“Trentodoc in Città”: a Napoli le bollicine di montagna guardano il Vesuvio

di Ombretta Ferretto

“Trentodoc in Città” è la manifestazione promossa dal consorzio spumantistico trentino per promuovere le bollicine di montagna in diverse realtà italiane.

Lunedì scorso 17 Aprile è approdata a Napoli, all’Hotel Eurostar Excelsior, con trentadue banchi d’assaggio e due seminari di degustazione guidata. L’evento, realizzato con il supporto di AIS Campania, era prevalentemente rivolto a operatori del settore, che, in una delle sale al piano terra, hanno potuto degustare i prodotti della DOC, scegliendo tra le cento etichette in mescita. Presente con ben tre referenze la cantina che ha scritto la storia del Trento Doc: Ferrari. Così come i colossi della viticoltura trentina Cavit e Nosio, attraverso i loro marchi Trentodoc, Altemasi e Rotari.

Non è stata facile la scelta all’interno di un così vasto assortimento, dove l’unica possibile classifica è quella dettata dal gusto personale. Tra i presenti ai banchi, spiccano Maso Martis Pas Dosé Riserva Bio, per la ricchezza e le mille sfaccettature al naso, e il +4 Rosé Riserva Letrari, per la gustosità del sorso che richiama la gelatina alle fragoline di bosco.

Le due Masterclass, guidate da Valentino Tesi, Miglior Sommelier d’Italia 2020, e Tommaso Luongo, Presidente AIS Campania, hanno raccontato la storia e le caratteristiche principali di questa Denominazione di Origine nata nel 1993 come la prima in Italia totalmente dedicata a un Metodo Classico. L’Istituto Trento Doc, fondato nel 1984 (e dunque prima ancora della stessa denominazione), conta oggi 67 aziende iscritte. Oltre 1154 sono gli ettari vitati certificati, nelle cinque valli intorno al capoluogo Trento: Vallagarina, Valsugana, Valdicembra, Val d’Adige, Valle dei Laghi. Quattro invece le varietà d’uva previste dal disciplinare: Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco e Meunier. Determinati pure gli affinamenti minimi per le diverse categorie: 15 mesi per il Brut, 24 mesi il Millesimato, 36 mesi per la versione Riserva.

Giulio Ferrari fu il primo a intuire, all’inizio del secolo scorso, che l’elemento latitudine, così determinante nella zona dello Champagne, poteva essere sostituito in Trentino da un altro elemento altrettanto caratterizzante, l’altitudine, con risultati altrettanto pregevoli nella produzione di un Metodo Classico. Bollicine di montagna è l’indissolubile slogan legato al nome Trentodoc, perché la caratterizzazione principale di questo spumante è determinata dal territorio montano, da suoli prevalentemente porfirici e calcarei (spesso ricchi di dolomia e roccia rossa del Trentino), che ne determinano profumi sottili ed eleganti e un gusto teso e minerale nell’evoluzione.

Ho partecipato alla seconda degustazione guidata, con sette campioni rappresentanti tutte le aree di produzione. Eccone, in sintesi le mie personali impressioni.

Trentodoc Sarnis Rosé s.a. – Cantina sociale di Avio 65% Pinot Nero – 35% Chardonnay
36 mesi di permanenza minima sui lieviti

Colpisce immediatamente per il suo colore rosa antico. Naso contraddistinto dalla delicatezza dei profumi di cipria, melagrana, fiori secchi, che si completano in bocca con la freschezza delle erbe mediterranee e il finale piacevolmente mordente.

Trentodoc Monsieur Martis – Rosé de noir 2018 Brut Millesimato – Maso Martis
100% Pinot Meunier
48 mesi di permanenza minima sui lieviti

Unico campione da Pinot Meunier in purezza. Bouquet complesso, immediatamente minerale vira poi agrumato su arancia rossa, bonbon al mandarino, acqua di mille fiori, tostature al torroncino.
Bocca avvolgente è perfettamente sostenuta dalla freschezza vivace, in uno dei campioni con un basso residuo zuccherino da dosaggio (5,5 g/l).

Trentodoc Altemasi Pas Dosé – 2017 Millesimato – Altemasi
60% Chardonnay – 40% Pinot nero
60 mesi di permanenza minima sui lieviti

Primo dei Pas Dosé in degustazione, Altemasi Millesimato si presenta di un giallo brillante con nuance ancora giovanili. Scie balsamiche di eucalipto e mentolo, ma la nota agrumata, così tipica del Trentodoc, si fa strada tra pompelmo rosa, cedro e fiori di zagara. Teso in acidità, anche e golosamente coerente al palato con ricordi di canditura.

Trentodoc Blasé – 2016 Millesimato – Revì
75% Chardonnay – 25% Pinot nero
42 mesi di permanenza minima sui lieviti

Giallo brillante per il Millesimato 2016 che, con i suoi 24 mesi di affinamento ulteriori dopo la data di sboccatura, si contraddistingue per le note di evoluzione, proseguendo su sentori di tostature, marzapane e fiori appassiti. Gusto su scie di distillazione e frutta surmatura nella parte retronasale.

Trentodoc Opera Brut – 2014 Millesimato – Opera Valdicembra
100% Chardonnay
60 mesi di permanenza minima sui lieviti

Verve dorata dall’inizio alla fine, esplode su caratteristici sentori di zagara e agrumi, persino pungenti, dove il lime spicca assieme ad una tenue nota di menta nepitella da mixologia moderna. Verticale come una lama, si completa tra essenze rinfrescanti e gusto pieno.

Trentodoc Blauen Extra Brut Blanc de Noirs – 2015 Millesimato – Moser
100% Pinot nero
72 mesi di permanenza minima sui lieviti

Presente anche la casa spumantistica del campione ex ciclista Moser, con l’etichetta che ricorda il suo record dell’ora di 51,151 km. Naso gentile declinato su profumi di mela cotogna, susina acerba, e nuance officinali di felce. Sorso fresco, secco, con una persistenza di note fruttate mature.

Trentodoc Domini Nero Brut – 2016 Millesimato – Abate Nero
100% Pinot Nero
60 mesi di permanenza minima sui lieviti

L’ultimo in degustazione è di nuovo un blanc de noirs, di brillante vivacità. Naso ricco e sfaccettato di erbe di montagna, fiori di campo, mela, susina e note fumé in chiusura. Acidità e sapidità dialogano alla perfezione sulle fragranze presenti in sottofondo.

Ultima curiosità: sul marchio Trentodoc: le due “o” del logo rappresentano in maniera stilizzata il remuage al quale vengono sottoposte le bottiglie di metodo classico in pupitre.

Ad maiora!

“La Pietra di Tommasone”: una storia di Famiglia

di Augusta Boes

Quando il tuo destino è scritto nel DNA, e il tuo DNA è quello di Ischia, non importa dove nasci e dove ti porta la vita: puoi stare certo che il destino si compirà. Questa è la storia di una ragazza tedesca che viene da Ischia. No, non è la storia di una delle tante turiste innamorate di questa isola meravigliosa che i tedeschi da sempre hanno scelto come meta prediletta, compresa Angela Merkel. Il suo nome è Lucia Monti, è nata a Colonia in Germania, di professione fa l’enologa, ha rilanciato con passione l’attività della Cantina “La Pietra di Tommasone”, e questo racconto appartiene a lei.

Lucia è la figlia di Antonio che a sua volta è figlio di Tommaso, il figlio di Pietro che diede origine nel 1870 alla tradizione vitivinicola di famiglia. Tradizione portata avanti a fasi alterne. Il giovane Antonio difatti lascia l’isola alla volta della Germania per imparare il tedesco che qui ad Ischia serve come e più dell’italiano. Ed è così che incontra la bella Birgit, se ne innamora e finisce per restare.

Ma la storia, se pur a lieto fine, non si conclude qui, per la gioia di tutti gli amanti del buon vino! Ci sono luoghi natali che restano nel sangue più di altri perché permeati di un’aura magica molto potente: Ischia è decisamente uno di questi. Impossibile spezzare un incantesimo così forte. E così Antonio ritorna nel tempo e si dedica al recupero della vecchia cantina e dei vigneti di proprietà. Ma sarà la figlia Lucia, dopo la laurea in enologia conseguita in Germania, a scegliere questa terra per il suo progetto professionale e di vita insieme al marito Giuseppe Andreoli.

Terra di grandi vini dalla notte dei tempi, nell’antichità i vigneti ricoprivano gran parte delle pendici del monte Epomeo. Si dice difatti che i boschi di castagno che vi si trovano oggi si siano sviluppati dai pali che sorreggevano le viti, fatti appunto col legno di castagno. Con le sue vigne sospese tra il cielo e il mare, Ischia vanta una tradizione vitivinicola davvero millenaria.

Sebbene sia un’isola, la cultura terragna qui a Ischia è sempre stata forte, in alcuni casi addirittura predominante su quella marinara. Il caso ha voluto che mi sia innamorata della cantina “La Pietra di Tommasone” con un calice che, all’apparenza, aveva poco a che fare con l’idea di un vino isolano. Ma poi, ripensando alla scalata al Monte Epomeo, ardita anche in piena notte per poter godere della meraviglia dell’alba dalla sua sommità, tutto magicamente ritornava nel sorso.

Ed eccolo il colpo di fulmine, il Pignanera, da Aglianico e Montepulciano d’Abruzzo, un blend inusuale in un posto inaspettato. A Ischia è perfettamente normale trovare l’Aglianico, ma che c’entra il Montepulciano d’Abbruzzo? Qui, con l’Aglianico c’entra e pure tanto. Un rosso nobile, sensuale, avvolgente, elegante; i due vitigni che si fondono con armonia assoluta, ognuno esaltando il meglio dell’altro. Non si riesce a capire dove finisca l’uno e dove cominci l’altro, e se donare sé stessi si traduce poi in una entità nuova ma così bella, allora io dico doniamoci fino in fondo e non ci perderemo mai!

Il secondo e definitivo colpo di fulmine è arrivato poco dopo con il Biancolella che, insieme al Forastera, rappresenta l’emblema della produzione a bacca bianca dell’isola. Un vino schietto, fresco, pulito e piacevolmente minerale che colpisce direttamente al cuore. Vinificato in acciaio, sviluppa il bouquet elegante e delicato del varietale, e riporta nel calice le sensazioni autentiche dell’isola d’Ischia: l’aria di mare, il sole, il profumo dell’estate e la tipicità dei vini vulcanici. Note di ostriche, e poi di biancospino, acacia, fiori di campo, sfumature di pera e una leggera nota sulfurea.

L’esaltazione delle varietà autoctone, Biancolella e Forastera per i bianchi, e Piedirosso, Guarnaccia e Aglianico per i rossi, passa anche e soprattutto attraverso la sostenibilità e il rispetto per l’ambiente. Concetti imprescindibili che la Cantina Tommasone pone al centro della propria filosofia di produzione per portare il sole, il mare, i profumi e i sapori veraci di Ischia intatti e puliti in ogni sorso. Da profonda conoscitrice di questa meravigliosa terra, posso garantire che riescono egregiamente nell’impresa.

Dovete sapere che l’isola d’Ischia è un pezzo importante della mia infanzia e della mia giovinezza, un pezzo importante del mio cuore. La toccavo con un dito dalla finestra della mia camera da letto, e papà ci portava lì spesso, in barca partendo da Capo Miseno. Ci mancavo da troppo tempo, e così la voglia di scoprire la storia di questi vini deliziosi, e la prospettiva di una visita alla Cantina di Lucia hanno offerto il pretesto perfetto e irresistibile per tornare.

Ed eccomi qui finalmente! Dalla Tenuta il panorama è a dir poco mozzafiato! Tra cielo e mare si spiegano alla vista il meraviglioso golfo di Pozzuoli e la costa flegrea, con il Vesuvio che inequivocabilmente si staglia verso sud all’orizzonte. La vecchia cantina è davvero suggestiva, con il corpo principale scavato nella roccia di tufo verde. La temperatura qui è fresca e costante, e con il giusto grado di umidità, condizioni ideali per la spumantizzazione. Lucia non si è certo fatta sfuggire l’occasione di sperimentare con successo sia un Metodo Classico da Biancolella e Forastera, che da Aglianico. Ma la nostra intraprendente enologa ha altre sorprendenti novità per il prossimo futuro, quindi vi suggerisco di tenerla d’occhio!

Ci vorrebbe un tour dell’isola per visitare i 14 apprezzamenti che oggi compongono i 16,5 ettari de “La Pietra di Tommasone”, alcuni così piccoli da essere considerati poco più che giardini, fino alla Tenuta Monte Zunta nella zona di Sant’Angelo, a 450 mt sul livello del mare. Viticultura eroica dunque, non solo per la pendenza estrema di alcuni vigneti, ma anche per il fatto che parcelle così piccole, e incastonate ogni dove sul territorio, non consentono alcun tipo di meccanizzazione dei processi produttivi e di gestione dei vigneti.

Ciononostante, la produzione annua si attesta intorno alle 100.000 bottiglie suddivise in tredici etichette tra spumanti, versioni in anfora, bianchi e rossi, passando per un delizioso rosato, retaggio culturale della Germania. Qui difatti questo tipo di vino è particolarmente apprezzato nella sua versione intensa e di carattere, proprio come il Rosamonti che Lucia ha voluto dedicare ai luoghi dove è nata e cresciuta.

Concludo con una citazione dal sito istituzionale dell’azienda, perché, in poche parole riesce a dare una idea precisa e potente di chi sia questa strepitosa Donna del vino:

“… riflessiva, amante del territorio e capace di ascoltarlo, solo come le donne sanno fare. Con lei, le radici continuano ad essere la forza delle Cantine Tommasone: la famiglia, la terra e il duro lavoro in vigna sono l’importante eredità ricevuta.”

Cantine Tommasone

Azienda Agricola

Via Prov.le Lacco Fango, 144

80076 Lacco Ameno (NA)

tommasonevini.it

I vini dell’azienda JOAQUIN: la “stella” del firmamento irpino

di Carmela Scarano e Ombretta Ferretto

Il 27 marzo, per la prima volta in Irpinia, il Gruppo Meregalli ha presentato il suo catalogo vini “VISCONTI 43” presso Palazzo Filangieri, monumento storico sito in Lapio (AV).

L’evento intitolato 100 vini in cantina ha richiamato l’attenzione di numerosi operatori del settore ed esperti del mondo “wine” da varie regioni del sud Italia. Unica etichetta irpina presente nel catalogo è quella di Joaquin, cantina che ha fatto da patron dell’evento con una masterclass di 4 vini in degustazione presentata da Francesca Auricchio, Sales & Export Manager di Joaquin, dal Wine Hunter Mattia Tabacco (un vero e proprio cacciatore di vini che ha tramutato la sua passione in professione), e dal Master of Wine, nonché Director of Wine di Oenogroup, Justin Knock.

A farmi compagnia durante l’intero arco temporale dell’evento la collega degustatrice Ombretta Ferretto, che ha raccolto e tramutato in forma scritta alcune impressioni salienti della giornata.

Justin Knock ha introdotto la platea sostenendo che la grande complessità di molti vini campani risiede invece nella capacità intrinseca di esprimere il suolo vulcanico da cui provengono. Questo fattore, unito alla responsabilità intrinseca del produttore di immettere il vino sul mercato soltanto nel
momento perfetto per essere goduto appieno, pone la cantina Joaquin ad un livello di eccellenza.

I 4 vini degustati durante la Masterclass sono stati:

  • Vino della stella 2020
  • Piante a Lapio 2018
  • Piante a Lapio no vintage
  • Taurasi riserva della società 2015

Il primo campione, Fiano di Avellino Riserva 2020Vino della Stella”, è un Fiano in purezza da mezzo ettaro circa di vigne poste a Montefalcione, a 550 metri di altitudine, su terreni calcareo–argillosi. Raccolta delle uve nell’ultima settimana di ottobre, al raggiungimento della piena maturità tecnologica e fenologica. Fermentazione e affinamento in acciaio. Esce in commercio non prima di trenta mesi dalla vendemmia. Si presenta di una delicata veste color paglierino dai riflessi dorati, ed un corredo odoroso di fiori bianchi, leggermente agrumati con tostature finali. Sorso fresco, di grande impatto e sapidità.

Il Piante a Lapio 2018 prende il nome dal bosco che si trova davanti al vigneto, acquistato da Raffaele Pagano, proprietario di Joaquin. Si estende su 0,34 ettari con viti centenarie prefillossera. Esce sul mercato dopo 5 anni di affinamento. A differenza del Vino della Stella che fa solo acciaio, il Piante a Lapio dopo un primo affinamento in acciaio passa in botti scolme quasi esauste di castagno e acacia per poi terminare l’affinamento in bottiglia. Più intensi i riverberi dorati nel calice, con profumi di spezie ed erbe aromatiche. Avvolgente al palato, ricco di morbidezze fruttate. Vino signature dell’azienda.

Piante a Lapio No Vintage è invece un blend di due annate in percentuali diverse e precisamente il 14% annata 2014 (solo legno) e il 60 % annata 2020 (solo acciaio).  Il naso vira subito verso frutta gialla matura e poi succo di agrumi per indulgere in sentori tostati accompagnati da sbuffi eterei e minerali. Tanta albicocca, maracujá, nocciola.

Last but not least, l’etichetta definita da Francesca Auricchio “da momenti speciali”: il Taurasi Riserva 2015, proveniente da un appezzamento 1,2 ettari a Paternopoli. Anche queste sono viti a piede franco prefillossera.

Esce in commercio dopo 7 anni, ben oltre i canoni previsti dal disciplinare di produzione, sempre in linea con lo stile della cantina il cui pensiero è quello di attendere il vino. Al calice si presenta rosso granato, con profumi lunghi e complessi che spaziano dal cioccolato al tabacco, con note speziate di cannella, vaniglia e noce moscata. Di carattere, pieno ed avvolgente, con un tannino disteso e vibrante, che ci lascia presagire una lunga vita.

Nuova tappa di “Tuffolio” alla Pizzeria Il Piennolo a Cetara (SA)

di Luca Matarazzo

Insolite emozioni quelle provate alla Pizzeria Il Piennolo di Cetara (SA), nella tappa di TuffOlio in degustazione on the road arrivata in Costiera Amalfitana.

Insolito il potermi cimentare in qualità di provetto giudice di olio extravergine di oliva, alla presenza di importanti degustatori ed operatori del settore.

Olio e vino non viaggiano sugli stessi canoni di comprensione; ciò che li accomuna però, è quello di poter degustare entrambi alla cieca, metodo imbattibile per capire realmente il potenziale di quanto posto in assaggio senza condizionamenti di sorta. Le aziende produttrici interessate provengono da Umbria, Campania e Puglia. 

Possiamo darvi un breve resoconto di quanto valutato in base ai migliori punteggi e con le doverose note tecniche:

Gli OLI EVO degustati:

Azienda Agraria Ciarletti – Trevi PG  www.oliociarletti.it 

La Famiglia Ciarletti da generazioni coltiva i suoi olivi dei terreni umbri, sulle colline di Trevi, con la tradizione di sempre e le tecnologie più avanzate di oggi.

Simona e Gianfranco Ciarletti conducono l’azienda di famiglia, con grande impegno e ottenendo importanti riconoscimenti.

OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA: Ardelius

Prodotto da olive  Moraiolo, Leccino, Frantoio
La raccolta si svolge nel mese di novembre
tramite brucatura a mano. Le olive raccolte vengono portate entro 6 ore in frantoio per la molitura a freddo con impianto continuo a 2 fasi.
Ardelius ha un corredo da mediamente fruttato e si presenta di colore giallo dorato con delicate sfumature verdi, con naso ampio e avvolgente, ricco di sentori aromatici di salvia e rosmarino, cui si associano note vegetali di carciofo e cicoria. Al palato è complesso e fine, con toni di erba di campo e netta chiusura di pepe nero e mandorla. Amaro spiccato e piccante armonico
Abbinamento consigliato:   bruschette al pomodoro, esalta zuppe di legumi e verdure grigliate, carni e pesci grigliati.

Azienda Agricola biologica Sole di Cajani – Caggiano SA www.soledicajani.com

L’Azienda Agricola biologica Sole di Cajani coltiva nei terreni in proprietà le cultivar Carpellese, Picholine e Pendolino, vantando anche ulivi secolari situati nelle fertili Colline del Tanagro, terra da sempre vocata alla completa filiera olivicola.

  • OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA: Verbío

Prodotto da olive monocultivar Carpellese, la cui raccolta avviene rigorosamente a mano, tra fine ottobre e inizio novembre, procedendo con molitura a freddo nel frantoio di proprietà aziendale a ciclo continuo.
Verbío è un olio extravergine di oliva non filtrato. Si presenta di colore verde brillante, al naso si percepiscono note di verde, sentori di foglia di pomodoro e erbe aromatiche. Al gusto si rivela amaro e piccante in un adeguato equilibrio.
Abbinamento consigliato: delicato e versatile per la cucina. Si adatta bene per le verdure fresche e cotte, sughi con carne e verdure, pesce e carne soprattutto in cottura, ottimo anche sui crudi sia di carne che di pesce. Da novello degustatore di queste tipologie è stato di sicuro il mio preferito per equilibrio e duttilità.

Azienda Agricola Ventiolivi – Castelcivita SA www.ventiolivi.com

Il nome aziendale deriva dai primi venti olivi acquistati da un giovane emigrato in America, Michele Iorio, che li donò alla sua povera famiglia d’origine all’inizio del ‘900. Dalle olive raccolte esclusivamente nei Monti Alburni, nascono gli oli non filtrati dell’azienda Ventiolivi che annualmente è impegnata a devolvere parte dei suoi introiti nel recupero del patrimonio artistico, storico ed archeologico locale.

  • OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA: Premium

Quest’olio è prodotto dalle varietà Frantoio e Leccino quando la resa è minore, ma la qualità è eccellente.
E’ un olio dal profumo intenso e dal sapore deciso, sensibilmente amaro e piccante.

Abbinamento consigliato: squisito a crudo, su bruschette, insalate di pomidoro con basilico, zuppe di legumi, carne rossa alla griglia.

Azienda Agricola Arbore – Corato BA

L’Azienda a conduzione familiare,  si estende su circa 20 ettari, per la maggior parte nella contrada Notar Latea, in un territorio pugliese baciato dal sole e dal clima mite, ideale per ogni
coltivazione.
Gli ulivi delle varietà Coratina, Carolea, da cui si producono oli evo monocultivar estratti a freddo, dall’ acidità libera bassissima.

  • OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA: Monocultivar Coratina

Olio extravergine di oliva con livelli altissimi di polifenoli, si distingue per il suo gusto intenso piccante e amaro.Abbinamento consigliato: primi strutturati, zuppe e minestre di legumi, carni rosse e pesci alla griglia.

Solo a degustazione conclusa e  a completamento delle schede tecniche, sono stati rivelati i nomi delle aziende, il loro modo di operare dall’uliveto al frantoio, i  territori d’appartenenza e le peculiarità di ogni singola cultivar.

Al centro Gianluca D’Uva titolare de Il Piennolo

Non possiamo dimenticare la location che ci ha ospitato e che conoscevo già dalla sua apertura nel 2019:

“IL PIENNOLO”

PIZZERIA CONTEMPORANEA NAPOLETANA

Frutto di un progetto dell’imprenditore cetarese Gianluca D’Uva, uomo eclettico dall’illuminata visione nel campo della ristorazione (e non solo).

Pochi i posti al coperto con vista sul forno a legna; l’angolo preferito dai clienti, soprattutto nelle serate estiva, è la parte esterna a pochi passi dalla banchina costiera, dai tipici contorni dei borghi della Costiera celebri nel mondo.

Pizzeria apprezzata sin da subito per l’unicità della sua proposta culinaria, fatta di prodotti ricercati di alta qualità, selezionati sul tessuto campano e soprattutto tra i piccoli produttori di Cetara.

La pizza contemporanea de Il Piennolo è fatta di attenzioni e ricordi, ha anima leggera e si rivela  con eccellenti topping, lasciandosi apprezzare per la perfetta digeribilità.

Un risultato ottenuto grazie all’affiatato team di lavoro che Gianluca ha saputo mettere insieme e a cui ha trasmesso la sua idea di pizza da portare a Cetara.

Dal 2019 il maestro pizzaiolo Carlo Fiamma si dedica agli impasti e alla creazione di gustose pizze come la “CETARESE”, che è tra le più apprezzate dagli ospiti della pizzeria. Marco D’Antuono altro maestro pizzaiolo che oltre alla realizzazione delle pizze si dedica alla loro cottura al forno. Lo spazio destinato ai fritti de “Il Piennolo è diretto da Rosario Giordano, che riesce a realizzare fritti vincenti, diversi ed originali in ogni stagione, utilizzando sempre i migliori ingredienti. E dulcis in fundo, rifacendoci al dessert in carta a Il Piennolo da lei ideato, troviamo la chef Giusy Di Castiglia, che ha messo a disposizione la sua consulenza, nel creare parte del menu Primavera 2023, interpretando perfettamente la filosofia dell’imprenditore cetarese.  

Il progetto ambizioso e il lavoro di squadra, ha portato al nuovo menù, proposte stuzzicanti create con  materie prime accuratamente selezionate sul territorio costiero ed ha raccontato la stagione con i suoi sapori, giocando di colori, contrasti e consistenze.

Dal menù Primavera 2023 si è degustato:

FRITTI:

Frittatina Nerano
Crocchetta di patate con mantecato di baccalà e pomodorino giallo
Montanara con alici di Cetara, stracciata di bufala, pomodorino GiaGiù

PIZZE:

PIENNORE’  “Giusy Di Castiglia”

Fior di latte, Piennolo rosso del Vesuvio D.O.P., gel di basilico, fonduta di pecorino, piennolo semidry  e  colatura di alici di Cetara
CETARESE:  ”Carlo Fiamma”

Vellutata di scarola riccia, fior di latte, alici di Cetara, frutto di cappero

BACCALARIELLO:  “Giusi Di Castiglia”

Estratto di friariello napoletano, provola affumicata, baccalà croccante, stracciata di bufala

MARGHERITA DOP:  “Carlo Fiamma”

Pomodoro San Marzano DOP, fior di latte di Agerola, basilico

DESSERT:
DULCIS IN FUNDO  “Giusy Di Castiglia”

Pizza dolce doppia cottura

Ricotta montata, albicocca Pellecchiella del Vesuvio, scorzetta di limone candita e menta glaciale.

In abbinamento sono stati degustati i vini prodotti dall’Azienda Agricola Mario Fappiano www.fappiano.it

L’azienda nasce ai piedi del Massiccio del Matese, in provincia di Benevento, conta 20 ettari coltivati in gran parte a vigneti e uliveti.

Sostenibilità, innovazione e rispetto del ciclo produttivo sono i valori di riferimento. Mirando alla certificazione biologica, da tre anni utilizzano esclusivamente prodotti consentiti in agricoltura biologica: fertilizzanti organici che supportano la componente organica dei suoli; induttori di resistenza e zeolite che riducono al minimo l’uso del rame nell’irrorazione.

Al Wip Burger & Pizza a Nocera Inferiore va in scena la cultura con “Mosaico per Procida”

di Luca Matarazzo

Ci sta, a volte, di restare alla finestra senza prendere posizione in merito ad una novità nel panorama vitivinicolo nostrano. Faccio pertanto pubblica ammenda, pur garantendo sempre sulla consueta buona fede di ciò che scrivo e, soprattutto, di ciò che non scrivo. Spiego meglio:

Gaetano Cataldo l’ho conosciuto in occasione di un’altra iniziativa molto particolare; senza svelare nulla, quell’esempio virtuoso potrebbe anche assumere la connotazione di pillola ricorrente sul magazine 20Italie. Il progetto Identità Mediterranea voluto fortemente per dar valore al riconoscimento di Procida Capitale della Cultura, ha assunto i caratteri di una vera e propria sfida, in cui il Cataldo non ha risparmiato energie.

Nulla sarebbe nato senza il supporto di un guru dell’enologia italiana come Roberto Cipresso, già pratico di concept celebrativi, al quale è stato chiesto un compito davvero arduo: unificare metaforicamente le diverse espressioni ampelografiche campane, per creare un vino unico da 26 vini.

Un’operazione senza scopo di lucro che ha coinvolto 26 cantine in 5 territori differenti; un’operazione divenuta oggetto di tesi di laurea, di menzioni giornalistiche illustri e persino del personale apprezzamento di Papa Francesco durante la consueta udienza vaticana. Una bottiglia celebrativa con tanto di etichetta scelta da un concorso artistico, che ha visto Carolina Albano vincere per aver meglio rappresentato i colori di Procida.

Circa 6000 unità prodotte, comprensive di 605 formati magnum ed uno sforzo immane per proporre il sogno di Gaetano e Roberto in giro per il mondo. Tutto molto bello sembrerebbe e senz’altro lo è, almeno per aver smosso i cuori dei produttori e per aver unito anziché diviso. Restava e permane ancora il dubbio nel sottoscritto se l’iniziativa vedrà un altro capitolo vincente a breve o se dobbiamo considerarla ormai compiuta nei suoi propositi… spero vivamente di no. C’è un pressante bisogno di simili iniziative.

Proprio per questo non si poteva più restare alla finestra, ma bisognava tessere le lodi di un intero movimento che ha saputo letteralmente semel in anno licet insanire. Che le mie parole, per quanto piccole e modeste, servano a ricordare l’impresa epica, che possiamo realizzare, contro mille ostacoli, anche qui in Campania, nel Sud d’Italia.

E per una serata d’onore non poteva che essere scelto un locale simbolo anch’esso di amicizia ed unione: il Wip Burger & Pizza a Nocera Inferiore di Lorenzo Fortino e Domenico Oliva, che hanno scelto la libertà di osare in un posto insolito, frutto dell’assemblaggio di forme ed idee diverse tra sala e cucina: dalla pizza ai primi piatti, dal pesce alla carne, sempre con ingredienti a km zero e di altissima qualità.

Capolavoro di serata la minestra maritata come si faceva una volta, ricca, sostanziosa, un piatto che va bene caldo o mangiato freddo e riposato il giorno dopo, magari con un buon olio extravergine di oliva e magari un calice di vino originale, perché no, come Mosaico per Procida.

Experience a 4 mani: seconda reunion esclusiva tra Sangiovanni e Deleo

Comunicato Stampa

Experience a 4 mani: seconda reunion esclusiva tra Sangiovanni e Deleo


Buona la prima per l’Experience a 4 Mani, la rassegna culinaria limited edition di Matteo Sangiovanni che mira ad attrarre gli appassionati e i gourmand all’interno del prestigioso spazio de Le Radici Experience a Battipaglia. Una serie di appuntamenti, ideati da Sangiovanni, in cui poter ammirare la vera passione e l’estro alla base di menu esclusivi scelti per l’occasione dai migliori chef stellati in Italia; in queste serate uniche la loro sapienza si armonizza alle visioni dello chef Matteo Sangiovanni, reinventando in sincrono contrasti e sapori. Uno spettacolo di processi che celebrano la materia prima prestandola ad un crescendo di lavorazioni e abbinamenti, sempre più ottimali.

Foto ©Alessandra Farinelli


Il primo appuntamento di marzo ha visto la presenza di Paolo Barrale, una stella Michelin del ristorante Aria. Tecniche e memorie delle tradizioni hanno guidato gli intenti e la professionalità dei due chef a confronto. Sangiovanni e Barrale, spalla a spalla, sono riusciti a dar vita a particolari evoluzioni che esaltano la cucina tradizionale ma che trasgrediscono le regole con sublimi e originali variazioni. Dosate, spesso inaspettate.


Ora è la volta di Michele Deleo, giovane chef di Tenuta San Domenico, un innato talento, distinto dalla personalità eccelsa. Una stella Michelin conquistata con il sorriso, l’umiltà e la verve tutta partenopea che si esprime al meglio nell’esplosione vulcanica della sua cucina.


Con queste invitanti premesse la sera del 31 marzo 2023 lo chef Deleo proporrà 3 delle 5 portate che comporranno il menù d’eccezione di Experience a 4 mani: in particolare un antipasto, un secondo e un predessert.


Lo scampo arrosto, il finto zabaione di bufala, le cime di rapa piccanti e senape agrodolce, comporranno le prime mise en place esclusive in un’atmosfera altamente suggestiva. Il baccalà affumicato, con latte di cocco, funghi e karkadè, sarà il secondo proposto da Deleo in un perfetto equilibrio tra sapori diversi, eleganza e autenticità. A conclusione il predessert “Come un Gin Fizz” che racconterà il suo determinante stile creativo e molto accurato.
Un’experience densa e ricca di contaminazioni per la serata del 31 marzo in cui non mancherà l’apporto essenziale di Sangiovanni; le altre portate, a sua firma, completeranno il menu, come quel valore assoluto che alla fine attribuisce bellezza consapevole alla cucina esperienziale in cui lo chef ha sempre creduto fermamente.


Nuovo appuntamento alle ore 20.30 a Le Radici Experience, in Via SS 18 Tirrenia Inferiore n°54 a Battipaglia.

PAESTUM WINE FEST 2023: ci siamo!

Comunicato Stampa

Il 7 marzo, nel corso dei WINES AWARDS 2023 da UNAHOTELS MH Matera, i premi alle eccellenze nazionali e internazionali del mondo vitivinicolo assegnati da Food And Travel Italia, è stato assegnato un Premio speciale a PAESTUM WINE FEST, la manifestazione enologica del sud Italia che dal 25 al 27 marzo a Paestum (SA) giungerà alla undicesima edizione. 

Il premio, ritirato da Angelo Zarra fondatore e portavoce della ampia squadra, rappresenta la consacrazione del Paestum Wine Fest nel panorama degli eventi vinicoli italiani. Il sicuro interesse per gli addetti ai lavori e gli appassionati è dimostrato inoltre dal vasto programma che sta per iniziare, disponibile sul sito ufficiale, costellato di masterclass, talk su enoturismo e salute, degustazioni tecniche e momenti formativi volti a diffondere la cultura del vino oltre a generare opportunità quali scambi culturali e commerciali tra operatori del settore, produttori e buyer nazionali e internazionali.

La manifestazione, patrocinata dal Comune di Capaccio Paestum, accoglierà negli 8.500 metri quadrati coperti e 4.000 scoperti di NEXT- EX Tabacchificio oltre 250 aziende, 20 consorzi e gruppi d’acquisto per un totale di circa 11.000 etichette in degustazione, 50 buyer tra quelli nazionali e internazionali, 1.200 operatori del settore Ho.Re.Ca e un pubblico atteso di circa 15.000 presenze. In programma 35 masterclass e tre talk per offrire momenti di approfondimento con produttori ed esperti, e per affrontare i temi significativi del comparto enologico. L’evento sarà seguito da numerosi attori della comunicazione tra giornalisti, influencer e youtuber che assicureranno il racconto mediatico dell’intera manifestazione e dei suoi protagonisti oltre la divulgazione dei temi trattati sia sui canali di comunicazione tradizionali che su quelli digitali.

Questi numeri, di gran lunga superiori allo scorso anno, consentiranno di raggiungere uno degli obiettivi principali della tre giorni: promuovere il business del settore vitivinicolo su scala nazionale e internazionale quale vettore capace di contribuire alla salvaguardia del territorio, alimentando interessi culturali atti generare flussi di turismo economicamente significativi. 

Importanti le ricadute economiche attese su tutto il territorio, favorite anche dalle numerosissime convenzioni stipulate con alberghi, ristoranti e strutture di vario livello che accoglieranno il pubblico diretto al PAESTUM WINE FEST. Questo consentirà di contribuire in modo significativo alla destagionalizzazione dei flussi turistici diretti in Cilento e alla valorizzazione delle potenzialità di sviluppo della Campania come meta turistica. 

Ampio e articolato il programma: incontri, confronti e l’alternanza tra degustazioni libere, momenti di formazione e divulgazione, guidati da esperti del settore alla scoperta di vini d’eccellenza, offrirà l’opportunità di vivere in un unico contenitore tante esperienze ma soprattutto darà concretezza al nuovo modello di business proposto da PAESTUM WINE FEST 2023. L’intento è quello di rivoluzionare i canoni e gli stereotipi formali, conciliando la disciplina e il rigore tipici della ritualità tradizionalmente legata agli eventi del vino, con la cordialità e l’accoglienza del sud.

Le masterclass in programma si ispireranno a diversi criteri e agli aspetti più disparati focalizzandosi, per esempio, sulle aree di produzione ovvero sulle singole cantine o degustazioni verticali e selezioni trasversali per arricchire il ventaglio di offerta e mettere a disposizione di addetti ai lavori e di enoappassionati opportunità rare nel medesimo contesto. Come, del resto, le talk che tratteranno argomenti di grande attualità e rilievo sociale quali: ‘Il vino è salute’‘Dalla sostenibilità alla circolarità: sfide e opportunità per l’enogastronomia’ e ancora ‘WineTech Heroes 2023, 5 wine start up stories oggi’.

 ‘La domenica ai Templi’ invece sarà una preziosa parentesi: a due passi da NEXT- EX Tabacchificio, la mattina del 26 marzo si terranno due masterclass all’interno del Tempio di Nettuno. I relatori saranno Alessandro Rossi, Andrea Gori, Luciano Ferraro, Luciano Pignataro, Paolo Lauciani, Riccardo Cotarella e Sissi Baratella.  

Tra le partnership spiccano quella con Decanto che ha scelto PAESTUM WINE FEST per la degustazione dei vini premiati con ‘Tre Cavatappi’, il massimo del punteggio assegnato dal team e la collaborazione con gli istituti alberghieri, grazie alla quale sarà lanciato il contest ‘Premio per il futuro’: rivolto agli studenti del quinto anno, con l’obiettivo di promuovere e stimolare la conoscenza, attraverso il riconoscimento di una borsa di studio in autorevoli centri di formazione della cucina e ospitalità.

Infine, per sottolineare ancor più la sinergia tra PAESTUM WINE FEST e il suo territorio, completeranno l’offerta dell’evento i ‘fuori salone’, appuntamenti che prenderanno vita in accoglienti realtà locali che per un giorno si tingeranno dei colori del vino d’eccellenza, ospitando degustazioni e altri momenti di approfondimento della cultura enologica.

Tra le novità di questa XI edizione, l’interfaccia ‘Pony wine’ che consentirà alle aziende, ai consorzi e distributori partecipanti di richiedere in tempo reale sia servizi tecnici e di logistica (supporto bicchieri o scelta tipologia di ghiaccio etc.) sia servizi di comunicazione come la possibilità di fissare appuntamenti con gli attori della comunicazione tradizionale e digitale (giornalisti, influencer e youtuber etc.) presenti in fiera che l’organizzazione, grazie a un efficiente staff under 40, ha selezionato per l’evento.

Terra di Lavoro Wines 2023 – le nostre considerazioni finali

Redazione

Parlare di eventi come Terra di Lavoro Wines 2023 rappresenta uno dei presupposti pensati sin dagli inizi dalla Redazione di 20Italie.

Venti, come le nostre magnifiche Regioni ricche di storia, cultura e coscienza enogastronomica. Tra di esse la prima da cui siamo partiti è stata la Campania, non sempre attenzionata persino dai suoi abitanti.

Nulla di nuovo all’orizzonte, in perfetta coerenza con il motto latino “nemo propheta in patria”. Eppure ci sarebbe parecchio da dire, in particolare della voglia di coesione ricercata dai produttori vitivinicoli del Consorzio Tutela Vini Caserta “VITICA”.

Il Presidente Cesare Avenia è un vero vulcano di iniziative, proprio come il territorio di appartenenza caratterizzato dai ricordi lavici delle eruzioni, sotto forma di sabbie, ceneri e pomici.

L’aggregazione è composta da ben 3 Doc e 2 Igt, ciascuna caratterizzata da differenze pur all’interno di un unico schema, unito dal classico filo rosso di Arianna. Il Mar Tirreno a poca distanza con i suoi zefiri miti che garantiscono buone escursioni nelle calure estreme delle ultime stagioni ed il vulcano spento di Roccamonfina, con il lontananza l’ancor vivo Vesuvio, sono la testimonianza delle complessità naturale di queste terre.

Per far sì che possano essere conosciute vieppiù al grande pubblico di appassionati ed operatori del settore, verrà istituito, a fine aprile, il “sabato casertano” con cantine aperte e possibilità di visita delle stesse previa prenotazione sul sito del Consorzio Vitica.

Ma veniamo alle fasi cruciali di Terra di Lavoro Wines II Edizione, svoltasi nella magnifica cornice del Real Sito Belvedere di San Leucio (CE) nei giorni 18 e 19 marzo 2023.

Dopo i saluti di rito delle Autorità presenti Carlo Marino sindaco di Caserta, Tommaso De Simone Presidente CCIAA di Caserta e Salvatore Schiavone Direttore Ufficio Italia Meridionale ICQRF – il giornalista enogastronomico Luciano Pignataro ha aperto i lavori con le relazioni del professore Attilio Scienza e di Elisa Frasnetti, assegnista di ricerca presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.

Tema delicatissimo: la sostenibilità e le nuove sfide per il futuro. A seguire, in collegamento video, la docente universitaria Roberta Garibaldi ha terminato la prima fase del simposio parlando di turismo enogastronomico.

Gradita presenza, a conclusione lavori e prima di cominciare le degustazioni tra i banchi d’assaggio, dell’Assessore all’Agricoltura per la Regione Campania Nicola Caputo.

Ottimo il supporto della squadra di sommelier di A.I.S. Campania nel gestire al meglio le richieste dei presenti anche durante le Masterclass, con interventi del Presidente dell’Associazione Italiana Sommelier Campania Tommaso Luongo e del Delegato di Caserta Pietro Iadicicco.

Le degustazioni guidate, con vini assaggiati rigorosamente alla cieca, sono servite ad evidenziare pregi e limiti delle varie Denominazioni, creando quell’identità fondamentale per porsi dinanzi al giudizio dei critici e dei mercati di riferimento.

La nostra reporter Maurizia Albano ha potuto constatare con mano la qualità dei prodotti con pochissimi rilievi in negativo, indice di un percorso di crescita per tutto il comparto. Stuzzicanti le acidità delle versioni Asprinio di Aversa e gustose quelle delle altre Denominazioni compresa la piccolissima Doc Galluccio.

Le varietà d’uva principali sono: Falanghina, Asprinio Bianco, Aglianico, Piedirosso, Pallagrello e Primitivo, tutte considerate autoctone, accompagnate da tante altre di minor produzione. La bellezza autentica della nostra Campania!

Il giorno 19, invece, è stato il momento per la commozione, dapprima nel vedere la rinascita della Vigna Borbonica di San Silvestro della Reggia di Caserta, che Tenuta Fontana ha ricevuto in affidamento in concessione. Scopo del progetto “Vigna di San Silvestro” è la valorizzazione enologica della produzione di una varietà tradizionale come il Pallagrello Bianco e Nero.

A seguire l’attribuzione al Consorzio Vitica del Marchio di Autenticità Culturale (M.A.C.) ed il Premio dedicato alla memoria di Maria Felicia Brini (Masseria Felicia), imprenditrice eclettica e grande innovatrice, troppo prematuramente scomparsa.

A ricevere il premio è stato il ristorante Il Frantoio Ducale per la migliore carta dei vini del territorio.

L’ottimismo è il profumo della vita: su questa basi non possiamo che attendere, fiduciosi, la prossima edizione di Terra di Lavoro Wines.

“TERRA DI LAVORO WINES” 2023

Comunicato di Redazione

Due giornate interamente dedicate alle produzioni vitivinicole casertane si prospettano il 18 e 19 marzo prossimi al Real Sito Belvedere di San Leucio.

Un viaggio lungo tutta la provincia all’insegna dell’enologia casertana nella seconda edizione dell’evento TERRA DI LAVORO WINES.

Numerosi gli incontri di esperti, giornalisti, produttori e appassionati del settore. Di seguito il programma completo e le modalità di adesione per il pubblico presente.

Ben 5 le Denominazioni coinvolte dal Consorzio Vitica: Aversa Asprinio DOC, Falerno del Massico DOC, Galluccio DOC, Roccamonfina IGT e Terre del Volturno IGT.

Il PROGRAMMA

Sabato 18 marzo

Sala Convegno

10:00
TERRA DI LAVORO WINE FORUM
LA SOSTENIBILITA’ DELLA FILIERA VITIVINICOLA

MODERATORE
LUCIANO PIGNATARO Giornalista

SALUTI
CARLO MARINO Sindaco di Caserta
TOMMASO DE SIMONE Presidente CCIAA di Caserta
SALVATORE SCHIAVONE Direttore Ufficio Italia Meridionale ICQRF

INTERVENTI

ATTILIO SCIENZA  –  Lavorare con il futuro: ecocompatibilità dei processi e sostenibilità dei territori viticoli 
ETTORE CAPRI  –  Sostenibilità… tutto da fare
ROBERTA GARIBALDI  –  Le nuove sfide del Turismo Enogastronomico

CONCLUSIONI
CESARE AVENIA Presidente Vitica
NICOLA CAPUTO Assessore all’Agricoltura Regione Campania

Piazzale del Belvedere

12:30
PRESENTAZIONE DEL LIBRO
PALLAGRELLO di Manuela Piancastelli

13:00
APERTURA TAVOLI DI DEGUSTAZIONE

15:00
MASTERCLASS
GALLUCCIO DOC – ROCCAMONFINA IGP

18:00
MASTERCLASS
FALERNO DEL MASSICO DOC

20:00
CHIUSURA TAVOLI DI DEGUSTAZIONE

Domenica 19 marzo

12:00
TERRA DI LAVORO WINE AWARDS

  • COMMEMORAZIONE 250° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI LUIGI VANVITELLI
  • ATTRIBUZIONE AL CONSORZIO VITICA DEL MARCHIO DI AUTENTICITA’ CULTURALE (M.A.C.)
  • PREMIO MARIA FELICIA BRINI AL RISTORANTE “MIGLIORE CARTA DEI VINI DEL TERRITORIO”

15:00
MASTERCLASS
AVERSA ASPRINIO DOC

18:00
MASTERCLASS
TERRE DEL VOLTURNO IGP

20:00
CHIUSURA TAVOLI DI DEGUSTAZIONE

Durante la due giorni sarà possibile prenotare visite al Real Sito Belvedere di San Leucio e all’antica Fabbrica della seta.

Per info e prenotazioni:

https://www.vitica.it/

Coordinamento e Ufficio Stampa

Floriana Schiano Moriello 

Braceria “Cillo Experience” a Somma Vesuviana

di Paolo Loffredo

Sabatino Cillo colpisce ancora e lo fa con il suo immancabile motto “non accettare carne dagli sconosciuti”.

Questa volta l’idea di portare il suo marchio di fabbrica in giro per la Campania, precisamente a Somma Vesuviana (NA) – Via Marigliano 130 – lo si deve alla promettente unione con lo chef Salvatore Vitiello e la sua brigata, composta da Saverio Guardato e Luigi Passariello in cucina e da Enrico Lucarelli in sala, con mansioni di assistenza ai clienti e consigli per l’abbinamento cibo vino.

a sinistra Sabatino Cillo

Sabatino è un maestro di tecnica da provato macellaio, dopo i trascorsi in svizzera da figlio di emigranti. Classe ’64, a soli 21 anni rientra in Italia fondando la sua prima bottega di carni e, dopo 30 anni in continua crescita, realizza il sogno della braceria ad Airola (BN).

Rispettata la filiera di qualità da assoluto pioniere del settore: gli allevamenti selezionati sono sparsi lungo l’intero territorio sannita e parte del potentino. A Cillo spetta la supervisione e la scelta delle carni migliori, tra quelle di razza bovina (le classiche Marchigiana, Frisona, Chianina o gli incroci studiati personalmente), suina (Antico Suino Nero Lucano o il Suino di Razza Casertana), l’agnello di Laticauda, il pollo bianco ruspante lucano del Picerno e persino il coniglio di San Giorgio La Molara (BN).

Differenti le proposte che comprendono anche insaccati e salumi, formaggi e conserve a chilometro zero da produttori certificati. Proprio nell’arte di creare würstel e affini risiede il sogno futuro di realizzare piccoli punti vendita su base regionale, ove le persone possano fruire delle preparazioni da mangiare in loco o da portare a casa.

Uno stile tipicamente nord europeo che ricalca i chioschi presenti lungo le strade di paese e quelle ad alto scorrimento; una modalità rapida e gustosa per approfittare di una sosta all’insegna della gastronomia di altissimo livello.

In una cena degustazione, organizzata nei nuovi locali “Cillo Experience” a Somma Vesuviana, in compagnia di operatori ed esperti e di Angela Merolla, promotrice dell’evento, abbiamo assaggiato alcune delle specialità di casa, nell’attesa di visitare la sede di Airola per un racconto più approfondito.

Tante le sorprese, a cominciare dalla polpetta di salamino realizzata a mo’ del celebre cioccolattino con nocciola, o il “Marchigianotto”, hot dog di Suino Nero proposto in accoppiata con un Bratwurst di Vitello e contorno di crauti.

Intriganti le tartare, da scegliere in più versioni o come vera e propria esperienza sensoriale gourmet. Qui ce n’è per tutti i gusti, anche se la mia preferita resta la versione delicata con crema di pomodorini gialli e rossi, lattica di Pezzata Rossa, prosciutto crudo di Suino Nero Lucano e polvere di olive nere.

Ottima l’esecuzione delle lunghe cotture, come i classici ragù alla genovese ed alla napoletana, o la guancia di vitello corredata dai suoi succhi, tenera ed appetitosa.

Incredibile, infine, la punta di petto marchigiana con verdure tornite. La carne viene affumicata personalmente dallo staff di Sabatino Cillo, utilizzando legni dedicati. Una scelta importante che prosegue nella parte riservata alla brace: un’attenzione necessaria per evitare condizionamenti organolettici eccessivi della carbonella, esaltando le componenti aromatiche della carne.

Bene il rapporto qualità-prezzo, nonostante il percorso articolato per chi volesse raggiungere il locale in automobile e nonostante il difficile momento che vive l’intero comparto a causa della bolletta energetica. Da ampliare la carta dei vini, compito che toccherà presto alle competenze di Enrico Lucarelli, ormai prossimo al traguardo da sommelier professionista.

Accettiamo pure la carne dagli sconosciuti… a patto che sia di qualità, certificata e da filiera controllata e garantita, come quella di Cillo Experience.