I vitigni di punta della Cantina San Michele Appiano

I vini da degustare per scoprire le migliori espressioni altoatesine delle cinque varietà.
Pinot Bianco, Pinot Nero, Sauvignon, Chardonnay e Gewürztraminer rappresentano i vitigni sui quali il winemaker Hans Terzer della Cantina San Michele Appiano, dopo un lungo processo di ricerca e progressiva evoluzione della viticoltura altoatesina, ha puntato per raggiungere l’eccellente qualità oggi riconosciuta a livello nazionale e internazionale. A rappresentanza di ognuno, Terzer suggerisce i vini San Michele Appiano da degustare per poter scoprire ed apprezzare la migliore espressione delle cinque varietà.

Pinot Bianco, Pinot Nero, Sauvignon, Chardonnay e Gewürztraminer. Sono questi i vitigni di punta della Cantina San Michele Appiano, realtà vitivinicola leader in Alto Adige che ad oggi conta 385 ettari vitati, distribuiti nel comune di Appiano e dintorni. È il perfetto connubio tra la zona di coltivazione, il clima, il terreno e il sapiente lavoro manuale dei 320 soci della cantina e del winemaker, ad aver permesso alle cinque varietà di esprimere al meglio il proprio potenziale, raggiungendo la straordinaria qualità che caratterizza tutti i vini San Michele Appiano.
 
Ognuno dei vitigni di punta della Cantina San Michele Appiano ha una storia che mette in evidenza l’importanza della natura, nell’offrire i presupposti per una produzione di qualità e dell’uomo, nel comprendere il modo migliore per metterla in atto.
 
Così è stato per il Pinot bianco, vitigno poco considerato in Alto Adige in termini di qualità alla fine degli anni ‘70, al quale si è potuto dare nuovo valore, grazie alla scelta di abbassare le rese e di migliorare la gestione del vigneto. Il vino che rappresenta al meglio questo vitigno è il Pinot Bianco Schulthauser, imbottigliato per la prima volta nel 1982: finemente fruttato e fresco, dotato di cremosa morbidezza e di spiccata acidità e ottenuto da uve provenienti dai vigneti in zona „Schulthaus“, sopra Castel Moos ad Appiano Monte, è oggi un vino tra i più conosciuti nel panorama altoatesino.

Il Sauvignon è il vitigno prediletto dal winemaker della Cantina San Michele Appiano. In un momento storico in cui in Alto Adige ve ne era pochissima traccia, Hans Terzer lo scoprì per puro caso, in un impianto situato in una piccola vallata accanto a un ruscello durante l’assaggio di uve di Pinot Bianco. Decise di lavorare le uve di Sauvignon separatamente e di iniziare un lungo processo di ricerca ed esperimenti, che portò il Sauvignon ad affermarsi così in tutta la regione. Il vino più famoso della Cantina San Michele Appiano è, non a caso, il Sauvignon Sanct Valentin: nato nel 1989 e prodotto con singole e selezionate parcelle situate sui pendii ai piedi del massiccio della Mendola, è il vino più importante della linea e il più premiato. Fruttato, con eccellente mineralità e persistenza, completo.

Il Pinot Nero è il vitigno più nobile e difficile con il quale la Cantina ha voluto mettersi più volte alla prova, consapevole dell’esistenza di terreni vocati, seppur giovani, nella zona di Appiano Monte, che avrebbero risposto positivamente alle esigenze di questa particolare varietà. Nel 1995 il Pinot Nero entra ufficialmente nel marchio Sanct Valentin, diventando il vino rosso più importante della Cantina: prodotto solo con uve delle vigne migliori e delle piante più antiche, il Pinot Noir Riserva Sanct Valentin si distingue per struttura, equilibrio e tannini fini e possiede uno straordinario potenziale di invecchiamento.

La scelta di seguire una strategia basata su “rese improntate sulla qualità”, si rivelò vincente anche nel caso di un altro vitigno internazionale a bacca bianca, lo Chardonnay. In merito a quest’ultimo, Hans Terzer capì che la coltivazione in collina non permetteva al vitigno di esprimersi a livelli qualitativamente eccellenti e così, grazie alla decisione di abbassare gli impianti ad un’altitudine di 400 m, ebbe l’opportunità di essere tra i primi enologi altoatesini ad imbottigliare lo Chardonnay in purezza. Le uve che danno vita allo Chardonnay Sanct Valentin provengono da microzone selezionate del comune di Appiano e, proprio per questo, il vino è dotato di notevole fragranza ed eleganza, oltre ad un eccellente potenziale di invecchiamento.
Tra i vitigni più coltivati della regione e tra i più memorabili nel pa

norama viticolo mondiale, il Gewürztraminer è stato riconosciuto ben presto dalla Cantina San Michele Appiano come la varietà caratteristica per eccellenza, grazie all’intensa natura aromatica delle sue uve. Nel 1986, infatti, il Gewürztraminer entra nel marchio Sanct Valentin: il Gewürztraminer Sanct Valentin si caratterizza per un bouquet intenso e complesso, ricco di profumi e aromi fruttati e speziati. Si distingue per piacevolezza e garantisce anche dopo molti anni una beva incantevole.
Tutti i vini monovitigno di San Michele Appiano rispecchiano la profonda conoscenza delle molteplici e diverse varietà. Una conoscenza che Hans Terzer non smette mai di perfezionare, promettendo brillanti produzioni future che sapranno stupire winelovers ed appassionati.

donne del vino

“Le donne del vino” pronte a ripartire Convention nazionale

Si chiude con un bilancio decisamente positivo la Convention nazionale delle Donne del Vino, che ha visto la presenza in Campania di socie provenienti da tutta Italia. Nei quattro giorni di soggiorno, le associate hanno avuto modo di scoprire la Campania del vino (e non solo) in alcune delle sue espressioni più importanti, dal Parco Nazionale del Vesuvio ai Campi Flegrei, dall’Irpinia all’isola di Procida, Capitale italiana della Cultura 2022. Accompagnate dalle socie campane, le Donne del Vino hanno seguito un percorso itinerante che ha permesso loro di conoscere diverse produzioni vinicole, aziende storiche e attività più moderne. Ogni cantina ha raccontato la propria produzione, dall’evoluzione di tradizioni tramandate da generazioni di produttori, ad aziende più giovani proiettate al know how. La degustazione dei loro vini poi, è stata sia un interessante confronto con tutte le socie produttrici italiane sia di grande importanza per analizzare e apprezzare nei calici quelli che sono, da sempre, segnali distintivi delle caratteristiche organolettiche del territorio campano.

Di grande rilievo il convegno “Il Domani del vino è ora” con la presenza di illustri esponenti del settore. “Il futuro del vino nell’era della sostenibilità” è stato l’argomento di apertura del Prof. Luigi Moio, Presidente dell’OIV – Organisation International de la Vigne et du Vin e docente di Enologia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, che ha accuratamente illustrato lo stato del settore del vino e offerto numerosi spunti per il futuro del comparto. Non è possibile guardare al domani senza conoscere accuratamente il passato, è necessario frenare il cambiamento ambientale nella speranza di riportare la terra a uno status migliore. Resta fondamentale, quindi, produrre vino rispettando la naturalità del territorio. Eugenio Pomarici, docente del Dipartimento di Territorio e Sistemi agro-forestali all’Università degli Studi di Padova, ha invece presentato le previsioni di crescita del mercato globale del vino nei prossimi tre anni, che risultano positive, caratterizzando le principali linee evolutive della domanda e le opportunità della PAC. Si sono, inoltre, evidenziati anche i rischi di riflessi negativi sul mercato causati dalla tragica guerra in Ucraina a delle campagne anti alcool.  Giuseppe Festa, presidente Comitato Scientifico del Corso di Perfezionamento Universitario e Aggiornamento culturale in “Wine Business” all’Università degli Studi di Salerno, ha infine presentato l’evoluzione continua del marketing mix, dove il cliente-consumatore oggi non limita la propria fruizione al solo prodotto-vino ma, estende il suo orizzonte di analisi e scelta, una la fusione tra reale e virtuale o più semplicemente tra fisico ed elettronico.

Di rilievo è stata anche la presentazione delle iniziative delle delegate regionali.

“La Convention nazionale è andata ben oltre ogni più rosea aspettativa – afferma la presidente nazionale delle Donne del Vino, Donatella Cinelli Colombini – prima di tutto per il calore e l‘accoglienza mostrati dalle socie campane, senza dubbio straordinari. Come straordinario è stato il livello delle relazioni durante il convegno e le esperienze nelle cantine, che hanno fatto scoprire alle socie di tutta Italia vitigni straordinari, panorami mozzafiato e un’offerta gastronomica di altissimo livello. Questi elementi di grande unicità rappresentano il terreno fertile per dare vita ad un’offerta enoturistica di grande appeal”.

È stato un onore e un piacere – continua la delegata regionale delle Donne del VinoValentina Carputoospitare tantissime associate in Campania, non solo perché abbiamo avuto l’occasione di far conoscere il nostro territorio, ma anche perché da questi quattro giorni sono nate nuove amicizie, consolidate le vecchie e presto avvieremo, in tutta Italia, nuovi progetti che ci vedranno protagoniste. Ancora una volta lo spirito dell’associazione e di promozione e promulgazione della cultura del vino dimostra di essere vivo più che mai”.

La Convention Nazionale è stata realizzata grazie al supporto di preziosi partner e sponsor: AIS CampaniaAmorim Bioagrotech e AgroqualitàÈtoileGrand Hotel SerapideHotel Gli DeiLaboratorio CreativoMontespina Park Hotel,RELegno, Scuola Europea Sommelier.

Radici del Sud 2022

Radici del Sud si terrà dal 10 al 13 Giugno 2022 presso il Castello di Sannicandro di Bari (SOLO IL 13 GIUGNO E’ LA GIORNATA APERTA AL PUBBLICO) e sarà dedicato anche quest’anno ai vini da vitigno autoctono e agli oli vergini ed extravergini del mezzogiorno d’Italia. 

Radici Del Sud è un multievento che si sviluppa nell’arco di più giornate, alcune dedicate alle sessioni del concorso fra tutti i vini del Sud suddivisi per vitigno (11-12 Giugno p.v.), ed altre dedicate agli incontri B2B fra i buyer e gli importatori con i produttori vitivinicoli e olivicoli (11-12 Giugno p.v..).

Per concludere la grande kermesse che celebra e premia le migliori eccellenze vitivinicole del meridione, Radici del Sud apre le porte al pubblico Lunedì 13 Giugno 2021.

Dalle ore 15.00 alle ore 21.00 di Lunedì 13 Giugno presso il Castello di Sannicandro di Bari resterà aperto il Salone dei vini e degli oli del Sud: i visitatori potranno conoscere le diverse produzioni delle Catine e degli oleifici partecipanti. Presso i banchi d’assaggio avranno l’opportunità di parlare direttamente con il produttore e informarsi approfonditamente sulle caratteristiche e le qualità delle etichette in degustazione.

Stessi orari per l’area food:

  • Aromi bistrot, Sannicandro di Bari: orecchiette al ragu di capretto con fonduta di caciocavallo.
  • Asfodelo Altamura ristorante di Campagna: prelibatezze di campagna e salumi di propria produzione.
  • Storico Caseificio Di Cecca Altamura: Formaggi e perle di latte.
  • Fieschi Altamura: Passione di mandorla dolce Federiciano. 

Programma

Lunedì 13 Giugno 2022

(attività aperte al pubblico)

11.00 -12.30  Conferenza e premiazioni dei vini selezionati dalle giurie dei giornalisti italiani ed internazionali 

15.00 – 21.00 APERTURA AL PUBBLICO DEL SALONE DEI VINI E DEGLI OLI DEL SUD ITALIA – Banchi d’assaggio col produttore

al salone si accede previo l’acquisto del kit di degustazione comprensivo di bicchiere, sacca portabicchiere e quaderno di degustazione (€20)

15.00 – 21.00   APERTURA AREA FOOD:

  • Asfodelo Altamura ristorante di Campagna: prelibatezze di campagna e salumi di propria produzione.
  • Storico Caseificio Di Cecca Altamura: Formaggi e perle di latte.
  • Fieschi Altamura: Passione di mandorla dolce Federiciano. 

fonte: https://www.radicidelsud.it/

Vitignoitalia, Napoli: l’evento nazionale più importante del Sud

Immagino, ma in realtà sono scene che ho anche visto, l’espressione di chi affronta la passeggiata che porta a Castel dell’Ovo.
La sensazione è quella di fare un tuffo nel medio evo; di essere tra mercanti di ambrosia, che girano tra corti e castelli, tra giochi e tornei, per allietare gli avventori, con il nettare degli dei.
La realtà non è poi così lontana dalla fantasia, perché per 3 giorni, mercanti ed avventori si sono incontrati a Castello, quello che si racconta custodire un uovo magico. 
Giullari di corte sono stati, con il dovuto rispetto, i sommelier, che con la capacità di racconto di cui sono dotati, hanno narrato storie di vino, che parlavano di luoghi, di costumi e di eroi: le gesta di donne e uomini nei campi.

Un programma intenso, una tre giorni dedicata al mondo dl vino.
La rassegna nazionale più importante, quella più consolidata, che si svolge a sud.
L’anteprima autunnale era stata interessante, primo appuntamento per le nuove annate, l’evento ufficiale ha confermato le premesse.
Ais, Scuola europea sommelier e Fisar si sono alternate nell’organizzazione di masterclass, convegni e concorsi.

La partenza affidata alla Scuola Europea sommelier che, Domenica 5,  ha proposto un approfondimento su “ i vitigni bianchii della costa adriatica”, dai Castelli di Jesi all’Abruzzo,
con UMANI RONCHI:
VECCHIE VIGNE 2020 – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc (BIOLOGIO)
VECCHIE VIGNE 2016 – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc (BIOLOGIO)
PLENIO 2020 – Castelli di Jesi Verdicchio DOCG Classico Riserva
PLENIO 2010 – Castelli di Jesi Verdicchio DOCG Classico Riserva
CENTOVIE 2020 – Colli Aprutini Igt Pecorino (BIOLOGICO)

A seguire l’incontro con  FRESCOBALDI
“Da quell’incontro, Luce fu Erano gli anni Settanta, quando il Merlot fece il suo ingresso a Montalcino per mano della Famiglia Frescobaldi.
Così, quando a metà anni Novanta, Vittorio Frescobaldi incontra Robert Mondavi è anche grazie a quell’esperienza pionieristica che si dà inizio a un nuovo capitolo nella storia dei grandi rossi toscani.
Un percorso presentato attraverso una verticale di Tentua Luce, 2011 – 2013 – 2019.

Lunedì 6 Giugno  è stata la volta dell’AIS con la masterclass dedicata a MARISA CUOMO
con la verticale di FIORDUVA 2007 – 2009 – 2015 – 2017 – 2019 – 2020
“Un vino appassionato che sa di roccia e di mare”


Seguita poi, con “Le Famiglie Storiche” – L’Amarone 2011:
Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi
Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta sant’Antonio
Tommasi, Torre d’Orti, Venturini, Zenato


Intanto all’Hotel Vesuvio Sala Mascagni si è tenuto il Concorso Miglior Sommelier della Campania.AIS

Martedì 7  a chiudere la Fisar che prima ha risalito le pendici dell’Etna, fermandosi a PASSOPISCIARO
Passobianco 2019 | Passopisciaro
Passorosso 2019 | Passopisciaro
Contrada C 2019 | Passopisciaro
Contrada G 2019 | Passopisciaro

È toccato, poi, alla Campania, prima con la presentazione del progetto “Grease” di
Feudi San Gregorio: tecnologie 4.0 per la gestione sostenibile del vigneto e il miglioramento del Greco, con vini sperimentali, poi con la Falanghina, regina bianca della Campania:
Azienda Agricola Nugnes – Falerno del Massico bianco doc “Tacito”
Azienda Agricola I Mustilli, Vigna segreta, falanchina del Sannio-  Sant’Agata dei Goti doc
Azienda Salvatore Martusciello – falanghina dei campi Flegrei  “Settevulcani “
Azienda Terredora di Paolo – Campania Falanghina IGT
Azienda Albamarina – Falanghina del Cilento

ha concluso l’evento la premiazione  dei 50 Top Italy Rosé – Guida ai Migliori Rosati d’Italia 2022 |  Sul podio: Ceraudo, Bonavita e Leone De Castris

14.000 presenze hanno popolato la sedicesima edizione, oltre 2500 etichette in degustazione delle 250 aziende produttrici provenienti da tutta la penisola, con un particolare focus sulla filiera del “Vitigno Campania”.

“Siamo estremamente soddisfatti – commenta Maurizio Teti, direttore di VitignoItalia – dei risultati ottenuti, che credo siano il giusto riconoscimento per il grande lavoro svolto. La prima giornata, ma ancor più quelle di lunedì e martedì, hanno dato ottimi riscontri in termini di affluenza di pubblico, sia italiano che internazionale”.

Grande entusiasmo e partecipazione anche per i seminari e workshop, tutti sold out, utili tanto per gli appassionati quanto per gli operatori del comparto.
Agli incontri tematici ha potuto partecipare anche il pubblico internazionale, grazie alle traduzioni in simultanea messe a disposizione dei WineLovers esteri, che continuano a consolidare di anno in anno la loro presenza alla manifestazione.
La sedicesima edizione di VitignoItalia ha saputo amalgamare i molteplici territori e le numerosissime sfaccettature del panorama vitivinicolo campano e di tutta la Penisola, riunendo a sua volta un pubblico estremamente eterogeneo in un clima di entusiasmo e, soprattutto, di ripartenza.

Vitigno Italia, 6 giugno, masterclass: verticale di Fiorduva

Immagino, ma in realtà ho visto la scena di chi affronta la passeggiata che porta a Castel dell’Ovo.
La sensazione è quella di fare un tuffo nel medio, di essere tra mercanti di ambrosia, che girano tra corti e castelli, tra giochi e tornei, per allietare gli avventori, con il nettare degli dei.
La realtà non è poi così lontana dalla fantasia, perché per 3 giorni, mercanti ed avventori si incontreranno a Castello, quello che si racconta custodire un uovo magico. Giullari di corte saranno, con il dovuto rispetto, i sommelier, che con la capacità di racconto di cui sono dotati, narreranno storie di vino, che parleranno di luoghi, di costumi e di eroi: le gesta di donne e uomini nei campi.

Il caldo è intenso, la brezza del mare corrobora, gli ospiti affaticati dalle irte salite, si concedono a libagioni. Nelle sale il tintinnio dei calici si alterna a quello della fuoriuscita dei tappi che liberano le nuove annate alla vita.
In alto, nella sala Megaride (dedicata proprio al nome dell’isolotto su cui si erge il castello) meno di 30 privilegiati, affrontano un percorso a ritroso nel tempo, che segue l’itinerario dé “il sentiero degli Dei”, in Costiera Amalfitana, dove la viticoltura eroica si pratica quotidianamente.
Terrazze che dominano il mare: con tutto il bello che lo avvolge, come poteva non essere un vino straordinario?

Non è la prima volta che ho la possibilità di partecipare ad una verticale Marisa Cuomo e del suo Fiorduva, ma mai mi era capitato di vivere una degustazione in maniera cosi immersiva.
Andrea Ferraioli è andato a fondo. E’ partito dal nome, dal suo significato, ignorato da molti.
Fiorduva non è dedicato, come si potrebbe facilmente pensare al fiore dell’uva, bensì nasce dall’idea di raccontare i due tesori del luogo in cui viene prodotto : il fiordo e l’uva.
Poi il percorso di ricerca e di sperimentazione sui vitigni autoctoni, le vinificazioni separate già dal ’95 con il professore Moio.
Ci ha descritto le singole proprietà : la vendemmia tardiva del Ripoli; quella precoce del Fenile, che arriva carico e segnato dal sole, della Ginestra, della Pepella.
La volontà di capire, di aspettare, fino alla conditio sine qua non del professore, che dopo aver assaggiato una sintesi, dopo qualche anno, pretese che il vino fosse messo in commercio, affinchè la collaborazione continuasse.
I cuori sono pregni di emozione, adesso bisogna soddisfare quella sensazione di arso, di bere quel nettare che intanto è stato versato nei calici.
L’oro è il colore dominate, si passa da quello più tenue delle annate recenti a quello antico, unico, brillante, intenso, ammaliante della 2009.
Come racconta Gabriele Pollio, il sommelier Ais che ha il compito di descriverlo tecnicamente, i profumi sono quelli della Costiera amalfitana, dei fiori, dei frutti, della terra: Il gesso, le erbe aromatiche, il limone.
Progressione minerali intense con morbide chiusure; lunghe persistenze; Freschezza sempre, aldilà del tempo. L’evoluzione del legno, più presente, nelle annate degli anni duemila, divenuto sempre più discreto nell’utilizzo, nei due decenni successivi.
Un vino importante, che parla Italiano nel mondo e lo fà con accento Campano.
Si dice che: “quando si viene a Napoli, si piange due volte: una quando si arriva e una quando si va via. Dopo una degustazione del genere, sarà difficile non emozionarsi al solo pensiero.

Intanto, per chi volesse vedere, quello di cui parlo, può guardare il video che segue

MARISA CUOMO
VERTICALE FIORDUVA 2007 – 2009 – 2015 – 2017 – 2019 – 2020


***qui l’altra masterclass che abbiamo seguito: https://www.20italie.com/masterclass-vitigno-italia-amarone/

VitignoItalia | Il vino, a Sud.

Comincia oggi, 5 giugno 2022, la sedicesima edizione del Salone VitignoItalia.

3 giorni nella splendida cornice di Castel dell’Ovo di Napoli dove 300 cantine italiane per oltre 2000 etichette si mostreranno al pubblico e a oltre 30 buyer. In programma degustazioni guidate da Scuola Europea Sommelier, Ais Campania e Fisar.

Dopo due anni di stop, si ritorna finalmente con oltre 20 ore di degustazioni e convegni.

A cura di Scuola Europea Sommelier

Domenica 5 Giugno – ore 16:30
Umani Ronchi
I VITIGNI BIANCHI DELLA COSTA ADRIATICA – Dai Castelli di Jesi all’Abruzzo
In degustazione:
VECCHIE VIGNE 2020 – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc (BIOLOGIO)
VECCHIE VIGNE 2016 – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc (BIOLOGIO)
PLENIO 2020 – Castelli di Jesi Verdicchio DOCG Classico Riserva
PLENIO 2010 – Castelli di Jesi Verdicchio DOCG Classico Riserva
CENTOVIE 2020 – Colli Aprutini Igt Pecorino (BIOLOGICO)

Domenica 5 Giugno – ore 18:30
FRESCOBALDI
Da quell’incontro, Luce fu
Erano gli anni Settanta, quando il Merlot fece il suo ingresso a Montalcino per mano della Famiglia Frescobaldi.
Così, quando a metà anni Novanta, Vittorio Frescobaldi incontra Robert Mondavi è anche grazie a quell’esperienza pionieristica che si dà inizio a un nuovo capitolo nella storia dei grandi rossi toscani.
Entreremo in questo fantastico progetto realizzato attraverso una verticale di Tentua Luce, 2011 – 2013 – 2019.

A cura di Ais Campania

Lunedì 6 Giugno – ore 15:30
MARISA CUOMO
VERTICALE FIORDUVA 2007 – 2009 – 2015 – 2017 – 2019 – 2020
“Un vino appassionato che sa di roccia e di mare” – L. Veronelli
conduce: Luciano Pignataro

Lunedì 6 Giugno – ore 17:30
Le Famiglie Storiche – L’Amarone 2011:
Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi
Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta sant’Antonio
Tommasi, Torre d’Orti, Venturini, Zenato
conduce: Luciano Pignataro

Lunedì 6 Giugno – ore 19:00
FEAMP
Degustazione con abbinamento ai prodotti ittici e presentazione della guida
aziende vitivinicole campane a cura dell’Assessorato Agricoltura e Ais Campania

CONVEGNI

Lunedì 6/Giugno – ore 14:00 / 19:00 – HOTEL VESUVIO (Sala Mascagni)
Concorso Miglior Sommelier della Campania.
AIS CAMPANIA

A cura di Fisar

Martedì 7 Giugno – ore 15:30
ETNA – PASSOPISCIARO
Passobianco 2019 | Passopisciaro
Passorosso 2019 | Passopisciaro
Contrada C 2019 | Passopisciaro
Contrada G 2019 | Passopisciaro

Martedì 7 Giugno – ore 17:15
FEUDI DI SAN GREGORIO
PRESENTAZIONE PROGETTO GREASE: TECNOLOGIE 4.0 PER LA GESTIONE SOSTENIBILE
DEL VIGNETO E MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA’ DEL VINO GRECO.
DEGUSTAZIONE DEI VINI SPERIMENTALI OTTENUTI.

Martedì 7 Giugno – ore 18:30
La Falanghina – Regina bianca della Campania:
Azienda Agricola Nugnes – Falerno del Massico bianco doc “Tacito”
Azienda Agricola I Mustilli – VIGNA SEGRETA FALANGHINA DEL SANNIO – SANT’AGATA DEI GOTI DOC 
Azienda Salvatore Martusciello – FALANGHINA DOC CAMPI FLEGREI “SETTEVULCANI “
Azienda Terredora di Paolo – Campania Falanghina IGT
Azienda Albamarina – Falanghina del Cilento

CONVEGNI

Martedì 7 Giugno – ore 17:30 – HOTEL VESUVIO (Sala Mascagni)
EXTRA VERGINE – UN FUTURO SOSTENIBILE
BRANDING – TRACCIABILITA’ – TRADIZIONE – TURISMO

Introduzione Raffaele Amore – Presidente Comitato Promotore Olio Campania I.G.P.
TERESA DEL GIUDICE – Ordinaria di Economia Agraria Federico II Napoli
GIUSEPPE FESTA – Direttore del Corso “Wine Business”, Università di Salerno
LUCA MARTUSCELLI – Presidente Associazione Unisapori, Università di Salerno

conclusioni: Nicola Caputo – Assessore all’Agricoltura Regione Campania
modera: ITALO SANTANGELO – Agronomo Pubblicista

Sono stati invitati ad intervenire rappresentanti dei Consorzi di Tutela,
delle organizzazioni professionali agricole, del mondo della ricerca e delle categorie interessate.

Martedì 7 Giugno – ore 19:00 – CASTEL DELL’OVO (Terrazza)
Premiazioni:
50 Top Italy Rosé – Guida ai Migliori Rosati d’Italia 2022

Foto: vitignoitalia.it

Dal 5 al 7 giugno 2022 / 15:00 – 22:00
Castel dell’Ovo
Via Eldorado, 3 – Napoli

Ticket acquistabili su: https://www.azzurroservice.net/biglietti/vitignoitalia-2022

La Campania del vino fa prove di convivenza. Campania.Wine

Non è facile! Non sarà mai facile!
Che sia dettato da sentimenti di passione e di amore verso il vino, o da convenienza,
poco conta: c’è una novità!
Combinazioni astrali che coincidono, pezzi di puzzle che s’incastrano i perfettamente, non da meno l’approvazione inaspettata di un finanziamento europeo, hanno fatto si che, dopo l’appuntamento di ottobre si sia presentata l’occasione per i consorzi del vino campani, di scendere in campo uniti, sotto un’unica bandiera, quella di CAMPANIA.WINE
Qualcuno ha pensato e detto sottovoce, che sarebbe stato meglio prendersi del tempo, per evitare qualche errore organizzativo, altri invece, quelli propositivi, sono stati felici di partecipare a quella che potrebbe essere una svolta epocale.

Il futuro sta nella visione: “da soli si va veloci, insieme si va lontano”
Tre appuntamenti:Il primo a Palazzo Reale.
Location affascinante, un viaggio nel tempo emozionante:
l’invito a corte, l’ingresso da Piazza del Plebiscito, il salone delle armi del maschio An attraversare lo scalone d’onore (che Montesquieu definì la scala più bell’d’Europa) sedersi tra le poltrone del teatro privato, ma anche solo affacciarsi e trovarsi difronte il colonnato e la Basilica che circondano e racchiudono la piazza.


150 produttori coinvolti nelle degustazioni “walk around wine tasting.
masterclass di approfondimento sulle bollicine, rosati, bianchi e rossi Campani, presentate dal giornalista eno-gastronomico Luciano Pignataro, accompagnate dai riferimenti storico/culturali, risultate leggere e fruibili anche da un pubblico meno dotto.
I Forum, durante i quali si sono confrontati i consorzi e tutti gli attori regionali e ministeriali dell’agricoltura, hanno avuto come tema:”Le indicazioni geografiche come patrimonio sostenibile della Campania e il ruolo dei consorzi di tutela” 



Nei video che seguono, troverete spunti di riflessioni e pensieri degli attori principali dell’evento.
Grazie A Campania.wine, ma soprattutto a Luciano Pignataro, che da bravo mentore, ci porta nei posti in cui la passione e la cultura del fare, inebria l’aria, come quella che si respira in cantina quando il “Mosto” fermenta.
Sarà un piacere poterne seguire gli sviluppi, piena e totale disponibilità, nel nostro piccolo, ai consorzi.

Cantina San Michele Appiano presenta FALLWIND

La convinzione di valorizzare al massimo e di narrare il terroir della Cantina San Michele Appiano.
È con questi valori che nasce FALLWIND, il marchio che rappresenta al meglio il territorio e la zona di coltivazione della cantina eccellenza dell’Alto Adige.
“La qualità non conosce compromessi” la frase del winemaker Hans Terzer composta dalle parole che più contraddistinguono il lungo percorso di San Michele Appiano, cantina eccellenza dell’Alto Adige.
Per lui, che da oltre 40 anni perfeziona anno dopo anno con passione i vini che questo terroir sa offrire, ogni varietà ha bisogno di una collocazione particolare in vigna, con rese che devono essere improntate sulla qualità. Affinché questa qualità sia sempre garantita, ecco l’idea di rilanciare i vini, precedentemente rientranti nella linea SELEZIONE, che al meglio rappresentino il loro terroir, chiamandoli con il nome del vento di caduta che caratterizza tutta la zona di coltivazione della Cantina San Michele Appiano, FALLWIND.

FALLWIND, così chiamato da sempre dalla popolazione locale, è il vento che soffia ogni giorno e veglia sui vigneti, in grado di creare il microclima perfetto perché le uve siano al massimo del loro splendore e capaci di donare, grazie al prezioso lavoro dei soci viticoltori di San Michele Appiano, vini caratterizzati da freschezza, proprietà aromatiche e longevità.
È su questi valori, considerati il pilastro della produzione vitivinicola di San Michele Appiano, che si è ritenuto necessario evolvere sotto un unico nome rappresentativo per tutto il territorio, ossia FALLWIND, tutti i vini provenienti dai vigneti selezionati, ambasciatori del proprio terroire che rispecchiano in modo unico i punti di forza dei vari piccoli impianti.
Si tratta di singoli terreni su cui viene coltivata la vite da secoli.

A seconda della varietà, i vini vengono vinificati in acciaio o in legno con l’obiettivo di raggiungere una piena complessità e un bouquet raffinato.
La cura in vigna grazie all’intenso lavoro manuale sotto le rigide direttive sulla qualità, li contraddistinguono in Italia e nel mondo come vini ricercati, di carattere e ben strutturati.
Dieci i vini di FALLWIND tra i bianchi e i rossi dell’Alto Adige che al meglio esprimono il suo terroir: per i bianchi Sauvignon, Chardonnay, Pinot Grigio, Riesling e, novità, l’introduzione nella selezione il Gewürztraminer prodotto da vitigno autoctono.
Per i rossiPinot Noir Rosè, Schiava e leRiservePinot Noir, Lagrein e Merlot Cabernet. Fuori dal coro, ma parte della selezione della CantinaSan Michele Appiano, è il Pinot Bianco Schulthauser che mantiene nome e sua etichetta storica.
È ottenuto dai vigneti dell’omonima zona sopra Castel Moos ad Appiano Monte tra i 540 e i 620 metri di altezza.
Considerato tra i vini bianchi più importanti della cantina per qualità e per la sua storia, questoPinot Bianco viene prodotto per la prima volta nel 1982.
L’immagine di FALLWIND è rappresentata da una simbologia narrativa, che è espressa da un’importante iconografia sull’etichetta dei vini:un’antica incisione del Macaion, parte del massiccio della catena montuosa della Mendola che sovrasta sulla Strada del Vino diAppiano.
Non manca il simbolo che raffigura lo stemma dei signori di Appiano nato nel primo periodo medievale, composto da una stella e un chiaro di luna calante, icone colme di storia e significato, che si perdono tra i miti nelle pieghe del tempo e ancora oggi di grande valenza espressiva.
E infine, è incisa la frase in latino Ventus ferat, Ventus creat (ossia “il vento soffia, il vento crea”), elemento tra tutti gli altri della natura che rende perfetto il microclima che caratterizza il terroir e garantisce e preserva la qualità dei vini della Cantina San Michele Appiano

Esperienza immersiva nel territorio della Valpolicella e del Lago di Garda in occasione di grandi e piccoli eventi organizzati a Villa Cariola

Non solo in vacanza, Villa Cariola offre l’opportunità di vivere e scoprire il territorio della Valpolicella e del Lago di Garda in occasione di un evento. Matrimoni, meeting aziendali, cene di gala, eventi intimi o grandi ricevimenti sono l’occasione perfetta per concedersi qualche giorno di relax nella splendida dimora storica e Boutique hotel 4 stelle a Caprino Veronese e per godersi al contempo un’esperienza immersiva grazie alle iniziative promosse dalla struttura.
 
Caprino Veronese (VR), 31 marzo 2022 – Matrimoni, meeting aziendali, cene di gala e workshop. A Villa Cariolasplendida dimora storica e Boutique Hotel 4 stelle a Caprino Veronese, ogni occasione è perfetta per concedersi un’emozionante esperienza immersiva tra lago, colline e vigneti. Il motivo? Villa Cariola non solo gode di una posizione strategica ai piedi del Monte Baldo e a soli 15 minuti dal Lago di Garda, ma è anche ambita location per l’organizzazione di eventi e per la ricca proposta di ospitalità e attività alla scoperta del territorio.
 
Dotata di numerose sale interne in stile settecentesco, terrazze panoramiche, una vista unica sulla Valpolicella e la disponibilità, in ogni fase dell’organizzazione, di una wedding planner, Villa Cariola è meta esclusiva per la celebrazione di matrimoni, tanto da essere stata premiata dal 2016 al 2021 con il Wedding Awards di matrimonio.com. La Sala Feste, con i suoi ampi e luminosi spazi, può accogliere fino a 200 persone e consente di accedere direttamente al suo interno con allestimenti ingombranti, auto e altre attrezzature. Per gli eventi più intimi, l’elegante Sala Note, con i suoi affreschi rinascimentali, può ospitare fino a 90 persone.
 
Le Sale della Villa e gli spazi esterni vengono allestiti su misura e attrezzati con le più moderne tecnologie, diventando location d’eccellenza anche per piccoli e grandi eventi aziendali, meeting, workshop e congressi. L’esclusivo ristorante interno, con l’offerta di una selezione di piatti della tradizione, rivisitati in chiave moderna, e cucina internazionale, è il fiore all’occhiello di Villa Cariola per l’accoglienza di cene di gala per oltre 400 persone.
 
Ad offrire professionalità ed assistenza in ogni fase dell’organizzazione, il manager della struttura Omar Gastaldelli che dichiara: «Ogni tanto mi viene chiesto come si fa ad organizzare eventi di successo. A questo sono solito rispondere che, anche dopo oltre 15 anni e migliaia di eventi organizzati, è la soddisfazione e la gioia dei nostri clienti, che apprezzano il nostro impegno e la nostra professionalità, che ci spinge a dare sempre il meglio. Sicuramente la passione è uno dei segreti del successo, ogni anno crescente, della nostra location, unita all’incredibile magia che questa dimora storica, immersa in un’oasi di verde e fiori, riesce a trasmettere ad ogni nostro ospite».
 
Villa Cariola regala l’occasione di vivere un’esperienza a 360 gradi, grazie anche agli eccellenti servizi in termini di ospitalità. Sono 36 le camere (tra suite, preziose junior suite e camere standard) e 100 i posti letto, che la struttura mette a disposizione di chi desidera trascorrere qualche giorno di relax e svago, oltre alla giornata del grande evento offrendo così l’opportunità di vivere e scoprire il territorio della Valpolicella e del Lago di Garda. Gli 8 ettari di parco, con piscina estiva olimpionica, Pool bar, sauna a legna a forma di botte e un’area dedicata agli amici a 4 zampe, costituiscono l’oasi di pace in cui gli ospiti possono vivere momenti di puro benessere.
 
Numerose, infine, le proposte di attività e soluzioni per chi ama storia e cultura, cibo e vino di qualità: oltre alle esperienze di degustazione al Ristorante Vecchia Doganache offre un’ampia selezione di specialità mediterranee e gardesane proposte dallo chef Davide Rangaioli, Villa Cariola invita gli ospiti ad immergersi nella natura delle colline tra il Lago di Garda e il Monte Baldo con emozionanti escursioni a piedi o tour in barca.

bosco de medici

Bosco de’ Medici, viticoltura di qualità all’ombra del Vesuvio

Ignoriamo, per un attimo, dove ci troviamo e a che punto del percorso di qualità sia giunta la viticoltura in Campania. Cancelliamo pure gli anni bui dell’enologia del “dopo”: quelli del dopoguerra e dopo terremoto. Gli strascichi dell’assurda villania contro ambiente e territorio. Le naturali, miopi diffidenze verso i pionieri della modernità e l’apporto positivo delle giovani leve. Chiediamoci piuttosto cosa possa trascinare verso la notorietà produttiva un determinato luogo. Parlare di Vesuvio vuol dire parlare della forza del Vulcano, di terreni scuri e caldi che scrocchiano sotto i piedi, di vini tesi e potenti con una vena minerale spinta, frammista a nerbo acido e agrumato. In sintesi l’animo mediterraneo che si fonde nei ricordi di chi vive realtà in profonda trasformazione. Alzi la mano chi non ha sentito il profumo dei fiori di gelsomino, delle foglie di limone, di un rametto di rosmarino. Per non dimenticare il sapore del cedro maturo e della ciliegia appena colta dall’albero, eterne madeleine proustiane che, come il fegato di Prometeo, ricrescono a ogni morso della mente.

In tale contesto, Giuseppe Palomba dell’azienda Bosco de’ Medici rappresenta degnamente il ruolo da erede di una dinastia di coltivatori avveduti e preparati. Il nome della cantina prende spunto da un fatto storico, quando nel 1567 un ramo della dinastia fiorentina dei Medici si trasferì nel Regno di Napoli, acquistandone un feudo. Luigi de’ Medici, Primo Ministro del Regno, desideroso di arricchire la cantina della residenza napoletana con nobili vini del feudo, affidò al nipote prediletto il compito di elevare la qualità dei vini di famiglia. Qui la fillossera non ha attecchito; le viti crescono ancora a “piede franco”, senza bisogno di essere innestate su radici di vite americana.

Le tradizioni consentono ancora l’espansione dei filari per propaggine e l’allevamento a pergola ed alberello romano con pali di sostegno in castagno. Il prezzo da pagare consiste, però, nel dover curare ogni aspetto in modo manuale e maniacale, lavorando con forza e sacrificio gli arcigni terreni. A ciò si aggiunge il rispetto per metodologie millenarie, quando a Pompei si produceva il cosidetto Vinum Pompeianum che veniva invecchiato anche 25 anni.

Alcune famiglie si erano specializzate nella viticoltura e facevano sostare il mosto nelle anfore, per ottenere il “mulsum”, un vino dolcificato con l’aggiunta di miele: queste tecniche di affinamento sono rimaste valide e simili a quelle odierne, al punto tale da essere seguite da molti produttori locali. L’esempio più evidente sono i “dolia”, recipienti di terracotta che nella fase di fermentazione, per controllare la temperatura, venivano interrati.

Varietà a bacca bianca quali Caprettone e Falanghina, nonché Piedirosso e Aglianico per quelle a bacca rossa. Tutti autoctoni storici ai quali si aggiunge il recupero di ceppi antichissimi quali Uva del Conte, Catalanesca e Uva Cavalla che Bosco de’ Medici sta sperimentando in purezza, grazie alla consulenza dell’enologo Vincenzo Mercurio.

Una vera e propria cantina gioiello, con una parte riservata a fattoria didattica e un luxury resort completato da piscina con vista sul Vesuvio, che offre in aggiunta alla produzione vitivinicola un’ampia filiera di prodotti della terra a km zero, come passate di pomodoro, legumi nostrani e marmellate di arance. 

E veniamo dunque al nocciolo della questione: l’assaggio dei vini aziendali. Si parte dal bianco d’ingresso il Pompeii Bianco assaggiato sia 2020, attualmente in commercio, che nella vintage 2017.

La differenza sostanziale la da la sosta in anfora, 100% macerata per la versione agée dagli straordinari richiami di ginestra, albicocca disidratata, zafferano e scorza di cedro. Sorso lungo, dinamico ed appagante, che sfata il mai rinnegato tabù di una tipologia senza prospettive di resistenza al passare del tempo. La 2020 è ancora tagliente, in fase di assestamento con note di lime e gelsomino, ma promette equilibrio e durata persino maggiori della ’17.

Il Lavaflava Lacryma Christi Bianco 2020 blend di Caprettone e Falanghina rappresenta il deus ex machina delle loro etichette: agli inizi si voleva produrre soltanto questa tipologia. Il rammarico del nonno prima e di Giuseppe poi è di non poter rientrare nella Denominazione con le vigne di Pompei, causa non adeguamento del Disciplinare. Si deve pertanto ricorrere agli appezzamenti più lontani sempre di proprietà, nel territorio del comune di Terzigno, con il vigneto del “Colonnello”, chiamato così perchè nella metà del secolo scorso veniva utilizzato da un colonnello dell’esercito per trascorrere i suoi periodi di licenza. Il risultato è un vino eccellente per forza calorica, frutta quasi candita che richiama a tratti il lampone di bosco e una scia salmastra finale molto persistente.

Altro esperimento riuscito il Dressel 19.2 in pochissimi esemplari, dedicato all’archeologo tedesco cui Pompei deve la notorietà internazionale. Dall’estesa particella “La rotonda”, che prende il nome dalla sua forma circolare ed offre una magnifica vista panoramica che dal golfo di Napoli a quello di Salerno. Caprettone 100% vinificato in anfora con macerazioni comprese tra 20 e 40 giorni senza controllo di temperatura. Sorso pieno ed appagante che vira verso nuance mielose e speziate per finire verso cioccolato bianco in polvere.

Chiudiamo con una veloce trattazione dei rossi, evidenziando la spinta fortemente bianchista di Giuseppe, con il Pompeii 2020 da uve piedirosso e tipiche sensazioni di guarrigue, ribes nero, chiodi di garofano ed arancia tarocca. Anche qui, nel parallelo con la 2017 si evidenzia nella seconda un equilibrio maggiore, tra note voluttuose di amarene mature, china e pepe nero. L’Agathos 2018 è la versione in tonneaux di secondo passaggio dal grande potenziale. Un gusto che ammicca a determinati mercati esteri, anche con un prezzo elevato, ma che non disdegna quello italiano non essendo presenti temute invadenze boisé di prodotti similari.