Venetsanos Winery: la più antica cantina dell’isola greca di Santorini

Salendo i tornanti inscritti nelle pareti verticali della caldera, dal porto dell’isola di Santorini, Athinios si arriva alla fine della strada a un bivio . A sinistra le indicazioni per il capoluogo Thira mentre subito a destra, si trova la sede della cantina Venetsanos.

E’ una calda giornata di giugno, sono le 11 e inizia la mia visita: avevo avuto modo di assaggiare i vini durante l’evento Greek Wine Day organizzato a Firenze da Haris Papandreou e avevo avuto la fortuna e l’opportunità di incontrare Petros Vamvakousis.

Questa realtà vitivinicola è nata  grazie al genio del signor  Giorgio Venetsanos, che aveva competenze anche in architettura e fu costruita su quattro livelli, di cui tre interrati e solo uno a livello della strada, per facilitare le operazioni enologiche, mantenere una temperatura costante ed evitare l’utilizzo di fonti di energia. Tutto questo avveniva nel 1947. Fu il primo chimico ed enologo della Grecia; egli scrisse inoltre diversi libri, tra i quali uno dedicato alla descrizione della vinificazione tradizionale a Santorini. Egli  morì a oltre 90 anni nel 2004 senza eredi; nel 2014 i nipoti ripresero in mano le redini dell’azienda, esempio virtuoso di integrazione tra natura e uomo nella produzione del vino.

Nei piani sottostanti della cantina si possono ammirare le vasche che servivano per la fermentazione e macerazione, realizzate con un materiale chiamato Aspa ( cenere vulcanica e pomice), tutte con una forma ovale e provviste di scale, per consentire l’accesso tra una vendemmia e l’altra, per la necessaria pulizia.

Il quarto livello è posto a circa 17 metri sotto il primo scavato nelle roccia. In queste stanze avveniva la decantazione statica prima di imbottigliare il vino; esso veniva spesso avviato, sempre sfruttando la forza di  gravità, attraverso un lungo tubo che correva giù dalla parete della caldera stessa, alla stazione di riempimento situata nel porto. Lì attendevano le navi ,soprattutto russe, per far ritorno in patria con il prezioso carico. Utilizzando questo ingegnoso sistema il vino diveniva limpido e bevibile.

La cantina produce circa 14 etichette, tra cui due vini dolci naturali e due vini rossi da Mavrotragano e Mandilaria. Sono tre le denominazioni che possono essere usate per imbottigliare i vini dell’isola: PDO Santorini,  PDO Nykteri (solo per il pregiato vino che viene pressato di notte) e PGI Cyclades.

PDO Santorini Assyrtiko 2022: nel calice un luminoso giallo limone, note di buccia di agrumi, mela smith al naso e una vibrante acidità che caratterizza il sorso che termina con note saline. Racconta con precisione il terroir di questo luogo fantastico.

PDO Nykteri 2022 Ottenuto da uve locali a bacca bianca quali Assyrtiko, Aidani e Athiri, deve il suo nome alla modalità notturna (Nykta significa notte in greco) di raccolta e di pressatura, per assicurare un ambiente più fresco. Viene imbottigliato dopo 4 mesi di affinamento in botti di rovere francese. Giallo paglierino di media intensità, apre su note che ricordano le erbe aromatiche, la vaniglia, il bourbon, poi nocciola e miele. Avvolgente al palato, mantiene un dinamismo grazie alla componente sapida che caratterizza il finale.

PGI Cyclades Anagallis 2022 è il vino rosè ottenuto da Mandilaria (varietà a bacca rossa) insieme a Aidani e Assyrtiko (varietà a bacca bianca). Un vino pericoloso, perché la sua bevibilità  porta a finire velocemente la bottiglia, soprattutto se si è  in compagnia! Colore rosa ciliegia; il profilo olfattivo rimando a note succose di melograno, marasca accompagnato da un delicato e preciso sentore di rosa.

PGI Cyclades Mandilaria 2020 è un rosso molto piacevole. Il vitigno regala vini con spiccata acidità e colpisce per i profumi di rosa, fragola, mora , ibisco, ciliegia, peonia. Vellutato in bocca con un guizzo del tannino che rende il sorso agile e piacevole. Lunga scia finale balsamica.

PDO Santorini Vinsanto è il vino dolce naturale ottenuto da grappoli di Assyrtiko, Aidani e Athiri , che hanno subito un processo di disidratazione al  sole per circa 10 giorni. Dopo una lenta fermentazione, il vino affina in botti di rovere francese. Colore ambrato intenso e compatto; il calice sprigiona note di caramello, carruba, dattero, miele di castagno, cannella, marmellata di fichi. In bocca mantiene una bella tensione data dall’acidità e termina con una elegante sensazione di dolcezza. Una visita che è stata condotta con molta professionalità e gentilezza dallo staff della cantina Venetsanos, che ringrazio per l’accoglienza e per avermi fatto scoprire la realtà vitivinicola più antica di Santorini.

Sulle tracce di Dioniso: le eccellenze della viticoltura greca in degustazione a Firenze al Greek Wine Day

Venerdì 10 Novembre, in occasione del Greek Wine Day, un evento organizzato da Haris Papandreau @greekwinelover, in collaborazione con il Consolato Greco di Firenze e Fisar Firenze presso il Together Florence Inn a Bagno a Ripoli, è stata presentata una rappresentanza di cantine greche che hanno portato in assaggio la loro produzione.

La qualità del vino greco è costantemente in ascesa e la conoscenza dei winelovers è andata oltre il Retsina che accompagnava i ricordi delle vacanze estive: il recupero di varietà native, le lavorazioni in cantina secondo i criteri moderni, l’attenzione alla sostenibilità e alla tradizione di gestione delle vigne hanno sicuramento portato questo paese alla ribalta dei mercati internazionali.

La presenza di tanti produttori ha reso questo momento davvero speciale: da un banco all’altro si viaggiava dalla Beozia all’isola di Ikaria, da Santorini a Creta e al Peloponneso, ascoltando i racconti dei vignaioli.

Karimalis Winery è una azienda a conduzione familiare creata nel 1999 da Giorgos Karimalis e da sua moglie Eleni: stanchi della frenesia della metropoli di Atene si sono ritirati nell’Isola di Ikaria, dove possedevano, da ben 500 anni, terra e casa. Una scelta sicuramente coraggiosa, motivata dal desiderio di vivere secondo natura. L’isola è famosa per la produzione di vino sin dai tempi di Omero, il Pramno e per il culto di Dioniso. Inoltre è una delle cinque regioni al mondo che appartengono alla Blue Zone, cioè a quei territori dove la longevità delle persone supera i 100 anni.

Iliana Karamalis, una dei 4 figli della coppia, è l’enologa (e dal 2019 proprietaria!) della giovane cantina, che offre anche la possibilità di alloggio e di percorsi naturalistici agli enoturisti: le sue spiegazioni sono state avvincenti e i vini assolutamente interessanti. Lavorano i terreni nei villaggi di Nas e Pigi in regime biologico, nel massimo rispetto dell’equilibrio della natura e vengono utilizzati solo lieviti indigeni. Le varietà coltivate sono quelle locali: reteno, kountouro e fokiano per quanto riguarda le varietà a bacca nera e begleri e assyrtiko per quelle bianche. Le fecce del vino e di cantina ritornano nei vigneti attraverso il compostaggio. L’estensione degli appezzamenti ammonta a circa 6 ettari e vengono prodotte 10.000 bottiglie.

Tra gli assaggi più convincenti un Pet Nat da fokiano e kountouro e il Kalambele, un blend composto da begleri e assyrtiko, di medio corpo e vibrante freschezza, con gradevoli note olfattive che ricordano la mela verde, l’acacia, la scorza di limone, la cera d’api. Il vino prende il nome dal toponimo dove è situato il terreno più antico e significa “buona vite”.

Domaine Zafeirakis è situato nel centro della Tessaglia ai piedi del Monte Olimpo, nei territori coperti dalla Tyrnavos PGI e la famiglia produce vino da più di 100 anni. Christos Zafeirakis, quarta generazione, dopo aver completato gli studi di enologia e aver sperimentato diversi stage all’estero, tra cui anche in Italia, ha deciso di coltivare il primo vigneto biologico nel 2005 e da allora l’impegno non solo si è mantenuto, ma è cresciuto, abbracciando anche i principi della biodinamica.

Attualmente sono dodici gli ettari coltivati nelle zone di Paleomylos e Kampilagas con le varietà autoctone limniona, malagousia e con le internazionali chardonnay e syrah. I suoli hanno delle caratteristiche molto diverse: Paleomylos presenta sabbie e argilla, con alte concentrazioni di calcio mentre Kampilagas era anticamente un lago, predominano le argille ed è ricco in oligoelementi. In cantina vengo usati lieviti indigeni e utilizzati sia i contenitori di acciaio, che di legno che le anfore di Tava.

Natura è un vino bianco 100% malagousia che fermenta in legno e matura per 12 mesi in botti da 24 hl: profumi intensi ed espressivi di pesca, di fiori gialli ed erbe di campo, per un sorso fresco dalla chiusura sapida. Con il limniona si ottengono, oltre al rosè, due vini stupendi. Il primo svolge la fermentazione e l’affinamento in legno, la macerazione dura circa 25 giorni mentre il secondo, dopo la fermentazione in legno matura nelle anfore. In entrambi si riconoscono le caratteristiche del varietale, cioè il colore rosso intenso, il corredo olfattivo che ricorda i piccoli frutti neri, mora, mirtillo, le nuances speziate, il pepe e i tannini setosi, il finale con sentori di pietra focaia.

Hatzidakis Winery ci proietta nella magia di Santorini, tra i paesaggi vulcanici dove le viti di assyrtiko vengono condotte e organizzate nel cestino (Kouloura), che permette ai grappoli, che pendono all’interno di esso, di essere protetti dal soffiare dei venti e dai raggi del sole. L’azienda ha ottenuto il riconoscimento Vegan nel 2021. Erano presenti alla manifestazione Konstantina Chrissou con le figlie Ariadni e Stella Hatzidakis e con l’enologa Nektaria Vlachou.

In assaggio un vino nuovo, prezioso da un singolo vigneto, di nome Rampelia: le uve di assyrtiko restano in una stanza fredda per 24 ore dopo la raccolta prima della criomacerazione. Segue poi la pressatura soffice e la fermentazione con lieviti indigeni a temperatura controllata; il vino resta sulle fecce fini per 12 mesi dopodiché il 70% della massa affina in acciaio e il restante 30% in botti di rovere francese. Si riconoscono profumi di agrumi, di biancospino, quella sferzante acidità che rende il sorso verticale, arrotondato dal minimo tocco del legno. Un vino caratterizzato da una drammatica espressività, figlio di un’attenzione alla cura delle viti maniacale e del rispetto della tradizione.

In degustazione anche l’ultima annata di Aidani, bianco piacevolmente fresco ottenuto dall’omonimo vitigno, che ha un’etichetta molto particolare, dato che si tratta di un disegno a pastello fatto da Stella Hatzidakis quando era piccola. Skitali è molto particolare perché porta con sé l’eredità di Haridimos Hatzidakis, quel “testimone” che viene consegnato alla generazione successiva; assyrtiko in purezza, uve proveniente dai vigneti a Pirgos ( dove ha sede al cantina) e Megalochori. Per la fermentazione in acciaio vengono utilizzati lieviti indigeni e rimane sulle fecce nobili per 12 mesi; non viene filtrato e affina successivamente 12 mesi in bottiglia. Colpisce la finezza ed eleganza dei profumi di limone, di acacia, di biancospino, di erba cedrina, la guizzante acidità e la persistenza del sorso, che lascia ricordi marini, quasi salati in bocca.

Il Greek Wine Day si conferma un evento di grande spessore e importanza per l’approfondimento della conoscenza dei vini Greci e per la cultura che promuove, non solo del bere bene, che riporta alle radici della storia dei popoli del Mediterraneo: restiamo quindi in attesa della prossima data, per godere ancora del nettare degli dei.