I vini dell’azienda Pasetti: storie d’amore e di famiglia nel cuore dell’Abruzzo

Giungere a Pescosansonesco, in una giornata di caldo torrido e cielo opaco di sabbia, è come arrivare alla Fortezza Bastiani così ben tratteggiata nel Deserto dei Tartari di Dino Buzzati. In questa cittadella metafisica, arroccata su uno sperone di roccia all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo e dei Monti della Laga, la famiglia Pasetti ha stabilito il cuore di una lunghissima attività vitivinicola, iniziata a Francavilla al Mare ai tempi in cui la fillossera flagellava l’Europa.

Un press tour di due giorni, ideato per celebrare il ritorno dopo 13 anni del Cerasuolo d’Abruzzo tra le etichette di casa Pasetti, è diventato l’occasione per aprire le porte della Tenuta Testarossa alla stampa e raccontare una storia di successo che non arretra davanti alle sfide e alle opportunità del futuro. A raccontarci la storia di famiglia attraverso aneddoti, immagini, degustazioni e luoghi, è stato Domenico “Mimmo” Pasetti insieme alla moglie Laura, compagna da oltre cinquant’anni, e ai figli Francesca Rachele, responsabile amministrativa, Massimo, responsabile commerciale estero e Davide, enologo.

Un viaggio che ripercorre i momenti salienti, a partire dalla cesura di Mimmo con l’attività del nonno e del padre – la vinificazione di uve conferite-  fino agli attuali  progetti che spingono i Pasetti a investire ancora nel proprio territorio per “produrre un vino diverso”. Domenico sin da subito ha in mente una sua personale idea di vino, tanto che alla nascita della primogenita Francesca Rachele nel 1983, decide di imbottigliare il miglior Montepulciano prodotto, creando l’etichetta Testarossa per omaggiare la chioma rossa della figlia, eredità della bisnonna Rachele.

Forte poi della sua esperienza di ricerca delle uve provenienti dalle migliori vigne, dedica insieme a Laura tempo nella ricerca di nuove terre, finché acquista, nel 1998, la proprietà di Pescosansonesco, un terreno di montagna ben lontano in termini di caratteristiche pedoclimatiche, dalla costa di Francavilla. La scintilla scocca grazie al vino prodotto da una vigna a tendone, la stessa da cui, ancora oggi, si produce Hariman, Montepulciano d’Abruzzo Doc, oggetto della verticale a chiusura della due giorni. Con questo nucleo originario, Domenico e Laura acquistano, a cancello chiuso, anche il rudere che vi insiste e che diventerà la Tenuta Testarossa: solo in seguito scopriranno essere stata l’abitazione del Barone Trojani, finanziatore di Corradino D’Ascanio e del primo prototipo di elicottero. Forse non è un caso che due personaggi così visionari abbiano incrociato il destino di Domenico e Laura, antesignani in molte scelte che oggi definiamo strategiche e necessarie. Quella, ad esempio,  di investire in territori montani, in un momento in cui lo spettro del cambiamento climatico non imponeva ancora in maniera pressante determinate valutazioni.

Come nelle migliori storie di famiglia, l’iniziativa di staccarsi dall’attività originaria determina un conflitto tra Domenico e suo padre, anche se il tempo gli darà ragione. Negli anni a seguire infatti Domenico e Laura andranno via via acquisendo altri terreni in zone montane, allo scopo di impiantare vigneti. Cruciale la scelta di rimanere sempre all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo e dei Monti della Laga che, se da un lato ha permesso ai vini Pasetti di fregiarsi del logo ufficiale dell’Ente, dall’altro ha da sempre imposto rigidi controlli sui trattamenti delle vigne, tali da rendere la produzione della cantina comparabile al biologico, pur non avendo una certificazione ufficiale. Attualmente la cantina Pasetti conta su 270 ettari, di cui oltre 70 vitati, a cavallo tra le province di Pescara e L’Aquila.

La vigna di Capodacqua, ad esempio, si estende lungo un declivio diradante verso l’omonimo lago, nel comune di Capestrano. L’esposizione a ovest garantisce, grazie al riverbero del sole sulla superficie del lago, una qualità e quantità di luminosità diffusa maggiori. Da qui derivano le uve di Rachele e del Rosato Testarossa.

Il cosiddetto “Deserto” invece, sempre nel comune di Capestrano, è una curiosa sperimentazione…geologica: qui Mimmo ha voluto creare un blend di terreni, per cui a quello originario di brecce e ciottoli biancastri, ha aggiunto uno strato di trenta centimetri di terreno argilloso proveniente da Castiglione a Casauria, compattato con sostanza organica autoprodotta. Il risultato è una vigna di montepulciano in perfetta vigoria e  disponibilità di acqua, nonostante la posizione e l’insolazione giornaliera, da cui si ricava il Cerasuolo.

Sollevando poi lo sguardo, possiamo intravedere Forca di Penne, il terreno di più recente  acquisizione, che raggiungiamo come ultima tappa del tour delle vigne. Situato a 1000 metri s.l.m., su un crinale che guarda a est il mare Adriatico e a ovest Ofena, il deserto d’Abruzzo, è un altopiano ventoso, monitorato da stazioni metereologiche, dove sono visibili le barbatelle ancora ricoperte di cera lacca verde: chardonnay e pinot nero, che daranno vita alla personale interpretazione di metodo classico della Famiglia Pasetti.

LA DEGUSTAZIONE DEL  21 GIUGNO

Con una produzione annua media di 700.000 bottiglie, la Cantina Pasetti abbraccia le denominazioni principali delle province di Pescara e L’Aquila. “Ogni vino nasce da un legame d’amore”, ci racconta Laura e il riferimento va a nomi e storie di famiglia evocati in alcune etichette; Davide conduce la degustazione orizzontale, dedicata alle annate correnti. Iniziamo con Testarossa Passerina- Terre Aquilane IGP 2023, fresca e tagliente anche per il leggero residuo di CO2 di fermentazione, vino snello da accompagnare ai crudi di pesce; proseguiamo con Rachele – Terre Aquilane IGP 2023, blend di Chardonnay e Trebbiano, adatto ad aperitivi e stuzzicheria per l’immediatezza di beva e la buona aromaticità, conferita soprattutto dallo Chardonnay; Collecivetta – Abruzzo Pecorino Superiore DOP 2023, si presenta con una doppia anima determinata dal blend di Pecorino di due diverse parcelle in Pescosansonesco e Capestrano: saporito, di corpo complesso e avvolgente grazie all’affinamento sulle fecce fini, mantiene comunque la caratteristica freschezza del Pecorino.

Testarossa Trebbiano D’Abruzzo Riserva DOP 2022 fermenta prevalentemente in acciaio, solo il 10% della massa in barrique, e grazie al lungo affinamento in bottiglia prima dell’uscita, riesce a esprimere complessità aromatica con tratti di pietra focaia, risultando nel sorso profondo e verticale; Testarossa Rosato – Terre Aquilane IGP 2023, da Montepulciano in purezza vinificato in bianco, è versatile e dinamico, ancora una volta per un residuo CO2 di fermentazione che esalta i sentori di piccoli frutti rossi e pompelmo rosa; Diecicoppe Rosso Colline Pescaresi IGP 2023 strizza l’occhio ai vitigni internazionali nel suo blend di Cabernet Sauvignon e Montepulciano d’Abruzzo ed è pensato per essere immediato, di pronta beva, un vino da aperitivo, piacevole anche a una temperatura fresca di 14 gradi.

Madonnella Montepulciano d’Abruzzo Dop 2020, come già Collecivetta, è un blend di Montepulciano proveniente da diverse parcelle per ottenere un vino equilibrato, fermentato in acciaio e affinato in botte grande è agile ma con un buon grado di morbidezza. Testarossa Montepulciano d’Abruzzo Riserva 2019 è il vino firma della cantina Pasetti, la prima etichetta creata, selezione dei migliori vigneti e delle migliori uve, come concepita da Mimmo quarantuno anni fa, è un vino complesso e strutturato, peculiare nelle note speziate e balsamiche. Chiudiamo la degustazione con Gesmino Abruzzo Passito Bianco DOP, da moscatello di Castiglione in purezza: piacevolmente equilibrato nei sentori di arancia, albicocca candita e pain d’epice, è il connubio ideale dei Torcinelli abruzzesi, golose frittelle di pasta di patate cresciuta e uvetta, avvolte da una nuvola di zucchero.

IL CERASUOLO D’ABRUZZO

Il Terre Aquilane Cerasuolo d’Abruzzo Superiore doc 2023, viene presentato in un evento a sé stante, un pic-nic sul fiume Tirino, occasione che ne esalta origine e caratteristiche. Vino della tradizione quotidiana abruzzese, ha un seducente color…cerasuolo, ottenuto mediante la macerazione delle uve solo su parte delle bucce, che servono anche a conferire struttura. Il naso esplosivo nei sentori di frutta rossa e rose, la beva snella e di sferzante freschezza lo rendono il compagno perfetto degli anellini alla pecorara e dei tipici arrosticini abruzzesi gustati in riva al fiume più pulito d’Europa.

PASETTI

Via San Paolo, 21

66023 Francavilla al Mare (CH)

“A Montefalco” 2023: seconda giornata di assaggi

Redazione

Vi abbiamo raccontato ieri le nostre impressioni sull’annata 2019 in anteprima del Montefalco Sagrantino – Anteprima Montefalco Sagrantino 2019: le nostre considerazioni

Oggi proseguiamo negli assaggi delle etichette in commercio, parlando delle altre tipologie: Spoleto Trebbiano Spoletino, Montefalco Rosso, Montefalco Rosso Riserva, Montefalco Sagrantino Passito.

Troppo esigui ed eterogenei i campioni di Montefalco Grechetto e Montefalco Bianco per poter esprimere un giudizio complessivo. Sulla prima tipologia vogliamo indugiare, con la speranza che non venga lentamente dimenticata la varietà a bacca bianca qui da sempre presente e capace di offrire, con le giuste attenzioni, prodotti di ottima qualità e serbevolezza. Adesso l’attenzione è puntata tutta sul Trebbiano Spoletino (o “Spoletino”) e le sue declinazioni, ma un faro sul Grechetto deve restare debitamente acceso.

Per quanto concerne lo Spoleto Trebbiano Spoletino, evidenziamo un sostanziale allineamento nel gusto e nelle identità proposte. Rispetto al passato sembra esserci maggior consapevolezza del potenziale di tale varietà duttile dotata di acidità spiccata. La strada è ancora lunga da percorrere e non mancheranno ostacoli; restiamo comunque fiduciosi dopo aver effettuato l’assaggio dei campioni in lista.

Spoleto Trebbiano Spoletino: i migliori assaggi senza ordine di preferenza:

Annata 2022

  • Bocale
  • De Conti – “Rovicciano”
  • Pardi

Annata 2021

  • Antonelli San Marco – “Trebium”
  • Ilaria Cocco – “Avventata”
  • Le Cimate
  • Cantina Ninni – “Poggio del Vescovo”
  • Romanelli – “Le Tese”
  • Valdangius – “Campo de Pico”

Montefalco Rosso resta un emblema, se non altro per l’uso del Sangiovese in abbinamento al Sagrantino. Un connubio intrigante ove il primo prende la sua personale rivincita sullo storico attore del territorio. Gli assaggi hanno dimostrato minor uniformità rispetto al passato, forse condizionati dalle vintage della pandemia, che hanno creato non pochi problemi all’intero mercato dei vini verso i canali della ristorazione e delle enoteche. L’impressione finale è quella di prodotti che non sempre si concentrano sulla piacevolezza di beva, ma talora volgono su sensazioni verticali e puntute nella trama tannica, da aspettarsi più dalle versioni “Riserva”.

Montefalco Rosso: i migliori assaggi senza ordine di preferenza

Annata 2020

  • Antonelli San Marco
  • Di Filippo
  • Goretti – Fattoria Le Mura Saracene
  • Scacciadiavoli
  • Tenute Lunelli – Tenuta Castelbuono – “Zigurrat”
  • Tenute Baldo
  • Terre di San Felice

Annata 2019

  • Benedetti & Grigi – “Attunis”
  • Dionigi
  • Romanelli – “Capo de Casa”

Annata 2018

  • Ilaria Cocco – “Camorata”
  • Tabarrini – “Boccatone”

Montefalco Rosso Riserva: i migliori assaggi senza ordine di preferenza

Annata 2019

  • Lungarotti
  • Terre de’ Trinci

Annata 2018

  • Fongoli – “Serpullo”
  • Moretti Omero – “Faccia Tosta”

Annata 2017

  • Tenuta di Saragano – “Saragano”

Annata 2016

  • Adanti
  • Terre de la Custodia – “Rubium”

Ultime considerazioni per la tipologia Montefalco Sagrantino Passito. Denominazione che porta con sé il ricordo di ciò che ha rappresentato il Sagrantino nei secoli: il vino dolce delle feste e dei momenti felici a casa con i parenti. Complice le modifiche degli stili di vita e delle abitudini alimentari del consumatore medio, quasi tutti i passiti italiani stanno soffrendo i cambiamenti del mercato. Il Montefalco Sagrantino Passito non è da meno, ma i pochi produttori che mantengono viva la tradizione realizzano piccoli capolavori enologici, caratterizzati da mordenza tannica che lascia vieppiù indietro eventuali sensazioni troppo morbide fornite dal residuo zuccherino.

Montefalco Sagrantino Passito: i migliori assaggi senza ordine di prefenza

Annata 2018

  • Scacciadiavoli
  • La Veneranda
  • Arnaldo Caprai

Annata 2017

  • Briziarelli
  • Antonelli San Marco

Infine, comunichiamo la valutazione complessiva dell’annata 2019 del Montefalco Sagrantino, che ha raggiunto il massimo riconoscimento di 5 Stelle e ben 95 punti in centesimi. Un risultato che dimostra la crescita complessiva dell’areale, da perpetrarsi nel futuro senza passi falsi e senza dimenticare nessuna delle espressioni territoriali. Complimenti anche al giovane e già preparatissimo sommelier A.I.S. Andrea Gualdoni, per aver conseguito il titolo di Ambasciatore del Sagrantino 2023.