“In Diretta dal Territorio”. Tenuta Cavalier Pepe

Alla Tenuta Cavalier Pepe sono molto affezionato per motivazioni differenti. La prima è che, senza dubbio, riesce a valorizzare il territorio irpino, con il suo panorama ampelografico-enologico ricco di varietà e stili differenti. La seconda, parimenti alla precedente, è l’entusiasmo che trasmette Milena Pepe, che cura in ogni dettaglio l’azienda di famiglia, seguendo i saggi consigli del padre il Cavaliere della Repubblica Angelo Pepe. Un’altra ragione degna di nota è la ricerca dell’eleganza, passo dopo passo, annata dopo annata: i loro vini sono puliti, senza sbavature di sorta o compromissioni nelle espressioni aromatiche. Ma non basta, serve quel quid in più da rincorrere per raggiungere le vette dell’eccellenza e soddisfare il palato esigente di mercati profondamente diversi. 

All’inizio, con l’arrivo di Milena a metà anni 2000, c’era molto da lavorare; l’esperienza conseguita in Francia ha avuto un impatto fondamentale in lei, per creare una identità precisa che cresce di un gradino ogni anno nella scala della qualità. Ormai mancano davvero solo i dettagli per la perfezione. Cinque appezzamenti distribuiti tra le migliori zone irpine, denominati Carazita, Piergolo, Brussineta, Santa Vara e Pesano. In ognuno di essi si è individuata la miglior espressione e vocazione tra i bianchi Fiano, Greco, Falanghina, Coda di Volpe ed il rosso Aglianico, dal cui clone scaturisce il celebre Taurasi. Per i bianchi ed il rosso Campi Taurasini si preferiscono altitudini inferiori, con declivi morbidi ed esposizioni fresche. Alle Riserve di Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Taurasi invece le maggiori pendenze, per trovare la perfetta maturazione degli acini. La composizione del suolo varia da materiale argilloso a ricordi piroclastici delle eruzioni del Vesuvio, per passare a zone limose e calcaree molto eterogenee. A Milena Pepe le parole giuste per identificare la storia dei luoghi e dell’azienda nella video intervista rilasciata per 20Italie. Torneremo, come di consueto, per gli assaggi di rito a chiusura articolo.

Eccoci alle nostre valutazioni nel merito dei campioni proposti. Una qualità media complessiva molto convincente, anche nelle tipologie considerate, con un termine del settore alquanto discutibile, “di ingresso”. Vediamole insieme:

Oro Classico Pas Dosé – la novità di Tenuta Cavalier Pepe, che già produce da tempo in altre due versioni spumantizzate. Uve bianche scelte tra le varietà autoctone locali, tra Luogosano e Sant’Angelo all’Esca. Trentasei mesi di sosta sui lieviti, fanno della piacevolezza il biglietto da visita. Fiori gialli e frutta matura a polpa bianca, con nuance finali di erbe aromatiche. Buona la cremosità e la persistenza al sorso, ideale per molti usi negli abbinamenti gastronomici. Eclettico.

Irpinia Rosato Doc 2021 Vela Vento Vulcano – Milena crede fortemente in questo prodotto. Sono anni che lo produce, utilizzando Aglianico in purezza, ma non aveva mai raggiunto l’equilibrio come adesso. Elegante, gradevole e di carattere. Sia il corredo “petaloso” che quello fruttato sono rispettati nella totalità, rendendo il vino un’operazione logica e non un semplice esercizio stilistico. Speriamo mantenga la linea raggiunta in questa edizione. Concreto.

Fiano di Avellino DOCG Riserva 2019 Brancato – livelli altissimi, ben oltre i 90 centesimi, grazie ad una verve agrumata molto aderente al varietale, con corredo di spezie dolci e pepe bianco in chiusura. Al sorso spicca una sensazione quasi piccante di zenzero, con un lontano richiamo alla tostatura identificativa del Fiano. Per fortuna c’è tanto altro prima di arrivare a questo descrittore oramai fin troppo abusato. Maestoso.

Greco di Tufo DOCG Riserva 2018 Grancare – sottotono rispetto alla norma. Nel complesso esprime evoluzione, con minor presenza di acidità. Il Greco di Tufo è, forse, quello che sta soffrendo di più per via dei cambiamenti climatici. Non sopporta sbalzi termici, né annate eccessivamente calde od eccessivamente fredde, essendo un’uva dalla buccia spessa con numerose sostanze polifenoliche al suo interno. Confidiamo nell’adeguamento delle tecniche agronomiche per recuperare le difficoltà sofferte dal comparto negli ultimi tempi. Indifeso.

Irpinia Doc Falanghina 2019 Santa Vara – chi non soffre il caldo da queste parti è la Falanghina, che anzi beneficia di qualche grado ulteriore e di giornate soleggiate. Il risultato è sorprendente, ben lontano dagli effluvi di banana e frutta tropicale che si trovano in giro sul mercato. Qui siamo su cedro, salvia e melone cantalupo, dal finale di pepe bianco. Intrigante.

Irpinia Campi Taurasini Doc 2016 Santo Stefano – per chi avesse smarrito la bussola considerandolo un prodotto di seconda scelta rispetto al fratello maggiore Taurasi, conviene ricredersi in fretta. Dopo 6 anni (questa è l’annata in commercio) mantiene una freschezza vivida, con la corretta componente terziaria per nulla stanca. Mirtilli di bosco, liquirizia e cacao in polvere con levità balsamiche. Succoso.

Taurasi DOCG 2015 Opera Mia – non finiscono mai le parole per descrivere il vino al quale Milena è particolarmente affezionata. Dal 2008 incluso non ho mancato neppure una annata: sempre differente, sempre originale, sempre tipico ed espressivo. L’Aglianico non lo puoi domare con semplicità, ogni volta è una nuova sfida. Se nella 2014 l’eleganza e la delicatezza la facevano da padrona, con note suadenti di rosa rossa e chiodi di garofano, la 2015 si riappropria del nerbo e della forza del vitigno. Non è un Barolo del Sud come dicono alcuni; è irripetibile ed inimitabile tra succo di amarene e tannini cesellati come la lavagnetta di uno scriba. Ha lustri davanti a sé, non può far altro che migliorare. Progressivo

Luca Matarazzo

Luca Matarazzo

Giornalista, appassionato di cibo e vino fin dalla culla. Una carriera da degustatore e relatore A.I.S. che ha inizio nel lontano 2012 e prosegue oggi dall’altra parte della barricata, sui banchi di assaggio, in qualità di esperto del settore. Giudice in numerosi concorsi enologici italiani ed esteri, provo amore puro verso le produzioni di nicchia e lo stile italiano imitato in tutto il mondo. Ambasciatore del Sagrantino di Montefalco per il 2021 e dell’Albana di Romagna per il 2022, nonché secondo al Master sul Vermentino, inseguo da sempre l’idea vincente di chi sa osare con un prodotto inatteso che spiazzi il palato.

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