La sorprendente longevità del Verdicchio dei Castelli di Jesi

di Ombretta Ferretto

Passato l’evento “I magnifici 16”, già accennato in un articolo dal collega Adriano Guerri e in attesa del resoconto del Direttore di 20Italie Luca Matarazzo, oggi vi racconteremo dell’incontro avvenuto lo scorso 20 Giugno a Napoli con il tour del Verdicchio dei Castelli di Jesi, dopo una tappa milanese e una romana.

L’attività, promossa dall’Istituto Marchigiano Tutela Vini (in sigla IMT), realizzato con contributo MASAF (D.D. n.553922, 28 ottobre 2022), in collaborazione con AIS Campania, ha visto svariate cantine coinvolte per promuovere la denominazione più grande e diffusa – sia in Italia che all’estero-  tra le sedici rappresentate all’interno del’IMT.

La degustazione constava di sette etichette, tutte versione Classico Superiore, provenienti da differenti areali. A presentare il territorio e le sue peculiarità Michele Bernetti, Presidente IMT e Amministratore Delegato di Umani Ronchi e a guidare la degustazione Franco De Luca, responsabile area didattica AIS Campania, e Gabriele Pollio, delegato AIS Napoli.

Il territorio si estende su una superficie vitata di circa 2200 ettari tra le province di Ancona e Macerata, nel territorio compreso tra i fiumi Misa e Musone e attraversato dall’Esino. Deve il suo nome alla presenza di venticinque rocche – erette tra il III e il XIII secolo d.C. – che punteggiano il territorio intorno a Jesi.

Data la peculiarità storico-architettonica a cui è legato il Verdicchio, l’Istituto sta svolgendo un’importante operazione di marketing territoriale volta a far prevalere sull’etichetta il nome Castelli di Jesi su quello del vitigno. Elemento già evidente nella versione Riserva e Riserva Classico DOCG (la cui denominazione è infatti Castelli di Jesi Verdicchio) e che caratterizzerà anche la versione Classico Superiore, da poco promossa a DOCG.

Il verdicchio è giunto nelle Marche intorno all’anno mille, al seguito di gruppi colonizzatori provenienti dal nord Italia, teoria avvalorata dal fatto che la Turbiana, vitigno base della Lugana, ne è una sotto varietà.

È un vitigno tardivo che ha trovato un ambiente pedoclimatico ideale in questa regione,  dove può godere, nella fascia in cui è coltivato, dell’influenza del mare e della protezione della dorsale appenninica. I terreni sono prevalentemente argilloso-calcarei, ma anche sabbiosi nell’area intorno a Morro d’Alba, l’altitudine dei vigneti varia dagli 80 fino ai 600 metri sul livello del mare con rese che si attestano intorno a una media di 100 quintali per ettaro.

I tratti tipici di questo vino sono da ricercare nell’avvolgente dolcezza dei profumi, prevalentemente di frutta matura come pesca e ananas, e nella sapidità di bocca, che si traduce al naso in una nota minerale, più o meno presente. Inoltre il Verdicchio si presta ai più svariati abbinamenti gastronomici: non solo piatti di mare ma carni bianche e pietanze a base di verdure.

La degustazione guidata ha evidenziato questi caratteri mettendo in risalto, tra le altre cose, la capacità evolutiva del verdicchio, in questo paragonabile all’altro grande vitigno autoctono presente in Italia, il fiano. I sette vini in degustazione infatti, partendo da un millesimo 2020, sono andati indietro nel tempo fino al 2002 e, pur trattandosi di etichette provenienti da aziende e areali differenti, hanno ben marcato questa caratteristica.

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è un vino che nella storia ha saputo veicolare la propria immagine attraverso la bottiglia: ancora vivido è il ricordo di quella iconica, a forma di anfora, creata da Antonio Maiocchi alla fine degli anni cinquanta per l’azienda Fazi Battaglia. Immagine utilizzata anche da Tombolini, la prima delle cantine in degustazione con il suo Caltelfiora Verdicchio dei Castelli di Jesi 2020, che utilizza proprio questo tipo di bottiglia. 

Castelfiora presenta tutte le caratteristiche descritte, proponendosi con un naso fine di frutta matura, erbe aromatiche e una vena sapida in una corrispondenza di bocca che termina su una piacevole scia ammandorlata.

Origine Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2018 Fattoria Nannì è ottenuto con uve provenienti da vigneti a circa 500 mt s.l.m in contrada Arsicci, nel comune di Apiro, unico del distretto, insieme a Cingoli, a ricadere nella provincia di Macerata. Si caratterizza per il profumo di spezie dolci, anice in particolare, che ritroviamo in bocca nella nota balsamica in piacevole contrappunto con la mineralità sapida e i sentori agrumati. Il confronto con l’annata 2021 degustata ai banchi (che veste invece l’etichetta della Riserva DOCG) ci parla della perfetta corrispondenza evolutiva di un vino a tutti gli effetti di montagna, come lo definisce lo stesso produttore.  A raccontarci la vigna, il vino e le peculiarità del territorio in cui nasce c’è infatti Roberto Cantori, giovane titolare orgoglioso e appassionato.

Stupisce immediatamente per il color oro antico il terzo vino, nettamente diverso dalle pallide nuance paglierine dei precedenti (ma anche successivi) vini in degustazione. È infatti ottenuto da uve surmature il Terre di Sampaolo Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2018 Ottavio Piersanti.

Al naso l’elegante nota ossidativa, frutto dell’evoluzione, si intercala ancora una volta ai caratteri tipici di frutta matura, qui albicocca e susina, che si riscontrano anche in un palato morbido e avvolgente, ma pur sempre sapido. Sorprendente l’evoluzione nel bicchiere che ci regala, dopo oltre un’ora, quel goloso miele di millefiori che profuma struffoli e zeppole.

La nota minerale emerge invece immediatamente nei profumi di Frocco Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2017. Si tratta di una sottile venatura di zolfanello che lascia immediatamente posto, ancora una volta, alla pesca matura e alla salsedine, fino ad arrivare, dopo sosta prolungata nel calice, allo zafferano e al pop corn. Il sorso risulta avvolgente ed equilibrato nella freschezza, lungo su una scia di anice.

Il salto d’annata si palesa immediatamente nel ricco color oro del successivo vino in degustazione, Stefano Antonucci Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2013 Santa Barbara. Ancora una volta a risaltare immediatamente al naso è la vena minerale, qui rocciosa, seguita da zaffate di miele, zafferano, fresia e finalmente albicocca. La bocca è densa, fresca, ben sapida. L’annata 2020 degustata ai banchi risultava nervosa e scattante, declinata su note di erbe aromatiche e di sorso salato.

Vecchie Vigne Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2008 è sfaccettato in una serie di profumi che nella loro compattezza rendono il naso armonico e complesso. Frutto maturo, salsedine, talco, ginestra si alternano e si intrecciano senza sovrapporsi, per evolversi poi in tostature di nocciola. In bocca è ancora freschissimo, ha tratti mentolati che chiudono su un finale sapido.

La degustazione si chiude con una 2002 di Cuprese Verdicchio dei Castelli di Jesi in formato magnum. Di vivida luminosità, si caratterizza per il naso evoluto in cui le erbe mediterranee emergono immediatamente, mentre la frutta è surmatura, i petali di fiori sono essiccati, quasi in pot pourri e la mineralità è di smalto.  Il sorso è ancora fresco e gustoso: un bicchiere maturo ma non ancora stanco. Passando attraverso declinazioni olfattive variegate e mai monotone, al termine della degustazione durata oltre due ore, emerge chiara la sorprendente longevità del Verdicchio dei Castelli di Jesi.

Marche: evento “I Magnifici 16” e focus su Lacrima di Morro d’Alba

di Adriano Guerri

Durante il tour “I Magnifici 16″ organizzato dall ‘Istituto Marchigiano di Tutela Vini (IMT), svolto di recente dal 22 al 24 giugno, ho aderito ad uno dei 9 eno-itinarari proposti denominato: “Tra Verdicchio e Lacrima”.

L’IMT raccoglie, infatti, in un solo Istituto ben 16 denominazioni marchigiane tra Docg e Doc. L’incontro è avvenuto presso la Cantina Lucchetti, posta a poca distanza da Morro d’Alba e ad attenderci c’erano 7 aziende del comprensorio di Morro d’Alba. Ogni produttore ha raccontato la storia della propria azienda, prima di farci  degustare i loro vini. 

Dopo uno squisito pranzo al Ristorante Al Mago di Morro d’Alba ci siamo recati presso la Tenuta di Fra’ e qui altri 6 produttori ci aspettavano con la stessa prassi in un’organizzazione perfetta e meticolosa. In degustazione Verdicchio dei Castelli di Jesi, ma soprattutto Lacrima di Morro d’Alba. Alcuni cenni sul Lacrima di Morro d’Alba anticipano la lista dell’aziende aderenti all’appassionante iniziativa.

Il Lacrima di Morro d’Alba è una perla enologica italiana. Un vino rosso italiano apprezzato e conosciuto sin da tempi remoti. Nel 1985, anno in cui ottiene la meritatissima denominazione di origine controllata, diverrà finalmente conosciuto agli occhi del grande pubblico di appassionati. Vino molto gradito da Federico Barbarossa, ritiratosi in questi territori durante l’assedio di Ancona.

Il Lacrima di Morro d’Alba d’Alba viene coltivato, nei territori di Morro d’Alba, Belvedere Ostrense, Monte San Vito, Ostra, San Marcello e parte del comune di Senigallia, in provincia di Ancona. Un vitigno autoctono molto  particolare, quanto singolare proprio per la sua caratteristica di emettere delle gocce di succo dagli acini maturi in alcune annate. Un’uva dotata di buccia spessa ma al contempo delicata. Si può ottenere in purezza o aggiungere, per disciplinare, un massimo del 15% di altri vitigni autorizzati. Due sono i cloni: Lacrima comune e Lacrima gentile.

Un vitigno che da origine a vini con spiccata carica antocianica e tannini setosi. Il suolo in questo areale è prevalentemente argilloso e calcareo, con altimetria media dei vigneti che si attesta sui 200 metri. Il paesaggio è caratterizzato da dolci colline,  punteggiate da vigneti, oliveti con coltivazioni cerealicole e alberi di cipresso e quercia. Morro d’Alba fa parte dell’associazione Borghi più belli d’Italia,  un Castello medievale unico con il suo camminamento  interno chiamato “la Scarpa”, dal quale si può ammirare  di impareggiabili scorci che spaziano dal mare Adriatico all’Appennino marchigiano.

A livello sensoriale organolettico, si presenta nel calice con una bellissima tonalità rosso rubino intenso con riflessi che virano sul violaceo; al naso sprigiona eleganti sentori di viola, petali di rosa, ciliegia, mora di rovo e frutti di bosco e, con qualche anno in più, si percepiscono note di macchia mediterranea e spezie dolci. Sorso piacevolmente fresco con tannini ben levigati e gradevoli. In passato era ritenuto un vino da bere giovane, ma oggigiorno può essere consumato anche con qualche anno in più soprattutto la tipologia Superiore.

A tavola trova abbinamento con svariate preparazioni con prodotti tipici marchigiani come il salame di Fabriano e il Ciauscolo, ma anche preparazioni a base di  pesce azzurro e zuppe di pesce,  la versione Superiore è ideale con tagliata di manzo con rucola e ciliegini. Un vino che viene prodotto in quattro versioni: Lacrima di Morro d’Alba,  Lacrima di Morro d’Alba Superiore, Lacrima di Morro d’Alba Rosato e Lacrima di Morro d’Alba Passito, davvero straordinario e identitario.

Ho apprezzato molto i vini delle 13 aziende presenti nel press tour e lo spirito di aggregazione dei produttori, la loro tenacia e la loro calorosa accoglienza e ospitalità. Dei veri signori d’altri tempi. Una regione singolare, l’unica tra quelle d’Italia menzionata al plurale.

Ecco l’elenco delle cantine presenti:
Cantina Lucchetti – Cantina Luigi Giusti – Podere Santa Lucia – Tenuta Pieralisi – Filodivino – Società agricola Ronconi – Marotti Campi – Tenuta di Fra’ – Cantina Bolognini – Azienda Agricola Romagnoli – Stefano Mancinelli – Azienda Agricola Vicari – Montecappone e Mirizzi.

Campania Beer Expo 2023: al MANN di Napoli per incontrare l’arte campana della birra artigianale

di Silvia De vita

Si è appena concluso Campania Beer Expo, primo Salone regionale della Birra artigianale, nato in risposta alle esigenze del settore e promosso su iniziativa dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Campania, nell’ambito della Legge regionale della Campania 24 giugno 2020, n. 16 che prevede misure a sostegno della agricoltura di qualità e del patrimonio agro-alimentare nel settore della produzione di birra agricola e artigianale.

L’idea di una fiera annuale della birra agricola e artigianale da tenersi, a rotazione, nei diversi territori della Regione è nata per rispondere a quanto prevede la Legge Regionale orientata ad attività̀ di identificazione e di valorizzazione della produzione birraia agricola e artigianale della Campania, con occasioni e iniziative di informazione.

Nell’ultimo decennio, la richiesta di birra è cresciuta anche nella nostra penisola. La produzione di birra in Italia (anno 2021) è di circa 18 milioni di ettolitri. Da un quarto di secolo a questa parte la tendenza è sempre positiva, soprattutto grazie alla nascita e al progressivo sviluppo dei birrifici artigianali.

Una spinta decisiva allo sviluppo del settore è arrivata dagli under 40, coraggiosi giovani che hanno investito nella loro passione, “la birra artigianale”, facendo nascere realtà imprenditoriali e cogliendo le opportunità offerte dal mercato e gli aiuti della “res pubblica” e dell’Europa. In questo scenario sono nati gli oltre 50 birrifici artigianali in regione, di cui 19 presenti al Campania Beer Expo.

I  campani “brewers”, in un particolare momento storico, critico per l’economia (molti di loro sono nati nel periodo del Covid), hanno abbracciato con coraggio e competenza la richiesta dei consumatori di avere un prodotto artigianale di qualità, originale e, laddove possibile, tipico del territorio in cui opera il piccolo birrificio: ed è proprio questa la sfida più grande in atto, dal momento che ad oggi le materie prime utilizzate per la produzione di birra (luppolo, orzo, altri cereali) sono per la maggior parte importate.


Nel Giardino della Vanella, all’interno del MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli – si sono tenuti percorsi di degustazione con banchi d’assaggio, incontri tecnici e giornalistici per favorire possibili sinergie tra produttori e operatori del settore. I produttori giunti dalle varie province campane, hanno esibito le loro referenze, spaziando tra le diverse tipologie di birra a disposizione. I visitatori hanno potuto assaggiare birre campane artigianali, uniche anche per la Biodiversità del territorio: una passeggiata di gusto tra i diversi banchi di assaggio, incontrando tutte le varie espressioni appartenenti al mondo delle Birre (a bassa fermentazione e ad alta fermentazione, le Ale, le Blanche, le Stout, le Weiss, etc.). …

Dinamica e stimolante; vivace e passionale sono alcuni degli aggettivi maggiormente utilizzati dai piccoli produttori protagonisti all’evento per raccontare la loro esperienza nel tessuto imprenditoriale del mercato.

Un ulteriore momento di approfondimento del settore è stato offerto ai visitatori con le Masterclass in programma;

  • “La Campania capitale della pizza e della birra” ha affascinato i presenti proponendo alcuni abbinamenti tra la birra campana e il famosissimo piatto tipico partenopeo;
  • Il BeerLAB dal titolo “Come comunicare la birra artigianale?” grazie alla presenza di Antonio Romanelli di “Hoppy Ending” e Fabrizio Ferretti di “Mosto – Birra&Distillati” con Gabriele Pollio, delegato AIS Napoli, ha dato spunti di riflessione e discussione alla platea sull’importanza di fornire ai clienti un’esperienza di qualità nel consumo di birra. È emerso il fatto che le generazioni cambiano e ora c’è tanta scelta: quindi è diventato più difficile, in pochi secondi al bancone, catturare l’attenzione del cliente che è già esperto.
  • Molto immersiva e formativa, con sfumature a tratti cabarettistiche, la Masterclass dal titolo “Equilibri di Gusto”, moderata da Gabriele Pollio e condotta da Lorenzo Dabove “Kuaska”, supremo maestro spirituale della birra e massimo esperto in Italia di birre belghe e non solo. Un piccolo viaggio attraverso la degustazione di 6 birre ha consentito agli appassionati di avvinarsi meglio ai diversi stili e ai produttori locali.
  • L’ ultimo BeerLAB è stato incentrato sul tema “Birra e turismo: la Campania da scoprire” con interventi di Livia Iannotti, referente Filiera Brassicola Coldiretti Campania, Vito Pagnotta, socio fondatore e consigliere del Consorzio Birra Italia, e Carlo Schizzerotto, direttore del Consorzio “Birra Italiana”, Consorzio di Tutela e Promozione della Birra Artigianale Italiana da Filiera Agricola.

Non sono mancate le Italian Grape Ale, chiamate anche IGA, il grande orgoglio italiano, vero e proprio anello di congiunzione tra la birra e il vino, dove l’ingrediente principale è proprio l’uva, uno dei frutti d’eccellenza della penisola italiana. Ed in Campania non potevano mancare le testimonianze delle espressioni di alcuni vitigni autoctoni della Regione: Ipogea, realizzata con l’impiego di mosto di uve aglianico lasco da un vigneto del 1929 (Birrificio Skapte Handcraft Beer), Maritata è una Italian Grape Ale prodotta con mosto di Asprinio di Aversa, vite di origine etruscada (Birrificio 082TRE ) e Waina da Uve Caprettone del Vesuvio (Birrificio Mal-Brewing).

Il mondo delle birre è davvero molto ampio e diversificato, ed arricchirsi di questa conoscenza richiede tempo, passione e tanti assaggi: al Campania Beer Expo 2023 tale percorso è stato facilitato! Non ci resta ora che aspettare la prossima edizione e nel frattempo continuare le degustazioni dei birrifici presenti: 082TRE, 84030, Birra Amore, Birrificio Karma, Birrificio Artigianale Napoletano, Birrificio Dell’Aspide, Birrificio Sorrento, Birrificio Ventitré, Cifra, Cuoremalto, Kbirr Napoli, Magifra Excellent Craft Italian Beer, Mal Brewing, Maestri del Sannio, Microbirrificio Artigianale Okorei, Microbirrificio Artigianale Incanto, Serrocroce – La birra artigianale da filiera agricola, Skapte Handcraft Beer, Parthenya

Acino – il mercato del vino e il nuovo format delle aste

Organizzare un evento a tema vino è cosa molto diffusa lungo tutto lo stivale: numerose le varianti disponibili offerte dalle manifestazioni presenti sul nostro territorio.

Si va dai classici banchi di assaggio con la presenza di produttori a raccontare i propri vini, alla masterclass condotte da esperti stakeholder, fino alle fiere in cui è offerta la possibilità di vendere i prodotti direttamente al banco e molto altro.

Una novità arriva da Avellino, che per tutti i fine settimana di questo mese di giugno offrirà la possibilità di partecipare ad un evento innovativo: Acino Il Mercato del vino. Giunto alla sua seconda edizione, è un evento pensato e organizzato da Visit Irpinia start up innovativa, fondata e guidata da Alessandro Graziano. Ex farmacista, da oltre 15 anni si dedica allo sviluppo di progetti per la promozione economica, culturale e sociale del territorio. Alessandro, con il suo team, ha creato una manifestazione volta a mettere in luce l’Irpinia in primis, dando voce e visibilità alle cantine dell’areale campano, ma non solo.

Alessandro Graziano, fondatore di Visit Irpinia

Allestito presso le storiche cantine A.MA Angelo Mastroberardino, l’evento si snoda su quattro week end di giugno (dal 3 al 25) dove, oltre ai banchi di assaggio, si è voluta creare per il pubblico un’esperienza più ampia, unica e coinvolgente Ogni fine settimana, infatti, l’animazione è affidata ad un/a Gran Cerimoniere differente ogni volta, che presidia due aste, una il sabato e una la domenica, battendo i lotti di vini da lui/lei ricercati e selezionati tra bottiglie rare, da vini di annata a quelli en primeur, ai formati insoliti, e che saranno aggiudicati al miglior offerente, come ogni asta che si rispetti.

I “battitori d’asta” sono stati scelti tra esperti del settore vino, ognuno con una differente specializzazione e ruolo nella filiera: distributori, influencer, comunicatori ma anche produttori, che si occupano anche di promozione del territorio. Per partecipare, è necessario prenotare il proprio posto sul sito dell’evento https://www.acinoacino.it/

Quest’ultimi sono i protagonisti assoluti della manifestazione, raccontando le proprie realtà e filosofia e facendo degustare i vini agli appassionati presenti. Inoltre, i partecipanti potranno anche portarsi a casa le proprie bottiglie preferite assaggiate in loco, disponibili nello shop appositamente allestito all’interno delle Cantine A.Ma. Per accedere all’evento si deve acquistare il kit degustazione, comprensivo di calice e una pettorina avendo così la possibilità di assaggiare tutti i vini delle cantine presenti.

Un food track presente nell’area esterna della location, è pronto a deliziare i partecipanti con golosi piatti espressi preparati al momento, per una esperienza enogastronomica territoriale a tutto tondo.

Acino – Il Mercato del vino con la formula delle aste è sicuramente un format innovativo e accattivante nel panorama degli eventi vinicoli, specialmente in Irpinia, regione che fa ancora un po’ fatica ad aprirsi al pubblico e a mostrarsi in tutte le proprie meravigliose sfaccettature.

C’è da scommettere, però, che al termine di dei fine settimana di eventi, questa straordinaria zona della nostra bella Italia vinicola, avrà ancora qualcosa di più da raccontare.

Ritorna Vitigno e Terroir: la Notte del Rosso tra pomodoro e vino

Comunicato Stampa

Ritorna l’evento Vitigno e Terroir, promosso dal Gruppo Giovani dell’Associazione Agro Azzurro nella splendida location di Villa Calvanese di Castel San Giorgio (SA), nei giorni 16, 17 e 18 giugno.

La rassegna La Notte del Rosso è una narrazione enogastronomica completa, immaginata per raccontare le eccellenze dei territori della Provincia di Salerno. Si partirà dal pomodoro per finire con il vino, in un percorso emozionale che coinvolgerà i 5 sensi attraverso un viaggio del gusto lungo le rotte di odori e sapori di casa nostra.

La Notte del Rosso è il colore del brio che unisce esperienze nata sotto la stessa radice culturale, con banchi di assaggio aperti al pubblico, live-cooking e wine experience.

Numerose le Masterclass e le tematiche in approfondimento in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier, main partner della kermesse con ANICAV e Coldiretti.

Buonissimi 2023 – Nutriamo la ricerca dalla A alla Z

La sintesi perfetta tra bontà d’animo e capolavori gastronomici

TUTTO PRONTO PER BUONISSIMI 2023 ALLE ROCCE ROSSE DEL LLOYD’S BAIA HOTEL DI VIETRI SUL MARE

Il 26 giugno torna il charity event a sostegno della ricerca scientifica per i tumori pediatrici

«Nutriamo la ricerca dalla A alla Z e scriviamo insieme il futuro dei bambini» l’invito del Presidente OPEN OdV

Anche l’edizione 2023 sostiene il progetto CHANCE, “Five hundred CHildren with cANCErs”, per conoscere il panorama di ereditarietà genetica nel cancro infantile e facilitare lo sviluppo di trattamenti personalizzati

Salerno, 31 maggio 2023 In 4 edizioni 399.796 euro sono stati donati alla ricerca: 5.400 le presenze registrate e 87.500 le ghiottonerie proposte. Sono i numeri che fanno bene al cuore, le cifre di Buonissimi, il charity event dell’Associazione Oncologia Pediatrica e Neuroblastoma – OPEN OdV, realizzato con il sostegno della Fondazione Giuseppe Marinelli e ideato e organizzato da due amiche, Paola Pignataro e Silvana Tortorella che, unite da una sincera passione per il buon cibo, hanno coinvolto tutti gli amici e i professionisti del gusto per realizzare insieme un sogno, palesato e reso tangibile dal talento, e contribuire, attraverso la ricerca scientifica, alla guarigione di un numero sempre maggiore di bambini. 

Il 26 giugno, dalle 19,30, presso le Rocce Rosse del Lloyd’s Baia Hotel a Vietri sul Mare (SA), torna Buonissimi, sintesi perfetta tra bontà d’animo e capolavori gastronomici. Tutto pronto per una serata dedicata alle eccellenze enogastronomiche del Mediterraneo: chef stellati e professionisti della cucina si ritroveranno insieme per condividere un racconto di gusto e speranza.

Il concept di quest’anno è nutrire la ricerca dalla A alla Z, un alfabeto creativo che aiuta a scrivere con parole semplici il futuro dei bambini. «Con le precedenti edizioni, siamo riusciti a fare dei passi in avanti inimmaginabili nella ricerca per la prevenzione del tumore in età infantile. Nel 2017 abbiamo piantato il seme di un albero buonissimo che con l’impegno e il sostegno di tutti continua a crescere con radici salde e rami rigogliosi, proiettati al cielo, verso il futuro. L’obiettivo della quinta edizione è di aggiungere altri fondi a completamento del piano di finanziamento richiesto dal progetto CHANCE», spiega il Presidente della OPEN OdV Annamaria Alfani.

L’edizione 2023 continua infatti a sostenere il progetto di ricerca CHANCE, acronimo di Five hundred CHildren with cANCErs, per conoscere il panorama dell’ereditarietà genetica nel cancro infantile Grazie al finanziamento della OPEN, CHANCE può sequenziare il DNA di 500 bambini in 3 anni. Il 2023 segna un traguardo importantissimo, l’anno finale della sperimentazione, che ha visto l’utilizzo di una tecnologia avanzata, la Next Generation Sequencing (NGS), che permette di analizzare il genoma nella sua interezza in poco tempo. Questo è uno dei punti di forza del progetto, per garantire la produzione di un numero elevatissimo di dati genomici contenenti quelle informazioni necessarie a comprendere le cause di questa devastante malattia. Il metodo di analisi del DNA, detto anche “whole exome sequencing (WES)”, permette di analizzare tutti i geni attualmente conosciuti, in modo affidabile e veloce e di ottenere informazioni genetiche che fino a poco tempo fa era inimmaginabile avere. Al termine della sperimentazione, i dati saranno una risorsa straordinaria per il futuro della ricerca genetica dei tumori infantili sia a livello nazionale che internazionale, non solo per la valenza scientifica, ma anche per sviluppare strategie di trattamenti personalizzati, prevenzione e sorveglianza del cancro infantile.

Buonissimi 2023 conferma l’impegno e l’attenzione verso l’ambiente, porta avanti il sostegno alla ricerca in senso lato nella convinzione che la stessa non si esprime solo ed esclusivamente in un laboratorio scientifico ma la si ritrova anche nel quotidiano impegno profuso nei “laboratori” culinari, nella composizione dei  piatti che racchiudono visioni e fusioni differenti in un’escalation di gusto continuo, nel rispetto dei prodotti stagionali valorizzandone la genuinità, perché prediligere i prodotti del territorio aiuta a sostenere l’economia di prossimità.       

I DATI Sono circa 1400 i bambini e 900 gli adolescenti che ogni anno, in Italia, si ammalano di cancro. A loro e alle loro famiglie sono destinate le numerose iniziative promosse dall’Associazione OPEN OdV. “Nutriamo la ricerca” perché ogni scoperta, ogni piccolo passo verso la comprensione delle cause dei tumori solidi pediatrici è un grande balzo verso la cura di centinaia di piccoli angeli.
LINK UTILI:
Email: info@buonissimi.org
Website: https://buonissimi.org/
Fb: https://www.facebook.com/buonissimi.org/
Ig: https://www.instagram.com/buonissimi/

Ufficio Stampa Silvia De Cesare 339.7360351 – silviadecesare2@gmail.com

“CAMPANIA BEER EXPO”AL MANN – MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI

Comunicato Stampa

La città di Napoli ospita il “Campania Beer Expo”, primo Salone regionale della Birra Artigianale promosso dalla Regione Campania, in programma il 5 e 6 giugno prossimi presso il prestigioso MANN – Museo Archeologico Nazionale della città di Napoli.

Un evento organizzato su iniziativa dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Campania nell’ambito della Legge regionale della Campania 24 giugno 2020 n. 16 che prevede misure a sostegno della agricoltura di qualità e del patrimonio agro-alimentare nel settore della produzione di birra agricola e artigianale. La Legge regionale tra le altre cose promuove l’attività di identificazione e di valorizzazione della produzione birraia agricola e artigianale della Campania; occasioni e iniziative di informazione, promozione e valorizzazione del prodotto “birra agricola e artigianale della Campania” anche attraverso una fiera annuale della birra agricola e artigianale da tenersi, a rotazione, nei diversi territori della regione.

Il “Campania Beer Expo” si inserisce in un momento particolarmente interessante per il settore agroalimentare italiano e la Campania in tal senso presenta un patrimonio estremamente ricco di risorse di notevole pregio sotto il profilo agro-alimentare, dotato di grande attrattività per numerose tipologie di target ed in grado di generare, se adeguatamente sviluppato, un significativo impatto sul sistema socioeconomico regionale. La scelta del MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli è legata alle caratteristiche di questa istituzione culturale, tra le più antiche ed importanti istituzioni culturali al mondo, per ricchezza e unicità del patrimonio e per il suo contributo offerto al panorama culturale europeo. Imponente nell’architettura e nelle collezioni, protagonista della vita culturale in città, è una struttura aperta alla modernità e alle contaminazioni. 

Il “Campania Beer Expo” rappresenta un’occasione unica per scoprire e apprezzare la scena della birra artigianale campana. L’evento vedrà infatti in primo piano una selezione di birrifici regionali, dando ai partecipanti l’opportunità di assaporare una vasta gamma di birre di alta qualità. L’evento è dedicato ai beerlovers e agli operatori specializzati, con banchi d’assaggio, Masterclass e BeerLAB, incontri B2B e una serie di attività coinvolgenti, tra cui il percorso degustazione nel suggestivo Giardino della Vanella del MANN, e la presenza di nomi di primissimo piano nel mondo brassicolo italiano e internazionale.

L’apertura ufficiale si terrà lunedì 5 giugno alle ore 15e30 con la tavola rotonda intitolata “Autenticamente campana: la birra artigianale dagli albori alla biodiversità”, che vedrà la partecipazione della Regione Campania e di importanti rappresentanti del settore, tra cui il presidente nazionale di Unionbirrai, Vittorio Ferraris, il presidente regionale di AIS Campania, Tommaso Luongo, Lorenzo Dabove “Kuaska”, considerato una delle figure più influenti nel mondo della birra artigianale in Italia, e Teo Musso, presidente “Consorzio Birra Italiana” per la Tutela e Promozione della Birra Artigianale Italiana da Filiera Agricola, padre putativo della birra artigianale in Italia. Nel corso del primo giorno, si terranno anche due Masterclass di grande interesse. La prima, intitolata “La Campania capitale della pizza e della birra“, vedrà gli interventi del rinomato pizzaiolo Giuseppe Pignalosa, di Tommaso Luongo, presidente regionale AIS Campania, e del giornalista Luciano Pignataro. La seconda Masterclass, dal titolo “La biodiversità del territorio come ingrediente della birra“, sarà tenuta da Alfonso Del Forno, giornalista enogastronomico e referente regionale UBT (Unionbirrai Beer Tasters).

La giornata successiva, martedì 6 giugno, offrirà ulteriori opportunità di esplorare il mondo della birra artigianale. Nel Giardino della Vanella si terrà un percorso degustazione con banchi d’assaggio, dove i partecipanti potranno scoprire le eccellenze dei birrifici aderenti all’evento. Saranno inoltre organizzati incontri B2B per favorire lo sviluppo di collaborazioni tra i produttori e gli operatori del settore. Il martedì pomeriggio si terrà anche un BeerLAB dal titolo “Come comunicare la birra artigianale?“, che includerà interventi di chi svolge un ruolo fondamentale nel fornire ai clienti un’esperienza di qualità nel consumo di birra, i publican: parteciperanno Antonio Romanelli di “Hoppy Ending” e Fabrizio Ferretti di “Mosto – Birra&Distillati” con Gabriele Pollio, delegato AIS Napoli. Successivamente, si svolgerà una Masterclass dal titolo “Equilibri di Gusto”, con interventi di Gabriele Pollio, delegato AIS Napoli, e Lorenzo Dabove “Kuaska”.

Nel Giardino della Vanella saranno riservati spazi speciali per la Regione Campania e per AIS Campania, dove sarà possibile approfondire le peculiarità del territorio e dell’associazione. La giornata si concluderà con un BeerLAB incentrato sul tema “Birra e turismo: la Campania da scoprire“. Gli interventi saranno tenuti da Vito Pagnotta, socio fondatore e consigliere del Consorzio Birra Italia, e Carlo Schizzerotto, direttore del Consorzio Birra Italiana.

Ecco i birrifici aderenti all’evento “Campania Beer Expo”: 082TRE, Skapte Handcraft Beer, Cifra, Cuoremalto, Kbirr Napoli, Microbirrificio Artigianale Incanto, Birrificio Ventitré, Serrocroce – La birra artigianale da filiera agricola, Terravecchia, Parthenya, Birrificio Artigianale Napoletano N’Artigiana, Birra Karma, Malbrewing, Birrificio Sorrento, Magifra Excellent Craft Italian Beer, Microbirrificio artigianale 84030, Maestri del Sannio, Microbirrificio Artigianale Okorei e Birrificio Dell’Aspide.

L’evento “Campania Beer Expo” rappresenta un’opportunità unica per immergersi nel mondo della birra artigianale campana e apprezzare la sua diversità e qualità, dedicato a tutti gli amanti della birra e gli operatori del settore per una due giorni indimenticabile dedicata alla birra artigianale campana in un luogo di indiscutibile fascino nel cuore di Napoli.Tutte le informazioni anche per ticket e prenotazioni su www.campaniabeerexpo.it.

Best Wine Stars: le “stelle” del vino splendono a Milano

di Carolina Leonetti

Nelle giornate del 20-21 e 22 maggio si è tenuta a Milano, Palazzo del Ghiaccio, la quarta edizione dell’evento-degustazione Best Wine Stars.

Oltre 200 realtà wine e spirit selezionate dalla società Prodes Italia, con ben 800 etichette in degustazione: una bella vetrina per i produttori che hanno avuto l’occasione di presentarsi al grande pubblico e agli addetti del settore. La manifestazione ha avuto anche momenti di approfondimento con talk e masterclass tenuti da esperti organizzate in collaborazione con la sommelier e scrittrice Adua Villa.

Carolina Leonetti autore di 20Italie

Tra le news di questa quarta edizione la presenza di un’area bio dedicata a quelle aziende che hanno fatto della sostenibilità la loro missione. Il giro tra i banchi d’assaggio, accompagnata dalla mia amica e sommelier Marta, si prospetta davvero interessante.

Il tour inizia con la Cantina Merlotta Vignaioli dal 1962. Siamo in Romagna, precisamente a Imola; qui da oltre sessant’anni si coltivano vitigni autoctoni e dalla fine degli anni novanta l’attenzione della cantina alle colture internazionali è stata una carta vincente che ha portato a nuove interpretazioni di Chardonnay e Cabernet Sauvignon.

L’assaggio parte con due bollicine, la prima a base Pinot Nero e Chardonnay: Predio Brut dal nome affascinante “Perla Rara”, qui l’armonia tra l’eleganza dello Chardonnay e la struttura del Pinot Nero danno vita ad uno spumante metodo Charmat Lungo molto interessante, elegante e cremoso con una spiccata mineralità; la seconda è un’interpretazione del vitigno autoctono della zona, il Pignoletto, uno spumante brioso, fresco con note che richiamano la mela golden e rimandi floreali.

Il colpo di fulmine arriva con il loro Romagna Albana Secco “Icona di Stile”, un tripudio di profumi e sapori, dalla frutta tropicale alle note mielate e ammandorlate.  Un vino elegante, sontuoso prodotto da uve che nelle annate favorevoli vengono attaccate della botritys cinerea, una bevuta nobile.

Ci spostiamo in Toscana da Tenuta di Artiminio, posta sui colli del Montalbano ha una storia che si perde nei secoli, dal periodo etrusco al 1596 quando il Granduca Ferdinando I de ‘Medici fece erigere la Villa Medicea “La Ferdinanda”.

La loro produzione spazia dalle blasonate DOGC Carmignano e Chianti, ad un vino che attira per il nome stravagante Vin Ruspo, rosato che vedrei ben abbinato alla pappa al pomodoro, per arrivare alle IGT e l’assaggio di Artumer, blend di Trebbiano e Petit Manseng anticipa le bevute estive.

Scendiamo ancora lo Stivale per arrivare in Abruzzo a Contrada Camerino, dove ad accoglierci troviamo  il patron della cantina La Lignite. Il racconto diretto dei produttori è molto coinvolgente, una storia familiare che parte dai nonni, dal lavoro quotidiano nei terreni fertili e vocati per la coltivazione della vite. Partiti da una piccola produzione ad uso familiare, con gli anni l’azienda si è strutturata per far fronte alla crescente richiesta e per dare vini sempre di ottima qualità. Il nome dell’azienda fa riferimento al luogo in cui si trova il vigneto, su una vecchia miniera di lignite dismessa.

Due sono le linee: Lignite e Montevignani. Non posso tirarmi indietro e li assaggio tutti! Della linea Lignite mi colpisce il rosato, un bel rosato carico da Montepulciano in purezza, un gusto morbido, l’utilizzo esclusivo dell’acciaio per la fermentazione e maturazione esalta le caratteristiche del frutto e del territorio. Montevignani è invece il loro fiore all’occhiello, blend di Montepulciano e Cabernet, affinato in piccole botti, regala una grande finezza e leggerezza gustativa.

Il nostro giro è un po’ strano, decidiamo di risalire la Penisola e approdiamo in Friuli dall’azienda Paradiis che prende il nome dalla piccola frazione Paradiso, nel Comune di Pocenia a metà strada tra Udine e Lignano Sabbiadoro. In questa zona del medio Friuli Venezia Giulia, dove le terre sono definite “terre forti” proprio per la natura geologica dei terreni, particolarmente tenaci, argillosi e adatti alla coltivazione di uve a bassa resa per ettaro, l’azienda produce vini dotati di spiccata personalità spaziando dai vitigni autoctoni a quelli internazionali. Mi soffermo sul Friulano e sul loro Refosco dal peduncolo rosso, e ne riconosco le peculiarità di cui sono grande ammiratrice, due bevute veramente interessanti.

Quando si sta bene e si è intenti a fare cose interessanti non ci si rende conto del tempo che vola. Sono quasi le 17 ed è ora di avvicinarci ai tavoli della masterclass che abbiamo prenotato: “Sensibili alla Sostenibilità” Le aziende protagoniste sono Borgoverde Soc Agricola S.S., Bulichella, Marisa Cuomo e Monviert a raccontarcele Francesco Quarna al fianco di Adua Villa.

Si parte con Isabella, Manzoni Bianco di Borgoverde, per passare alla Ribolla Gialla di Monviert, quindi allo spettacolare Fiorduva di Marisa Cuomo; Il Rubino e Montescristo di Bulichella tra i rossi, ritorna Marisa Cuomo con il Furore Riserva, e si conclude con lo Schioppettino di Monviert e il 39 di Borgoverde.  Otto vini che ci fanno percorrere altrettanti viaggi verso terre così diverse.

La giornata volge al termine, un ultimo giro tra i banchi non può mancare, cos’altro dire se non che non si finisce mai di imparare. E si impara soprattutto parlando con i produttori che sono ogni giorno in prima linea, che affrontano fatiche e difficoltà, che amano la loro terra, che danno vita, per scomodare Galileo, allo straordinario composto di umore e di luce.

Prosit!

Campania Stories 2023: il giorno dei bianchi campani

di Luca Matarazzo

Crescita. Chiamatela come volete è pur sempre questo il concetto. La prima giornata di Campania Stories 2023 dedicata agli assaggi dei vini bianchi campani si è conclusa con splendidi risultati.

L’organizzazione perfetta di Miriade & Partners coadiuvata dai sommelier di AIS Campania ha consentito l’assaggio di tutti i 178 campioni presenti, permettendo, a chi scrive, di poter trarre le considerazioni di rito su stili e denominazioni.

Il quadro complessivo emerso riflette sempre più la vena bianchista della Regione, capace di valorizzare le tante varietà autoctone, vero patrimonio ampelografico. Non soltanto Fiano e Greco, ma anche Falanghina, Coda di Volpe, Pallagrello Bianco, Caprettone e molti altri ad arricchire le tessere del mosaico.

Sugli stili nulla da dire: la ricerca ostinata dell’eleganza comincia a inserirsi in maniera prepotente nella mentalità del vitivinicoltore locale. Il frutto di tale impegno si attesta su vini di estrema piacevolezza e versatilità, rinunciando talora ad irrobustire i caratteri del varietale.

“La potenza è nulla senza controllo” recitava il motto di un noto brand negli anni ’90. Ottime notizie dal Casertano, ove finalmente i produttori del Pallagrello Bianco, uva le cui origini si perdono nella notte dei tempi, hanno trovato la maniera giusta di presentarsi al mercato.

La Costiera Amalfitana e l’isola di Ischia procedono di pari passo lungo il sentiero delle nuance floreali e sapide ammirate dagli osservatori enogastronomici di tutto il mondo. Greco di Tufo e Fiano di Avellino raccontano, nell’annata 2022, le due facce di una stessa medaglia: più pronto ed appagante il primo, austero e timido il secondo a ulteriore dimostrazione del maggior riposo in bottiglia richiesto dal Fiano, per smarcarsi da sentori melliflui post fermentativi e virare su spinte agrumate e tostate di bellezza infinita.

Infine la Falanghina, qui proposta nelle espressioni Campi Flegrei e Sannio. La vintage in anteprima, dimostra l’opera di recupero del divario tra le due realtà ormai compiuta dai vigneron beneventani. I campioni proposti hanno le connotazioni e le identità necessarie per poter essere rapportati ai territori di provenienza. Qualità significa sacrificio e, alla lunga, gli sforzi vengono sempre ripagati. Complimenti davvero.

Veniamo ai migliori assaggi indicati per tipologia, senza ordine di preferenza

Vini Spumanti

Tenuta del Meriggio – Nocturna

Bianchi a base di Coda di Volpe

Amarano – Irpinia Coda di Volpe Dop – Lucinda 2021

Bianchi del Vesuvio

Cantine Olivella – Catalanesca del Monte Somma – Summa 2020

Sorrentino Vini – Vesuvio Caprettone Dop – Benita ’31 2022

Costiera Amalfitana e Isola d’Ischia

La Pietra di Tommasone – Ischia Forastera Dop 2022

Marisa Cuomo – Costa d’Amalfi Furore Bianco – Fiorduva 2021

Terre del Volturno Pallagrello Bianco Igp

Vigne Chigi – Pallagrello Bianco 2022

Cantina di Lisandro – Lancella 2021

Alois – Morrone 2021

Dop Irpinia Falanghina

Tenuta Cavalier Pepe – Lila 2022

Dop Falanghina del Sannio

Torre del Pagus – Falanghina del Sannio Taburno Dop -Macére 2022

Feudi di San Gregorio – Serrocielo 2022

Fontanavecchia – Falanghina del Sannio Taburno Dop 2022

La Guardiense – Anima Lavica 2022

Mustilli – Falanghina del Sannio Sant’Agata dei Goti Dop – Vigna Segreta 2021

Ocone 1910 – Falanghina del Sannio Taburno Dop – Diana 2021

Cantine Tora – Kissos 2017

Dop Campi Flegrei Falanghina

Astroni – Colle Imperatrice 2022

Salvatore Martusciello – Settevulcani 2022

Bianchi a base di Fiano

Porto di Mola – Roccamonfina Igp – Collelepre 2022

Tempa di Zoè – Paestum Fiano Igp – Asterias 2022

Tenuta Scuotto – Campania Fiano Igp – Oinì 2020

Fiano di Avellino Docg

Di Meo – Fiano di Avellino 2022

Villa Raiano – Fiano di Avellino 2022

Le Otto Terre – Saucito 2022

Tenuta Cavalier Pepe – Fiano di Avellino Riserva Docg – Brancato 2021

Feudi di San Gregorio – Fiano di Avellino Riserva Docg – Campanaro 2021

Stefania Barbot – Xoròs 2021

Macchia Santa Maria – Fiano di Avellino Riserva Docg – Boschi a Lapio 2021

Laura De Vito – Elle 2020

Laura De Vito – Li Sauruni 2020

Tenuta Sarno 1860 – Erre 2019

Greco di Tufo Docg

Di Meo – Greco di Tufo Docg 2022

Cantine Di Marzo – Greco di Tufo Docg 2022

Sanpaolo – Puddinghe 2022

Famiglia Pagano – I Tufi 2022

Tenuta Cavalier Pepe – Nestor 2022

Le Otto Terre – Greco di Tufo Riserva Docg – 2021

Amarano – Cardenio 2021

Villa Raiano – Ponte dei Santi 2021

Pietracupa – Greco Pietracupa 2020

Petilia – Campania Greco Igp – QuattroVenti 2015

Piemonte: Calix 2023 un calice di leggerezza

di Olga Sofia Schiaffino

Si è svolta a Sommariva Perno sabato 13 maggio la prima edizione di Calix, organizzato da Acli Valle Rossi che ha visto la partecipazioni di 8 cantine provenienti da diverse zone vitivinicole piemonentesi.

Una manifestazione che ha convinto per la qualità dei vini presentati, per la possibilità di interagire con il vignaiolo, di degustarne i vini con un’organizzazione davvero perfetta.

Ecco gli assaggi che mi hanno più colpito.

VINICEA ( Vitivinicola Caire e Angelino) produce vini naturali da uve biologiche certificate dal 2010, quando Paolo e sua moglie decidono di continuare la tradizione familiare della azienda agricola fondata nel 1792; nessun uso di diserbanti, rispetto totale della natura e attenzione alla naturale evoluzione del vino, che non viene chiarificato né filtrato. Sono vere e proprie “opere liquide”, al quale il produttore aggiunge un numero, come se fossero meravigliose sinfonie: da segnalare in particolar modo il Vino Bianco OP.2, da uve autoctone vinificate in bianco che fa 15 giorni circa di macerazione, OP.S, un sauvignon che macera ben 100 giorni sulle bucce e OP.1 Grignolino del Monferrato Casalese e il Rosato, molto particolare, perfetto in abbinamento con i formaggi.

AZIENDA AGRICOLA LE MARIE è una realtà a familiare gestita da Valerio Raviolo. dalla moglie Luiginia e dai loro figli. Si trova a Barge a piedi del Monviso, a Nord Ovest del Piemonte vicino al confine francese. Le bottiglie colpiscono lo sguardo per le bellissime etichette. In regime biologico, vengono coltivati i classici vitigni piemontesi e varietà locali quali Chatus, Neretta Cuneese e Malvasia Moscata. Il Pinerolese rosso Doc 2020 Debàrges è un Nebbiolo in purezza che offre un interessante bouquet composto da ciliegie, rosa, viola appassita, garofano,pepe e noce moscata. Caldo e avvolgente con tannini eleganti e una nota balsamica che caratterizza il finale. Ninin è, invece, un’affascinante Malvasia ottenuta con macerazione delle uve.

BIANCO ANGELO E FIGLIO è giunta ormai alla quarta generazione: nato nel 1882 con Pietro, ora è trainato dalla competenza e Piero e di Paolo, che ha studiato enologia e ha fatto diversi stage all’estero anche in Napa Valley. Circa sei gli ettari vitati nella zona di Agliano Terme, ove sono impiantati i vitigni classici del territorio e il Manzoni Bianco da cui si produce lo splendido Monferrato Bianco Matiné, assaggiato nel millesimo 2021. Grande personalità e bevibilità il Nizza Docg Bricco Cova 2019, barbera 100%, che affina 18 mesi in botti di rovere da 500 litri.

BREZZA GIACOMO E FIGLI DAL 1885 è una cantina a Barolo che ho avuto il piacere di frequentare dal 2012 e ho sempre apprezzato il loro stile tradizionale di interpretare il nebbiolo; un piacere assaggiare il Barolo Sarmassa 2019, da terreni argillosi, potente, caldo con una trama tannica ben scolpita.

AZIENDA AGRICOLA DI BUSSI MAURO da Treiso è stata una piacevole scoperta. Molto invitante e con un ottimo rapporto qualità prezzo il Langhe Favorita Rugiada. Insolita la scelta di vinificare a secco il moscato per produrre una bollicina con il Metodo Charmat: sicuramente perfetta per l’aperitivo ma anche per accompagnare il sushi. Il loro Barbaresco 2020 dimostra grande potenziale evolutivo.

AZIENDA AGRICOLA PLATINETTI GUIDO vanta una lunga tradizione che affonda le radici nei primi del ‘900 nella coltivazione delle uve nel comprensorio di Ghemme, nell’Alto Piemonte dove il Nebbiolo prende il nome di “Spanna” e dove viene unito, a volte, in una percentuale non superiore al 25% a Vespolina e Uva rara nel loro Ghemme Docg. Vinificano anche in purezza la Vespolina, un vino dotato di buona freschezza e di profumi fruttati succosi con la tipica nota speziata. Ghemme Docg Vigna Ronco Maso 2019 è un esempio molto interessante dell’eccellenza qualitativa dei vini di questo territorio.

CASCINA GOREGN ha sede nel cuore del Roero a Castagnitto, in provincia di Cuneo: il marchio celebra il soprannome del nonno classe 1898, dato che “goregn” in piemontese significa “ un duro”. Arneis e Favorita sono i vitigni a bacca bianchi rappresentati, mentre troviamo Barbera, Dolcetto e Nebbiolo a dar vita a vini espressione di un preciso e attento lavoro in vigna. Il rosato Alvite ha in etichetta un disegno che ritrae i tre protagonisti dell’azienda: Alessandro, Vincenzo e Teresio; colore buccia di cipolla intenso e luminoso, profumi freschi  e grande piacevolezza di beva.

ALVIO PESTARINO di Capriate d’Orba nasce nel 1919 ed è ora è condotto dalla quarta generazione, rappresentata da Andrea e da Giulia, affiancati da mamma Daniela. Il Timorasso, degustato in una piccola verticale, è stato il protagonista di una delle due Masterclass organizzate durante l’evento, testimone della grande capacità di evoluzione di questo vitigno, perfettamente intepretato dal Thimos.