Un’estate fa… il ricordo di una cena incantevole al Ristorante La Serra dell’Hotel Le Agavi di Positano

Faccio il mestiere più bello del mondo e lo capisco proprio in occasioni simili, quando ti trovi a cena in uno scampolo di fine estate al Ristorante La Serra dell’Hotel Le Agavi di Positano. E non si tratta solo del panorama incantevole che si gode nelle tepide serate.

Si resta colpiti da quanto la cucina gourmet (qualsiasi significato gli si voglia attribuire), possa diventare arte al servizio del cliente. Vista, olfatto e gusto, ma a ben cercare tutti i 5 sensi vengono coinvolti da un’esperienza che poco ha a che fare con le chiacchiere da palcoscenico.

Concretezza, da parte dello chef da una Stella Michelin Luigi Tramontano; eleganza da Nicoletta Gargiulo, una vita nell’Associazione Italiana Sommelier con incarichi apicali, moglie di Luigi e splendida direttrice di sala che sa accoglierti come un lontano amico di casa.

In mezzo i piatti, preparazioni oniriche di Tramontano e della sua brigata di cucina. Creazioni in chiave fusion, con contaminazioni tra il dolce e il salato, le ricette europee e quelle del mondo orientale. Perché, in fondo, mescolare usanze e tradizioni è il segreto di un concept quanto mai moderno di fare ristorazione.

La Costiera Amalfitana è una soglia principesca, ciononostante qui si è scelto di poterla varcare senza dover richiedere la stipula di un mutuo. Sono scelte, ognuno fa i conti e le politiche commerciali che meglio crede. Personalmente trovo molto sensato poter consentire la presenza con prezzi accessibili ad un pubblico più folto, altrimenti si rischia che l’enogastronomia resti un discorso per pochi (in qualche caso persino un triste monologo).

L’eclissi lunare di Kandinsky ed il Gioco del sette e mezzo aprono e chiudono i sipari su una cena che resterà impressa per sempre nella mente del sottoscritto. E chi mi conosce bene sa che raramente dispenso lodi e complimenti simili.

Il pesce, materia prima su cui Luigi Tramontano dimostra competenze e rispetto unici, viene trattato alla perfezione, sia nelle crudités che nelle versioni in cottura. Tre i menù degustazione che possono variare per numero di portate e gusti. Raccontare nel complesso le sensazioni provate all’assaggio è poca cosa, come un maldestro tentativo di spoiler che nulla aggiunge al giudizio eccellente finale.

Segnalo, però, di giocare sulla curiosità personale come successo con il Tataki di Bufala o con il risotto carnaroli al bergamotto, ricciola, capperi e liquirizia amarelli. E buon divertimento, quando il sole dell’estate tornerà finalmente a splendere.

Villa Saletta Tour al nastro di partenza con il tema “pizze d’autore”

La prima tappa del Villa Saletta tour con il tema “Pizze d’autore” si è svolta presso la pizzeria Il Vecchio e il Mare di Firenze. La prima di 5 tappe, organizzata e condotta,  rispettivamente dai giornalisti Roberta Perna e Leonardo Romanelli con la presenza del direttore tecnico dell’azienda David Landini.

Villa Saletta si trova in località Montanelli a Palaia in provincia di Pisa, un antico borgo che affonda le sue origini nell’anno 980. Appartenuto ad importanti famiglie, oggi grazie agli inglesi Hands, imprenditori nel mondo dell’hotellerie di lusso e dopo una attenta restaurazione ha ritrovato nuova vita. La tenuta è immersa nei 1400 ettari di proprietà tra oliveti, vigneti, boschi e coltivazioni varie. I vitigni coltivati sono Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. In futuro verranno messe a dimora anche barbatelle di Chardonnay.

Moderna e funzionale la cantina costruita per dare origine a vini espressivi e di elevata qualità con timbro bordolese, ma animo marcatamente toscano. La gestione della Tenuta è stata affidata all’esperto enologo David Landini. A breve gli ettari vitati supereranno gli 80. Villa Saletta mette a disposizione anche casolari immersi nel verde della campagna e tre ville per l’ospitalità.

Il Vecchio e Il Mare si trova a Firenze in via Gioberti, all’interno di una corte, un angolo tranquillo con ampi spazi sia all’aperto sia al coperto. La cucina di mare è curata dallo chef Daniele Di Sacco e la pizza da Mario Cipriano con versioni napoletane sia classiche che rivisitate. Pizze con farine selezionate e impasti calibrati. Tre spicchi conferiti dal Gambero Rosso per ben quattro volte. Il titolare è il dinamico Pasquale Naccari.

Il menù con abbinamenti

Montanarina con trippa di ricciola come benvenuto

Padellino crema di fiordilatte affumicato, porchetta di mare, patate del Casentino sfogliate – abbinato
Villa Saletta Rosé 2021 – Sangiovese, Merlot,  Cabernet Sauvignon e Franc – dai riverberi rosa cerasuolo e nuances olfattive di ribes rosso, lampone, melagrana e fragolina di bosco, sorso fresco e sapido, suadente e persistente.

Impasto classico con Fiordilatte campano, crema di zucca fresca Toscana, salsiccia di cinta senese presidio Slow Food e funghi porcini spadellati – abbinato a Chiave di Saletta 2018 – Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc- rubino luminoso con note balsamiche e speziate, polvere di cacao, rosa appassita e tabacco. Sorso avvolgente con tannini nobili, pieno e coerente.

Impasto classico margherita – in abbinamento a Saletta Giulia 2018 – Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon – rubino intenso sprigiona sentori di corbezzolo, rosa canina, spezie, liquirizia e tostature. Al palato risulta delicato e rotondo al tempo stesso.

Pizza alla pala con provola affumicata campana, gorgonzola mascarponato, speck Sauris e tarallo napoletano sbriciolato – con Chianti Superiore 2018 – Sangiovese in purezza – dalle sfumature di violetta, amarena, prugna, pepe nero e arancia sanguinella. Tannino setosi, sapidi ed equilibrati.

Pizza e vino si conferma sempre di più una garanzia in fatto di abbinamento.

Estro Beef-Bar a San Giorgio a Cremano: nella città che ha dato i natali a Massimo Troisi si punta alla ristorazione di alta qualità

Scusate il ritardo. La frase non è il titolo di uno dei film del compianto Massimo Troisi, nativo di San Giorgio a Cremano (NA). E non ha neppure valenza di gioco con doppio fine, per evidenziare qualcosa di accattivante nella scelta gastronomica. Il ritardo è, per una volta, quello del sottoscritto nell’aver dimenticato di visitare, da troppo tempo, un luogo del cuore che mi lega ai ricordi dell’essere campano e “uomo del Sud”. Quanto è mancato colmare questo vuoto, maledetta nostalgia degli anni che scorrono inesorabili. Poi arriva finalmente il giorno desiderato, con la visita al ristorante Estro Beef-Bar in uno dei continui viaggi alla ricerca di ciò che conta nel mondo della ristorazione.

Nel traffico dell’ora di pranzo scorgo un grazioso dehor esterno, di pertinenza del locale, grato della fortuna di aver trovato posto con la macchina proprio di fronte ad esso. La giornata sembra iniziare per il verso giusto e prosegue accolto dal direttore di sala Fabio Petricelli, esperienze pluriennali in giro per il mondo, coadiuvato dal maître Alfonso Improta.

La bassa età anagrafica dello staff è il sottile filo rosso, con lo chef Francesco Sorrentino poco più che trentenne dal curriculum già ampio. Suoi i piatti, selezionati tra una lunga lista, che soddisfa appieno le tendenze delle clientela. Si passa dagli assaggi in stile street food, per andare verso antipasti e primi ricchi di tradizione rivisitata in chiave moderna. La ricerca è incessante, a volte anche eccessiva, ma per nulla scontata.

I sapori si riconoscono nella propria essenza, sia per quantità che qualità di ingredienti. E la materia prima fa da sempre la parte del leone. Come a riguardo delle carni, provenienti da allevamenti facenti capo ad Antonino Grillo, il titolare dell’Estro Beef-Bar. La carta dei vini è in profonda trasformazione, giunta alle attuali 300 referenze, un numero comunque ritenuto adeguato per la tipologia. Le frollature vengono effettuate su indicazioni di Antonino, evitando di arrivare alle punte estreme degli oltre 60 giorni, già sufficienti nella filosofia del locale a proporre il miglior taglio possibile alla giusta maturazione. Presente nel menu anche una mini degustazione utile a capire l’importanza del procedimento di preparazione e cottura.

Tanta sostanza, tanta praticità, pochi fuochi d’artificio. Esattamente ciò che a noi di 20Italie piace raccontare. L’antipasto è una tartare di scottona, con arachidi tostate e sotto forma di salsa, burro e perlage di aperol spritz, con granelli di sale. Divino è dir poco.

Segue la rivisitazione del peperone imbottito dalla forma di ciambella, su cremoso di peperone e spuma di parmigiano dove le consistenze perfette si amalgamano senza slegature o distorsioni.

Il risotto cacio e pepe con framboises, lamponi ice e zest di limone è un piatto su cui ci si può lavorare a patto di non avere eccessivi riverberi dolci nel fine bocca.

E poi lei, la regina, la carne presentata cruda in un cofanetto a mo’ di scrigno delle delizie e cotta alla brace, tenera e saporita. Perché anche l’occhio vuole la sua parte.

Ci scuserete per il ritardo, ma le cose buone valgono la pena d’essere attese.

Estro Beef-Bar

Via Alessandro Manzoni, 102

80046 San Giorgio a Cremano (NA)

Tel 081 18367365

Resort Agriturismo Maliandi: chef Tony Granieri spiazza tutti nel reinterpretare la tradizione in chiave fusion

Chi se lo aspettava! In un posto immerso nella natura incontaminata del Vallo di Diano, territorio meraviglioso ancora in parte inesplorato, chef Tony Granieri crea, anzi contamina all’interno delle mura del Resort Agriturismo Maliandi a San Pietro al Tanagro (SA).

Non si tratta di contaminazioni pericolose, anzi. Il giovane Granieri, poco più che trentenne, sa smarcarsi dalla inerzia della vita quotidiana, sempre in cerca di nuovi stimoli, complice l’esperienza con il padre Giovanni in cucina, alla quale succedono diverse iniziative personali di Tony, anche nell’ambito del food truck.

A destra chef Tony Granieri

Arrivare sulle colline che guardano la pianura circostante, ricche di oliveti e di tranquillità bucolica, rappresenta già un ottimo viatico per sostare alla ricerca dei sapori della tradizione. Bisogna reggersi alla sedia, perché il viaggio condurrà invece in diversi angoli del mondo. “Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione”, come indicava lo scrittore L.F. Céline nel capolavoro Viaggio al termine della notte.

La tartare

Poco importa se carne o pesce; qui assume valore, come non mai, la gestione della materia prima. Non invadere il campo alla proposizione di colori, aromi e consistenze significa mantenere integra la tela del piatto, prima dell’avvento delle posate. Capita così, di osservare una tartare di scottona proposta alla moda francese, condita al punto giusto ed esaltata da porcini freschissimi, tuorlo affumicato e mayo di aglio e mandorle.

Il baccalà

O come il baccalà al panko con cavolfiore arrosto e salsa xo, leggermente agrodolce, dove forse una piccantezza ulteriore non avrebbe guastato.

Tra i primi spicanno le lumachine del Pastificio Felicetti con porro, miso, olio di alloro e croccante di pescato frollato e il miglior assaggio di giornata, tra i migliori di sempre per il sottoscritto: plin di genovese, jus di manzo e amaro lucano con provolone del Monaco e caffè.

Una breve sosta nella scelta del secondo, capitata questa volta sul petto d’anatra, funghi alla senape e bietoline scottate, di una delicatezza senza tempo.

Si chiudono i sipari, infine, con l’assoluto di nocciola in stile parfait, realizzato con sapienza come per gli altri dessert, dalla brigata di Tony Granieri.

Interessante e in via di ulteriore ampliamento la carta dei vini, con alcune chicche selezionate tra piccoli produttori italiani.

Una visita nel Vallo di Diano merita di sicuro la sosta gastronomica da Agriturismo Resort Maliandi.

Resort Agriturismo Maliandi

Via Tempa Dietro Difesa

84030 San Pietro al Tanagro (SA)

Tel: +393478032569

E-mail: info@maliandi.it

www.maliandi.it

Emilia Romagna: ristorante “Al Vèdel” una storia di famiglia

Una storia di famiglia: così si presenta il ristorante Al Vèdel agli ospiti che varcano la sua soglia.

Ma anche di territorio e tipicità, aggiungiamo noi, raccontate con passione da ben sei generazioni. Era infatti il 1780 quando a Vedole, piccola frazione alle porte di Colorno immersa nella tranquillità della campagna parmense, aprì le porte una bottega con punto di ristoro. Ed è sempre qui, che a distanza di oltre duecento anni, ritroviamo quel casolare, ora trasformato in un elegante e raffinato locale, guidato dallo chef patron Enrico Bergonzi e dalla moglie Edgarda Meldi, assieme alla sorella Monica ed al marito e sommelier Marco Pizzigoni. E poi i rispettivi figli, che potremmo dire nati e cresciuti fra queste mura: Giulia e Carlo e la giovanissima Elisa che già nel weekend fa capolino fra i tavoli.

La famiglia del ristorante “Al Vèdel”

Al Vèdel non ci passi soltanto, ma ci vieni per trovare quel clima accogliente che sa di famiglia, tipico della gente emiliana. Ci vieni per assaporare il gusto della tradizione autentica, tra paste fresche fatte in casa, come gli immancabili tortelli d’erbetta e anolini in brodo, o ancora i prelibati “tortel dols” (antica pasta ripiena tipica di questo lembo di terra, la cui farcia si caratterizza per il gusto agrodolce conferito dalla mostarda di frutti antichi unita al mosto cotto), per arrivare ai secondi di carne, come la punta di vitello ripiena oppure nel periodo invernale i bolliti, senza dimenticare le lumache (da una piccola azienda locale).

Le lumache

Ma al Vèdel ci vieni anche se sei un appassionato di vino, con oltre 1800 etichette inserite in carta, una vera “Bengodi” anche per il collezionista più esperto. E poi i culatelli. Proprio così, al Vèdel ci vieni per farti guidare alla scoperta del Caveau dei Culatelli, la cantina naturale del Podere Cadassa (il salumificio storico di famiglia, annesso al ristorante), dove nel periodo di massimo splendore, stagionano appesi fino a 7.000 culatelli, oltre a fiocchi, salami, pancette, coppe e la rara spalla cruda di Palasone. Un tempio della norcineria, dove regna ancora la regola del fatto a mano, con abili norcini che trasformano un pezzo di carne in una vera eccellenza della salumeria italiana.

Qui vige l’imperativo della qualità senza compromessi e della naturalezza dei salumi. Solo carne, sale, pepe e poi il tempo, per regalare quell’aroma unico di lenta stagionatura, che solo le mura di una cantina naturale sanno regalare. No areazione artificiale, ma apertura e chiusura delle finestre in base alla temperatura e all’umidità del periodo, proprio come si faceva una volta. Nessuno segreto, solo tanta passione e professionalità.

I salumi

Ed è proprio dai salumi che occorre iniziare quando ci si siede alle tavole del Vèdel. In menù troviamo la degustazione classica dei salumi di loro produzione a marchio Podere Cadassa, compresa la Spalla Cotta di San Secondo servita tiepida, un’altra tipicità che contraddistingue la Bassa parmense. Oppure la degustazione delle tre stagionature di Culatello, valutando così le diversità gustative conferite dalla permanenza in cantina. Per arrivare al Gran Nero, ovvero la speciale produzione di salumi di maiale nero, provenienti da allevamenti locali, dove ritrovare il gusto deciso degli insaccati artigianali, caratterizzati da una percentuale maggiore di grasso che conferiscono alle fette un’estrema dolcezza e scioglievolezza all’assaggio.

I “tortel dols”

Parlando di Culatello, occorre precisare che quello presente nella degustazione del ristorante è quello marchiato Terre di Nebbie, che individua una produzione ancora più rigida per questo insaccato, prestando particolarmente attenzione alla filiera della carne, con la scelta di allevamenti sostenibili che tutelano il benessere animale, innalzando così, ancora di più l’asticella della qualità. Ma il Vèdel non vuole dire solo tradizione, la cucina propone infatti anche piatti creativi, dove ritroviamo il pesce, compreso un sontuoso crudo di mare e carni pregiate, come il cervo o la pernice. E quando è periodo immancabile è l’assaggio di tartufo bianco, da gustare al meglio nel risotto alla parmigiana.

Venite… e assaporate.

Al Vèdel

Via Vedole 68

43052 Colorno (PR)

email: info@alvedel.it

Team Costa del Cilento: da Franca Feola dove il pescato del giorno è sempre il protagonista

Franca Feola decide di immergersi tra i fornelli non da subito. Ci vuole prima qualche anno di esperienza e maturazione per concepire finalmente la sua Locanda Le Tre Sorelle a Casal Velino. Tradizione di famiglia nell’amore per il pescato del giorno sempre fresco, sempre di altissima qualità da coniugare ai sapori genuini di un tempo.

Quelli delle primizie dell’orto, magari amplificati da tecniche di cottura solo all’apparenza semplici, eppure tremendamente gustose. Il concetto di cucina boutique, buona solo per gli occhi, per fortuna non appartiene a Franca, che realizza piatti concreti, identitari. Procedere all’interno di un territorio come il Cilento richiede visione creativa, senza smarrire per un secondo l’aderenza a quanto di meglio proposto dall’ambiente circostante.

Contaminazioni sì, ma al giusto prezzo: quello di rimarcare (urge quanto mai) cosa sia la Dieta Mediterranea, tra pomodori colorati e ricchi di sostanze benefiche, pesce azzurro, pasta fatta a mano sfidando il concetto di omologazione. Per il Team Costa del Cilento, l’associazione presieduta da Matteo Sangiovanni, abbiamo qui il racconto di due creazioni di Chef Feola.

La prima riguarda un tagliolino con riccio di mare ed estratto di gambero rosso in olio extravergine di oliva aromatizzato alla rucola. Eleganza e sapore, ben amalgamati dalla sapidità del riccio e dalla delicatezza morbida del gambero.

Il mezzo pacchero con ricciola, pomodorini dell’orto ed erbette aromatiche viene descritto in video da Franca in persona. Compostezza ed equilibrio fanno il resto. La location è suggestiva ed ha possibilità di ospitare gli avventori in comode camere, nel silenzio della collina cilentana, dove la natura regna ancora selvaggia e incontrastata.

Locanda Le Tre Sorelle

Via Roma

84040 Casal Velino (SA)

Tel: 0974 1848143

Email: info@locandaletresorelle.it

www.locandaletresorelle.it

“Al Convento” a Cetara (SA) l’enogastronomia campana e pugliese si mescolano brindando al presente

Costiera Amalfitana e Murge, Cetara e Manduria.

Poco in comune verrebbe da pensare. L’una, patria di pescatori – incastonata tra le rocce che degradano verso il mare del monte Falerio – e l’altra, invece,  contrasto tra la quintessenza del Mediterraneo, ma foriera di terra brulicante e sabbiosa, patria di uve a bacca rossa, dove è il Primitivo a sventolare.

Difficile che le due realtà possano, allora, incontrarsi anche a tavola. Perché pensi Manduria e dici Primitivo. Pensi Cetara e dici alici e le sue variazioni. Eppure (per fortuna) gli stereotipi sono stati costruiti solo per essere abbattuti da chi è curioso.

E così ne viene fuori che in una piovosa serata settembrina, al ristorante Al Convento di Cetara, l’istrionico patron Pasquale Torrente – simbolo di una ristorazione cetarese resistente alle mode e fortino di cultura gastronomica stretta tanto quanto le maglie delle reti da pesca delle sue amate alici – trova il modo per abbatterli.

Lo fa attraverso quelle splendide ceramiche vietresi, trasformati in piatti colorati e finemente decorati, che suggellano l’appartenenza locale di ogni portata. Nulla che non sia di quella terra, nulla che non sia pescato in quel mare. Nulla che non possa non avvicinarsi a 300 km di distanza passando per le Murge e arrivando a stazionarsi nei dintorni di Manduria.

Cantine San Marzano, azienda vitivinicola nata nel 1962 dall’unione di 19 vignaioli in un piccolo comune della provincia tarantina come San Marzano di San Giuseppe. Oggi, a distanza di oltre 60 anni, la Cooperativa è diventata una delle grandi espressioni enologiche pugliesi.

Al suo presidente, Francesco Cavallo, e soprattutto agli attuali 1.200  viticoltori associati, il merito di aver saputo unire tradizione e innovazione in quei 1500 ettari di vigneti pugliesi costituiti principalmente da negroamaro, primitivo, susumaniello, malvasia e verdeca.  

Ed è stato allora in quell’antico chiostro del ’600 – immagine da cartolina per i numerosi turisti in visita a Cetara e oggi sede del ristorante Al Convento – che i piatti creati da Gaetano, figlio di Pasquale Torrente, sono stati capaci di stregare tutti e di dimostrare che, tra le tante qualità dei vini pugliesi, c’è senza dubbio anche quello di sposarsi con la buona tavola.

Il Calce Rosè – metodo classico a base di chardonnay e negroamaro, con sosta sui lieviti per oltre 36 mesi, sembra giocare divinamente con l’iconica bruschetta burro e alici, grazie alla sferzata di freschezza regalata dal sorso.

La pacatezza di “Tramari” Salento Igp Rosè a base di primitivo, sa ben gestire la cheviche di ricciola che, a tratti, sprigiona l’irriverenza di piccantezze sapientemente dosate.

Una frittura sotto forma di frittatina di pasta e di crocchette di patata e bottarga – la cui alta menzione va all’olio utilizzato, studiato appositamente da Gaetano e Pasquale, per garantire il massimo della leggerezza – si lascia accompagnare dal Salento Igp “Edda” (“lei” in dialetto salentino). Chardonnay (con una minoritaria percentuale di bacche bianche autoctone), carico di materia e ricco di influenze marine, con acidità e struttura in grado di non aggiungere nulla di più e di non sottrarre nulla di meno alla complessità del cibo.

Mentre un saporitissimo tubetto con zuppa di pesce trova nel Primitivo Salento Igp “Sessantanni”, il cui numero ricorda il sessantesimo compleanno di Cantine San Marzano, il perfetto complementare in un sorso di assoluto equilibrio gusto-olfattivo e di lunga persistenza. E se di tradizione si parla non poteva mancare un omaggio alla “pippiata” napoletana con il ragù che diventa quasi un’istigazione a finire il piatto in scarpetta, senza nessun senso di colpa.

L’abbinamento è con il re dei vitigni pugliesi, e trova il suo culmine nel Primitivo di Manduria Dop “Sessantanni”. Intenso, dalla leggera tostatura e dalla bocca di grande lunghezza gustativa.

Lo Chef Paolo Gramaglia firma il menù esclusivo per il 120° anniversario dello Starhotels Terminus di Napoli

IL 22 SETTEMBRE 2023 AL RISTORANTE ODEON DELLO STARHOTELS TERMINUS DI NAPOLI

Una cena di gala celebra lo storico albergo nel cuore di Napoli a cui lo Chef dedica il suo nuovo signature dish Fettuccia di calamaro, passion fruit e gin “Terminus 1903”, etichetta esclusiva nata per la celebrazione dell’anniversario. La carta combina i sapori della tradizione partenopea con un gusto internazionale.

Un viaggio nei sapori, dove la tradizione partenopea incontra il gusto internazionale. È la proposta dinner su misura firmata dallo Chef Paolo Gramaglia – una Stella Michelin in collaborazione con l’Executive Chef Raimo Chiacchiera e con il team del Resident Chef  Raffaele Guarracino, per il 120° anniversario dello Starhotels Terminus di Napoli, albergo parte del prestigioso Gruppo italiano Starhotels, la cui ristorazione è curata in partnership con Fedegroup, azienda leader nei servizi in outsourcing per l’hotellerie. Per celebrare più di un secolo di storia, eccellenza ed ospitalità, venerdì  22 settembre alle ore 19.30 il ristorante del Terminus propone una cena di Gala esclusiva arricchita dal nuovo signature dish di Gramaglia, realizzato con “Terminus 1903”, il gin che lo Chef ha dedicato all’hotel, che rimarrà in carta per un anno.

Protagonista del menù – che abbina con maestria sapori tradizionali e creatività contemporanea – sarà appunto il signature dish dello Chef Paolo Gramaglia, che con Fedegroup collabora in alcune delle cucine più prestigiose: una Fettuccia di calamaro, passion fruit e gin. Una vera e propria esplosione di gusto che combina il calamaro in purezza al profumo agrumato dei limoni di Sorrento ed alla sapidità orientale della salsa ponzu. Completa il piatto una punteggiatura di gelatine al passion fruit e al gin “Terminus 1903”, una formula realizzata in esclusiva per omaggiare i 120 anni di storia, eccellenza ed ospitalità dell’hotel Terminus, con un bouquet unico che richiama la tradizione e i profumi del territorio, dal finocchietto selvatico al limone, dall’arancia al basilico, passando per timo, liquirizia, coriandolo, rosmarino e radice di iris.

Il menù si apre con una carrellata di amouse bouche: dall’Oliva di tonno al Pomodoro di baccalà, dalla Crostatina di impepata di cozze alla Ceviche di ricciola, dalla Polpettina di bufalo con spuma di ricotta al Raviolo di soffritto, fino agli Asparagi e popcorn, una proposta divertente e sotto il segno della scoperta, da accompagnare ai cocktail serviti per l’aperitivo.

Spazio poi all’antipasto, la Fettuccia, che lo Chef Gramaglia ha dedicato al Terminus. La carta prosegue quindi con un primo ed un secondo che racchiudono il mare e i suoi aromi. Dal Tubettone con totani, patate e ricci di mare bilanciato dal profumo del limone e spinto dalla salinità dell’uva di mare, al Bianco della cernia in salsa di tuberi, zenzero e lime, arricchito con germogli di barbabietola e con bacca iraniana Sumac.

Si prosegue poi con una sorpresa dello Chef Gramaglia, un predessert da lui stesso battezzato …Quello che non ti aspetti, mentre la cena si chiuderà con Dolce è la notte di Dubai, un dessert che combina la palatabilità del cioccolato con la dolcezza del dattero, in un equilibrato contrasto con frutti di bosco e amarena vesuviana.

La cena di Gala è aperta al pubblico. Per ulteriori info e prenotazioni: +39 081 7793111.

Ristorante Odeon – Starhotels Terminus

Piazza Garibaldi, 91 80142 Napoli

email: terminus.na@starhotels.it

T: +39 081 7793111

Fedegroup

Nata nel 2005, oggi Fedegroup, gestisce oltre 44 ristoranti in hotel e sviluppa il suo business principalmente nel Centro e Nord Italia, con una forte presenza in Lazio, Lombardia, Triveneto e Toscana. La crescita progressiva e lo sviluppo costante in aree limitrofe a quelle già presidiate, unite ad un network di realtà connesse e sinergiche, garantisce alti standard di qualità e professionalità. Partner di prestigiosi gruppi alberghieri come Starhotels e Leonardo, Fedegroup crea progetti ideati e sviluppati ad hoc e gestiti “chiavi in mano”, in totale autonomia di gestione food&beverage. Fedegroup è l’unica realtà italiana capace di creare un’identità unica per ogni struttura in cui opera, rendendo gli spazi alberghieri dei veri e propri organismi vivi inseriti nel tessuto locale, al servizio di clienti business e leisure, cittadini e turisti. Fedegroup è oggi la società leader in Italia nel settore della ristorazione per l’hotellerie.

Nel 2021 Fedegroup ha ideato e promosso Ho.Re.Camp il primo progetto di formazione specializzata nell’ambito della ristorazione.  Un corso formativo gratuito “on the job” di 250 ore, con formazione teorica in aula con professionisti del settore food&beverage e hotellerie del gruppo, laboratori didattici e stage finalizzati all’assunzione. Nel 2022 Ho.Re.Camp ha avviato il processo di selezione in Lombardia e Veneto.

Nel 2022 Fedegroup ha attivato un piano di gestione degli sprechi alimentari che, alle rinnovate politiche di acquisto e consumo interne, affianca due importanti partner: Banco Alimentare, con cui il Gruppo ha firmato un accordo quadro a livello nazionale che include i “caffè sospesi”, e l’attivazione del servizio Too Good To Go che offre ai consumatori la possibilità di ritirare, a costo ridotto, i piatti preparati ma non consumati in struttura.

www.fedegroup.it

Starhotels

Starhotels, primo gruppo privato alberghiero italiano, è leader nell’ospitalità a 4 e 5 stelle. Il gruppo vanta 30 hotel per un totale di oltre 4.200 camere e residenze di lusso situati nel cuore delle migliori destinazioni italiane oltre a Londra, Parigi e New York.

Starhotels si propone come sinonimo dell’eccellenza dell’ospitalità italiana, offrendo un servizio impeccabile capace di anticipare e superare i desideri e le aspettative dei propri ospiti.

I prestigiosi Starhotels Collezione – icone di stile nel cuore delle più belle destinazioni del mondo – si distinguono per la loro posizione strategica, il design ricercato degli ambienti e un servizio personalizzato. Gli Starhotels Collezione si trovano a Firenze, Londra, Milano, New York, Parigi, Roma, Saturnia, Siena, Trieste, Venezia e Vicenza.

Gli Starhotels Premium, situati nel cuore delle più belle città italiane a Bergamo, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Parma, Roma, Saronno e Torino, si distinguono per lo stile contemporaneo, perfetta sintesi di eleganza e comfort, e da un servizio eccellente e accogliente capace di trasmettere un intangibile senso di familiarità e benessere al cliente.

www.starhotels.comwww.starhotelscollezione.com

50 Top Pizza World 2023: la pizza è ancora italiana?

Ci siamo sempre chiesti se sia nato prima l’uovo o la gallina. Adesso, nella splendida cornice del Teatro di Corte del Palazzo Reale di Napoli, la domanda che ci balena in mente è una sola: la pizza è ancora italiana?

Foto © Alessandra Farinelli

A giudicare dal primo posto parimerito tra Diego Vitagliano e Francesco Martucci, nella classifica di 50 Top Pizza World 2023, potremmo propendere per un responso positivo. Questo se non si tenesse conto della cronologia completa delle altre 99 posizioni, ove, con grande stupore, ne abbiamo davvero viste di tutti i colori.

Nulla di nuovo in realtà: l’Italian Style (da non confondere col famigerato Italian Sounding) è sinonimo di buona tavola e, soprattutto, buona vita. La pizza non poteva esimersi dal rispecchiare la parte positiva del Belpaese, fonte di allegria, convivialità e sapori. Da Napoli, capitale di questa nobile pietanza, al mondo intero, il passo è stato breve.

Foto © Alessandra Farinelli

E per sfatare un altro tabù, non sono solo emigrati a portare il verbo dell’Italia all’estero. Sempre più cittadini di varie nazionalità, per nulla imparentati con le nostre origini e cultura, riescono a compiere il passo decisivo aprendo locali da Top player della categoria. Posti dove la pizza diventa regina assoluta del territorio, ambita dalle classi sociali senza distinzioni di natura economica. Una sorta di “livella”, per citare un altro grande partenopeo come Totò, che pone sullo stesso piano il ricco e il povero, alla ricerca continua di sperimentazioni o di classicità.

Foto © Alessandra Farinelli

L’alimento viene contaminato, trasfigurato, per poi ritornare tale dalle vie della globalizzazione nelle nostre case. Non possiamo pensare che tale processo a ritroso manchi di influenzare anche le visioni dei padroni di casa, eccellenti maestri negli impasti e ancor più nel dressing, così come viene chiamato, in termine tecnico, il condimento.

Nella scelta delle materie prime di assoluta qualità, nel loro accostamento a volte quasi onirico, sta il segreto di ogni artista che dedica anima e corpo alla pizza. Un marchio che contraddistingue una “setta” di buongustai prima che pizzaioli, rispettosi di esaltare al meglio i gusti degli avventori, colpendo la loro fantasia e insegnando cosa voglia dire mangiar bene.

Spazio, dunque, ai protagonisti, tra premiati e organizzatori, in attesa della classifica 2024 di Top 50 Pizza.

(Le foto allegate al presente articolo sono di ph. Alessandra Farinelli per 50TopPizza)

Liguria: Golfo del Tigullio mangiare e bere bene tra sapori, tradizioni e creatività in cucina

La Liguria è stata una meta gettonatissima dell’estate 2023 e il clima mite consente di poter godere di splendide giornate anche in autunno e di visitare il borgo di Portofino, Rapallo e il suo Castello, la basilica dei Fieschi nell’entroterra di Lavagna e di passeggiare sotto i portici medievali di Chiavari, non ultima la splendida Sestri Levante e la Baia del Silenzio.

Ecco i locali da non perdere assolutamente

Se amate la cucina gourmet troverete in trenta chilometri ben 2 ristoranti da Stella Michelin: il primo è Orto by Jorg Giubbani presso l’Hotel Villa Edera e la Torretta a Moneglia. Servizio impeccabile, cucina che utilizza materie prime a km zero prodotte nell’orto oltre a selezionati presidi slow food. Stupenda la carta dei vini. A Cavi di Lavagna lo chef Ivan Maniago accoglie gli ospiti per uniche esperienze culinarie a Impronta d’Acqua. Vale un viaggio sia per la cucina.

A Sestri Levante rimarrete affascinati dall’ambiente raffinato e dalla cortesia di Nadia ed Enrico di Cantine Cattaneo, dove il sommelier Vito Santolla vi consiglierà abbinamenti perfetti; inoltre la cucina di Rezzano, in via Asilo Maria Teresa è sicuramente un altro luogo dove i palati sopraffini rimarranno più che soddisfatti. La Trattoria Angiolina sul lungomare è una vera istituzione; frittura di pesce fatta ad arte e non solo, grande e bella selezione di  vini in mescita al bicchiere.

A Santa Margherita Ligure il pesce fresco e la competenza in sala nella mescita dei vini sicuramente da Beppe Achilli, una trattoria vicino al mercato del pesce, di fronte al porticciolo. Cucina francese e italiana, crostacei, frutti di mare  e ostriche che provengono dai migliori allevamenti mondiali da DuCoq in via Cairoli.

Boccon Divino a Chiavari è il luogo giusto per sperimentare la creatività di  Israel Feller, resident chef  che confeziona  autentiche meraviglie. Sotto i portici, in via Bighetti, Antonio Olivari vi accoglierà da Vino e Cucina: splendida selezione di vini naturali. Per un aperitivo indimenticabile, i cocktails, i piatti la cortesia di Casa Gotuzzo: affacciata su piazza dei Pescatori è un punto privilegiato per assistere a tramonti mozzafiato.

La cucina tradizionale ligure potrete scoprirla alla trattoria La Brinca di Né, nell’entroterra di Lavagna, dove il miglior sommelier d’Italia Matteo Circella saprà davvero stupirvi con i suoi suggerimenti. A Rapallo, in via San Massimo U Giancu è sicuramente una istituzione, famosa anche per la passione del titolare per i fumetti: cucina ligure e ottimi vini da scegliere insieme al sommelier Martino Oneto.

Alla ricerca di un agriturismo? Le donne del Castagneto a Castiglione Chiavarese, in via Provinciale 523, sapranno coccolarvi con i piatti preparati con molto amore e passione; altro locale da non perdere, ricavato da un antico frantoio è La Cuccagna a Rapallo, dove la famiglia Armanino propone un menù tipicamente genovese, con pasta ripiena fatta in casa e altre leccornie. A Villa Oneto, vicino a Leivi L’agriturismo U Cantin offre piatti della tradizione in abbinamento ai vini della annessa cantina, curati da Domenico Cuneo , che ha recuperato un antico vitigno ligure, lo cimixa.

La Riviera di Levante è rappresentata dalla Doc Golfo del Tigullio- Portofino con la sottozona Riviera dei Fieschi, istituita nel 1997. I vitigni a bacca bianca maggiormente coltivati sono il vermentino, la bianchetta genovese, lo cimixà, il moscato mentre tra quelli a bacca rossa sicuramente  il ciliegiolo e dolcetto,  a seguire sangiovese e granaccia.

Alcune delle cantine presenti sul territorio offrono delle wine experieces per gli enoturisti e i winelovers: Bisson , in contrada Pestella a Sestri Levante, La Ricolla e U Cantin. Non bisogna mancare di assaggiare i vini prodotti da Cantina Levante, Cantina Mortola, Pino Gino, Casa del Diavolo, Cantine Bregante, Cantina San Nicola per apprezzare al meglio la cucina del territorio.

Buon viaggio e… buone degustazioni in Liguria!