Ortona (CH): Convegno “Vino e Salute” a cura dell’Associazione Italiana Sommelier Abruzzo

di Luca Matarazzo

Esistono temi scottanti di grande attualità anche nel mondo del vino. Ad Ortona, il 19 marzo scorso, si è cercato di affrontare per gradi la materia dei recenti dibattiti in tema “Vino e Salute”.

Un convegno curato dall’Associazione Italiana Sommelier Abruzzo guidata dal Presidente Angela Di Lello nel territorio della Delegazione di Chieti – Delegato Adriana Terreri – ed alla presenza delle autorità associative regionali.

Ha collaborato alla riuscita dell’evento, con grande affluenza di pubblico, l’Enoteca Regionale d’Abruzzo, parte attiva dell’intero movimento enologico locale.

Gli interventi sono stati realizzati dal dottor Lorenzo Russo, da Angelo Radica Presidente Nazionale Città del Vino, oltreché dalla presidente Di Lello e da Manuela Cornelii referente A.I.S. per la didattica.

Ovviamente come 20Italie non vogliamo e non possiamo prendere posizioni da osservatori, seppur privilegiati, di ciò che accade ad un settore che macina fatturati in crescita.

E proprio dai numeri dobbiamo iniziare con un bilancio nazionale più che positivo dato dalle vendite di vino, raggiunta ormai la cifra record di quasi 15 miliardi di euro annui. Un italiano su due dichiara di consumare vino, con leggera prevalenza degli uomini rispetto alle donne, ma con una diminuzione complessiva del consumo abituale.

Il nodo della questione riguarda la recente richiesta (giugno 2022) in sede europea di apporre un’indicazione sulle etichette di pericolo per la salute dovuto ai consumi di alcool. Quanto conta la dose giornaliera ed esiste una quantità massima sotto la quale si possono evitare gravi complicazioni al proprio stato fisico?

Fonti dell’Istituto Nazionale Tumori rassicurano circa le dosi da rispettare per evitare di incorrere, ad esempio, in danni seri al fegato ed all’apparato gastroesofageo. Una o massimo due porzioni di vino al giorno (una singola porzione è pari a circa 125 ml per il vino – 330 ml per una birra – 40 ml per un distillato) sembrerebbero non aumentare il rischio di tumori a bocca, laringe, faringe ed esofago.

Un litro di vino invece, assunto con frequenze ripetute, esporrebbe il consumatore ad un rischio pari al 300% di danno tissutale al cavo orale e del 50% per il fegato.

Lievi benefici li si possono ottenere dall’interferenza positiva dell’acido folico presente nei legumi e nelle verdure a foglia larga. Inoltre il vino è da considerarsi comunque proporzionalmente meno dannoso di altri fattori come inquinamento, fumo di sigaretta ed uso di pesticidi.

Bisogna però porre la massima attenzione, ed è lo scopo principale delle Associazioni di categoria come la stessa Associazione Italiana Sommelier, sul fatto che l’alcool crea assuefazione e dipendenza. Non è importante il semplice concetto di “bere”, quanto piuttosto quello di “degustare” senza mai eccedere.

Un ruolo che necessita la divulgazione di un corretto stile di vita già nel percorso di apprendimento scolastico obbligatorio. I giovani d’oggi saranno i coscienti consumatori di domani; ognuno (stampa inclusa) deve fare la sua parte.

Ben vengano, dunque, iniziative di sensibilizzazione come questa: ricordiamoci che l’alcool non è un alimento e non dovrebbe essere assunto a stomaco digiuno.

Bollini no… ma tanta consapevolezza!

Abruzzo: Citra Vini – il volto umano della grande cooperazione

di Luca Matarazzo

Numeri, numeri, numeri! La Cooperativa Vitivinicola Citra si presenta, anzitutto, con le cifre della propria produzione in Abruzzo.

Circa 6000 gli ettari suddivisi in 3000 famiglie raggruppate tra 9 realtà cooperative, per un totale di 35 milioni di bottiglie prodotte ogni anno.

Importi ragguardevoli, da colosso enologico, che sembrerebbe – almeno all’apparenza – concentrarsi troppo su etichette e margini di bilancio e meno sulla qualità di vertice.

Non è il nostro ruolo quello di giudicare il lavoro svolto da centinaia di maestranze, indotto incluso. Ciò che possiamo fare, invece, è analizzare il livello di compiutezza del progetto, che ha visto nel 2018 l’ingresso dell’enologo Riccardo Cotarella in qualità di consulente esterno.

I cambiamenti rispetto al 1973, anno di nascita, sono evidenti, con la nuova cantina di vinificazione (a dir poco immensa per estensione complessiva) e la mappatura di 100 ettari particolarmente vocati, per creare delle selezioni di maggior appeal tra critica e pubblico.

L’enologo Davide Dias e Pina D’Eusanio

L’Abruzzo è sempre stato “affezionato” al concetto cooperativistico, in linea con gran parte delle realtà vitivinicole del centro e Sud Italia. Gli esempi positivi sono sotto gli occhi di tutti: si può lavorare uniti e fare comunque attenzione a non perdere di vista il sentiero giusto, quello del fare bene.

Seguendo la normale presa di coscienza nel visitare aziende delle dimensioni di Citra, resto piacevolmente colpito dall’organizzazione molto familiare dei vari procedimenti. Mi accompagnano, nella visita, Davide Dias, uno degli enologi interni, e Pina D’Eusanio attuale creative designer del brand.

I proprietari terrieri operano lungo l’intera provincia di Chieti, per valorizzare al meglio le espressioni delle varietà autoctone Trebbiano Abruzzese, Pecorino, Passerina e Montepulciano. Sbalorditivi i fusti di acciaio inox termocontrollati fino a 5000 hl di volume.

Un pensiero alla bottaia, fatta da contenitori di varie dimensioni e passaggi essenziale per i vini rossi; alle 4 linee di imbottigliamento con impianto di microfiltrazione ed agli studi recenti compiuti sulla spumantistica, con la riscoperta dei “vitigni minori” Montonico e Cococciola.

Particolare motivo di orgoglio riveste la “Barilaia”, ovvero una barricaia suddivisa in due aree, con più di 600 barrique poste a temperatura ed umidità costanti per la fermentazione e l’affinamento dei vini bianchi.

I principi fondanti di Citra implicano il concetto di auto responsabilità, eguaglianza ed equità, per far sì che si cresca in armonia e con vantaggi economici per l’intera comunità.

La degustazione

Molti ricordano l’etichetta Caroso – Montepulciano d’Abruzzo – prima espressione ufficiale in bottiglia di Citra. Oggi parleremo, oltre a questa, anche di 2 campioni Metodo Classico, un Pecorino ed un’altra versione di Montepulciano d’Abruzzo dalla concezione modernista.

Fenaroli Brut Metodo Classico – da uve Pecorino in purezza, con 12 mesi di sosta sui lieviti. Una porta di ingresso, immaginiamo, per trovare la giusta quadra tra piacevolezza e controllo delle acidità vibranti del varietale. La bollicina tende alla grassezza, ma la parte sapida gioca in equilibrio con le note di erbe officinali e frutta secca. Lo rivedremo nel prossimo futuro.

Fenaroli Brut Metodo Classico Rosè – Montepulciano 100% più gustoso e salino del precedente. In una sola parola è un vino già “definito” che può coinvolgere la scelta a tavola in abbinamenti versatili tra pasta, carni bianche e pesce. Finale di sottobosco molto identitario.

Tegèo 2020 – CodiceVino – un Pecorino accomondante, dall’ampio corredo floreale (glicine e gelsomino) con coda fermentativa in fusti di rovere di vario passaggio. Sorso ampio e speziato, su finale avvolgente con piccolo calo nella sua fase di scorrevolezza.

Tegèo 2019 – CodiceVino – veste in tela di jeans anziché in seta come il precedente, ma è pieno di carattere e vitalità. Salmastro, balsamico, dalle nuance tropicali ed una mordenza marina di forte impatto.

Caroso – Montepulciano d’Abruzzo 2018 – grande agilità e belle fragranze di liquirizia e fragoline selvatiche. Di concezione meno estrattiva e dalla giusta maturazione polifenolica. Resta il ricordo anche dopo qualche minuto dall’assaggio.

Caroso – Montepulciano d’Abruzzo 2015 – note di surmaturazione che faticano a smaltire la potenza nel bevante. La trama tannica è pregnante, richiedendo al degustatore l’attesa paziente per domarsi. Nel complesso un fulgido esempio di quanto stia cambiando la filosofia produttiva anche in Abruzzo.

Torrepasso 2018 – CodiceVino – identica estrazione del Caroso 2018 eppure sembra più concentrato. Necessita di ulteriore tempo in bottiglia, un vino muscolare e declinato interamente su sfumature di pepe nero ed amarene sotto spirito. Due volti della stessa medaglia.