L’eredità di Terre del Principe

I ricordi di bambino, tra giri in calesse col nonno presso i poderi familiari e le conversazioni tra contadini sui vitigni autoctoni, hanno portato Peppe Mancini ad abbandonare la professione di avvocato ed inseguire l’amore per la vigna, amore condiviso con la sua sposa Manuela Piancastelli che, dopo una splendida carriera da giornalista, lascia il suo ruolo e convola ancora una volta a nozze con suo marito, anche nella vocazione di vigneron, seguendolo in tutto e per tutto, per scrivere assieme a lui un’importante pagina della vitivinicultura in Campania, diventando due cuori in una vigna.

Il sogno viene realizzato nel 2003 con la fondazione di Terre del Principe,  ma non è un sogno imprenditoriale, bensì un sogno d’amore. E tale è stato fino al 2022 con l’ultima annata, perdurando ancora oggi nei loro ricordi e nelle vibranti parole di Manuela, che si lascia raggiungere per un’intervista, di cui questo pezzo è semplice preludio, e ci apre le porte di casa con quel calore e quell’accoglienza spiccatamente mediterranea.

Ma facciamo qualche passo indietro…

Nell’area di Castel Campagnano, grazie alla vicinanza del vulcano di Roccamonfina e col Vesuvio a circa 30 km, i suoli sono di origine miocenica, le cosiddette arenarie di Caiazzo, accolgono i vitigni di Pallagrello Bianco, Pallagrello Nero e Casavecchia ove un tempo v’era un mare dalle acque calde e poco profonde e sono costituite da pietrisco, marne, tufo grigio, fossili e materiale piroclastico. Questo dunque l’areale in cui per un ventennio ha operato l’appassionata coppia che ha fondato la bellissima realtà di Terre del Principe; poi l’annuncio, nel settembre del 2023, dalla stessa Manuela Piancastelli che, né per l’anno in corso né per quelli a venire, ci sarebbe stata un’altra vendemmia.

Ne riportiamo la lettera che annuncia la decisione presa serenamente dai due coniugi:

Cari amici,

Terre del Principe non farà la vendemmia 2023. Abbiamo deciso di continuare a vendere fino ad esaurimento i vini attualmente in commercio, poi la nostra avventura sarà terminata. Data la notizia, entriamo nel merito per chi abbia voglia di approfondire. Innanzitutto stiamo bene, non abbiamo problemi di alcun tipo, abbiamo solo deciso che dopo venti anni in cui abbiamo dato ogni nostra energia e ogni attimo della nostra vita al Pallagrello e al Casavecchia, riscoprendoli, studiandoli, rilanciandoli e dando loro la visibilità che giustamente meritavano, questa fase della nostra esistenza può dirsi conclusa proprio nel ventennale della nascita di Terre del Principe. 2003-2023: il territorio in questi venti anni è cresciuto immensamente ed ora ha la consapevolezza di possedere un patrimonio vitivinicolo di grande valore.

C’è un libro che racconta la storia del Pallagrello dall’antichità a oggi, un manuale per chi vorrà aggiungere conoscenza alla passione. Sono nate tante aziende, ci sono molti giovani bravi vignaioli che potranno continuare a far parlare di sé e delle straordinarie colline del Medio Volturno, patria di questi vitigni. Ogni cosa ha il suo tempo sotto il sole, rispetto a venti anni fa per noi ora è un altro tempo, e un altro sole.

Lo diciamo con gioiosa e consapevole leggerezza, senza alcuna tristezza, sicuri di aver scritto una pagina importante della storia vitivinicola della Campania.

I vini attualmente in commercio, cioè Fontanavigna 2022, Le Sèrole 2019, Castello delle Femmine 2020, Ambruco 2017, Centomoggia 2017 e Piancastelli 2017 saranno venduti sul territorio nazionale, fino ad esaurimento, da Vino & Design, il nostro straordinario distributore Dick ten Voorde, che ci ha accompagnato con affetto in questi ultimi anni.  Alcune bottiglie di vecchie annate, anche in magnum, saranno disponibili in cantina.

Buona Vita a Tutti”. Questo pezzo è un pegno di riconoscenza verso Terre del Principe per aver costantemente comprovato la sua vocazione di cantina dotta e capace di offrire percorsi sensoriali complessi e di grande interiorità che, in questi 20 anni, sono andati ben oltre l’assaggio ed il mero marketing. A Manuela e Peppe, cui l’enologia campana deve tanto, un ringraziamento per essere genitori putativi di tre cultivar di cui sentiremo parlare sempre più spesso e per aver regalato agli abitanti di Castel Campagnano il sogno di diventare vignaioli a loro volta e restare nella loro terra di origine.

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Gaetano Cataldo

È da un pezzo che scrive sul vino, e non solo! La consacrazione arriva nel settembre 2014 mettendo a segno la pubblicazione sulla rivista Vitae de “Il Vino unito al Mare”, ben prima degli underwater wines. Gaetano è amante dell’Oceano-Mare e del Mondo Vino tanto da farne una doppia esistenza: uno dei suoi mestieri l’ha condotto in molti luoghi del globo, al confronto con altre culture; l’altro gli ha insegnato a gustare ed apprezzare differenze e sfumature. Ufficiale di coperta ed F&B manager, Gaetano incarna e traduce il rapporto tra il Vino e il Mare, navigando e naufragando dolcemente tra scali marittimi e vigneti. Global e local al tempo stesso, per attaccamento alla sua terra, continua a indagare da eterno studente attraverso la cultura del Mare Nostrum, scoprendo Dioniso è stato anche in Giappone. Ha creato Mosaico per Procida assieme a Roberto Cipresso, ha portato la celebre bottiglia a sua Santità citandogli Giordano Bruno e, mentre erano tutti sbronzi, si è fatto nominare Miglior Sommelier al Merano Wine Festival. È sempre "un ricercato" per le Autorità dell'enogastronomia...

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