Custoza: riservate sempre un posto nella carta dei vini

Il Consorzio Tutela Vino Custoza Doc nella cornice del Vinitaly ha presentato la nuova tipologia “Riserva” in compagnia di Marco Sabellico e Costantino Gabardi. Importanti caratteristiche e grandi ambizioni. Il lavoro del Consorzio ha riguardato 3 pilastri: Contemporaneità, Promozione e Territorialità, riportando questo vino all’attenzione internazionale e delle guide di settore e ricevendo numerosi premi. La nuova tipologia “Custoza Riserva” prevede un affinamento minimo di 12 mesi; l’obbiettivo è quello di consegnare al mercato un prodotto più profondo, capace di complessarsi ancor di più nel tempo, facendo emergere il grande cuore che spinge ogni singola Azienda.

Denominazione e Terroir

La Denominazione nasce nel 1971 e insiste tra le colline di Verona e il Lago di Garda. La storia vitivinicola dell’areale risale all’Epoca Romana. Il nome si interseca con la storia italiana: la frazione del comune di Sommacampagna teatro delle Guerre di Indipendenza Italiane, e le celebri battaglie Risorgimentali per la nascita del futuro Regno D’Italia.

La zona è quella delle ultime propaggini dell’anfiteatro morenico del Garda che ne caratterizza i terreni, nel cui impasto troviamo componenti calcareo argillose e ricchezza di ghiaia, che facilita il defluire delle acque. Le colline sono dolci e sinusoidali, il clima è mediterraneo grazie ai venti mitigati dal Lago, una situazione ideale per la ricerca di una maturazione perfetta e rotonda.

Queste terre, di scontro per gli uomini, furono di incontro per la vite. Lo scopriamo nello scheletro di questo vino, attraverso le sue uve autoctone. La Garganega, uva simbolo del territorio veronese: la Bianca Fernanda, che possiamo ritrovare in Piemonte col nome di Cortese ed il Trebbianello, nome con cui qui si identifica il Tocai Friulano.

The Art of Blending

Ogni uva deve partecipare alla composizione per un massimo del 45%, ecco perché il sapere tramandato nella zona è quello della cosiddetta “Art of Blending”, l’armonizzazione delle caratteristiche delle differenti uve in un calice unico che esalti gli eleganti sbuffi della Garganega, l’agilità alla vista e al palato del Trebbianello e i sentori leggermente aromatici della Bianca Fernanda, così come i caratteri peculiari delle altre varietà a bacca bianca coltivate nella zona  (in minima parte sono consentiti anche Malvasia, Riesling Italico, Pinot bianco, Chardonnay e Incrocio Manzoni 6.013).

La sfida con il Tempo

 <<Si è scelto di uscire sul mercato ora, nonostante la modifica del disciplinare risalga al 2019>> – afferma la presidente Roberta Bricolo. – <<e oggi possiamo presentarci con un buon numero di vini, prodotti dalle aziende che, per prime, ci hanno creduto. Il Custoza Riserva dimostra la capacità del nostro vino di presentare molte sfumature, piacevole e contemporaneo quando d’annata, complesso, armonico e capace di competere con i grandi vini bianchi longevi, in questa nuova interpretazione.>>

Gli assaggi di Custoza Riserva

Bergamini – Custoza DOP Riserva 2022

Iniziamo il percorso con un’azienda secolare, presente dal 1904 nel territorio, che coniuga la tradizione contadina con la sostenibilità. Un anno di affinamento in legno per questa tipologia. Il calice è dorato, vivace, il naso burroso, con un piacevole gioco tra i frutti agrumati bianchi e le note iodate, firme del terroir benacense. Il sorso è agile, la nota salina è evidente e piacevole, merito della freschezza, tipica dalla pasta calcarea del terroir, chiude con ricordi di mandorla dolce.

Azienda Agricola Tamburino Sardo – Custoza DOC Riserva 2022 – Adriano

Il nome dell’azienda ricorda la Collina più alta di Custoza e rende omaggio all’omonimo soldatino del libro “Cuore”. Il vino porta il nome di Adriano Fasoli, fondatore dell’Azienda ed è arricchita da una sua dedica, seguita dal numero di serie x di 4000: “In questa bottiglia è racchiusa tutta la tradizione, la passione e l’amore per questa terra meravigliosa… alla vostra salute!”

Solo acciaio in questo caso. La veste paglierino di brillante nasconde (ma non del tutto) qualche nuance verdolina e le note vegetali spiccano tra tutte, oltre a gelsomino e fiori di albicocco, ricordi di pietra focaia e frutta a pasta bianca croccante, albicocca, mela, scorza di agrume anche candito e sale maldon. Incisivo in bocca, di importante tensione accompagnata da morbidezze oleose, fruttate. L’atmosfera finale è persistente e lascia ricordi di frutta gialla matura e mantiene le promesse fatte dall’etichetta, sintesi di territorio sapientemente e armoniosamente orchestrata, che ha ancora ampi spazi davanti a sé.

Monte del Frà – Custoza DOC Riserva 2022 – Bonomo Sexaginta

Il nome della bottiglia fa riferimento agli oltre 60 anni di storia aziendale. Il mosto fa parziale fermentazione in tonneaux dove svolge completamente la malolattica. Segue affinamento con batonnage e poi in bottiglia per almeno 6 mesi.

Il colore è vivido e dorato. Coerente con le scelte il naso, declinato su burro d’arachidi che apre a note di limone, pepe bianco, erbe mediterranee, salvia, timo, miele e incenso. Corpo di buona grassezza, freschezza, con chiusura sapida, lunga e succosa.

Cavalchina – Custoza DOC Riserva 2020 – Rabitta

L’azienda fondata da Luciano Piona ha un legame indelebile con il nome Custoza, poiché fu proprio lui che nel 1962 decise di usare questo nome per i vini della zona. Oggi è in mano ai nipoti, che han subito portato un imprinting ingegneristico, innovando e ottimizzando nel rispetto della tradizione del nonno e del padre. La lavorazione del vino avviene in maniera separata per le 3 tipologie: la Bianca Fernanda viene criomacerata, la Garganega in leggera riduzione per marcarne ancor più la mineralità, il Trebbianello ha una vinificazione classica. Un accurato batonnage delle fecce fini completa il fine lavoro sulla materia prima, solo finito ciò si procede a una creazione della cuvée e affinamento in bottiglia finale.

Rabitta è il nome della vigna, già annoverata sulle mappe Asburgiche. Molto incisivo il naso, da frutta bianca fresca, pietra umida e nocciola tostata, vegetali selvatici dai petali bianchi, pepe bianco e cardamomo. Sorso di buona personalità e dall’ottima freschezza. Ha carattere struttura e densità, termina su climi sapidi e rimandi un po’ da caffè d’orzo.

Gorgo – Custoza DOC Riserva 2020 – Sub 27

Nata dall’amore e gestita con amore. È Roberta Bricolo a gestire l’azienda, che prima i suoi genitori fondarono, lasciando le rispettive attività, unendo al vino il concetto di accoglienza e di espressività del territorio. La filosofia aziendale si completa in una visione sostenibile, senza chimica in vigneto, (certificata biologica) e sincera. La trama è complessa, già ai primi approcci porta a un’idea di vendemmia tardiva. La veste del campione è giallo dorato, di ricca e lucente materia. Trama ampia, cui si aprono i profumi mediterranei di gelsomino e fiori d’arancio, seguiti da pesca bianca, agrumi, banana verde e sfumature di tè, su fiori bianchi, pietra focaia e nuance di torrone alle mandorle. Il sorso è teso, fruttato, succulento, di bella grassezza e pregevole sinuosità. Bella sapidità sciolta che completa il palato. Un vino adulto, consapevole, che si presenta a noi armoniosamente.

L’inizio di un percorso

I cinque assaggi rappresentano l’inizio. Non vogliono essere l’idea di vino, ma un concetto ben più complesso, figlio del percorso fatto insieme ma anche singolarmente dai produttori. Nei calici proposti c’è maturità, conoscenza e presa di coscienza, ma soprattutto c’è un prodotto con il quale si è usciti dalla comfort zone per parlare di territorio e di visione in sede.

Anphora Revolution: il format ideato da Helmuth Köcher patron del Merano Wine Festival

Approda a Vinitaly 2024 Anphora Revolution, il format ideato da Helmuth Köcher, patron di Merano Wine Festival e grande estimatore dell’utilizzo di questo contenitore per la produzione del vino.

Proprio Köcher inizia la degustazione guidata ricordando il suo interesse ventennale per le anfore e il suo interesse per la Georgia e i Qvevri, i tipici contenitori in anfora. I qvevri sono diventati patrimonio dell’Unesco e le vinificazioni sono sottoposte a regole rigidissime.

In Italia non esiste una regolamentazione e negli ultimi 10 anni la sperimentazione della terracotta è aumentata considerevolmente tra i vigneron. Diversi i produttori di anfore, quali Luca Risso, Francesco Tava, Massimo Carbone, Artenova della zona dell’Impruneta in Toscana: a seconda del contenitore, cambia l’espressivita’ del vino.

La degustazione ha visto l’utilizzo di un calice creato appositamente dall’azienda Italesse. La base del bicchiere è piatta per esaltare le morbidezza mentre tende a restringersi verso l’alto. Il primo vino a essere servito è stato VSQ Alto Adige Phineas V 2016 Azienda Arunda, ottenuto da uve Kerner, Riesling, Pinot Bianco vinificate in anfora, dal perlage fine, che brilla nel calice offrendo sentori di albicocca, nocciola, uvetta, frutta secca e miele. 72 mesi sui lieviti.

Tullum Docg Pecorino InAnfora – Feudo Antico – viene vinificato in anfore Tava da 750 litri con lieviti indigeni; le follature sono manuali, seguite da 3 mesi di macerazione sulle bucce. L’affinamento prevede altri 15 mesi e viene imbottigliato senza essere filtrato, prodotto in circa 2000 bottiglie. Al naso emergono nuance di mela cotogna, agrume, note erbacee, cera d’api. In bocca è equilibrato, con una bella sapidità in chiusura.

Falerno del Massico Doc Azienda Villa Matilde vede protagonista la Falanghina (biotipo Falerno) coltivata ai piedi dell’antico vulcano di Roccamonfina, un territorio ricco di cenere grigia e pomice. Dopo la fermentazione a temperatura controllata, il vino affina parte in anfore di terracotta (Artenova) per circa tre mesi e parte in acciaio. Segue un periodo in bottiglia. Agrumi, fiori bianchi, note salmastre, freschezza gustativa e piacevolezza di beva.

L’assaggio di Garnellen, Sauvignon Blanc di Andreas Dichristin di Tropfltalhof riesce sempre a emozionare oltre che convincere: nato dal vigneto vicino la cantina, non distante dal Lago di Caldaro, un vino che esprime eleganza e carattere, con note agrumate, pepe bianco ed erbe di campo, su finale di senape e fiore del cappero. In conduzione biodinamica, le uve vengono vendemmiate manualmente e fermentano in anfore Tava di diverse porosità, grazie all’azione dei lieviti indigeni. Sette mesi di macerazione e ultetiori 14 di sosta in argilla.

Grignolino D’Asti Doc Lanfora – Azienda Agricola Montalbera – è interessante per il colore rosa brillante, le note di lampone, geranio, peonia, spezie e un tannino deciso. L’affinamento prevede circa 10 mesi in anfore di terracotta dell’Impruneta di capienze diverse.

Valle d’Aosta Doc Syrah 870 Azienda Rosset Terroir: viti sono coltivate in altitudine a circa 800 metri, su terreni di origine glaciale. La vinificazione prevede la suddivisione in tre parti, di cui la prima sosterà un anno in barrique di rovere francese mentre per le altre due sono previsti anfora Tava e orcio toscano Impruneta Manetti per circa 12 mesi. Profilo olfattivo che rimanda alle spezie dolci, liquirizia, pepe nero, frutti rossi e neri. Freschezza struttura e un sorso dinamico.

Igt Toscana Amphora Vignamasso Azienda San Polo di proprietà di Marilisa Allegrini. Cantina situata a Montalcino, espressione elegante del suo Sangiovese. Da un’unica particella, contraddistinta da un’enorme roccia vulcanica, è ottenuto dalla vinificazione in anfora per 12 mesi utilizzando il grappolo intero.

Cannonau di Sardegna Le Anfore 2021 Olianas – Elena Casadei ha pensato a un progetto che riprenda le antiche tecniche che vogliono riportare la vinificazione alle sue origini: infatti la fermentazione e l’affinamento per 6 mesi avvengono in anfore di terracotta georgiane di importazione (fermentazione) e per l’affinamento si utilizzano invece gli orci di Artenova (Impruneta). L’azienda lavora in biodinamica e i contenitori scelti valorizzano il vitigno e il territorio. Meravigliosa espressione di cannonau, elegante al naso con profumi di rosa, ribes, mirto, macchia mediterranea. Tannino setoso.

Amarone della Valpolicella Docg Riserva Amfora Decem X – Azienda Pietro Zanardi che segue la filosofia biodinamica. Il vino è prodotto in 800 bottiglie. Pietro inizia a produrre in anfora nel 2013 da Tava. Vitigni utilizzati: Corvina 70%, Molinara e Croatina. Macerazione e 3 anni in anfora, con altri 3 anni in barrique e 3 anni in tonneau e dodici mesi di bottiglia. In bocca il sorso è equilibrato, di grande freschezza e l’alcol è ottimamente integrato. Bouquet ampio, con prevalenza di sfumature terziarie.

Vino Nobile di Montepulciano: un viaggio attraverso le 12 Pievi durante Vinitaly 2024

Che Montepulciano fosse un territorio su cui puntare lo avevamo capito da tempo, da quando i produttori, per il tramite del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, decisero di ritrovare serenità e spinta propulsiva dopo gli anni bui e le divisioni di inizio millennio.

Le Pievi

Che Le Pievi rappresentassero poi quel filo di Arianna da seguire alla ricerca di qualità e riconoscimenti, ne avevamo soltanto il beneficio del dubbio. Un convitato dall’apparenza misterioso, comparso sulla scena dopo un travagliato conciliabolo tra i vari attori chiamati a prenderne parte. L’essenza stessa della bontà del progetto è stata il dover ammettere che da soli non si va da nessuna parte; l’utilizzo di consulenti terzi ed esperti hanno rianimato lo spirito dei viticoltori, nel confronto continuo tra Cooperativa Sociale e piccole produzioni familiari.

Dunque, nel contesto di Vinitaly 2024, ecco giungere l’occasione tanto attesa: presentarsi alla stampa mondiale e agli operatori in tutta la grazia di una tipologia che supererà le più rosee aspettative. Ne siamo certi per averla assaggiata in più momenti ed aver trovato sempre un livello interessante e prospettico dei suoi vini. La degustazione guidata è stata magistralmente condotta dai giornalisti Gianni Fabrizio e Stefania Vinciguerra.

Ma cosa sono esattamente Le Pievi?

Chi pensa ad una new entry in chiave puramente commerciale sbaglia di grosso. Ma neppure possiamo ritenerla il frutto di una zonazione in stile “Cru” piemontesi o francesi. C’è da agganciarsi, piuttosto, al ricamo storico, alla natura stessa del territorio toscano, fatto di chiesette rurali ove la comunità agreste si ritrovava ai vespri. Uno scorcio tipico della mezzadria italiana, espressione del movimento culturale del Verismo, come nella Cavalleria Rusticana di Mascagni, quando vengono musicate scene di afflato poetico attorno a un campanile.

Nulla di strano ricondurre le identità di Montepulciano attraverso ricordi, simboli di unione e armonia. Gli stessi ideali insiti nella proposta di immissione in commercio, a partire dal 1 gennaio 2025, del Vino Nobile di Montepulciano etichettato sotto una delle 12 Pievi: Argiano, Ascianello, Badia, Caggiole, Cerliana, Cervognano, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Valardenga, Valiano. La natura dei suoli è molto simile nella composizione, meno nella ripartizione delle varie tessiture, tra argille colorate, sabbie marine, limo e calcare. La morbide colline esprimono il meglio del panorama possibile per il visitatore, con esposizioni e altimetrie influenti in maniera marcata nella maturazione del Sangiovese e dei suoi tannini, non più accompagnabili (per regolamento) dalle accomodanti “varietà internazionali”.

Presente e Futuro

Il frutto dell’emersione delle falde del mare pliocenico e delle successive erosioni detritiche occorse nell’arco di millenni. Valiano, di origine recente, resta invece la Pieve dall’agile individuazione nei panel d’assaggio, per una trama antocianica meno profonda e pungente, dove l’immediatezza di beva la fa da padrona. Limitiamo a ciò le nostre considerazioni complessive, invitando il lettore a testare sul campo le ulteriori differenze senza dare giudizi o suggerimenti soggettivi. Il gusto deve avere il predominio su tutto, sarà quello a decidere il mercato e il futuro del terroir.

E sempre il gusto saprà condurci alla risoluzione dei legittimi quesiti da cronisti: le uve selezionate a comporre il mosaico de Le Pievi penalizzeranno le altre versioni del Disciplinare? Si creerà un’eccedenza di scelta tra Rosso di Montepulciano, Vino Nobile, Riserva, Selezione e Le Pievi o quest’ultima spingerà i vigneron ad alzare l’asticella di tutti i prodotti aziendali? Ciò porterà con sé, finalmente, la necessaria colmatura di prezzi rispetto ai livelli bassi e penalizzanti di qualche anno fa? Anche le soddisfazioni economiche creano fiducia e giocano a domino con l’aumento record dei numeri dell’enoturismo che sta vivendo l’intero comparto del Nobile.

Ai posteri e all’abile lavoro di Andrea Rossi presidente del Consorzio del vino Nobile di Montepulciano e del suo staff operativo, la non semplice risoluzione; noi restiamo prudentemente fiduciosi e ottimisti, certi di aver puntato su di un cavallo vincente.

Vinitaly 2024: la “purificazione del Tempio” (del vino) è finalmente compiuta

Anche quest’anno le telecamere e i microfoni di 20Italie erano presenti a Vinitaly, per documentare il grande fermento del settore vitivinicolo italiano. “Fuori i mercanti dal Tempio”? Niente affatto! Siano benvenuti i “mercanti”, con un aumento degli operatori esteri da ben 140 paesi, di cui 1200 top buyer invitati e ospitati da Veronafiere in collaborazione con Ice Agenzia.

Bilancio positivo anche per Vinitaly Plus, la piattaforma di matching tra domanda e offerta con 20mila appuntamenti business, raddoppiati in questa edizione, e per il fuori salone Vinitaly and the city, che ha superato le 50mila degustazioni (+11%). Al netto delle presenze politiche ed istituzionali di rito, i visitatori complessivi hanno oltrepassato la soglia delle 97 mila unità: una vetrina impareggiabile per il Made in Italy nel mondo intero.

Un trend inarrestabile, con un cambio di passo avvenuto proprio durante gli anni tremendi della pandemia Covid, quando gli ingressi furono contingentati, dando respiro al dialogo tra produttori e venditori: lo scopo essenziale di una Fiera tra le più importanti d’Europa, giunta ormai alla 56^ edizione.

L’allestimento dei padiglioni dimostra parimenti un salto di qualità importante, con alcune aree e slot disegnati appositamente da stilisti e interior design. Un vero “Tempio del vino”, curato in ogni particolare, assistito dal personale dell’organizzazione, che ha risposto con prontezza alle esigenze richieste dalla banchettistica.

E poi il piacere di vedere i volti felici degli imprenditori; tavoli e sedie occupati dagli operatori nell’attesa di concludere ordini e contratti di fornitura; degustazioni guidate che hanno agevolato il compito della stampa nel fornire un servizio esaustivo per il lettore. Passeggiare senza spintonarsi, senza vedere situazioni “critiche” di chi abusa di alcool, è un inno per quanti (noi compresi) propongono l’idea del bere responsabile.

Se il Vinitaly cambia forma, anche la cultura del vino deve adeguarsi, scoraggiando l’iniziativa di chi ha dipendenze fisiche o non riesce a controllare gli istinti, penalizzando chi vuole lavorare in serenità e con risultati soddisfacenti. Ottima l’idea dell’aumento annuale dei costi d’ingresso, con un ticket giunto alla soglia dei 120 euro. Ottima l’idea di uno stand della Polizia di Stato a fungere da dissuasore degli abusi. Ottima, infine, la partecipazione dell’Associazione Italiana Sommelier in tanti spazi espositivi di Consorzi ed altri Enti fieristici compresa una confortevole Area Lounge, dove la professionalità fa la differenza.

Fuori i beoni, dentro solo gli operatori del settore e chi ama questo mondo bellissimo, il pane quotidiano delle nostre rubriche enogastronomiche. Colori, sapori, esperienze interattive e coraggio: con questi valori diamo un arrivederci alla 57^ edizione di Vinitaly a Veronafiere dal 6 al 9 aprile 2025.

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