Vinea Lucens: metti una sera sull’Appia Antica con la cantina Parvus Ager

di Ombretta Ferretto

Chissà se il censore Appio Claudio Cieco avrebbe mai immaginato che la Via Appia da lui voluta, sarebbe diventata teatro della prima esperienza immersiva in vigna ad opera di Parvus Ager, giovane cantina che nel suo nome rimarca un legame stretto con gli oltre due millenni di storia del territorio.

Si chiama Vinea Lucens l’originale progetto da loro realizzato insieme a Orpheo Group, con il patrocinio del Comune di Marino e del Parco Regionale dell’Appia Antica e la collaborazione di Stazione Mole.

Siamo sui Colli Albani, nell’area dei Castelli Romani, a venti chilometri dal cuore dell’Urbe. Qui ogni sera va in scena uno spettacolo suggestivo ed emozionante aperto al pubblico: una passeggiata di due chilometri ritagliata tra le vigne della cantina, per l’occasione rischiarate da centinaia di bottiglie piene di minuscole luci, come un turbinio di lucciole nella notte. Lungo il percorso è possibile ascoltare, con l’ausilio di un’audioguida, racconti e leggende del territorio intrecciati alla storia della famiglia Lulli – viticoltori da 100 anni e titolari di Parvus Ager – lasciandosi affabulare dalla voce narrante di nonno Silvano e da quel sottile filo che lega i miti dell’antichità alle tradizioni contadine giunte fino ai giorni nostri.

Quando si sconfina sul tratto dell’Appia Antica incluso nel percorso, calpestiamo il basolato originale della Regina Viarum, che collegava Roma a Brindisi, e incontriamo uno dei tanti tumuli eretti fuori dalle mura di Roma: lungo questa antica arteria di collegamento sorgono anche quelli più noti degli Orazi e Curiazi, dei Metelli, degli Scipioni e del filosofo Seneca. Insomma, un vero e proprio tuffo nella Roma antica di epoca repubblicana. La passeggiata tra le vigne  attraversa anche l’uliveta e la pergola di kiwi, mentre la narrazione  rievoca il mito di Cerere e il ratto di Proserpina e le immagini proiettate ricordano come tutto ciò che viene dalla Terra è soggetto all’alternanza delle stagioni e alla loro bizzarria.

Prima di rientrare in cantina, dove chi  partecipa all’esperienza immersiva ha anche l’occasione di degustare le etichette Parvus Ager, la voce narrante racconta in maniera piacevole e immediata alcune delle fasi salienti della storia del vino moderno, della vendemmia e della vinificazione.

No, sicuramente Appio Claudio Cieco non poteva immaginare questo grande palcoscenico attorno alla strada che porta il suo nome. Tuttavia non può che venirmi spontaneo associare al progetto enologico della famiglia Lulli, una delle sentenze attribuite proprio a lui, riconosciuto come il primo intellettuale latino: fabrum esse suae quemque fortunae – ciascuno è artefice del proprio destino.

Silvana Lulli

Un destino in questo caso legato prima alla vigna e poi al vino: viticoltori da oltre cento anni, i Lulli nel 2020, grazie a Silvana, Alessia e Giacomo, quarta generazione della famiglia, creano la cantina Parvus Ager, passando dall’esclusivo conferimento di uve alla produzione diretta.  Risale dunque a tre anni fa la prima vendemmia destinata alla loro personale etichetta e al 2021 il primo imbottigliamento sotto la DOC Roma.

La lunga tradizione come viticoltori è immediatamente chiara dall’estensione dei vigneti afferenti alla cantina: 54 ettari compatti all’interno del comune di Marino, al centro di un cratere vulcanico, che presenta, in alcuni punti, pozze di acqua sulfurea a cinque metri di profondità. Grande è la varietà di vitigni coltivati: malvasia puntinata, trebbian verde, bombino, vermentino, viognier, sauvignon, malvasia di candia, montepulciano, cabernet, syrah e petit verdot. Un potenziale di produzione che può toccare le 500.000 bottiglie, un mercato ancora prevalentemente italiano, ma che si è già affacciato sugli Stati Uniti ed è sicuramente destinato a varcare altri confini.

Ho chiacchierato con Silvana Lulli, durante l’evento dello scorso 6 luglio dedicato a presentare Vinea Lucens a stampa, autorità e qualche personaggio dello spettacolo… in incognito. Donna energica e appassionata, con una formazione economica, porta con orgoglio il nome di quel nonno Silvano che dai cinque ettari ubicati a Palestrina (quel piccolo campo coltivato che dà il nome alla cantina) si è spostato a Marino dando il via all’impresa di famiglia.

“Quando ancora oggi a 96 anni viene a trovarci in cantina”, mi racconta emozionata Silvana, “lo accomodo sulla sua sedia preferita e gli faccio assaggiare i vini, orgogliosa e sempre un po’ timorosa”.

Silvana gestisce il marketing e il lato commerciale della cantina, Alessia, sua sorella, la comunicazione, mentre Giacomo, il terzo dei fratelli, si occupa della produzione in cantina. La conduzione enologica è invece affidata a Paolo Peira, biologo, diplomato alla Facoltà di enologia di Bordeaux.

Attualmente la cantina annovera otto etichette, di cui quattro sotto la DOC Roma (Bianco, Rosso, Rosato e Malvasia Puntinata), tre monovarietali IGP (Vermentino, Sauvignon e Merlot) e uno spumante da metodo Martinotti (Promante da uve bombino). Ma tra i sogni nel cassetto di Silvana, curiosa ed estremamente attenta al lavoro enologico di Peira, ci sono un metodo classico da uve bombino e una vendemmia tardiva da malvasia puntinata; mentre già dalla prossima vendemmia potrebbe nascere il Marino doc da malvasia di Candia. Essere presente con la DOC Roma, in un territorio che negli anni ha attraversato alti e bassi nella propria immagine vinicola, è molto importante per Silvana, ma traguardo più significativo sarebbe proprio la produzione del Marino doc: “perché noi crediamo molto nel nostro territorio e ogni azione che può aiutare nel suo rilancio è ben accetta”.

Durante la serata ho avuto modo di degustare alcuni dei bianchi della cantina. Segnalo il Vermentino 2022, figlio di questo grande ager di suolo vulcanico: la nota minerale è subito rocciosa, di scoglio bagnato; il sorso, fresco e sapido, riporta sentori marini e di ostrica appena aperta.

Interessante anche la Malvasia Puntinata 2022 con sentori di albicocca, ben equilibrata e morbida, termina in bocca con una delicata scia amaricante, grazie alla fermentazione del 15% della massa in barrique di primo passaggio. 

Durante il buffet di insalate fredde e primi della tradizione romana, offerti dal ristorante Stazione Mole, si è invece distinto il Roma Doc Rosato 2022, da Montepulciano e Syrah: piacevolmente fresco, con profumi di melagrana e rosa canina, si sposava in maniera ottimale sia con l’insalata di ceci che con il couscous di verdure.

Parvus Ager è dunque una nuova realtà vinicola che può già vantare apprezzabili risultati e importanti progetti in cantiere, capace di comunicarsi in maniera diversa e originale. Vale la pena allontanarsi per una sera dalla canicola della Capitale per godere della frescura dei colli e di un’iniziativa interessante, che animerà le vigne della cantina fino al prossimo 8 ottobre.

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Ombretta Ferretto

Degustatore AIS, ha lavorato 14 anni nella logistica internazionale del vino. Attualmente si occupa di ospitalità e di produzione miele e olio EVO, oltre ad essere portavoce Slowfood dei produttori Noce della Penisola Sorrentina

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