Champagne Bollinger: in principio era il legno

È un ventoso pomeriggio di settembre quando varchiamo il cancello di uno dei templi del Pinot Noir, la maison Bollinger. Siamo nel villaggio di Aÿ, uno dei diciassette grand cru di Champagne, vocato proprio al pinot noir, dove Bollinger produce bollicine dal 1829.

È tuttavia riduttivo circoscrivere la caratteristica produttiva  di Bollinger con l’utilizzo di non meno del 60% di pinot noir in tutte le cuvée. Lo stile della maison è più complesso: riusciamo a intuirne le sfaccettature durante la visita alla cantina storica e a catturarne l’essenza nella degustazione finale.

Iniziamo la nostra passeggiata all’aperto tra i filari del Clos Chaudes Terres, che insieme al Clos St. Jacques, per un totale di solo mezzo ettaro in Aÿ contro 179 di proprietà della Maison, è una parcella miracolosamente sopravvissuta alla fillossera e dunque ancora a piede franco. Da questo momento in poi ci prende metaforicamente per mano Tante Lily, al secolo Elisabeth Law de Lauriston-Boubers, che, vedova a soli 42 anni di Jacques Bollinger, dal 1941 tenne salde le redine aziendali fino al 1971, traghettando di fatto la maison nell’era moderna. A lei spetta l’intuizione del grande valore delle due piccole parcelle ancora a piede franco e la creazione nel 1969 del Blanc de Noirs Vieilles Vignes Françaises, che, nell’intenzione di Madame Bollinger, doveva rappresentare lo stile antico dello champagne. Le due parcelle vengono lavorate a mano con il solo ausilio di cavalli da traino e potate secondo l’antica tecnica della propaggine perpetuata. L’ultima annata commercializzata di Vieilles Vignes Françaises è la 2013, per un totale di 2477 bottiglie.

Attraversiamo la soglia della cantina storica e incontriamo immediatamente la barrique, vero fil rouge dello stile Bollinger. La prima fermentazione di tutte le uve viene effettuata in varia misura in acciaio e barrique. Solo il legno piccolo, però, è in grado di creare maggiore resistenza alla micro ossigenazione e un miglior potenziale di affinamento, tanto che le etichette millesimate della Maison provengono esclusivamente da fermentazione in legno. Le barrique, di terzo/quarto passaggio, provengono tutte dal Domaine Chanson, in Borgogna, proprietà acquisita nel 1999 da Bollinger. Ma per comprendere l’importanza che la barrique rappresenta nello stile produttivo della Maison, ci basti pensare che il legno per riparare le doghe proviene dalla foresta di Cuis, di proprietà della famiglia Bollinger dal 1829 e che tra le maestranze della casa, ci sono quelle dedicate esclusivamente alla manutenzione delle botti. Manutenzione che inizia circa tre mesi prima della vendemmia, quando vengono riempite d’acqua, per garantirne l’impermeabilizzazione, successivamente asciugate e infine sterilizzate, pronte ad accogliere esclusivamente la prima pressatura delle uve, la cuvée.

In seguito alla fermentazione alcolica, tutti i vini sono sottoposti a fermentazione malolattica e al termine del processo di vinificazione, dopo circa 6-8 mesi, avviene l’imbottigliamento. Notevole il fatto che anche i vins de reserve vengono imbottigliati in magnum e tappati con sugheri in attesa dell’utilizzo: si tratta di  circa 800.000 bottiglie conservate nei sotterranei della cantina, dove affinano tra i cinque e i quindici anni, con una piccola aggiunta di zucchero e lievito, che di fatto li rende delle vere e proprie bombe aromatiche. Il legno dunque è la firma Bollinger, utilizzato in  varie fasi e misure: parzialmente per vinificare gli champagne sans année, esclusivamente non solo per i millesimati ma anche per i vins de reserve, che andranno ad arricchire in percentuali differenti tutte le etichette della Maison.

Anche il tempo di affinamento in bottiglia è uno dei caratteri rappresentativi di Bollinger: la Special Cuvée affina per 36 mesi; la Grande Année, riposa per non meno di sette anni (l’ultimo millesimo imbottigliato è stato il 2014 e probabilmente il prossimo sarà il 2022); solo le migliori espressioni della già selezionata Grande Année superano i dieci anni di affinamento e vestono l’etichetta Bollinger R.D., dove le iniziali R.D. stanno per Récemment Degorgée, a sottolineare la caratteristica del prodotto che viene commercializzato poco dopo la sboccatura.  Anche quest’ultima etichetta geniale intuizione di Tante Lily, che lanciò nel 1967 il millesimo 1952 con l’intenzione di esaltare sia l’immediata freschezza della recente sboccatura sia il palato sontuoso, risultato del lunghissimo affinamento. 

SPECIAL CUVÉE

60% Pinot Noir, 25% Chardonnay; 15% Meunier

10% della massa vinificato in barrique

6/7% di vins de réserve affinate in magnum

36 mesi di affinamento

Dosaggio: 8 g/l

Remuage meccanico

Signature label della Maison, ne racchiude tutte le caratteristiche sopra descritte. La scelta del nome anglofono strizza l’occhio a uno dei mercati più importanti per Bollinger, il Regno Unito, dove la Maison è presente sin dal 1834. Legame rafforzato anche dal fatto che Bollinger è l’unico champagne bevuto da James Bond sin dal 1978.

Oro brillante alla vista, si caratterizza sin da subito per il carattere speziato, che si alterna ai sentori di finocchietto,  zucchero a velo, buccia d’arancia, e frutta secca tostata. Entra morbido in bocca, con effervescenza delicata e ricorda il pain d’epices di Natale. Al coup de nez è capace di rivelare anche un delicato carattere floreale.

GRANDE ANNÉE ROSÉ 2014

67% Pinot Noir, 33% Chardonnay

100% della massa vinificata in barrique

5% di vino Côte aux Enfants

7 anni di affinamento

5% di vino Côte aux Enfants

Sboccatura: Marzo 2022

Dosaggio 8 g/l

Remuage manuale

Rosato ottenuto da blend di vino bianco e rosso, come previsto da disciplinare in Champagne. Il vino rosso è il coteaux-champenois Côte aux Enfants, pinot noir di singolo appezzamento non vinificato in tutte le annate.

Brillante nel color rame, cattura immediatamente il naso per i sentori di petali di rose rosa e gelsomino africano che fanno da trama al caramello salato e al croccante di mandorle tostate. Il palato sensuale e avvolgente richiama continuamente al sorso e ammalia nel rimando alle spezie orientali e all’incenso. Per meditare se proprio da soli, ma meglio da godere in piacevole compagnia.

Ombretta Ferretto

Ombretta Ferretto

Degustatore AIS, ha lavorato 14 anni nella logistica internazionale del vino. Attualmente si occupa di ospitalità e di produzione miele e olio EVO, oltre ad essere portavoce Slowfood dei produttori Noce della Penisola Sorrentina

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