I vini di GagiaBlu: 2 passi in Maremma

E dire che vivevo proprio lì a Roselle (GR), a pochi passi dall’azienda agricola GagiaBlu. Erano gli anni dei miei trascorsi toscani, anni di gavetta e di crescita professionale quella degli esami che non finiscono mai. Momenti indelebili, cristallini come la quiete della Maremma grossetana, vicina al mare, mai dimentica delle proprie origini contadine.

Terre, una volta, quasi ovunque immerse in acquitrini, il cui retaggio rinverdisce nella Riserva Naturale Diaccia Botrona, zona umida con biotipi di rilevanza nazionale. Dopo le Bonifiche leopoldine del ‘700 completate a metà del secolo scorso dall’Ente Maremma, il paesaggio venne interamente rimaneggiato, consentendo ampi pascoli per la pastorizia e le coltivazioni. I butteri, che ancor si scorgono da queste parti, rappresentano un simbolo resistente e un po’ anacronistico, forse come il carattere degli abitanti del luogo: tra il serio e il faceto, tra il burbero e il sanguigno, ma sempre vero e autentico.

In un simile contesto, lungo la via che da Roselle conduce verso Istia d’Ombrone si erge una collina che domina la pianura circostante, ove i suoli presentano una maggior percentuale di alberese, argille e sabbia. Al centro di essa, le vigne di GagiaBlu acquisiscono i colori tenui del sole toscano di fine primavera, cullate dalla brezza di mare che non manca mai. Laura Moriello, proveniente da altri luoghi e altro lavoro, decide di puntare su un sogno di vecchia data, quello dell’infanzia vissuta tra gli odori dei pini e il sapore della salsedine. Un investimento compiuto assieme al marito Flavio, che ha visto l’impianto dei vigneti nel 2018 e la costruzione ex novo della cantina di vinificazione.

Laura Moriello titolare di GagiaBlu

Gabriele Gadenz l’enologo sin dalla prima ora, scelto per fare da guida ai coniugi inesperti del mondo agricolo, eppure subito acclimatati alla perfezione nelle vesti di vigneron appassionati. I vini sono “in divenire”; di certo la zona produttiva risente di una mancanza identitaria rientrante nei canoni commerciali preferiti dai mercati. Su cosa puntare allora? Sulla valorizzazione al meglio delle varietà d’uva impiantate.

Vermentino, Sangiovese, Ciliegiolo e l’internazionale Merlot, presente spesso nei blend celebrati dai Supertuscan e qui realizzato in purezza. Ho avuto il piacere di rituffarmi tra i ricordi piacevoli di un tempo e assaggiare i loro vini grazie all’amico e collega giornalista Alessandro Maurilli. Interessante la verticale di Vermentino, cosa abbastanza inusuale nelle degustazioni tecniche; ancor più interessante l’abbinamento con i piatti proposti dallo Chef Claudio Sadler, una Stella Michelin.

Chef Claudio Sadler

La degustazione dei vini di GagiaBlu per la stampa

Vermentino 2023: veemente e nervoso, frutto dell’annata a tinte fosche vissuta tra piogge quasi invernali a giugno inoltrato ed un’estate torrida e afosa. Il frutto e morbido e mieloso, un mix tra sentori tropicali e burrosi. Bisogna attenderlo ulteriormente in bottiglia. Caloroso.

Vermentino 2022: ottimo, di grande aderenza al varietale e dalla buona prospettiva. Spiccato il finale minerale unito a nuance officinali e floreali tra timo, maggiorana e zagara leggermente essiccata.

Vermentino 2021: frammenti idrocarburici da vino d’Oltralpe, con acidità calante proprio nel momento migliore: il centro bocca. Non si può pretendere oltre da un prodotto voluto per offrire bevibilità e immediatezza, ma colpisce comunque per l’eleganza del frutto maturo fuso tra albicocca, ananas e mango.

Giové 2021: un Sangiovese che deve difendersi dall’immagine offerta nell’immaginario collettivo di altre Denominazioni. Ci riesce bene, succoso quanto basta grazie anche all’assenza di contenitori di legno per la maturazione. Solo acciaio e vetro per andare a tutto sorso tra note di ribes, violetta, ciliegia croccante e tannini fitti e ben assortiti.

Frà Merlot 2021: il più intrigante in termini di potenziale è anche il più incompreso. La vintage non gli rende giustizia, forse eccessivamente calda persino per lui. I toni restano ancora verdi e crudi, tali da suggerirne lunga attesa in vetro prima di essere rivalutato. Eppure quella mora di bosco sottostante e quel tocco di balsamico promettono grandi cose, magari in annate maggiormente armoniose.

GagiaBlu: buona la prima!