in cui si trova il vigneto, su una vecchia miniera di lignite dismessa.

Due sono le linee: Lignite e Montevignani. Non posso tirarmi indietro e li assaggio tutti! Della linea Lignite mi colpisce il rosato, un bel rosato carico da Montepulciano in purezza, un gusto morbido, l’utilizzo esclusivo dell’acciaio per la fermentazione e maturazione esalta le caratteristiche del frutto e del territorio. Montevignani è invece il loro fiore all’occhiello, blend di Montepulciano e Cabernet, affinato in piccole botti, regala una grande finezza e leggerezza gustativa.

Il nostro giro è un po’ strano, decidiamo di risalire la Penisola e approdiamo in Friuli dall’azienda Paradiis che prende il nome dalla piccola frazione Paradiso, nel Comune di Pocenia a metà strada tra Udine e Lignano Sabbiadoro. In questa zona del medio Friuli Venezia Giulia, dove le terre sono definite “terre forti” proprio per la natura geologica dei terreni, particolarmente tenaci, argillosi e adatti alla coltivazione di uve a bassa resa per ettaro, l’azienda produce vini dotati di spiccata personalità spaziando dai vitigni autoctoni a quelli internazionali. Mi soffermo sul Friulano e sul loro Refosco dal peduncolo rosso, e ne riconosco le peculiarità di cui sono grande ammiratrice, due bevute veramente interessanti.

Quando si sta bene e si è intenti a fare cose interessanti non ci si rende conto del tempo che vola. Sono quasi le 17 ed è ora di avvicinarci ai tavoli della masterclass che abbiamo prenotato: “Sensibili alla Sostenibilità” Le aziende protagoniste sono Borgoverde Soc Agricola S.S., Bulichella, Marisa Cuomo e Monviert a raccontarcele Francesco Quarna al fianco di Adua Villa.

Si parte con Isabella, Manzoni Bianco di Borgoverde, per passare alla Ribolla Gialla di Monviert, quindi allo spettacolare Fiorduva di Marisa Cuomo; Il Rubino e Montescristo di Bulichella tra i rossi, ritorna Marisa Cuomo con il Furore Riserva, e si conclude con lo Schioppettino di Monviert e il 39 di Borgoverde.  Otto vini che ci fanno percorrere altrettanti viaggi verso terre così diverse.

La giornata volge al termine, un ultimo giro tra i banchi non può mancare, cos’altro dire se non che non si finisce mai di imparare. E si impara soprattutto parlando con i produttori che sono ogni giorno in prima linea, che affrontano fatiche e difficoltà, che amano la loro terra, che danno vita, per scomodare Galileo, allo straordinario composto di umore e di luce.

Prosit!