Companatico racconta il Vallo di Diano, tra cibo e vino nella cornice di Palazzo Fiordelisi a Sala Consilina

Le carte erano già sul tavolo pronte ad essere utilizzate, come in un’abile mano di poker. Ma qui il ricco premio riguardava il gusto di poter assaporare alcune eccellenze del Vallo di Diano e della provincia di Salerno, sotto il patrocinio delle Istituzioni di Sala Consilina: l’attuale sindaco Francesco Cavallone e il vice sindaco Gelsomina Lombardi.

Una rappresentanza importante e dovuta, grazie anche alla gentile concessione di una location, da poco restituita ai fasti del passato, come Palazzo Fiordelisi. Ospiti numerosi per l’evento proposto da Companatico, associazione che raggruppa diverse personalità imprenditoriali del settore agroalimentare a “chilometro zero”.

Con il supporto di Talea, organizzazione no-profit, i protagonisti sono stati: Caseificio S. Antonio con il suo uovo di cacio, idea originalissima in versione con e senza tartufo. Il peperone “Sciuscillone” de I Segreti di Diano di cui abbiamo già parlato al link Il peperone “sciuscillone”, materia prima eccezionale che sospinge un territorio.

Infine, un gradito ospite esterno come il produttore Guido Lenza ed i suoi vini di Viticoltori Lenza: la storia di Guido Lenza e del suo sogno realizzato a pochi passi da Salerno.

Le telecamere di 20Italie erano lì, pronte a testimoniare un evento unico nel suo genere, che si ripeterà con altre iniziative utili allo scopo di creare cultura enogastronomica nel segno dei sapori autentici di un territorio tutto da scoprire.

La Regione Lazio alla 56ª edizione del Vinitaly, tra conferme e grandi novità

Nel suggestivo scenario del Tempio di Traiano in piazza Di Pietra, sede della Camera di Commercio, si è svolta la presentazione della 56ª edizione del Vinitaly e del Padiglione vini Lazio. L’evento ha visto la partecipazione di illustri personaggi del mondo del vino e delle Autorità della Regione Lazio, che hanno evidenziato le importanti novità che caratterizzeranno gli stand delle aziende vinicole laziali. Moderato da Angelo Mellone, Direttore di RAI Intrattenimento Day Time, l’intervento del Presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, è stato teso a sottolineare gli investimenti significativi per valorizzare il vino laziale nel panorama nazionale e internazionale. Federico Bricolo, Presidente di Verona Fiere Spa, ha infine elogiato il Padiglione Lazio come uno dei più suggestivi della manifestazione.

Il Commissario Straordinario di ARSIAL, Massimiliano Raffa, ha invece evidenziato l’impegno dell’Agenzia nel portare la regione ai vertici del settore vinicolo, con particolare attenzione alla realizzazione del Padiglione, caratterizzato da elementi architettonici che richiamano l’acquedotto romano, conferendo ad esso eleganza e solennità uniche.

Alessandro Scorsone, Sommelier e Cerimoniere di Stato, ha evidenziato la necessità di valorizzare adeguatamente i vini romani e laziali all’interno del settore della ristorazione, suggerendo un cambio di regole per garantire loro il giusto risalto. Giancarlo Righini, Assessore al Bilancio, Agricoltura e Sovranità Alimentare, e il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, hanno elogiato il lavoro svolto fino a oggi nel settore vitivinicolo laziale, sottolineando le prospettive di crescita significative fondate su un modello di qualità che valorizza la diversità e la ricerca della perfezione. La partecipazione della Regione Lazio al Vinitaly fa parte di una strategia più ampia di valorizzazione, il “Modello Lazio”, che mira a promuovere la regione come punto di riferimento per l’eccellenza enologica.

In collaborazione con Arsial, la Regione presenterà una collettiva di 53 realtà vitivinicole locali, un padiglione scenografico e un nuovo storytelling territoriale, confermando così il ruolo di primo piano del Lazio nel panorama vinicolo italiano. Il claim scelto per l’occasione, “Lazio. All roads lead to taste“, incarna l’invito alla scoperta delle esperienze enologiche straordinarie che la regione ha da offrire, sottolineando l’unicità di ogni viaggio intrapreso nel territorio laziale. Il nuovo storytelling propone un viaggio attraverso le eccellenze vitivinicole regionali, arricchito da un’informazione quotidiana sugli eventi in programma e sulla filiera vitivinicola locale.

In sintesi, la partecipazione della Regione Lazio alla 56ª edizione del Vinitaly promette di essere un’esperienza indimenticabile, all’insegna della scoperta e della valorizzazione delle ricchezze enologiche della regione.

Alcuni assaggi di Brunello di Montalcino a Terre di Toscana 2024

Nei giorni 24 e 25  marzo 2024 ha avuto luogo la 16° edizione di Terre di Toscana “Eccellenza nel bicchiere”. Un appassionante evento organizzato da Acquabuona.it negli spaziosi saloni dell’Hotel Versilia Lido l Una Esperienze di Lido di Camaiore, suggestiva location a due passi dal mare. Gli espositori ai banchi d’assaggio presenti erano 140 provenienti dalle più importanti Denominazioni d’Origine della Regione, con oltre 700 etichette in degustazione. Il focus odierno riguarderà una storica Docg: quella del Brunello di Montalcino.

Montalcino è un suggestivo Borgo medievale della provincia di Siena in Toscana. Nota capitale del vino Brunello, del Rosso e del dolce Moscadello, è posta nel territorio a nord-ovest del Monte Amiata, lungo il confine della Val d’Orcia e della provincia di Grosseto.
Il Brunello di Montalcino è una perla enologica italiana che gode di fama mondiale e la sua affermazione risale alla fine dello scorso millennio. Il 1966 con l’arrivo della Doc, sarà l’anno del suo rilancio e conseguentemente viene costituito il Consorzio di Tutela, grazie al quale verranno fatti ulteriori passi in avanti con ammodernamenti in cantina e rinnovamenti di nuovi vigneti quasi unicamente con Sangiovese. La consacrazione arriva però nel 1980 con la meritata Docg, uno tra i primi vini in Italia ad ottenere questo prestigioso riconoscimento. Con ulteriori cambiamenti al precedente disciplinare già rigoroso, è stata raggiunta una successiva elevazione  in termini qualitativi.

Lo straordinario territorio presenta aspetti pedoclimatici diversi in ogni zona del quadrante. Nella parte nord si ottengono vini di buona struttura, profumati ed eleganti, ad est vini più tannici adatti all’invecchiamento, a sud vini di grande struttura, molto profumati, ad ovest, vini eleganti, armonici, da lungo invecchiamento.

L’adiacenza al Monte Amiata e la vicinanza al mare creano un microclima propizio per la coltivazione della vite con forti escursioni termiche tra le ore diurne e notturne, dando origine a vini di elevata qualità. Tre sono le tipologie: Annata, Selezione e Riserva. Il Sangiovese a Montalcino ha trovato un contesto adatto ed il baricentro nella sua massima espressione, più di ogni altra zona.

Gli assaggi

Brunello di Montalcino Poggio alle Mura 2019 Banfi – Con note di ribes, lampone, pepe e tabacco, sorso fresco e saporito.

Brunello di Montalcino 2019 Baricci – Emana sentori di rosa, viola, fragolina di bosco, arancia e spezie, gusto rotondo, succoso e accattivante.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2019 Marroneto – Sprigiona sentori di ciliegia, mora, menta, liquirizia, spezie e sottobosco. Sorso fresco, setoso e di interminabile persistenza.

Brunello di Montalcino 2019 Mastrojanni – Rivela nuance di prugna, mora, mirtillo e spezie, dal gusto avvolgente e duraturo.

Brunello di Montalcino Cielo d’Ulisse 2019 Podere Le Ripi – Dipana sentori di violacciocca, mora, prugna, sottobosco e nuances mentolate. Opulento, avvolgente e persistente.

Brunello di Montalcino 2019 Salvioni La Cerbaiola – Libera note di iris, ciliegia, rabarbaro, tabacco e sottobosco, attacco tannico setoso, armonioso e leggiadro.

Brunello di Montalcino Bramante 2019 San Lorenzo – Rimanda sentori di violetta, mirtillo, bacche di ginepro e tabacco, dinamico, armonioso e durevole.

Brunello di Montalcino Riserva Phenomena 2018 Sesti – Piacevoli sentori di violacciocca, amarena,  rabarbaro, scia speziata e mentolate. Tannino setoso, saporito e generoso.

Brunello di Montalcino Riserva Poggio al Vento 2016 Col d’Orcia – Olfatto contraddistinto da sottobosco, arancia sanguinella, tabacco dolce e spezie orientali. Avvolgente, pieno ed appagante.

Brunello di Montalcino Vigna del Lago 2019 Val di Suga – Si percepiscono sentori di ciclamino,  ciliegia tenerina, scorza d’agrumi e cacao, dal palato fresco e sapido con chiusura lunga.

A night in Montepulciano: tre gustose idee per una serata romantica

Tra le viuzze di Montepulciano, uno dei borghi incantevoli d’Italia, si può passeggiare restando estasiati da quanto la storia e la cultura siano da sempre radicate in questo luogo. Palazzi antichi, costruiti con la tipica pietra serena toscana, che riflette in maniera ovattata il sole del tramonto. Gli scorci paesaggistici, osservabili dalle cinta murarie, tolgono il fiato allo spettatore: vigne e biodiversità che narrano di un territorio dove l’equilibrio nel saper fare bene le cose sta portando ai tanto agognati risultati in termini di enoturismo di qualità.

Si può sorseggiare un calice di vino, magari un buon Nobile di Montepulciano, per accompagnarsi pian piano verso il calare delle notte, rilassarsi e godere appieno di quanto la Natura e l’opera umana possano viaggiare in totale armonia. Quando poi subentra l’appetito ci si può fermare a cena in una delle numerose strutture per assaporare le proposte gastronomiche.

Durante il tour di 20Italie, raccontato nell’articolo Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano: il tour di 20Italie alla ricerca della vera anima del territorio abbiamo approfondito la conoscenza di tre ristoratori, con le loro ricette aderenti alla tradizione, ma dotate di quel tocco d’inventiva e rivisitazione imposto dagli attuali canoni gourmet.

La Grotta

Location incantevole a due passi dal Tempio di San Biagio, uno dei capolavori del Cinquecento posto accanto ai campi coltivati, quasi a preservarne la loro fecondità. Gli interni de La Grotta sono legati al concetto di trattoria chic, con tovagliati di lino ed un servizio impeccabile del personale di sala.

Due i menù degustazione, uno dei quali è esclusivamente vegetariano. Ottimi i pici con datterini arrostiti, guanciale sauris e scamorza affumicata o gli gnudi di ricotta, piselli e tartufo bianchetto.

Il Teatro

A pochi metri da Piazza Grande, nel pieno centro di Montepulciano, Il Teatro offre pietanze a base di pasta fresca ed una selezione di carni preparate in base alle tendenze moderne, conservando succhi e sostanze tramite il concetto di cottura a bassa temperatura.

Gli gnocchi di patate, crema di rapa rossa, fonduta di Peconzola e noci sono squisiti nella loro semplicità, mentre il filetto di maialino su fondo al Cognac e patate all’olio colpisce per la delicatezza dei sapori.

Le Logge del Vignola

Classe, stile ed eleganza sono il primo impatto che un cliente riceve quando varca la porta del ristorante Le Logge del Vignola per una cena a lume di candela. La maestria dello chef dona quel tocco in più che fa la differenza, con piatti rielaborati di autentica veste gourmet.

Vale così per l’uovo Blu dell’azienda Buongiorno Bio, crema di asparago, guacamole, cetriolo e gelato all’acqua di tartufo la tagliatella alla rapa rossa, crema di zucca e aglione della Valdichiana, chips alla liquirizia.

Ottima, infine, la proposta a base di selvaggina e la carta dei dessert stuzzicante e fantasiosa. Montepulciano… val bene una cena.

Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano: il tour di 20Italie alla ricerca della vera anima del territorio

Sono loro i volti dei protagonisti di un tour magnifico organizzato per 20Italie con aziende che abbiamo selezionato personalmente tra quelle aderenti al Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano: Alamanno, Andrea, Antimo, Caterina, Federico, Giovanni, Julio, Luca, Nicolò, Silvia, Tiziana. Una denominazione, tante inclinazioni ed espressioni diverse, ben contraddistinte dalle sottozone delineate nel progetto Le Pievi, che vedrà l’immissione sul mercato di una nuova tipologia di vino a partire dal 2025.

In realtà, vista anche la qualità media raggiunta dai prodotti storici (Rosso di Montepulciano, Vino Nobile, Riserva e Selezione), ci si chiedeva se l’iniziativa avrebbe portato qualche scossone all’interno degli equilibri produttivi dell’intero areale. Lo ha fatto eccome! Un gancio traino che ha trascinato con sé a ruota le altre versioni e tutto il comparto, in vista delle difficili sfide per il futuro.

Abbiamo avuto il piacere di poterne parlare con alcune delle aziende rappresentative: Boscarelli, Bindella – Tenuta Vallocaia, Dei, Tenuta di Gracciano della Seta, Fattoria Svetoni, Poliziano, Vecchia Cantina di Montepulciano, Montemercurio, Azienda Agricola Tiberini, Contucci. Ognuna con la sua storia fatta di momenti felici ed altri meno, di scelte coraggiose e voglia di ricerca e rinnovamento.

Ognuna con l’amore versato per il Sangiovese localmente chiamato Prugnolo Gentile, che fatica a raggiungere complete maturazioni crescendo in un avamposto collinare compreso tra 3 bacini lacustri, con il Lago Trasimeno in lontananza. Suoli di natura sabbiosa marina, con inserti argillosi e calcarei a diverse profondità e altitudini. Una complessità non facile da gestire in campo agronomico, forse il limite ed anche la sfida più intrigante che deve affrontare ogni giorno il viticoltore.

Perché credere in un territorio che fa della bellezza il suo punto di forza? Perché Montepulciano è così: ricchissima di storia e cultura, fiera e indipendente, dove il vino affinava (ed in parte ancora affina) nelle cantine sotto le vie della Città, per difenderlo da eventuali invasori esterni. Perché il poeta Redi, nell’opera Bacco in Toscana del 1685, definiva “Montepulciano d’ogni vino è Re!”.

Perché non si può fare la differenza senza fare un passo indietro di fronte persino agli errori commerciali e stilistici del passato, cosa che i produttori hanno maturato ormai all’unanimità, evento davvero raro tra le pagine dei Consorzi di Tutela Vini italiani.

Il Prugnolo Gentile odierno è ben diverso da quello del dopoguerra, quando a vinificarlo per l’imbottigliamento erano pochissimi e serviva l’apporto delle uve bianche a renderlo godibile all’assaggio. Ha maggior stabilità fenolica ed equilibrio, soffrendo meno le calure estive di altri terroir ed esprimendosi su delicatezze uniche nel suo genere, mai invadenti nella trama tannica. Questo soltanto se la passione del vigneron è tale da non sacrificarlo con lavorazioni estreme e ricerca di sovrastruttura penalizzante nei profumi floreali e nelle scie sapide e succose del retrobocca.

La fotografia di quanto sta realmente avvenendo da qualche tempo a questa parte; la speranza che la strada indicata venga perseguita a costo di sacrifici enormi, quanto fondamentali per lo sviluppo enoturistico. Sì, perché il turismo in forte crescita è il sintomo del successo imprenditoriale che vive Montepulciano, con strutture d’accoglienza all’altezza delle aspettative luxury e ristoranti gourmet di altissimo livello, dove apprezzare la cucina toscana rivisitata in chiave internazionale.

Paesaggi mozzafiato, cantine ristrutturate con tecnologie all’avanguardia, passeggiate romantiche tra le vie di uno dei borghi più belli del mondo, vino e cibo che viaggiano in totale sincronia per allietare il palato degli appassionati in cerca di emozioni, o dei semplici avventori occasionali giunti qui per una sosta rilassante.

La redazione di 20Italie ringrazia Andrea Rossi, Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Luca Tiberini, Vice Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Silvia Loriga, Responsabile Marketing ed Eventi ed Alessandro Maurilli dell’Ufficio Stampa, oltre ai produttori vitivinicoli e ai ristoratori che ci hanno consentito di svolgere al meglio il nostro compito di reporter. Un primo passo nel racconto, cui seguiranno tanti altri.

Le storie di alcuni dei produttori del Consorzio Vino Nobile che abbiamo incontrato puoi trovarle qui

Terre di Toscana 2024

L’appuntamento giunto alla XVI edizione che ha registrato un enorme successo di pubblico e stampa, si conferma la vetrina delle eccellenze vitivinicole della regione.

“Stessa spiaggia, stesso mare”: l’appuntamento all’Hotel Una di Lido di Camaiore per l’evento Terre di Toscana è diventato imperdibile, per la stampa, gli operatori e i winelovers. Nei giorni di domenica 24 e lunedì 25 marzo il 2400 visitatori hanno potuto incontrare 140 aziende di tutti i distretti enologici della Toscana, assaggiare ben 700 etichette, comprese 80 di vecchie annate.

L’evento, promosso da L’Acquabona, nata nel 1999, per comunicare esperienze che avessero a che fare con il vino e il suo mondo, ha visto la prima edizione nel 2007: il successo ottenuto e che continua ottenere, la rende una manifestazione molto interessante e a misura d’uomo (e di vignaiolo).

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In degustazione vini prestigiosi, orgoglio italiano nel mondo, di blasonate denominazioni e di altre sempre più emergenti e sotto i riflettori della critica enologica. Tra queste, la mia selezione di realtà che mi hanno piacevolmente colpito, per le novità presentate o per le annate vecchie, che non ti aspettavi così emozionanti.

Iniziamo proprio da Ivan Giuliani di Terenzuola, azienda a cavallo di Liguria e Toscana, che ha portato Fosso di Corsano 2017: Vermentino in purezza, solo acciaio che esprime bene le potenzialità in evoluzione di questo vitigno. La frutta si apprezza con note tropicali, la scorza degli agrumi volge al candito, poi miele di acacia e il timbro di idrocarburo che svetta, come una bandiera, regalando al vino una complessità elegante e invidiabile. In bocca, seppur ancora vibrante per l’acidità, scorre dando la sensazione di aver raggiunto equilibrio e maturità, ma con ancora molte cose da raccontare.  Lunga persistenza e finale marino, con sbuffi iodati. La prova che i vini bianchi non sempre devono essere consumati in annata, tantomeno il vermentino (e il pigato) di Liguria.

L’azienda agricola nacque nel 1993: Ivan ereditò dei terreni dal nonno e si trasferì da Stresa a Fosdinovo. Lavora i 23 ettari, svolgendo le operazioni in vigna manualmente, seguendo i principi del biologico, in un’ottica di sostenibilità, volta al rispetto delle uve autoctone tra i quali lo scontroso vermentino nero. Altro vino che rappresenta un forte legame con la terra e la tradizione è il Permano Bianco, da un blend composto da vermentino e poi trebbiano, malvasia, albarola, albana, durella e verdella. Macerazione sulle bucce di quasi 20 giorni, a temperatura controllata, fermenta e affina in acciaio. Viene prodotto in soli 2600 esemplari. Un tripudio di frutta gialla, erbe aromatiche e note balsamiche. In bocca è preciso e affilato e si congeda con cenni di pietra focaia.

Antonio Camillo, dopo aver collaborato con realtà importanti della Maremma, ha creato nel 2006 la propria cantina a Marciano ed è sicuramente un nome di riferimento per il Ciliegiolo, che sa esprimere in vini che non si dimenticano facilmente, tra cui il Vigna Vallerana Alta. Fiero sostenitore di un approccio il più possibile naturale, senza utilizzo di chimica, sia in vigna che in cantina, ha portato in degustazione a Terre di Toscana una novità, il Mediterraneo 2023. L’etichetta è di un turchese che fa immaginare immediatamente l’estate, il sole che si riflette sul mare, l’abbraccio delle culture dei popoli che si affacciamo su questa via secolare di traffici e comunicazioni.

Il colore rubino luminoso del vino, invita a sentirne i profumi e d’improvviso sei catapultato su di un sentiero scosceso, che guarda il mare, circondato dalla macchia mediterranea. Un tripudio in bocca di sale, frutti di rovo e  delicate carezze balsamiche. Colpo di fulmine.  Nasce da un blend uve da vigne giovani di Ciliegiolo 50%, Alicante 35% e Carignano 15%. Un altro vino davvero interessante è Granè 2023, un Carignano in purezza, che si esprime con note di ciliegia e viola, a cui seguono erbe officinali, timo, cuoio. Tannino levigato, perfettamente integrato, esso mantiene una garbata piacevolezza e bevibilità. Sempre a Marciano, Tenuta di Montauto è stata apprezzata in passato per Silio, un ciliegiolo succoso ed espressivo. L’azienda è nata nel 2001, con vigne di proprietà impiantate dal nonno Enos di Riccardo Lepri. Di grande impatto è sicuramente il Sauvignon Blanc, che viene celebrato nelle etichette Enos I e Gessaia. A catturare l’attenzione i due Pinot Nero. Il primo raccoglie il frutto di viti di circa 15 anni, gestite in regime biologico, che crescono su terreni argillosi ricchi di quarzi. La vinificazione procede, dove aver messo le uve vendemmiate una notte in cella frigorifera, in contenitori di legno. L’affinamento prevede  l’uso di barrique, nuove per circa 1/3 della dotazione. Rosso rubino, simile al velluto, esprime durante le ripetute olfazioni, i descrittori tipici del vitigno, con aggiunta di una gradevole speziatura. Al palato si apprezza la cifra elegante del tannino e la persistenza, con un finale su note fruttate.

Lo stupore è stato generato dall’assaggio di Poggio al Crine, un Pinot Nero ottenuto da vigne di circa 30 anni. Dopo la raccolta manuale, le uve riposano in cella frigo per una notte e dopo la fermentazione, il vino resta 10 mesi in barrique a cui seguono 3 anni di bottiglia. Mettere il calice al naso fa venire alla mente immediatamente la Borgogna, i sentori sono eleganti, puliti precisi e vivaci. In bocca il vino è teso, il tannino serico e nel finale si apprezza una rinfrescante sapidità. Chapeau! Solo 600 bottiglie.

Tenute Piccolo Brunelli: una nuova concezione del Sangiovese di Romagna

Ai lembi estremi della Romagna, quando il confine dell’Appennino Tosco-Romagnolo è già all’orizzonte, esiste un luogo dove il Sangiovese risulta di gran carattere e dalle interessanti potenzialità evolutive.

A Strada San Zeno gli ettari di vigna si contano forse sulla punta delle dita di due mani, in un territorio ricco di suoli marnoso-arenacei tra i più antichi d’Italia, ben oltre i 10 milioni di anni. Torbiditi stratificate frutto dell’emersione delle terre dal mare preistorico, unite a limo ed argille dal dilavamento dei terreni nel corso dei millenni. Qui la varietà principe a bacca rossa ha sempre richiesto maggior tempo per arrivare alle corrette maturazioni polifenoliche.

Tenute Piccolo Brunelli esiste da sempre, un’azienda che fino al 2011 contava oltre 300 ettari dedicati ad agricoltura ed allevamento. Dal 2013 la svolta con il giovane erede Pietro Piccolo Brunelli e la scelta di produrre unicamente vino dando in fitto quasi 284 ettari di campi. Cinque i cloni di Sangiovese piantati, compresi i diffusi T19 e R24 molto espressivi. La cura dell’enologo Vincenzo Tommasi ha fatto la differenza, imponendo la vinificazione praticamente in purezza del varietale e l’utilizzo dei contenitori di cemento, che stabilizzano il vino senza cedere eccessive sensazioni boisé. Nulla ovviamente contro il legno, che dona comunque struttura all’intera trama, adoperato però con sapienza e mani delicate per non coprire l’eleganza del frutto.

La degustazione

“Pietro 1904” Sangiovese di Predappio 2021 – dedicato al nonno, prima era etichettato come Sangiovese Superiore e adesso ha conseguito l’ambita indicazione della Sottozona Predappio. Note polpose di visciola matura, particolarmente denso, con richiami di viola matura e spezie scure. Tannino completo, saporito e dalle nuance di affumicatura davvero stuzzicanti.

“Cesco 1938” Sangiovese di Predappio 2021 – il padre di Pietro e l’interpretazione pura di Predappio. Già dal colore si comprende che la materia ricca di cui è composto. Dalla vigna di Fabbri. Arancia sanguinella, tensione salmastra, succoso ed austero. Pulisce perfettamente il palato su sfumature di ciliegia alcolica.

“Dante 1872” Sangiovese Riserva 2020 – evoluto, declinato per intero su pepe in grani e petali di rosa essiccata. Amaricanze e riverberi di chinotto in chiusura con tocchi di rabarbaro. Annata non facile tra gelate primaverili e picchi di calore estivo. Il vino, si sa, è lo specchio delle stagioni.

Paestum Wine Fest 2024: quest’anno non ce n’è per nessuno

Capita poche volte di trovarci di fronte ad un evento senza pecche o sbavature, dove l’interazione tra produttori, operatori del settore, stampa e appassionati è stata semplicemente perfetta.

Ad evento sano e competitivo corrisponde un’altrettanta affluenza di visitatori, attratti non soltanto dalla conoscenza diretta con i produttori presenti, ma anche dalle numerose degustazioni guidate e dalla punta di spicco dell’enologia moderna come Riccardo Cotarella, ammirato dai vini caldi del Sud Italia.

20Italie era presente con la troupe al completo al NEXT – Nuova Esposizione Ex Tabacchificio SAIM, borgo di Cafasso – Capaccio (SA). Nei prossimi giorni amplieremo la vasta playlist sul canale YouTube con delle interviste che lasceranno l’acquolina in bocca agli ascoltatori, esattamente come i vini presenti alla manifestazione. Non basta: ci sarà un piccolo approfondimento tematico con una giovane azienda cilentana di spirits ed un gin fortemente identitario a base di fico.

Spazio gastronomico all’aperto complice le giornate primaverili all’insegna del bel tempo, con materie prime a chilometro zero. Start il 23 marzo con il consueto saluto delle Autorità e di Angelo Zarra, patron della manifestazione. Eventi di tale portata non possono che far bene all’intero comparto, ultimamente in fermento per alcune polemiche nate a seguito di inchieste giornalistiche.

Angelo Zarra

Osserviamo quanto accade con spirito critico, ma consci del sacrificio di tanti viticoltori che cercano di quadrare i conti nel rispetto della legalità e della qualità finale. Bisogna tenerne conto quando si toccano temi delicati che potrebbero nuocere ad un settore fiore all’occhiello del Made in Italy ed il Paestum Wine Fest è il luogo giusto per discuterne con professionalità e competenza.

Vinòforum 2024: al Circo Massimo di Roma la nuova edizione

A Roma, il palazzo situato al numero 87 di via dei Cerchi, è avvolto da una suggestiva atmosfera di mistero e incanto. Nelle immediate vicinanze di quello che si ritiene essere stato il sito del Lupercale, dove la leggenda narra che Romolo e Remo, gli eroi fondatori di Roma, furono allattati dalla Lupa, rende questa dimora un luogo intriso delle radici di un popolo che ha plasmato in modo indelebile la storia della nostra civiltà. È qui che il 29 gennaio si è tenuto l’incontro inaugurale di Vinòforum 2024, un’edizione speciale dell’evento enologico più importante della Capitale.

Vinòforum Class ha rappresentato l’antipasto perfetto per gli appassionati del vino, con l’annuncio clamoroso della nuova sede della 21ª edizione: il prestigioso Circo Massimo. Dal 17 al 23 giugno, questo monumento storico sarà il palcoscenico di uno degli eventi più attesi dell’anno.

Al saluto di Emiliano De Venuti, organizzatore di Vinòforum, è seguito quello di Alessandro Scorsone, sommelier e amico fedele della manifestazione fin dalle sue origini. Moderatore Stefano Carboni dell’Agenzia MG Logos.

<<La scelta del Circo Massimo come nuova sede di Vinòforum è il risultato di una collaborazione tra l’evento e le istituzioni locali>> ha dichiarato De Venuti <<Con oltre 40.000 imprese legate al settore enogastronomico solo a Roma, il Lazio si conferma come un hub strategico per il Made in Italy. Vinòforum non solo promuoverà le eccellenze del territorio, ma contribuirà anche a valorizzare l’offerta turistica della capitale>>.

Durante la conferenza stampa hanno preso la parola illustri rappresentanti delle Istituzioni. Massimiliano Raffa, Commissario Straordinario di A.R.S.I.A.L. – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio – ha annunciato il supporto dell’agenzia alle aziende vitivinicole del territorio.

Rodolfo Maralli, Presidente di Fondazione Banfi e Presidente di Banfi Srl, ha evidenziato il ruolo cruciale delle manifestazioni enogastronomiche nella valorizzazione delle produzioni di qualità, lodando Vinòforum per la capacità di adattarsi alle mutevoli esigenze del pubblico nel corso degli anni. In ultimo, Ernesto di Renzo, docente di Antropologia del Gusto all’Università di Roma Tor Vergata, ha concluso l’evento con una riflessione sull’importanza dei vigneti urbani di Roma, simbolo del legame millenario tra la Capitale e il vino.

La degustazione dei Vini dei Masi Chiusi al Farm Food Festival a Merano: esperienza guidata da Helmuth Köcher

La seconda edizione del Farm Food Festival ha riscosso un enorme successo di pubblico e apprezzamento presso il Kurhaus di Merano, sabato 9 marzo. Un evento che ha visto la partecipazione dei prodotti dei soci del Gallo Rosso, associazione dedicata alla promozione dell’eccellenza delle specialità altoatesine.

Il Gallo Rosso annovera ben 86 Masi “chiusi”, un termine che richiama alla mente la tradizione locale. Sin dal 1526, quando l’Alto Adige faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico, fu emanato un primo editto che regolamentava i Masi. Maria Teresa D’Austria confermò questa disposizione nel 1770 con un regolamento preciso. Anche se nel 1929 questa legge tirolese fu abolita sotto il regime fascista, la cultura dei Masi Chiusi continuò a essere praticata fino a essere nuovamente riconosciuta nel 1954. In Alto Adige, questa peculiarità conta più di 11.000 Masi chiusi, una caratteristica che non si riscontra nel vicino Trentino.

Le caratteristiche distintive di un Maso chiuso riguardano l’estensione dei terreni, intorno ai 3,5 ettari, la produzione e la lavorazione delle materie prime all’interno della stessa realtà, nonché la capacità di garantire l’autosufficienza attraverso la produzione stessa. I prodotti assaggiati durante il Farm Food Festival erano di eccellente qualità e rispettavano rigorosi criteri di produzione.

Per quanto riguarda la produzione di vino, un Maso non può essere considerato una vera e propria azienda vinicola; si fa riferimento alla cultura contadina, espressa nel termine “weingut”. Tuttavia, la limitata produzione è di grande interesse e qualità, come dimostrato dagli assaggi proposti dal patron del Merano Wine Festival Helmuth Köcher.

Il contadino non si affida a un enologo, a un direttore commerciale o a un esperto di marketing, ma produce secondo le competenze acquisite e tramandate nel tempo, che riflettono la cultura altoatesina e la ricerca di soluzioni per adattarsi al cambiamento climatico.

Durante la degustazione, sono stati proposti 4 vini bianchi e 4 rossi. Il primo vino, prodotto da Griesserhof situato a 750 metri sul livello del mare nel comprensorio di Bressanone, è un Kerner, vitigno nato dall’incrocio tra il Riesling Renano e la Schiava Grossa (conosciuta anche come Trollinger). Con note di pesca bianca e frutta tropicale, coltivato nel vigneto Gall con esposizione sud-est, questo vino si distingue per la sua freschezza e pulizia.

La seconda proposta è un Pinot Bianco di grande eleganza e precisione, proveniente dal Maso Rinnhof nella zona di Termeno, con vigneti a circa 300 metri di altitudine. Note di mela, acidità equilibrata e piacevolezza di beva caratterizzano questo vino.

Segue una terza referenza, il Gewürztraminer dell’azienda Rasslhof, varietà vocata in Alto Adige. Con note di litchi, rosa e spezie, questo vino aromatico si abbina perfettamente a piatti esotici e a base di zafferano.

Particolare attenzione è stata dedicata ai vini da vitigni Piwi, resistenti alle malattie. Il Quessaris, prodotto da Muscaris, è un incrocio tra Solaris e Moscato Giallo dell’azienda Höuslerhof a Varna, in Alta Valle Isarco. Caratterizzato da garbata aromaticità e una nota sapida in chiusura.

La degustazione prosegue con una selezione di vini rossi, a cominciare dalla Schiava Grigia prodotta dal Maso St. Quirinus di Caldaro. Questo vino, che rappresentava un tempo l’identità della regione, mostra una qualità intrinseca con delicati sentori fruttati e un tannino setoso.

Il Blauburgunder prodotto a circa mille metri di altitudine dal Maso Widum Baumann sopra Bolzano, offre espressioni di frutta rossa succosa al naso e una struttura che invita a una piacevole e appagante bevuta.

Tra i vini rossi da vitigni Piwi, il JPK 2016, prodotto da Chambourcin dallo Strickerhof, ne rappresenta l’ultima uscita poiché il figlio del produttore non ha creduto nelle potenzialità di questo vitigno e ha espiantato il vigneto. Peccato.

La degustazione si conclude con il Cabermol di Höuslerhof, dal vitigno Cabernet Cortis nato dall’incrocio tra Cabernet Sauvignon e Solaris, che promette un buon potenziale evolutivo.

Il messaggio trasmesso da Helmuth Köcher riguardo all’utilizzo dei vitigni Piwi, come risposta al cambiamento climatico, sottolinea l’importanza della ricerca e dell’adattamento alle nuove sfide, sia a livello individuale che collettivo, per non rimanere semplici spettatori impotenti di ciò che accade.

È importante mantenere l’attenzione alla produzione dei vini dei contadini dei Masi, per il grande pregio, l’identità e la personalità.