Vino Nobile di Montepulciano: The History Teller

Il Vino Nobile di Montepulciano cambia la sua veste grafica, nell’attesa della nuova tipologia “Pieve” prevista per il 2024. Una celebrazione itinerante promossa dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano a nome del Presidente Andrea Rossi, abile mediatore delle diverse anime di un areale ricco di storia e differenti vedute stilistiche. Abbiamo ascoltato, al ristorante L’ebbrezza di Teonilla a Napoli l’11 ottobre scorso, un sincero resoconto dei punti di forza e di qualche criticità vissuta dall’intero comparto, che sembrano finalmente risolte di fronte alle impegnative sfide del futuro. Mancherebbero ulteriori investimenti economici sul territorio ed un aggiornamento delle pratiche agronomiche a supporto dell’evidente cambiamento climatico per completare il quadro, ma c’è tanto fermento positivo. Obblighi comunque impellenti per compensare quel gap residuo con le altre Denominazioni celebri della Toscana. Non dimentichiamo, in fin dei conti, che parliamo pur sempre della prima Docg certificata nel 1980 per un vino rosso. Interessante, infine, l’istituzione di Commissioni per la qualità, produzione e sostenibilità, con un confronto vivo tra le vecchie generazioni e le giovani leve inserite d’obbligo nel processo formativo. Una vera rivoluzione rispetto al passato. 

Diamo alcuni numeri a supporto: il controvalore del patrimonio complessivo è di un miliardo di euro circa, tra valori rurali, fatturato e produzione. Ciò pur in presenza di una superficie vitata ridotta di appena 1.210 ettari iscritti a Vino Nobile di Montepulciano Docg e 305 iscritti a Rosso di Montepulciano Doc. Oltre 250 viticoltori (circa 90 imbottigliatori) a contendersi un “fazzoletto di terra” dai contorni bellissimi posto sulle meravigliose colline toscane. Nel 2021 sono state immesse nel mercato 6,8 milioni di bottiglie di Vino Nobile (+21,4% rispetto al 2020) e 2,6 milioni di Rosso di Montepulciano (+6,4% rispetto al 2020), con un incremento significativo del mercato interno. Continua la tendenza di crescita degli ultimi anni per la vendita diretta in azienda che ha raggiunto il 30%. Per quanto riguarda l’estero, il vero tasto dolente di un corretto posizionamento di mercato, si assiste ad una torta divisa a metà tra Europa e paesi extra Ue. La Germania continua ad essere il primo mercato del Nobile con il 39% della quota esportazioni. Il secondo Paese di riferimento è quello degli Stati Uniti arrivando a rappresentare il 26% dell’export del Vino Nobile di Montepulciano (+4% rispetto al 2019). Successo anche per i mercati asiatici, balcanici ed extra Ue con oltre il 4% delle esportazioni. Le indiscrezioni di una revisione al rialzo (più che dovuta per la qualità complessiva offerta) dei prezzi e delle proposte di vendita della selezione “Pieve” non possono che indurci ad un cauto ottimismo per vedere invertito un trend ribassista che aveva penalizzato sin qui l’areale.

La menzione “Pieve” (attualmente il disciplinare prevede Vino Nobile di Montepulciano e Vino Nobile di Montepulciano Riserva), nasce da un percorso metodologico che ha visto il consenso e la partecipazione di tutte le aziende produttrici. Un percorso di studio della denominazione stessa, che grazie a momenti di incontro, confronto e di analisi collettiva, ha portato alla nascita di una “visione” univoca di Vino Nobile di Montepulciano. Una visione supportata dalla ricerca anche degli esperti, approfondita dalla zonazione e da ricerche nelle biblioteche ed archivi storici, fino ad arrivare al Catasto Leopoldino del 1800. Un vino che avrà come caratteristiche il territorio (con 12 sottozone UGA), l’uvaggio che sarà legato al Sangiovese e ai soli vitigni autoctoni complementari ammessi dal disciplinare con uve esclusivamente prodotte dall’azienda imbottigliatrice. L’altra novità è che verrà istituita una commissione interna al Consorzio composta da enologi e tecnici la quale avrà il compito di valutare, prima dei passaggi previsti dalla normativa, che le caratteristiche corrispondano al disciplinare stesso.

E veniamo ad un momento più spensierato del discorso, quello del personale miglior assaggio di serata. Se lo aggiudica la Cantina Chiacchiera, piacevole scoperta per il sottoscritto, che ha saputo dare identità e carattere al suo Vino Nobile di Montepulciano 2019. Giovane realtà con vigne a Cervognano, zona vocatissima, gestita dal 2010 dalla famiglia di Emanuela Mancianti. Piccolo saldo di Canaiolo e Mammolo con vigne di età compresa tra 15 e 40 anni. Fermentazioni tra cemento ed acciaio e successivo affinamento in contenitori di medie dimensioni. “Delicatezza” il suo soprannome, soffusa tra essenze di ciliegia matura e fiori di glicine e violetta. Un tannino cesellato come dall’abile mano di uno scalpellino. Appetitoso come il piatto proposto in abbinamento: mezzemaniche al ragù di maiale nero con zucca e pecorino bagnolese leggermente piccante. La cucina di Luca, Dario ed Antonio de L’ebbrezza di Teonilla sa unire gusto e prodotti di alta gamma, sostanza e classe al tempo stesso. Il piacevole ricordo di una serata di gloria per il Vino Nobile di Montepulciano. Un ringraziamento finale va a Stefano Carboni di Mg Logos Roma per l’organizzazione e la comunicazione.

La Rinascita incomincia dalla Speranza

Sabato 10 settembre Fontanafredda ha accolto più di 7000 presenze durante l’intera giornata.
Un successo determinato da esperienze culinarie, divertimento, cultura e musica che hanno coinvolto un pubblico variegato, dai winelovers alle famiglie.

Un’edizione all’insegna dell’eccellenza quella della Festa Della Vendemmia 2022 – La Rinascita incomincia dalla Speranza che ha celebrato il periodo più importante dell’anno con un ricco palinsesto di eventi di qualità. Più di 7000 presenze durante l’intera giornata; 1100 bottiglie di vino stappate; 600 kg di uva pigiata; più di 300 bambini coinvolti nelle attività di intrattenimento; 350 partecipanti alle visite nelle cantine storiche; 8 aree musica, 2 tour in bike nei vigneti. Questi i numeri di un programma che ha coinvolto i più affascinanti scorci di Fontanafredda.
Un susseguirsi di momenti dedicati al mondo del vino con visite alle cantina storiche e ai vigneti, all’alta cucina con “Degustando”, “Wood Truck”; occasione per far conoscere le eccellenze enologiche di Fontanafredda, l’alta cucina di Ugo Alciati, nonché visitare alcuni luoghi storici e significativi di questa realtà.

street food di “Bello & Buono” e Osteria Disguido, ma anche eventi di intrattenimento per tutte le età, tanta musica e spettacoli di giocoleria.

Otto aree musicali dedicate a esibizioni live, come i Finley, e dj set hanno arricchito un folto programma di spettacoli, cultura e gusto. Sono state 1100 le bottiglie di vino stappate per brindare alla vendemmia e 600 i kg di uva pigiata, nell’augurio di una grande nuova annata in arrivo.

A deliziare gli ospiti del Villaggio Narrante, 10 piatti accompagnati da specialità del territorio, grandi vini e cocktail, preparati dagli chef della nuova edizione di “Degustando”, evento in collaborazione con To Be Events: Giuseppe Lo Presti (Osteria Arborina), Ugo Alciati (Guido ristorante), Andrea Larossa (Ristorante Larossa), Francesco Marchese (FRE), Walter Ferretto (Il Cascinale nuovo), Emin Haziri (Cannavacciuolo Bistrot Torino), Antonio Romano (Spazio 7*), Stefano Sforza (Opera), Alfonso Russo (Ventuno.1) e Enzo Barillà (Eragoffi).

La selezione dei vini è stata curata da Fontanafredda, con bianchi, grandi rossi e bollicine. Oltre ai piatti, è stato possibile degustare le eccellenze gastronomiche di produttori come Pariani, La Perla di Torino e molti altri, tra salumi, formaggi, lievitati, dolci e gelati. Il tutto accompagnato dalla musica di intrattenimento DJ set.


Per i più piccoli si sono svolti gli spettacoli itineranti e di giocoleria dei fratelli Ochner, a seguire musica live e Dj Set Braontherocks. Il momento più atteso è stato l’esibizione della band Finley a partire dalle 21.30 sul grande palco del Lago. Presenti anche Vincenzo Scalabrino, il duo Dodo & Charlie e Madj che hanno animato l’area dei “Wood Truck” con cibo di strada all’ombra degli alberi secolari by Antignano Prodotto Tipico con i suoi tajarin all’uovo, Baladin con gustosi hamburger e pizza alla pala romana, Coj La Colomba con piatti tipici della tradizione piemontese e i dolci di Salute.

Grande successo per la visita ai vigneti by FPT Industrial con le bici di Webike durante la quale sono stati svelati tutti i segreti di una vendemmia a emissioni ridotte, grazie al trattore New Holland con motore FPT alimentato a biometano. E poi, le visite guidate alle cantine ottocentesche dalle 12.00 alle 18.00, il mercatino dell’artigianato e gli spettacoli per bambini di Daniela Febino. È stato possibile, inoltre, incontrare i Partner del Rinascimento Verde, che accompagnano Fontanafredda nel percorso della sostenibilità: oltre a FPT Industrial, anche Nomacorc con i primi tappi da vino al mondo realizzati utilizzando plastica riciclata, quelli della serie Nomacorc Blue line di Vinventions, insieme a quelli della Green line, a zero impatto di CO2 e derivati dalla canna da zucchero. Partner ormai consolidati della Festa anche Unipol Sai e VH Italia. Oltre al vino non sono mancati i cocktail di To be Events e le birre artigianali del birrificio Baladin.

La Festa della Vendemmia è una tradizione che Fontanafredda, ogni anno, reinterpreta in chiave moderna e sostenibile, in linea con la filosofia che contraddistingue il progetto del Rinascimento Verde. Quest’anno, inoltre, in occasione dei 30 anni dalla nascita del primo Barolo del Comune di Serralunga d’Alba, Fontanafredda si è fatta promotrice di un’iniziativa volta ad istituire la prima giornata mondiale per valorizzare questa denominazione comunale, il Serralunga Day, in data 9 settembre, che ha visto la partecipazione dei produttori della denominazione del Barolo del Comune di Serralunga d’Alba ed è stata rivolta ai media di settore, tra giornalisti specializzati e wine influencer.

I Piaceri del Gusto” dedicata alle eccellenze vitivinicole

Helmuth Köcher firma la rubrica dedicata alle eccellenze vitivinicole, italiane e nel mondo, del mensile “I Piaceri del Gusto” in edicola domani 22 settembre e allegato a La Stampa, La Repubblica, Gazzetta di Mantova e La Provincia Pavese.
Ogni mese un approfondimento destinato a una regione in cui The WineHunter, Helmuth Köcher, racconta il territorio, la vocazione enologica e le tradizioni alla base di una produzione vinicola d’eccellenza; un focus completato dalla scelta di tre vini degustati e selezionati personalmente. La prima uscita nel numero in edicola domani 22 settembre.
Un appuntamento mensile con Helmuth Köcher, The WineHunter e presidente dell’evento glamour nel panorama enogastronomico Merano WineFestival, nato dalla collaborazione tra il critico enogastronomico e l’inserto del Gruppo Gedi “I Piaceri del Gusto” diretto da Luca Ferrua e coordinato da Antonio Scuteri.


La rubrica si intitola “Sostiene Helmuth” ed è rivolta ai lettori wine lovers, e non solo, ai quali il meranese Helmuth Köcher presenta il mondo del vino con il racconto del panorama vinicolo, nazionale e internazionale, attraverso un viaggio per le regioni più vocate alla produzione del vino. Un excursus dedicato alle eccellenze enologiche, e che arricchisce il viaggio enogastromico del progetto editoriale Il Gusto attraverso le suggestioni di una tra le figure più autorevoli in campo enologico.
Nel numero de “I Piaceri del Gusto”, in edicola domani 22 settembre con i quotidiani la Repubblica, la Stampa, la Provincia Pavese e la Gazzetta di Mantova, The WineHunter inaugura “Sostiene Helmuth” con un intervento dedicato al mondo vinicolo della regione Abruzzo. Una completa panoramica sulla zona vinicola e la sua produzione d’eccellenza che, tra i principali vitigni, annovera da sempre Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano e Pecorino. Il focus è seguito dalla descrizione di tre vini degustati e selezionati personalmente da Köcher nel suo percorso di ricerca dell’eccellenza che ogni anno culmina con la manifestazione Merano WineFestival, quest’anno in scena dal 4 all’8 novembre 2022, tra le più importanti rassegne wine & food d’Italia.

Vendemmia 2022, Conegliano Valdobbiadene.

La Farra: uve Glera di assoluta qualità da cui provengono le selezioni per il Valdobbiadene DOCG.
Vendemmia 2022, La Farra: raccolta di uve Glera di assoluta qualità nell’area centrale della zona di Conegliano Valdobbiadene dalla quale provengono le selezioni per la produzione del Valdobbiadene DOCG. Nonostante il 2022 sia stato un anno duramente colpito dalla scarsità di piogge, specialmente nei mesi di luglio e agosto, è stata determinante la scrupolosa gestione agronomica da parte di tutti i collaboratori.

Una vendemmia di ottima qualità, con uve Glera dalla maturazione perfetta, grado zuccherino e acidità interessanti.


La cantina La Farra, a Farra di Soligo nel cuore delle Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Patrimonio UNESCO, tira le somme di un anno caratterizzato da mesi estivi particolarmente critici a causa della siccità, individuando nella vocazione naturale del territorio alla coltivazione della vite e nell’attenta gestione agronomica dei vigneti da parte dei collaboratori, i fattori determinanti dell’eccellente vendemmia e dei vini che ne verranno prodotti.
La raccolta manuale svoltasi nei giorni scorsi tra i vigneti di La Farra, azienda vitivinicola nel cuore delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene patrimonio mondiale Unesco, ha rivelato uve di assoluta qualità.


A partire dalla vendemmia di varietà complementari, come il Pinot nero (per la produzione del Prosecco DOC Rosé) e lo Chardonnay, concluse alla fine di agosto, l’eccellente stato sanitario dei grappoli faceva ben presagire anche per la raccolta della Glera. E infatti le piogge, giunte tra la fine di agosto e gli inizi di settembre, hanno permesso alle uve di raggiungere la perfetta maturazione e una gradazione zuccherina eccellente con una buona acidità considerata l’estate calda.

«Nonostante il 2022 sia stato un anno duramente colpito dalla scarsità di piogge, specialmente nei mesi di luglio e agosto l’ottima qualità riscontrata tra i vigneti nei giorni antecedenti alla vendemmia, hanno evidenziato l’importanza di alcuni fattori» afferma Innocente Nardi, proprietario dell’azienda insieme ai fratelli Adamaria e Guido. «Da un lato la grande vocazione del territorio delle nostre Colline alla coltivazione della vite: in particolare la capacità del terreno, conglomerato di origine morenica, di trattenere l’acqua e rilasciarla più lentamente in base alle necessità. Dall’altro l’impegno dei nostri collaboratori nella gestione delle diverse fasi agronomiche, quali la potatura verde e la cimatura, le lavorazioni interfilari per consentire all’acqua di trovare un terreno più morbido, lo sfalcio dell’erba meno frequente per impedire un’evaporazione troppo rapida dell’umidità. Una cura al dettaglio che è proseguita in vendemmia con la raccolta manuale dei grappoli che ne ha conservato la piena integrità. L’eccellenza si raggiunge con tanto sacrificio».

La vendemmia si è svolta nell’area centrale della zona di Conegliano Valdobbiadene, nei comuni di Farra di Soligo (dove è collocata la maggior parte dei vigneti dell’azienda e dalla quale provengono le selezioni per la produzione del Valdobbiadene DOCG), Pieve di Soligo, Follina e San Pietro di Feletto. Un anno dalla produzione non particolarmente elevata, ma che promette prodotti dall’eccellente livello qualitativo, piacevolmente aromatici e sapidi.

Cantine Astroni e Cantine dell’Averno.

Nella rassegna Campania Stories 2022, non potevano mancare le nostre interviste alle migliori realtà vitivinicole campane. Vogliamo concentrarci sull’analisi, con i relativi video, di due esponenti della Doc Campi Flegrei. La scelta è capitata, non tanto per caso, su un binomio di aziende paragonabile alle facce della stessa medaglia: Cantine Astroni e Cantine dell’Averno. La prima autentica corazzata del Comprensorio, con uno spiegamento di mezzi, tecnologie e risorse tali da proiettarla nell’Olimpo del vino che conta. La seconda vive l’artigianalità dei fratelli Mirabella, che costruiscono giorno dopo giorno il proprio destino come si fa con i mattoncini della Lego. Ne renderemo conto a voi lettori di 20Italie con spirito critico disincantato, analizzando i (tanti) pregi e gli aspetti su cui invece migliorare. Conoscere un territorio significa non solo avere a che fare con un pool di cantine che lavorano in fotocopia, ma soprattutto scoprire un organico di attori collaborativi ognuno con il proprio stile. Lo scopo deve essere sempre quello di arricchire il panorama delle proposte incuriosendo l’assaggiatore finale. Che il viaggio tra i Campi Flegrei abbia dunque inizio.

Cristina Varchetta

Partiamo da Cantine Astroni in compagnia di Cristina Varchetta della storica famiglia, che già nel 1800 coltivava la vite in terre per troppo tempo lontane da palcoscenici illustri. Fino agli anni ’90 del secolo scorso qui si produceva solo vino sfuso o al limite imbottigliato per il pronto consumo a tavola. La storia antichissima, i terreni vulcanici, l’impegno nei terrazzamenti ardui da mantenere erano cose conosciute solo a chi si sporcava quotidianamente le mani con la terra. Il territorio visse nel dimenticatoio, preso d’assalto come si fa con la diligenza dagli “indiani” della criminalità spicciola. Produttori come i Varchetta hanno saputo resistere a qualsiasi avversità: economica, politica, sociale e non ultima quella climatica. Hanno creato un presidio di legalità, di tradizioni e di cultura sempre più apprezzate in campo italiano ed internazionale. La Falanghina, clone autoctono ben diverso da altre zone vocate, viene declinata in versioni differenti unite da un sottile filo d’Arianna chiamato longevità. Gli ettari sono 27, di cui 15 di proprietà, su due appezzamenti principali: la collina tufacea dei Camaldoli, più fresca dalla vista mozzafiato che guarda verso Napoli e le sue vigne metropolitane. Infine il Cratere degli Astroni, polmone verde della città, riserva faunistica famosa sin dai tempi borbonici.

Proprio da queste zone ebbe inizio la nouvelle vague aziendale con nuovi impianti ed una cantina di vinificazione ed affinamento interrata di grande impatto scenografico. Vasche d’acciaio per i bianchi, straordinari nella piacevolezza del sorso. Vini identitari nella continua alternanza tra richiami succosi e terragni e note più fini di erbe aromatiche, dal tocco finale minerale lungo e prospettico. Abbiamo degustato alcune etichette tra le quali spicca la Falanghina Colle Imperatrice 2015 che non dimostra avere già 7 anni di vita. Se esistesse ancora qualcuno che dubiti della resistenza di un bianco non oltre il tempo di un’estate è giunta davvero l’ora del pentimento. Anche i Campi Flegrei sono riconosciuti a livello mondiale per la serbevolezza dei loro prodotti. Per quante chiacchiere si possano fare, l’unica spiegazione possibile riguarda l’interazione tra ambiente pedoclimatico e l’indispensabile attività dell’uomo, ben diverso dal classico, abusato concetto di “terroir”. 

Il secondo in ordine di importanza, il Piedirosso, tende a fare le bizze rispetto alla compaesana a bacca bianca. Più fragile, spesso si assopisce in fase fermentativa su toni di riduzione che sono il terrore dei vigneron. Soffre inoltre di malattie e marciume nelle annate interlocutorie, essendo una varietà tardiva. Cantine Astroni lo propone comunque nella sua leggerezza da tutto pasto, senza ammantarlo di vesti troppo ingombranti. Il futuro non può che essere promettente, a patto di mantenere la bussola della caparbietà e della qualità ad ogni costo.

Lo stupore dei luoghi continua giungendo nei pressi del Lago d’Averno, alle Cantine dell’Averno gestite dai fratelli Nicola ed Emilio Mirabella. Cosa spinga due persone a scegliere di stravolgere totalmente la vita alla fine del secolo scorso, per dedicarsi alla viticoltura, è una storia che vale il “prezzo” della visita. Loro conoscevano a memoria i terreni, giocando da piccoli tra i vecchi filari, mentre aspettavano il papà nel quotidiano lavoro da fattore. Immediato il ricordo alle madeleine di Proust e guardando gli occhi stanchi ma felici di Nicola si sente una stretta al cuore per un tempo che fu. L’enologo Carmine Valentino, vero maestro del settore, ha dato i giusti consigli per avviarli all’attività di imbottigliamento, abbandonando quella di conferitori d’uva. La cantina è delle dimensioni di un box doppio, con un’intelligente organizzazione degli spazi disponibili. 
Parva sed apta mihi dicevano i Romani, che consideravano mitologicamente l’Averno una porta d’ingresso verso l’inferno. Biologici convinti (Nicola è anche professore alla Facoltà di Veterinaria all’Università Federico II°), producono vini schietti e sinceri, ampiamente sotto i prezzi che meritano. Per essi l’importante è la buona accoglienza dei turisti ed appassionati che arrivano in visita. Ecco l’idea dell’agriturismo, aperto solo su prenotazione nei fine settimana, dove vengono vendute quasi la metà delle 15 mila bottiglie annue. Quattro le etichette presenti non in tutte le annate. Di base gli immancabili Falanghina e Piedirosso a cui si aggiungono due super riserve nelle stagioni generose per quantità e qualità. La loro interpretazione della Falanghina 2021, assaggiata davanti ad un eccellente piatto di linguine alla pescatora preparate da Emilio, è commovente. Per un istante dovete chiudere gli occhi ed immaginare di stare in una distesa di ginestre, albicocche succose e macchia mediterranea. L’estrazione si sente, complice la sosta sulle fecce fini e relativo batonnage, tuttavia è un’estrazione saporita di quelle che “aggiungono e non tolgono”. Cala lievemente la vivacità nel finale, pur nella sua compostezza, come fa il sipario di un’opera lirica davanti ad un bravo tenore. Per 8 euro franco cantina davvero non si poteva fare di meglio. 

Altra sorte il Piedirosso 2021 che dimostra evoluzione e sbuffi surmaturi. Ha sofferto l’annata impegnativa in termini di temperature torride e si muove con qualche zavorra sulle spalle. Il bello del fare vino alla vecchia maniera mai uguale alle vintage precedenti. Da segnalare infine le due Riserve, una per la Falanghina – Vigna del Canneto 2012 – attualmente in commercio e che ha ben digerito l’affinamento iniziale in legno, con nuance di cedro maturo e balsamicità. Il Pape Satan 2014 può rappresentare una nuova identità del Piedirosso, ma bisogna lavorarci ulteriormente per domare le parti verdi ed aumentarne la piacevolezza di beva. Setosi i tannini.

Ascoltiamo il racconto di Nicola Mirabella salutando l’edizione 2022 di Campania Stories. 

Terre de la Custodia, la vendemmia di una buona annata

Nella azienda agraria di Gualdo Cattaneo (PG) del gruppo Farchioni è iniziata la vendemmia delle varietà precoci: lo stato fitosanitario si conferma buono, ma è previsto un calo produttivo di circa il 10%. Dal 16 al 17 Settembre la cantina sarà presente con un proprio stand a Enologica

Settembre tempo di vendemmia anche in provincia di Perugia, alla cantina Terre de la Custodia grazie ad un inverno mite, nessuna gelata in primavera, l’andamento climatico è stato regolare, con temperature in linea con il 2020 e il 2021. Il clima estivo soleggiato e con scarsa umidità ha bloccato la diffusione delle principali malattie della vite, questo ha permesso di avere uve con uno stato fitosanitario sano e di eccellenza.
“Abbiamo iniziato la raccolta delle uve Grechetto, proseguiremo con il Sangiovese ed il Sagrantino, entro Settembre dovremo terminare la vendemmia di tutte le uve, siamo sostanzialmente in anticipo di circa 20 giorni rispetto alle vendemmie degli ultimi anni.” – dichiara Paolo Romaggioli, enologo Terre de la Custodia – “Lo stato sanitario è buono non abbiamo avuto problemi di malattie funginee o altro, avremo un piccolo calo di produzione a causa della grandine che ha lambito alcuni dei nostri vigneti. Siamo riusciti a contenere lo stress idrico entro certi limiti grazie all’irrigazione d’emergenza, in questi primi giorni di Settembre sta piovendo quasi ogni giorno e questo ci aiuta in particolare con le varietà Sangiovese e Sagrantino.

Le piante, infatti, hanno avuto il tempo di reidratarsi e stanno tornando lentamente al loro perfetto equilibrio, anche di pH. Su alcune referenze riusciremo anche ad aumentare la produzione, in particolare sul rosato piuttosto che sul Montefalco Grechetto. Ci aspettiamo vini che potranno entrare nel novero delle migliori annate.
Sotto il profilo turistico la cantina Terre de la Custodia ha vissuto una estate davvero soddisfacente, molti i turisti provenienti sia dall’estero che dalla nostra penisola, hanno potuto vivere esperiente entusiasmanti in cantina.
“Abbiamo avuto un incremento nell’afflusso in cantina di circa il 20%, molti i visitatori europei in particolare provenienti dal Benelux (Paesi Bassi, Belgio Lussemburgo) ma anche tanti italiani, una conferma della grande vocazione al turismo enologico della nostra regione.” – dichiara Daniele Sevoli, brand ambassador Terre de la Custodia – “In cantina vengono particolarmente apprezzati i prodotti premium della nostra linea insieme alle riserve. Il turista che arriva da noi, oltre ad essere fidelizzato, è molto esigente e alla ricerca continua di qualità.”

Dal 16 al 17 Settembre la cantina Terre de la Custodia sarà presente con un proprio stand a Enological’evento dedicato al vino in abbinamento al cibo, all’arte e alla musica organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco La Strada del Sagrantino.

COLTIVARE SENZ’ACQUA DÀ RAGIONE A PODERE29

L’INNOVATIVA SCELTA DI COLTIVARE SENZ’ACQUA DÀ RAGIONE ALL’AZIENDA VITIVINICOLA PODERE29
L’azienda vitivinicola pugliese con produzione biologica, coltiva seguendo i ritmi della natura
La siccità per la campagna è una condanna, lo sanno bene gli agricoltori soprattutto in questa estate così povera di pioggia. Coltivare senz’acqua però è possibile facendo scelte che guardano alla natura con rispetto come fa Podere29, azienda vitivinicola biologica di Cerignola che produce principalmente Nero di Troia, un vitigno autoctono dalle grandi qualità.


In Puglia di acqua ce n’è poca e si va verso una desertificazione. Continuare a scavare pozzi è un danno che non porta nulla perché nelle falde non c’è acqua. Allora è necessario fare altre scelte: “Per noi è la normalità. Non serve la pioggia se non quella che la natura offre. Gli anziani hanno sempre detto che l’acqua deve farla d’inverno. Ora, in attesa della vendemmia, l’acqua non serve più. La vite sa come produrre le uve con il nutrimento che ha. Come una mamma che ha un una certa quantità di latte e i figli con quello devono fare”. Sono le parole di Giuseppe Marrano titolare insieme al padre paolo di Podere29.


È arrivato il tempo anche in agricoltura di fare scelte eco sostenibili e di lasciare le coltivazioni intensive e di sfruttamento che richiedono molta irrigazione. Bisogna convertire e optare per colture che non hanno bisogno di acqua. È necessario coltivare con cultura, nel rispetto della terra.
Prosegue Giuseppe Marrano: “Alla base della nostra filosofia di coltivazione c’è il concetto di equilibrio. Abbiamo scelto una coltivazione super sostenibile. Nel sottosuolo non c’è acqua e quella che abbiamo del pozzo la utilizziamo per casa. La nostra scelta è di calibrare il numero di grappoli su ciascuna pianta. Se la pianta va in stress, questo affaticamento si ripercuoterà nella vendemmia successiva. Noi seguiamo ogni vite perché la pianta possa avere il suo equilibrio di crescita. Noi osserviamo le piante e dove la vigoria è minore bisogna aiutare la pianta per non indebolirla. Allora può succedere che ‘scarichiamo’ la vite togliendo i grappoli attraverso la pratica del ‘diradamento’. Questo, ovviamente, diminuisce la quantità ma aumenta la qualità senza disperdere acqua”.


Podere29 è una winery boutique con 14 mila bottiglie prodotte, prevalentemente destinate all’esportazione. Ha scelto di essere un’azienda a produzione biologica con scelte innovative e oltre a non irrigare, la vigna è lavorata solo con la zappa senza ricorrere a pesticidi, rispettando i principi della biodinamica. Tra i filari cresce la rucola, antisettico naturale che provvede a proteggere le piante. Tutto è in equilibrio e avviene in modo spontaneo, naturale, senza stravolgere il lento ritmo della vigna che, con il giusto tempo, ripaga con uve dalla purezza e dal gusto straordinario.

Poggio Al Lupo l’essenza della Maremma Toscana

Fondata nel 2000 da Antonio Moretti Cuseri, Poggio Al Lupo omaggia l’alto potenziale vinicolo della Maremma coltivando vitigni autoctoni come Sangiovese e Vermentino, e internazionali come Cabernet Franc e Sauvignon. Sulle colline di Magliano, 45 ettari, dei quali 16 vitati, tra natura incontaminata e paesaggi selvaggi, dove i terreni e il microclima sono ottimali per la produzione del vino fin dai tempi degli Etruschi.

Maremma: terra custode di una cultura enologica millenaria che si estende dall’entroterra con il Monte Amiata fino al mare, fra cipressi, vigneti e paesi arroccati sulle colline. Un tesoro che Antonio Moretti Cuseri, imprenditore e già proprietario di Tenuta Sette Ponti, conosce fin da piccolo, dalle vacanze trascorse con la famiglia alle battute di caccia insieme al padre, e alla fine degli anni ’90 decide di valorizzare attraverso una delle sue più grandi passioni: la viticoltura. Acquista alcuni terreni a Magliano con l’obiettivo di produrre vini che potessero raccontare l’essenza di quest’area e nel 2000 fonda Poggio Al Lupo, cantina che prende il nome dall’omonima zona: in tutto 45 ettari, di cui 16 vitati a Sangiovese, Vermentino e Cabernet Sauvignon, da cui nascono vini di carattere in grado di esprimere tutta l’essenza della Maremma Toscana.

Zona altamente vocata alla coltivazione della vite – alcuni ritrovamenti testimoniano la produzione del vino in questo territorio già in epoca Etrusca – la Maremma gode di un terroir variegato e di notevoli diversità climatiche che permettono la massima valorizzazione di alcuni vitigni autoctoni e non solo: dai suoli vulcanici dell’entroterra con il Monte Amiata, un antichissimo vulcano, ai suoli argillosi-limosi che contraddistinguono le dolci alture fino al litorale. Le colline di Magliano, dove nasce Poggio Al Lupo, godono di un clima mediterraneo, caldo e luminoso ma ventilato, e presentano terreni per lo più composti da arenaria, calcare e argilla. Nella parte più alta della proprietà, a 140 mslm dove i terreni sono bagnati e poco vigorosi, Moretti Cuseri coltiva il Sangiovese da cui produce il Morellino di Scansano, vino di grande freschezza ed equilibrio; in una zona più bassa e fresca a 100 mslm, in terreni ricchi di sali minerali e calcare, coltiva il Vermentino da cui produce un vino di spiccata mineralità e freschezza capace di esprimere al meglio le sue caratteristiche organolettiche. Un terreno sabbioso-limoso, contraddistinto dalla presenza di ferro e uno scheletro roccioso a bassa profondità, ospita invece i vigneti di Cabernet Sauvignon da cui scaturisce un vino ricco e morbido. Attuando una viticoltura in regime biologico, nel rispetto delle tradizioni e del minor impatto sull’ambiente possibile, Poggio Al Lupo unisce il grande amore per il vino della famiglia Moretti Cuseri, la conoscenza in campo e l’antica cultura enologica della Maremma per dare voce a etichette di alta qualità, apprezzate anche a livello internazionale.

Tra scorci di natura incontaminata e selvaggia, dove una vista mozzafiato spazia dall’Isola del Giglio, al promontorio di Talamone fino al Monte Amiata, Antonio Moretti Cuseri trasforma in realtà un sogno che gli permette di esprimere attraverso il vino la vera natura e il valore di questo territorio. Insieme a Tenuta Sette Ponti, nell’Aretino, e Orma nella celebre area di Bolgheri, Poggio Al Lupo rappresenta così un tassello fondamentale dell’eccellenza vinicola toscana che la famiglia Moretti Cuseri valorizza e difende, nel segno di una continua ricerca della qualità, della sostenibilità e della cultura storica locale, sempre con uno sguardo anche all’internazionalità.

Barolo a menzione comunale “Serralunga d’Alba”

Serralunga Day: si sono incontrati a Fontanafredda per istituire la prima giornata mondiale dedicata a questa menzione, a 30 anni dalla sua nascita. Un momento di confronto sulle diverse interpretazioni di questo territorio, patrimonio unico riconosciuto a livello internazionale. Si è svolto, nella splendida cornice del Villaggio Narrate nel cuore delle Langhe Patrimonio Unesco, il “Serralunga Day” la prima giornata mondiale dedicata al Barolo del Comune di Serralunga d’Alba. A 30 anni dalla nascita della menzione comunale, i produttori hanno istituito un appuntamento annuale, il secondo venerdì di settembre, per un confronto sulle diverse interpretazioni del territorio

Serralunga d’Alba (CN), 13 settembre 2022 – È stato inaugurato nel secondo venerdì di settembre il “Serralunga Day”, il progetto voluto dai produttori del Barolo del Comune di Serralunga d’Alba per celebrare e valorizzare questa importante menzione, a 30 anni dalla sua nascita.

Il “Serralunga Day” nasce dal desiderio di tutti i produttori della denominazione di dare vita a un momento di confronto sulle diverse interpretazioni del territorio, concretizzandolo con una presentazione ad amici, critici e stampa l’anteprima straordinaria dell’annata 2019, rigorosamente alla cieca, con l’unico scopo di delinearne un ritratto comune.

Ed è proprio in occasione del 30° anniversario dalla nascita del primo Barolo del Comune di Serralunga d’Alba (era il 1992 con il Barolo del 1988), che il “Serralunga Day” si pone l’obiettivo di diventare appuntamento annuale fissato per il secondo venerdì di settembre dove ogni anno tutti i produttori in anteprima racconteranno la nuova annata. I cosiddetti “Serralunga writers”, pool di giornalisti, critici e amici, al termine della degustazione, hanno elaborato un manifesto descrittivo dell’annata, intitolato “Barolo Serralunga d’Alba 2019, la grammatica del tannino”: “Come i periodi letterari di Seneca erano diretti e incisivi, così i tannini del Barolo Serralunga d’Alba 2019 risultano rigorosi nello stile e simili alla leggiadria dei versi del grande poeta. Una vendemmia classica, ma mai polverosa che esprime grande dinamismo e profondità.
Qui, c’è contemporaneità espressa in una leggerezza impalpabile e un’eleganza senza tempo. La distintività dell’origine è testimoniata da una grande nettezza, balsamicità e freschezza.
È evidente il superamento del mero abbinamento gastronomico, indice di grande versatilità e attualità.


Un’ottima annata, godibile e golosa sin da subito e al contempo rispettosa, rigorosa ed evocativa.
Con la 2019 Serralunga si conferma un terroir che, da sempre, dà valore al tempo restituendo a sua volta valore al vino. Un racconto unanime che traduce nel calice un territorio unico e fortemente identitario che parla il verbo del presente con uno sguardo verso il futuro come una promessa. Ci piace pensare che oggi Seneca avrebbe condiviso con noi un Barolo Serralunga d’Alba 2019!”

La giornata è terminata con la grande cena di gala al Garden del Lago, con i piatti dello chef stellato Ugo Alciati di Guidoristorante, accompagnati da tutti i Barolo 2018 dei produttori della menzione comunale di Serralunga d’Alba. Dove l’intero ricavato della cena è stato devoluto da parte di tutti i produttori di Serralunga ad una associazione territoriale che propone un progetto dedicato alle famiglie con bambini malati di cancro che hanno ultimato le terapie e iniziato il loro percorso di recupero: LA COLLINA DEGLI ELFI di Govone.
“Siamo infinitamente grati di essere nati su questa Terra, per questo abbiamo deciso di ricambiare, restituendo un po’ di questa fortuna al territorio meraviglioso che ci ospita” dichiarano i produttori del Barolo del Comune di Serralunga.
Presenti al “Serralunga Day” 25 produttori della denominazione del Barolo del Comune di Serralunga d’Alba per una giornata di incontro e degustazione delle annate 2019 (in assoluta anteprima) e 2018, oltre che di condivisione delle varie impressioni sull’annata 2022.

Eccoli in ordine alfabetico: Alessandro Rivetto, Angelo Negro, Boasso Franco, Ca’ Rome’, Cantina del Nebbiolo, Cascina Adelaide, Domenico Clerico, Enrico Serafino, Ettore Germano, Famiglia Anselma, Fontanafredda, Garesio, Giovanni Rosso, Luigi Baudana, Luigi Vico, Palladino, Paolo Manzone, Pico Maccario, Pira, Podere Gagliassi, Principiano Ferdinando, Rivetto, Schiavenza, Tenuta Rocca, Villadoria

Presentata la rassegna “Galluccio e Terra di Lavoro”

Si è svolta il 12 settembre u.s. all’Enoteca Provinciale di Caserta, la presentazione della “Rassegna di vini di Galluccio e Terra di Lavoro”, in programma il 16-17 e 18 settembre al Palazzo Mattia Seccareccia, nell’omonimo comune casertano.
La Rassegna, indirizzata agli esperti del settore, si inserisce all’interno della “46a Sagra dell’Uva” che si
svolgerà proprio in contemporanea nella frazione San Clemente di Galluccio. Entrambe le attività sono
promosse dall’Amministrazione comunale.
La Rassegna, che vede la partecipazione attiva di VITICA (Consorzio di tutela dei vini DOC e IGT della
provincia di Caserta), ha conquistato un peso specifico sempre più rilevante negli scenari campani de-
diti alla produzione enologica di qualità e alla promozione territoriale. Ha peraltro reso protagonista la
denominazione del Galluccio DOC e le eccellenze vitivinicole di Terra di Lavoro coinvolte nell’iniziativa.
E in questa cornice trova una sua reale e importante dimensione la “Rassegna di vini di Galluccio e
Terra di Lavoro”, nata nel 2018 per affiancare la festa popolare e per avviare un percorso formativo e
informativo sulla valorizzazione della produzione enologica locale.
Una realtà impreziosita dalle sue vigne, dal certosino lavoro svolto dall’operosità delle aziende del territorio e dalle buone pratiche messe in campo grazie alla fattiva cooperazione tra istituzioni, enti e comunità locali che mostrano quanto questa area sia in grado di offrire a 360 gradi.
Un evento nell’evento animerà Palazzo Mattia Seccareccia con le Masterclass dedicate ai vini Galluccio
DOC, Roccamonfina IGT, Falerno del Massico DOC, Aversa Asprinio DOC e Terre del Volturno IGT se-
guite dagli show cooking, in programma, a cura degli chef Mario Milo, Antonio Oliva e Arcangelo Dandini per valorizzare e esaltare il connubio vino-cibo.
Tutto ciò sarà declinato con un’immersione totale nella dimensione agricola e paesaggistica di Galluccio, pronta all’ingresso in nuovi mercati, continuando a investire contemporaneamente nella promozione storica e culturale di queste fertili terre, abbarbicate sul vulcano spento di Roccamonfina, parte del Parco Regionale di Roccamonfina e della foce del Garigliano.

La conferenza stampa, moderata dalla giornalista Antonella Amodio, ha visto la partecipazione di Francesco Lepore, sindaco del comune di Galluccio, di Nicola Caputo, Assessore all’Agricoltura della Regione Campania e quella di esponenti di spicco del settore eno-gastronomico del territorio come Rosanna Marziale, chef del ristorante Le Colonne di Caserta e Ambasciatrice della Mozzarella di Bufala Campana DOP nel mondo, Cesare Avenia, presidente del Consorzio Tutela Vini VITICA Caserta e Pietro Iadicicco, delegato provinciale AIS Caserta.

RASSEGNA DI VINI DI GALLUCCIO E TERRA DI LAVORO
Nel corso della conferenza, il primo cittadino di Galluccio ha illustrato le caratteristiche della Rassegna
e le ambiziose finalità alla base del progetto che tendono a una riconoscibilità a livello internazionale dell’identità territoriale di Galluccio e di Terra del Lavoro, non solo nel settore del vino ma anche in quello gastronomico, culturale, turistico e paesaggistico.
L’evento è nato in passato con l’intento di festeggiare la vendemmia, momento di particolare rilievo
per territori dalla vocazione vitivinicola come il nostro. Questo straordinario momento dell’anno rac-
chiude un patrimonio fatto di tradizioni, storia, valori, passione, ma anche di economia, capacità di innovazione e di lungimiranza per meglio potenziare il comparto enologico del nostro comune e dell’intero territorio. Solo attraverso un serio impegno da parte di tutti gli attori coinvolti è possibile costruire un futuro migliore per le aziende e per tutti i cittadini di questa area>>, ha affermato il sindaco Lepore. Massima attenzione alla manifestazione arriva anche da Nicola Caputo, Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, il quale ha annunciato l’avvio di importanti iniziative in questo settore: Il vino è sempre più un acceleratore di sviluppo per il territorio.
La “Rassegna di Vini di Galluccio e di Terra di Lavoro” celebra alcuni dei tantissimi vitigni autoctoni che caratterizzano questa regione. Come Assessorato regionale all’Agricoltura stiamo lavorando alla promozione del territorio in tutti i suoi ambiti, con particolare riguardo al contesto vitivinicolo ed enoturistico. Per questo abbiamo costituito una cabina di regia con imprenditori vitivinicoli, consorzi e politica regionale che sta lavorando da tempo. L’obiettivo è quello di far percepire meglio la qualità dei nostri prodotti puntando sulla razionalizzazione delle denominazioni e su un rafforzamento del brand Campania”.
L’importante impatto per l’agricoltura e l’economia del territorio, reso possibile dal grande lavoro portato avanti dalle realtà agricole e vinicole dell’Alto Casertano, è stato invece rappresentato dal Presidente del Consorzio VITICA Caserta nel corso del suo intervento,
ha dichiarato Cesare Avenia:
“Il Consorzio Vitica è onorato di essere partner di una manifestazione che si perfeziona
di anno in anno con una offerta sempre attenta alla tradizione e che si apre a iniziative che attraggono i cultori e gli amanti del vino in linea con la continua crescita della qualità dell’offerta dei produttori viti vinicoli di Terra di Lavoro. Anche quest’anno il programma è ricco di stimoli e, partendo dal focus sulla denominazione DOP Galluccio, consentirà di far incontrare il pubblico con i prodotti più rappresentativi delle altre denominazioni tutelate dal Consorzio: DOC Falerno del Massico, DOC Aversa Asprinio, IGT Roccamonfina e IGT Terre del Volturno”.


Gli eventi in programma saranno supportati dalla preziosa collaborazione, ai fini del Pcto (Percorsi per
le Competenze Trasversali e l’Orientamento), dell’Istituto Alberghiero dell’ISISS G. Marconi di Vairano
Patenora (CE) guidato dal Dirigente Scolastico, la professoressa Filomena Rossi.