Il “Dolceacqua” in piazza 2024

Sabato 20 luglio il pittoresco borgo ligure di Dolceacqua si è animato di folla e di produttori che hanno dato vita alla terza edizione di un evento davvero imperdibile. In piazza Mauro, protetta dall’alto dall’antico Castello dei Doria, si sono radunati le cantine del Rossese, per una festa che ha richiamato una moltitudine di turisti, giornalisti, operatori del settore, tanto da far registrare il tutto esaurito.

I calici con la taschetta sono andati a ruba, come del resto il sacchettino con le crocette e le michette, dolci legati alla tradizione locale, queste ultime raccomandate  per un abbinamento inconsueto con il leggiadro vino rosso.

In assaggio la nuova annata 2023 e alcune novità davvero interessanti.

Iniziamo con Roberto Rondelli ed il suo Dolceacqua Arenaria, che colpisce per l’eleganza dei profumi e per la loro delicatezza. Note floreali e fruttate, sorso che mantiene un’estrema piacevolezza, grazie anche a una trama tannica vellutata. Le uve Rossese vengono in parte pigiate e diraspate, in parte lasciate intere. Fermentazione per circa 10 giorni a cui segue un affinamento di 6 mesi in acciaio. Roberto ha portato in assaggio Roja 2022, la versione superiore, con la quale vuole proporre una idea diversa di interpretazione di questo vitigno. L’affinamento prevede dieci mesi in barrique usate, una selezione delle uve al momento della vendemmia a dir poco maniacale e fermentazione con lieviti indigeni. Un vino che punta in alto, che si offre nel calice con un tripudio di ciliegia, mora, ribes nero, viola, vaniglia accompagnate da note di macchia mediterranea. In bocca è avvolgente, quasi sensuale grazie alle sensazioni vellutate che regala, sapido in chiusura.

Fabiana Ramoino propone una nuova veste per l’annata 2023: la collezione 1920 La Maudit Belle Paris. E’ stata realizzata con l’aiuto di Amanda Fagiani e Jari Andrea Bertrecchi e i vini (vermentino e rossese) portano in etichetta quadri appositamente dipinti a mano, che ritraggono Amedeo Modigliani e Tamara de Lempicka, due artisti protagonisti della Parigi degli Anni Venti.

Per il Rossese è stata scelta l’immagine di Tamara; le sorprese però non finiscono qui, dato che nel retro della bottiglia è posizionato un QR code. Inquadrandolo, si accede a un inedito d’autore, interpretato e narrato da voci che faranno immergere chi starà sorseggiando il vino, in quell’epoca così intellettualmente e culturalmente vivace, a cavallo tra le due Grandi Guerre. Il vino è assolutamente cesellato ad arte, frutto di un annata che ha premiato ancora una volta, chi ha saputo gestire al meglio la vigna.

Maurizio Anfosso di Ka Mancinè ha portato in degustazione i Rossese ottenuti dalle nomeranze Beragna e Galeae; difficile esprimere una preferenza, data la giovialità del sorso del Beragna e la profondità del secondo. Infatti Beragna è un vino che, servito a una temperatura lievemente più fresca di quella normalmente consigliata, risulta perfetto con il pesce, soprattutto abbinato alle zuppe. Prima dell’evento però, sono andata a trovare Maurizio, che ha aperto la sua cantina e ho potuto così degustare la prova della nuova annata di Bugiardino, il rossese che affina in anfore Demetra. Nonostante debba essere atteso ancora sul mercato, l’assaggio è stato molto convincente e ha regalato profumi molto intriganti e una bella performance in bocca.

La Famiglia Guglielmi al completo per presentare il rosato Roseto e il Rossese Poggio dell’Elmo 2023. Il primo vede un riposo a 5-6 gradi delle uve per un giorno e una notte, a cui segue la pressatura soffice e una classica vinificazione in bianco e regala al naso succose note di frutti rossi e una guizzante freschezza. Il Rossese classico viene invece vinificato tradizionalmente in acciaio e si offre nel calice con precisi sentori di piccoli frutti rossi, rosa canina e pepe nero. Tannino serico, nel finale ritornano le note speziate e fruttate.

Nino Perrino Testalonga e la nipote Erica hanno portato in degustazione all’evento un meraviglioso Rossese 2020, che dopo un primo momenti di timidezza, si è aperto magicamente raccontando rosa, viola, marasca, elicriso, pepe bianco, ribes rosso. Sorso pieno, tannino perfettamente integrato, finale balsamico. Una testimonianza del grande lavoro fatto in vigna, dell’utilizzo di modeste quantità di rame e zolfo, della preferenza delle fermentazioni spontanee e di un minimo di solforosa nell’imbottigliamento.

Cantina Muragni si conferma per l’eccellente qualità ed espressività dei vini che produce; le etichette colorate portano l’immagine di un lupo, animale inteso come spirito guida. In assaggio il Dolceacqua superiore in cui si apprezzano note floreali, di arbusti di macchia, di frutta rossa matura , di rosmarino e  pepe nero.

Tra le sedici cantine presenti sono riuscita ad assaggiare anche la produzione della Cooperativa Maixei con un meraviglioso Rossese Superiore e il Rossese Superiore Barbadirame, le nuove annate prodotte da Fabiana Caldi, Filippo Rondelli di Terre Bianche, di Tenuta Ascari e la nomeranze Peverelli, un monopole della cantina Mauro Zino.

I banchi di assaggi sono stati letteralmente presi d’assalto dai presenti; sempre affollati quelli di Gajaudo, Du Nemu, Foresti, Grillo Amedeo e Cantina Naso.

La serata è stata inoltre allietata dalla Simil Jazz Band, che ha saputo degnamente intrattenere il pubblico e i produttori. La manifestazione, perfettamente riuscita, è stata promossa dal Comune di Dolceacqua, con la partecipazione dell’assessorato all’Agricoltura e al Marketing Territoriale di Regione Liguria. L’ennesima conferma che questa regione italiana ha nel rossese, e non solo nella produzione di vini bianchi superlativi, una delle sue punte di diamante; un vino che merita di essere conosciuto, degustato e amato.

Liguria: alla scoperta del Rossese di Dolceacqua con i vini di Ka’ Manciné

Nascosto tra le colline della Liguria occidentale, il Rossese di Dolceacqua spicca come un tesoro della viticoltura, offrendo agli intenditori del vino una esperienza sensoriale unica e coinvolgente. Questo vino è un’espressione autentica del territorio, rappresentando una combinazione magistrale di clima, suolo e tradizione. Il Rossese, vitigno imparentato con il Tibouren francese, trova il suo habitat naturale nelle terrazze collinari che circondano il pittoresco borgo medievale di Dolceacqua, situato nella provincia di Imperia.

Qui, le viti si aggrappano ai ripidi pendii rocciosi, abbracciando il calore mediterraneo e beneficiando della brezza marina che permea l’area. Un microclima unico che conferisce al vino le caratteristiche distintive tali da renderlo tanto apprezzato. Prima Doc della Liguria a essere stata istituita nel 1972, è stata recentemente protagonista di una modifica del disciplinare che ha introdotto il termine “Nomeranza”, per indicare le menzioni geografiche aggiuntive di prestigio e legate a evidenze storiche: il lavoro di ricerca portato avanti per anni da Filippo Rondelli dell’azienda Terre Bianche e da Alessandro Carlassare è stato coronato dal successo.

Di fatto, ogni nomeranza è particolare e dà origine a prodotti unici: i suoli possono essere caratterizzati dal flysch di Ventimiglia, “ sgrutto” in termine dialettale, oppure dai conglomerati del Monte Villa o ancora dalle argille di Ortovero dette anche marne blu: Possono cambiare le altitudini, che elevano fino ai 500 metri e oltre i ripidi terrazzamenti che costituiscono i fianchi delle colline che proteggono la Val Verbone, la Val Nervia e zone appartenenti ai comuni di Vallecrosia, Vallebona e Ventimiglia.

Salendo la Val Verbone, superato San Biagio della Cima comune famoso per aver dato i natali allo scrittore francesco Biamonti, arriviamo a Soldano e da li una stradina stretta e tortuosa ci conduce alla frazione San Martino dove vive e ha sede la cantina di Maurizio Anfosso. Una persona solare, sagace, dotata di grande talento non solo nel fare vino ma anche nella pittura e nel disegno.

L’azienda di Maurizio e di sua moglie Roberta Repaci si chiama Ka’ Manciné, Casa dei Mancinei: infatti deriva dal soprannome dato a Pietro Anfosso, per distinguerlo da un altro “Pietro Anfosso”, che era mancino. Maurizio aveva iniziato a lavorare con il padre che si occupava di distribuzione di prodotti dolciari: quando alla fine degli anni Novanta gli venne prospettato di vendere i terreni di famiglia, compreso la terra a San Martino, Maurizio si oppose e decise di cambiare vita e di ritornare alle origini.

Un amore per i luoghi della sua infanzia , tra cui la Vigna Galeae, ad anfiteatro, che guarda proprio davanti alla cantina sul lato opposto della valle, a circa 390 mt in altitudine ove furono reimpiantate le viti di Rossese, fino alle acquisizioni di nuovi possedimenti e quote per rilevare tutta la vigna di Beragna.

Maurizio aveva inoltre iniziato a lavorare per una azienda appena nata, Altavia, insieme all’enologo Federico Curtaz, dove rimase fino al 2005; successivamente la collaborazione con Filippo Rondelli a Terre Bianche, fino al 2010, anno di nascita di Kà Mancinè: ora gli ettari vitati si attestano intorno ai 4, con una resa di 50 quintali per ettaro e una media di 20.000 bottiglie annue.

La produzione di Maurizio Anfosso vanta un vino bianco, il “Tabaka”, principalmente ottenuto da Massarda, un antico vitigno autoctono che sembra essere arrivato dall’isola di Tabarca, dal profilo olfattivo floreale, avvolgente in bocca e sapido in chiusura. I documenti testimoniano che la massarda veniva ampiamente coltivata nel corso del XIX secolo nella zona di Ventimiglia e che resistette alla fillossera: le viti sono infatti ancora oggi a piede franco, frutto delle selezioni massali. Una varietà che ama l’esposizione al sole in altitudine e che veniva abitualmente condotta ad alberello, forma di allevamento sostituita nei tempi moderni dal doppio cordone speronato.

“Sciakk” è il rosato dal colore cerasuolo intenso, con profumi succosi di frutti di bosco e di lavanda; in bocca dimostra una bellissima struttura e un finale che ricorda il sale del mare. Pulizia e grande piacevolezza di beva, ottimo potenziale di abbinamento con carni bianche, zuppe di pesce e con le paste al sugo.

Rossese di Dolceacqua Doc “Beragna” interamente vinificato in acciaio fa apprezzare le caratteristiche del vitigno, che rimandano ai piccoli frutti rossi ed al pepe bianco. Il frutto è integro e succoso, il colore luminoso, rubino di media intensità e il tannino regala sensazioni seriche. Il sorso è caratterizzato da freschezza e sapidità in chiusura, buona la persistenza. Una bottiglia che una volta aperta, praticamente… è già finita.

Beragna è una Nomeranza nel Comune di Soldano, in Val Verbone, localizzata a circa 300 mt slm, ricca di flysch di Ventimiglia, che gode una esposizione da est a nord.

Rossese di Dolceacqua Doc “Galeae” proviene dalla vigna storica di famiglia, anch’essa situata del Comune di Soldano, con piena esposizione a est: i grappoli vengono vendemmiati tardivamente e il mosto fermenta a lungo con le bucce in acciaio. Vino strutturato, emozionante, dai fini sentori balsamici e fruttati, che ha un ottimo potenziale di invecchiamento. Sempre dal vigneto Galeae troviamo “Angè”, prodotto in poche centinaia di esemplari, che viene arricchito dai sentori speziati legati al passaggio in legno. “Bugiardino” invece è il rossese che viene vinificato in anfore di argilla e chamotte dell’azienda Demetra, l’ultimo nato in casa Anfosso, di cui si attende l’uscita della nuova annata.

Genova: da “Etra” il connubio tra arte e ristorazione nella città della Lanterna

Siamo in piazza De Ferrari a Genova, circondati dalla bellezza degli edifici Ottocenteschi, del teatro Carlo Felice, di Palazzo Ducale, al piano terra di Palazzo Doria De Fornari: Etra, “ la Galleria Gastronomica” ha aperto i battenti a inizio novembre 2023.

Nata da un’idea di Iacopo Briano e Alessandro Ferrada, titolari della BF Gallery, il nuovo ristorante vuole coniugare il concetto di arte nelle sue diverse espressioni e affida allo chef genovese Davide Cannavino il compito di stupire con le sue creazioni in cui le materie prima, di primissima scelta, vengono composte in forme e gusti straordinari. “ Se si pensa bene, si cucina bene” come afferma Ferran Adrià.

Il locale avvolge nell’atmosfera creata dal colore nero delle pareti, dalle luci disposte come in una galleria d’arte a mettere in evidenza le opere dell’artista Lorenzo Puglisi: la cucina è a vista, il laboratorio di Idee dove Chef Cannavino e il sous-chef Luca Satta si muovono, con gesti precisi e misurati, quasi una danza, per comporre i piatti che vengono presentati in due menù, rispettivamente da 5 -Synthesis – e 7 portate – Tabula Rasa.

Tra i piatti spiccano sicuramente la lepre à la royale, il fois gras di mare, radici e tuberi liguri, limone nero, il risotto fondo bruno e tartufo bianco, i pani e la focaccia e i dolci. Il tempo che scorre tra una portata e l’altra è misurato, per approfondire le sensazioni regalate dal cibo e per conversare amabilmente: una decina di tavoli e una sala al piano inferiore, dedicata a eventi speciali.

In sala il servizio è impeccabile, attento e garbato, coordinato dal maitre Luca Ghiani, con Giulia Colombini , chef de rang: per quanto riguarda la carta dei vini, sono state selezionate etichette molto interessanti. Vini che provengono dal mondo, dal Sud Africa al Giappone, rappresentanza importante di vini francesi, soprattutto Champagne e Borgogna e scelte mirate per quello che riguarda i vini liguri e italiani. Affidarsi alla sommelier Chiara Campora per gli abbinamenti è la regola, per completare l’esperienza al tavolo che coinvolge tutti i cinque sensi: un viaggio che può iniziare con una bollicina di Larmadier, a seguire il Rosè d’Amour della azienda della Cinque Terre Possa, un Kartli Georgian Qveri Crazy Amber 2020 e perché no, un sake.

Come si legge nella presentazione “ Etra non può essere classificato né come un tradizione ristorante fine dining, né come una classica galleria d’arte”: è un inno alla ricerca della bellezza, dell’armonia attraverso l’esperienza immersiva nell’incanto delle opere esposte e nei suoni e nella musica della cucina che viene proposta dallo chef Cannavino e da tutta la sua brigata.

Il panorama della ristorazione genovese si amplia, arricchendosi di un locale assolutamente fuori dallo schema, dove l’estro e il rigore di Davide Cannavino promettono una luminosa ascesa per Etra verso… le Stelle gourmet.

Liguria: terroir, uomo, vino, lungimiranza, sono le parole chiave di Cantine Lunae e della famiglia Bosoni

Il nostro viaggio nel meraviglioso mondo dei vini d’Italia fa oggi tappa tra le vigne della Doc Colli di Luni, nella provincia di La Spezia, in quella pianura che dal sud del fiume Magra arriva alle pendici delle Alpi Apuane, ultimo lembo della Liguria di levante, al confine con la Toscana. Qui negli anni sessanta nasce la Cantina Lunae grazie alla passione, al talento e alla lungimiranza di Paolo Bosoni che ha trasformato una piccola realtà produttiva familiare, tre ettari destinati alla produzione di vino sfuso, in un’azienda enologica di forte impatto qualitativo e produttivo e con una imponente e incisiva presenza sul territorio.

La DOC Colli di Luni, attiva dal 1989, è uno dei risultati arrivati dall’audacia e dalla tenacia del patron Bosoni, che ha saputo guidare con coraggio e valore tutti i produttori della zona facendosi portavoce di un territorio, interpretandolo, sperimentando e aprendosi al futuro. La collaborazione con i piccoli vignaioli locali che conferiscono le loro produzioni (nei 20 ettari circa di vigneti) all’azienda Bosoni, da tre generazioni, ha creato una rete sociale, un percorso in continuo sviluppo, mantenendo vive le tradizioni e le qualità uniche della viticoltura del territorio. Una storia con radici antiche, un terroir già caro agli Etruschi che seppero individuare queste fertili terre come un luogo straordinario per produrre uva.

Le Alpi Apuane e le montagne proteggono dai venti freddi del nord, il mare regala una buona ventilazione e una notevole escursione termica, i suoli, di medio impasto e ricchi di scheletro nelle zone collinari e pedecollinari, limo-argillosi nelle aree pianeggianti, consentono di produrre vini con profili completamente differenti.

Il Vermentino, varietà principe della zona e della famiglia Bosoni, ha attecchito in perfetta simbiosi con le condizioni pedoclimatiche del luogo: quote altimetriche diverse, suoli variegati, brezza marina che determinano le sue numerose sfaccettature. Al suo fianco, negli 85 ettari totali dell’azienda, altri vitigni autoctoni come Albarola, Vermentino Nero, Malvasia, Pollera Nera e Massareta, impiantati e resi degni della stessa storia.

Stessa passione di un tempo, ma con uno sguardo volto alla modernità. I due figli di Paolo, Diego e Debora, che lavorano a stretto contatto con il padre, hanno raggiunto ormai risultati tangibili in ogni prodotto apprezzato dalla critica e dal pubblico di consumatori. C’è tutto questo in “Bosoni & Figli” anche nella nuova cantina LVNAE, inaugurata lo scorso giugno: moderna, bella, accogliente e e rispettosa della tradizione e della sostenibilità grazie alla scelta mirata dei materiali. Un percorso a piedi all’ingresso attraversa i principali vitigni autoctoni dei Colli di Luni e ne testimonia i punti cardini dell’azienda: tradizione e territorio.

Ca’ Lunae, invece, a Castelnuovo Magra, è un antico casale del Settecento completamente ristrutturato nel rispetto delle forme e delle materie, dove si accolgono i visitatori e si permette loro di sperimentare il territorio.

Ad arricchire il luogo due laboratori per la produzione di liquori con ben 12 tipologie diverse, stagionali, entusiasmanti e uniche nel loro genere, ed un autentico Museo del Vino.

Una raccolta di antichi oggetti agricoli conservati da Paolo Bosoni, diventata, all’interno della vecchia casa padronale, un percorso evocativo nel mondo contadino della Lunigiana storica, arricchito e curato da esperti e testimoni dell’epoca.

La visita e la degustazione testimoniano la cura e l’attenzione che Paolo e la sua grande famiglia (includendo amici e dipendenti) hanno nel gestire l’azienda. Nulla è lasciato al caso: vini semplicemente straordinari con forti personalità ed elevata qualità.

Valentina, la nostra guida nel mondo di Lunae, ha previsto per noi una verticale nel mondo Vermentino. L’idea è quella di illustrare un percorso crescente nel mondo del vitigno tanto caro a Paolo Bosoni ed alla sua famiglia.

LaBianca 2022 – Liguria di Levante I.G.T. Bianco – 12,5%

Nasce da uve Vermentino con l’aggiunta di Malvasia in vigneti situati nella piana di Luni, tra il Mar Ligure e le Alpi Apuane, radicati su terreni di natura sabbiosa. Fermentazione a temperatura controllata in acciaio, affinamento sulle fecce fini per circa 4 mesi

Il LaBianca di Lunae si offre allo sguardo di un colore giallo paglierino intenso. Al naso sprigiona profumi di frutta a polpa gialla, macchia mediterranea e pietra focaia. Il sorso è di vibrante freschezza e mineralità. Sul finale cenni fruttati e di erbe aromatiche.

Etichetta Grigia 2022 – Colli di Luni d.o.c. Vermentino – 12.5 % vol.

Emblema ed icona della cantina, è il primo vino realizzato dalla vinificazione di uve Vermentino da Paolo Bosoni, più di quarant’anni fa. Il Vermentino proviene per la totalità dai vigneti delle zone pedecollinari di Luni, Castelnuovo Magra e Sarzana. Oggi, come allora, segue lo stesso percorso: raccolta manuale, fermentazione a temperatura controllata in acciaio, affinamento sulle fecce fini in acciaio per circa 3 mesi.

Nel bicchiere appare giallo paglierino con sfumature verdoline. Profumo intenso, complesso e persistente con note di biancospino, pompelmo, mela renetta, pesca bianca e piacevole sottofondo di miele dacacia. In bocca si presenta fresco, equilibrato, di ottima persistenza.

Etichetta Nera 2022 – Colli di Luni d.o.c. Vermentino – 13% vol.

Prodotto dal 1992, frutto di un lungo periodo di sperimentazione ed esperienze in campo e in cantina per testimoniare le grandi potenzialità che questo vitigno riesce ad esprimere. Uve prodotte nelle Colline di Luni e Castelnuovo Magra, raccolte a mano e macerate a freddo sulle bucce per circa 8 ore fermentazione a temperatura controllata in acciaio, affinamento sulle fecce fini in acciaio per circa 4 mesi.

Nel calice si manifesta dotato di grande stoffa, carattere e fascino, caratterizzato da un colore giallo paglierino intenso, con leggeri riflessi dorati. Al naso si fa notare per la sua grande eleganza, con sentori di fiori di campo, erbe aromatiche, spezie, frutta matura e miele, accompagnate da note salmastre e balsamiche. In bocca, invece, si rivela per la sua sapidità, assolutamente bilanciato e soprattutto molto persistente. La sua importante verticalità in freschezza le renderà capace di sorprendere anche nel tempo.

Cavagino 2022 – Colli di Luni D.O.C. Vermentino – 14 % vol.

Il primo Cru di Vermentino della casa e del territorio. Nasce da una vigna singola con basse rese, posta sulle colline di Luni (a 250 metri di altitudine), dove microclima equilibrato e suolo ricco di scheletro con una buona presenza di macigno la fanno da padroni. Macerazione a freddo sulle bucce per circa 12 ore, fermentazione a temperatura controllata in acciaio per il 60 % della massa totale, fermentazione in barriques per la restante parte del mosto. Affinamento sulle fecce fini in vasca d’acciaio per circa 6 mesi.

Si evidenzia alla vista di un colore giallo paglierino di grande vitalità con riflessi dorati. All’olfatto regala note di frutta matura, mela e pera, papaja, e poi pietra bagnata, spezie, erbe balsamiche e miele di acacia, combinati a cenni di fiori bianchi e scorza d’agrumi. Il sorso è pieno e vigoroso, di grande struttura con note calde, morbide e un equilibrio legato alla spiccata mineralità che gli conferisce sapidità e bevibilità. Lungo e avvolgente il finale balsamico e agrumato, con una piacevole nota salmastra.

Numero Chiuso 2020 – Colli di Luni d.o.c. Vermentino – 14 % vol.

Il Vermentino più strutturato ed importante della Cantina Lunae, di diritto tra le migliori etichette della produzione nazionale. Nasce dalle osservazioni di quanto l’affinamento del vermentino in purezza, in alcune annate, apporti in termini di profondità e complessità: un vino capace di esprimersi negli anni.

Le uve vengono selezionate in due vigne storiche delle Colline di Luni e Castelnuovo Magra. Macerazione a freddo sulle bucce per circa 12 ore, fermentazione a temperatura controllata in vasca d’acciaio, affinamento in botte di rovere da 20 ettolitri per circa 18 mesi. Dopo l’imbottigliamento ulteriore affinamento in bottiglia per 18 mesi.

Colore giallo dorato tenue, con intensi riflessi brillanti, è visibile nel bicchiere. Olfatto elegante, accompagna la degustazione con intensi profumi di frutta, fiori gialli, erbe aromatiche della macchia mediterranea, cenni tropicali su un sottofondo iodato, burro e vaniglia. Al palato diventa appagante, ricco, intensamente strutturato. Freschezza e salinità anticipano un persistente finale di frutta secca, elegante e armonico.

Termino questo ricco ed emozionante racconto, con l’ultima chicca.

Padre Figlio – Limited edition 2019 – Vino Bianco – 13,0 % vol.

A continuare l’estro enologico di Paolo in vigna e in cantina è il figlio Diego Bosoni con le sue produzioni. La firma personale per l’etichetta Padre Figlio è il racconto perfetto ed emozionante di un rapporto complesso, quello tra un padre ed un figlio. La stessa immagine sull’etichetta ricorda due visi diversi fusi in una sola faccia con capelli arruffati per la genialità di chi li governa.  Due generazioni a confronto che si affidano in bottiglia al Vermentino, nelle sue vesti di figlio del territorio ma vitigno capostipite tra gli autoctoni della zona, coltivato su suoli antichissimi, complessi, difficili per la vite.

Selezione dei migliori grappoli nelle prime ore del mattino, da un solo vigneto nell’antico borgo di Castelnuovo Magra, nel loro massimo punto di equilibrio tra dolcezza e acidità. Uve diraspate delicatamente, pressate e lasciate poi a riposo a contatto con il mosto per innescare la fermentazione spontanea. Affinamento di un anno in botte di rovere da 30 hl per levigare i tannini estratti dalle bucce e successivi 12 mesi in vasca d’acciaio. Tecniche antiche con attenzioni contemporanee.

Colore giallo con riflessi dorati. Profumi intensi di macchia mediterranea, resine e miele, albicocca matura, quasi candita. In bocca è ampio e avvolgente; caldo come l’abbraccio di un padre ma fresco, minerale e brioso con l’energia di un figlio giovane; ritornano nella retronasale le note percepite all’olfatto ben bilanciate da richiami balsamici. Un’armoniosa compresenza di Padre e figlio.

La filosofia di casa qui è di riscoprire e valorizzare vitigni autoctoni, accompagnandoli alle loro massime espressioni e portare avanti un lavoro che è fatto di rispetto per il territorio e qualità di relazioni umane. Il vino è frutto dell’armonia e della cooperazione fra natura e uomo e diventa parte fondamentale del suo carattere.

Liguria: Golfo del Tigullio mangiare e bere bene tra sapori, tradizioni e creatività in cucina

La Liguria è stata una meta gettonatissima dell’estate 2023 e il clima mite consente di poter godere di splendide giornate anche in autunno e di visitare il borgo di Portofino, Rapallo e il suo Castello, la basilica dei Fieschi nell’entroterra di Lavagna e di passeggiare sotto i portici medievali di Chiavari, non ultima la splendida Sestri Levante e la Baia del Silenzio.

Ecco i locali da non perdere assolutamente

Se amate la cucina gourmet troverete in trenta chilometri ben 2 ristoranti da Stella Michelin: il primo è Orto by Jorg Giubbani presso l’Hotel Villa Edera e la Torretta a Moneglia. Servizio impeccabile, cucina che utilizza materie prime a km zero prodotte nell’orto oltre a selezionati presidi slow food. Stupenda la carta dei vini. A Cavi di Lavagna lo chef Ivan Maniago accoglie gli ospiti per uniche esperienze culinarie a Impronta d’Acqua. Vale un viaggio sia per la cucina.

A Sestri Levante rimarrete affascinati dall’ambiente raffinato e dalla cortesia di Nadia ed Enrico di Cantine Cattaneo, dove il sommelier Vito Santolla vi consiglierà abbinamenti perfetti; inoltre la cucina di Rezzano, in via Asilo Maria Teresa è sicuramente un altro luogo dove i palati sopraffini rimarranno più che soddisfatti. La Trattoria Angiolina sul lungomare è una vera istituzione; frittura di pesce fatta ad arte e non solo, grande e bella selezione di  vini in mescita al bicchiere.

A Santa Margherita Ligure il pesce fresco e la competenza in sala nella mescita dei vini sicuramente da Beppe Achilli, una trattoria vicino al mercato del pesce, di fronte al porticciolo. Cucina francese e italiana, crostacei, frutti di mare  e ostriche che provengono dai migliori allevamenti mondiali da DuCoq in via Cairoli.

Boccon Divino a Chiavari è il luogo giusto per sperimentare la creatività di  Israel Feller, resident chef  che confeziona  autentiche meraviglie. Sotto i portici, in via Bighetti, Antonio Olivari vi accoglierà da Vino e Cucina: splendida selezione di vini naturali. Per un aperitivo indimenticabile, i cocktails, i piatti la cortesia di Casa Gotuzzo: affacciata su piazza dei Pescatori è un punto privilegiato per assistere a tramonti mozzafiato.

La cucina tradizionale ligure potrete scoprirla alla trattoria La Brinca di Né, nell’entroterra di Lavagna, dove il miglior sommelier d’Italia Matteo Circella saprà davvero stupirvi con i suoi suggerimenti. A Rapallo, in via San Massimo U Giancu è sicuramente una istituzione, famosa anche per la passione del titolare per i fumetti: cucina ligure e ottimi vini da scegliere insieme al sommelier Martino Oneto.

Alla ricerca di un agriturismo? Le donne del Castagneto a Castiglione Chiavarese, in via Provinciale 523, sapranno coccolarvi con i piatti preparati con molto amore e passione; altro locale da non perdere, ricavato da un antico frantoio è La Cuccagna a Rapallo, dove la famiglia Armanino propone un menù tipicamente genovese, con pasta ripiena fatta in casa e altre leccornie. A Villa Oneto, vicino a Leivi L’agriturismo U Cantin offre piatti della tradizione in abbinamento ai vini della annessa cantina, curati da Domenico Cuneo , che ha recuperato un antico vitigno ligure, lo cimixa.

La Riviera di Levante è rappresentata dalla Doc Golfo del Tigullio- Portofino con la sottozona Riviera dei Fieschi, istituita nel 1997. I vitigni a bacca bianca maggiormente coltivati sono il vermentino, la bianchetta genovese, lo cimixà, il moscato mentre tra quelli a bacca rossa sicuramente  il ciliegiolo e dolcetto,  a seguire sangiovese e granaccia.

Alcune delle cantine presenti sul territorio offrono delle wine experieces per gli enoturisti e i winelovers: Bisson , in contrada Pestella a Sestri Levante, La Ricolla e U Cantin. Non bisogna mancare di assaggiare i vini prodotti da Cantina Levante, Cantina Mortola, Pino Gino, Casa del Diavolo, Cantine Bregante, Cantina San Nicola per apprezzare al meglio la cucina del territorio.

Buon viaggio e… buone degustazioni in Liguria!

Liguria: l’inaugurazione della nuova Cantina Lunae di Bosoni.

di Olga Sofia Schiaffino

Sabato 10 giugno a Luni (SP) in via Madonnetta 97 la nuova cantina della famiglia Bosoni ha aperto le porte ai giornalisti per la presentazione ufficiale.

Un cielo incerto mi accoglie a Luni; le nuvole grigie creano uno scenografico contrasto con il verde rigoglioso dell’erba e i colori della nuova, bellissima costruzione che ospita la cantina di Bosoni, una vera opera d’arte voluta da Diego Bosoni e progettata insieme al designer fiorentino Andrea Del Sere.

Il viale oltre al cancello mi guida attraverso i filari che presentano i vitigni nativi della zona e mi conduce fino a raggiungere un cortile racchiuso tra muri alti in pietra, ordinati secondo la tradizione ligure: vedo Diego, è molto emozionato ma felice.

L’impatto iniziale evoca una immagine di sacralità del luogo e l’ampia sala dove si entra è stata pensata e realizzata con materiali che richiamano la terra, il lavoro dell’uomo, l’avvicendarsi del tempo, le luci che illuminano in modo diffuso creano una atmosfera di solennità.

Si è voluto realizzare “un progetto urbanistico che si basa su principi sociologici: sono spazi che generano altri spazi, che possono essere ampliati, in cui non esistono barriere tra area di lavoro e di rappresentanza”, come raccontano Diego e Andrea.

Nei locali sotterranei si accede attraverso un corridoio dove si odono i suoni dei lavori nei campi e su di una parte di essi passano le immagini dei collaboratori della famiglia Bosoni dediti alla cura delle vigne e della cantina.

Un trionfo della bellezza, la celebrazione del connubio tra il contadino e la vite in questa terra di Liguria di confine: Paolo Bosoni, il padre di Diego e di Debora, iniziò negli anni Settanta a puntare sul Vermentino e contribuì alla nascita della Doc avvenuta nel 1989.

Al termine della visita abbiamo brindato tutti insieme con il metodo classico Lunae, ottenuto da vermentino e albarola in parti uguali alla intraprendenza e lungimiranza di Diego e della famiglia Bosoni, con l’augurio di un radioso futuro per questa cantina e per il vino ligure.

L e visite saranno aperte al pubblico  a partire dal 1 luglio 2023

info@calunae.it    telefono: +39 0187693483

La Liguria al Vinitaly 2023: emozioni liquide nel calice

di Olga Sofia Schiaffino

Si è appena conclusa la 55esima edizione di Vinitaly e tra gli assaggi più interessanti menzioniamo sicuramente i vini liguri, che brillano per espressione di territorialità e per capacità di stupire il wine lover appassionato. (n.d.r. vogliamo iniziare proprio dalla Liguria il nostro lungo spazio dedicato alla Fiera vitivinicola più importante d’Italia. Seguiranno ulteriori approfondimenti dei redattori di 20Italie).

Ca du Ferrà, al Padiglione 8 Fivi, ha presentato il passito Diciassettemaggio da un antico vitigno autoctono denominato “Ruzzese”. Il progetto di recupero, in collaborazione con il CNR – Istituto per la protezione sostenibile delle piante – Coldiretti di La Spezia e Regione Liguria, è iniziato nel 2007, quando Davide Zoppi e Giuseppe Luciano Aieta hanno messo a dimora le prime 77 barbatelle: attualmente le piante sono circa 1500, distribuite su cinque terrazze che guardano il mare, e la prima vendemmia è avvenuta nel 2020.

Le uve raccolte sono state messe in cassette ad appassire, i grappoli sgranati a mano dopo due mesi. Il vino si offre con un manto dorato scintillante, un corredo olfattivo che si articola sui sentori di macchia mediterranea e sulle note fruttate di fico maturo. La dolcezza è ben compensata dalla acidità, il finale lungo e la chiusura sapida.

Il passito da Ruzzese, selezionato persino da Sante Lancerio, era molto amato nel XVI secolo da Papa Paolo III Farnese e ritorna oggi a regalare a chi lo assaggia emozioni autentiche. Il vino è dedicato a Giuseppe, perché celebra la data del suo compleanno e la bottiglia è elegantemente vestita con i colori turchesi dell’azienda.

Sempre al Padiglione Fivi  la Signora del Rossese di Dolceacqua Giovanna Maccario, azienda Maccario Dringenberg, ha presentato un’anteprima non ancora in bottiglia che raccoglie le uve delle nomeranze Posaù, Luvaira, Berna, Nouvilla, Sette Cammini vendemmia 2022; la siccità e la scarsa produzione hanno fatto optare Giovanna per realizzare un vino unico, che vuole celebrare il nonno e il prozio, premiati durante il Regno d’Italia per il Rossese di Dolceacqua.

Fratelli Maccario 1922″ (campione di botte) si presenta con l’eleganza caratteristica dei vini di questa cantina: lo aspetteremo, per tutto il tempo che Giovanna vorrà regalargli prima di imbottigliarlo.

La Pietra del Focolare, con il sorriso e la simpatia di Laura Angelini, Linda e Stefano Salvetti hanno presentato la nuova produzione che vede il vermentino quale protagonista indiscusso; da segnalare “Anfora”, le cui uve vengono macerate in acciaio da settembre a maggio e poi passano in anfora Tava di terracotta non vetrificata.

Azienda Agricola Linero propone Il Colli di Luni Superiore “Del Generale”, blend di Vermentino 90%, Malvasia 5% e Trebbiano 5% che provengono dalla famosa vigna del generale Tognoni, eroe decorato della Prima Guerra Mondiale e grande amico di Luigi Veronelli.

Tenuta Maffone riesce sempre a stupire, uscendo con un “Superligurian” dal nome dialettale Vuscià (appellattivo con il quale ci si rivolge con rispetto a una persona, dando del “voi”) che ha conquistato un posto tra i 5Star Wines – the Book 2023. Si tratta di un vino ottenuto da Ormeasco, vendemmia 2016, affinato in legno e in anfora. Tiratura davvero limitata, 1720 bottiglie e 120 magnum.

Baia del Sole della famiglia Federici a Luni ha effettuato la sperimentazione della cantina subacquea con la partnership di Jamin Underwater Wines per il suo pregiato metodo classico Giulio F56: risultati molto promettenti da una tecnica sotto fase di studio da parte di numerose Università ed esperti di settore.

Rocca Vinealis nello stand di Vite In Riviera ha presentato la sua produzione di Granaccia: una giovane azienda che ha ripreso la viticoltura in un territorio di montagna, al confine con il Piemonte.

Paolo Bosoni della cantina Lunae ha ricevuto il premio Angelo Betti, riconoscimento intitolato alla persona che ebbe l’intuizione del progetto Vinitaly, che viene assegnato dal 1973 ai benemeriti della viticoltura italiana, Meritassimo, per la presenza sul territorio lunense da oltre 4 generazioni, per la conservazione delle tradizioni e della cultura contadina nel Museo della Culturale Materiale del Vino e per i vini che hanno raccontato la Liguria in tutto il globo.

Presso lo stand del distributore Bolis abbiamo incontrato la cantina Giacomelli, con Roberto Petacchi ed il Vermentino delle etichette “Boboli” e “Pianacce”, premiati anche quest’anno da The Wine Hunter. La presenza di Regione Liguria con il vice presidente assessore Alessandro Piana ha testimoniato l’importanza di promuovere la viticoltura ligure, chi lo produce e chi la comunica. Agricoltura sempre eroica e che sa accogliere le sfide del cambiamento climatico e dei nuovi trend del mercato.