Buon Natale da 20Italie

Comincia una nuova rubrica settimanale all’interno del palinsesto di 20Italie. L’abbiamo chiamata L’editoriale del lunedì, con lo scopo di offrire spunti di riflessione ed informazioni utili a chi vive nella quotidianità il settore enogastronomico. Il ruolo sarà quello di semplici spettatori imparziali: non troverete mai giudizi tagliati con l’accetta o premonizioni sul futuro in stile Nostradamus.

L’anno vissuto è stato ricco di emozioni, a cominciare dalla coda conclusiva dell’incubo pandemia, relegata per sempre ai ricordi sbiaditi di un momento difficilissimo per il mondo intero. I numeri, in particolare quelli del vino, gridano vittoria in numerose tipologie e la fiducia del consumatore medio ha raggiunto livelli impensabili fino a qualche anno fa. Ben poco aggiungono o tolgono al prodotto finale le polemiche sul Brunello di Montalcino 2018 di Argiano, miglior vino al mondo per Wine Spectator. O la storia del “piccolo chimico” della trasmissione Report, che nel marasma generale di un servizio bulimico ha evidenziato (in maniera molto grossolana e con delle imprecisioni), alcuni temi caldi che andrebbero invece affrontati in sedi diverse.

Manchiamo, a volte, di sano spirito d’autocritica rischiando di trincerarci dietro il motto “tutto va bene madama la Marchesa”; non va tutto bene (lo sappiamo perfettamente) e di sicuro la dualità tra aziende da grandi numeri e piccoli produttori artigianali continuerà anche nel 2024, rappresentando l’ostacolo maggiore nei rapporti di forza del settore enologico. Il vino sta diventando sempre più fenomeno di massa, con prezzi ormai fuori da qualsiasi logica di mercato, dimenticando il delicato potere di rappresentare un territorio e le sue tradizioni. Il paese di Bengodi, dove i 30 denari di Giuda si sono moltiplicati all’infinito, ha prodotto storture e artifici legalmente validi, ma eticamente discutibili.

Chiudiamo con una punta di tristezza nel ricordo di un imprenditore campano scomparso all’alba della Vigilia per un drammatico incidente: Luciano Bifulco. Di lui scrissi qualche anno fa per un’altra testata, ammirandone l’operato nelle sue moltiplici attività da allevatore, produttore e commerciante di carni. Non ultimo il progetto riuscito di realizzare un ristorante braceria in stile gourmet nella sua sede di Ottaviano, per creare cultura gastronomica. Ricorderò sempre il sorriso di un uomo soddisfatto del suo sogno e l’amarezza degli ostacoli che doveva superare ogni giorno. Lo rividi l’anno scorso e parlammo proprio degli enormi rincari della bolletta energetica, per mantenere le sue celle frigo ad ambiente e pressione controllata, opera d’ingegneria aerospaziale.

Alla sua splendida famiglia l’abbraccio del sottoscritto e di tutta la redazione. Il tempo di fermarci a riflettere su quanto sia breve e aleatoria la nostra esistenza non è mai abbastanza: il 2024 è alle porte e speriamo porti con sé notizie più lievi… e polemiche meno sterili.

Buon Natale da 20Italie.

A Natale un brindisi a tutta Puglia

Piatti tipici e calici di vino che non possono mancare sulle vostre tavole

Natale è davvero alle porte e il tempo per stilare il perfetto menu per pranzo e cena, stringe. In Puglia – e chi vi scrive è piuttosto di parte – ci si sta già dando da fare per rispettare appieno le tradizioni senza alcuna sbavatura. Tra le variazioni sul classico plateau di crudo di mare o sul “sopratavola” fatto di cruditè di verdure, senza farsi mancare i dolcetti fritti o di pasta di mandorla in ogni declinazione, da Nord a Sud andiamo alla scoperta di tutta la tipicità del buon mangiare e di abbinamenti “enoici” 100% pugliesi per festeggiare davvero al meglio.

Fritto e bollicine

Che Natale è senza la frittura? Certamente non il tipico Natale pugliese! Sulle tavole del tacco d’Italia dall’8 dicembre fino all’Epifania non possono e non devono mai mancare le frittelle di pasta cresciuta. Focaccine, pettole, scorpelle, tutte gustose declinazioni che “aprono lo stomaco” prima di grandi battaglie a tavola. Le frittelle, rigorosamente vuote o al massimo aromatizzate al pomodoro o al rosmarino, sono perfette sempre e si accompagnano con una bollicina, magari a km zero. Tra le referenze che abbiamo amato di più e a cui non vogliamo rinunciare, c’è il metodo classico da Bombino Bianco.

Un vitigno autoctono, ben radicato in Capitanata foggiana e lavorato finemente a San Severo, dove la tradizione spumantistica è storica. Una referenza raffinata, che mette tutti d’accordo in tavola la firma D’Araprì – RN spumante da Bombino Bianco che nasce da una prima fermentazione in tonneaux, svolge una permanenza sur lie, senza farsi mancare ripetuti bâtonnage. L’affinamento sui lieviti  e bottiglia poi, va avanti per 36 mesi. Accompagna egregiamente un aperitivo festoso tutto pugliese, a cui si aggiunge sempre qualcosa in più prima di passare davvero al pezzo forte.

Quando si va di bianco

La natura contadina di Puglia è sempre ben nota, ma tra le ricette che non devono assolutamente mancare per il 26 dicembre, il detox day per intenderci, è la minestra di verdure o la cosiddetta fògghja mìsche. Uno sformato di verdure di stagione ripassate in forno, condito con brodo e con un po’ di carne sfilacciata, il tutto tenuto insieme da mozzarella e formaggio grattugiato. Una teglia che arriva in tavola trionfante e si accompagna con focaccine fritte da riempire semppre con la verdura o con un po’ di pane. Un piatto che simboleggia in pieno il detto “Natale al pomodoro, Santo Stefano in brodo”.

Il perché sta nella riscoperta della tradizione, o anche nell’illusione che mangiare verdura, in qualche modo, serva per alleggerirsi dai troppi sensi di colpa di precedenti pranzi. Ma cosa scegliere in abbinamento? La Falanghina in regione sta riscoprendo la sua stagione felice e quella Cortecampana di D’Alfonso del Sordo è un ottimo compromesso per chi cerca un vino di carattere, perfetto per reggere piatti di questa portata, frittura compresa.

Vigilia al sugo

La vigilia è pesce, certo, ma un piatto di pasta bisogna pure mangiarlo, meglio se al sugo. Allora ecco trionfare il baccalà al pomodoro da servire con le amate lagane, un tipo di pasta che ben si presta a trattenere il saporito sugo di pesce. Da Nord a Sud questo è un piatto trasversale, che piace a tutti ed è piuttosto semplice da preparare. Bastano un po’ di sponsali, pomodori, baccalà già spinato e una padella pronta a fare faville. In qualche minuto il sugo è già pronto per tuffarci dentro le lagane da risottare e da portare a tavola.

Si presta bene per terminare quest’impresa un rosato da Bombino Nero e con quel po’ di Nero di Troia quanto basta. Direttamente da Castel del Monte è indicato per i suoi sentori non scontati, freschi e fragranti, con dei ricordi di frutta di bosco. Fiore di Ribes di Cantina Santa Lucia è un’espressione di Puglia di cui proprio non si può fare a meno, nemmeno per le feste.

Non è Natale senza dolcetti

Il periodo che precede il 25 Dicembre in Puglia è tutto un fabbricare dolci di ogni misura e gusto, per i più piccoli, ma anche per gli adulti golosi. Tra i grandi classici a base di mandorle spiccano i sasamelli. Tipici della piccola Gravina in Puglia, hanno saputo conquistare proprio tutti per il sapore inconfondibile che ci fa dire subito “Ora è Natale”. Preparati con mandorle tritate, rigorosamente di Toritto, farina, cacao amaro, cannella vin cotto, chiodi di garofano e olio evo, chiudono in bellezza il pranzo delle feste.

Per accompagnarli il Primitivo di Manduria Dolce Naturale è la giusta scelta e fa sempre bella figura. Il suo livello di zucchero non è mai troppo invadente o stucchevole, in grande equilibrio con tannicità e acidità. Il Chicca di Varvaglione 1921, sposa perfettamente l’atmosfera avvolgente del Natale con tutti i suoi profumi.

Mai dire no al panettone

Se il panettone non è figlio della tradizione di Puglia, bisogna dire che molte cose sono cambiate e le tavole di casa, ormai, si sono aperte alle declinazioni più fantasiose del gran lievitato milanese. Sono molti i mastri panificatori che in questi anni si sono cimentati a trovare la ricetta del panettone pugliese per eccellenza, ma Eustachio Sapone ha trovato la formula perfetta con il suo Pugliettone. Realizzato interamente con ingredienti regionali, omaggia la regione così, arrivando in tavola con un concept ben definito. “Arancia candita del Golfo di Taranto, finocchietto selvatico e odori della Murgia, Burro di Turi, fichi dottati del Salento e la tipica glassa realizzata con le mandorle di Toritto.

Una cottura in contenitore d’argilla con dei fori praticati per liberare il vapore in eccesso durante la cottura”. Una formula semplice, però di sostanza. Inutile dire che è un’armonia di sapori che piacerà anche agli haters del candito. Il Moscato di Trani è la scelta per eccellenza, con le sue inconfondibili note fruttate che ricordano gli agrumi canditi e che vanno a intersecarsi perfettamente con le arance tarantine e la mandorla di Toritto utilizzata per il topping del Pugliettone. Un abbinamento ben riuscito, quello del Moscato di Trani di Villa Schinosa, in ogni singolo dettaglio.

Buone Feste a tutti e che Natale pugliese sia!

Costiera Amalfitana: una sera al “Convento” con la cucina di Claudio Lanuto

Non era neve quella che veniva giù dal cielo, ma pioggia e la temperatura faceva pensare più alla Pasqua che al Natale. Eppure l’accensione dell’albero al Grand Hotel Convento Anantara di Amalfi ha mantenuto tutto il magico fascino dell’evento, reso ancora più suggestivo dall’eccezionale location in cui si è svolto: i resti del chiostro cistercense del XIII secolo, incastonati al sesto piano di una delle strutture ricettive più eleganti della Costiera Amalfitana.

I festoni di minuscole luci, Il braciere al centro del porticato, il coro di voci bianche a intonare i tipici canti natalizi e il cocktail di raffinati finger food, sono stati la preziosa cornice del quadro che lo scorso 27 Novembre ha dato il via alla stagione natalizia dell’Hotel ricavato da un’attenta ristrutturazione dell’ex convento dei Cappuccini di Amalfi e oggetto di un recente rebranding della catena di lusso Anantara. L’occasione è stata anche ideale celebrazione per la cucina dello chef Claudio Lanuto, recentemente entrata a far parte della Guida Ristoranti d’Italia 2024 del Gambero Rosso.

L’autore di 20Italie Ombretta Ferretto intervista lo chef Claudio Lanuto

Livornese di nascita, svezzato tra grandi cucine nazionali e internazionali (a partire da I Quattro Passi di Antonio e Fabrizio Melillo al Fat Duck di Heston Blumenthal), Lanuto festeggia il suo battesimo sulla guida più rinomata del Belpaese al ristorante Dei Cappuccini, rivelandosi persona pacata ed equilibrata nel rilasciare una dichiarazione sul recente conseguimento: “Mi sono commosso quando ho letto il mio nome sulla Guida”.

Al termine dell’evento di accensione dell’albero, il Ristorante Dei Cappuccini ha accolto i partecipanti in un ambiente sobrio con elementi architettonici e stilistici dell’antico convento, come le alte volte a crociera da cui scendono, disegnandone le coste, i moderni lampadari. Gli arredi dalle linee pulite ed essenziali cedono il passo all’opulenza solo nei tramezzi dorati che ricordano le piogge d’oro di molti quadri di Klimt, mentre le boiserie in legno chiaro scaldano l’ambiente, insieme alle luci soffuse e alla voce calda di Lucy Kiely, che unitamente alla chitarra classica di Cherubino Fariello, ha accompagnato la serata.

La cena, studiata e realizzata appositamente per l’evento natalizio, è stata un’elegante rivisitazione della tradizione, arricchita da contaminazioni di originale creatività, pur rimanendo fedele alla biodiversità e alla stagionalità del territorio.

La scarola ripassata con uvetta diventa quindi nido ideale per la capasanta scottata e guarnita da una sottilissima gelatina di tsuyu – brodo di dashi concentrato, arricchito di salsa di soya, mirin e sake. Il suo sentore umami fa da contraltare alla goccia di maionese delicata.

Il baccalà, invece, è stato protagonista dell’antipasto assieme alla giardiniera di verdure, classico richiamo all’insalata di rinforzo della tradizione partenopea – e alla crema di limone salato. Ad accompagnare entrée e antipasto Costa d’Amalfi doc Furore bianco Marisa Cuomo 2022 – blend di Falanghina e Biancolella – dai sentori freschi di agrumi ed erbette mediterranee, che ha sostenuto bene la complessità gustativa dei primi due piatti.

Eco di uno dei più grandi classici della tavola di Natale, il tortello di zucchine, crudo di scampi e lamelle di mandorle in fumetto di scampi, riportava alla memoria il confortante tortellino in brodo, spesso presente sulle tavole delle feste. Mentre con la seconda portata Lanuto è uscito dal canone delle festività proponendo un piatto a cui è molto affezionato: il trancio di spigola arrostita e crudo di gamberi rossi, serviti su un bisque di crostacei e accompagnati da sedano rapa grigliato e in dadolata con salsa di limone.

Il Fiano di Avellino DOCG Alessandra 2013 De Meo, ottenuto da uve selezionate da leggera vendemmia tardiva, ricco nei rimandi olfattivi di frutta matura e ginestra, caramello e note fumée, si è rivelato pieno e godurioso al sorso, in perfetto equilibrio con le portate principali.

Come tributo alla varietà e alla ricchezza dei prodotti della Costiera, lo chef ha voluto sottolineare la stagionalità e la territorialità di quelli utilizzati nei suoi piatti, molti provenienti dall’orto-giardino dei frati, come i limoni o i profumatissimi mandarini protagonisti del dessert a chiusura della cena.

Il babà al rum, mandarino del Convento e cioccolato, in accompagnamento con Passion 2021 Vino Passito Cantine Giuseppe Apicella – blend di vitigni autoctoni locali – avvolgente al palato nei sentori di frutta candita, fico secco e bastoncino di liquirizia, è stato ottimo preludio anche per le coccole finali: il bignè alla crema di limone, la gelatina di melograno e la caprese di mandorle e cioccolato.

Al termine della cena Claudio Lanuto, dopo aver ringraziato lo splendido lavoro di tutto lo staff, ci ha raccontato in poche sintetiche parole l’esperienza e la personale aspettativa dal suo impegno quotidiano: “siamo giovani, siamo partiti quest’anno con il progetto della ristorazione e il mio principale obiettivo è quello di far star bene le persone”.