Le vigne di città

Sì, avete letto bene, le vigne in città esistono, si insediano nel caos cittadino regalando scorci verdi e grappoli urbani che osservano silenziosi la metropoli. Un patrimonio testimonianza di vita e storia, oggetto di conservazione e valorizzazione che contribuisce alla sostenibilità delle città.

Passeggiare tra i filari vi catapulterà in un’altra dimensione, silenzio, profumi e colori che fanno da contraltare al traffico e all’inquinamento.

Io ne ho visitate alcune, in Italia e all’estero, venite con me in questo racconto che unisce storia, tradizioni, cultura e VINO.

MILANO – La vigna di Leonardo

Il trentenne Leonardo da Vinci arriva a Milano nel 1482, abbandona la corte di Lorenzo de’ Medici per spostarsi in quella di Ludovico Maria Sforza, detto il Moro. Ad accogliere il Genio una città che nulla ha da invidiare a Firenze, si respira un grande fermento culturale ed artistico che gli consente di stringere amicizia con gli artisti e gli artigiani milanesi e riceve le prime commissioni per opere e scenografie.

Solo diversi anni più tardi, nel 1495, dopo che l’artista si è fatto le ossa, Ludovico il Moro gli assegna l’incarico di dipingere un’Ultima Cena nel refettorio dei frati Domenicani e nel 1498 concede a Leonardo la proprietà di una vigna di 16 pertiche (circa un ettaro di terreno).

Possiamo immaginare Leonardo che dopo una giornata di lavoro al cantiere del Cenacolo, attraversa il Borgo delle Grazie e la casa degli Atellani, per passeggiare tra i filari della sua vigna.

In seguito, quando le truppe francesi sconfiggono Ludovico il Moro, Leonardo lascia Milano ma continuerà ad occuparsi della sua vigna anche da lontano e la citerà nel suo testamento nel 1519 lasciandone una parte al suo allievo prediletto Gian Giacomo Caprotti, il Salaì.

Arrivando ai giorni nostri, grazie agli studi portati avanti dalla genetista Serena Imazio e dal professor Attilio Scienza, massimo esperto di DNA della vite, è stato individuato quale fosse il vitigno coltivato nel Rinascimento: Malvasia di Candia aromatica. Nel 2015 gli esperti dell’Università hanno reimpiantato proprio le barbatelle di Malvasia.  A settembre del 2018 è avvenuta la prima vendemmia, solo 330 bottiglie.

Il 15 settembre 2021, il Comitato Maria Letizia Verga, Fondazione che raccoglie fondi per la lotta contro la leucemia, ha organizzato la prima asta e le prime 3 bottiglie di 330 sono state battute in anteprima mondiale. L’intero ricavato dell’asta è stato destinato al progetto di ricerca sul passaporto genetico che mira ad individuare il profilo genetico di ogni bambino malato di leucemia e linfomi.

Una storia affascinante che lega Leonardo da Vinci al vino, e non poteva essere altrimenti visto che il padre Pietro, il nonno e lo zio avevano vigne a Vinci, visto che nei sui codici disegnava il modo con cui si doveva appendere l’uva per conservarla in inverno oltre ad altri particolari riferiti alla viticoltura.

Purtroppo attualmente la vigna di Leonardo è chiusa al pubblico.

PARIGI – Clos Montmartre

Il legame tra Parigi e il vino si perde nella notte dei tempi, la coltivazione della vite sulla collina di Montmartre risale al XI secolo quando il quartiere bohémien non era altro che un insieme di piccole case e mulini.

Nel 1500 l’attività vinicola si ampia con un maggior numero di filari che si estendono lungo tutto il pendio, sino alle pianure circostanti. Dai documenti storici compaiono vini bianchi, rossi, una piccola produzione locale.

Segue il periodo della forte urbanizzazione e il vigneto viene lasciato a sé stesso e pian piano abbandonato, fino agli anni Trenta quando pochi uomini di buona volontà decidono di recuperare quell’area verde reimpiantando vari vitigni: dal Pinot Noir al Beaujolais tra gli altri, mantenendo con cura il vigneto grazie anche all’aiuto di un enologo che monitora la qualità del prodotto.

La vigna è conosciuta con il nome di Clos Montmartre, è situata sul pendio di Montmartre, nei pressi della basilica del Sacre Coeur. Di proprietà della città di Parigi, la gestione della vigna è invece affidata al Comité des Fêtes et d’Actions Sociales de Montmartre – Paris 18ième.

Riunisce diverse denominazioni di vino, “Le Clos Berthaud”, “La Goutte d’Or” o ancora “Il Piccolo”. All’inizio la produzione di vino del Clos Montmartre era riservata solo al consumo locale, ora la vigna può contare su 1800 vigneti, con 30 diverse tipologie di vite.

Ogni anno in ottobre è organizzata “La Fête des Vendanges” per celebrare la raccolta annuale. La festa si svolge nell’arco di un fine settimana lungo (3 giorni), intorno al 7 di ottobre, e conta la presenza di numerose confraternite gastronomiche, sfilate in costumi d’epoca ed espositori provenienti dalle maggiori cantine di tutta la Francia. La produzione si attesta intorno alle 1500 bottiglie da 50cl che vengono fatte affinare nelle cantine del Municipio. Le bottiglie vengono dipinte da artisti famosi, anche Modigliani partecipò all’iniziativa, e poi battute all’asta. Il ricavato viene destinato alle opere sociali dell’Associazione di Montmartre.

Un vero tuffo nell’atmosfera bohémien dove si respira aria di altri tempi.

VIENNA – Il vino dell’Imperatore

Se avete in programma un viaggio nella capitale austriaca e se siete alla scoperta di qualcosa di particolare, mettete in agenda una mezza giornata, ma anche una giornata intera se avete tempo, per un’escursione sulle colline che si trovano a pochi Km dalla città e che regalano un incantevole panorama sulla città stessa e sul Danubio.

L’area vitata di Vienna ha una superficie di circa 700 ettari, una cosa più unica che rara per una metropoli, qui giocano un ruolo fondamentale il Danubio e il Bosco viennese che creano un microclima ideale alla coltivazione della vite.

I vigneti sono sparsi sulle colline di Kahlenberg, Nussberg, Bisamberg e nel sobborgo di Mauer, dove 230 viticoltori sono dediti a quest’arte che risale ai Celti e alle legioni romane, anche se notizie documentate si hanno dal XII secolo.

Una tradizione che risale al Medioevo quando però la qualità del vino era diversa. Ai tempi dell’imperatore Federico III il vino era così acido che lo stesso ne proibì il consumo perché temeva che potesse nuocere alle persone. Questo vino veniva chiamato “mangiabotti” perché era talmente acido da sciogliere i cerchi della botte. Veniva venduto in numerose cantine, chiamate “buchi”, e nei bar. Per migliorarne la qualità, spesso il veniva mescolato con sostanze come miele o zafferano. Successivamente le osterie furono trasferite nei vigneti, che ancora oggi sono i luoghi tradizionali in cui servire il vino.

Un regolamento dell’imperatore Giuseppe II, in vigore ancora oggi, prevedeva la distribuzione del vino nelle osterie. Così il 1784 fu l’anno in cui nacquero le tipiche osterie viennesi, Heurigen.

Alcune sono immerse nei vigneti e regalano un paesaggio bucolico dove poter trascorrere un po’ di tempo tra vino, piatti tipici e musica. Il periodo migliore per recarvisi è l’autunno durante la tradizionale Giornata escursionistica del vino viennese. Quattro percorsi permettono di esplorare il panorama enologico e nelle varie tappe i viticoltori della zona offrono degustazioni di prelibatezze provenienti sia dalla cantina che dalla cucina.

Per quanto riguarda la produzione questa è costituita per 80% da vini bianchi fruttati: Riesling, Weissburgunder, Gruner Veltliner, Sauvignon Blanc, Muskateller. I vini rossi sono invece il Zweigelt, St-Laurent, Merlot, Pinot Noir e Syrah.

Una specialità viennese con una lunga tradizione è il Gemischte Satz, un vino prodotto con diversi vitigni. Nulla a che vedere con la cuvée, per il Gemischte Satz si allevano nello stesso vigneto fino a 20 vitigni diversi; le uve vengono poi pressate e vinificate insieme per ottenere un vino del tutto particolare. Originariamente l’intenzione era quella di ridurre al minimo il rischio di annate con scarsa produzione, poiché, potendo contare su diversi livelli di maturazione e differenti tenori di acidità, era garantita una qualità stabile. Un vino che oggi è sotto il presidio Slow Food.

PRAGA – I vigneti divini

La storia della viticoltura a Praga risale al Medioevo, quando i vigneti circondavano la capitale, fu Carlo IV che favorì la coltivazione della vite grazie a degli editti che esentavano dal pagamento delle tasse i vignaioli. Oggi sono angoli per ritemprarsi dalla confusione della città. Poca produzione, sei vigneti per un totale di quasi 12 ettari, posti in posizioni panoramiche regalano viste indimenticabili.

Durante il mio viaggio nella capitale ceca ho avuto l’occasione di visitare il vigneto di San Venceslao proprio sotto il castello di Praga, recuperato alcuni anni fa è oggi accessibile al pubblico. Il principe Venceslao piantò le viti per avere il vino sacramentale. Viene considerato come il più vecchio vigneto fondato da San Venceslao all’inizio del X secolo, lo scopo era quello di avere il vino per le cerimonie religiose.  Qui si coltivano due uve, il Ryzlink del Reno (Riesling) e il Pinot Nero, ma lungo il sentiero panoramico sono state piantate altre decine di vigne. I vini del vigneto sono un’edizione limitata ed è possibile degustarli solo nell’adiacente e lussuoso ristorante Villa Richter.

Nel centro di Praga si trova un vigneto, Villa Grobe, con cantina sotterranea. Nel vigneto sono coltivate 8 varietà di uve, 4 bianche e 4 rosse. La vendemmia è fatta direttamente nell’annessa cantina che produce e vende vino dal 2009, anche a bicchiere. Ottimi il Müller Thurgau e il Pinot Grigio.

Nell’orto botanico della città si trova il vigneto di Santa Chiara con una storia di quasi 800 anni.

Non si sa con esattezza quando sia stato fondato il vigneto, ma il caldo pendio fu certamente utilizzato dall’imperatore Carlo IV, che fondò il ponte Carlo a Praga, quando la piantò con le viti. La viticoltura fiorì maggiormente durante il regno dell’imperatore Rodolfo II. Praga era allora chiamata la ‘città del vino”.

La parte produttiva è costituita da varietà di vitigni bianchi come Riesling, Müller-Thurgau, Sauvignon, Moscato di Moravia, Tramín Rosso e Pinot Nero. Tra le varietà di vitigni rossi, ci sono il Blue Portugal e il Pinot Nero. Recentemente, il vigneto produce vino spumante e vino di tipo Porto Fortis Magna. I vini rossi sono invecchiati in botti di rovere per un minimo di due anni.

Le feste del vino a Praga sono eventi molto popolari e tanto attesi tra i locali e gli appassionati di vino, vengono organizzate ogni anno dopo la fine della stagione della vendemmia. Le feste autunnali tradizionali includono in genere concerti, spettacoli, bancarelle di cibo con specialità regionali, nonché la degustazione di vino novello e vino parzialmente fermentato chiamato “burčák”

E se siete curiosi, di vigne urbane ce ne sono molte altre, dislocate nel vecchio continente e non solo.

Solo per citarne alcune possiamo trovarle ad Avignone; Barcellona; Bergamo; Siena; Palermo; Venezia e… a New York.

Sono sotto l’egida de La Urban Vineyards Association (U.V.A.) che nasce con l’intento di tutelare il patrimonio rurale, storico e paesaggistico rappresentato dalle vigne urbane e di valorizzarlo sotto il profilo culturale e turistico, rendendolo produttivo per la collettività e per il futuro nel rispetto dell’ambiente, attraverso politiche vitivinicole e sociali di integrazione e sostenibilità. Prosit!

Carolina Leonetti

Carolina Leonetti

Sono Carolina Leonetti, per gli amici Carol, nasco a Monza nell’anno della contestazione giovanile, quando nasce anche la DOC Valpolicella e, sarà un caso, ma proprio un viaggio in quella zona mi avvicina al mondo del vino. Sommelier e winelover racconto del vino nella mia pagina Instagram carol_cake_wine e lo faccio ponendo l’accento sulla storia, le curiosità, le leggende che sono legati ad un vino, un vitigno, un territorio o ad una cantina. Descrivo il vino in maniera emozionale, lontana da punteggi e classifiche, mi piace raccontare le emozioni, i ricordi che un calice può donare. Il mio linguaggio è semplice e poco tecnico, dove le note classiche di degustazione e il linguaggio settoriale sono ridotti al minimo, per cercare di coinvolgere e di condividere con i più questo meraviglioso mondo. Prosit!

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