Don Alfonso Iaccarino: “La Dieta Mediterranea è il nostro petrolio”
Da Pollica a Paestum sotto l’ala della Commissione europea, positivo il bilancio del Salone
Il Dmed – Salone della Dieta Mediterranea, svoltosi nella splendida cornice dell’ex
Tabacchificio di Capaccio Paestum, prezioso lascito di archeologia industriale agricola, si
chiude con un forte impegno per il futuro: diventare un punto di riferimento nel settore
fieristico italiano, facendo incontrare cultura “d’elite” e cultura pop in un unico contenitore.
Eccellenza, innovazione e sostenibilità le parole chiave che il Dmed lascia come bussola per
i piccoli e i grandi produttori, uniti nel nome della Dieta mediterranea. Fondamentale il
supporto dell’amministrazione comunale di Capaccio-Paestum guidata dal sindaco Franco
Alfieri e dell’amministrazione regionale, come l’assessore alle Politiche Agricole della
Regione Campania Nicola Caputo e tantissimi amministratori locali.
Proprio Franco Alfieri ha giudicato “ottima la prima edizione. Tante le persone che nei giorni
scorsi hanno raggiunto Capaccio Paestum e l’ex Tabacchificio di Cafasso. Tra seminari,
show cooking, esposizioni, libri e musica, il Salone ha rilanciato lo straordinario patrimonio
che è la dieta tipica del nostro Cilento.”
Si dice felice ed emozionato anche Stefano Pisani Sindaco di Pollica, comunità
emblematica, insieme col Cilento, per l’Italia nel riconoscimento Unesco: “Dopo anni di
lavoro questo evento segna l’inizio di un percorso importante: siamo riusciti finalmente a
connettere tutti i driver della Dieta Mediterranea. Il DMed sarà un luogo fisico e virtuale in cui
continueremo a valorizzare e trasferire nella modernità lo stile di vita mediterraneo. Il Salone
si chiude per lasciare il passo al Festival della Dieta Mediterranea di Pioppi che si terrà da
fine luglio a fine agosto. In autunno poi Pollica vivrà un momento importante in occasione
delle celebrazioni per il compleanno della Dieta Mediterranea, il 16 novembre che è anche la
data dell’anniversario del riconoscimento Unesco. Una ricorrenza che vedrà la presenza di
tutte le comunità emblematiche per proseguire il percorso cominciato”.
L’evento realizzato in collaborazione con la EU Agrifood Week promossa dalla
Rappresentanza della Commissione Europea in Italia, ha avuto un sorprendente successo
anche da parte della critica nazionale e forte di adesioni illustri, continuerà a produrre
conoscenza tutto l’anno fino alla prossima edizione. Un format che si nutre di una capillare
rete scientifica ma che ha avuto la capacità di accogliere al suo interno momenti di
sperimentazione grazie alla partecipazione del Rural Hack, funzionare come un marketplace
grazie alle adesioni delle migliori realtà produttive del territorio, integrare le nuove
generazioni con l’Hackathon organizzato dal Future Food Institute con gli studenti di Istituti
alberghieri, turistici, sportivi e agrari con la presenza dell’Ambasciatore Antonio Parenti. Un
insieme di elementi che fanno del Dmed un formidabile attrattore per buyers e creatori di
start up destinato a crescere esponenzialmente.
Un successo registrato anche dai numeri del Salone, con oltre 50 talk e convegni scientifici
curati dal CNR e diverse università e centri di ricerca, oltre 30 showcooking e poi
masterclass, presentazioni di libri e guide del mondo dell’enogastronomia e migliaia di
visitatori nella 4 giorni.
Tutti i commenti sul Salone della Dieta Mediterranea
“Il Museo Vivente della Dieta Mediterranea ha sempre avuto un compito difficile: doveva
rendere vivo qualcosa di “immateriale” con la responsabilità di contribuire al risveglio delle
coscienze. Nel tempo abbiamo prodotto un programma di attività in grado di superare i
confini della comunità locale far viaggiare lontano i valori della Mediterraneità – ha
commentato Valerio Calabrese Direttore del Museo Vivente della Dieta Mediterranea di
Pioppi – Con il Dmed sentiamo di aver mosso un passo importante, condiviso con produttori,
chef e istituzioni culturali, verso l’affermazione di questo stile di vita quale modello di
sviluppo capace di affrontare le sfide del presente e del futuro, nel solco del sentiero
tracciato da Ancel Keys e Angelo Vassallo.”
La Commissione Europea: abbiamo connesso tutto partendo dalla Campania e da
Pollica.
“La Eu AgriFood Week è stata un grande successo sia di presenze ma soprattutto per la
qualità dei contributi emersi – dichiara Sara Roversi, presidente del Future Food Institute e
organizzatrice della “EU AgriFood Week” in collaborazione con la Rappresentanza della
Commissione europea – In questi giorni abbiamo ospitato grandi esponenti del mondo del
food un po’ da tutta Europa. Con loro abbiamo parlato di innovazione, di misure strategiche
dell’agricoltura e del ruolo dell’Europa, e soprattutto abbiamo dato voce ai giovani, alle start
up, alle scuole che formano le professionalità dell’agrifood, gli istituti agrari, alberghieri, i
professionisti del turismo e coloro che si occupano di sport. Abbiamo connesso tutto questo
partendo dalla Campania e da Pollica, puntando anche sulla valorizzazione della Dieta
Mediterranea che rappresenta un modello culturale e di sviluppo sostenibile oggi più attuale
che mai, in linea con gli obiettivi dettati dal green deal e verso una vera “one health”. Grazie
all’Ambasciatore Antonio Parenti e alla Commissione europea per aver creduto in questa
sfida”.
La Dieta Mediterranea contro il gender gap: garantire l’accesso delle donne al mondo
della ristorazione.
Il Salone della Dieta Mediterranea non è solo show business: obiettivo della fiera nel tempo
sarà anche quello di lanciare la sfida di portare sotto i riflettori non solo le eccellenze ma
anche le criticità del settore enogastronomico, primo fra tutti le disparità che inquinano il
mondo del lavoro e, nello specifico, sensibilizzare al tema della parità di genere. Simbolo
della leadership femminile sono due volti noti della ristorazione: Giovanna Voria, la Chef
contadina nominata Ambasciatrice della Dieta Mediterranea dal Museo Vivente della Dieta
Mediterranea di Pioppi nel 2017 e la Chef stellata Cristina Bowerman che da tempo porta
avanti una crociata pubblica per chiedere “più spazio alle donne nell’alta cucina”. Dati alla
mani nei ristoranti stellati la presenza femminile come capo brigata è ancora scarso e questo
non per mancanza di creatività, resistenza alla fatica o mancanza di abilità ma per una
ottusa disparità da parte di un contesto spesso a totale conduzione maschile che non
riconosce né meriti né salari adeguati alle donne. Tuttavia, l’Italia ha il felice primato della
percentuale maggiore di donne stellate del mondo (ben 38 sulle 191 internazionali sono nel
nostro Paese).
Il futuro della dieta Mediterranea è nella sostenibilità: tra formazione, Agritech e
valorizzazione della biodiversità e del territorio.
Un’esperienza di territorio e realtà virtuale con Alex Giordano docente dell’Università
Federico II di Napoli e Direttore scientifico di Rural Hack, task-force del programma
Societing 4.0 che rappresenta il nodo centrale di un network di ricercatori, attivisti, contadini,
hacker, manager, artisti. “La Dieta Mediterranea non è food porn – esordisce Alex Giordano –
Ci si ferma spesso alla parte visibile del cibo e non alle sue storie d’amore che andrebbero
invece raccontate e decantate di più. La tecnologia non deve corrompere lo stile di vita
mediterraneo ma sostenerlo con l’intelligenza artificiale, ad esempio per risparmiare il
consumo di acqua o gestire le risorse per evitare l’utilizzo della chimica in agricoltura e
dunque risolvere quel corto circuito produttivo che determinato dall’impatto del cibo sulla
salute del Pianeta”. La formazione è la chiave del futuro, verso i giovani e gli operatori che si
occupano ogni giorno di questo tema: per questo il salone ha ospitato oltre 500 tra studenti e
docenti impegnati in tre giorni di lavoro formativo, sotto l’egida della Commissione europea e
di enti culturali come il Centro studi e il Museo Vivente della Dieta mediterranea con sede a
Pollica.
La Dieta Mediterranea è il nostro petrolio
Don Alfonso Iaccarino, Best Chef Legend ai Best Chef Awards 2021 e capostipite dell’alta
cucina nel sud Italia secondo la Guida Michelin, un‘icona della cucina mediterranea: “Ho
dedicato 50 anni della mia vita alla Dieta Mediterranea e al territorio. Oggi è fondamentale
trovare un modo efficace di far comprendere il valore del luogo in cui viviamo: un paradiso
se consideriamo la straordinarietà degli ecosistemi naturali e dei prodotti della natura, un
luogo felice da preservare. La Dieta Mediterranea è il nostro petrolio – ha commentato Don
Alfonso”. Il destino fin da subito ha fatto in modo che il suo percorso si unisse a quello di
Ancel Keys, lo scienziato di Minneapolis scomparso nel 2004 che fu biologo, nutrizionista e
fisiologo, da tutti ricordato per essere il padre della Dieta Mediterranea. “E’ stato un
momento magico della mia vita. Avevo grande passione per il cibo ma con i suoi input ho
cominciato a capire la differenza tra i prodotti di agricoltura naturale e quelli dell’industria
alimentare. Ad Ancel Keys spiegavo i miei piatti, lui mi chiamava, alle volte mi invitava a
casa sua. Ricordi che mi hanno aiutato a costruire il museo della mia mente. Da allora ho
cominciato ad andare alla ricerca del pomodoro, vero, del grano e dei legumi. E più mi
addentravo in questa ricerca, più tornavo in contatto con la storia della mia famiglia. Ho
cominciato a ricordare quello che mangiava mio nonno, a cosa preparavano i contadini che
passavano le giornate nei campi: piattoni immensi di patate, cipolle, fave, pomodori. A volte
c’erano anche il tonno e le alici. Ancel Keys mi faceva tornare nell’estremo mondo della
dieta mediterranea che è stata fino ad oggi la mia maestra di vita”.
Le aziende che hanno accettato la sfida della Dieta Mediterranea
Il Salone della Dieta Mediterranea non sarà solo marketing e storytelling per le aziende. A
guidare il Green Deal dell’agroalimentare campano con l’affermazione di una nuova visione
alimentare, un ampio gruppo di aziende e consorzi che hanno deciso di accettare la sfida
della sostenibilità: tra queste spiccano le Op Terra Orti e AOA, Italianfruit e molte altre, ma
anche la catena della gdo Sole365, i vari consorzi di tutela delle produzioni tipiche locali,
aziende della green economy e centri di formazione, tutti d’accordo sulla necessità di
rilanciare un nuovo modello di agroalimentare al fine di far convergere le esigenze della
produttività con quelle fondamentali per una sana nutrizione, come indicato dal pattern
alimentare scoperto da Ancel Keys e oggi patrimonio Unesco. La sfida è creare una filiera
virtuosa in cui domina la logica del Km zero e delle certificazioni sostenibili, senza
dimenticare quanto conti in questo cambiamento il ruolo del packaging e della logistica che
pure impattano sull’ambiente. Eccellenza, innovazione e sostenibilità sono i punti fermi per
lo sviluppo del settore.
“L’Italia meridionale stava aspettando un evento in grado di valorizzare il grande patrimonio
culturale, scientifico, produttivo e sociale della Dieta Mediterranea. Ci abbiamo creduto, lo
abbiamo sostenuto e lo abbiamo realizzato”. Così Emilio Ferrara, Presidente del Consorzio
Edamus che ha proseguito: “Abbiamo voluto portare l’esperienza maturata con il nostro
format di internazionalizzazione l’Italian Fruit Village a servizio di un’iniziativa che è di
supporto alla crescita del territorio e del suo sistema agroalimentare. Per questo motivo
voglio ringraziare le imprese che hanno deciso di scommettere con noi su questa prima
edizione. Non era affatto scontato”.
DMed – Salone della Dieta Mediterranea è stato promosso da una rete di enti pubblici e
privati, di cui fanno parte il Cnr – Consiglio Nazionale delle Ricerche, il Museo Vivente della
Dieta Mediterranea; il Centro Studi Dieta Mediterranea Angelo Vassallo, Legambiente,
Future Food Institute; Rural Hack, EDamus; Realizzazioni La Bottega e con il Comune di
Capaccio – Paestum e il Comune di Pollica (comunità emblematica con l’intero Cilento nel
riconoscimento Unesco).
La manifestazione ha ricevuto il patrocinio di Mipaaf – Ministero per le Politiche Agricole,
Alimentari e Forestali, Regione Campania, Ordine dei Tecnologi Alimentari di Campania e
Lazio. Prestigiosa la componente di partner scientifici e tecnici, tra i quali si segnalano:
l’Università Federico II – Dipartimento di Agraria, il Parco Archeologico di Paestum e Velia, il
parco Nazionale del Cilento, Alburni e Vallo di Diano, il Parco Nazionale del Vesuvio, Centro
Universitario Europeo per i Beni Culturali (CUEBC) di Ravello, Slow Food, Fondazione
Ebris, Cibus-Fiere di Parma, e le aziende Sole 365, Convergenze, In Cibum, Terra Cilenti.
Impegnati nell’evento anche il Consorzio Mozzarella DOP Campania, il Consorzio della
Pasta di Gragnano, il Consorzio del Pomodorino del Piennolo e quello dei vini del Vesuvio e
il Consorzio Vita Salernum Vites, infine il Consorzio della Rucola IGP Piana del Sele e il
Consorzio del Carciofo di Paestum
Redazione
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