Rudi Bindella: dalla Svizzera al suo amore per la Toscana

Arrivando alla Tenuta Vallocaia, adagiata su un poggio che guarda la Val di Chiana e la Val d’Orcia e abbracciata dalle splendide cittadine di Cortona e Montepulciano, si capisce subito che si tratta di un bel posto, in ogni senso. I paesaggi morbidi delle colline toscane, l’architettura della cantina moderna ma accogliente, perfettamente integrata con l’ambiente circostante, la cura di ogni particolare senza essere impersonale o artefatto, confermano tale impressione.

La tenuta Vallocaia dall’esterno – photo credits Alessandro Moggi

Quando Rubi Bindella, attuale proprietario, accompagnava il padre nei suoi viaggi dalla Svizzara in Italia, in giro per grandi aziende vinicole e ristoranti, capì ben presto che l’interesse e l’amore per la Toscana e per le sue bellezze, lo avrebbero rapito prima del previsto. Nel 1971 Rudi vinse una borsa di studio all’Università per stranieri di Perugia e nel 1983 decise di fermarsi a Montepulciano, quando acquistò la tenuta. Oggi è in azienda anche il figlio, Rudi Jr.

Rudi Bindella e Rudi Bindella Jr- photo credits Alessandro Moggi

Imprenditore di successo – le cui attività spaziano oggi dalla ristorazione di alto livello con qualche decina di ristoranti in Svizzera, all’edilizia e all’immobiliare, per un totale di circa 1400 collaboratori – Rudi ha una sua visione, molto semplice ma definita: “la vita è bella”. Con questo credo, porta avanti le proprie aziende cercando di lavorare per abbellire la vita di tutti. “Offrire ambienti esteticamente curati aiuta le persone che li vivono e che ci lavorano a stare meglio”, ci spiega. Come dargli torto! E lo si vede dalla bellezza e dalla cura della cantina di Vallocaia.

Oltre che del bon vivre, del buon vino e bel buon cibo, Rudi è un appassionato di arte: ha comprato il suo primo dipinto quando aveva 16 anni e questa sua passione colora oggi anche gli ambienti della tenuta, rendendola una mostra permanente di opere di ogni tipo e da ogni luogo del mondo.

Vallocaia ha oggi all’attivo 175 ettari di cui 54 a vigneto, 16 di oliveto e una quarantina di seminativi e bosco. La crescita dagli inizi è stata graduale e progressiva (all’acquisto nel 1983 erano 2,5 ettari di vigneto, 10 di bosco e un rudere). Nel 2015 sono iniziati i lavori per la nuova cantina, una struttura interrata e progettata con le più moderne tecnologie di efficienza energetica, utilizzando materiali e colori che ben si sposano col luogo, puntando alla massima funzionalità di ogni reparto, oltre ad un lato estetico sempre curato e mai esagerato. Non ultimo, un profondo rispetto per la natura dirige la produzione vinicola in ogni sua fase, ottimizzando al massimo le risorse a disposizione, in un programma di riciclo addirittura del calore dei frigoriferi e l’utilizzo di pannelli fotovoltaici. Operano inoltre secondo tutti i dettami di un’agricoltura sostenibile e nel pieno rispetto dell’ambiente anche se non in possesso di alcuna certificazione ufficiale.

La zona vinificazione – dominata da grandi serbatoi in acciaio – è estremamente moderna, organizzata e ottimizzata per una eccellente gestione delle uve dove rigore e pulizia sono le parole d’ordine (e l’immancabile tocco estetico con le colonne rosse per dare un punto di colore e calore ad un ambiente che sarebbe, di per sé, molto freddo ed asettico).

La barriccaia, oltre a tutti gli spazi comuni in azienda, non manca della presenza di opere d’arte, quasi a volte far sentire il visitatore all’interno di un museo, piuttosto che in una cantina.

Oggi 30 ettari sono destinati alla produzione di Nobile di Montepulciano dove, tra il 2012 e il 2019 è stata realizzata la parcellizzazione dei vitigni, anticipando, di fatto, quella che sarà la nuova tipologia “Pieve” approvata nel 2021 dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano e in commercio dal 2024. 180 mila le bottiglie prodotte in totale, di cui 60 mila della Nobile DOCG e il resto ad altre referenze sotto il cappello Toscana IGT. La raccolta delle uve è totalmente manuale. La direzione della produzione – e di tutta l’azienda in generale – è affidata a Giovanni Capuano, originario di Cava de’ Tirreni, ma stabilmente a Vallocaia da oltre 20 anni.

Giovanni Capuano – Direttore Vallocaia

Giovanni e Rudi condividono la stessa filosofia produttiva, con l’intento di studiare e capire il carattere del territorio per trasferirlo quanto più possibile nei loro vini, affinché siano riconoscibili, identitari e ambasciatori di Montepulciano. Attraverso tre “mini verticali” delle annate 2015-2018-2019 abbiamo potuto conoscere dettagliatamente le tipologie dei Nobile rappresentativi di Vallocaia:

Vino Nobile di Montepulciano Bindella (annata, da blend di vigneti)

Vino Nobile di Montepulciano Quadri (cru)

Vino Nobile di Montepulciano Vallocaia (Riserva)

La precisa segmentazione dei suoli di ogni vigneto racconta in maniera inequivocabile le differenti tipologie di Nobile e proprio qui sta la forza di Bindella. Il Sangiovese (localmente detto Prugnolo Gentile) non può dare gli stessi risultati su terreni differenti. Per il Bindella (Nobile annata) si attinge ai vigneti posti su sabbie della Valdichiana di diversi colori (i più recenti risalgono a un milione di anni fa), da zone palustri prosciugate, mutate in terreni sciolti che si ritrovano in vini sottili, taglienti e fini al sorso, ma dagli intensi profumi. Blend di Sangiovese (minimo 85% come da disciplinare) con saldo del 15% circa tra Canaiolo (principale responsabile dei profumi, specie speziati), Colorino e Mammolo.

L’annata 2015 è ricordata come un’ottima vendemmia, dal clima caldo, secco e molto soleggiato con un unico aspetto negativo dato da alcune grandinate in giugno e luglio compromettendo alcune parcelle vitate. Ne derivano vini piuttosto intensi per colore e sostanze estrattive, medi livelli di alcool in equilibrio con un tessuto tannico ben strutturato.

Bindella 2015 si svela sui toni dei frutti rossi maturi in armonia con un manto di erbe aromatiche e balsamiche, rendendo il sorso pieno e di una piacevole freschezza gustativa. L’affinamento in botti grandi di solo rovere francese dona eleganza e profondità.

La 2018 ha inevitabilmente un altro passo, mostrando accenni di sottobosco e frutti meno concentrati dovuti ai grappoli più grandi e di conseguenza dalle sostanze più diluite. Le fasi fenologiche nella stagione sono state per forza di cose in ritardo in base alle media stagionale, a causa delle ripetute precipitazioni che da fine inverno si sono protratte fino al mese di luglio, non consentendo ai suoli di asciugarsi e quindi riscaldarsi in modo appropriato, limitando nelle piante l’assorbimento dei sali minerali. Il clima favorevole di settembre e ottobre ha fortunatamente consentito di raggiungere la piena maturazione dei frutti, portando nel calice un Nobile 2018 dalla delicata espressione del varietale in un corpo senza spigoli, per un vino che non ha bisogno di essere atteso a lungo, ma si che apprezza oggi stesso per la sua immediata freschezza e bevibilità.

Nel 2019 si cambia nuovamente registro dove si parla di vini di grande qualità. Due sono stati i periodi di intense piogge tra la primavera e l’autunno mentre il resto dell’anno – specie nel cruciale periodo giugno-ottobre – si ricorda come una stagione dominata da un clima secco con brevi ed intensi episodi piovosi (arrivati in momenti provvidenziali ed evitando un eccessivo stress idrico alle vite). Già dal colore rubino luminoso, Bindella 2019 si manifesta nell’intensità floreale nettissima e dai toni concentrati di amarena e lampone, insieme a tocchi rinfrescanti di eucalipto e un finale agrumato di grande piacevolezza.

Quadri è figlio di una parcella argillosa da terreni pliocenici, ricchi di calcare, che regalano struttura ed intensità cromatica ai vini. Dalle vigne poste a circa 360 mt slm., per questa selezione si utilizzano solo uve Sangiovese che non ha bisogno di aiuti per struttura e colore, caratteristiche che gli arrivano in maniera del tutto naturate dei terreni su cui cresce. La produzione media è di circa 13 mila bottiglie all’anno, passando da 6 a 20 mila bottiglie a seconda dell’annata. La differenza può essere davvero molto significativa in termini di quantità, ma la scelta delle uve è decisamente selettiva, tanto che si è deciso di usarle solo per il Nobile, non declassando un parte di materia prima, eventualmente, per la produzione di Rosso di Montepulciano, ma rinunciando completamente all’utilizzo dei grappoli non idonei.

Tra le 3 annate degustate, la 2015 sfuma su toni aranciati e parla di bosco, frutti neri essiccati e maturi, more e prugne, funghi e foglie bagnate, dando spazio anche a delicate note tostate di cacao e caffè ed accenni di cera. Il sorso è composto e sorretto da tannini in riga e ben integrati, chiude balsamico in una scia di scorza d’arancia. Di contraltare, anche qui nel millesimo 2018 si riscontra chiaramente l’annata molto diversa e un po’ più “snella” ma non meno interessante. L’acidità resta protagonista di ogni vino aziendale: in questo calice spiccano più i richiami al floreale scuro di viola, ai frutti rossi sotto spirito dal sorso scorrevole, in un finale di media lunghezza. Anche in questo caso, bevilo oggi e apprezzane la piacevolezza. Quadri 2019 spinge su fragole e ribes, note floreali fresche e profumate con una struttura tannica integra e graffiante. Chiude in lunghezza con un ottima sapidità e il richiamo a qualche anno di bottiglia per integrare al meglio le parti, godendone ancora di più in futuro.

La Riserva Vallocaia nasce dalle storiche dalle terre rosse di Montepulciano, argillo-sabbiose e ricche di ferro e manganese. Va da sé che nel calice si ritrovano la complessità e la struttura date dalle argille e i variegati profumi delle sabbie. Circa il 95% di Sangiovese e un accenno di Colorino compongono il blend del Nobile di Montepulciano Riserva.

Le terre rosse dei terreni per la Riserva Vallocaia

L’annata 2015 ritrova nella Riserva ancora la vivacità del rosso rubino intenso. Il naso è monolitico, compatto e complesso di rose rosse e viola, ciliegie e mora mature, foglie di mirtillo e lieve tostature arricchiscono il bouquet. In bocca è ampio e dalle sfumature balsamiche, slanciato con il frutto al centro bocca, guidato da un tannino che accarezza il sorso. Chiude a lungo su note sottili di cacao. La vendemmia 2018 conferma una carattere più morigerato, quasi timido su accenni di piccoli frutti e zest di arancia, comune denominatore degli assaggi fino a qui raccontati. La spinta acida dona dinamicità al sorso. 2019 è la compiutezza del Nobile nella sua forma migliore: grande protagonismo del Sangiovese perfettamente maturo e croccante, nota smoky che lo rende accattivante in un sorso strutturato e sapido, succoso e fresco, dove il tannino tipico del vitigno conduce le danze e guida il vino verso l’evoluzione in bottiglia. Riassaggiare tra 3/5 anni quando potrà regalare ancora maggiori soddisfazioni!

Chiacchierando con Giovanni, io gli altri colleghi della stampa presenti, gli abbiamo chiesto di scattare una fotografia sull’attuale situazione della denominazione e di abbozzare una previsione a breve-medio termine. Conviene con noi che il Nobile di Montapulciano è un vino che negli ultimi 10 anni ha un perso un po’ della sua identità, a causa della forse troppa libertà di produzione data dalle modifiche apportate al disciplinare dal 2010, permettendo un utilizzo maggiore di varietà di uve (fino al 30% di tutte le varietà coltivabili in Toscana, internazionali inclusi) creando grande confusione tra produttori e consumatori. Il maggior numero di ettari iscritti a Nobile è nelle mani di imbottigliatori di una cantina sociale, aumentando così la difficoltà di far crescere il livello di apprezzamento del Vino Nobile nel mondo. Last but not least, la variegata differenza di prezzi per una stessa tipologia di etichetta, quasi senza controllo. L’impegno di Bindella Tenuta Vallocaia nella valorizzazione del Vino Nobile di Montepulciano è significativo, soprattutto in questi anni in cui molti si chiedono in che direzione stiano andando il Consorzio e la denominazione, adesso che si va verso l’istituzione delle menzione geografiche aggiuntive con le “Pievi” e la restrizione all’utilizzo di soli vitigni autoctoni per la produzione del Nobile.

Benvenuto Brunello 2022: “Why Always Me?”

La bulimia comunicativa colpisce ormai ogni settore e categoria merceologica. Il vino non è da meno, anzi gli specialisti dell’analisi sul futuro di un’annata si sprecano. È lo sport italiano pari soltanto al gioco del calcio, quando si cerca di indovinare la formazione della Nazionale da novelli allenatori. Sia ben chiaro che il diritto di osservare quanto si assaggia in fase di giudizio è sacrosanto. Lo spingersi però oltre, ipotizzando decenni di vita o altrettanti rapidi declini, è solo frutto di una scommessa potenzialmente pericolosa e piena di risvolti empirici. Il metodo razionale e sistematico comporta la visione di un intero insieme sulla base delle degustazioni effettuate; a parlare deve essere sempre il contenuto del calice, senza aggiunta di vademecum su come fare prodotti di qualità o vaticini da autentici profeti enologici. Atteniamoci dunque ai fatti, osservando l’intramontabile Brunello di Montalcino che si presenta con la sua Anteprima 2018 per la versione d’ingresso e la 2017 per la Riserva, senza dimenticare la crescita straordinaria dei meno impegnativi Rosso di Montalcino targati 2020 e 2021.

Non vuole essere il classico elenco di aziende in competizione: per una volta non prenderemo alcuna posizione stilando classifiche ad hoc che finiscono presto nel dimenticatoio. Affronteremo, invece, il grande dilemma che toglie il sonno (o lo fa venire a seconda dei punti di vista) al consumatore medio: durerà o non durerà la 2018? Se incontrate un cliente che vaga tra ristoranti in cerca della risposta a tale quesito, vi prego di comunicarlo alla Redazione di 20Italie per intervistarlo prima delle cure psichiatriche. Entrando più nel vivo della discussione, la tesi della presunta “magrezza” dei vini nati sotto il segno ’18, ricordo che in quel periodo vivevo stabilmente in Toscana. Da testimone oculare delle stagioni passate non mi sarei aspettato di sicuro una vintage potente e muscolare come la 2017, e quante fesserie avevamo sentito pure su di essa! A parlare di levità e minor lunghezza di aromi e sapori ce ne corre: gli oltre 60 campioni testati spingono verso note evolutive scure, simili al sottobosco tipico del Sangiovese che avevamo dimenticato da tempo. Il frutto non è un dominatore assoluto, ma spalleggia sensazioni floreali e speziate in un triangolo equilatero davvero sublime. Il sorso è denso, meno materico, ma di grande impatto. I tannini sono mediamente pronti e di ottima fattura, senza nuance verdi o grip sgradevoli. Se bisogna per forza trarre delle conclusioni finali possiamo dire con certezza che equilibrio, eleganza e carattere sono le tre componenti ideali per dare un vestito da sarto d’alta moda ai Brunello di Montalcino presentati a stampa ed appassionati. Il resto sono chiacchiere da partita di scopone scientifico al tavolo di un bar. 

“E chi non beve con me peste lo colga!”

Sud Top Wine : i vini Campani premiati

Qualità media in netta crescita. L’autoctono conquista i mercati internazionali.
Sono 69 i vini migliori del Sud Italia selezionati dalla prestigiosa giuria di Sud Top Wine tra oltre 600 etichette provenienti da Campania, Sicilia, Basilicata, Puglia, Calabria e Sardegna.
La Commissione del concorso ideato e organizzato da Cronache di Gusto, composta da Daniele Cernilli (Doctor Wine – presidente della Commissione), Stephen Brook (Decanter), Robert Camuto (Wine Spectator), Andreia Debon (Bon Vivant) e Federico Latteri (Cronache di Gusto) – ha degustato i vini suddivisi in 23 categorie e individuato i vincitori premiati nell’ambito di Taormina Gourmet presso l’Hotel Villa Diodoro a Taormina, alla presenza dei giurati e dei giornalisti presenti all’evento e di Gino Colangelo, dell’agenzia americana Colangelo & Partners, partner del concorso Sud Top Wine.

Campania
Taurasi Docg
Taurasi Docg Alta Valle 2017 – Colli di Castelfranci
Taurasi Docg Sant’Eustachio 2017 – Boccella
Taurasi Docg Riserva Scorzagalline 2015 – Fonzone

Greco di Tufo Docg  
Greco di Tufo Docg Riserva Vigna Laure 2020 – Cantine Di Marzo
Greco di Tufo Docg Riserva Vallicelli 2020 – Colli di Castelfranci
Greco di Tufo Docg Riserva Grancare 2020 – Tenuta Cavalier Pepe

Fiano di Avellino Docg
Fiano di Avellino Docg Riserva Alessandra 2013 – Di Meo
Fiano di Avellino Docg 2020 – Guido Marsella
Fiano di Avellino Docg Alimata 2018 – Villa Raiano

Vini bianchi campani a base di Falanghina
Campi Flegrei Dop Falanghina Cruna Delago 2021 – La Sibilla
Campi Flegrei Dop Falanghina Vigna Astroni 2018 – Cantine Astroni
Campi Flegrei Dop Falanghina Luce Flegrea 2021 – Cantine del Mare

Vini bianchi campani (varie Doc e Igt)
Paestum Igp Greco Elea 2019 – San Salvatore 19.88
Cilento Doc Fiano Licosa 2021 – Il Colle del Corsicano
Irpinia Doc Fiano 2021 – Il Cortiglio

Vini rossi campani (varie Doc, Docg e Igt)
Terre del Volturno Igp Pallagrello Nero Tralice 2019 – Il Casolare Divino
Irpinia Doc Aglianico 2019 – Antica Hirpinia
Paestum Igp Rosso Mèrcori 2017 – Francesca Fiasco

La giuria di Sud Top Wine ha evidenziato come negli anni stia cambiando in maniera evidente l’approccio del consumatore internazionale verso i vini italiani. C’è grande curiosità e interesse verso i vitigni autoctoni, rispetto ad un recente passato in cui venivano privilegiati vini dal carattere più internazionale. In generale la qualità media del prodotto è nettamente in crescita e i vini si presentano come più autentici e sempre più territoriali. Si registrano progressi sui rosati, con la presentazione anche di vecchie annate, a dimostrazione che le cantine cominciano a credere su questa tipologia in maniera più incisiva. Un quadro, insomma, molto interessante, che delinea un futuro sempre più importante per i vini del Sud Italia.

Top Sud Wine, i 29 imperdibili del Vulcano

Sono 29 i vini imperdibili selezionati dalla Guida ai Vini dell’Etna 2023 edita da Cronache di Gusto. Un volume in italiano e in inglese, giunto alla sua settima edizione, che racconta il vino dell’Etna con 125 cantine recensite (con ben 16 new entry) e 29 etichette da non perdere selezionate tra oltre 450 assaggi, che rappresentano la qualità e l’espressione più significativa del territorio del Vulcano attraverso i vini e chi li produce.

La Guida ai Vini dell’Etna si conferma la pubblicazione più completa al mondo dedicata ai vini del Vulcano, registrando annualmente tutte le novità del territorio, puntando l’attenzione anche sulla grande diversità dei quattro versanti in cui la guida divide il territorio della Doc Etna, macroaree che facilitano di molto la comprensione dell’Etna da bere.
La presentazione dei vini imperdibili dell’Etna (di cui otto bianchi) di Taormina Gourmet, il più importante evento del Sud Italia dedicato al meglio del food & beverage firmato Cronache di Gusto.

Ecco i 29 Vini Imperdibili dell’Etna:
Doc Etna Bianco Contrada Cavaliere 2020 – Benanti
Doc Sicilia Il Bianco 2021 – Buscemi
La Contrada dei Centenari 2020 – Calabretta
Doc Etna Rosso Calderara 2019 – Calcagno
Doc Etna Bianco Superiore Milus 2020 – Cantine di Nessuno
Doc Etna Rosso Contrada Carranco RV 2019 – Carranco
Munjebel Rosso CR 2019 – Frank Cornelissen
Doc Etna Rosso Riserva Zottorinoto 2017 – Cottanera
Doc Etna Rosso Feudo Pignatone Davanti Casa 2020 – Emiliano Falsini
Doc Etna Bianco Millemetri 2017 – Feudo Cavaliere
Doc Etna Rosso Arcuria Sopra il Pozzo 2017 – Graci
Mareneve 2020 – Federico Graziani
Doc Etna Bianco Superiore Imbris 2019 –
I Custodi delle Vigne dell’EtnaDoc Etna Rosso Vinupetra 2020 – I Vigneri
Doc Etna Rosso Nerello Mascalese 2020 – Masseria Setteporte
Doc Etna Rosso Rumex 2020 – Monteleone
Doc Etna Rosso Prefillossera 2019 – Palmento Costanzo
Contrada G 2020 – Passopisciaro
Doc Etna Rosso Barbagalli 2019 – Pietradolce
Doc Etna Rosso San Lorenzo Piano delle Colombe 2019 – Girolamo Russo
1.200 Metri s.l.m. 2020 – Azienda Agricola Sciara
Doc Etna Rosso Alberello 2020 – Src Vini
Doc Etna Rosso Pignatuni Vecchie Vigne 2019 – Famiglia Statella
Doc Etna Rosso Feudo di Mezzo-Il Quadro delle Rose 2020 – Tenuta delle Terre Nere
Doc Etna Bianco A’Puddara 2020 – Tenuta di Fessina
Doc Etna Bianco Nuna 2020 – Tenute di Nuna
Doc Etna Rosso Calderara 2019 – Tornatore
Pirrera 2020 – Eduardo Torres Acosta
Doc Etna Rosso Contrada Malpasso 2020 – Vigneti Vecchio

Champagne & Sparkling Wine World Championship

Acqui Terme (AL), 4 novembre 2022 – Il numero uno al mondo degli spumanti aromatici 2022 è ‘’Acquesi’’ Asti DOCG della cantina Cuvage: questo il verdetto del noto concorso internazionale fondato da Tom StevensonChampagne & Sparkling Wine World Championships, giunto alla sua nona edizione, la più grande e autorevole competizione al mondo dedicata agli spumanti. È in questo contesto che la cantina piemontese Cuvage ha ritirato ieri a Londra il più alto riconoscimento dedicato alla categoria degli spumanti aromatici assegnato per la terza volta ad “Acquesi” Asti DOCG della cantina Cuvage, già Campione Mondiale nel 2019 e nel 2020. Un riconoscimento per la casa spumantiera di Acqui Terme, che mantiene alta l’eccellenza di un’arte spumantiera piemontese dal 2011, espressione di un ricercato equilibrio fra storia, innovazione e tecnologia. A conferma dell’alta qualità che contraddistingue la cantina, inoltre, anche i premi Best in Class e Best Asti regional champion trophy.

Spumante della linea di prodotto “Acquesi”, che racchiude vini realizzati con Metodo Martinotti dedicati al territorio di Acqui Terme e al suo particolare terroir, “Acquesi” Asti DOCG della cantina Cuvage nasce da un’attenta selezione di uve Moscato Bianco. Un vitigno autoctono coltivato in terreni calcarei e argillosi, disposti nelle colline di Acqui fino a Cossano Belbo con picchi in vigneti della zona di Mango, che dà origine a vini morbidi, intensi, dalle sensazioni olfattive complesse. Il procedimento di spumantizzazione con il Metodo Martinotti favorisce la conservazione delle note aromatiche e fa di questo vino un bianco aromatico e dolce di grande qualità. Colore giallo paglierino delicato, con un perlage elegante e invitante, presenta un bouquet composto da miele, pesca e un tocco di agrumi. Perfetto per i brindisi delle feste, si presta ad essere gustato solo, o in abbinamento a cucine piccanti, come quella asiatica, antipasti tradizionali italiani o in accostamenti più classici come dessert e pasticceria secca. È il prodotto di punta della linea “Acquesi” e della cantina Cuvage, che anche in questa nona edizione del concorso si è distinta per un ricco medagliere, ottenendo, oltre l’oro per il Cuvage Asti DOCG “Acquesi”, anche l’argento per il Cuvage Nebbiolo d’Alba DOC Brut Rosé metodo classico 2018, in formato standard e magnum. Ma non è tutto, durante la cerimonia sono stati consegnati altri due importanti premi per ‘’Acquesi’’: il Best in Class e il Best Asti regional champion trophy. Per il sesto anno, i vini dell’azienda spumantiera piemontese sono stati degustati e premiati dal massimo esperto al mondo in materia di champagne e spumanti, Tom Stevenson, annoverando la cantina piemontese nel gotha delle aziende produttrici di spumanti secondo un team di massimi esperti tra cui Essi Avellan MW e George Markus.

La Casa Spumantiera piemontese Cuvage, fondata nel 2011 ad Acqui Terme, interpreta in chiave moderna l’antica tradizione spumantistica nata in Piemonte nel 1895. Due le linee che rappresentano l’eccellenza dei grandi spumanti italiani: Cuvage Metodo Classico e la Linea di territorio “Acquesi” a Metodo Martinotti, espressione di un terroir unico nel suo genere. Cuvage traspone nella originale crasi del nome tra Cuvée e Perlage la competenza, la passione e la tradizione che caratterizzano il sapiente assemblaggio delle cuvée in un passaggio enologico determinante per raggiungere quel piacere del gusto espresso dal perlage.

Cuvage è un’azienda di Argea, il più importante gruppo vinicolo privato italiano che aggrega e valorizza un complesso di cantine e filiere territoriali di otto regioni italiane, sintesi di tradizione e innovazione, raccontando l’autenticità e la cultura dei terroir ad alta vocazione vinicola in cui si trovano. Una realtà in continua evoluzione che propone ai consumatori di tutto il mondo uno straordinario “viaggio in Italia” attraverso il vino e i grandi vitigni che interpretano la ricchezza del sistema vitivinicolo nazionale.

Svelata la nona Cuvée da sogno di Hans Terzer

APPIUS 2018, la danza aromatica nel calice dei più preziosi vitigni a bacca bianca di San Michele Appiano. Svelata la nona Cuvée da sogno del winemaker Hans Terzer in occasione di Merano WineFestival.


La Cantina San Michele Appiano ha presentato la nona edizione del vino da sogno di Hans Terzer, in occasione del 31° Merano WineFestival, oggi al via ufficiale. La cuvée di vini bianchi, creata con selezioni personalmente individuate dal winemaker dell’azienda vitivinicola leader in Alto Adige, rappresenta il meglio dell’annata 2018, climaticamente caratterizzata da un buon andamento e da un ciclo vegetativo leggermente anticipato. Un vino stilisticamente in linea con le edizioni precedenti, dritto e preciso, votato alla longevità.Si è svolta ieri alla Cantina San Michele Appiano la presentazione ufficiale della nona edizione di APPIUS, il vino da sogno del winemaker Hans Terzer. A un passo dal decennale, il massimo capolavoro della Cantina leader in Alto Adige svela il meglio dell’annata 2018, annata caratterizzata da un buon andamento climatico, con un ciclo vegetativo leggermente anticipato. Frutto del meticoloso lavoro di selezione, in fase di raccolta delle uve e di assemblaggio, APPIUS 2018 dimostra un profilo lineare, dritto e preciso, con una composizione in cui predomina la varietà dello Chardonnay (52%) a cui si aggiungono il Pinot grigio (20%), il Pinot bianco (15%) ed il Sauvignon blanc (13%).
Dal colore luminoso, giallo-verdognolo con riflessi verde malachite, APPIUS 2018 al naso ha un impatto energico ed eloquente: dapprima frutta esotica matura (banana, melone, mango), riconducibile allo Chardonnay, poi frutti a polpa bianca (pera Williams, pesca, mela renetta, ribes bianco, uva spina) che palesano i ruoli di Pinot Bianco e Grigio. Presente il versante agrumato, riconducibile al pomelo, con la sua caratteristica nota piccantina ed una nota di legno di cedro che lascia spazio sul finale a sentori di miele di acacia e lavanda. Al palato la considerevole acidità, tratto essenziale e distintivo che dona freschezza e bevibilità al vino APPIUS e la modulazione sapida, altra peculiarità gustativa, incontrano il sostegno di un’ottima alcolicità. Il retrogusto rivela una nota di clorofilla, rivelatrice del quarto vitigno della cuvée, il Sauvignon e gli aromi terziari del legno: cioccolata bianca e un po’ di vaniglia, che si fondono con un fruttato di bacche di sambuco. APPIUS 2018 racconta la mano e lo stile delle annate precedenti, con la ricerca puntigliosa dell’eleganza e dell’armonia delle proporzioni, un vino votato alla longevità, dal profilo lineare, diretto e preciso.


 
APPIUS, il cui nome è radice storica e romana del nome Appiano, è nato nove anni fa con l’annata 2010, a cui sono seguite la 2011, 2012, 2013, 2014, 2015, 2016 e 2017. Il progetto vuole realizzare anno dopo anno un vino capace di rispecchiare il millesimo e di esprimere la creatività e la sensibilità del suo autore, Hans Terzer. Anche il design della bottiglia e la sua etichetta sono reinterpretati. Lo scopo è di concepire una “wine collection” capace di appassionare gli amanti del vino di tutto il mondo. L’etichetta della nona edizione di APPIUS rappresenta il millesimo 2018 con un’armonica danza senza tempo tra i vitigni a bacca bianca più preziosi della Cantina San Michele Appiano, che, unendosi nel calice, diventano oro da assaporare. L’immagine permette sempre una libera interpretazione, affinché ogni wine lovers possa averne un’intima ispirazione. Come per le altre annate, anche questa edizione di APPIUS è limitata.

Opera Wine 2023, le 130 aziende selezionate

Venti regioni, 130 produttori e altrettanti vini icona: rossi bianchi, rosé e spumanti a rappresentare il meglio del made in Italy enologico per il mercato estero, a partire da quello americano.


Vinitaly e Wine Spectator hanno svelato ieri al wine 2 wine di Verona fiere la nuova ambita selezione di Operawine 2023, realizzata in collaborazione con la più prestigiosa rivista americana di settore.
I 130 campioni del vino italiano saranno protagonisti il prossimo 1° aprile al super tasting di Operawine, con la consueta vernice dell’evento bandiera del vino italiano (2-5 aprile).


Sono 10 i nuovi ingressi rispetto alla selezione del 2022; tra le presenze regionali domina ancora la Toscana (35 aziende selezionate), seguita a distanza dall’altra rossista Piemonte (19) e dal Veneto, con 17 aziende. Giù dal podio, ma in buona crescita, due regioni del Mezzogiorno – Sicilia (10) e Campania (8) – in una presenza che a livello di macroaree vede il Nord con 57 imprese, il Centro con 44 e il Sud con 29.  Wine Spectator è una delle poche riviste in grado di determinare un’importante influenza sui consumatori nei mercati di riferimento.
Negli Usa è considerata un’autentica guida al lifestyle enologico per un mercato che da tempo rappresenta lo sbocco principale delle esportazioni di vino, a partire da quello italiano che con circa 2,3 miliardi di euro a valore registrati nel 2021 rappresenta quasi 1/3 delle importazioni statunitensi. Quest’anno, grazie al dollaro forte, la domanda americana ha sinora sofferto meno di altri il surplus dei costi a causa dell’inflazione: a tutto settembre (secondo l’Osservatorio Uiv/Vinitaly) le importazioni di bollicine italiane sono ancora in terreno positivo (+6% in volume e +8 in valore) mentre è in calo la domanda dei vini fermi tricolore (-7,2% in volume e -1,3% in valore).
Il matching tra le griffe selezionate e i vini di riferimento protagonisti Operawine 2033 sarà reso noto in sede di avvicinamento al prossimo Vinitaly.

PRODUTTORI DI OPERAWINE 2023Le aziende selezionate da Wine Spectator per l’edizione di quest’anno sono 130 (come nel 2022, contro i 186 del 2021, edizione speciale per il decimo anniversario, 103 del 2019 e 107 del 2018).
L’elenco completo è riportato di seguito.

AbruzzoMasciarelli
Basilicatad’Angelo
BasilicataElena Fucci
BasilicataGrifalco della Lucania
CalabriaLibrandi
CampaniaMastroberardino
CampaniaFeudi di San Gregorio
CampaniaQuintodecimo
CampaniaMontevetrano
CampaniaSan Salvatore
CampaniaColli di Lapio
CampaniaTerredora di Paolo
CampaniaSalvatore Molettieri
Emilia-RomagnaTenuta Pederzana
Friuli/Venezia-GiuliaVie di Romans
Friuli/Venezia-GiuliaMarco Felluga
Friuli/Venezia-GiuliaBastianich
Friuli/Venezia-GiuliaLivio Felluga
Friuli/Venezia-GiuliaGravner
Friuli/Venezia-GiuliaJermann
LazioFamiglia Cotarella
LiguriaCantine Lunae Bosoni
LombardiaGuido Berlucchi
LombardiaCa’ del Bosco
LombardiaConte Vistarino
LombardiaNino Negri
LombardiaBellavista
LombardiaArpepe
LombardiaRainoldi
MarcheUmani Ronchi
MarcheGarofoli
MarcheBisci
MoliseCatabbo
PiemonteProduttori del Barbaresco
PiemontePio Cesare
PiemonteCavallotto
PiemonteGiacomo Borgogno & Figli
PiemonteVietti
PiemontePaolo Scavino
PiemonteAldo Conterno
PiemonteMarchesi di Barolo
PiemonteMassolino
PiemonteElvio Cogno
PiemonteG.B. Burlotto
PiemonteG.D. Vajra
PiemonteOddero
PiemontePecchenino
PiemonteRenato Ratti
PiemonteGiuseppe Mascarello & Figlio
PiemonteFalletto di Bruno Giacosa
PiemonteLuciano Sandrone
PiemonteRoagna
PugliaTormaresca (Antinori)
PugliaMasseria Li Veli
PugliaLeone de Castris
SardegnaAgricola Punica
SardegnaArgiolas
SiciliaCusumano
SiciliaF. Tornatore
SiciliaPlaneta
SiciliaMorgante
SiciliaDonnafugata
SiciliaTasca d’Almerita
SiciliaFeudo Montoni
SiciliaBenanti
SiciliaTenuta delle Terre Nere
SiciliaGraci
Trentino-Alto AdigeCantina Nals Margreid
Trentino-Alto AdigeElena Walch
Trentino-Alto AdigeCantina Terlano
Trentino-Alto AdigeFerrari
Trentino-Alto AdigeTenuta San Leonardo
ToscanaTenuta San Guido
ToscanaTenuta Sette Ponti (Feudo Maccari)
ToscanaOrnellaia
ToscanaSan Filippo
ToscanaCastello Banfi
ToscanaSiro Pacenti
ToscanaBiondi-Santi
ToscanaCasanova di Neri
ToscanaIl Poggione
ToscanaPoggerino
ToscanaBarone Ricasoli
ToscanaRocca delle Macìe
ToscanaIstine
ToscanaSan Felice
ToscanaLamole di Lamole
ToscanaSan Giusto a Rentennano
ToscanaTenuta di Trinoro (Passopisciaro)
ToscanaVecchie Terre di Montefili
ToscanaLe Macchiole
ToscanaMazzei (Castello di Fonterutoli)
ToscanaPetrolo
ToscanaAltesino
ToscanaCanalicchio di Sopra
ToscanaCarpineto
ToscanaCastello di Monsanto
ToscanaCastello di Volpaia
ToscanaMarchesi de’ Frescobaldi
ToscanaValdicava
ToscanaBoscarelli
ToscanaCastellare di Castellina (Rocca di Frassinello & Feudi del Pisciotto)
ToscanaFattoria di Fèlsina
ToscanaFontodi
ToscanaCastello di Albola
ToscanaCastello di Ama
ToscanaRocca di Montegrossi
UmbriaScacciadiavoli
UmbriaTabarrini
UmbriaArnaldo Caprai
UmbriaLungarotti
UmbriaAntinori /Castello della Sala
Valle d’AostaLes Crêtes
VenetoRomano Dal Forno
VenetoTommasi (Paternoster)
VenetoMasi
VenetoTommaso Bussola
VenetoZenato
VenetoTedeschi
VenetoAllegrini
VenetoMonte del Frà
VenetoGini
VenetoLeonildo Pieropan
VenetoPrà
VenetoRoberto Anselmi
VenetoSuavia
VenetoBertani
VenetoZymè
VenetoMasottina
VenetoNino Franco

Sono 10 le aziende che parteciperanno per la prima volta a OperaWine:

  1. Colli di Lapio
  2. San Salvatore
  3. Conte Vistarino
  4. Masottina
  5. Giacomo Borgogno & Figli
  6. Feudo Montoni
  7. Cantina Nals Margreid
  8. Lamole di Lamole
  9. Vecchie Terre di Montefili
  10. Monte del Frà

Vincenzo Mercurio, miglior enologo d’Italia 2022

Oscar del vino 2022 ” premio Giacomo Tachis” assegnato da Bibenda e Fis al professionista Campano. Il 3 dicembre la cerimonia di Premiazione a Roma.
Winemaker ed enologo consulente con oltre 25 anni di esperienza alle spalle, Vincenzo Mercurio si è formato in Italia e all’estero, in particolare in Francia. Sono sempre di più le aziende italiane che scelgono di avvalersi della sua consulenza.


In Campania, Lazio, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Veneto, Sardegna, Umbria, Sicilia, Mercurio porta con sé quella che ormai è diventata una filosofia da applicare all’intero processo produttivo, dalla vigna alla bottiglia: “Con i produttori confeziono emozioni, racconti della loro vita, del territorio e della storia che li ha generati – spiega Mercurio -e non posso che essere estremamente felice e orgoglioso di ricevere questo riconoscimento, che considero un punto di partenza e non di arrivo, e che rappresenta la conferma di come la strada intrapresa sia quella giusta”.
Alla base una costante formazione, sia accademica che sul campo“Solo conoscendo bene la materia dal punto di vista scientifico è possibile lavorare con cognizione di causa – spiega Mercurio –. Il vino si fa in vigna ma è indispensabile essere maniacalmente attenti in cantina in tutte le fasi. Personalmente non credo nell’importanza di avere uno stile enologico riconoscibile, non amo che si senta l’influenza del mio lavoro, ma punto tutto sulla capacità di ottenere vini in grado di raccontare il vitigno, il territorio e il produttore. I protocolli per realizzare una vinificazione devono essere come un abito su misura, e quelli prodotti con il mio metodo sono sempre vini dotati di personalità ed identità propria”. Nel futuro di Vincenzo Mercurio c’è soprattutto la sostenibilità ambientale. “Attraverso studi e viaggi in zone come l’Austria, la Svizzera, dove c’è una cultura diffusa sull’argomento, sto lavorando ad un metodo da condividere con tutti i produttori che sognano un mondo migliore da lasciare alle future generazioni. Non posso nascondere l’emozione e la soddisfazione per l’assegnazione dell’Oscar del Vino 2022 come Miglior Enologo Italiano – conclude Mercurio -. Anche se il riconoscimento è alla persona, lo condivido con quanti hanno creduto in me sposando la mia filosofia, per la quale il vino non è solo un prodotto ma un progetto di vita. Voglio ringraziare le aziende vitivinicole ed il team di collaboratori delle Ali di Mercurio, che ho formato e che mi supporta, e la mia famiglia, che condivide quotidianamente le gioie e i tanti sacrifici. Con questo ambito e prestigioso riconoscimento, più sicuro di prima, continuerò il mio cammino tra le vigne, passo dopo passo, accanto ai produttori. Ringrazio Franco Maria Ricci, Bibenda e la Fondazione Italiana Sommelier per aver creduto nel mio lavoro”.

Renaissance nella Top 100 di Wine Spectator 2022

Il Barolo del Comune di Serralunga d’Alba 2018 è il primo Barolo della classifica tra i venti vini italiani premiati. Grande traguardo per Fontanafredda che con il suo vino più iconico, prima menzione comunale al mondo, dal 1988, il Barolo del comune di Serralunga d’Alba 2018 Renaissance, conquista il 78° posto tra i Top 100 vini di Wine Spectator 2022. Sono venti in tutto i vini italiani premiati dalla rivista americana tra le più influenti nel mondo del vino, che ogni anno seleziona i migliori 100 tra i vini recensiti negli ultimi 12 mesi. Il “Barolo della Speranza” di Fontanafredda compare, inoltre, come primo Barolo inserito nella graduatoria.  Il Barolo del Comune di Serralunga d’Alba 2018 Renaissance, il vino più rappresentativo di Fontanafredda, si aggiudica il 78° posto nella classifica dei 100 migliori vini del mondo di Wine Spectator 2022 ed è il primo Barolo a comparire nella graduatoria. Un grande traguardo sancito da una delle riviste americane più importanti e influenti del settore, che, ogni anno, premia cantine, regioni e annate, dopo un’attenta selezione dei Top 100 tra i vini recensiti negli ultimi 12 mesi in base a qualità, valore, disponibilità ed eccellenza. 


Prima menzione comunale al mondo, dal 1988, il Barolo del Comune di Serralunga d’Alba 2018 Renaissance, “il Barolo della Speranza”, è stato presentato lo scorso 21 marzo, in occasione dei 30 anni di Fontanafredda. Un Barolo identitario, che unisce la potenza del terroir di Serralunga d’Alba e l’eleganza stilistica di Fontanafredda, in un connubio riconosciuto dalla critica nazionale e internazionale. Floreale, balsamico, vibrante, fresco e dopo 30 anni anche Biologico, il Barolo del Comune di Serralunga d’Alba 2018 Renaissance al naso presenta una bellissima florealità con un profumo netto e intenso, in bocca è morbido, setoso con un tannino vibrante.
Questa è una bella espressione di sapori di ciliegia, rosa e minerali, con freschezza e purezza. Mostra una solida base di tannini densi ma raffinati. Finale lungo. Il meglio dal 2025 al 2042.”
Lo descrive così Bruce Sanderson, Senior Editor di Wine Spectator e degustatore per l’Italia
 


Il Barolo del Comune di Serralunga d’Alba 2018 Renaissance è il primo di una collezione che, ogni anno per 10 anni, celebrerà i 10 sentimenti che nella storia della civiltà hanno dato origine alle rinascite collettive. Un progetto volto a risvegliare lo spirito critico con il contributo di grandi scrittori e illustratori italiani stimolando riflessioni sui sentimenti per una nuova umanità. La cura del sentimento della Speranza è stata affidata al pluripremiato scrittore contemporaneo Marco Missiroli, con la monografia dal titolo: 12, gli umani potrebbero chiamarla Speranza, ed Elisa Talentino, giovane illustratrice e pittrice piemontese riconosciuta a livello internazionale, che, attraverso la libertà di una Cocorita Blu ci racconta la speranza.
Cresce l’attesa per l’uscita a marzo 2023 dell’annata 2019, seconda edizione del progetto Renaissance, dedicata al sentimento della Fiducia, già disponibile in anteprima sul sito di Fontanafredda ad un prezzo esclusivo per tutti gli appassionati.

Road to Vinitaly 2023: Fattoria di Montemaggio

Esistono luoghi dove il cambiamento climatico non è visto come un nemico. Posti unici nel panorama ampelografico italiano così diversificato e ricco, a modo suo, di innumerevoli espressioni. Non è da meno la denominazione Chianti Classico con le UGA (Unità Geografiche Aggiuntive) realmente efficaci ad individuare le particolarità di terreni e clima in un fazzoletto di qualche migliaio d’ettari. Valeria Zavadnikova può trovare sollievo dalle ansie di quanto sta accadendo in Ucraina pensando alle splendide vedute delle colline toscane ed ai vini eleganti ed austeri prodotti nella sua Fattoria di Montemaggio.

La fortuna di Valeria fu quella di incontrare lungo il percorso l’agronomo Ilaria Anichini, che ha dedicato anima e corpo alla continuazione del progetto svolgendo un ruolo difficile da vero factotum all’interno dell’organigramma. Dopo la laurea presso l’Università di Agraria di Firenze, Ilaria ha lavorato in aziende vinicole all’estero in Australia e Bordeaux, tuttavia ha sempre sognato di tornare nel Chianti e di dirigere la squadra in una piccola tenuta. La vera anima è da sempre la Anichini con il proprio stile inconfondibile nel creare prodotti “confortevoli” all’assaggio, anche a costo di attendere qualche istante in più prima di vederli in commercio.

Un ambiente meraviglioso e fortemente vocato, uno dei tanti di cui si compone l’areale. Galestro ed alberese dominano sulle altre matrici, con esposizioni a sud ovest per adeguare le varietà a bacca rossa verso perfette maturazioni polifenoliche in regola con quelle zuccherine. Siamo pur sempre a 450 metri sul livello del mare. Passione anche per il Pugnitello, vitigno storico riscoperto di recente e prodotto in purezza solo da poche cantine. Otto ettari vitati su complessivi 80 per circa 30 mila bottiglie prodotte ogni anno.

La cantina racconta di processi artigianali eseguiti con il minimo intervento dell’uomo. Nessun lievito selezionato ed utilizzo di botti grandi per evitare ridondanze legnose a discapito delle delicate sensazioni floreali e fruttate, marchio celebre dei vini di Radda in Chianti. Due donne volitive al comando e non è un caso che l’immagine e il logo siano rappresentati proprio da una giovane etrusca con un cesto d’uva in testa. Marina Zimoglyad ha avuto l’idea e si è ispirata al dipinto realizzato dal marito Andrey Remnev, noto e apprezzato pittore russo.

Ciò che distingue i vini di Fattoria di Montemaggio è la serbevolezza nata dall’esigenza di attendere la miglior veste, divenuta un punto vincente considerando l’elevato impegno economico nello stoccare annate diverse senza monetizzare rapidamente. Capire, a volte, di aspettare quando bisogna aspettare senza compromessi al ribasso, significa evitare di danneggiare l’intera comunità vitivinicola.

Chianti Classico 2015 – quando in vendita si trova la 2020 qui le lancette si sono fermate ad un lustro fa alla calda e potente 2015. Acidità vibrante di arancia tarocca e parte balsamica sul finale di bocca. Si incunea una scia sapida data da tannini saporiti e ben integrati che rende dinamiche note molto dense e caloriche. Un gastronomico esempio di Chianti Classico d’annata.

Chianti Classico Riserva 2014 – che la 2014 fosse complicata lo si rammenta per un’estate fredda e piovosa dove il sole giocava a nascondino. Quei pochi “folli” che hanno rischiato sembrano aver vinto sullo scetticismo generale. Di sicuro non saranno espressioni memorabili e di ampia prospettiva, ma le nuance delicate e gioviali aiutano, eccome se aiutano! Ciliegie mature, pepe nero in grani e sensazioni iodate su chiusura da affumicature di brace. Delizioso e immediato.

Chianti Classico Gran Selezione 2013 “Alberello” – manto di fiori rossi con attacco di frutta macerata al sapore di amarene e tamarindo. Progressione succosa tra sottobosco e chinotto, tanta estrazione di ottima qualità. Il miglior campione di giornata, dal futuro ancora lunghissimo.

Quinta Essentia 2015 – non poteva mancare una piccola digressione in chiave Supertuscan con un blend di Sangiovese e Merlot. Un ragazzo che sogna di raggiungere la piena maturità con tanto riposo in bottiglia. Eppure la godibilità identitaria per la tipologia lo rende un perfetto esempio di quanto possa raccontare la corretta integrazione tra il principe degli autoctoni toscani e gli internazionali divenuti italiani a tutti gli effetti. Sarà forse una coincidenza?