Pasetti: la verticale di Harimann il Montepulciano d’Abruzzo di Tenuta Testarossa

Gli Arimanni erano un antico popolo guerriero di stirpe longobarda. Quando si spogliavano dell’armatura si dedicavano all’agricoltura, rinascendo a nuova vita. Non è un caso la scelta del nome Harimann per il Montepulciano d’Abruzzo Dop di casa Pasetti: con questa reminiscenza Domenico e Laura Pasetti hanno voluto rappresentare la metafora della loro storia, la rinascita a nuova vita a contatto con la natura, avvenuta grazie all’acquisizione del primo terreno di Pescosansonesco e della sua vigna, quella da cui è prodotto il Montepulciano oggetto della verticale del 22 giugno.

Il sistema di allevamento è quello a pergola abruzzese, in grado di contenere meglio del filare l’irraggiamento solare, con una resa di 60/70 quintali per ettaro. Con un’altitudine di 550 metri può essere considerata una vigna d’altura, elemento che influisce non poco sul carattere di un’uva da cui derivano vini di buona concentrazione e potere calorico. Il terreno è quello argilloso calcareo di Pescosansonesco, ricco di scheletro; l’obbiettivo ricercato con Harimann è di esprimere al meglio le caratteristiche del Montepulciano d’Abruzzo: potenza, struttura, esuberanza. L’etichetta rappresenta la spada di un guerriero cinta da tralci e foglie di vite.

La degustazione

2017

Annata corrente in commercio. Si esprime al naso con una nota pronunciata di frutto rosso maturo, segnata dal pepe nero e una lieve nota vanigliata. La vintage calda si fa sentire al palato: vino grasso e di corpo, ma percorso da una vena acida ben evidente e caratterizzato da un tannino fine e ben integrato. Godibile sin da ora, può sostenere un lungo affinamento in bottiglia.

2012

Di naso materico e terroso, il frutto si presenta sotto forma di arancia sanguinella, accompagnata da sentori ematici e note di tartufo: Ritorna coerente al palato, che risulta opulento, ricco di materia con ricordi di cioccolato fondente lasciato sciogliere in bocca, sensazione determinata dal binomio di concentrazione e di elevata gradazione alcolica (15,5°), a lievissimo discapito della freschezza, comunque presente. A calice vuoto ritornano le note di cipria.

2009

Scurissimo, non solo nel colore ma anche al naso, frutto di un’annata estremamente calda: marasca e china si intrecciano a una finissima nota ossidativa perfettamente integrata, che ricorda un boero al rum. Strutturato e di grande presenza, si distingue per freschezza incisiva, tostature di caffè e pulizia finale.

2007

Stagione fredda, è caratterizzato da note evolutive. Il frutto ha perso la freschezza e si propone su marasche sotto spirito, muschio e sottobosco, insieme a un accenno di cuoio. La bocca è fresca lineare, agile, caratterizzata da un tannino sottile e un’ottima chiusura su cacao in polvere.

2004

Forse il campione meno performante della batteria a causa delle lievi note di riduzione che lasciano emergere solo sentori eterei. Di palato si presenta comunque fresco e con un tannino ancora palpabile.

2000

È la prima annata di Harimann, quella che ha fatto emergere il carattere guerriero di Mimmo e Laura. Una  gelata in tarda primavera, infatti, brucia completamente il germogliamento della vigna e mette a dura prova il raccolto. La vendemmia sarà fatta a novembre inoltrato sotto la neve, utilizzando i frutti del secondo germogliamento. Il risultato, a ventiquattro anni di distanza, non è per nulla scontato: ci troviamo di fronte a un bicchiere pienamente maturo, con un naso interessante di cioccolato, caffè, foglia di tabacco e una vena ossidativa che lo accomuna a un porto invecchiato. Sorso rotondo, a tratti dolce, mantiene ancora un buon equilibrio tra freschezza e sapidità e si fa guastare come vino da meditazione.

I vini dell’azienda Pasetti: storie d’amore e di famiglia nel cuore dell’Abruzzo

Giungere a Pescosansonesco, in una giornata di caldo torrido e cielo opaco di sabbia, è come arrivare alla Fortezza Bastiani così ben tratteggiata nel Deserto dei Tartari di Dino Buzzati. In questa cittadella metafisica, arroccata su uno sperone di roccia all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo e dei Monti della Laga, la famiglia Pasetti ha stabilito il cuore di una lunghissima attività vitivinicola, iniziata a Francavilla al Mare ai tempi in cui la fillossera flagellava l’Europa.

Un press tour di due giorni, ideato per celebrare il ritorno dopo 13 anni del Cerasuolo d’Abruzzo tra le etichette di casa Pasetti, è diventato l’occasione per aprire le porte della Tenuta Testarossa alla stampa e raccontare una storia di successo che non arretra davanti alle sfide e alle opportunità del futuro. A raccontarci la storia di famiglia attraverso aneddoti, immagini, degustazioni e luoghi, è stato Domenico “Mimmo” Pasetti insieme alla moglie Laura, compagna da oltre cinquant’anni, e ai figli Francesca Rachele, responsabile amministrativa, Massimo, responsabile commerciale estero e Davide, enologo.

Un viaggio che ripercorre i momenti salienti, a partire dalla cesura di Mimmo con l’attività del nonno e del padre – la vinificazione di uve conferite-  fino agli attuali  progetti che spingono i Pasetti a investire ancora nel proprio territorio per “produrre un vino diverso”. Domenico sin da subito ha in mente una sua personale idea di vino, tanto che alla nascita della primogenita Francesca Rachele nel 1983, decide di imbottigliare il miglior Montepulciano prodotto, creando l’etichetta Testarossa per omaggiare la chioma rossa della figlia, eredità della bisnonna Rachele.

Forte poi della sua esperienza di ricerca delle uve provenienti dalle migliori vigne, dedica insieme a Laura tempo nella ricerca di nuove terre, finché acquista, nel 1998, la proprietà di Pescosansonesco, un terreno di montagna ben lontano in termini di caratteristiche pedoclimatiche, dalla costa di Francavilla. La scintilla scocca grazie al vino prodotto da una vigna a tendone, la stessa da cui, ancora oggi, si produce Hariman, Montepulciano d’Abruzzo Doc, oggetto della verticale a chiusura della due giorni. Con questo nucleo originario, Domenico e Laura acquistano, a cancello chiuso, anche il rudere che vi insiste e che diventerà la Tenuta Testarossa: solo in seguito scopriranno essere stata l’abitazione del Barone Trojani, finanziatore di Corradino D’Ascanio e del primo prototipo di elicottero. Forse non è un caso che due personaggi così visionari abbiano incrociato il destino di Domenico e Laura, antesignani in molte scelte che oggi definiamo strategiche e necessarie. Quella, ad esempio,  di investire in territori montani, in un momento in cui lo spettro del cambiamento climatico non imponeva ancora in maniera pressante determinate valutazioni.

Come nelle migliori storie di famiglia, l’iniziativa di staccarsi dall’attività originaria determina un conflitto tra Domenico e suo padre, anche se il tempo gli darà ragione. Negli anni a seguire infatti Domenico e Laura andranno via via acquisendo altri terreni in zone montane, allo scopo di impiantare vigneti. Cruciale la scelta di rimanere sempre all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo e dei Monti della Laga che, se da un lato ha permesso ai vini Pasetti di fregiarsi del logo ufficiale dell’Ente, dall’altro ha da sempre imposto rigidi controlli sui trattamenti delle vigne, tali da rendere la produzione della cantina comparabile al biologico, pur non avendo una certificazione ufficiale. Attualmente la cantina Pasetti conta su 270 ettari, di cui oltre 70 vitati, a cavallo tra le province di Pescara e L’Aquila.

La vigna di Capodacqua, ad esempio, si estende lungo un declivio diradante verso l’omonimo lago, nel comune di Capestrano. L’esposizione a ovest garantisce, grazie al riverbero del sole sulla superficie del lago, una qualità e quantità di luminosità diffusa maggiori. Da qui derivano le uve di Rachele e del Rosato Testarossa.

Il cosiddetto “Deserto” invece, sempre nel comune di Capestrano, è una curiosa sperimentazione…geologica: qui Mimmo ha voluto creare un blend di terreni, per cui a quello originario di brecce e ciottoli biancastri, ha aggiunto uno strato di trenta centimetri di terreno argilloso proveniente da Castiglione a Casauria, compattato con sostanza organica autoprodotta. Il risultato è una vigna di montepulciano in perfetta vigoria e  disponibilità di acqua, nonostante la posizione e l’insolazione giornaliera, da cui si ricava il Cerasuolo.

Sollevando poi lo sguardo, possiamo intravedere Forca di Penne, il terreno di più recente  acquisizione, che raggiungiamo come ultima tappa del tour delle vigne. Situato a 1000 metri s.l.m., su un crinale che guarda a est il mare Adriatico e a ovest Ofena, il deserto d’Abruzzo, è un altopiano ventoso, monitorato da stazioni metereologiche, dove sono visibili le barbatelle ancora ricoperte di cera lacca verde: chardonnay e pinot nero, che daranno vita alla personale interpretazione di metodo classico della Famiglia Pasetti.

LA DEGUSTAZIONE DEL  21 GIUGNO

Con una produzione annua media di 700.000 bottiglie, la Cantina Pasetti abbraccia le denominazioni principali delle province di Pescara e L’Aquila. “Ogni vino nasce da un legame d’amore”, ci racconta Laura e il riferimento va a nomi e storie di famiglia evocati in alcune etichette; Davide conduce la degustazione orizzontale, dedicata alle annate correnti. Iniziamo con Testarossa Passerina- Terre Aquilane IGP 2023, fresca e tagliente anche per il leggero residuo di CO2 di fermentazione, vino snello da accompagnare ai crudi di pesce; proseguiamo con Rachele – Terre Aquilane IGP 2023, blend di Chardonnay e Trebbiano, adatto ad aperitivi e stuzzicheria per l’immediatezza di beva e la buona aromaticità, conferita soprattutto dallo Chardonnay; Collecivetta – Abruzzo Pecorino Superiore DOP 2023, si presenta con una doppia anima determinata dal blend di Pecorino di due diverse parcelle in Pescosansonesco e Capestrano: saporito, di corpo complesso e avvolgente grazie all’affinamento sulle fecce fini, mantiene comunque la caratteristica freschezza del Pecorino.

Testarossa Trebbiano D’Abruzzo Riserva DOP 2022 fermenta prevalentemente in acciaio, solo il 10% della massa in barrique, e grazie al lungo affinamento in bottiglia prima dell’uscita, riesce a esprimere complessità aromatica con tratti di pietra focaia, risultando nel sorso profondo e verticale; Testarossa Rosato – Terre Aquilane IGP 2023, da Montepulciano in purezza vinificato in bianco, è versatile e dinamico, ancora una volta per un residuo CO2 di fermentazione che esalta i sentori di piccoli frutti rossi e pompelmo rosa; Diecicoppe Rosso Colline Pescaresi IGP 2023 strizza l’occhio ai vitigni internazionali nel suo blend di Cabernet Sauvignon e Montepulciano d’Abruzzo ed è pensato per essere immediato, di pronta beva, un vino da aperitivo, piacevole anche a una temperatura fresca di 14 gradi.

Madonnella Montepulciano d’Abruzzo Dop 2020, come già Collecivetta, è un blend di Montepulciano proveniente da diverse parcelle per ottenere un vino equilibrato, fermentato in acciaio e affinato in botte grande è agile ma con un buon grado di morbidezza. Testarossa Montepulciano d’Abruzzo Riserva 2019 è il vino firma della cantina Pasetti, la prima etichetta creata, selezione dei migliori vigneti e delle migliori uve, come concepita da Mimmo quarantuno anni fa, è un vino complesso e strutturato, peculiare nelle note speziate e balsamiche. Chiudiamo la degustazione con Gesmino Abruzzo Passito Bianco DOP, da moscatello di Castiglione in purezza: piacevolmente equilibrato nei sentori di arancia, albicocca candita e pain d’epice, è il connubio ideale dei Torcinelli abruzzesi, golose frittelle di pasta di patate cresciuta e uvetta, avvolte da una nuvola di zucchero.

IL CERASUOLO D’ABRUZZO

Il Terre Aquilane Cerasuolo d’Abruzzo Superiore doc 2023, viene presentato in un evento a sé stante, un pic-nic sul fiume Tirino, occasione che ne esalta origine e caratteristiche. Vino della tradizione quotidiana abruzzese, ha un seducente color…cerasuolo, ottenuto mediante la macerazione delle uve solo su parte delle bucce, che servono anche a conferire struttura. Il naso esplosivo nei sentori di frutta rossa e rose, la beva snella e di sferzante freschezza lo rendono il compagno perfetto degli anellini alla pecorara e dei tipici arrosticini abruzzesi gustati in riva al fiume più pulito d’Europa.

PASETTI

Via San Paolo, 21

66023 Francavilla al Mare (CH)

Abruzzo: alla scoperta della cantina San Lorenzo ed il falso mito sfatato dei “vini leggeri” ad ogni costo

Quante volte l’avrete sentito dire? “Il vino moderno richiede un obbligatorio processo di decrescita strutturale, costi quel che costi”. Sembrerebbe quindi, opinione comune, che il gusto del consumatore medio si sia stancato di sapori eccessivi, densità alcoliche e palpitazioni gliceriche come nel passato. Andando poi a varcare il mondo della ristorazione, si da per scontata la scelta di pietanze dalle minor lavorazioni possibili, con cotture in sacchetto a bassa temperatura divenute ormai una moda più che una prassi.

Per una volta (e solo una) lasciatemelo dire: basta! Non se ne può più di essere comandati a bacchetta da indicazioni prive di fondamento persino con forchetta e calice alla mano. L’assurdità dell’idea del “levare” non è pericolosa in sé; garantirebbe comunque un’attenzione maggiore per i rischi connessi agli eccessi di cibo e alcool e in taluni casi sta condizionando positivamente la salute dell’avventore. Condimenti ridotti, minor uso di carni, corretto apporto calorico e vini meno pesanti ben si uniscono al concetto di Dieta Mediterranea. Alziamo le mani quando si parla di rispetto per il proprio corpo.

Ma l’estremo opposto non può e non deve condurre ad un conseguente stato di terrore emotivo per alcuni prodotti che possono trasmettere emozioni indelebili pur nel “non essere leggeri”. A volte anche il piacere dei sensi conta e spesso è un piacere godurioso, di quelli che ricordano gli anni della fanciullezza quando a tutto pensavi tranne che a bilance, pappine e retro etichette con simboli e avvertimenti tali da danneggiare potenzialmente un settore di miliardi di euro.

Alla cantina San Lorenzo si respira ancora un vento di artigianalità nei vini, tra le numerose tipologie proposte dai fratelli Gianluca e Fabrizio Galasso. In quelli che erano i terreni del Duca Caracciolo oggi si coltivano principalmente gli autoctoni d’Abruzzo come Pecorino e Montepulciano. I tempi dei conferimenti d’uva alle Cooperative Vitivinicole sono finiti: con la qualità espressa nelle vendemmie infatti, i Galasso hanno cominciato dal 1998, dopo 100 anni dalla fondazione avvenuta nel 1890, a provare l’imbottigliamento diretto con una serie di investimenti utili a trasformare un’attività prettamente familiare in qualcosa di più.

Gli ettari vitati sono 168 suddivisi tra l’areale di collina di Castilenti e quello prospiciente al mare a Pescara, curati dallo zio agronomo Gianfranco Barbone. I vini vengono poi predisposti stilisticamente dall’enologo Riccardo Brighigna, un vero numero uno in Abruzzo, che ci racconta l’idea del nuovo nato di casa San Lorenzo, il Don Guido: <<con il Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva “del Fondatore” abbiamo optato per un appassimento breve che conferisce maggiore morbidezza al vino, con un successivo affinamento in tonneau per sette anni.  Questo lungo tempo gli dona eleganza e morbidezza e un tannino per nulla invadente>>.

Tutto confermato all’assaggio in una spettacolare 2015 che racconta di sensazioni radiciose e balsamiche unite ad un frutto denso e scuro da mirtillo e pepe nero in grani. Sfiora i 16.5 gradi volumici di alcool, senza farsi percepire e giocando invece sulle dinamicità e sulla freschezza finale. Lo stereotipo dei vini “bomboloni” creati per un mercato extra continentale viene qui sfatato, con 1000 Magnum dal sapore autentico e decisamente tipico per il Montepulciano d’Abruzzo. Aderenza al territorio, sostenibilità ambientale in vigna grazie alla certificazione BIO rilasciata su ogni appezzamento e gestione ancora familiare di una grande impresa che produce ormai quasi 800 mila bottiglie, oltre ad un altrettanto quantitativo di vino in bag in box.

Il futuro sarà pure dei folli come recita un celebre motto, ma se non viene comandato a dovere con scelte coraggiose lo si vivrà sempre con sudditanza. Gianluca e Fabrizio Galasso hanno deciso di affrontarlo con sana incoscienza, tanto impegno e tanta passione. Ora possono raccogliere i frutti del presente.

Vino Nobile di Montepulciano: un viaggio attraverso le 12 Pievi durante Vinitaly 2024

Che Montepulciano fosse un territorio su cui puntare lo avevamo capito da tempo, da quando i produttori, per il tramite del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, decisero di ritrovare serenità e spinta propulsiva dopo gli anni bui e le divisioni di inizio millennio.

Le Pievi

Che Le Pievi rappresentassero poi quel filo di Arianna da seguire alla ricerca di qualità e riconoscimenti, ne avevamo soltanto il beneficio del dubbio. Un convitato dall’apparenza misterioso, comparso sulla scena dopo un travagliato conciliabolo tra i vari attori chiamati a prenderne parte. L’essenza stessa della bontà del progetto è stata il dover ammettere che da soli non si va da nessuna parte; l’utilizzo di consulenti terzi ed esperti hanno rianimato lo spirito dei viticoltori, nel confronto continuo tra Cooperativa Sociale e piccole produzioni familiari.

Dunque, nel contesto di Vinitaly 2024, ecco giungere l’occasione tanto attesa: presentarsi alla stampa mondiale e agli operatori in tutta la grazia di una tipologia che supererà le più rosee aspettative. Ne siamo certi per averla assaggiata in più momenti ed aver trovato sempre un livello interessante e prospettico dei suoi vini. La degustazione guidata è stata magistralmente condotta dai giornalisti Gianni Fabrizio e Stefania Vinciguerra.

Ma cosa sono esattamente Le Pievi?

Chi pensa ad una new entry in chiave puramente commerciale sbaglia di grosso. Ma neppure possiamo ritenerla il frutto di una zonazione in stile “Cru” piemontesi o francesi. C’è da agganciarsi, piuttosto, al ricamo storico, alla natura stessa del territorio toscano, fatto di chiesette rurali ove la comunità agreste si ritrovava ai vespri. Uno scorcio tipico della mezzadria italiana, espressione del movimento culturale del Verismo, come nella Cavalleria Rusticana di Mascagni, quando vengono musicate scene di afflato poetico attorno a un campanile.

Nulla di strano ricondurre le identità di Montepulciano attraverso ricordi, simboli di unione e armonia. Gli stessi ideali insiti nella proposta di immissione in commercio, a partire dal 1 gennaio 2025, del Vino Nobile di Montepulciano etichettato sotto una delle 12 Pievi: Argiano, Ascianello, Badia, Caggiole, Cerliana, Cervognano, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Valardenga, Valiano. La natura dei suoli è molto simile nella composizione, meno nella ripartizione delle varie tessiture, tra argille colorate, sabbie marine, limo e calcare. La morbide colline esprimono il meglio del panorama possibile per il visitatore, con esposizioni e altimetrie influenti in maniera marcata nella maturazione del Sangiovese e dei suoi tannini, non più accompagnabili (per regolamento) dalle accomodanti “varietà internazionali”.

Presente e Futuro

Il frutto dell’emersione delle falde del mare pliocenico e delle successive erosioni detritiche occorse nell’arco di millenni. Valiano, di origine recente, resta invece la Pieve dall’agile individuazione nei panel d’assaggio, per una trama antocianica meno profonda e pungente, dove l’immediatezza di beva la fa da padrona. Limitiamo a ciò le nostre considerazioni complessive, invitando il lettore a testare sul campo le ulteriori differenze senza dare giudizi o suggerimenti soggettivi. Il gusto deve avere il predominio su tutto, sarà quello a decidere il mercato e il futuro del terroir.

E sempre il gusto saprà condurci alla risoluzione dei legittimi quesiti da cronisti: le uve selezionate a comporre il mosaico de Le Pievi penalizzeranno le altre versioni del Disciplinare? Si creerà un’eccedenza di scelta tra Rosso di Montepulciano, Vino Nobile, Riserva, Selezione e Le Pievi o quest’ultima spingerà i vigneron ad alzare l’asticella di tutti i prodotti aziendali? Ciò porterà con sé, finalmente, la necessaria colmatura di prezzi rispetto ai livelli bassi e penalizzanti di qualche anno fa? Anche le soddisfazioni economiche creano fiducia e giocano a domino con l’aumento record dei numeri dell’enoturismo che sta vivendo l’intero comparto del Nobile.

Ai posteri e all’abile lavoro di Andrea Rossi presidente del Consorzio del vino Nobile di Montepulciano e del suo staff operativo, la non semplice risoluzione; noi restiamo prudentemente fiduciosi e ottimisti, certi di aver puntato su di un cavallo vincente.

A night in Montepulciano: tre gustose idee per una serata romantica

Tra le viuzze di Montepulciano, uno dei borghi incantevoli d’Italia, si può passeggiare restando estasiati da quanto la storia e la cultura siano da sempre radicate in questo luogo. Palazzi antichi, costruiti con la tipica pietra serena toscana, che riflette in maniera ovattata il sole del tramonto. Gli scorci paesaggistici, osservabili dalle cinta murarie, tolgono il fiato allo spettatore: vigne e biodiversità che narrano di un territorio dove l’equilibrio nel saper fare bene le cose sta portando ai tanto agognati risultati in termini di enoturismo di qualità.

Si può sorseggiare un calice di vino, magari un buon Nobile di Montepulciano, per accompagnarsi pian piano verso il calare delle notte, rilassarsi e godere appieno di quanto la Natura e l’opera umana possano viaggiare in totale armonia. Quando poi subentra l’appetito ci si può fermare a cena in una delle numerose strutture per assaporare le proposte gastronomiche.

Durante il tour di 20Italie, raccontato nell’articolo Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano: il tour di 20Italie alla ricerca della vera anima del territorio abbiamo approfondito la conoscenza di tre ristoratori, con le loro ricette aderenti alla tradizione, ma dotate di quel tocco d’inventiva e rivisitazione imposto dagli attuali canoni gourmet.

La Grotta

Location incantevole a due passi dal Tempio di San Biagio, uno dei capolavori del Cinquecento posto accanto ai campi coltivati, quasi a preservarne la loro fecondità. Gli interni de La Grotta sono legati al concetto di trattoria chic, con tovagliati di lino ed un servizio impeccabile del personale di sala.

Due i menù degustazione, uno dei quali è esclusivamente vegetariano. Ottimi i pici con datterini arrostiti, guanciale sauris e scamorza affumicata o gli gnudi di ricotta, piselli e tartufo bianchetto.

Il Teatro

A pochi metri da Piazza Grande, nel pieno centro di Montepulciano, Il Teatro offre pietanze a base di pasta fresca ed una selezione di carni preparate in base alle tendenze moderne, conservando succhi e sostanze tramite il concetto di cottura a bassa temperatura.

Gli gnocchi di patate, crema di rapa rossa, fonduta di Peconzola e noci sono squisiti nella loro semplicità, mentre il filetto di maialino su fondo al Cognac e patate all’olio colpisce per la delicatezza dei sapori.

Le Logge del Vignola

Classe, stile ed eleganza sono il primo impatto che un cliente riceve quando varca la porta del ristorante Le Logge del Vignola per una cena a lume di candela. La maestria dello chef dona quel tocco in più che fa la differenza, con piatti rielaborati di autentica veste gourmet.

Vale così per l’uovo Blu dell’azienda Buongiorno Bio, crema di asparago, guacamole, cetriolo e gelato all’acqua di tartufo la tagliatella alla rapa rossa, crema di zucca e aglione della Valdichiana, chips alla liquirizia.

Ottima, infine, la proposta a base di selvaggina e la carta dei dessert stuzzicante e fantasiosa. Montepulciano… val bene una cena.

Podere Casanova: nobiltà e innovazione nel cuore di Montepulciano

Nel suggestivo scenario di Montepulciano, durante l’Anteprima organizzata dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, abbiamo avuto il piacere di essere ospiti della cantina Podere Casanova, guidati in un viaggio sensoriale unico dai proprietari Isidoro e Susanna Rebatto e dalla responsabile della comunicazione Maddalena Mazzeschi.

Podere Casanova incarna l’eleganza e la nobiltà del territorio toscano, rappresentando un connubio perfetto tra passione, tradizione e innovazione, un sogno divenuto realtà. Isidoro ha saputo dar vita, grazie anche agli studi di gioventù, a vini caratterizzati da uno stile unico ed elegante.

L’anima di Podere Casanova risiede nella sua vocazione alla sostenibilità ambientale, con un impegno concreto verso pratiche agricole rispettose dell’ambiente. Oltre alla Certificazione Equalitas, l’azienda si distingue per l’utilizzo di sostanze naturali alternative e per un approccio attento alla conservazione del territorio. Con i 17 ettari di vigneti coltivati con varietà autoctone e internazionali, produce una linea di vini volta a riflettere l’autenticità del territorio di Montepulciano e del Prugnolo Gentile.

Culmine della visita l’esperienza sensoriale nella sala degustazione panoramica, dove i visitatori sono stati accolti da un suggestivo pianoforte a coda, con un repertorio musicale in perfetta sintonia con il contesto e con i prodotti proposti in assaggio. La verticale del Vino Nobile di Montepulciano offre un viaggio attraverso sei annate, ognuna caratterizzata da note distintive e complessità sensoriali uniche, dai piacevoli sentori di frutta scura del 2020 alla complessità e profondità del tannino della 2015.

La degustazione è stata curata dal collega di 20Italie Adriano Guerri

Vino Nobile di Montepulciano Podere Casanova 

Annata 2020

piacevoli i sentori di mora, china e susina matura, cuiseguono note mentolate balsamiche. Il sorso è contraddistinto da buona avvolgenza e sapidità. 

Annata 2019

apre con note di frutti di bosco, seguite da liquirizia e spezie, con tannini ben integrati. Un vino composito e coerente. 

Annata 2018

dai sentori di confettura di frutti di bosco, rabarbaro e prugna, si erge elegante al palato con buona persistenza. 

Annata 2017

effluvi di mora di rovo, marasca, bacche di ginepro e cannella. Attacco tannico poderoso e dall’efficace trama saporita.

Annata 2016

libera note di rabarbaro, china Martini, susina e tabacco dolce. Caldo, avvolgente e appagante. 

Annata 2015

sentori di ginepro, uniti a sottobosco e talco, su finale austero e durevole. Chapeau!

La vera sorpresa arriva con la degustazione dei quattro vini speciali, abbinati ai brani musicali selezionati.

Al primo vino, il Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2017, è stato abbinato il brano “Vecchio Frack” di Domenico Modugno, come l’etichetta che riporta, appunto, una tuba.

Al secondo vino, il Vino Nobile di Montepulciano SETTECENTO 2018, è stato abbinato il brano “Can’t help falling in love” di Elvis Presley.

Al terzo vino, Leggenda IGT Toscana 2018, è stato abbinato il brano “Passacaglia” di Georg Friedrich Händel 

Al quarto ed ultimo, IRRIPETIBILE IGT Toscana 2020, è stato abbinato il brano “She” di Elvis Costello.

Anteprima Vino Nobile di Montepulciano: non assomigliare a nessuno può essere una carta vincente

Lo affermiamo a prova di smentita: non copiare può essere una carta vincente per qualsiasi Denominazione che si rispetti. Non copiare non significa improvvisare a sentimento; piuttosto mantenere una precisa identità, prendendo spunti positivi dagli altri territori dove qualità ed eleganza nei vini sono un marchio di fabbrica. Il Vino Nobile di Montepulciano prova da sempre a distinguersi, ma non tutte le sue espressioni (dalla “rivoluzione della famiglia Fanetti” nel secolo scorso), seppur realizzate in forma camaleontica, hanno raggiunto un punto fisso al quale aggrapparsi.

Nell’attesa gli anni sono trascorsi e gli sforzi di piccoli produttori e grandi cantine cooperative non hanno guadagnato la meta ambita, superati a distanza da altre realtà toscane confinanti. Gli attriti del passato neppure hanno aiutato l’areale a risolvere antiche questioni circa stili ed interpretazioni. Ora, sembra giungere finalmente una svolta con prodotti di gran lunga snelliti nell’asprezza tannica e nei richiami speziati dei contenitori di legno tanto cari per la moda di fine anni ’90.

La concentrazione è passata da potenze estrattive e scure di un tempo, alla nuova tipologia “Pievi” che vedrà l’arrivo in commercio a partire dal 2025. Nei campioni proposti della tipologia Vino Nobile di Montepulciano 2021, seppure in numero esiguo (26), abbiamo ravvisato il nerbo del frutto, con tannini per oltre la metà dei casi saporiti e ben integrati e da rivedere in futuro per i restanti.

La Riserva 2020, invece, è deliziosa nelle sfumature tenui tipiche del Sangiovese, con richiami floreali nitidi di grande finezza, su scatto finale salmastro. Un vino che dimostra la sua plenitude nell’assaggio con ulteriori spazi di crescita: l’immagine esatta di quanto sta vivendo l’intero comparto produttivo vitivinicolo locale.

Siamo certi che la strada intrapresa porterà a miglioramenti complessivi, a patto di non perdere la bussola nelle tante versioni offerte al consumatore e di non “demolire ad ogni costo il tannino”, imitando terroir estranei a quello meraviglioso di Montepulciano.

Il panel misto è stato composto dai redattori di 20 Italie Luca Matarazzo (direttore), Alberto Chiarenza e Adriano Guerri con il direttore di Vinodabere Maurizio Valeriani. Di seguito i migliori assaggi per tipologia ed in ordine di preferenza.

Migliori Vino Nobile di Montepulciano e Vino Nobile di Montepulciano Selezione 2021

Vino Nobile di Montepulciano 2021 – Crociani

Vino Nobile di Montepulciano 2021 – Le Bèrne

Vino Nobile di Montepulciano Parceto 2020 – Tenuta Poggio alla Sala

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Tenuta Abbadia Vecchia

Vino Nobile di Montepulciano 2021 – Tenuta Valdipiatta

Vino Nobile di Montepulciano   Redi 2021 – Vecchia Cantina di Montepulciano

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Il Macchione

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Lombardo

Vino Nobile di Montepulciano   Messaggero 2019 – Montemercurio

Vino Nobile di Montepulciano Pasiteo   2020 – Fassati

Migliori Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2020

Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2020 – Tenuta Gracciano della Seta

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Ojas 2020 – Manvi

Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2020 – Carpineto

Vino Nobile di Montepulciano Riserva   Vallocaia 2020   – Bindella – Tenuta Vallocaia

Vino Nobile di Montepulciano Riserva   Quercione 2020 – Lunadoro

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Mahti 2020 – Cantina Chiacchiera

Migliori Vino Nobile di Montepulciano Annate Precedenti

Vino Nobile di Montepulciano Parceto   2020 – Tenuta Poggio alla Sala

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Tenuta Abbadia Vecchia

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Il Macchione

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Lombardo

Vino Nobile di Montepulciano Messaggero 2019 – Montemercurio

Vino Nobile di Montepulciano Pasiteo 2020 – Fassati

Vino Nobile di Montepulciano 2020 – Podere Casanova

Vino Nobile di Montepulciano   Settecento 2018 – Podere Casanova

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Poldo 2016 – Villa S.Anna

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Viraroccia 2018 – Icario

Terre di Toscana: focus sul Vino Nobile di Montepulciano

di Adriano Guerri

Lo scorso 26 marzo si è tenuta la 15° edizione di Terre di Toscana “Eccellenza nel bicchiere”. Una coinvolgente kermesse organizzata da Acquabuona.it, svoltasi all’interno degli ampi saloni dell’Hotel Versilia Lido l Una Esperienze di Lido di Camaiore, a pochi passi dal mare.

Ai banchi d’assaggio erano presenti 140 vitivinicoltori provenienti dalle più importanti denominazioni della Toscana, con circa 700 etichette in degustazione. Il nostro focus odierno riguarderà una storica Docg, la prima in Italia per un vino rosso.

Vino Nobile di Montepulciano

Montepulciano è una stupenda cittadina posta nella parte sud della provincia di Siena in Toscana. Il Comune è posto a 605 metri s.l.m., in un lembo di terra a cavallo tra Valdichiana e Val d’Orcia, ai confini con l’Umbria. Montepulciano ha una storia lunghissima, nota per i suoi vigneti dai quali si ricava uno dei più pregiati vini rossi italiani: il Vino Nobile di Montepulciano. La consacrazione dell’areale arrivò  nel 1685, quando Francesco Redi, nel suo celebre ditirambo “Bacco in Toscana”, concluse i versi con “Montepulciano d’ogni vino è Re “. Bevuto durante i pasti nelle tavole dei signori, gl’è valso l’appellativo di “Nobile“.

Con la nascita della Doc nel 1966 e le esigenze del disciplinare, i produttori hanno fatto un vero e proprio cambiamento con nuove cantine e riconversione di nuovi impianti nelle vigne. Nel 1980 è arrivata la meritatissima Docg, riconoscimento condiviso con il vicino Brunello di Montalcino, con Barolo e Barbaresco. Ma per il suo minor periodo d’invecchiamento di fatto è stato il primo immesso sul mercato con la fascetta di Stato. Un vino di straordinaria qualità e  longevità, molto apprezzato da estimatori in ogni parte del globo.

I terreni più vocati sono nelle zone di Caggiole, Sanguineto e Cervognano. Il vitigno principe è sua maestà il Sangiovese, localmente menzionato come Prugnolo Gentile. Possono concorrere al blend finale vitigni a bacca rossa sia autoctoni sia alloctoni, idonei alla coltivazione. Tuttavia, la maggioranza dei produttori preferisce  produrre vino da Sangiovese in purezza.

Le caratteristiche climatiche e geologiche contribuiscono a dare origine a vini di indubbia qualità. Il Vino Nobile di Montepulciano viene prodotto nelle tipologie, Annata, Riserva, Selezione e, dal 2024, “Pievi”. Le altre tipologie sono: Rosso di Montepulciano, Vin Santo, Vin Santo Occhio di Pernice.

I vini degustati a Terre di Toscana

Bossona 2017 – Dei – ottenuto con 90% Sangiovese e 10% Canaiolo Nero, dal rosso rubino brillante con riflessi che virano sul granato e intensi sentori di ciliegia matura, prugna e viola, uniti a nuances speziate, tabacco e sottobosco. Sorso fine, dal tannino vellutato, equilibrato e coerente. Buona interpretazione di un’annata non semplice.

Mulinvecchio 2018 – Contucci – color rubino brillante, al naso è una vera cascata di frutti rossi, cui seguono note di liquirizia e toni mentolati. Gusto pieno e soddisfacente con notevole persistenza. Azienda storica e l’unica che affonda le sue radici nel lontano passato nel centro storico della cittadina poliziana.

Damo 2015 – Montemercurio – Sangiovese 80%, Canaiolo,  Mammolo e  Colorino, rosso rubino con sfumature  granate. Naso da frutti di bosco, spezie scure, liquirizia, tabacco e tartufo, impreziosite da cacao in polvere. Avvolgente, sorretto da buona e setosa tannicità, sapido e persistente.

Vallocaia Riserva 2019 – Bindella –  Sangiovese 95% ed il restante Colorino, dai netti sentori di mirtillo rosso americano (cranberrie), mora, prugna e ciliegia, che vanno ad allungare una scia di liquirizia. Palato morbido, con tannini fitti, ma ben supportati da sapidità e freschezza.

Il Nocio 2018 – Boscarelli – Sangiovese in purezza, rubino intenso, dotato di un bellissimo spettro olfattivo di more di gelso e visciole, su finale da macchia mediterranea, cannella e note balsamiche. Impeccabile la trama tannica, un vino ben equilibrato che resta a lungo nella memoria.

Le diverse espressioni del Montepulciano d’Abruzzo nei vini della Doc Villamagna

di Adriano Guerri

Abruzzo, patria del Montepulciano d’Abruzzo, sembra aver trovato nella Doc Villamagna una particolare area vocata, tramite un piccolo gruppo di produttori che ha dato origine al movimento ed alla Denominazione di Origine.

Una enclave altamente vocata per la coltivazione della vite. La Doc Villamagna nasce  per tutelare, promuovere  e valorizzare il territorio straordinario ed il suo vino. Nei tre giorni di tour ho avuto la possibilità di  appurare di persona il clima di unità e coesione tra i vari attori protagonisti, accolto con calore e amicizia. Ottima l’organizzazione curata dall’agenzia Zed_Comm, presenti colleghi della stampa da tutta Italia. Un areale di una bellezza senza pari, con borghi immersi tra dolci colline, punteggiate da piante d’olivo, vigneti e tanto verde.

Villamagna

La Doc nasce nel 2011. Microzona che si estende per solamente 85 ettari vitati,  considerata tra le quelle più piccole d’Italia.  I comuni sono, oltre a Villamagna,  i comuni limitrofi di Vacri e Bucchianico in provincia di Chieti. Attualmente, soltanto  sette sono i vitivinicoltori. Il suolo è di origine sabbiosa-argillosa e calcareo-marnosa, il microclima è ideale per la coltivazione della vite, a poca distanza dal mare Adriatico e dalle cime del massiccio montuoso della Maiella. Considerevoli le escursioni termiche, con venti propizi che garantiscono ottima salute alle uve. Il disciplinare prevede rese basse per ettaro e esposizioni dei vigneti a sud-est, sud-ovest, per espressioni nel calice di pari potenza ed eleganza. 

L’allevamento preferito della vite è la classica Pergola Abruzzese, ritenuta per il Montepulciano la più idonea in quanto assicura la giusta maturità dei grappoli evitando ustioni degli acini dovute al forte irraggiamento delle ultime stagioni. Le tipologie previste sono due: oltre al Villamagna Doc si aggiunge il Villamagna Doc Riserva. L’attuale Presidente dell’Associazione Generazioni del Vignamagna è Katia Masci di Valle Martello.

L’elenco dei produttori presenti al tour

Cantina Sociale di Villamagna,  Pian di Mare, Agricosimo, Torre Zambra, Palazzo Battaglini, Cascina del Colle e Valle Martello. 

Torre Zambra

Tenuta Torre Zambra si trova a Villamagna , di proprietà della famiglia De Cerchio, proprietaria anche di altre aziende. La superficie vitata attuale si attesta intorno ai 20 ettari con vigneti posti ad altimetrie che vanno dai 120 ai 230 metri s.l.m. con terreni prevalentemente sabbiosi.  La coltivazione della vite è biologica ed il vitigno maggiormente coltivato è il Montepulciano d’Abruzzo, ma anche Trebbiano d’Abruzzo, Passerina e Pecorino. L’azienda predilige la coltivazione a tendone (Pergola Abruzzese). Da tempo sono iniziati i lavori di ristrutturazione sia dell’antica Torre, andata completamente distrutta e della nuova cantina , nonché di una struttura di alta ospitalità. Al timone dell’azienda oggi c’è il giovane e dinamico Federico De Cerchio che rappresenta la quarta generazione. 

I vini degustati

Piana Marina Trebbiano d’Abruzzo 2020 dalle nuance giallo paglierino con riflessi dorati, ed un bouquet di erbette aromatiche, mandorla secca, dal sapore sapido e avvolgente.

Colle Maggio 2021 rosso rubino intenso dagli aromi di frutti di bosco, ciliegia, liquirizia e dal sorso agile da arancia sanguinella. Appaga e persistente.

Colle Maggio 2020 Riserva rubino quasi impenetrabile, si spinge su effluvi di giaggiolo, prugna, scorza d’arancia e chiodi di garofano. Buona complessità con attacco tannico in prima battuta. 

Villa Magna 2019 scuro sin dal colore con note olfattive di tabacco, viola appassita, frutta rossa, bacche di ginepro e cannella. Poderoso all’assaggio, ma nobile e salino nella sua trama antocianica.  

Villa Magna 2018 Riserva più vivace e declinato verso la torrefazione tra cacao, liquirizia e polvere di caffè. Molto caloroso.

Cascina del Colle

Di proprietà della famiglia D’Onofrio, che qui coltiva la vite da tre generazioni. I vigneti sono sparsi sia nel comune di Villamagna sia a Bucchianico, Ripa Teatina e Vacri. Fondata nel 1997 vanta 22 ettari vitati di proprietà di cui ben 3 riservati al Villamagna Doc su altimetrie che variano dai 120 ai 290 metri s.l.m.  La composizione del suolo è prevalentemente sabbiosa, la coltivazione segue i dettami dell’agricoltura biologica. Le altre varietà coltivate sono, Merlot, Syrah e Sauvignon Blanc. Recentemente è stata ampliata la cantina di vinificazione, giunta alla fase conclusiva di ristrutturazione.

I vini degustati

Terrebaciate Sauvignon Blanc 2022 dal giallo paglierino tenue e con sbuffi di fiori bianchi, pera Williams, melone canalupo. Gusto verticale con scie minerali intriganti.
Aime’ Pecorino Superiore Abruzzo Doc 2022 giallo paglierino luminoso, su fiori di ginestra, mela, susina ed allungo salmastro finale.
Mammouth Montepulciano d’Abruzzo Doc 2019 dai riflessi rubino con un corredo di prugna acerba,  ciliegia e frutti di bosco. Seguono in successione spezie scure calde e persistenti.
Negus Montepulciano d’Abruzzo Doc 2017 rosso granato con naso speziato tipico e tanta frutta di bosco matura. Chiosa su fave di cacao, tabacco e liquirizia con tannini setosi e sorso durevole. 

Valle Martello

A poca distanza dal centro abitato di Villamagna. Fondata nel 1979, di proprietà dei Fratelli Masci, è giunta anch’essa alla terza generazione. Si estende su una superficie vitata di 50 ettari, di cui 3 destinati al Villamagna Doc, con vigne su due colline prospicienti, un vantaggio sia nella diversità delle annate. In conversione biologica, coltivano Montepulciano d’Abruzzo, Cococciola, Pecorino, Malvasia e Trebbiano. L’allevamento è il filare. Oltre a degustare i vini, abbiamo degustato anche alcuni piatti tipici abruzzesi, deliziosi e sapientemente preparati. 

I vini degustati 

Brado Cococciola Colline Teatine Igt 2022 riflessi giallo paglierino, emana nuance di fiori d’acacia, frutta esotica e cedro. Sorso assolutamente fresco e gradevole.

Villamagna Doc 2019 rosso rubino impenetrabile, al naso evidenzia la classica amarena da pasticcino, accompagnata da frutti di bosco, bacche di ginepro e pepe nero in grani. Molto generoso e persistente. 

Pian Di Mare

La Cooperativa Vitivinicola Pian Di Mare è stata fondata nel 1984 da 7 soci conferitori ed attualmente ne vanta oltre 70. Solo di recente hanno cominciato ad imbottigliare le proprie etichette sulla base delle uve prodotte. La nuova Cantina, inaugurata nel 2014 é stata costruita su un antico vigneto, le cui barbatelle, dopo essere  espiantate, sono state inviate ad un vivaista locale per dare vita al clone Pian di Mare. Dispone di 220 ettari vitati, di cui 6 destinati alla Doc Villamagna. Seguita dall’enologo Romeo Tarabborrelli e dall’agronomo Carlo D’Onofrio che ricopre anche il ruolo di Presidente della Cooperativa Sociale. Le uve subiscono  tre differenti selezioni, secondo la carica antocianica. All’interno della Cantina ha avuto luogo anche una Masterclass guidata da Manuela Cornelii, comunicatrice e relatrice dell’Associazione Italiana Sommelier.

La Masterclass

Prima di passare all’analisi sensoriale dei vini, sono intervenuti il Presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo Alessandro Nicodemi, Luciano Villabio consigliere del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo ed il sindaco di Villamagna Renato Giovanni Sisofo.

I vini in degustazione 

Pian Di Mare – Villamagna Doc 2019 – sfumature rubine intense dal naso di ciliegia, frutti di bosco, liquirizia,  cacao in polvere e spezie, morbido e armonioso con tannini setosi. 

Torre Zambra – Villamagna Riserva Doc 2019 – vira verso il granato, tra prugna matura, bacche di ginepro, pepe verde e tostature. Corposo e molto lungo in chiusura. 

Cantina Villamagna – Villamagna Doc 2018 – impenetrabile dagli aromi eterei corredati da mora selvatica mirtillo e liquirizia. Colpisce per il tannino nobile ed elegante.

Cascina del Colle – Villamagna Riserva Doc 2018 – scuro ed ematico, declinato su frutta matura, rosa appassita, spezie fini. Sorso appetitoso. 

Valle Martello – Villamagna Riserva Doc 2017 – rubino vivace, con sentori di visciola, baccello di vaniglia e cacao fondente. Molto coerente e identitario. 

Palazzo Battaglini – Villamagna Riserva Doc 2016 – granato con ancora riverberi rubini, attacco olfattivo di tabacco biondo, spezie dolci, molto gastronomico. 

Peccato dover rientrare a casa…

La Combàrbia: vini con lo sguardo dritto al futuro di Montepulciano

di Luca Matarazzo

Dal 2016 Gabriele Florio ha preso in mano le redini dell’azienda agricola La Combàrbia. La cantina giace a Cervognano, una delle sottozone più prestigiose di Montepulciano (SI) su terreni di origine argillosa e sedimentaria.

In grande trasformazione l’areale nel suo complesso, con produttori frementi di recuperare terreno rispetto alle realtà limitrofe toscane. Un impegno raccolto anche dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano che sta investendo in comunicazione e molteplici iniziative per diffondere la cultura e la storia di uno dei borghi vitivinicoli più antichi d’Italia. Fa dunque piacere analizzare un nuovo progetto fresco e giovanile, seguito da un guru dell’enologia moderna come Giuseppe Gorelli.

I primi passi avvengono negli anni ’60, per giungere alla svolta con il lavoro di Gabriele Florio che segue pedissequamente i consigli del Gorelli. Fermentazioni spontanee e scelta di utilizzare solo uve autoctone rispetto ai vitigni internazionali. Identità, precisione ed eleganza, in un territorio che coniuga la potenza del Sangiovese di alcune aree più calde e la croccantezza del suo frutto dal tannino irrequieto e dalle acidità elevate, nel limitare del borgo di Montepulciano, ad altitudini ed esposizioni completamente diverse.

La Combàrbia può vantare entrambe le espressioni nei circa 7 ettari vitati, consentendo ai vini di adattarsi alle inclemenze stagionali tra il caldo torrido estivo e le gelate primaverili, con piogge in forte diminuzione. Il Sangiovese, nonostante la sua duttilità ed una parte rustica dura a morire, mal sopporta il clima pazzo specialmente nella fase di maturazione fenolica.

Quando non si riesce a domare, esprime tutto il suo carattere ribelle, con sensazioni verdi ed amare per nulla piacevoli. Produrre, pertanto, vini di eleganza, serbevolezza e pronti da bere al contempo non è cosa semplice ed il duo “G – G” (Gabriele – Giuseppe) ci riesce benissimo.

Veniamo alla degustazione, svolta all’interno della splendida bottaia a misura d’uomo, allestita anche per sala assaggi. Tralasciamo volutamente il bianco da Trebbiano e Malvasia, molto godibile e destinato alle virtù estive, per concentrarci sui rossi proposti, anche con qualche vecchia vintage utile a verificare l’evoluzione stilistica aziendale.

Rosso di Montepulciano 2021: il futuro della Denominazione passa dal suo figliol prodigo, il più giovane di tutti per modalità di affinamento. Ottima freschezza, tipica del Sangiovese, con quel sottile richiamo da ciliegia succosa, agrumi e macchia mediterranea. Le chiacchiere passano in fretta e lui è sempre lì, pronto a farci compagnia come un buon amico.

Vino Nobile di Montepulciano 2019: un old-style nelle sue nuance balsamiche e scure. Ancora chiuso, sente l’annata non semplice e la mancanza di respiro per avere quell’abbrivio finale necessario a dargli lunghezza. In generale presenta un corredo balsamico che porta avanti su ogni cosa, persino sul frutto di bosco iniziale.

Vino Nobile di Montepulciano 2018: più che vecchio stile è un evergreen, con tannini ancora scalpitanti e classe da vendere. Incredibile l’eleganza e la complessità, con una chiosa minerale appagante e seducente.

Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2016: niente da dire. L’annata è davvero straordinaria e memorabile. Ci mette un pizzico a carburare nel bicchiere, poi, come il motore di una formula uno, scatta poderoso e racconta di sensazioni ematiche unite a fiori rossi, su finale di erbe officinali. Appetitoso dal primo all’ultimo sorso.

Vini che dimostrano come minor concentrazione possa aiutare, grazie anche ai mutamenti climatici in corso, ad avere prodotti meno opulenti e più dinamici, a tutto vantaggio dell’immediatezza e dell’appagamento complessivo di chi li degusta. Senza mai smarrire la strada del varietale, quel Sangiovese di impronta toscana che non può conoscere paragoni di sorta.