Terre di Cosenza Dop: monografia sul Magliocco sottozona Pollino delle Tenute Ferrocinto

E pensare che in alcuni dialetti di confine il termine “ammaglioccare” si riferisce a masticare qualcosa di particolarmente coriaceo come fanno i ruminanti. Una nota di colore che nulla aggiunge alle già note difficoltà di approccio verso un vitigno unico nel suo genere: il Magliocco Dolce.

Sinonimi ammessi, filosofie produttive, terroir, prospettive del comparto: ne abbiamo parlato con Raffaele Branca, responsabile commerciale delle Tenute Ferrocinto, un ramo aziendale “nobiliare” del gruppo Campoverde Agricola Spa. Nobili nel vero senso della parola, per la storicità del casato Salituri, baroni da sempre e con ottime attitudini nel campo imprenditoriale, grazie ad Enzo e al figlio Luigi a capo dell’azienda di famiglia.

Una zona, quella di Castrovillari, posta alle pendici del Massiccio del Pollino, “spartiterre” tra Calabria e Basilicata e spartiacque tra Tirreno e Ionio, su suoli in prevalenza argilosso-calcarei, ricchi di ferro, silicio e magnesio. Ne è prova il colore tendente tra l’arancione acceso e il rosso tenue dei campi che ben si amalgama al verde fogliare delle viti.

Affronteremo una piccola monografia sul Magliocco Dolce, qui rinvenuto in ceppi antichissimi, studiati nel campo sperimentale predisposto in accordo con l’Università della Calabria e quella di Messina. Una pianta vigorosa, dal grappolo piccolo e compatto, che quest’anno ha avuto i suoi problemi dalla temibile Peronospora.

La cantina così come la proprietà predisposta per eventi e ricevimenti di ampio respiro, sono un fiore all’occhiello per chi considera ancora il Sud Italia soltanto una landa desolata dove impera disordine e improvvisazione. Vedere per credere.

Torniamo piuttosto alle note facete dei vini, particolarmente eleganti e dalla gustosa bevibilità. Le espressioni degustate rispecchiano l’andamento delle annate e lo stile imposto in fase enologica. Senza dubbio il varietale predomina all’assaggio, con tannini poderosi tali da farlo somigliare quasi all’uva Sagrantino. Rimane il quesito, concreto, di quanto il territorio possa esprimersi in queste fasi primordiali per i viticoltori moderni (ricordiamo che il Magliocco è stato iscritto ufficialmente solo nel 2019 nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite) e quanto conti, invece, la mano dell’uomo nelle fasi produttive.

Un mistero di non facile risoluzione, viste le marcate differenze tra le cantina anche all’interno dello stesso areale; ma in fin dei conti l’Italia è bella per questo…

Iniziamo con l’Igp Calabria Magliocco 2022, prima di passare alla Dop Terre di Cosenza: naso carico di sfumature mediterranee, con frutti rossi e fiori violacei. Fermenta solo in acciaio, con breve sosta in vetro, un ottimo compromesso facile da apprezzare. Il fil rouge con gli altri campioni è la spezia scura, mista tra chiodi di garofano e scie pepate di buona fattura. Interessante il controllo della trama antocianica.

Proseguiamo con Terre di Cosenza Dop Pollino 2022: 6 mesi in acciaio e altrettanti in barrique. Rese massime per ettaro di circa 50 quintali, una rarità. Si esalta su scie agrumate e finale di lamponi e fragole selvatiche. Succoso, dall’allungo masticabile con ritorni ematici e balsamici, la tipicità e le sensazioni rustiche cedono il passo ad un’eleganza superba.

Concludiamo con Terre di Cosenza Dop Pollino Riserva 2015: attualmente in commercio, nonostante il lunghissimo affinamento. Riemerge l’amaricante fornito dai tannini irsuti. Le nuance diventano immediatamente scure su mora di gelso, humus e liquirizia. Non scende a compromessi, dimostrando un potenziale di tutto rispetto che necessita di ulteriore riposo in bottiglia per raggiungere il suo plateau.

Tre espressioni diverse per un unico comune denominatore, il Magliocco, principe delle uve a bacca rossa dalla provincia di Cosenza. Un rapido assaggio dell’Olio Extravergine di Oliva delle Tenute Ferrocinto, con due tipologie: la prima blend di Roggianella, Carolea e Cassanese molto delicata per mille usi e la seconda da monocultivar Tondina più piccante.

Il nostro inizio del viaggio in Calabria, che ci condurrà a conoscere tradizioni, cultura e produttori di una regione affascinante e misteriosa, inizia col piede giusto. A presto per altri reportage.

Luca Matarazzo

Luca Matarazzo

Giornalista, appassionato di cibo e vino fin dalla culla. Una carriera da degustatore e relatore A.I.S. che ha inizio nel lontano 2012 e prosegue oggi dall’altra parte della barricata, sui banchi di assaggio, in qualità di esperto del settore. Giudice in numerosi concorsi enologici italiani ed esteri, provo amore puro verso le produzioni di nicchia e lo stile italiano imitato in tutto il mondo. Ambasciatore del Sagrantino di Montefalco per il 2021 e dell’Albana di Romagna per il 2022, nonché secondo al Master sul Vermentino, inseguo da sempre l’idea vincente di chi sa osare con un prodotto inatteso che spiazzi il palato.

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