Tenute Piccolo Brunelli: una nuova concezione del Sangiovese di Romagna

Ai lembi estremi della Romagna, quando il confine dell’Appennino Tosco-Romagnolo è già all’orizzonte, esiste un luogo dove il Sangiovese risulta di gran carattere e dalle interessanti potenzialità evolutive.

A Strada San Zeno gli ettari di vigna si contano forse sulla punta delle dita di due mani, in un territorio ricco di suoli marnoso-arenacei tra i più antichi d’Italia, ben oltre i 10 milioni di anni. Torbiditi stratificate frutto dell’emersione delle terre dal mare preistorico, unite a limo ed argille dal dilavamento dei terreni nel corso dei millenni. Qui la varietà principe a bacca rossa ha sempre richiesto maggior tempo per arrivare alle corrette maturazioni polifenoliche.

Tenute Piccolo Brunelli esiste da sempre, un’azienda che fino al 2011 contava oltre 300 ettari dedicati ad agricoltura ed allevamento. Dal 2013 la svolta con il giovane erede Pietro Piccolo Brunelli e la scelta di produrre unicamente vino dando in fitto quasi 284 ettari di campi. Cinque i cloni di Sangiovese piantati, compresi i diffusi T19 e R24 molto espressivi. La cura dell’enologo Vincenzo Tommasi ha fatto la differenza, imponendo la vinificazione praticamente in purezza del varietale e l’utilizzo dei contenitori di cemento, che stabilizzano il vino senza cedere eccessive sensazioni boisé. Nulla ovviamente contro il legno, che dona comunque struttura all’intera trama, adoperato però con sapienza e mani delicate per non coprire l’eleganza del frutto.

La degustazione

“Pietro 1904” Sangiovese di Predappio 2021 – dedicato al nonno, prima era etichettato come Sangiovese Superiore e adesso ha conseguito l’ambita indicazione della Sottozona Predappio. Note polpose di visciola matura, particolarmente denso, con richiami di viola matura e spezie scure. Tannino completo, saporito e dalle nuance di affumicatura davvero stuzzicanti.

“Cesco 1938” Sangiovese di Predappio 2021 – il padre di Pietro e l’interpretazione pura di Predappio. Già dal colore si comprende che la materia ricca di cui è composto. Dalla vigna di Fabbri. Arancia sanguinella, tensione salmastra, succoso ed austero. Pulisce perfettamente il palato su sfumature di ciliegia alcolica.

“Dante 1872” Sangiovese Riserva 2020 – evoluto, declinato per intero su pepe in grani e petali di rosa essiccata. Amaricanze e riverberi di chinotto in chiusura con tocchi di rabarbaro. Annata non facile tra gelate primaverili e picchi di calore estivo. Il vino, si sa, è lo specchio delle stagioni.

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Luca Matarazzo

Giornalista, appassionato di cibo e vino fin dalla culla. Una carriera da degustatore e relatore A.I.S. che ha inizio nel lontano 2012 e prosegue oggi dall’altra parte della barricata, sui banchi di assaggio, in qualità di esperto del settore. Giudice in numerosi concorsi enologici italiani ed esteri, provo amore puro verso le produzioni di nicchia e lo stile italiano imitato in tutto il mondo. Ambasciatore del Sagrantino di Montefalco per il 2021 e dell’Albana di Romagna per il 2022, nonché secondo al Master sul Vermentino, inseguo da sempre l’idea vincente di chi sa osare con un prodotto inatteso che spiazzi il palato.

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