Birrificio Serrocroce: la filiera agricola ha inizio dalle acque del territorio

Vito e Carmela Pagnotta hanno gli ingredienti giusti per produrre una birra di alta qualità. Ma la qualità dal Birrificio Serrocroce a Monteverde (AV), nel cuore dell’Irpinia, non può prescindere dal concetto di artigianalità e di filiera agricola.

Guardando le pubblicità e le comunicazioni spicciole del marketing, sembra ormai tutto “artigianale”; ma cosa significa davvero un termine abusato spesso per meri fini commerciali? Da Vito la risposta è semplice: non creare birre in base alla moda ed ai gusti del momento, senza grandi quantità stereotipate e mantenendo, invece, un sapore genuino in ogni aspetto della degustazione.

Ciò è possibile solo grazie ad una filiera agricola controllata, a “metro zero”, da coltivatore cerealicolo, di luppolo Cascade e di spezie come il coriandolo. Elementi fondamentali nel rapporto di proporzioni stabilito ancora dall’Editto della Purezza del sedicesimo secolo. Manca all’appello un componente indispensabile, che segna il passo tra Uomo e Natura. Un legame profondo con il territorio d’appartenenza, non replicabile in serie: l’acqua.

Serrocroce si approvvigiona dalle riserve idriche delle sorgenti di Caposele, tramite l’acquedotto pugliese. Ma il sogno di Pagnotta è un altro: quello di poter fruire dell’acqua potabile presente nei pozzi attigui al birrificio, ad 80 metri di profondità. Acque dure, ricche di sali minerali che donano carattere e consistenza all’assaggio. D’altro canto il panorama ancora selvaggio e aspro è esso stesso un valore aggiunto per chi si trova a visitare le sue verdi terre, a 740 metri d’altezza, nel territorio di Monteverde, precisamente ai piedi del Serro della Croce, il più alto dei colli che dominano la Valle dell’Osento.

Sei le versioni ideate, dalla classica Blonde Ale all’Ambrata, per finire con le Saison (una da grano Senatore Cappelli coltivato in fattoria) ed una gustosa Apa con quel tocco amaricante dato dai luppoli selezionati. E per non dimenticare il luogo natio della famiglia, una birra venduta unicamente a Monteverde, dedicata all’infaticabile lavoro dei propri contadini che salvaguarda un intero comparto economico, evitando lo spopolamento delle campagne.

Molte, infine, le iniziative gastronomiche: dalla composta di birra, alla panificazione, ai taralli e chissà, in futuro potrebbe essere il turno di un piccolo pastificio sempre con le farine locali. Di progetti in pentola ce ne sono tanti, ma quello più importante è tra le pagine non scritte della storia e parla di sacrificio, forza di volontà e resilienza. Un amore per la terra che può capire solo chi, con la terra, si sporca le mani ogni giorno.

Campania Beer Expo 2023: al MANN di Napoli per incontrare l’arte campana della birra artigianale

di Silvia De vita

Si è appena concluso Campania Beer Expo, primo Salone regionale della Birra artigianale, nato in risposta alle esigenze del settore e promosso su iniziativa dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Campania, nell’ambito della Legge regionale della Campania 24 giugno 2020, n. 16 che prevede misure a sostegno della agricoltura di qualità e del patrimonio agro-alimentare nel settore della produzione di birra agricola e artigianale.

L’idea di una fiera annuale della birra agricola e artigianale da tenersi, a rotazione, nei diversi territori della Regione è nata per rispondere a quanto prevede la Legge Regionale orientata ad attività̀ di identificazione e di valorizzazione della produzione birraia agricola e artigianale della Campania, con occasioni e iniziative di informazione.

Nell’ultimo decennio, la richiesta di birra è cresciuta anche nella nostra penisola. La produzione di birra in Italia (anno 2021) è di circa 18 milioni di ettolitri. Da un quarto di secolo a questa parte la tendenza è sempre positiva, soprattutto grazie alla nascita e al progressivo sviluppo dei birrifici artigianali.

Una spinta decisiva allo sviluppo del settore è arrivata dagli under 40, coraggiosi giovani che hanno investito nella loro passione, “la birra artigianale”, facendo nascere realtà imprenditoriali e cogliendo le opportunità offerte dal mercato e gli aiuti della “res pubblica” e dell’Europa. In questo scenario sono nati gli oltre 50 birrifici artigianali in regione, di cui 19 presenti al Campania Beer Expo.

I  campani “brewers”, in un particolare momento storico, critico per l’economia (molti di loro sono nati nel periodo del Covid), hanno abbracciato con coraggio e competenza la richiesta dei consumatori di avere un prodotto artigianale di qualità, originale e, laddove possibile, tipico del territorio in cui opera il piccolo birrificio: ed è proprio questa la sfida più grande in atto, dal momento che ad oggi le materie prime utilizzate per la produzione di birra (luppolo, orzo, altri cereali) sono per la maggior parte importate.


Nel Giardino della Vanella, all’interno del MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli – si sono tenuti percorsi di degustazione con banchi d’assaggio, incontri tecnici e giornalistici per favorire possibili sinergie tra produttori e operatori del settore. I produttori giunti dalle varie province campane, hanno esibito le loro referenze, spaziando tra le diverse tipologie di birra a disposizione. I visitatori hanno potuto assaggiare birre campane artigianali, uniche anche per la Biodiversità del territorio: una passeggiata di gusto tra i diversi banchi di assaggio, incontrando tutte le varie espressioni appartenenti al mondo delle Birre (a bassa fermentazione e ad alta fermentazione, le Ale, le Blanche, le Stout, le Weiss, etc.). …

Dinamica e stimolante; vivace e passionale sono alcuni degli aggettivi maggiormente utilizzati dai piccoli produttori protagonisti all’evento per raccontare la loro esperienza nel tessuto imprenditoriale del mercato.

Un ulteriore momento di approfondimento del settore è stato offerto ai visitatori con le Masterclass in programma;

  • “La Campania capitale della pizza e della birra” ha affascinato i presenti proponendo alcuni abbinamenti tra la birra campana e il famosissimo piatto tipico partenopeo;
  • Il BeerLAB dal titolo “Come comunicare la birra artigianale?” grazie alla presenza di Antonio Romanelli di “Hoppy Ending” e Fabrizio Ferretti di “Mosto – Birra&Distillati” con Gabriele Pollio, delegato AIS Napoli, ha dato spunti di riflessione e discussione alla platea sull’importanza di fornire ai clienti un’esperienza di qualità nel consumo di birra. È emerso il fatto che le generazioni cambiano e ora c’è tanta scelta: quindi è diventato più difficile, in pochi secondi al bancone, catturare l’attenzione del cliente che è già esperto.
  • Molto immersiva e formativa, con sfumature a tratti cabarettistiche, la Masterclass dal titolo “Equilibri di Gusto”, moderata da Gabriele Pollio e condotta da Lorenzo Dabove “Kuaska”, supremo maestro spirituale della birra e massimo esperto in Italia di birre belghe e non solo. Un piccolo viaggio attraverso la degustazione di 6 birre ha consentito agli appassionati di avvinarsi meglio ai diversi stili e ai produttori locali.
  • L’ ultimo BeerLAB è stato incentrato sul tema “Birra e turismo: la Campania da scoprire” con interventi di Livia Iannotti, referente Filiera Brassicola Coldiretti Campania, Vito Pagnotta, socio fondatore e consigliere del Consorzio Birra Italia, e Carlo Schizzerotto, direttore del Consorzio “Birra Italiana”, Consorzio di Tutela e Promozione della Birra Artigianale Italiana da Filiera Agricola.

Non sono mancate le Italian Grape Ale, chiamate anche IGA, il grande orgoglio italiano, vero e proprio anello di congiunzione tra la birra e il vino, dove l’ingrediente principale è proprio l’uva, uno dei frutti d’eccellenza della penisola italiana. Ed in Campania non potevano mancare le testimonianze delle espressioni di alcuni vitigni autoctoni della Regione: Ipogea, realizzata con l’impiego di mosto di uve aglianico lasco da un vigneto del 1929 (Birrificio Skapte Handcraft Beer), Maritata è una Italian Grape Ale prodotta con mosto di Asprinio di Aversa, vite di origine etruscada (Birrificio 082TRE ) e Waina da Uve Caprettone del Vesuvio (Birrificio Mal-Brewing).

Il mondo delle birre è davvero molto ampio e diversificato, ed arricchirsi di questa conoscenza richiede tempo, passione e tanti assaggi: al Campania Beer Expo 2023 tale percorso è stato facilitato! Non ci resta ora che aspettare la prossima edizione e nel frattempo continuare le degustazioni dei birrifici presenti: 082TRE, 84030, Birra Amore, Birrificio Karma, Birrificio Artigianale Napoletano, Birrificio Dell’Aspide, Birrificio Sorrento, Birrificio Ventitré, Cifra, Cuoremalto, Kbirr Napoli, Magifra Excellent Craft Italian Beer, Mal Brewing, Maestri del Sannio, Microbirrificio Artigianale Okorei, Microbirrificio Artigianale Incanto, Serrocroce – La birra artigianale da filiera agricola, Skapte Handcraft Beer, Parthenya

A tutta birra con KBIRR: imprenditoria brassicola made in Campania

di Titti Casiello

Fare bene a un territorio e alle persone che lo vivono. Fare bene un prodotto, partendo dalle materie prime per crearlo.

Sembra che “fare bene” sia il motto di Fabio Ditto – fondatore di Kbirr – birrificio tutto made in Campania situato nella provincia napoletana – a Giugliano di Napoli – che della territorialità ne ha fatto il suo vanto di eccezione.

“Per anni ho lavorato come importatore in questo settore. Ho visto crescere e incrementare molte attività campane, eppure nessuno che volesse affidarsi integralmente solo alla produttività di questa terra. Alla fine ho deciso di fare il salto, cercando di creare una ricchezza che partisse proprio da qui”.

Correva l’anno 2016 e Ditto apriva i battenti con la sua microazienda: “era un goccificio più che birrificio. Con una produzione di appena 600 ettolitri. Con Achille Certezza – il nostro mastro birrario – cercavamo la cotta perfetta, il luppolo giusto .. e poi finalmente è arrivata. “Ua e che birr” la prima esclamazione quando ci siamo guardati! E da qui è nato anche il nome della nostra azienda.”

Chissà se avrebbe immaginato che dal suo piccolo sogno sarebbe nata un’eccellenza imprenditoriale nel mondo. Con oltre trecentomila litri annui prodotti – oggi Kbirr – si appresta, infatti, a diventare una delle più interessanti realtà brassicole artigiane del nostro Paese.

Eppure di acqua (anzi di birra) ne è passata prima che arrivassero gli elogi del marcato. “Distinzione. E’ questo quello che serve. Perché se nell’industria della birra numeri e volumi raggiungono cifre da capogiro, in quelle artigianali la competizione sta tutta nella capacità di sapersi distinguere attraverso la qualità”.

Per far questo serviva anzitutto un mastro birrario attento e appassionato, come Achille Certezza che, dismessi gli abiti da architetto, è oggi completamente immerso nel fermentato di malto, con una cura ed una passione che paiono tangibili in ogni Kbirr che porti la sua firma.

Di certo non bastava più neanche il “goccificio”: era necessario uno stabilimento di avanguardia che potesse sostenere grandi volumi senza dimenticare i crismi del passato. Da qui, la scelta di una cantina verticale – retaggio dei vecchi birrifici di un tempo quando non c’erano le pompe di sollevamento – con sistemi a caduta tra i tini di bollitura e quelli di ammostamento posizionati esattamente nel piano inferiore, per scendere in ultimo verso le sale delle cotte.

E’ un impianto completamente automatizzato che strizza l’occhio alla sostenibilità ambientale: “tutte le nostre birre non sono filtrate né pastorizzate. Bisogna stare, quindi, attenti alle possibili contaminazioni batteriche ed è necessaria una pulizia maniacale ad ogni singola produzione. Per questo abbiamo creato anche un sistema di recupero delle acque che vengono riutilizzate in fase di ammostamento”. Non esiste al mondo un progetto simile, anche questo vuol dire Campania!

Achille Certezza

Senza dimenticare che, oltre ad evitare sprechi, si recuperano anche fonti di energia rinnovabili: “contiamo a breve di diventare pienamente autosufficienti”, dimostrando anche una forte attenzione verso gli standard ambientali dell’UE.

Ma fare bene per Kbirr passa non solo attraverso un’economia sostenibile, ma anche circolare: “la maggior parte dei nostri fornitori sono tutti campani. Al massimo arriviamo alla Toscana ed al centro Italia”.
Oggi il brand esplode letteralmente, con distribuzioni in mezzo mondo: “esportiamo in quasi tutta Europa, in Giappone e una parte degli Stati Uniti. E dal mese prossimo anche in Australia”.

Una qualità che sa viaggiare all’unisono con i trend del momento attraverso grafiche coinvolgenti e nomi spiritosi che inneggiano al Neapolitan style. Un bel biglietto da visita per parlare così anche ad un pubblico meno edotto su luppoli e tecniche di produzione.
Perché la “Beer Revolution” passa anche da qui: essere al passo coi tempi e le mode, senza dimenticare l’arte ancestrale della sapienza del lavoro e della ricerca delle materie prime.

Rincara la dose Fabio Ditto: “volevo rendere fruibile la qualità attraverso un prodotto popolare come la birra. Ma c’è qualcos’altro che volevo che fosse, poi, a disposizione di tutti: l’arte. Sono convinto che per rasserenare gli animi bisogna circondarsi costantemente di bellezza. Per questo ho scelto la collaborazione con artisti come Alessandro Flaminio, Pasquale Manzo e Luca Carnevale ai quali va il merito di aver contribuito alla realizzazione del progetto #drinkneapolitan con la realizzazione di etichette stilose ed iconiche”. Così come al pari le reinterpretazioni grafiche di Maura Messina o le continue ispirazioni fornite dalla collaborazione con l’artista Roxy in the box.

Oggi il progetto Kbirr conta sette etichette tra Lager, Strong Lager, Scotch Ale, Imperial Stout, Red Strong Ale, American Pale Ale e Golden Ale. E ogni tipologia sembra avere un preciso compito, quello di narrare, tra profumi e gusto, l’eclettismo di una città viva e scaramantica come Napoli a partire dai nomi che ognuna di esse ha, dai significati estrinsecamente napoletani. “Sono tutti termini venuti fuori all’improvviso durante le continue chiacchierate con Achille, tra una discussione su una nuova ricetta o una prova di degustazione”.

La degustazione

In una giornata riservata alla stampa di settore – occasione per visitare anche l’ampliamento produttivo del birrificio e della sala degustazione con le nuove opere artistiche del digital artist Luigi Gallo e del designer Luigi Masecchia – un lungo leit motiv tra birra e cibo è stato garantito dallo chef Domenico Iavarone – stella Michelin del ristorante Josè Villa Guerra di Torre del Greco – e dal maestro cioccolatiere Giovanni Borreca della Pasticceria Pink House di Aversa attraverso proposte culinarie realizzate attraverso l’utilizzo – tra gli ingredienti – anche delle birre Kbrirr.

Assafà Natavota – La birra dello scudetto
Una birra da bere tutti i giorni, di quelle che hai voglia di berla “natavota” (un’altra volta). Ed effettivamente questa Lager si lascia bere con facilità, senza mai essere scontata grazie a quel retrogusto di fiori gialli e frutta esotica che sembrano andare incredibilmente d’accordo. E’ un #musthave dell’azienda, presentata quest’anno in un’edizione speciale realizzata da Luca Carnevale per ricordare la vittoria calcistica napoletana 2023.

Pullicenhelll – una Hoppy Ale che cela – tra note di agrumi e scorza di arancia – non solo un elogio alla maschera simbolo di Napoli, ma anche a quella parte di Napoli più “rovente”, a quel popolo fatto di pizzaioli che vive tra i calori incandescenti dei forni a legna e così dando vita all’altro simbolo della città. E qui il connubio grafico è tutto merito dall’artista Pasquale Manzo.

#CuorediNapoli – l’American Pale Ale (APA) la cui etichetta riprende il marchio registrato dall’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Un vero e proprio brand della città che in Kbirr si esprime tra agrumi olfattivi e tanta vivacità gustativa dove è il luppolo a mostrare la sua nota in evidenza.

Paliata – un Imperial Stout giocata tra le sensazioni dolci del malto e quelle speziate di liquirizia. Un gusto impegnativo e strutturato. Esattamente come una “paliata”, che tra morbidezza e dotazione alcolica quasi si impone al palato lasciando una scia di notevole persistenza sul finale.

Cap’e Fierro -l’ultima nata in casa Kbirr è’ una Strong Lager le cui vesti sono state affidate ad Alessandro Flaminio, scultore napoletano che dell’iconografia di San Gennaro ne ha fatto anche la sua principale firma artistica. L’austerità di un santo come San Gennaro la si ritrova in un gusto deciso di note dolci – tra miele e noci – e in un corpo pieno che chiude tra lidi amaricanti e una potente avvolgenza gustativa.

Birrificio Kbirr
Via Salvatore Piccolo, 133
Zona Industriale ASI, Giugliano in Campania

“CAMPANIA BEER EXPO”AL MANN – MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI

Comunicato Stampa

La città di Napoli ospita il “Campania Beer Expo”, primo Salone regionale della Birra Artigianale promosso dalla Regione Campania, in programma il 5 e 6 giugno prossimi presso il prestigioso MANN – Museo Archeologico Nazionale della città di Napoli.

Un evento organizzato su iniziativa dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Campania nell’ambito della Legge regionale della Campania 24 giugno 2020 n. 16 che prevede misure a sostegno della agricoltura di qualità e del patrimonio agro-alimentare nel settore della produzione di birra agricola e artigianale. La Legge regionale tra le altre cose promuove l’attività di identificazione e di valorizzazione della produzione birraia agricola e artigianale della Campania; occasioni e iniziative di informazione, promozione e valorizzazione del prodotto “birra agricola e artigianale della Campania” anche attraverso una fiera annuale della birra agricola e artigianale da tenersi, a rotazione, nei diversi territori della regione.

Il “Campania Beer Expo” si inserisce in un momento particolarmente interessante per il settore agroalimentare italiano e la Campania in tal senso presenta un patrimonio estremamente ricco di risorse di notevole pregio sotto il profilo agro-alimentare, dotato di grande attrattività per numerose tipologie di target ed in grado di generare, se adeguatamente sviluppato, un significativo impatto sul sistema socioeconomico regionale. La scelta del MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli è legata alle caratteristiche di questa istituzione culturale, tra le più antiche ed importanti istituzioni culturali al mondo, per ricchezza e unicità del patrimonio e per il suo contributo offerto al panorama culturale europeo. Imponente nell’architettura e nelle collezioni, protagonista della vita culturale in città, è una struttura aperta alla modernità e alle contaminazioni. 

Il “Campania Beer Expo” rappresenta un’occasione unica per scoprire e apprezzare la scena della birra artigianale campana. L’evento vedrà infatti in primo piano una selezione di birrifici regionali, dando ai partecipanti l’opportunità di assaporare una vasta gamma di birre di alta qualità. L’evento è dedicato ai beerlovers e agli operatori specializzati, con banchi d’assaggio, Masterclass e BeerLAB, incontri B2B e una serie di attività coinvolgenti, tra cui il percorso degustazione nel suggestivo Giardino della Vanella del MANN, e la presenza di nomi di primissimo piano nel mondo brassicolo italiano e internazionale.

L’apertura ufficiale si terrà lunedì 5 giugno alle ore 15e30 con la tavola rotonda intitolata “Autenticamente campana: la birra artigianale dagli albori alla biodiversità”, che vedrà la partecipazione della Regione Campania e di importanti rappresentanti del settore, tra cui il presidente nazionale di Unionbirrai, Vittorio Ferraris, il presidente regionale di AIS Campania, Tommaso Luongo, Lorenzo Dabove “Kuaska”, considerato una delle figure più influenti nel mondo della birra artigianale in Italia, e Teo Musso, presidente “Consorzio Birra Italiana” per la Tutela e Promozione della Birra Artigianale Italiana da Filiera Agricola, padre putativo della birra artigianale in Italia. Nel corso del primo giorno, si terranno anche due Masterclass di grande interesse. La prima, intitolata “La Campania capitale della pizza e della birra“, vedrà gli interventi del rinomato pizzaiolo Giuseppe Pignalosa, di Tommaso Luongo, presidente regionale AIS Campania, e del giornalista Luciano Pignataro. La seconda Masterclass, dal titolo “La biodiversità del territorio come ingrediente della birra“, sarà tenuta da Alfonso Del Forno, giornalista enogastronomico e referente regionale UBT (Unionbirrai Beer Tasters).

La giornata successiva, martedì 6 giugno, offrirà ulteriori opportunità di esplorare il mondo della birra artigianale. Nel Giardino della Vanella si terrà un percorso degustazione con banchi d’assaggio, dove i partecipanti potranno scoprire le eccellenze dei birrifici aderenti all’evento. Saranno inoltre organizzati incontri B2B per favorire lo sviluppo di collaborazioni tra i produttori e gli operatori del settore. Il martedì pomeriggio si terrà anche un BeerLAB dal titolo “Come comunicare la birra artigianale?“, che includerà interventi di chi svolge un ruolo fondamentale nel fornire ai clienti un’esperienza di qualità nel consumo di birra, i publican: parteciperanno Antonio Romanelli di “Hoppy Ending” e Fabrizio Ferretti di “Mosto – Birra&Distillati” con Gabriele Pollio, delegato AIS Napoli. Successivamente, si svolgerà una Masterclass dal titolo “Equilibri di Gusto”, con interventi di Gabriele Pollio, delegato AIS Napoli, e Lorenzo Dabove “Kuaska”.

Nel Giardino della Vanella saranno riservati spazi speciali per la Regione Campania e per AIS Campania, dove sarà possibile approfondire le peculiarità del territorio e dell’associazione. La giornata si concluderà con un BeerLAB incentrato sul tema “Birra e turismo: la Campania da scoprire“. Gli interventi saranno tenuti da Vito Pagnotta, socio fondatore e consigliere del Consorzio Birra Italia, e Carlo Schizzerotto, direttore del Consorzio Birra Italiana.

Ecco i birrifici aderenti all’evento “Campania Beer Expo”: 082TRE, Skapte Handcraft Beer, Cifra, Cuoremalto, Kbirr Napoli, Microbirrificio Artigianale Incanto, Birrificio Ventitré, Serrocroce – La birra artigianale da filiera agricola, Terravecchia, Parthenya, Birrificio Artigianale Napoletano N’Artigiana, Birra Karma, Malbrewing, Birrificio Sorrento, Magifra Excellent Craft Italian Beer, Microbirrificio artigianale 84030, Maestri del Sannio, Microbirrificio Artigianale Okorei e Birrificio Dell’Aspide.

L’evento “Campania Beer Expo” rappresenta un’opportunità unica per immergersi nel mondo della birra artigianale campana e apprezzare la sua diversità e qualità, dedicato a tutti gli amanti della birra e gli operatori del settore per una due giorni indimenticabile dedicata alla birra artigianale campana in un luogo di indiscutibile fascino nel cuore di Napoli.Tutte le informazioni anche per ticket e prenotazioni su www.campaniabeerexpo.it.