Sardegna: Mamojàda Vives 2023

Comunicato Stampa

I viticoltori e i produttori dell’Associazione Mamojà, Sabato 29 e Domenica 30 Aprile 2023, organizzano la quarta edizione di Mamojàda Vives, l’evento dedicato ai vini, alle persone e al territorio di Mamoiada, una manifestazione che vedrà la partecipazione di ospiti illustri del mondo del vino che degusteranno i vini di 22 Cantine di Mamoiada. Alla degustazione dei vini seguirà un momento di confronto con i giornalisti e gli operatori di settore, un simposio su passato, presente e futuro.

Descrizione dell’evento

Mamojàda Vives nasce nel 2020 con l’obiettivo di promuovere e tutelare lo sviluppo del territorio attraverso il vino, nel rispetto dell’ambiente e delle persone, con degustazioni riservate alla stampa di settore aperte agli operatori e al pubblico di appassionati, convegni tematici, visite ai vigneti e al territorio, momenti ricreativi con i produttori e con la Comunità di Mamoiada.
Quest’anno, in particolare, durante le due giornate il tema ricorrente sarà il vino e la comunità territoriale. Le comunità rurali vanno scomparendo, l’uomo perde il contatto con la terra e le interdipendenze virtuose con il suo frutto qual’è il vino.

L’Associazione Mamojà dal 2015 lavora per valorizzare, promuovere e tutelare i vini e il territorio di Mamoiada, vuole inoltre preservare la comunità territoriale, composta da famiglie e produttori, che vive il paese: il vino di Mamoiada pensiamo possa conservare il suo carattere fortemente territoriale solo se immerso nel contesto della comunità.

Mamoiada, con oltre 33 Cantine, esempio di un modello di viticoltura sostenibile per vini dal carattere fortemente territoriale,è prima di tutto una comunità viva di persone e giovani che abitano e scommettono sul proprio futuro nel territorio. Un paese posto al centro Sardegna in controtendenza con lo spopolamento odierno, che sempre più si fa strada quale territorio vitivinicolo di elezione e realtà rara nel panorama vitivinicolo mondiale. Dal 2015 l’Associazione Mamojà, con i suoi 70 soci viticoltori, promuove un modello socio-economico-vitivinicolo sostenibile: incentiva la creazione di nuove aziende nel territorio, valorizza le eccellenze enogastronomiche locali, sostiene un programma di turismo destagionalizzato, la tutela dell’ambiente e degli aspetti rurali, promuove la cultura e le tradizioni e le relazioni sociali.

PROGRAMMA DELL’EVENTO

MAMOJÀDA VIVES 2023
Sabato 29 e Domenica 30 Aprile

PROGRAMMA

SABATO 29
9.00-13.00 Manifestazione su invito
Degustazione dei vini Mamojà con la stampa di settore.
18.00-20.00 Evento gratuito e aperto al pubblico
Simposio su passato, presente e futuro del territorio.
Cinzia Scaffidi “Comunità territoriale e vino; le interdipendenze virtuose”,
A seguire: Giovanni Vagnoni “IL Bordo’ Marchigiano, testimonianze da un un altro territorio”

DOMENICA 30 Aprile
9.00-13.00 Degustazioni aperte al pubblico con acquisto del calice.
“Un solo territorio, Due, tre, forse più…stili a confronto”
Degustazioni al banchetto dei vini Mamojà.

L’intero programma si svolgerà presso i locali della Cantina Giuseppe Sedilesu, Via Vittorio Emanuele II, 64 Mamoiada (NU). Progetto organizzato e finanziato dai produttori dell’Associazione Mamoja.

CONTATTI
ac.mamojà@gmail.com
www.mamoja.it
Social Face/Instagram @mamojavini

“Trentodoc in Città”: a Napoli le bollicine di montagna guardano il Vesuvio

di Ombretta Ferretto

“Trentodoc in Città” è la manifestazione promossa dal consorzio spumantistico trentino per promuovere le bollicine di montagna in diverse realtà italiane.

Lunedì scorso 17 Aprile è approdata a Napoli, all’Hotel Eurostar Excelsior, con trentadue banchi d’assaggio e due seminari di degustazione guidata. L’evento, realizzato con il supporto di AIS Campania, era prevalentemente rivolto a operatori del settore, che, in una delle sale al piano terra, hanno potuto degustare i prodotti della DOC, scegliendo tra le cento etichette in mescita. Presente con ben tre referenze la cantina che ha scritto la storia del Trento Doc: Ferrari. Così come i colossi della viticoltura trentina Cavit e Nosio, attraverso i loro marchi Trentodoc, Altemasi e Rotari.

Non è stata facile la scelta all’interno di un così vasto assortimento, dove l’unica possibile classifica è quella dettata dal gusto personale. Tra i presenti ai banchi, spiccano Maso Martis Pas Dosé Riserva Bio, per la ricchezza e le mille sfaccettature al naso, e il +4 Rosé Riserva Letrari, per la gustosità del sorso che richiama la gelatina alle fragoline di bosco.

Le due Masterclass, guidate da Valentino Tesi, Miglior Sommelier d’Italia 2020, e Tommaso Luongo, Presidente AIS Campania, hanno raccontato la storia e le caratteristiche principali di questa Denominazione di Origine nata nel 1993 come la prima in Italia totalmente dedicata a un Metodo Classico. L’Istituto Trento Doc, fondato nel 1984 (e dunque prima ancora della stessa denominazione), conta oggi 67 aziende iscritte. Oltre 1154 sono gli ettari vitati certificati, nelle cinque valli intorno al capoluogo Trento: Vallagarina, Valsugana, Valdicembra, Val d’Adige, Valle dei Laghi. Quattro invece le varietà d’uva previste dal disciplinare: Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco e Meunier. Determinati pure gli affinamenti minimi per le diverse categorie: 15 mesi per il Brut, 24 mesi il Millesimato, 36 mesi per la versione Riserva.

Giulio Ferrari fu il primo a intuire, all’inizio del secolo scorso, che l’elemento latitudine, così determinante nella zona dello Champagne, poteva essere sostituito in Trentino da un altro elemento altrettanto caratterizzante, l’altitudine, con risultati altrettanto pregevoli nella produzione di un Metodo Classico. Bollicine di montagna è l’indissolubile slogan legato al nome Trentodoc, perché la caratterizzazione principale di questo spumante è determinata dal territorio montano, da suoli prevalentemente porfirici e calcarei (spesso ricchi di dolomia e roccia rossa del Trentino), che ne determinano profumi sottili ed eleganti e un gusto teso e minerale nell’evoluzione.

Ho partecipato alla seconda degustazione guidata, con sette campioni rappresentanti tutte le aree di produzione. Eccone, in sintesi le mie personali impressioni.

Trentodoc Sarnis Rosé s.a. – Cantina sociale di Avio 65% Pinot Nero – 35% Chardonnay
36 mesi di permanenza minima sui lieviti

Colpisce immediatamente per il suo colore rosa antico. Naso contraddistinto dalla delicatezza dei profumi di cipria, melagrana, fiori secchi, che si completano in bocca con la freschezza delle erbe mediterranee e il finale piacevolmente mordente.

Trentodoc Monsieur Martis – Rosé de noir 2018 Brut Millesimato – Maso Martis
100% Pinot Meunier
48 mesi di permanenza minima sui lieviti

Unico campione da Pinot Meunier in purezza. Bouquet complesso, immediatamente minerale vira poi agrumato su arancia rossa, bonbon al mandarino, acqua di mille fiori, tostature al torroncino.
Bocca avvolgente è perfettamente sostenuta dalla freschezza vivace, in uno dei campioni con un basso residuo zuccherino da dosaggio (5,5 g/l).

Trentodoc Altemasi Pas Dosé – 2017 Millesimato – Altemasi
60% Chardonnay – 40% Pinot nero
60 mesi di permanenza minima sui lieviti

Primo dei Pas Dosé in degustazione, Altemasi Millesimato si presenta di un giallo brillante con nuance ancora giovanili. Scie balsamiche di eucalipto e mentolo, ma la nota agrumata, così tipica del Trentodoc, si fa strada tra pompelmo rosa, cedro e fiori di zagara. Teso in acidità, anche e golosamente coerente al palato con ricordi di canditura.

Trentodoc Blasé – 2016 Millesimato – Revì
75% Chardonnay – 25% Pinot nero
42 mesi di permanenza minima sui lieviti

Giallo brillante per il Millesimato 2016 che, con i suoi 24 mesi di affinamento ulteriori dopo la data di sboccatura, si contraddistingue per le note di evoluzione, proseguendo su sentori di tostature, marzapane e fiori appassiti. Gusto su scie di distillazione e frutta surmatura nella parte retronasale.

Trentodoc Opera Brut – 2014 Millesimato – Opera Valdicembra
100% Chardonnay
60 mesi di permanenza minima sui lieviti

Verve dorata dall’inizio alla fine, esplode su caratteristici sentori di zagara e agrumi, persino pungenti, dove il lime spicca assieme ad una tenue nota di menta nepitella da mixologia moderna. Verticale come una lama, si completa tra essenze rinfrescanti e gusto pieno.

Trentodoc Blauen Extra Brut Blanc de Noirs – 2015 Millesimato – Moser
100% Pinot nero
72 mesi di permanenza minima sui lieviti

Presente anche la casa spumantistica del campione ex ciclista Moser, con l’etichetta che ricorda il suo record dell’ora di 51,151 km. Naso gentile declinato su profumi di mela cotogna, susina acerba, e nuance officinali di felce. Sorso fresco, secco, con una persistenza di note fruttate mature.

Trentodoc Domini Nero Brut – 2016 Millesimato – Abate Nero
100% Pinot Nero
60 mesi di permanenza minima sui lieviti

L’ultimo in degustazione è di nuovo un blanc de noirs, di brillante vivacità. Naso ricco e sfaccettato di erbe di montagna, fiori di campo, mela, susina e note fumé in chiusura. Acidità e sapidità dialogano alla perfezione sulle fragranze presenti in sottofondo.

Ultima curiosità: sul marchio Trentodoc: le due “o” del logo rappresentano in maniera stilizzata il remuage al quale vengono sottoposte le bottiglie di metodo classico in pupitre.

Ad maiora!

I Video di 20Italie: Firenze tra arte e gusto

di Paolo Loffredo

Di recente la Redazione di 20Italie ha partecipato alle Anteprime di Toscana, nel luogo emblema deputato agli incontri decisivi tra politica, scienza, agricoltura e, naturalmente, vino: la Stazione Leopolda a Firenze.

L’occasione è stata doppiamente propizia, per il sottoscritto e per i colleghi Alessia Benincasa, Luca Matarazzo e Roberto Imparato, per scoprire le meraviglie del Chianti Classico e per una visita approfondita alla città considerata la Capitale del Rinascimento.

Firenze è arte, storia, folclore dei suoi abitanti fieri del passato da “granduchi di Toscana”. Per le sue stradine, colme di turisti come non si vedeva da tempo a causa della pandemia, si parla il dialetto progenitore della nostra lingua moderna.

Passare accanto a botteghe artigiane quali le antiche Legatorie di Firenze, le Officine Erboristiche Tradizionali o Zecchi Colori Belle Arti anticipa lo sguardo verso le meraviglie architettoniche di chiese, ponti e musei presenti quasi in ogni angolo di città.

E così la Cattedrale di Santa Maria del Fiore con il maestoso Campanile di Giotto, Ponte Vecchio che ha resistito a terremoti, guerre ed alluvioni. Infine il Museo degli Uffizi e la passeggiata lungo le sponde del fiume Arno, testimone di intere generazioni passate da queste parti.

Non poteva mancare un approfondimento con la cucina tipica di Firenze, anch’essa ricca di tradizioni e ricette dal sapore inconfondibile come il Lampredotto. Siamo andati al Trippaio di San Frediano, che in dialetto significa chi prepara la trippa da offrire ai propri commensali.

Una vera “buticche di’llampredotto” come si direbbe nel vernacolo locale, pietanza da mangiare rigorosamente in un panino caldo. Un piatto considerato per secoli “povero”, ma che vive una seconda gioventù nella valorizzazione di ristoratori attenti alla cultura gastronomica del luogo natio.

Perché una parte di Firenze è nascosta un po’ in ciascuno di noi…

La Sardegna di Vinodabere

40 aziende ed oltre 170 vini
Sabato 21 e domenica 22 gennaio 2023
Hotel Belstay, Via Bogliasco, 27 – Roma

Conoscere la produzione vitivinicola di un’isola affascinante come la Sardegna; girare tra i banchi di assaggio ed apprezzare la varietà enologica che questa terra sa offrire; incontrare di persona gli artigiani del vino e degustare oltre 170 etichette. Tutto questo succederà a Roma a La Sardegna di Vinodabere, alla sua prima edizione, che si terrà sabato 21 e domenica 22 gennaio all’Hotel Belsaty. 

Saranno 40 le cantine sarde selezionate dal team della testata Vinodabere diretta da Maurizio Valeriani profondo conoscitore della produzione locale, che condurrà i visitatori in un viaggio alla scoperta di tante aree diverse tra loro, ovvero Alghero, Gallura, Mamoiada, Mandrolisai, Ogliastra, Orgosolo, Oristanese, Sorso, Sulcis ed il sud della Sardegna. Alcuni di questi stessi territori saranno anche i protagonisti delle masterclass in programma sabato 21 gennaio. Scopo di questa manifestazione, al suo primo anno di vita, è quello di promuovere una viticoltura dove ancora tanto è da scoprire, attraverso l’assaggio di vini prodotti da realtà anche di piccole dimensioni e meno conosciute, oltre che da cantine note in tutto il Mondo.

Tra bollicine, bianchi, rossi e rosati La Sardegna di Vinodabere sarà una esperienza vinosa fatta di mille colori, sfumature ed odori: un tour in una terra  fatta di storia e di tradizioni, con lo sguardo attento e curioso sul futuro.

Programma

Sabato 21 gennaio ore 9:00: Masterclass “Il Carignano del Sulcis ed il piede franco” – condotta da Dario Cappelloni e Maurizio Valeriani.

Sabato 21 gennaio ore 10:30: Masterclass “Mamoiada e la viticoltura di montagna” – condotta da Dario Cappelloni, Antonio Paolini e Maurizio Valeriani. 

Sabato 21 gennaio ore 12: Masterclass “Mandrolisai e la vocazione enoica di un territorio nel cuore della Sardegna” – condotta da Dario Cappelloni e Maurizio Valeriani.

Orari

Sabato 21 gennaio ore dalle 15 alle 16,30

Apertura banchi di assaggio per operatori (ristoratori, agenti, distributori, enotecari, n.1 accredito per attività commerciale) e stampa. Ingresso gratuito accreditandosi inviando una mail a vinodabere@gmail.com entro il 19 gennaio 2023.

Sabato 21 gennaio ore dalle 16,30 alle 20,30

Apertura banchi di assaggio per il pubblico Per operatori (ristoratori, agenti, distributori, enotecari, n.1 accredito per attività commerciale) e stampa.

Domenica 22 gennaio ore dalle 10 alle 12,30

Apertura banchi di assaggio per operatori (ristoratori, agenti, distributori, enotecari, n.1 accredito per attività commerciale) e stampa. 

Domenica 22 gennaio ore dalle 14 alle 19

Apertura banchi di assaggio per il pubblico. Per operatori (ristoratori, agenti, distributori, enotecari, n.1 accredito per attività commerciale) e stampa ingresso gratuito accreditandosi inviando una mail a vinodabere@gmail.com entro il 19 gennaio 2023.

Biglietti e maggiori info https://www.metooo.it/e/la-sardegna-di-vinodabere

GUIDA BIO 2023: A Salerno l’evento nazionale sui vini biologici italiani

Con oltre 2000 vini degustati e recensiti e 500 aziende è stata presentata la nuova edizione della Guida Bio 2023 a cura di Antonio Stanzione. La città di Salerno ha fatto questa volta da madrina al primo e unico format nel panorama nazionale ad occuparsi esclusivamente di vini derivanti da agricoltura biologica certificata o in conversione, che per la sua quarta edizione si presenta anche in formato cartaceo. Un doppio evento, con la premiazione nella mattina di sabato 14 gennaio a Palazzo Sant’Agostino per l’assegnazione dell’ambita Foglia d’Oro 2023 (il massimo riconoscimento) e, nel pomeriggio, il salone con le etichette più esclusive in assaggio nella straordinaria location della Stazione Marittima Zaha Hadid. La guida traccia un itinerario d’eccellenza che si snoda da Nord a Sud, attraverso tutte le regioni d’Italia, con aperture anche internazionali nel caso dell’Istria. Un volume che viene così a configurarsi come una preziosa mappatura che diventa strumento imprescindibile per tutti gli appassionati e i “winelover”, per orientarsi alla ricerca di prodotti di qualità, garantiti al 100% biologici.

«Guida Bio nasce con l’intento di valorizzare le scelte green ed ecosostenibili del mondo enologico e di altri comparti della produzione agricola – sottolinea Antonio Stanzione, Direttore e ideatore di Guida Bio, curatore sezione Vino – L’agricoltura biologica è una sfida difficile, ma è anche un percorso di responsabilità nella produzione dei beni e nella salvaguardia delle opportunità delle generazioni future, di sostenibilità ambientale e dei processi di lavorazione. Oggi sempre più produttori sono coinvolti in questo mondo, spinti da motivazioni di carattere ambientale, sociale e di tutela del consumatore, attore sempre più attento alla provenienza delle materie prime, alla certificazione d’origine e alla qualità dei procedimenti di trasformazione di queste. Bio è scelta di consapevolezza, etica, lungimiranza, rispetto e qualità».

Credits: https://www.facebook.com/guidaBio.it/

La Guida Bio 2023 permette al lettore di entrare nell’esperienza delle aziende, di penetrare nel loro vissuto, immedesimandosi nel loro mondo fatto di scelte molto coraggiose, di valorizzazione del territorio, di tradizioni legate alla sostenibilità ambientale e alla continua ricerca dell’eccellenza. Il volume è suddiviso in 20 capitoli, uno per ogni regione italiana, eccezion fatta per Friuli Venezia Giulia e Istria che vede vini e aziende provenienti anche dal territorio istriano oltreconfine. Sono state selezionate ed inserite le cantine in ordine alfabetico, con i dati di contatto, una sintetica descrizione aziendale ed una breve degustazione dei vini completa di punteggio e prezzo. I vini menzionati sono stati degustati e recensiti tutti rigorosamente alla cieca dalle varie commissioni regionali. La valutazione prevede un punteggio da 2 a 5 foglie. È stata, inoltre, assegnata la foglia d’oro, una menzione speciale per i vini che si sono distinti per eleganza, qualità e specificità. Un folto pubblico di operatori del settore, semplici appassionati ha partecipato all’intera manifestazione, compresi i banchi di assaggio delle numerose etichette premiate, con la presenza dei produttori e l’ausilio tecnico dei sommelier dell’Associazione Italiana Sommelier.

Amalfi Lemon Experience

Profumo di limoni e aria di casa: questo è ciò che si respira quando si percorrono i sentieri tracciati dagli alberi dei terreni della famiglia Aceto, la maggiore produttrice di limoni dell’intera Costiera dopo la Seconda Guerra mondiale.

Qui, dove i limoni brillano di un giallo che sembra il sole riflesso, nasce il progetto Amalfi Lemon Experience, un viaggio per entrare in contatto con questa terra (chiamata amorevolmente dal produttore “il giardino”) così unica e incredibilmente fertile, per apprezzarne la storia ultracentenaria e scoprire l’amore e il rispetto che la famiglia Aceto gli riserva.

Un amore che si alimenta quotidianamente di cura ed attenzione nella coltura, di impegno costante nella sostenibilità e di rispetto per la biodiversità che caratterizza il territorio. Qui, nei poderi di Via delle Cartiere ad Amalfi, la coltivazione industriale è bandita. Qui la coltivazione è considerata al pari di un’arte.

Il progetto Amalfi Lemon Experience ha anche lo scopo di sensibilizzare i visitatori su un’esclusività del Made in Italy: lo “Sfusato Amalfitano”, una varietà di limone unica al mondo per qualità e caratteristiche, che va prudentemente preservata. Dai racconti delle guide che accompagnano gli ospiti durante il tour si scopre tutto il suo ciclo di vita, dalla coltivazione alla sua nascita, fino al raccolto.

La famiglia Aceto offre una vasta gamma di esperienze, tour e degustazioni, nel pieno rispetto delle restrizioni vigenti e della sicurezza di tutti gli ospiti, in una cornice paesaggistica mozzafiato. Non resta che lasciarsi trasportare dall’incanto di questa terra.

Aquara e i suoi cambiamenti

Aquara sta subendo un interessante processo trasformativo. Il numero dei b&b cresce costantemente, ed offre soluzioni dalla doppia natura; una, di tipo immersivo, affonda nei campi, nelle radure, e coccola gli ospiti con i silenzi della campagna e con piccoli lussi come piscine e solarium; l’altra, più pratica, è inserita in piena area urbana, ma offre sempre la benevolenza della quiete, della disintossicazione e distacco dalla vita frenetica, dalla tecnologia invadente. E questo è un primo indizio della trasformazione.

Gli investimenti nel settore agricolo sul territorio aquarese di imprenditori visionari da un lato, e la nascita di alcune esperienze che tracciano il territorio e lo portano in tavola dall’altro, sono due ulteriori indizi che ci conducono ad un’unica conclusione: Aquara vuole finalmente diventare attrattore turistico.
Ma gli indizi vanno confermati, per poter farli diventare prova. Quale migliore occasione allora, di verificare di persona. Ho incontrato imprenditori ed ho ascoltato la loro visione, la loro voglia di trasformare tante piccole realtà frastagliate in un’unica costellazione fatta di offerta turistica, di eccellenze e di ruralità.

La rete che spontaneamente si è creata, rappresenta una miniera di opportunità. Ci auguriamo che la guida istituzionale costruisca solide rotaie, su cui far correre i carrelli carichi delle pietre preziose di offerta turistica che Aquara può produrre.
Un primo banco di prova, dato il periodo post-Covid, è rappresentato dall’aspetto religioso, dalle famose feste patronali che tanto fanno per le identità dei piccoli e grandi centri.

La festa del santo patrono, oltre alla devozione, per anni è stato il momento del rientro. Un rientro quasi azzerato rispetto a quando ero ragazzo, dove figli di immigrati di prima generazione, tornavano un numerosi. Eravamo una piccola comunità nella comunità, disponibili alla integrazione ed alla condivisioni delle esperienze di quotidiani diversi.

Antonio Inglese, architetto, figlio dello storico Sindaco Mario, è uno di quelli. Non ci siamo mai persi di vista. L’ho seguito nelle sue gesta, ho gioito per i suoi successi in Cina. Nutriamo lo stesso amore per Aquara. Impossibilitato a rientrare in Oriente, ha trasferito il suo studio nella casa patronale aquarese. Da qui, partono call di lavoro con Hong Kong, Shangai, Shenzen, dal giardino di casa di un luogo dove i suoni sono diversi. Pensavo, che se potessero replicarli, probabilmente gli amici cinesi troverebbero un modo di crearci un business.
La vecchia rete dei “ritornanti” oggi ha solo le maglie un po’ più larghe. Con tanti di noi non si riesce a conciliare le date per vedersi. Ma la festa del Santo, quella, è un’istituzione.
Abbiamo trascorso due serate insieme, bevendo e mangiando, pensando a quale contributo potessimo dare…

Da un paio d’anni c’è anche un pub ad Aquara, un posto di giovani, ma che sa accogliere anche chi ha qualche esigenza in più. “Fuori luogo” è il nome, che rende perfettamente l’idea : fuori dagli schemi, fuori dai preconcetti, la connessione intergenerazionale è patrimonio da condividere.
Arrivavamo da una cena frugale in un posto che amo, di cui parlerò la prossima volta. Tanti gli amici ritrovati, così come i drink, questo ha “cancellato” i ricordi.

La cena del Giorno dopo

Esistono delle realtà piccole, appena spuntate, consapevoli di quanto sia difficile fare economia con totale immersione nel territorio, ma che ci provano lo stesso. Hanno viti e fanno vino; hanno l’orto e cucinano. A casa loro, ricavando un poco di spazio. Personalmente, è in questo che intravedo l’embrione di qualcosa di bello, che se supportato può diventare una fantastica realtà. Un’esperienza raccontata con competenza accademica e passione.

Non è per svogliatezza, ma mi piace ricordare il primo approccio a questa struttura, avvenuto lo scorso mese, e fu amore a prima vista. Tante cose da affinare, ma l’idea di fondo è semplice e vincente: arrivare e restare sorpresi da un luogo in cui il silenzio ha trovato la sua dimora naturale.

Immergersi nella dimensione rurale, entrare in contatto con la natura; scoprire uno spazio ed un tempo senza sovrastrutture.

Il turismo di prossimità, per tanti, è la nuova frontiera del viaggio

Avventori che vogliono disintossicarsi dallo stress urbano, allontanarsi da fastidiosi rumori, fuggire dalle ansie e dalla fretta, per entrare in sintonia con la natura. Scoprire quanto il tempo possa dilatarsi, un silenzio nel quale sentire il battito del cuore che si emoziona.

La provincia di Salerno ha un territorio meraviglioso con una varietà di paesaggi. Il mondo conosce la bellezza e la magia della Costiera Amalfitana, lo splendido mare del Cilento, ma è arrivata l’ora di scoprire il resto.

Un viaggio nel tempo, a ritroso, per conoscere antichi usi e costumi.

Realtà che ti consentono di vivere la natura, di mangiare quello che la terra produce, subito dopo averlo raccolto; l’ospitalità di una tavola imbandita sotto una pianta d’ulivo, con una nonna che ti prepara da mangiare come se lo facesse per i propri familiari.

Tenuta Mainardi, la famiglia Serra

Duemila anni di storia vitivinicola per un paese come Aquara. Qualche esperimento andato a male in passato, con la cantina sociale, dove si pensava alla quantità di prodotto, non al resto. Tanti vigneti impiantati ma senza una visione concreta. Oggi la vocazione sta virando verso la qualità e sono tante le realtà che stanno nascendo.

La famiglia Mainardi

Marco Serra ha studiato enologia in Piemonte, ma ha deciso che era nelle sue terre, che voleva mettere a frutto le esperienze maturate.Ha sistemato le vecchie vigne, ne ha impiantate di nuove; ha cominciato a sperimentare ma soprattutto a dare una linea coerente alla produzione. Consapevole che solo il tempo potrà dargli ragione, continua a credere, fermamente, nel suo progetto. Tornare alle proprie origini, gli ha consentito di ristabilire il contatto con la famiglia coinvolgendola nel suo progetto. Mentre papà Domenico, dinamico settantenne, continua la sua opera di contadino ma con visione moderna, anche la Mamma Rocchina è stata messa all’opera.

La tavola, al fresco di una pianta, qui parte il viaggio

Mentre tutta l’Italia è davanti ad uno schermo per seguire la partita, arriva la prima bottiglia.
Marco è consapevole delle potenzialità delle sue vigne, ma ha anche conoscenza dei limiti che il tempo impone. Custodisce, in uno scrigno in cantina, la sua creatura più preziosa, quell’aglianicone di cui tanto si sente parlare, ultimamente. Qui si è costituito un consorzio per valorizzarlo ma soprattutto per dargli un percorso chiaro, disciplinato. Bisognerà aspettare ancora per apprezzarlo e noi aspetteremo.

L’aria si è rinfrescata, una brezza dolce e leggera inizia ad arrivare dal fiume, nell’aria il cinguettio degli uccelli, che trovano riposo tra gli alberi, ci fa da colonna sonora.
Buona educazione è entrare in cucina a salutare. Rocchina ha appena finito di tirare i cavati, mentre sul fuoco le pentole sono calde. Il profumo che arriva, mi accarezza l’anima, è evocativo del mio passato, mi sembra di rivedere mia nonna, ne sento la presenza. Mamma Rocchina mi racconta la sua infanzia, il trasferimento da piccola in costiera amalfitana, e poi il ritorno ad Aquara, il matrimonio ed i figli. Cosa mangeremo? Mi risponde che Il menu cambia, in base a quello che Domenico le porta dall’orto. Vedo fiori di zucca, zucchine e l’acquolina in bocca inizia a spingere.


Mi risiedo al fresco, perché intanto il calice si è riempito. Un fiano alle prime vendemmie, non può ancora esprimersi per come dovrebbe, ma il talento lo si percepisce subito, al naso e la conferma arriva al primo sorso. Marco, con dovizia di particolari, come tutti dovrebbero fare, mi racconta ogni passaggio. Prima le vigne poi l’orto e infine i campi. Dai grani antichi che coltiva al mulino in cui li macina e poi la bravura della mamma che li mette in tavola. La seconda bevuta è più complessa: Aglianico, Barbera e Merlot. Non un blend di vini. Qui La sapienza dell’enologo, entra in scena.
Per consentire raccolte simultanee ma con maturazioni o surmaturazioni diverse, bisogna essere davvero bravi, lavorare di fino durante l’anno in vigna, non fare magie in cantina.

La conclusione del percorso

Il percorso si conclude con il lambiccato. Non si lancia in facili ammiccamenti ai vini passiti, esiste una storia e degli strumenti particolari, ma dirvi di più, sarebbe privarvi di qualcosa .
Non vi dirò nulla di più, neanche sulla bontà di ciò che ho mangiato, perché vorrei, che uno alla volta, provaste queste emozioni di persona. Da Salerno in meno di un’ora ci si arriva. Marco vi accompagnerà in vigna e poi vi farà accomodare nella sua dimora spartana. Lasciatevi andare e Non perdetevi il racconto: il suo vino sarà un perfetto compagno di viaggio, anche per il ritorno, dopo averne comprato qualche bottiglia.