A Salerno riapre oggi lo storico “Vicolo della Neve”

Il ristorante antica pizzeria “Vicolo della Neve” riapre fieramente oggi i battenti a Salerno.

Fiorenzo Benvenuto, Gerardo Ferrari e Marco Laudato, compagni di cordata in questa nuova avventura imprenditoriale, ricorderanno questo giorno per tutta la loro vita, promettendo di restituire alla città di San Matteo un pezzo della sua storia. 

Proprio così, un pezzo di storia salernitana, perché il Vicolo della Neve ha da sempre costituito un punto di riferimento secolare per la gastronomia salernitana, ove l’ottimo cibo era un pretesto. Il popolo ci si riversava con quel portentoso genius loci che, ancora oggi, trasuda dal vicolo e dalle pareti, come quella affrescata dal Tafuri, piuttosto che dal ricordo del poeta Alfonso Gatto.

E a proposito di Alfonso Gatto, immancabile un tributo a lui, ricordandone i versi:

“Il vicolo aveva nel gancio l’insegna contrabbandiera del c’era una volta il lontano racconto del tempo che fu. Straniero, se passi a Salerno in una notte d’inverno di luna a mezzo febbraio, se vedi il bianco fornaio che batte le mani sul tondo di quella faccia cresciuta, ascolta venire dal fondo degli anni la voce perduta. L’odore di menta t’invita, la tavola bianca, la stanza confusa dall’abbondanza. In quell’odore di forno per qualche sera la vita si scalda con le sue mani e quegli accordi lontani del tempo che fu”.

Ma riprendiamo un po’ di quella storia che è memoria collettiva di Salerno 

È innegabile, come già detto, che sia stato l’emblema gastronomico per la città di Salerno per tutto il ‘900, ma si narra che il Vicolo della Neve esistesse già nel XIV secolo, durante il periodo aragonese, anche se il palinsesto culinario doveva essere molto diverso da come si è evoluto nel tempo. Altre fonti, invece, lo vorrebbero fondato più attendibilmente attorno al ‘700.

Il locale prendeva il nome dal vicolo dove si vendeva la neve per gli usi commerciali e rinfrescare le cantine, iniziando con l’officiare l’arte della pizza e fare cucina. Fin prima della chiusura nel 2021, a causa della pandemia Covid, manco a dirlo, era il riferimento gastronomico cittadino per il dopo teatro come poche altre realtà. Attraversando epoche storiche diverse e mantenendo saldamente la tradizione di una cucina familiare, il Vicolo ha ospitato attori, artisti, letterati e politici. 

Sentiamo le vive parole di questi coraggiosi imprenditori della ristorazione:

“Volevamo dare nuova vita alla storia ma soprattutto volevamo restituire ai salernitani radici e viscere che passano attraverso una cultura gastronomica che ricorda la semplicità delle mani delle nonne e di chi Salerno l’ha vissuta con sguardo attento e infinita saggezza. Il Vicolo è di tutti, è il filo rosso tra la città e chi la ama incondizionatamente. Vogliamo intraprendere un vero e proprio viaggio nel passato”. 

I piatti che ingolosivano erano quelli appartenenti alla cucina più squisitamente popolare del Sud e cioè pasta e fagioli, parmigiana di melanzane, peperoni imbottiti, polpette al sugo, calzoni con le scarole e la cotica di maiale, pietanze che ricevevano la carezza termica di un forno a legna, per non parlare della milza e del baccalà con le patate. Ma il vero condimento erano gli ospiti che, famosi o meno, industriali piuttosto che operai, diventavano tutti protagonisti e teatranti di un’unico grande spettacolo che la vita tuttavia continua ad essere.  Arma segreta del locale Maria Caputo, nonna di Gerardo Ferrari, che in fatto di tradizione se ne intende e darà qualche dritta allo chef Marco Laudato. 

Il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca

La celebrazione di stamane ha visto un gruppo nutrito di persone, ben felici di augurare “buon vento” ai novelli osti del Vicolo della Neve.  Hanno presenziato a questo lieto evento il governatore Vincenzo De Luca, Vincenzo Napoli, primo cittadino di Salerno, Alfonso Amendola, professore di Sociologia dei Processi Culturali presso l’Università degli studi di Salerno, Massimo Cerulo, professore di Sociologia all’Università Federico II di Napoli, Marco Russo, presidente dell’associazione “Tempi Moderni”, Yari Gugliucci, regista e attore, Corrado De Rosa, psichiatra e scrittore e tantissimi esponenti del mondo della cultura e del giornalismo locale e regionale con, inoltre, “I Neri per Caso”.

Alle 19:00 poi seguirà l’inaugurazione vera e propria che promette di far rivivere l’anima cittadina tra gli ambienti restaurati, ma non troppo, per restituire quell’atmosfera che tanto mancava a Salerno. 

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Gaetano Cataldo

È da un pezzo che scrive sul vino, e non solo! La consacrazione arriva nel settembre 2014 mettendo a segno la pubblicazione sulla rivista Vitae de “Il Vino unito al Mare”, ben prima degli underwater wines. Gaetano è amante dell’Oceano-Mare e del Mondo Vino tanto da farne una doppia esistenza: uno dei suoi mestieri l’ha condotto in molti luoghi del globo, al confronto con altre culture; l’altro gli ha insegnato a gustare ed apprezzare differenze e sfumature. Ufficiale di coperta ed F&B manager, Gaetano incarna e traduce il rapporto tra il Vino e il Mare, navigando e naufragando dolcemente tra scali marittimi e vigneti. Global e local al tempo stesso, per attaccamento alla sua terra, continua a indagare da eterno studente attraverso la cultura del Mare Nostrum, scoprendo Dioniso è stato anche in Giappone. Ha creato Mosaico per Procida assieme a Roberto Cipresso, ha portato la celebre bottiglia a sua Santità citandogli Giordano Bruno e, mentre erano tutti sbronzi, si è fatto nominare Miglior Sommelier al Merano Wine Festival. È sempre "un ricercato" per le Autorità dell'enogastronomia...

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