Cartoline dal Matese: le interviste a Terre dell’Angelo e La Sbecciatrice

Come non pensare ad una delle visite più coinvolgenti vissute dalla redazione di 20Italie, quella nell’Alto Casertano ai piedi del Matese? Ricordi che hanno lasciato tracce indelebili, testimonianza del fare artigianalità in Campania, a volte persino contro tutto e tutti.

Le possibilità di creare impresa non sono le stesse di altri territori, inutile evidenziarlo. Ma l’inventiva nostrana è il vero motore di un settore che potrebbe mirare ai vertici assoluti dell’eccellenza enogastronomica. Basta poco che ce vo’? In realtà, pensiero ed azione devono andare di pari passo con impegno e sacrificio, dedizione e volontà, in maniera impavida pronti alle sfide enormi poste in essere dall’odierno altalenante e dal futuro ricco di insidie.

Terre dell’Angelo e La Sbecciatrice, ovvero Angela e Domenico (Mimmo), due elementi caratterizzanti un territorio bellissimo, foriero di prodotti d’alta qualità e genuini fino al midollo. Le loro aspirazioni, i sogni e progetti ancora da realizzare traspaiono dalle parole e dagli occhi lucidi. Il pensiero fisso di chi non cerca solo il facile realizzo economico, quanto, piuttosto, di lasciare un segno nel luogo in cui vivono.

Di loro abbiamo già accennato nell’articolo riassuntivo Matese: un giorno in Alta Campania alla ricerca del nostro “Vecchio West”; mancava all’appello l’approfondimento video e due righe del sottoscritto per invogliare il lettore a tuffarsi in una dimensione ancora poco esplorata, di forte impatto emotivo.

Terre dell’Angelo è un progetto che unisce idee e professioni per promuovere alcune peculiarità delle terre sannite legate all’antico culto micaelico. Partendo dal recupero dell’ulivo per arrivare alla riscoperta di vitigni autoctoni come il Pallagrello e il Casavecchia, per produrre olio e vino di alta qualità continuando a mantenere vive le tradizioni.

Quattro etichette, moderne e originali con richiami iconici al terroir: “La volta” da uve Pallagrello Bianco; “L’Astrale” Falanghina in purezza clone beneventano e poi “L’Arca” dallo storico vitigno Casavecchia e “Il Tempo”, il loro primo vino, da vecchi filari di Pallagrello Nero allevati ancora a pergola casertana. E poi un’attenzione particolare alla cultivar Tonda del Matese, per un olio extravergine di oliva delicato e fruttato, in grado di esaltare preparazioni estremamente eterogenee.

La Sbecciatrice, la storia di due fratelli, un antropologo ed un naturalista, che decisero di mettere a frutto le loro competenze seminandole nei campi della loro stessa famiglia. Per generazioni la base della sussistenza alimentare di avi agricoltori, poi quasi abbandonati, queste terre fertili ed incontaminate, collocate in un territorio lontano da ogni forma di inquinamento e antropizzazione, sono diventate l’inestimabile risorsa con la quale costruire un progetto di valore unico.

L’azienda è stata battezzata con il nome di un antico attrezzo agricolo utilizzato per mietere il grano ed è stata arricchita dalle innumerevoli competenze di una ex-architetta/designer, donna di ingegno e di temperamento. Ricerche con università sulle varietà Pomodoro Riccio, Fagiolo Lenzariello, Fagiolo Curiniciello e Cece delle Colline Caiatine, tutti a km zero, oggetto di resilienza eroica dei Barbiero.

Viva l’Alto Casertano, viva il Matese!

Matese: un giorno in Alta Campania alla ricerca del nostro “Vecchio West”

“Panta rei” tutto scorre: l’acqua, il tempo, la vita stessa. Una ricerca infinita che dura un breve istante se paragonata all’immensità in cui vengono poste le cose. La bellezza di natura, espressa nelle sue linee più morbide e selvagge come nel Matese in Alta Campania, richiama l’idea di Vecchio West dei film americani.

La nostra visita ad un territorio vasto e dotato di un potenziale ancora inespresso, inizia con il supporto di Viatoribus e dell’Associazione di Promozione Sociale Love Matese con Claudia e Angelo nel ruolo di moderni Cicerone attrezzati di pulmino e cane segugio al seguito.

Prima tappa a Piedimonte Matese, presso l’Acquedotto Campano Sorgente del Torano con i suoi 2 metri cubi d’acqua corrente distribuita ogni secondo fino alle soglie di Napoli e, tramite tubazioni sottomarine, dell’Isola di Ischia. Per questa opera ingegneristica pubblica di importanza strategica, realizzeremo uno speciale ad hoc, ringraziando lo Staff Tecnico Amministrativo – Impianti e reti del ciclo integrato delle acque di rilevanza regionale.

Spinti da una corrente positiva proseguiamo nel successivo spostamento a San Michele (Alife) per visitare un antico vigneto di Pallagrello, varietà autoctona menzionata già ai tempi di Plinio il Vecchio duemila anni orsono e la tradizionale forma di allevamento a pergola della Società Agricola Terre dell’Angelo. La titolare Angela Amato ci racconta dei primi passi mossi a partire dal 2015 nei 10 ettari di proprietà terriera, di cui 4 vitati.

Il nome dell’azienda lo si deve al culto dell’Arcangelo Michele, presente in zona sin dai tempi dei Longobardi. I suoi vini riecheggiano stili e sapori della tradizione, così come i biscotti al vino Pallagrello Bianco e Rosso, stuzzicanti per un momento conviviale con amici e parenti. I terreni sono qui composti da argille e calcare, con depositi fluviali e lacustri del Lago Matese e Fiume Volturno. Poca l’influenza delle polveri piroclastiche, distanti verso il vulcano di Roccamonfina e della zona del Falerno del Massico.

Immancabile la prova del nove: sarà meglio la mozzarella di bufala casertana o quella cilentana? Non siamo giudici inflessibili muniti di paletta, ma non possiamo che applaudire gli sforzi prodotti dal Caseificio il Casolare ad Alvignano, con Mimmo, Benito, Pasquale e Concetta a portare avanti il lavoro di casari tra mozzarelle e formaggi dal gusto unico e inconfondibile. E perché non celebrare il rituale delle merende delle feste con un salume e le uova sode, quelle de La Querciolaia – uova biologiche galline felici – un metodo di allevamento all’aperto di galline, vigorose e contente di adempiere al compito di produttrici di uova naturali. Aspetto e sapore totalmente diversi da quelle provenienti dagli allevamenti intensivi commerciali.

Il nostro tour giunge al giro di boa da La Sbecciatrice di Mimmo Barbiero, laureato in sociologia, e dalla compagna Jurate. Studi approfonditi per il pomodoro riccio, coltivato in aridocoltura e analizzato dall’Università La Sapienza per essere un simbolo di agricoltura sostenibile. Viene commercializzato come passata e come filetti (cosiddette “pacchetelle”) al naturale, dopo essiccazione sulla paglia. Interessanti anche le proposte del fagiolo bianco “lenzariello” e di quello “curniciello” oltre al cece delle Colline Caiatine dalla buccia sottile e più rapido alla cottura.

Le luci del tramonto ci indicano che il nostro viaggio ai piedi del Matese sta per giungere al termine. Non resta che organizzare una veloce visita con degustazione da Davide Campagnano, giovane imprenditore trentenne, laureato in Scienze Agrarie, che ha impiantato la propria attività di viticoltore assieme alla moglie e al padre. Valorizza la Barbera del Sannio, chiamata altresì localmente Camaiola e scopre, per puro caso, una varietà d’uva autoctona presente da sempre in queste terre, denominata Pizzutello che promette risultati interessanti in futuro.

Un finale gastronomico degno di un re da Pepe In Grani, premiatissima pizzeria di Franco Pepe a Caiazzo, con le versioni gourmet del piatto più celebre della Campania. La “margherita sbagliata” è un capolavoro di inventiva, frutto della concezione che la mozzarella possa essere nobilitata distinguendola dalla squisita salsa di pomodoro posta in superficie.

Franco Pepe è anche l’ideatore di Pizza Hub, una sorta di cartolina del territorio nata per fare squadra comune e proporsi al pubblico tramite l’immagine vincente di qualità nel rispetto della natura. Termina il primo di una serie di articoli che vede protagonista un angolo ancora inesplorato della regione; un luogo ben presente nella mente di coloro che vorranno scoprirlo, come una passeggiata romantica nel “Vecchio West” della Campania.