Arillo in Terrabianca, sogno di Toscana di Urs e Adriana Burkard

È un anno importante questo 2024, per la storia del Chianti Classico, poiché ricorre il centenario del Consorzio più antico d’Italia.

Nel cammino di tanta produzione vitivinicola, si inserisce dal 2019 la famiglia Burkard e il desiderio di Urs e Adriana di dar nuova vita e nuova relazione a tre anime distinte della Toscana. Arillo in Terrabianca è infatti un teorema vocazionale per tre tenute colme d’identità: il Chianti Classico a Radda con Terrabianca, la Maremma con Il Tesoro e la sua ispirazione avanguardistica, la Val d’Orcia a Colle Brezza con il percorso biologico e minimalista improntato a produzioni “boutique” e alla sostenibilità ambientale.

All’Hotel Rome Hilton Cavalieri di Roma, questi concetti sono stati celebrati in una serata dedicata alla presentazione di Arillo in Terrabianca e del suo “Teorema Toscano” che anima quest’azienda fortemente innovativa. L’introduzione e le parole di Daniela Scrobogna – FIS Fondazione Italiana Sommelier – hanno accompagnato una folta schiera di partecipanti alle degustazioni verticali di due vini epigoni dell’azienda e della sua rivitalizzazione: “Poggio Croce” Chianti Classico Riserva, e “Campaccio”, il Supertuscan di casa, tutti declinati nei vent’anni dal 2001 al 2021.

Fortissime le motivazioni organizzative e progettuali di Alberto Fusi, CEO dell’azienda e di Luano Benzi enologo di lungo corso di Arillo in Terrabianca. Introdotti alla sala da Dario Pettinelli, responsabile della comunicazione aziendale, hanno raccontato a corredo delle degustazioni ben 30 anni di territori, di evoluzioni dei vini, di ripensamento della viticultura in funzione di un intero ecosistema a garantire piena identità e, persino, modernità dei loro vini.

Da un’origine attenta ai vivai e i giusti cloni, improntata a estrazione, alcolicità e potenza, i vini di Arillo in Terrabianca hanno virato verso analisi minuziose della geologia delle tenute, assieme a una sempre più parca e attenta amministrazione delle acque. Fusi ha infatti illustrato come sia stata la centralità dell’agronomia, di concerto con la progressiva maggiore disponibilità di acque ben preservate, a determinare un intero salto quantico verso vini migliori e biologie dinamiche, con determinata attenzione alla Certificazione Equalitas.

In più, un’estensione perfino architettonica di questi concetti ha generato una cantina stato dell’arte disegnata dall’architetto Mario Botta, archistar svizzero tanto caro ai coniugi Burkard per aver sviluppato tridimensionalmente la loro visione di produzione e accoglienza verso i clienti.

I vini degustati hanno nettamente espresso questo cammino e questa visione. Al netto delle stagionalità e relative temperature e precipitazioni, ogni annata ha sempre più espresso in maniera riconoscibile nel tempo quella identità di territorio e quella leggerezza del Sangiovese rinvenibile tanto nel Chianti Classico quanto nel Supertuscan di casa.

Non solo un cambio della forma di allevamento, da cordone speronato a guyot, caratterizza la svolta della nuova proprietà e della sua squadra, ma il passaggio a rese minori in vigna e, in cantina, alla ricerca di maggior impatto aromatico, evitando la prevalenza del legno ma impiegando botti più piccole. I due vini degustati nelle annate dalla 2020 in entrambi i casi rivelano più eleganza, finezza e meno concentrazione.

La longevità è parimenti garantita, ma il transito da estrazioni muscolari e presenze eteree e austere, quasi marsalate, a bouquet di frutta e sottobosco, a tannini armonici e nobili rivolti al raggiungimento di quell’equilibrio di note che rende grande un vino in maniera internazionale.

È in particolare la trasformazione di Campaccio, da concetto austero e antico, informato di china e tabacco e sentori ferrosi, a un blend che include anche il Merlot dopo Cabernet Sauvignon e Sangiovese sempre dominante: non più concentrazioni difficili al food pairing, ma equilibrio e modernità distinti, dolcezze di gusto e spunti muscolari più suadenti.

Il cambio di direzione nel cammino è quindi evidente e manifesto. Arillo in Terrabianca guarda a produzioni, in purezza come in blend,  fatte di ricca mineralità in equilibrio con floreale e fruttato boschivo unici nel loro genere. Dal colore al finale, tanto Poggio Croce quanto Campaccio si ergono ad araldi della personalità e della rinnovata, più profonda e più innovativa identità.

I coniugi Burkard hanno realizzato una generazione di vini strutturati e profondi, ricchi di profumi e sfumature sensoriali, che contribuisce a spingere la Toscana al centro del panorama vinicolo internazionale.

“Aria di mare Profumo di vino”: sapori e profumi si incontrano sul Golfo di Gaeta

L’evento “Aria di mare Profumo di Vino”, giunto alla sua ottava edizione, ha aperto le porte a una selezione accurata di produttori vinicoli e ristoratori del Lazio meridionale.

Roberto Perrone, l’organizzatore dell’evento, ha deciso quest’anno di dare un tocco più intimo e conviviale alla manifestazione. “Volevamo creare un’atmosfera dove le persone potessero davvero connettersi, condividere e apprezzare la qualità dei prodotti”, ha spiegato Perrone intervistato. “Negli anni precedenti, l’evento era cresciuto molto, ma sentivamo che era il momento di tornare alle origini, di dare più spazio alle interazioni personali e alla scoperta dei sapori in un contesto più raccolto.”

E quale location migliore dello storico Grand Hotel Miramare di Formia, con vista mozzafiato sul Golfo di Gaeta, che ha fornito lo sfondo perfetto per questa celebrazione dei sensi. I partecipanti hanno potuto godere non solo dei sapori e dei profumi offerti, ma anche della bellezza del paesaggio circostante.

La parola d’ordine dell’evento è stata “Qualità”, e si è vista in ogni dettaglio. Dai vini accuratamente selezionati alle prelibatezze gastronomiche; i bianchi frizzanti e freschi, perfetti per accompagnare i piatti di pesce e rossi strutturati e corposi, ideali per le carni e i formaggi stagionati. Roberto Perrone si è avvalso della professionalità di Giovanni D’Andrea noto come John Wine, che è anche il nome della sua azienda di distribuzione vini e prodotti gastronomici.

I ristoratori, dal canto loro, hanno dato prova della loro creatività e maestria culinaria, presentando piatti che esaltavano le materie prime locali. Particolare attenzione è stata data ai prodotti del mare, in omaggio alla location costiera dell’evento. Antipasti di crudo di pesce, primi piatti con frutti di mare freschi, e secondi che combinavano sapientemente i sapori del mare con quelli della terra hanno deliziato i partecipanti.

Ma non solo pesce: la gastronomia del Lazio meridionale è ricca e variegata, e l’evento ha dato spazio anche alle specialità dell’entroterra. Formaggi artigianali, salumi di produzione locale, e piatti della tradizione contadina rivisitati in chiave moderna hanno completato l’offerta culinaria, creando un ponte tra passato e presente, tra tradizione e innovazione.

Formia, ultima frontiera del Lazio verso sud (o la prima per chi arriva dalla Campania), si è rivelata la cornice perfetta per questo incontro di sapori. Terra di passaggio sin dall’antichità, crocevia tra mare, entroterra e Roma, ha offerto uno sfondo storico e culturale unico all’evento. “Aria di mare Profumo di Vino” ha incoraggiato l’interazione diretta tra produttori, chef e appassionati.

L’evento non si è limitato solo alla degustazione. Nel corso della giornata, sono stati organizzati anche dei mini-workshop e delle presentazioni, dove produttori e chef hanno condiviso i segreti del loro mestiere. Il cuore della manifestazione è stata la Masterclass su Champagne Encry, una degustazione di gran livello in cui oltre ad assaggiare il famoso vino, è stato possibile ascoltare dalla voce di Enrico Baldin il racconto di come è diventato produttore di Champagne.

Quattro i vini in degustazione serviti dalla sommelier Simona Marricco:

  • Champagne ENCRY EXTRA BRUT BLANC DE BLANC MATIÈRE GRAND CRU
  • Champagne ENCRY ROSÈ BRUT NUANCES GRAND CRU
  • Champagne ENCRY BRUT GOLD BLANC DE BLANC NAISSANCE GRAND CRU
  • Champagne ENCRYBRUT BLANC ET NOIR RÉVERIE GRAND CRU

Tra le aziende partecipanti agli stand, ho inoltre provato:

VIGNE TONICHE – Nel cuore di Esperia, un piccolo borgo in provincia di Frosinone, la cantina Vigne Toniche racconta una storia di passione e tradizione. Stefania e Roberto Vallone, insieme al loro padre, hanno ereditato vigne vecchie di oltre un secolo, tramandate dal nonno. Tra queste filari si nasconde un tesoro enologico: due vitigni autoctoni quasi scomparsi, il Reale e il Raspato di Esperia.

Varietà che rischiavano di svanire per sempre, ma grazie alla dedizione della famiglia Vallone sono stati riscoperti e riportati alla luce prima che l’oblio li avvolgesse completamente. Oggi, Vigne Toniche è un simbolo di resilienza, un ponte tra il passato e il futuro, che celebra l’unicità del territorio con vini autentici, legati alla storia millenaria di questa terra.

HUMAN WINE cronimo che sta per Harmonic Union Man And Nature e produce vini sostenibili e biodinamici. Una filosofia naturale che si esprime in modo divertente sulle etichette che sono opere d’arte.

IZZI LIQUORI – Riccardo e Alessandro Izzi hanno portato l’innovazione nella tradizione familiare di 4 generazioni che risale al 1903. I nostri 4 liquori vantano grandi proprietà toniche e digestive, con un sapore autentico che non necessita di zuccheri aggiunti per esaltarne le proprietà aromatiche e benefiche. Tradizione e ricette segrete sono alla base del successo dei liquori Izzi. 

ALBERTO GIACOBBE – Nel cuore della campagna laziale, precisamente a Olevano Romano, Alberto Giacobbe, giovane e appassionato produttore, sta catturando l’attenzione degli enofili con i suoi vini che raccontano storia e terroir. Giacobbe si distingue per la produzione di tre vini di alta qualità con ben sette etichette.

Guardando al futuro, Roberto Perrone ha anticipato che l’edizione del prossimo anno promette di essere ancora più speciale, con l’introduzione di nuove attività e collaborazioni che metteranno ancora di più in luce le eccellenze del territorio. “Vogliamo continuare a crescere, ma sempre mantenendo quello spirito di convivialità e attenzione alla qualità che ci contraddistingue,” ha affermato.

Consorzio di Tutela Vini Roma DOC: Rossella Macchia eletta Presidente

Rossella Macchia è stata eletta come nuova presidente del Consorzio di Tutela Vini Roma DOC, succedendo a Tullio Galassini.

Dopo aver ricoperto per anni la carica di vicepresidente e con esperienza da general manager dell’azienda Poggio le Volpi, Rossella proseguirà il lavoro di promozione dei territori, della cultura enologica e dei vini rappresentati all’interno dai confini della Doc Roma.

Il Consorzio di Tutela Vini Roma Doc ha espresso, altresì, grande apprezzamento per l’impegno profuso da Tullio Galassini, riconoscendone la dedizione e la competenza dimostrate nel corso della sua presidenza.

Con la nomina di Rossella Macchia, il Consorzio punta a consolidare e approfondire ulteriormente il lavoro svolto fino ad oggi, rafforzando la valorizzazione del patrimonio vitivinicolo romano.

Consapevoli che la strada per la gloria dei vini di Roma è ardua e in salita, auguriamo a Rossella Macchia un buon lavoro, continuando nel segno dell’innovazione, alla continua ricerca della qualità finale dei vini.

CantinAmena e i suoi vini: il nuovo stile dai Castelli Romani

Hai presente quando incontri qualcuno vestito con un abito elegante e di qualità, e pensi “Wow, che stile!”? Quel momento in cui l’eleganza e la cura dei dettagli saltano subito all’occhio, facendoti capire che hai di fronte qualcosa di speciale. Beh, lo stesso vale per il vino. E se parliamo di stile nel mondo enologico, non possiamo non menzionare CantinAmena, una realtà che sta ridefinendo il concetto di qualità nei vini dei Castelli Romani.

Situata a Campoleone, frazione di Lanuvio, a soli 35 chilometri a sud-est di Roma, questa cantina è una perla nascosta nel panorama vinicolo laziale. Immaginate una collina dolce, accarezzata dalla brezza marina, con un terreno vulcanico che fa impazzire le viti. Qui, su 15 ettari a corpo unico di puro paradiso vinicolo, la famiglia Mingotti lavora con cura e armonia le proprie vigne.

Come è iniziata questa avventura? La storia di CantinAmena è una di quelle che scaldano il cuore, una storia di passione, dedizione e, soprattutto, di famiglia. Nel 2004, Valeriano e Maria Rosa Mingotti, coppia di bresciani con la passione per il vino, decidono di realizzare un sogno: acquistano una tenuta a Lanuvio, dove avevano trascorso tante vacanze nella “Vigna Amena” di un caro amico. Il legame con questa terra era ormai così forte che l’acquisto sembrava quasi un passaggio naturale, il destino che bussava alla loro porta.

Silvia Mingotti

All’inizio l’idea era semplicemente di continuare a produrre uva biologica e venderla. Dopotutto i Mingotti non erano agricoltori di professione. Ma il vino, si sa, ha il potere di cambiare i piani, di ispirare, di far sognare in grande. E così, nel 2012, i loro figli Silvia, Enrico e Osvaldo decidono di fare sul serio. Trasformano l’intuizione imprenditoriale dei genitori in una vera e propria Società Agricola, dando vita al marchio “CantinAmena”. Una svolta che segna l’inizio di un’avventura focalizzata sulla produzione di vini biologici di alta qualità.

Cosa rende Cantina Amena così speciale? In primis, la pazienza. Come dicono loro stessi, “La pazienza è una vera, segreta ricchezza”. E fidatevi, quando si tratta di fare biologico di qualità, la pazienza non è solo una virtù, è una necessità. Qui non si fanno le cose di fretta. Si aspetta, si osserva, si cura ogni dettaglio con amore e dedizione. Dall’attenta selezione delle uve alla vinificazione, ogni passaggio è seguito con la massima cura e rispetto per la natura.

L’azienda, posta a circa 250 metri sul livello del mare, quasi totalmente dedicati alla coltivazione biologica della vite, ha anche in dotazione un piccolo uliveto. Il terreno di origine vulcanica è incredibilmente fertile e ricco di minerali. La posizione strategica, con la corretta esposizione e la ventilazione continua che arriva senza ostacoli dal vicino Mar Tirreno, crea un microclima ideale per la produzione di qualità.

Ma CantinAmena non si accontenta di seguire la tradizione; pur rispettando profondamente le radici del territorio, l’azienda non ha paura di sperimentare. Accanto ai vitigni bianchi e rossi tradizionali dell’areale laziale – come la Malvasia Puntinata, il Cesanese di Affile, il Trebbiano toscano, il Montepulciano e il Sangiovese – troviamo anche alcuni vitigni internazionali come il Merlot, il Cabernet Sauvignon, il Petit Verdot, il Syrah e il Sauvignon blanc. E non dimentichiamo l’Incrocio Manzoni, un bianco di grande versatilità che simboleggia perfettamente lo spirito innovativo dell’azienda.

Attualmente, Cantina Amena produce circa 45.000 bottiglie all’anno, anche se la capacità potenziale è superiore. Ogni bottiglia è il risultato di un processo produttivo che rispetta al massimo l’ambiente e la tradizione contadina. La scelta del biologico, che risale agli anni ’80 del secolo scorso, non è solo una moda per loro, ma una vera e propria filosofia di vita.

In vigna, sono banditi da 40 anni tutti i prodotti di sintesi. Si punta molto sulla prevenzione, con trattamenti mirati a base di rame e zolfo per prevenire l’insorgenza di malattie della vite. Anche in cantina, la certificazione biologica europea garantisce il massimo rispetto per il vino, limitando i procedimenti invasivi e utilizzando solo lieviti e additivi naturali di origine biologica. La vendemmia è rigorosamente manuale, e la presenza del centro di vinificazione all’interno dell’azienda permette di ridurre al minimo i tempi tra la raccolta dell’uva e il suo arrivo in cantina, preservando al meglio le caratteristiche organolettiche dei grappoli. In cantina, si procede con pressature soffici e lavorazioni attente secondo la tradizione, pur avvalendosi di moderne tecniche enologiche come il controllo delle temperature di fermentazione e affinamento.

Tra i vini prodotti da Cantina Amena, merita una menzione speciale il “Patientia”, un rosso che è un vero e proprio inno alla pazienza: 18 mesi in botte di rovere nuova. Non sono da meno il “Divitia”, un bianco 100% Malvasia Puntinata, o “Arcana”, 100% Cesanese di Affile. L’azienda ha persino ottenuto la certificazione Vegan per tutti i loro vini nel 2022, dimostrando una sensibilità non comune nel settore.

L’impegno dei Mingotti va oltre la produzione. L’azienda sta attivamente contribuendo a cambiare la percezione dei vini dei Castelli Romani, un’area da sempre vocata alla viticoltura ma per troppo tempo focalizzata solo sulla quantità. Lo sforzo di CantinAmena è quello di imporre un’altra idea di qualità, contribuendo a un percorso di rinascita corale del territorio.

L’obbiettivo è la creazione di veri e propri cru aziendali dove far esprimere al massimo i vitigni autoctoni. E ricordate: come un bell’abito non fa il monaco, ma fa sicuramente una bella impressione, così un buon vino non vi cambierà la vita, ma vi regalerà sicuramente momenti di puro piacere.

Salute!​​​​​​​​​​​​​​​​

Drink Pink: I Vini Rosati Brillano nei Giardini di Palazzo Brancaccio a Roma

Roma, con la sua storia millenaria, è un vero e proprio scrigno di palazzi storici che raccontano le vicende di imperatori, papi, nobili famiglie e artisti. Edifici che con le loro architetture maestose e i loro interni riccamente decorati, offrono una finestra sul passato glorioso della città eterna. Ecco alcuni dei palazzi più celebri.

Palazzo Brancaccio

Tra i numerosi palazzi storici di Roma, Palazzo Brancaccio è un esempio di bellezza architettonica e importanza storica. Costruito tra il 1886 e il 1912 per volontà della principessa Mary Elisabeth Field, moglie del principe Salvatore Brancaccio, è l’ultimo grande palazzo nobiliare costruito a Roma.

Palazzo Brancaccio è caratterizzato da uno stile eclettico che mescola elementi neoclassici e barocchi. Gli interni sono decorati con affreschi, stucchi dorati, marmi preziosi e arredi raffinati, riflettendo il gusto sfarzoso dell’epoca.

I Giardini

Uno degli elementi più affascinanti di Palazzo Brancaccio sono i suoi giardini. Situati nel cuore di Roma, questi giardini offrono un’oasi di verde e tranquillità, con fontane, statue e piante secolari che creano un’atmosfera incantevole. I giardini di Palazzo Brancaccio sono particolarmente apprezzati per la loro bellezza e per la capacità di offrire uno spazio ideale per eventi esclusivi.

I giardini di Palazzo Brancaccio sono spesso utilizzati per eventi organizzati dal Gambero Rosso. Eventi, che includono degustazioni, cene di gala e presentazioni di guide enogastronomiche, sfruttando l’eleganza e la raffinatezza dei giardini.

I Drink Pink: i Vini Rosati brillano nei Giardini di Palazzo Brancaccio

I vini rosati, con il loro colore affascinante e il gusto rinfrescante, sono diventati una scelta popolare per molti appassionati di vino. Ma cosa rende questi vini così speciali? Scopriamolo insieme!

I vini rosati possono variare dal rosa pallido al rosso ciliegia, una varietà di colori risultato di diverse tecniche di produzione. Il metodo più comune è la macerazione breve, dove le bucce delle uve rimangono a contatto con il mosto per un breve periodo, giusto il tempo di conferire il colore desiderato.

I rosati offrono una gamma di sapori che possono soddisfare ogni palato. Dai delicati aromi di frutti di bosco dei rosati provenzali, ai sapori più robusti e speziati dei rosati spagnoli, c’è un rosato per ogni occasione, spesso fresco e fruttato, perfetto per accompagnare piatti leggeri e estivi.

Uno dei motivi per cui i rosati sono così amati è la loro versatilità negli abbinamenti gastronomici. Prova un rosato con pesce alla griglia, insalate fresche o anche con una pizza margherita. I rosati più corposi possono reggere anche piatti più saporiti come carni bianche o formaggi stagionati.

Anche se spesso associati all’estate, possono essere gustati tutto l’anno. La loro freschezza e leggerezza li rendono perfetti per ogni stagione, e la crescente qualità dei rosati disponibili sul mercato significa che c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire.

L’evento ha offerto un viaggio sensoriale attraverso le diverse regioni vinicole d’Italia, dalla Lombardia alla Puglia, passando per Toscana, Marche, Abruzzo, Campania e Basilicata. Tra i protagonisti, il Consorzio Valtènesi ha brillato con le sue etichette del Lago di Garda, conquistando i presenti con note floreali e fruttate che hanno esaltato la qualità delle produzioni italiane.

La vera novità di quest’edizione è stata l’introduzione di gelati gourmet in abbinamento ai vini. Le migliori gelaterie recensite dalla guida “Gelaterie d’Italia 2024” del Gambero Rosso hanno partecipato all’evento, offrendo un’esperienza gustativa unica che ha sposato la freschezza dei rosati con la cremosità del gelato artigianale.

Lazio: a Olevano Romano torna Vinointorno festeggiando l’edizione del decennale

Situata nel cuore del Lazio, a soli 60 chilometri dalla Capitale, Olevano Romano ha celebrato il decennale di uno degli eventi enogastronomici più attesi dell’anno: Vinointorno. Dal 2013, questa manifestazione è diventata una vetrina d’eccellenza per il vino e il cibo di qualità, attirando numerosi appassionati e professionisti del settore. Vinointorno nasce dall’intuizione di sei membri fondatori dell’Associazione Extrawine: Enrico Carletti, Marco Mampieri, Piero Missimei, Furio Pagliei, Luca Rossi, Ivano Sterbini e Mario Travaglini.

Dieci Anni di Eccellenza

Fin dalla sua prima edizione, Vinointorno ha riscosso un successo straordinario, grazie alla partecipazione di oltre 100 produttori vitivinicoli provenienti da ogni angolo della Penisola. Con circa 1000 visitatori di media, l’evento ha saputo conquistare l’interesse del pubblico, divenendo un punto di riferimento per gli amanti del buon vino e della buona tavola.

L’edizione 2024 celebra il decimo anniversario ed è stata speciale: ben due settimane di eventi imperdibili, tra degustazioni, convegni e workshop. “In dieci anni abbiamo cresciuto una generazione di ragazzi che bevevano soltanto per bere, ora lo fanno con la consapevolezza che bere, soprattutto in modo consapevole, è cultura e molti ragazzi si stanno avvicinando al mondo professionale del vino” ha dichiarato Mario Travaglini, attuale presidente dell’Associazione Extra Wine.

Il Gourmet Errante: Pasquale Pace e le Eccellenze del Gusto

Si è parlato di qualità e di eccellenze, ma poco della persona che seleziona il meglio del vino e della gastronomia. Pasquale Pace, “Il Gourmet Errante”. Pasquale non è solo un intenditore di cibo e vino, è un vero esploratore del gusto. La sua passione lo porta a viaggiare per l’Italia, scoprendo tesori nascosti in ogni angolo dello stivale. La sua missione? Trovare le chicche dell’enogastronomia e portarle alla ribalta, condividendole con un pubblico sempre più numeroso e appassionato. Ogni assaggio diventa per lui una nota indelebile, che arricchisce il suo repertorio e lo guida nelle sue selezioni. Il carattere gioviale e schietto lo rende una figura ammirata e benvoluta da molti.

Pasquale Pace “Il Gourmet errante”

Presente anche l’Associazione Italiana Sommelier delegazione regionale Lazio, che ha dato un grande contributo con professionalità e competenza, vista la grande quantità di vini in degustazione. Presente anche la Strada del Vino – Terra del Cesanese Olevano Romano con Cristina Pratesi, e la Case Vacanze Apricus che ha avuto il premio per essersi distinto nella promozione del territorio, grazie ai suoi bellissimi appartamenti b&b nel centro storico di Olevano Romano. Oltre alle degustazioni, Vinointorno ha offerto anche un’opportunità unica per i produttori di presentare le loro novità e per i visitatori di scoprire prodotti di qualità in un contesto conviviale e festoso.

La Missione di Extrawine: Promuovere la Cultura del Vino e del Cibo

L’associazione continua a portare avanti la sua missione con passione e dedizione. Tra gli stand che hanno esposto le loro specialità, menzione speciale va allo Chef Giovanni Milana della Trattoria Sora Maria Arcangelo, che ha deliziato i presenti con i suoi piatti tradizionali ricchi di sapore e storia.

Altrettanto apprezzati sono stati i contributi di Roberto Ruggeri con il suo Robistrot, l’Antico Forno del Borgo di San Vito Romano, il Bar Lazio dal 1949, il Salotto Retrò, Procarni 1951, la Pasticceria Dolcemascolo, Il Mondo della Pizza e Le Cerquette. Ogni stand ha rappresentato un angolo del Lazio, portando in primo piano i prodotti genuini e le ricette tramandate di generazione in generazione.

Uno dei momenti clou dell’evento è stato il focus sul vino Cesanese, non solo del celebre Cesanese del Piglio DOCG, ma anche del Cesanese di Olevano Romano Doc e del Cesanese di Affile Doc. Presentata una guida scritta in collaborazione con il rinomato giornalista Carlo Zucchetti, con informazioni dettagliate sulle diverse tipologie di Cesanese e sulle cantine che le producono. Zucchetti, con la sua esperienza e passione, ha saputo valorizzare al meglio le peculiarità di questo vino, rendendo la guida un vero e proprio vademecum per gli enoturisti e per chi desidera approfondire la conoscenza del patrimonio vinicolo laziale.

Celebrato il Cesanese e le Tradizioni del Lazio con i “Vin de Garage”

L’evento dedicato alla promozione delle tradizioni culinarie e vinicole del Lazio si è concluso con una degustazione speciale di “Vin de Garage”, che rappresentano l’essenza più autentica del territorio. L’iniziativa ha messo in luce il lavoro e la dedizione di chef, artigiani e viticoltori che ogni giorno si impegnano a mantenere vive le antiche tradizioni locali. La degustazione ha permesso di assaporare varie sfumature e interpretazioni del Cesanese, grazie al talento di vignaioli che, pur operando in ambiti domestici, hanno mostrato grande maestria nella produzione vinicola.

Ecco una panoramica dei vini degustati:

  1. Goffredo Proietti Rosato 2022: il rosato ha aperto la degustazione ma purtroppo era non classificabile a causa del tappo difettoso.
  2. Tonino Tabolacci Cesanese 2023: ha dimostrato buon equilibrio e note fruttate.
  3. Tonino Tabolacci Cesanese Colle Oppio 2023: matura tre mesi in barrique, esalta i frutti rossi, anche se dal finale un po’ corto.
  4. Aldi David Vino Musicale 2023: sensazioni di frutta surmatura a tratti eccessive.
  5. Piero Lanciotti Mosance Terra Equa 2022: blend di tre vitigni, tra cui Cesanese e Sangiovese. Ha mostrato tannini invadenti e un finale amaricante.
  6. Baldi Luigi Rosso Pretore 2022: freschezza e morbidezza, dai tannini ben integrati.
  7. Tito Nera – Corso 2022: mix di 70% Cesanese e 30% Sangiovese, con qualche lieve nota irruenta, ma complessivamente fresco e delicato.
  8. Tito Nera – Corso 2021 C.S.: vino sempre in progressione positiva nelle varie annate.
  9. Tito Nera – Cerceta 2022: Cesanese pulito, fine ed equilibrato, tra i migliori della degustazione.
  10. Tito Nera – Cerceta 2021: Un’altra annata di successo per questo Cesanese.
  11. Goffredo Proietti Go… Cesanese 2022: ha mostrato buon frutto e freschezza.
  12. Giuliano Baldi Cesanese 2022: nuance di vaniglia e legno, complessivamente franco e pulito.
  13. Tonino Tabolacci Cesanese Colle Oppio Riserva per gli amici 2022: piacevole ed equilibrato, con una morbidezza che bilancia l’acidità.

La degustazione ha incluso anche una selezione di vini dolci:

  1. De Matti Mariano Cardinal Taverna: blend di 60% Malvasia di Candia e 40% Ottonese, dolce e leggermente frizzante, perfetto per accompagnare dolci tradizionali.
  2. Matti Mariano Cesanese dolce frizzantino: ricorda i Cesanese di una volta, ma con un fine equilibrio.
  3. Sergio Masci Cesanese dolce 2022: leggera carbonica e freschezza sottile, ha richiamato l’amarena da pasticcino.
  4. F.lli Carletti – “Lo Rosso dorge” leggera volatile iniziale, ma piacevole il finale zuccherino.

Roma: al Circo Massimo l’edizione 2024 di Vinòforum

La 21esima edizione di Vinòforum, per la prima volta ospitata nella storica cornice del Circo Massimo, ha segnato un traguardo straordinario nel panorama enogastronomico italiano. Gli organizzatori, soddisfatti dei risultati, parlano di un’edizione record che ha visto la partecipazione di 80.000 appassionati di vino e cibo, di cui oltre 19.000 erano operatori del settore.

Emiliano De Venuti, fondatore e organizzatore di Vinòforum, ha espresso grande soddisfazione per il livello qualitativo dei partecipanti: “Vinòforum 2024 ha superato tutte le aspettative. I produttori presenti, con le loro storie e prodotti eccellenti, sono stati il cuore pulsante della manifestazione. Un ringraziamento speciale va anche ai grandi chef, maestri pizzaioli, e ristoratori che hanno arricchito ogni serata con il loro talento e passione.”

La manifestazione ha visto la partecipazione di 800 cantine vitivinicole, che hanno offerto non solo degustazioni, ma anche racconti approfonditi delle proprie storie e territori. Numerosi i Consorzi di Tutela presenti tra cui: Consorzio DOC Friuli, il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, e l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini. Anche i vini del Piemonte, rappresentati dal Consorzio del Barbera D’Asti e Vini del Monferrato, hanno avuto un ruolo di rilievo.

Le serate sono state animate da eventi esclusivi come le The Night Dinner, organizzate in collaborazione con La Molisana e Hendrick’s Gin, che hanno registrato il tutto esaurito fin dai primi giorni. Grande successo anche per le Pizza Dinner Gala, in collaborazione con Molino Casillo, che hanno visto protagonisti abili pizzaioli.

Un’attenzione particolare è stata riservata ai Temporary Restaurant e alle Wine Top Tasting, offrendo ai partecipanti l’opportunità di incontrare e conoscere le cantine più prestigiose, guidati dai sommelier dell’AIS Lazio. La novità di quest’anno, Casa Barolo, organizzata dalla Strada del Barolo e dei grandi vini di Langa, ha suscitato interesse, offrendo un’immersione completa nel mondo enologico piemontese.

Le masterclass curate dal Club Amici del Toscano e dalla Fondazione EvooSchool, insieme alle Chef Table di Arsial e Regione Lazio, hanno arricchito ulteriormente l’esperienza dei visitatori.

Vinòforum 2024 è stato anche teatro di importanti premiazioni: la finale de La Città della Pizza Tour Nazionale 2024 ha visto trionfare Francesco Pellegrino della Pizzeria Levante di Altamura con la sua pizza “Sinergia”. Un altro momento clou è stata l’assegnazione del titolo di Miglior Sommelier di AIS Lazio a Umberto Trombelli, delegato di AIS Latina e Consigliere Regionale AIS Lazio.

Infine, i primi Wine Digital Communication Awards hanno premiato l’eccellenza nella comunicazione digitale nel mondo del vino. Tra i vincitori, Luca Grippo (@lugrippo) per il miglior utilizzo delle foto, Andrea Zingrossi (@trotterwine) per i video sui social, Francesca Piemontese (@francescasommwine) per la miglior rubrica creativa e le Tenute Marchesi Antinori (@marchesiantinori) per il miglior digital storytelling in cantina.

Lazio: il Frascati Superiore Riserva “Sesto Ventuno” di Casata Mergè

La storia di Casata Mergè ha inizio nel 1960 con Manlio Mergè, padre di Massimiliano, quando il vino ancora si portava sfuso a Roma con il carretto. Siamo nella Denominazione Frascati, un’azienda a conduzione familiare con il supporto di uno staff di professionisti che ha permesso di conseguire obbiettivi impensabili alle origini.

Grazie all’enologo Maurilio Chioccia i loro vini sono un riferimento nel panorama enologico laziale. Con Maddalena Mazzeschi, che ne cura le relazioni con la stampa abbiamo avuto modo di approfondire la qualità dei loro prodotti visitando la cantina.

Casata Mergè è particolarmente nota per la produzione di vini bianchi come il Frascati Superiore: il risultato di una meticolosa selezione di uve Malvasia di Candia, Malvasia del Lazio, Trebbiano Toscano e Bombino Bianco. La combinazione di tecniche di vinificazione moderne e tradizionali permette di ottenere un prodotto che rappresenta l’eccellenza della tradizione enologica dei Castelli Romani.

Oltre al Frascati Superiore, la cantina produce una gamma di altri vini bianchi e rossi, tra cui un Marino DOC e un Monteporzio Catone Rosso DOC. L’Enoturismo è uno dei punti cardine di Casata Mergè. La cantina apre le sue porte ai visitatori, grazie alla ristrutturazione del casale e della grotta, offrendo la possibilità agli appassionati e professionisti del settore, di partecipare a visite guidate dei vigneti e delle cantine. Queste visite si concludono con degustazioni dei vini, accompagnate da prodotti tipici locali, permettendo ai visitatori di scoprire i segreti della produzione vinicola dei Castelli Romani e di apprezzare la bellezza e l’autenticità del territorio.

Innovazione e Tradizione nei Vigneti Sesto Ventuno

All’interno dell’azienda i vigneti ultra cinquantenari rappresentano un patrimonio inestimabile, conferendo ai vini caratteristiche uniche. Gli ettari vitati sono 25 con un’esposizione ottimale e ventilata, che riduce al minimo i trattamenti. Le piante arboree mediterranee presenti fungono da antagonisti naturali, contribuendo a un equilibrio ecologico.

Una parte del vigneto è stata sovrainnestata con cloni di Sauvignon Blanc, grazie alla presenza di stratificazioni laviche e terreno basaltico ricco di silicio, ideale per questo vitigno. Per ottimizzare il lavoro in vigna, i vigneti sono suddivisi in quadri secondo le caratteristiche geologiche del terreno. Le potature corte a speroni con il sistema GDG (Geneve Double Courtin) sono perfette per piante con gemme basali molto fertili e varietà erette.

Oggi vi presentiamo il Frascati Superiore Riserva Sesto Ventuno di Casata Mergé, un vino che incarna l’eccellenza e la tradizione vitivinicola del Lazio. La degustazione ha riunito esperti del settore, giornalisti e appassionati, tutti accomunati dal desiderio di scoprire le peculiarità di questa etichetta in una strepitosa verticale dalla annata 2022 alla 2016.

Il vino si distingue per un carattere deciso; prodotto con un blend di Malvasia Bianca di Candia e Malvasia del Lazio, rivela subito eleganza al naso, con note floreali e fruttate (frutta bianca) che si intrecciano armoniosamente a sentori di miele e spezie dolci con un finale che ricorda la mandorla. Caratteristica predominante la brillantezza del colore paglierino dai riflessi dorati, segno di una maturazione ottimale e di una cura meticolosa in cantina. Al palato, il Sesto Ventuno si presenta avvolgente e strutturato, con una perfetta armonia tra freschezza e morbidezza, e un finale lungo e persistente che lascia una piacevole sensazione di mandorla e agrumi.

Da sinistra l’enologo Maurilio Chioccia e l’autore di 20Italie Alberto Chiarenza

La vinificazione avviene in acciaio inox a temperatura controllata, seguita da un affinamento in botti di rovere francese per almeno 12 mesi, che conferisce al vino una maggiore complessità e un bouquet aromatico ricco e variegato. Maurilio Chioccia, enologo di Casata Mergé, ha spiegato durante l’evento: <<Il Sesto Ventuno è il risultato di una ricerca continua della qualità e del rispetto delle tradizioni. Ogni fase della produzione è seguita con grande attenzione per ottenere un vino che possa rappresentare al meglio il territorio>>. Con la sua eleganza e complessità, questo vino promette di essere un ambasciatore del Lazio nel mondo, rappresentando al meglio l’eccellenza e la passione dei suoi produttori.

La Regione Lazio alla 56ª edizione del Vinitaly, tra conferme e grandi novità

Nel suggestivo scenario del Tempio di Traiano in piazza Di Pietra, sede della Camera di Commercio, si è svolta la presentazione della 56ª edizione del Vinitaly e del Padiglione vini Lazio. L’evento ha visto la partecipazione di illustri personaggi del mondo del vino e delle Autorità della Regione Lazio, che hanno evidenziato le importanti novità che caratterizzeranno gli stand delle aziende vinicole laziali. Moderato da Angelo Mellone, Direttore di RAI Intrattenimento Day Time, l’intervento del Presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, è stato teso a sottolineare gli investimenti significativi per valorizzare il vino laziale nel panorama nazionale e internazionale. Federico Bricolo, Presidente di Verona Fiere Spa, ha infine elogiato il Padiglione Lazio come uno dei più suggestivi della manifestazione.

Il Commissario Straordinario di ARSIAL, Massimiliano Raffa, ha invece evidenziato l’impegno dell’Agenzia nel portare la regione ai vertici del settore vinicolo, con particolare attenzione alla realizzazione del Padiglione, caratterizzato da elementi architettonici che richiamano l’acquedotto romano, conferendo ad esso eleganza e solennità uniche.

Alessandro Scorsone, Sommelier e Cerimoniere di Stato, ha evidenziato la necessità di valorizzare adeguatamente i vini romani e laziali all’interno del settore della ristorazione, suggerendo un cambio di regole per garantire loro il giusto risalto. Giancarlo Righini, Assessore al Bilancio, Agricoltura e Sovranità Alimentare, e il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, hanno elogiato il lavoro svolto fino a oggi nel settore vitivinicolo laziale, sottolineando le prospettive di crescita significative fondate su un modello di qualità che valorizza la diversità e la ricerca della perfezione. La partecipazione della Regione Lazio al Vinitaly fa parte di una strategia più ampia di valorizzazione, il “Modello Lazio”, che mira a promuovere la regione come punto di riferimento per l’eccellenza enologica.

In collaborazione con Arsial, la Regione presenterà una collettiva di 53 realtà vitivinicole locali, un padiglione scenografico e un nuovo storytelling territoriale, confermando così il ruolo di primo piano del Lazio nel panorama vinicolo italiano. Il claim scelto per l’occasione, “Lazio. All roads lead to taste“, incarna l’invito alla scoperta delle esperienze enologiche straordinarie che la regione ha da offrire, sottolineando l’unicità di ogni viaggio intrapreso nel territorio laziale. Il nuovo storytelling propone un viaggio attraverso le eccellenze vitivinicole regionali, arricchito da un’informazione quotidiana sugli eventi in programma e sulla filiera vitivinicola locale.

In sintesi, la partecipazione della Regione Lazio alla 56ª edizione del Vinitaly promette di essere un’esperienza indimenticabile, all’insegna della scoperta e della valorizzazione delle ricchezze enologiche della regione.

Vinòforum 2024: al Circo Massimo di Roma la nuova edizione

A Roma, il palazzo situato al numero 87 di via dei Cerchi, è avvolto da una suggestiva atmosfera di mistero e incanto. Nelle immediate vicinanze di quello che si ritiene essere stato il sito del Lupercale, dove la leggenda narra che Romolo e Remo, gli eroi fondatori di Roma, furono allattati dalla Lupa, rende questa dimora un luogo intriso delle radici di un popolo che ha plasmato in modo indelebile la storia della nostra civiltà. È qui che il 29 gennaio si è tenuto l’incontro inaugurale di Vinòforum 2024, un’edizione speciale dell’evento enologico più importante della Capitale.

Vinòforum Class ha rappresentato l’antipasto perfetto per gli appassionati del vino, con l’annuncio clamoroso della nuova sede della 21ª edizione: il prestigioso Circo Massimo. Dal 17 al 23 giugno, questo monumento storico sarà il palcoscenico di uno degli eventi più attesi dell’anno.

Al saluto di Emiliano De Venuti, organizzatore di Vinòforum, è seguito quello di Alessandro Scorsone, sommelier e amico fedele della manifestazione fin dalle sue origini. Moderatore Stefano Carboni dell’Agenzia MG Logos.

<<La scelta del Circo Massimo come nuova sede di Vinòforum è il risultato di una collaborazione tra l’evento e le istituzioni locali>> ha dichiarato De Venuti <<Con oltre 40.000 imprese legate al settore enogastronomico solo a Roma, il Lazio si conferma come un hub strategico per il Made in Italy. Vinòforum non solo promuoverà le eccellenze del territorio, ma contribuirà anche a valorizzare l’offerta turistica della capitale>>.

Durante la conferenza stampa hanno preso la parola illustri rappresentanti delle Istituzioni. Massimiliano Raffa, Commissario Straordinario di A.R.S.I.A.L. – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio – ha annunciato il supporto dell’agenzia alle aziende vitivinicole del territorio.

Rodolfo Maralli, Presidente di Fondazione Banfi e Presidente di Banfi Srl, ha evidenziato il ruolo cruciale delle manifestazioni enogastronomiche nella valorizzazione delle produzioni di qualità, lodando Vinòforum per la capacità di adattarsi alle mutevoli esigenze del pubblico nel corso degli anni. In ultimo, Ernesto di Renzo, docente di Antropologia del Gusto all’Università di Roma Tor Vergata, ha concluso l’evento con una riflessione sull’importanza dei vigneti urbani di Roma, simbolo del legame millenario tra la Capitale e il vino.