I volti del Verdicchio dei Castelli di Jesi come non li avete mai visti: piccolo compendio per visitare le splendide Marche

Volevamo stupirvi con effetti speciali dicevano in uno spot anni ’80. Perché invece non parlare concretamente della qualità media elevata del Verdicchio dei Castelli di Jesi riscontrata durante il press tour “I Magnifici 16” organizzato dall’Istituto Marchigiano Tutela Vini (in sigla IMT). Il Presidente Michele Bernetti ed il Direttore Alberto Mazzoni hanno cercato di spiegare a parole il lavoro svolto negli anni di ripresa delle Denominazioni regionali da alcuni momenti bui.

Ma per quanto concerne il Verdicchio dei Castelli di Jesi i veri effetti speciali li abbiamo vissuti nel conoscere di persona i volti e i prodotti delle persone che si sporcano le mani quotidianamente in vigna, recuperando quell’antico sapere che è l’arte di far vino e farlo buono. Dal 2024 anche la tipologia “Superiore” rientrerà nella DOCG assieme alla già presente Riserva, con facoltà di utilizzare o meno il nome Verdicchio in etichetta.

Scelte commerciali che probabilmente non influenzeranno lo stile attuale, se non nell’ottica di una maggiore considerazione delle sottozone produttive. Bisogna avere pazienza in ogni progresso teso a nobilitare un territorio e i suoi vitivinicoltori. E adesso fiato alle trombe! Lo spettacolo sta per cominciare.

Quattro i fiumi che delimitano l’areale lungo i punti cardinali: Musone, Cesano, Misa ed Esino, con suoli variabili per altimetrie e componenti. Dai ciottoli fluviali si passa a sabbie marine, calcare e argille nei versanti collinari, sferzati dai venti freddi dell’Adriatico che influiscono sul carattere aromatico e sul nerbo minerale dei vini.

Direttamente da Cingoli (MC) ecco la Tenuta di Tavignano con a capo Ondine de la Feld Aymerich, entrata nel 2014 in azienda affiancando i fondatori Stefano Aymerich di Laconi e Beatrice Lucangeli. Il Verdicchio Classico Superiore 2021 “Misco” è austero, ricco di agrumi e spezie pepate su finale iodato. Da vigne di oltre 30 anni nella valle del Musone. Solo acciaio per 18 mesi. Cura oggi la parte enologica Pierluigi Lorenzetti.

Tenute Priori e Galdelli presenta un Metodo Classico Millesimo 2017 sboccatura febbraio 2023 da urlo, grazie all’estrema duttilità del varietale e alla spiccata acidità che consentono bellissime espressioni anche nel campo delle bollicine. Rosora (AN) siede su un antico deposito pliocenico di sabbie e conchiglie fossili. Verticale, dal corredo infinito di fiori bianchi, lascia la bocca in assetto verso un nuovo assaggio o verso la gastronomia tipica tra salumi e pesce. Enologo Sergio Paolucci.

Finocchi Viticoltori, giunti alla quarta generazione con Marco Finocchi, viene assistita da un enologo che ha cambiato per sempre l’identità del Verdicchio proiettandolo tra i migliori bianchi al mondo: Giancarlo Soverchia. Siamo a Staffolo (AN) a 500 metri d’altitudine con il Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico Fiore 2015: la volontà di spingere il vitigno su vette inesplorate, facendo fermentare il uve in barrique più una maturazione di ben 18 mesi. Ammicca ai vin jaune francesi con un buon mix tra freschezze e sensazioni di frutta secca e tostature.

Azienda Mancini di Emanuela Mancini, con vigne a Maiolati Spontini (AN), realizza il Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico 2019 da piante di oltre 40 anni. Ci mette un po’ a reagire nel calice, ma alla fine sprigiona energia pura in stile marchigiano tra mielosità, nuance succose di susine appena colte e zagare. Elegante dall’inizio alla fine. Anche qui Sergio Paolucci conduce il lavoro di cantina.

Fattoria Nannì si trova invece nella zona più a Sud della denominazione, precisamente ad Apiro (MC). Clima molto simile alla confinante Matelica, con il Monte San Vicino a mitigare le influenze calde estive. Piante di età compresa tra i 50 e i 60 anni di vita e una cantina nata nel 2015 dal proprietario enologo Roberto Cantori. Interessante il Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico 2021 “Origini”, nella ostentazione di sfumature da vendemmia tardiva, come mandorla amara e macchia mediterranea.

Che dire di Fattoria Coroncino, premiatissima dalle guide di settore, qui rapresentata da Valerio Canistrari dopo la prematura scomparsa del padre Lucio avvenuta nel 2021. Gli appezzamenti sono ubicati a Staffolo e Cupramontana su terreni calcarei e marnosi. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2021 è semplicemente commovente, tra note di cipria, caramello, affumicature e agrumi canditi. Assemblaggio di varie parcelle dopo 9 mesi dalla raccolta e vinificazione. Selezione massale con cloni registrati, un’autentica rarità.

Cantina Luca Cimarelli: a parlarcene è il nipote Tommaso Aquilanti, descrivendo l’accorpamento di 2 appezzamenti tra Contrada San Francesco e Contrada Corte a Staffolo (AN). Colpisce il Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico 2019 “Selezione Cimarelli”, da uve scelte su viti di 50 anni. Tanta sostanza e delicatezza, con riverberi di pesca matura, arancia gialla e glicine. Solo cemento e vetro.

Colognola – Tenuta Musone ha certificato i suoi 33 ettari vitati con il marchio BIO dal 2014. Gabriele Villani funge sia da enologo che Direttore, curando i terreni esposti a Nord sul versante più alto di Cingoli (MC). Rese bassissime per il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2020 “Ghiffa”, ben 18 mesi di sosta sulle fecce fini e batonnage per un vino austero, che gioca a nascondino prima di esprimersi con carattere in tutto il meglio del varietale. Il nome deriva da un single vineyard a San Michele della Ghiffa.

Andrea Felici parte da zero, nel 2005, con la sua attività a conduzione familiare, grazie anche all’aiuto del figlio Leopardo (per tutti Leo) di rientro da esperienze internazionali avute grazie ai migliori chef e manager del globo. Il loro Cru Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico 2017 “Cantico della Figura” conserva dinamismo ed eleganza, al netto di una verve muscolare che rimanda all’annata di provenienza e che lo rende panciuto al centro bocca. Evolve su note idrocarburiche stimolanti e appetitose.

Cantina Spallacci è posta al limitare di Corinaldo (AN) a 200 metri sul livello del mare con terreni di medio impasto. Giordano Spallacci è il titolare, coadiuvato nelle scelte enologiche da Aroldo Bellelli. Nuova cantina dal 2011. Buono il Verdicchio dei Castelli di Jesi 2021 “Il Villano”: vibrante e caloroso, mantiene il passo su sensazioni di frutta secca e miele d’acacia.

La Staffa ha compiuto 30 anni da poco e la cura dell’enologo Umberto Trombelli è sinonimo di qualità. Siamo di nuovo a Staffolo (AN), su crinali a elevate altitudini e ottime esposizioni. Il Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico 2020 “Rincrocca” ammalia per delicatezza, dimostrando al contempo una vena acida piuttosto irsuta che lo pone in lunga prospettiva. Fermenta e matura in cemento per 12 mesi, oltre 2 anni di sosta in bottiglia. Sbuffi di mela verde, miele di corbezzolo ed erbe officinali con una persistenza salmastro in splendida forma.

Simonetti: i sorridenti Massimo e Mirco ereditano dal nonno l’azienda nata a metà del secolo scorso. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2021 nasce da un cru che regala forti componenti minerali, grazie anche a una resa davvero irrisoria di appena 50 quintali d’uva per ettaro. Teso come un vento di tramontana che sferza portando con sé ricordi di salsedine.

Cantina Suasa di Giorgio Secondini è una piccola realtà di 4 ettari a Castelleone di Suasa, che guarda dritto alle acque del Mar Adriatico a pochi chilometri. Dominano argille e sabbie per vini di corpo, dall’allungo fruttato. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi 2021 “Princeps” emerge con lentezza, la stessa che gli antichi romani chiamavano festina lente, ovvero un’alternanza tra passo piano e subito che conduce comunque al traguardo, fatto di mandorla secca, bouquet di fiori bianchi e crema pasticcera.

Il mio personalissimo premio al merito lo ottiene lui, Giovanni Donninelli con la cantina Terre di Confine. Quasi 3 gli ettari in produzione su suoli argillosi a Castelpliano (AN). Rapporto qualità prezzo infinitamente bello, ciò che rende questo mondo sorprendente e amaro in parti uguali, quando noti dei divari non giustificati dal reale valore del vino. Giovanni produce un Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico 2021 per circa 1200 bottiglie vendute in azienda a 5 euro. Vigne vecchie che regalano quel corredo zuccherino, associato ad effluvi officinali e una mineralità appagante. Averne! Speriamo nel prosieguo futuro da parte del suo erede di questa perla tutta marchigiana.

Vignamato di Francesco e Maurizio Ceci trae le proprie origini da nonno amato, uno dei 13 fratelli della numerosissima famiglia. Gli ettari vitati arrivano fino a Monte Follonica, uno dei luoghi maggiormente vocati (e belli) della denominazione d’origine. Il Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico 2018 “Ambrosia” è superbo. Nasce da un cru piantato nel 1975. Le sensazioni divagano su fiori appassiti, scorze di cedro e iodio marino. Sollo cemento.

Chiudiamo i sipari con la giovane e promettente Marasca Rossi e con Luca Marasca che, assieme al fratello Matteo, ha realizzato il sogno di non veder vanificata la passione di nonno Mino scomparso nel 2010. Un aiuto concreto da Roberto Potentini che insegna ai novelli vigneron a prendersi cura di campi e vinificazione, praticamente da garagisti. Unica realtà a Monte Roberto con presenza di argille e limo. Nella mini verticale proposta della sola etichetta di Verdicchio dei Castelli di Jesi Superiore – annate 2019, 2020 e 2021 – vince, a mani basse, quest’ultima per maggior pulizia e consapevolezza degli attori protagonisti. Gradevole espressione ancora timida agli inizi, ma dal sorso equilibrato e succoso.

Un compendio che si spera possa servire ad un viaggio di approfondimento alla scoperta delle meravigliose Marche.

Torna “ReWine Canavese” con l’edizione 2023 alle Officine H di Ivrea

di Titti Casiello

Torna “ReWine Canavese”: il 20 e 21 maggio 2023 nella storica sede dell’Olivetti, alle Officine H di Ivrea. Arrivata alla terza edizione la kermesse si propone come la “ri-scoperta” del Canavese e dei suoi vini.

Una terra di confine che dal Piemonte sfiora la Valle d’Aosta, racchiudendo – a levante della Dora Baltea – il meglio della varietà a bacca bianca con la denominazione Erbaluce di Caluso Docg e – a ponente – l’eleganza dell’uva a bacca rossa con il Carema Doc a base Nebbiolo (localmente chiamato Picotendro). Su entrambe le sponde, invece, la sintesi completa avviene proprio nella Doc Canavese.

Da qui emergono vini tanto fragili e delicati, quanto ossuti e resilienti. Esattamente come la terra d’origine, con vigneti che si inerpicano su pendenze estreme sfidando persino la forza di gravità, ostacolata solo da quell’antico sapere contadino fatto di ingegnosi terrazzamenti a secco (Patrimonio Unesco) e di scenografiche pergole come principale sistema di allevamento. Le chiamano “topie”, le assi di legno costruite sui pilastri di pietra o “pilun” costruite in quei terrazzamenti. Non soltanto un sistema architettonico utile a rendere il territorio quasi immerso in una delle monumentali nature selvagge dipinte da William Turner: un sistema ideale visto che lo spazio concesso dalla montagna è davvero poco e le costruzioni in altezza consentono di guadagnare i giusti spazi in agricoltura.  

Questo era il tesoretto di Carema e dei suoi territori circostanti, fino al miracolo economico degli anni ’50, legato qui alla famiglia Olivetti. L’industria tessile divenne lo stipendio sicuro di tante famiglie piemontesi, disposte a un esodo di massa dalle campagne verso l’industrializzata città di Ivrea. Non ci sono cause né colpe di quanto è successo in questo pezzo di storia italiana. Nel mentre, in quegli anni, coi vigneti abbandonati il bosco si è riappropriato dei sui spazi e così quei 120 ettari vitati presenti nella sola cittadina di Carema nei primi del ‘900 si sono ridotti a poco meno di un ventina nei primi anni del 2000!

Stava per calare l’oblio su quei territori vocati, senza l’intervento concreto di un manipolo di giovani e entusiasti viticoltori, con in tasca un portafoglio pieno di speranza ed in mano micro-fazzoletti di terre  da coltivare. Un impulso per ognuno nel cercare di rimboccarsi le maniche. Definiti come la “nouvelle vague” del Canavese, il movimento enoico ha dato una nuova spinta, tramite ventidue under 40 che si sono insigniti – e onerati al tempo stesso – di un compito davvero importante: rendere la loro terra riconoscibile sulle mappe turistiche, vitivinicole e culturali. La strada del vino oggi passa anche da qui.

Ambizioso infine il progetto, affidato allo scrittore e storico dell’arte Armando Castagno, per un prossimo “censimento” di 43 papabili Cru. Senza dimenticare il valore intrinseco della parola, comunicante il valore di una comunità che crede nei propri luoghi natii, attraverso vini della stessa estrazione identitaria, senza mancare della personalità insita di ogni cifra stilistica.

Come conoscerli? Durante ReWine Canavese 2023. Due giorni di vino suddivisi tra momenti dedicati alla stampa di settore e altri dedicati al pubblico e, soprattutto, alle degustazioni tematiche.

Il programma

SABATO 20 MAGGIO

Dalle 10 alle 15 Press Day Castello di Masino “Storia e Geologia del Canavese: un racconto con il vino al centro” – Evento riservato alla stampa Interverranno: Franco Gianotti, geologo Marco Peroni, scrittore e storico Ore 18 Conferenza presso Officine H “Come cambia il mondo del vino: nuove tendenze e nuove generazioni” – Ingresso libero

Ore 18 Conferenza presso Officine H “Come cambia il mondo del vino: nuove tendenze e nuove generazioni” MODERA: Daniele Lucca OSPITI: Adriano Moretti (produttore in Roero) Mario Pojer (produttore in Trentino) Marta Rinaldi (produttrice in Barolo) Mateja Gravner (produttore in Oslavia) Ivan Zanovello (ristoratore a Los Angeles) e Neal Rosenthal (importatore USA) – Ingresso libero

DOMENICA 21 MAGGIO

Dalle 10 alle 18 ReWine Canavese presso Officine H Banchi d’ assaggio, masterclass, streetfood, momento culturale in collaborazione con La Grande Invasione. Dalle 18 alle 19 Convegno culturale “in collaborazione con La Grande invasione” presso Officine H (evento a pagamento).

Per ogni info potete collegarvi alla pagina https://rewine.gvc-canavese.it