I vini dell’azienda Pasetti: storie d’amore e di famiglia nel cuore dell’Abruzzo

Giungere a Pescosansonesco, in una giornata di caldo torrido e cielo opaco di sabbia, è come arrivare alla Fortezza Bastiani così ben tratteggiata nel Deserto dei Tartari di Dino Buzzati. In questa cittadella metafisica, arroccata su uno sperone di roccia all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo e dei Monti della Laga, la famiglia Pasetti ha stabilito il cuore di una lunghissima attività vitivinicola, iniziata a Francavilla al Mare ai tempi in cui la fillossera flagellava l’Europa.

Un press tour di due giorni, ideato per celebrare il ritorno dopo 13 anni del Cerasuolo d’Abruzzo tra le etichette di casa Pasetti, è diventato l’occasione per aprire le porte della Tenuta Testarossa alla stampa e raccontare una storia di successo che non arretra davanti alle sfide e alle opportunità del futuro. A raccontarci la storia di famiglia attraverso aneddoti, immagini, degustazioni e luoghi, è stato Domenico “Mimmo” Pasetti insieme alla moglie Laura, compagna da oltre cinquant’anni, e ai figli Francesca Rachele, responsabile amministrativa, Massimo, responsabile commerciale estero e Davide, enologo.

Un viaggio che ripercorre i momenti salienti, a partire dalla cesura di Mimmo con l’attività del nonno e del padre – la vinificazione di uve conferite-  fino agli attuali  progetti che spingono i Pasetti a investire ancora nel proprio territorio per “produrre un vino diverso”. Domenico sin da subito ha in mente una sua personale idea di vino, tanto che alla nascita della primogenita Francesca Rachele nel 1983, decide di imbottigliare il miglior Montepulciano prodotto, creando l’etichetta Testarossa per omaggiare la chioma rossa della figlia, eredità della bisnonna Rachele.

Forte poi della sua esperienza di ricerca delle uve provenienti dalle migliori vigne, dedica insieme a Laura tempo nella ricerca di nuove terre, finché acquista, nel 1998, la proprietà di Pescosansonesco, un terreno di montagna ben lontano in termini di caratteristiche pedoclimatiche, dalla costa di Francavilla. La scintilla scocca grazie al vino prodotto da una vigna a tendone, la stessa da cui, ancora oggi, si produce Hariman, Montepulciano d’Abruzzo Doc, oggetto della verticale a chiusura della due giorni. Con questo nucleo originario, Domenico e Laura acquistano, a cancello chiuso, anche il rudere che vi insiste e che diventerà la Tenuta Testarossa: solo in seguito scopriranno essere stata l’abitazione del Barone Trojani, finanziatore di Corradino D’Ascanio e del primo prototipo di elicottero. Forse non è un caso che due personaggi così visionari abbiano incrociato il destino di Domenico e Laura, antesignani in molte scelte che oggi definiamo strategiche e necessarie. Quella, ad esempio,  di investire in territori montani, in un momento in cui lo spettro del cambiamento climatico non imponeva ancora in maniera pressante determinate valutazioni.

Come nelle migliori storie di famiglia, l’iniziativa di staccarsi dall’attività originaria determina un conflitto tra Domenico e suo padre, anche se il tempo gli darà ragione. Negli anni a seguire infatti Domenico e Laura andranno via via acquisendo altri terreni in zone montane, allo scopo di impiantare vigneti. Cruciale la scelta di rimanere sempre all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo e dei Monti della Laga che, se da un lato ha permesso ai vini Pasetti di fregiarsi del logo ufficiale dell’Ente, dall’altro ha da sempre imposto rigidi controlli sui trattamenti delle vigne, tali da rendere la produzione della cantina comparabile al biologico, pur non avendo una certificazione ufficiale. Attualmente la cantina Pasetti conta su 270 ettari, di cui oltre 70 vitati, a cavallo tra le province di Pescara e L’Aquila.

La vigna di Capodacqua, ad esempio, si estende lungo un declivio diradante verso l’omonimo lago, nel comune di Capestrano. L’esposizione a ovest garantisce, grazie al riverbero del sole sulla superficie del lago, una qualità e quantità di luminosità diffusa maggiori. Da qui derivano le uve di Rachele e del Rosato Testarossa.

Il cosiddetto “Deserto” invece, sempre nel comune di Capestrano, è una curiosa sperimentazione…geologica: qui Mimmo ha voluto creare un blend di terreni, per cui a quello originario di brecce e ciottoli biancastri, ha aggiunto uno strato di trenta centimetri di terreno argilloso proveniente da Castiglione a Casauria, compattato con sostanza organica autoprodotta. Il risultato è una vigna di montepulciano in perfetta vigoria e  disponibilità di acqua, nonostante la posizione e l’insolazione giornaliera, da cui si ricava il Cerasuolo.

Sollevando poi lo sguardo, possiamo intravedere Forca di Penne, il terreno di più recente  acquisizione, che raggiungiamo come ultima tappa del tour delle vigne. Situato a 1000 metri s.l.m., su un crinale che guarda a est il mare Adriatico e a ovest Ofena, il deserto d’Abruzzo, è un altopiano ventoso, monitorato da stazioni metereologiche, dove sono visibili le barbatelle ancora ricoperte di cera lacca verde: chardonnay e pinot nero, che daranno vita alla personale interpretazione di metodo classico della Famiglia Pasetti.

LA DEGUSTAZIONE DEL  21 GIUGNO

Con una produzione annua media di 700.000 bottiglie, la Cantina Pasetti abbraccia le denominazioni principali delle province di Pescara e L’Aquila. “Ogni vino nasce da un legame d’amore”, ci racconta Laura e il riferimento va a nomi e storie di famiglia evocati in alcune etichette; Davide conduce la degustazione orizzontale, dedicata alle annate correnti. Iniziamo con Testarossa Passerina- Terre Aquilane IGP 2023, fresca e tagliente anche per il leggero residuo di CO2 di fermentazione, vino snello da accompagnare ai crudi di pesce; proseguiamo con Rachele – Terre Aquilane IGP 2023, blend di Chardonnay e Trebbiano, adatto ad aperitivi e stuzzicheria per l’immediatezza di beva e la buona aromaticità, conferita soprattutto dallo Chardonnay; Collecivetta – Abruzzo Pecorino Superiore DOP 2023, si presenta con una doppia anima determinata dal blend di Pecorino di due diverse parcelle in Pescosansonesco e Capestrano: saporito, di corpo complesso e avvolgente grazie all’affinamento sulle fecce fini, mantiene comunque la caratteristica freschezza del Pecorino.

Testarossa Trebbiano D’Abruzzo Riserva DOP 2022 fermenta prevalentemente in acciaio, solo il 10% della massa in barrique, e grazie al lungo affinamento in bottiglia prima dell’uscita, riesce a esprimere complessità aromatica con tratti di pietra focaia, risultando nel sorso profondo e verticale; Testarossa Rosato – Terre Aquilane IGP 2023, da Montepulciano in purezza vinificato in bianco, è versatile e dinamico, ancora una volta per un residuo CO2 di fermentazione che esalta i sentori di piccoli frutti rossi e pompelmo rosa; Diecicoppe Rosso Colline Pescaresi IGP 2023 strizza l’occhio ai vitigni internazionali nel suo blend di Cabernet Sauvignon e Montepulciano d’Abruzzo ed è pensato per essere immediato, di pronta beva, un vino da aperitivo, piacevole anche a una temperatura fresca di 14 gradi.

Madonnella Montepulciano d’Abruzzo Dop 2020, come già Collecivetta, è un blend di Montepulciano proveniente da diverse parcelle per ottenere un vino equilibrato, fermentato in acciaio e affinato in botte grande è agile ma con un buon grado di morbidezza. Testarossa Montepulciano d’Abruzzo Riserva 2019 è il vino firma della cantina Pasetti, la prima etichetta creata, selezione dei migliori vigneti e delle migliori uve, come concepita da Mimmo quarantuno anni fa, è un vino complesso e strutturato, peculiare nelle note speziate e balsamiche. Chiudiamo la degustazione con Gesmino Abruzzo Passito Bianco DOP, da moscatello di Castiglione in purezza: piacevolmente equilibrato nei sentori di arancia, albicocca candita e pain d’epice, è il connubio ideale dei Torcinelli abruzzesi, golose frittelle di pasta di patate cresciuta e uvetta, avvolte da una nuvola di zucchero.

IL CERASUOLO D’ABRUZZO

Il Terre Aquilane Cerasuolo d’Abruzzo Superiore doc 2023, viene presentato in un evento a sé stante, un pic-nic sul fiume Tirino, occasione che ne esalta origine e caratteristiche. Vino della tradizione quotidiana abruzzese, ha un seducente color…cerasuolo, ottenuto mediante la macerazione delle uve solo su parte delle bucce, che servono anche a conferire struttura. Il naso esplosivo nei sentori di frutta rossa e rose, la beva snella e di sferzante freschezza lo rendono il compagno perfetto degli anellini alla pecorara e dei tipici arrosticini abruzzesi gustati in riva al fiume più pulito d’Europa.

PASETTI

Via San Paolo, 21

66023 Francavilla al Mare (CH)

Abruzzo: alla scoperta della cantina San Lorenzo ed il falso mito sfatato dei “vini leggeri” ad ogni costo

Quante volte l’avrete sentito dire? “Il vino moderno richiede un obbligatorio processo di decrescita strutturale, costi quel che costi”. Sembrerebbe quindi, opinione comune, che il gusto del consumatore medio si sia stancato di sapori eccessivi, densità alcoliche e palpitazioni gliceriche come nel passato. Andando poi a varcare il mondo della ristorazione, si da per scontata la scelta di pietanze dalle minor lavorazioni possibili, con cotture in sacchetto a bassa temperatura divenute ormai una moda più che una prassi.

Per una volta (e solo una) lasciatemelo dire: basta! Non se ne può più di essere comandati a bacchetta da indicazioni prive di fondamento persino con forchetta e calice alla mano. L’assurdità dell’idea del “levare” non è pericolosa in sé; garantirebbe comunque un’attenzione maggiore per i rischi connessi agli eccessi di cibo e alcool e in taluni casi sta condizionando positivamente la salute dell’avventore. Condimenti ridotti, minor uso di carni, corretto apporto calorico e vini meno pesanti ben si uniscono al concetto di Dieta Mediterranea. Alziamo le mani quando si parla di rispetto per il proprio corpo.

Ma l’estremo opposto non può e non deve condurre ad un conseguente stato di terrore emotivo per alcuni prodotti che possono trasmettere emozioni indelebili pur nel “non essere leggeri”. A volte anche il piacere dei sensi conta e spesso è un piacere godurioso, di quelli che ricordano gli anni della fanciullezza quando a tutto pensavi tranne che a bilance, pappine e retro etichette con simboli e avvertimenti tali da danneggiare potenzialmente un settore di miliardi di euro.

Alla cantina San Lorenzo si respira ancora un vento di artigianalità nei vini, tra le numerose tipologie proposte dai fratelli Gianluca e Fabrizio Galasso. In quelli che erano i terreni del Duca Caracciolo oggi si coltivano principalmente gli autoctoni d’Abruzzo come Pecorino e Montepulciano. I tempi dei conferimenti d’uva alle Cooperative Vitivinicole sono finiti: con la qualità espressa nelle vendemmie infatti, i Galasso hanno cominciato dal 1998, dopo 100 anni dalla fondazione avvenuta nel 1890, a provare l’imbottigliamento diretto con una serie di investimenti utili a trasformare un’attività prettamente familiare in qualcosa di più.

Gli ettari vitati sono 168 suddivisi tra l’areale di collina di Castilenti e quello prospiciente al mare a Pescara, curati dallo zio agronomo Gianfranco Barbone. I vini vengono poi predisposti stilisticamente dall’enologo Riccardo Brighigna, un vero numero uno in Abruzzo, che ci racconta l’idea del nuovo nato di casa San Lorenzo, il Don Guido: <<con il Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva “del Fondatore” abbiamo optato per un appassimento breve che conferisce maggiore morbidezza al vino, con un successivo affinamento in tonneau per sette anni.  Questo lungo tempo gli dona eleganza e morbidezza e un tannino per nulla invadente>>.

Tutto confermato all’assaggio in una spettacolare 2015 che racconta di sensazioni radiciose e balsamiche unite ad un frutto denso e scuro da mirtillo e pepe nero in grani. Sfiora i 16.5 gradi volumici di alcool, senza farsi percepire e giocando invece sulle dinamicità e sulla freschezza finale. Lo stereotipo dei vini “bomboloni” creati per un mercato extra continentale viene qui sfatato, con 1000 Magnum dal sapore autentico e decisamente tipico per il Montepulciano d’Abruzzo. Aderenza al territorio, sostenibilità ambientale in vigna grazie alla certificazione BIO rilasciata su ogni appezzamento e gestione ancora familiare di una grande impresa che produce ormai quasi 800 mila bottiglie, oltre ad un altrettanto quantitativo di vino in bag in box.

Il futuro sarà pure dei folli come recita un celebre motto, ma se non viene comandato a dovere con scelte coraggiose lo si vivrà sempre con sudditanza. Gianluca e Fabrizio Galasso hanno deciso di affrontarlo con sana incoscienza, tanto impegno e tanta passione. Ora possono raccogliere i frutti del presente.

Le diverse espressioni del Montepulciano d’Abruzzo nei vini della Doc Villamagna

di Adriano Guerri

Abruzzo, patria del Montepulciano d’Abruzzo, sembra aver trovato nella Doc Villamagna una particolare area vocata, tramite un piccolo gruppo di produttori che ha dato origine al movimento ed alla Denominazione di Origine.

Una enclave altamente vocata per la coltivazione della vite. La Doc Villamagna nasce  per tutelare, promuovere  e valorizzare il territorio straordinario ed il suo vino. Nei tre giorni di tour ho avuto la possibilità di  appurare di persona il clima di unità e coesione tra i vari attori protagonisti, accolto con calore e amicizia. Ottima l’organizzazione curata dall’agenzia Zed_Comm, presenti colleghi della stampa da tutta Italia. Un areale di una bellezza senza pari, con borghi immersi tra dolci colline, punteggiate da piante d’olivo, vigneti e tanto verde.

Villamagna

La Doc nasce nel 2011. Microzona che si estende per solamente 85 ettari vitati,  considerata tra le quelle più piccole d’Italia.  I comuni sono, oltre a Villamagna,  i comuni limitrofi di Vacri e Bucchianico in provincia di Chieti. Attualmente, soltanto  sette sono i vitivinicoltori. Il suolo è di origine sabbiosa-argillosa e calcareo-marnosa, il microclima è ideale per la coltivazione della vite, a poca distanza dal mare Adriatico e dalle cime del massiccio montuoso della Maiella. Considerevoli le escursioni termiche, con venti propizi che garantiscono ottima salute alle uve. Il disciplinare prevede rese basse per ettaro e esposizioni dei vigneti a sud-est, sud-ovest, per espressioni nel calice di pari potenza ed eleganza. 

L’allevamento preferito della vite è la classica Pergola Abruzzese, ritenuta per il Montepulciano la più idonea in quanto assicura la giusta maturità dei grappoli evitando ustioni degli acini dovute al forte irraggiamento delle ultime stagioni. Le tipologie previste sono due: oltre al Villamagna Doc si aggiunge il Villamagna Doc Riserva. L’attuale Presidente dell’Associazione Generazioni del Vignamagna è Katia Masci di Valle Martello.

L’elenco dei produttori presenti al tour

Cantina Sociale di Villamagna,  Pian di Mare, Agricosimo, Torre Zambra, Palazzo Battaglini, Cascina del Colle e Valle Martello. 

Torre Zambra

Tenuta Torre Zambra si trova a Villamagna , di proprietà della famiglia De Cerchio, proprietaria anche di altre aziende. La superficie vitata attuale si attesta intorno ai 20 ettari con vigneti posti ad altimetrie che vanno dai 120 ai 230 metri s.l.m. con terreni prevalentemente sabbiosi.  La coltivazione della vite è biologica ed il vitigno maggiormente coltivato è il Montepulciano d’Abruzzo, ma anche Trebbiano d’Abruzzo, Passerina e Pecorino. L’azienda predilige la coltivazione a tendone (Pergola Abruzzese). Da tempo sono iniziati i lavori di ristrutturazione sia dell’antica Torre, andata completamente distrutta e della nuova cantina , nonché di una struttura di alta ospitalità. Al timone dell’azienda oggi c’è il giovane e dinamico Federico De Cerchio che rappresenta la quarta generazione. 

I vini degustati

Piana Marina Trebbiano d’Abruzzo 2020 dalle nuance giallo paglierino con riflessi dorati, ed un bouquet di erbette aromatiche, mandorla secca, dal sapore sapido e avvolgente.

Colle Maggio 2021 rosso rubino intenso dagli aromi di frutti di bosco, ciliegia, liquirizia e dal sorso agile da arancia sanguinella. Appaga e persistente.

Colle Maggio 2020 Riserva rubino quasi impenetrabile, si spinge su effluvi di giaggiolo, prugna, scorza d’arancia e chiodi di garofano. Buona complessità con attacco tannico in prima battuta. 

Villa Magna 2019 scuro sin dal colore con note olfattive di tabacco, viola appassita, frutta rossa, bacche di ginepro e cannella. Poderoso all’assaggio, ma nobile e salino nella sua trama antocianica.  

Villa Magna 2018 Riserva più vivace e declinato verso la torrefazione tra cacao, liquirizia e polvere di caffè. Molto caloroso.

Cascina del Colle

Di proprietà della famiglia D’Onofrio, che qui coltiva la vite da tre generazioni. I vigneti sono sparsi sia nel comune di Villamagna sia a Bucchianico, Ripa Teatina e Vacri. Fondata nel 1997 vanta 22 ettari vitati di proprietà di cui ben 3 riservati al Villamagna Doc su altimetrie che variano dai 120 ai 290 metri s.l.m.  La composizione del suolo è prevalentemente sabbiosa, la coltivazione segue i dettami dell’agricoltura biologica. Le altre varietà coltivate sono, Merlot, Syrah e Sauvignon Blanc. Recentemente è stata ampliata la cantina di vinificazione, giunta alla fase conclusiva di ristrutturazione.

I vini degustati

Terrebaciate Sauvignon Blanc 2022 dal giallo paglierino tenue e con sbuffi di fiori bianchi, pera Williams, melone canalupo. Gusto verticale con scie minerali intriganti.
Aime’ Pecorino Superiore Abruzzo Doc 2022 giallo paglierino luminoso, su fiori di ginestra, mela, susina ed allungo salmastro finale.
Mammouth Montepulciano d’Abruzzo Doc 2019 dai riflessi rubino con un corredo di prugna acerba,  ciliegia e frutti di bosco. Seguono in successione spezie scure calde e persistenti.
Negus Montepulciano d’Abruzzo Doc 2017 rosso granato con naso speziato tipico e tanta frutta di bosco matura. Chiosa su fave di cacao, tabacco e liquirizia con tannini setosi e sorso durevole. 

Valle Martello

A poca distanza dal centro abitato di Villamagna. Fondata nel 1979, di proprietà dei Fratelli Masci, è giunta anch’essa alla terza generazione. Si estende su una superficie vitata di 50 ettari, di cui 3 destinati al Villamagna Doc, con vigne su due colline prospicienti, un vantaggio sia nella diversità delle annate. In conversione biologica, coltivano Montepulciano d’Abruzzo, Cococciola, Pecorino, Malvasia e Trebbiano. L’allevamento è il filare. Oltre a degustare i vini, abbiamo degustato anche alcuni piatti tipici abruzzesi, deliziosi e sapientemente preparati. 

I vini degustati 

Brado Cococciola Colline Teatine Igt 2022 riflessi giallo paglierino, emana nuance di fiori d’acacia, frutta esotica e cedro. Sorso assolutamente fresco e gradevole.

Villamagna Doc 2019 rosso rubino impenetrabile, al naso evidenzia la classica amarena da pasticcino, accompagnata da frutti di bosco, bacche di ginepro e pepe nero in grani. Molto generoso e persistente. 

Pian Di Mare

La Cooperativa Vitivinicola Pian Di Mare è stata fondata nel 1984 da 7 soci conferitori ed attualmente ne vanta oltre 70. Solo di recente hanno cominciato ad imbottigliare le proprie etichette sulla base delle uve prodotte. La nuova Cantina, inaugurata nel 2014 é stata costruita su un antico vigneto, le cui barbatelle, dopo essere  espiantate, sono state inviate ad un vivaista locale per dare vita al clone Pian di Mare. Dispone di 220 ettari vitati, di cui 6 destinati alla Doc Villamagna. Seguita dall’enologo Romeo Tarabborrelli e dall’agronomo Carlo D’Onofrio che ricopre anche il ruolo di Presidente della Cooperativa Sociale. Le uve subiscono  tre differenti selezioni, secondo la carica antocianica. All’interno della Cantina ha avuto luogo anche una Masterclass guidata da Manuela Cornelii, comunicatrice e relatrice dell’Associazione Italiana Sommelier.

La Masterclass

Prima di passare all’analisi sensoriale dei vini, sono intervenuti il Presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo Alessandro Nicodemi, Luciano Villabio consigliere del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo ed il sindaco di Villamagna Renato Giovanni Sisofo.

I vini in degustazione 

Pian Di Mare – Villamagna Doc 2019 – sfumature rubine intense dal naso di ciliegia, frutti di bosco, liquirizia,  cacao in polvere e spezie, morbido e armonioso con tannini setosi. 

Torre Zambra – Villamagna Riserva Doc 2019 – vira verso il granato, tra prugna matura, bacche di ginepro, pepe verde e tostature. Corposo e molto lungo in chiusura. 

Cantina Villamagna – Villamagna Doc 2018 – impenetrabile dagli aromi eterei corredati da mora selvatica mirtillo e liquirizia. Colpisce per il tannino nobile ed elegante.

Cascina del Colle – Villamagna Riserva Doc 2018 – scuro ed ematico, declinato su frutta matura, rosa appassita, spezie fini. Sorso appetitoso. 

Valle Martello – Villamagna Riserva Doc 2017 – rubino vivace, con sentori di visciola, baccello di vaniglia e cacao fondente. Molto coerente e identitario. 

Palazzo Battaglini – Villamagna Riserva Doc 2016 – granato con ancora riverberi rubini, attacco olfattivo di tabacco biondo, spezie dolci, molto gastronomico. 

Peccato dover rientrare a casa…

Ortona (CH): Convegno “Vino e Salute” a cura dell’Associazione Italiana Sommelier Abruzzo

di Luca Matarazzo

Esistono temi scottanti di grande attualità anche nel mondo del vino. Ad Ortona, il 19 marzo scorso, si è cercato di affrontare per gradi la materia dei recenti dibattiti in tema “Vino e Salute”.

Un convegno curato dall’Associazione Italiana Sommelier Abruzzo guidata dal Presidente Angela Di Lello nel territorio della Delegazione di Chieti – Delegato Adriana Terreri – ed alla presenza delle autorità associative regionali.

Ha collaborato alla riuscita dell’evento, con grande affluenza di pubblico, l’Enoteca Regionale d’Abruzzo, parte attiva dell’intero movimento enologico locale.

Gli interventi sono stati realizzati dal dottor Lorenzo Russo, da Angelo Radica Presidente Nazionale Città del Vino, oltreché dalla presidente Di Lello e da Manuela Cornelii referente A.I.S. per la didattica.

Ovviamente come 20Italie non vogliamo e non possiamo prendere posizioni da osservatori, seppur privilegiati, di ciò che accade ad un settore che macina fatturati in crescita.

E proprio dai numeri dobbiamo iniziare con un bilancio nazionale più che positivo dato dalle vendite di vino, raggiunta ormai la cifra record di quasi 15 miliardi di euro annui. Un italiano su due dichiara di consumare vino, con leggera prevalenza degli uomini rispetto alle donne, ma con una diminuzione complessiva del consumo abituale.

Il nodo della questione riguarda la recente richiesta (giugno 2022) in sede europea di apporre un’indicazione sulle etichette di pericolo per la salute dovuto ai consumi di alcool. Quanto conta la dose giornaliera ed esiste una quantità massima sotto la quale si possono evitare gravi complicazioni al proprio stato fisico?

Fonti dell’Istituto Nazionale Tumori rassicurano circa le dosi da rispettare per evitare di incorrere, ad esempio, in danni seri al fegato ed all’apparato gastroesofageo. Una o massimo due porzioni di vino al giorno (una singola porzione è pari a circa 125 ml per il vino – 330 ml per una birra – 40 ml per un distillato) sembrerebbero non aumentare il rischio di tumori a bocca, laringe, faringe ed esofago.

Un litro di vino invece, assunto con frequenze ripetute, esporrebbe il consumatore ad un rischio pari al 300% di danno tissutale al cavo orale e del 50% per il fegato.

Lievi benefici li si possono ottenere dall’interferenza positiva dell’acido folico presente nei legumi e nelle verdure a foglia larga. Inoltre il vino è da considerarsi comunque proporzionalmente meno dannoso di altri fattori come inquinamento, fumo di sigaretta ed uso di pesticidi.

Bisogna però porre la massima attenzione, ed è lo scopo principale delle Associazioni di categoria come la stessa Associazione Italiana Sommelier, sul fatto che l’alcool crea assuefazione e dipendenza. Non è importante il semplice concetto di “bere”, quanto piuttosto quello di “degustare” senza mai eccedere.

Un ruolo che necessita la divulgazione di un corretto stile di vita già nel percorso di apprendimento scolastico obbligatorio. I giovani d’oggi saranno i coscienti consumatori di domani; ognuno (stampa inclusa) deve fare la sua parte.

Ben vengano, dunque, iniziative di sensibilizzazione come questa: ricordiamoci che l’alcool non è un alimento e non dovrebbe essere assunto a stomaco digiuno.

Bollini no… ma tanta consapevolezza!

Abruzzo: Citra Vini – il volto umano della grande cooperazione

di Luca Matarazzo

Numeri, numeri, numeri! La Cooperativa Vitivinicola Citra si presenta, anzitutto, con le cifre della propria produzione in Abruzzo.

Circa 6000 gli ettari suddivisi in 3000 famiglie raggruppate tra 9 realtà cooperative, per un totale di 35 milioni di bottiglie prodotte ogni anno.

Importi ragguardevoli, da colosso enologico, che sembrerebbe – almeno all’apparenza – concentrarsi troppo su etichette e margini di bilancio e meno sulla qualità di vertice.

Non è il nostro ruolo quello di giudicare il lavoro svolto da centinaia di maestranze, indotto incluso. Ciò che possiamo fare, invece, è analizzare il livello di compiutezza del progetto, che ha visto nel 2018 l’ingresso dell’enologo Riccardo Cotarella in qualità di consulente esterno.

I cambiamenti rispetto al 1973, anno di nascita, sono evidenti, con la nuova cantina di vinificazione (a dir poco immensa per estensione complessiva) e la mappatura di 100 ettari particolarmente vocati, per creare delle selezioni di maggior appeal tra critica e pubblico.

L’enologo Davide Dias e Pina D’Eusanio

L’Abruzzo è sempre stato “affezionato” al concetto cooperativistico, in linea con gran parte delle realtà vitivinicole del centro e Sud Italia. Gli esempi positivi sono sotto gli occhi di tutti: si può lavorare uniti e fare comunque attenzione a non perdere di vista il sentiero giusto, quello del fare bene.

Seguendo la normale presa di coscienza nel visitare aziende delle dimensioni di Citra, resto piacevolmente colpito dall’organizzazione molto familiare dei vari procedimenti. Mi accompagnano, nella visita, Davide Dias, uno degli enologi interni, e Pina D’Eusanio attuale creative designer del brand.

I proprietari terrieri operano lungo l’intera provincia di Chieti, per valorizzare al meglio le espressioni delle varietà autoctone Trebbiano Abruzzese, Pecorino, Passerina e Montepulciano. Sbalorditivi i fusti di acciaio inox termocontrollati fino a 5000 hl di volume.

Un pensiero alla bottaia, fatta da contenitori di varie dimensioni e passaggi essenziale per i vini rossi; alle 4 linee di imbottigliamento con impianto di microfiltrazione ed agli studi recenti compiuti sulla spumantistica, con la riscoperta dei “vitigni minori” Montonico e Cococciola.

Particolare motivo di orgoglio riveste la “Barilaia”, ovvero una barricaia suddivisa in due aree, con più di 600 barrique poste a temperatura ed umidità costanti per la fermentazione e l’affinamento dei vini bianchi.

I principi fondanti di Citra implicano il concetto di auto responsabilità, eguaglianza ed equità, per far sì che si cresca in armonia e con vantaggi economici per l’intera comunità.

La degustazione

Molti ricordano l’etichetta Caroso – Montepulciano d’Abruzzo – prima espressione ufficiale in bottiglia di Citra. Oggi parleremo, oltre a questa, anche di 2 campioni Metodo Classico, un Pecorino ed un’altra versione di Montepulciano d’Abruzzo dalla concezione modernista.

Fenaroli Brut Metodo Classico – da uve Pecorino in purezza, con 12 mesi di sosta sui lieviti. Una porta di ingresso, immaginiamo, per trovare la giusta quadra tra piacevolezza e controllo delle acidità vibranti del varietale. La bollicina tende alla grassezza, ma la parte sapida gioca in equilibrio con le note di erbe officinali e frutta secca. Lo rivedremo nel prossimo futuro.

Fenaroli Brut Metodo Classico Rosè – Montepulciano 100% più gustoso e salino del precedente. In una sola parola è un vino già “definito” che può coinvolgere la scelta a tavola in abbinamenti versatili tra pasta, carni bianche e pesce. Finale di sottobosco molto identitario.

Tegèo 2020 – CodiceVino – un Pecorino accomondante, dall’ampio corredo floreale (glicine e gelsomino) con coda fermentativa in fusti di rovere di vario passaggio. Sorso ampio e speziato, su finale avvolgente con piccolo calo nella sua fase di scorrevolezza.

Tegèo 2019 – CodiceVino – veste in tela di jeans anziché in seta come il precedente, ma è pieno di carattere e vitalità. Salmastro, balsamico, dalle nuance tropicali ed una mordenza marina di forte impatto.

Caroso – Montepulciano d’Abruzzo 2018 – grande agilità e belle fragranze di liquirizia e fragoline selvatiche. Di concezione meno estrattiva e dalla giusta maturazione polifenolica. Resta il ricordo anche dopo qualche minuto dall’assaggio.

Caroso – Montepulciano d’Abruzzo 2015 – note di surmaturazione che faticano a smaltire la potenza nel bevante. La trama tannica è pregnante, richiedendo al degustatore l’attesa paziente per domarsi. Nel complesso un fulgido esempio di quanto stia cambiando la filosofia produttiva anche in Abruzzo.

Torrepasso 2018 – CodiceVino – identica estrazione del Caroso 2018 eppure sembra più concentrato. Necessita di ulteriore tempo in bottiglia, un vino muscolare e declinato interamente su sfumature di pepe nero ed amarene sotto spirito. Due volti della stessa medaglia.