La storia delle Viti a Piede Franco narrata dal Comitato Italiano per la Tutela del Piede Franco

Correva l’anno 1863 quando un insetto originario delle Americhe fece la sua comparsa in Europa a Pujaut, piccolo paese francese nel Gard, in Occitania. Nel giro di qualche decennio la Fillossera mise in ginocchio l’80% del patrimonio vinicolo europeo, cambiando di fatto non solo il panorama agricolo, ma anche l’assetto sociale del Vecchio Continente.

Molti furono i tentativi per debellare questo insetto, ma solo grazie al fondamentale contributo di Pierre Viala, si giunse alla soluzione che ancora oggi è alla base della moderna viticoltura: l’innesto della Vitis Vinifera europea su un ceppo di Vitis Berlandieri di provenienza americana. Parlare di viti a piede franco significa dunque parlare di viti che tuttora mantengono il piede originario della Vitis Vinifera europea e si riproducono per propagazione o talea.

Il Comitato Italiano per la Tutela del Piede Franco, costituitosi pochi mesi fa e presto destinato a tramutarsi in associazione, si pone come obiettivo la salvaguardia del patrimonio viticolo a piede franco nel nostro Paese. Lo scorso 23 settembre, presso la sala cinese della Reggia di Portici, nel primo convegno La salvaguardia delle viti a piede franco organizzato con il patrocinio del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli e introdotto da Identità Mediterranea, il Comitato ha presentato il proprio programma di lavoro, che si sostanzia in nove punti principali.

Da creare un elenco nazionale dei vigneti a piede franco a raccogliere fondi per la ricerca genetica viti a piede franco; da pensare ad itinerari turistico nazionali a creare una piattaforma internet che riunisca tutte le piccole realtà, individuando tutte le viti a piede Franco e numerandole, Infine, avviare le pratiche ministeriali per inserire in etichetta la dicitura Vino prodotto da vitigni a piede franco, organizzare manifestazioni/convegni a livello nazionale, formare un consiglio nazionale stabile con la creazione di un museo telematico sul piede franco.

Al convegno, oltre al Presidente del Comitato Silvano Ceolin e al Delegato del Comitato per la Campania Cosimo Orlacchio, sono intervenuti svariati professionisti del settore che hanno contribuito in maniera diversificata al dibattito: Giulio Caccaviello, agronomo; Ciro Verde, enologo; Riccardo Aversano, Professore di Genetica Agraria; Teresa Del Giudice, Professoressa di Economia Agraria Alimentare ed Estimo Rurale; Giovanna Sangiuolo, Giurista di diritto vitivinicolo.

“Non c’è alcun approccio critico nei confronti dei vini prodotti da viti a piede franco piuttosto che innestate”, ha commentato Ceolin nell’introduzione ai lavori, “l’intento è solo quello di salvaguardare un patrimonio storico”. Lo stesso Ceolin ha infatti definito le viti a piede franco come reduci di guerra, ognuna delle quali può raccontare una storia.

La scelta di organizzare il primo convegno del Comitato in Campania è dovuta al fatto che questa regione nel 1930, al picco dell’infestazione in Italia, insieme alle provincie di Frosinone e Rieti, risultava quella meno inficiata. Ancora oggi la Campania è tra le regioni che conservano il maggior numero di viti a piede franco. Tra le condizioni che hanno preservato il piede franco oltre a terreni sabbiosi e all’altitudine, ci sono anche i suoli di origine vulcanica, di cui la Campania – con il Vesuvio, i Campi Flegrei, il vulcano di Roccamonfina e Ischia – è ricca , ha spiegato Cosimo Orlacchio.

Al centro del dibattito è stato il tema della salvaguardia non solo delle viti a piede franco quale patrimonio storico ma anche quale patrimonio genetico al quale attingere per la ricerca in un’epoca in cui i cambiamenti climatici rappresentano forse la minaccia più importante per la moderna agricoltura, come ribadito sia da Giulio Caccaviello che da Riccardo Aversano.

Ciro Verde ha inoltre sottolineato come, vinificando col minor impatto enologico possibile da viti a piede franco radicate da decenni in un determinato suolo, è possibile restituire un prodotto totalmente identificativo del territorio.

Da sinistra il Presidente Silvano Ceolin e Gaetano Cataldo

Il Comitato, associato alla francese Franc de pieds, la più grande associazione che raggruppa viticoltori di viti a piede franco a livello mondiale, è stato incaricato di organizzare il prossimo convegno mondiale sulla viticoltura a piede franco, che si terrà a Napoli dal 22 al 24 gennaio 2025.

Al termine del convegno è seguita una degustazione di vini da viti a piede franco provenienti da diverse regioni italiane.

I VINI IN DEGUSTAZIONE

Piccà metodo ancestrale – 100% pecorino – Agriarquata

Surpicanum Marche IGT bianco 2021 – Agriarquata

Harmonia Falanghina Campi Flegrei DOC 2021 – Il IV miglio

Le Ghiarelle Lambrusco dell’Emilia IGT 2016 – Poderi Fiorini

Raije Carignano del Sulcis DOC 2021 – Azienda Agricola La Scogliera

Groppello di Revò IGT 2022 – Azienda Agricola El Zeremia

Vigna Le Nicchie 2018 – Prephilloxera tempranillo  IGT Toscana – Società Agricola Pietro Beconcini

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Ombretta Ferretto

Degustatore AIS, ha lavorato 14 anni nella logistica internazionale del vino. Attualmente si occupa di ospitalità e di produzione miele e olio EVO, oltre ad essere portavoce Slowfood dei produttori Noce della Penisola Sorrentina

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