La degustazione dei Vini dei Masi Chiusi al Farm Food Festival a Merano: esperienza guidata da Helmuth Köcher

La seconda edizione del Farm Food Festival ha riscosso un enorme successo di pubblico e apprezzamento presso il Kurhaus di Merano, sabato 9 marzo. Un evento che ha visto la partecipazione dei prodotti dei soci del Gallo Rosso, associazione dedicata alla promozione dell’eccellenza delle specialità altoatesine.

Il Gallo Rosso annovera ben 86 Masi “chiusi”, un termine che richiama alla mente la tradizione locale. Sin dal 1526, quando l’Alto Adige faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico, fu emanato un primo editto che regolamentava i Masi. Maria Teresa D’Austria confermò questa disposizione nel 1770 con un regolamento preciso. Anche se nel 1929 questa legge tirolese fu abolita sotto il regime fascista, la cultura dei Masi Chiusi continuò a essere praticata fino a essere nuovamente riconosciuta nel 1954. In Alto Adige, questa peculiarità conta più di 11.000 Masi chiusi, una caratteristica che non si riscontra nel vicino Trentino.

Le caratteristiche distintive di un Maso chiuso riguardano l’estensione dei terreni, intorno ai 3,5 ettari, la produzione e la lavorazione delle materie prime all’interno della stessa realtà, nonché la capacità di garantire l’autosufficienza attraverso la produzione stessa. I prodotti assaggiati durante il Farm Food Festival erano di eccellente qualità e rispettavano rigorosi criteri di produzione.

Per quanto riguarda la produzione di vino, un Maso non può essere considerato una vera e propria azienda vinicola; si fa riferimento alla cultura contadina, espressa nel termine “weingut”. Tuttavia, la limitata produzione è di grande interesse e qualità, come dimostrato dagli assaggi proposti dal patron del Merano Wine Festival Helmuth Köcher.

Il contadino non si affida a un enologo, a un direttore commerciale o a un esperto di marketing, ma produce secondo le competenze acquisite e tramandate nel tempo, che riflettono la cultura altoatesina e la ricerca di soluzioni per adattarsi al cambiamento climatico.

Durante la degustazione, sono stati proposti 4 vini bianchi e 4 rossi. Il primo vino, prodotto da Griesserhof situato a 750 metri sul livello del mare nel comprensorio di Bressanone, è un Kerner, vitigno nato dall’incrocio tra il Riesling Renano e la Schiava Grossa (conosciuta anche come Trollinger). Con note di pesca bianca e frutta tropicale, coltivato nel vigneto Gall con esposizione sud-est, questo vino si distingue per la sua freschezza e pulizia.

La seconda proposta è un Pinot Bianco di grande eleganza e precisione, proveniente dal Maso Rinnhof nella zona di Termeno, con vigneti a circa 300 metri di altitudine. Note di mela, acidità equilibrata e piacevolezza di beva caratterizzano questo vino.

Segue una terza referenza, il Gewürztraminer dell’azienda Rasslhof, varietà vocata in Alto Adige. Con note di litchi, rosa e spezie, questo vino aromatico si abbina perfettamente a piatti esotici e a base di zafferano.

Particolare attenzione è stata dedicata ai vini da vitigni Piwi, resistenti alle malattie. Il Quessaris, prodotto da Muscaris, è un incrocio tra Solaris e Moscato Giallo dell’azienda Höuslerhof a Varna, in Alta Valle Isarco. Caratterizzato da garbata aromaticità e una nota sapida in chiusura.

La degustazione prosegue con una selezione di vini rossi, a cominciare dalla Schiava Grigia prodotta dal Maso St. Quirinus di Caldaro. Questo vino, che rappresentava un tempo l’identità della regione, mostra una qualità intrinseca con delicati sentori fruttati e un tannino setoso.

Il Blauburgunder prodotto a circa mille metri di altitudine dal Maso Widum Baumann sopra Bolzano, offre espressioni di frutta rossa succosa al naso e una struttura che invita a una piacevole e appagante bevuta.

Tra i vini rossi da vitigni Piwi, il JPK 2016, prodotto da Chambourcin dallo Strickerhof, ne rappresenta l’ultima uscita poiché il figlio del produttore non ha creduto nelle potenzialità di questo vitigno e ha espiantato il vigneto. Peccato.

La degustazione si conclude con il Cabermol di Höuslerhof, dal vitigno Cabernet Cortis nato dall’incrocio tra Cabernet Sauvignon e Solaris, che promette un buon potenziale evolutivo.

Il messaggio trasmesso da Helmuth Köcher riguardo all’utilizzo dei vitigni Piwi, come risposta al cambiamento climatico, sottolinea l’importanza della ricerca e dell’adattamento alle nuove sfide, sia a livello individuale che collettivo, per non rimanere semplici spettatori impotenti di ciò che accade.

È importante mantenere l’attenzione alla produzione dei vini dei contadini dei Masi, per il grande pregio, l’identità e la personalità.

Alto Adige: la cantina Tröpfltalhof di Andreas Dichristin presenta l’etichetta Cornus Mas

Giovedì 2 novembre presso l’azienda biodinamica Tröpfltalhof di Andreas Dichristin a Caldaro (BZ) si è svolta la presentazione, per giornalisti e operatori del settore, di Cornus Mas, etichetta davvero unica del suo Sauvignon Blanc.

Le viti condotte ad alberello sono disposte su tre filari distanziati tra loro dieci metri, in mezzo a un campo di grano, in un angolo del Vigneto Garnellen ( quello che circonda la casa e la cantina). E’ sicuramente la parte più selvatica e naturale, dove cresce inoltre una siepe alta e fitta di corniolo selvatico, che rappresenta una protezione dal mondo esterno e fonte di vita per le piante: Cornus Mas, il nome del vino è un tributo al Corniolo.

L’idea che ha ispirato Andreas era quella di creare un’espressione dell’armonia e sinergia della natura, di quella vitalità che viene ricercata dalla pratica biodinamica; questo è stato possibile nel 2015, quando Madre Natura si è esaltata, nelle maturazioni dei frutti della terra, dimostrando un perfetto equilibrio e una grande energia vitale.

I grappoli di Sauvignon Blanc vengono vendemmiati a mano, le uve fermentano e macerano per 7 mesi in un’anfora dedicata. Dopo la svinatura, il vino torna in anfora per altri 14 mesi, restando sulle fecce fini ed è imbottigliato senza aggiunta di solforosa. L’affinamento avviene nella medesima terra da giunge l’uva: una buca profonda 1,5 metri dove sono state posizionate le 100 (uniche!) bottiglie di Cornus Mas per 5 anni.

Date le premesse, l’aspettativa in sede di degustazione era molto alta e ognuno dei presenti immaginava certo un qualcosa, probabilmente di difficile definizione. L’etichetta nera è molto elegante e si legge il nome del vino scritto in caratteri dorati. Cornus Mas inizia subito a mostrarsi con un luminoso color topazio e un suono definito e acuto mentre raggiunge il bicchiere. La scelta di servirlo a temperatura ambiente (circa 15 gradi) è più che azzeccata, anzi scaldandosi si apre e svela profumi e complessità.

Iniziano le danze, guidata come in un romantico valzer da un principe azzurro, e si distinguono le note di agrume candito, di miele, di albicocca disidratata, di zenzero e incenso, di senape, di camomilla. In bocca si esprime elegante e persistente: le percezioni ritornano vive, come lontani echi. Un vino che ha cavalcato il tempo, di cui è sicuramente amico, vitale e dalla piacevole e raffinata beva.

Se dovessi disegnarlo probabilmente farei un cerchio perfetto, come quello di Giotto, per tradurre la sensazione di essere di fronte a qualcosa di vivo e di vero. La capacità di osservare la natura di Andreas, unita al suo approccio biodinamico hanno dato vita a un vino inimitabile: abbiamo chiesto ad Andreas quando uscirà la prossima annata di Cornus Mas: ha semplicemente sorriso, non sapendo rispondere.

Il momento sarà sicuramente quando quelle condizioni di armonia, equilibrio e vitalità si ripresenteranno. Da allora dovremo ancora attendere 8 anni per assaggiare il vino, ma senza ombra di dubbio… sarà una bellissima attesa!

Merano: Alpi, passeggiate nella natura, enogastronomia e buon vivere

Un luogo magico come pochi la nostra tappa a Merano, complice l’evento Merano Wine Festival di caratura internazionale. Alpi, passeggiate nella natura, enogastronomia e, naturalmente, buon vivere.

Cos’altro serve per scegliere una meta ideale sia d’estate, quando la calura delle città rende le notti inquiete, sia d’inverno con la magia delle cime innevate e quel clima tipico da cioccolata calda, strudel di mele, caldarroste e vino. Magari, perché no, scegliendo una cantina altoatesina come Stroblhof, che racconteremo in un prossimo articolo.

O camminando lungo la promenade del fiume Passirio, osservando rapide e mulinelli che si formano dall’impeto delle acque superficiali. In tardo autunno i colori si tingono delle sfumature del foliage, che dal verde acceso delle fronde degli alberi percorre l’ampio spettro delle tinte rosse e marroni.

I portici, le chiese e gli splendidi palazzi storici di tradizione austro-ungarica, emblema della cittadina, con le sue locande e i negozi di abbigliamento e prodotti agroalimentari. Il freddo qui diventa secco e piacevole, una sensazione frizzante che mantiene sempre attivi, con la voglia di stare in movimento, approfittando di una giornata di sole e di una buona compagnia.

Ville e Castelli circondano il panorama lungo la strada che conduce ai Giardini di Castel Trauttmansdorff, ben 12 ettari, con specie vegetali provenienti da ogni angolo del globo su un dislivello di 100 metri. Cactus, aloe, agavi e piante tropicali, grazie al clima non estremo della vallata, protetta dalle catene montuose porfiriche in entrambi i lati. Papere e stambecchi trovano pace e serenità in tale spettacolo di natura.

L’Alto Adige è un modello di organizzazione semplicemente perfetta, ove nulla è lasciato al caso. Lo si osserva nella gestione della res publica o dei campi coltivati tra meleti e vigne. Lo si osserva ancor di più nell’allestimento di eventi divenuti capisaldo della cultura enogastronomica italiana, come il Merano Wine Festival che con l’edizione 32, ideata da Helmuth Köcher nel 1992 e andata in scena dal 3 al 7 novembre, fa un salto nel futuro dell’enogastronomia e della viticoltura, lanciando con una metafora un messaggio chiaro alle nuove generazioni.

«Quando si parla della Terra che ci ospita, compito dell’ospite è quello di rispettare l’oste capace di mettergli a disposizione così tanta ricchezza e così tanta varietà» spiega Helmuth Köcher che ha concesso una breve intervista ai nostri microfoni.

Assieme a lui, tra le oltre 6.500 presenze durante le cinque giornate della manifestazione che celebra le eccellenze enogastronomiche selezionate da The WineHunter, ospiti di lusso come il prof. Luigi Moio, e una nutrita rappresentanza della Campania, con i Presidenti dei vari Consorzi giunti al completo e uniti in un comune denominatore: portare a Merano non solo pizza, sole e mandolino, ma tanta, tantissima qualità tra vino e cibo, presentati al pubblico in Masterclass e banchi d’assaggio, con la collaborazione dell’Associazione Italiana Sommelier.

Scopriremo insieme tutto questo nelle puntate successive e nel relativo podcast su youtube con la playlist integrale ed i commenti a margine. Il tempo stringe, Merano con le sue bellezze paesaggistiche, architettoniche, culinarie e fieristiche vi aspetta. Seguiteci.