“La Pietra di Tommasone”: una storia di Famiglia

di Augusta Boes

Quando il tuo destino è scritto nel DNA, e il tuo DNA è quello di Ischia, non importa dove nasci e dove ti porta la vita: puoi stare certo che il destino si compirà. Questa è la storia di una ragazza tedesca che viene da Ischia. No, non è la storia di una delle tante turiste innamorate di questa isola meravigliosa che i tedeschi da sempre hanno scelto come meta prediletta, compresa Angela Merkel. Il suo nome è Lucia Monti, è nata a Colonia in Germania, di professione fa l’enologa, ha rilanciato con passione l’attività della Cantina “La Pietra di Tommasone”, e questo racconto appartiene a lei.

Lucia è la figlia di Antonio che a sua volta è figlio di Tommaso, il figlio di Pietro che diede origine nel 1870 alla tradizione vitivinicola di famiglia. Tradizione portata avanti a fasi alterne. Il giovane Antonio difatti lascia l’isola alla volta della Germania per imparare il tedesco che qui ad Ischia serve come e più dell’italiano. Ed è così che incontra la bella Birgit, se ne innamora e finisce per restare.

Ma la storia, se pur a lieto fine, non si conclude qui, per la gioia di tutti gli amanti del buon vino! Ci sono luoghi natali che restano nel sangue più di altri perché permeati di un’aura magica molto potente: Ischia è decisamente uno di questi. Impossibile spezzare un incantesimo così forte. E così Antonio ritorna nel tempo e si dedica al recupero della vecchia cantina e dei vigneti di proprietà. Ma sarà la figlia Lucia, dopo la laurea in enologia conseguita in Germania, a scegliere questa terra per il suo progetto professionale e di vita insieme al marito Giuseppe Andreoli.

Terra di grandi vini dalla notte dei tempi, nell’antichità i vigneti ricoprivano gran parte delle pendici del monte Epomeo. Si dice difatti che i boschi di castagno che vi si trovano oggi si siano sviluppati dai pali che sorreggevano le viti, fatti appunto col legno di castagno. Con le sue vigne sospese tra il cielo e il mare, Ischia vanta una tradizione vitivinicola davvero millenaria.

Sebbene sia un’isola, la cultura terragna qui a Ischia è sempre stata forte, in alcuni casi addirittura predominante su quella marinara. Il caso ha voluto che mi sia innamorata della cantina “La Pietra di Tommasone” con un calice che, all’apparenza, aveva poco a che fare con l’idea di un vino isolano. Ma poi, ripensando alla scalata al Monte Epomeo, ardita anche in piena notte per poter godere della meraviglia dell’alba dalla sua sommità, tutto magicamente ritornava nel sorso.

Ed eccolo il colpo di fulmine, il Pignanera, da Aglianico e Montepulciano d’Abruzzo, un blend inusuale in un posto inaspettato. A Ischia è perfettamente normale trovare l’Aglianico, ma che c’entra il Montepulciano d’Abbruzzo? Qui, con l’Aglianico c’entra e pure tanto. Un rosso nobile, sensuale, avvolgente, elegante; i due vitigni che si fondono con armonia assoluta, ognuno esaltando il meglio dell’altro. Non si riesce a capire dove finisca l’uno e dove cominci l’altro, e se donare sé stessi si traduce poi in una entità nuova ma così bella, allora io dico doniamoci fino in fondo e non ci perderemo mai!

Il secondo e definitivo colpo di fulmine è arrivato poco dopo con il Biancolella che, insieme al Forastera, rappresenta l’emblema della produzione a bacca bianca dell’isola. Un vino schietto, fresco, pulito e piacevolmente minerale che colpisce direttamente al cuore. Vinificato in acciaio, sviluppa il bouquet elegante e delicato del varietale, e riporta nel calice le sensazioni autentiche dell’isola d’Ischia: l’aria di mare, il sole, il profumo dell’estate e la tipicità dei vini vulcanici. Note di ostriche, e poi di biancospino, acacia, fiori di campo, sfumature di pera e una leggera nota sulfurea.

L’esaltazione delle varietà autoctone, Biancolella e Forastera per i bianchi, e Piedirosso, Guarnaccia e Aglianico per i rossi, passa anche e soprattutto attraverso la sostenibilità e il rispetto per l’ambiente. Concetti imprescindibili che la Cantina Tommasone pone al centro della propria filosofia di produzione per portare il sole, il mare, i profumi e i sapori veraci di Ischia intatti e puliti in ogni sorso. Da profonda conoscitrice di questa meravigliosa terra, posso garantire che riescono egregiamente nell’impresa.

Dovete sapere che l’isola d’Ischia è un pezzo importante della mia infanzia e della mia giovinezza, un pezzo importante del mio cuore. La toccavo con un dito dalla finestra della mia camera da letto, e papà ci portava lì spesso, in barca partendo da Capo Miseno. Ci mancavo da troppo tempo, e così la voglia di scoprire la storia di questi vini deliziosi, e la prospettiva di una visita alla Cantina di Lucia hanno offerto il pretesto perfetto e irresistibile per tornare.

Ed eccomi qui finalmente! Dalla Tenuta il panorama è a dir poco mozzafiato! Tra cielo e mare si spiegano alla vista il meraviglioso golfo di Pozzuoli e la costa flegrea, con il Vesuvio che inequivocabilmente si staglia verso sud all’orizzonte. La vecchia cantina è davvero suggestiva, con il corpo principale scavato nella roccia di tufo verde. La temperatura qui è fresca e costante, e con il giusto grado di umidità, condizioni ideali per la spumantizzazione. Lucia non si è certo fatta sfuggire l’occasione di sperimentare con successo sia un Metodo Classico da Biancolella e Forastera, che da Aglianico. Ma la nostra intraprendente enologa ha altre sorprendenti novità per il prossimo futuro, quindi vi suggerisco di tenerla d’occhio!

Ci vorrebbe un tour dell’isola per visitare i 14 apprezzamenti che oggi compongono i 16,5 ettari de “La Pietra di Tommasone”, alcuni così piccoli da essere considerati poco più che giardini, fino alla Tenuta Monte Zunta nella zona di Sant’Angelo, a 450 mt sul livello del mare. Viticultura eroica dunque, non solo per la pendenza estrema di alcuni vigneti, ma anche per il fatto che parcelle così piccole, e incastonate ogni dove sul territorio, non consentono alcun tipo di meccanizzazione dei processi produttivi e di gestione dei vigneti.

Ciononostante, la produzione annua si attesta intorno alle 100.000 bottiglie suddivise in tredici etichette tra spumanti, versioni in anfora, bianchi e rossi, passando per un delizioso rosato, retaggio culturale della Germania. Qui difatti questo tipo di vino è particolarmente apprezzato nella sua versione intensa e di carattere, proprio come il Rosamonti che Lucia ha voluto dedicare ai luoghi dove è nata e cresciuta.

Concludo con una citazione dal sito istituzionale dell’azienda, perché, in poche parole riesce a dare una idea precisa e potente di chi sia questa strepitosa Donna del vino:

“… riflessiva, amante del territorio e capace di ascoltarlo, solo come le donne sanno fare. Con lei, le radici continuano ad essere la forza delle Cantine Tommasone: la famiglia, la terra e il duro lavoro in vigna sono l’importante eredità ricevuta.”

Cantine Tommasone

Azienda Agricola

Via Prov.le Lacco Fango, 144

80076 Lacco Ameno (NA)

tommasonevini.it

Augusta Boes

Augusta Boes

Sommelier esperta e appassionata, degustatrice seriale da sempre, scrittrice per caso! Ho aperto i miei canali social nel 2019 come sfogo creativo personale per esprimere il mio amore per tutto ciò che riguarda il mondo del vino. Instancabile visitatrice di cantine, amo scoprire e raccontare le storie oltre il calice: storie di forza, tenacia, impegno, ricerca e sperimentazione. Ogni produttore con il suo stile e la sua personalità, ma tutti accomunati dal rispetto per la Natura, per il territorio, e per il consumatore. Moderni artigiani di una tradizione secolare, uomini e donne d’altri tempi ma sempre proiettati nel futuro.

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