The Black Monday

Pillola azzurra o pillola rossa?

(Estratto dal loro company profile)

“Il Bistrot di The Black Monday è figlio di una pandemia che ci ha lasciati fermi a casa, per più del tempo che potessimo sopportare.
Non poter viaggiare come eravamo abituati a fare sin da giovanissimi unito alla voglia di creare un posto che affondasse le proprie radici ovunque tranne che nella tradizione, ha dato vita a questo nuovo progetto.È chiara l’intenzione di volere ricreare una simbiosi tra un bistrot francese e un tapa bar iberico, basato sulla ricerca minuziosa della materia prima, su di un servizio agile e giovane, divertente che mira a tenere l’ospite al centro dell’attenzione, senza noiosi esercizi di stile. 
Il menù è internazionale, pensato ma non stucchevole. L’idea superabile di antipasto, primo e secondo è stata scalzata in favore di una divisione in cinque atti, come se fossimo ad uno spettacolo di teatro dove il pubblico, eterogeneo ma attento all’esperienza che sta per vivere, può decidere che genere di connotazione dare alla propria cena.I piatti ricalcano le orme delle principali cucine tradizionali del mondo, con una interpretazione personale di gusto e di intenzione, volta ad emulare le culture lontane e ad ispirare l’ospite con profumi ed ingredienti spesso poco conosciuti.La cantina, sebbene non estremamente profonda, strizza l’occhio ai trend del momento, ricercando con minuziosità piccoli produttori di Champagne, realtà nascenti di Paesi poco blasonati e, per garantire massimo confort, ai grandi vini di Francia.Per completare la proposta ad un pubblico che risulta essere esigente in termini di innovazione e novità, a breve, n carta si potranno trovare dei drink pensati realizzati in collaborazione con lo Speakeasy dello stesso gruppo.”
Così, si presentano! 


Ho voluto anteporre il copy del loro company profile, al mio pensiero, perché creare aspettative è un azzardo che non tutti si possono permettere ed è estremamente stimolante confrontarsi con giovani cosi determinati. Schiettezza e rispetto, senza piedistalli dettati dall’età o dall’esperienza. 
BM è in un vicolo del centro storico di Salerno, ma potrebbe essere in qualsiasi parte del mondo. 
A destra e sinistra della strada, due porte: una discreta, blindata che sembra nascondere qualche segreto; l’altra, di vetro, dove si percepisce il gusto, l’eleganza, atmosfera soft e luci soffuse. Passato e futuro. Pillola rossa o pillola azzurra? Non c’è Morpheus che ci chiede di scegliere, la storia non finisce in nessuno dei casi e non ti troverai neanche nella tana del bianconiglio (se non supererai di gran lunga il limite), sono due luoghi  complementari, prima uno e poi l’altro o uno o l’altro, in base al desiderio personale.
Pillola rossa: entri nel mondo dello speakeasy, un sogno fatto di moderno proibizionismo, fumo lento, gioco d’azzardo, “veleno” somministrato con grande sagacia e competenza; l’idea è chiara, rodata, definita. Daniele e il suo staff sono pressoché perfetti. Mi hanno fatto rimpiangere che nessuno abbia creato qualcosa del genere quando avevo forza e fisico, perché ci avrei trasferito la residenza.

Pillola azzurra “sei” in un presente parallelo, dove le consuete abitudini sono stereotipi stantii. Concept 6.0: contemporaneo, smart, veloce, funzionale, pratico.  Una cucina dinamica, che spinge in alto; giochi di equilibrio che qualche volta tendono più a stupire per colpire che il contrario.   Tecnica ed ”esperienze”, un viaggio intercontinentale dove la vecchia mappa del mondo piatto, diventa la base del piatto sul quale mettere le bandierine, magari per ricordare l’emozione vissuta in un luogo e il desiderio di riuscire a trasemtterla, o semplicemente perché quella è l’ispirazione.

La creatività non ha un percorso razionale, logico, anzi nel momento stesso in cui si prova a spiegarla, si corre il rischio di renderla evanescente.

Acidità e dolcezze, estreme sapidità, acidificazioni, fermentazioni, possono trasformare “una finanziera” in un boccone epico, straordinario o in qualcosa di estremamente banale.

Bravissimo lo chef Michele Giammarino, ma ho bisogno di qualche incontro ancora per capire: le prime due volte mi sono fatto un’idea, certamente buona, ma vorrei conoscerlo meglio.

Non ho bisogno invece di altro tempo per capire quanta passione ci sia in un ragazzo di 26 anni, con una carriera di ingegnere meccanico già pronta, che invece decide di fare altro.

Ascoltarlo presentare un piatto o raccontare un vino è un’esperienza emozionante. E’ capace di portarti nei luoghi, di farti percepire suoni e profumi, come un libro ben scritto, che con trama forbita seppur leggera,  ti fa viaggiare con la fantasia.

GianMarco è, senza paura di essere smentito, il talento “più puro” che abbia incontrato negli ultimi anni. La sala funziona alla grande; ho qualche perplessità sulla cantina, escludere l’Italia, qualunque sia il motivo, non lo trovo funzionale, ma ho superato da un po i 50 e non mi lascio condizionare dai trend, forse sarà quello. 

I pionieri sono consapevoli che quando tracciano una nuova rotta, potrebbero trovare ostacoli in situazioni non previste, sarà la loro capacita di adattamento a trasformarli in opportunità o segni distintivi della propria offerta a determinare il destino di questo luogo, che per adesso raccoglie consensi favorevoli in maniera trasversale.

Cena del 10 marzo, degustazione guidata dalla chef

1. Spugna pomodoro e crema di peperone bbq; palamita marinata, rafano e bottarga di cefalo; pasta all’olio fritta ed erborinato di mucca
Tre amouse bouche, uno spoiler della cena: ottima partenza

2. Lingua di vitello, ostrica in crema e alla brace, chimichurri e fondo bruno
Piatto di spessore, coraggioso, ma decisamente ben riuscito

3. Gambero rosso, animella di agnello, puntarelle, maionese nocciole fermentate e chips di cacao
Interessante l’idea, esercizio di ossidoriduzioni ben riuscito, ma non lascia nessun ricordo particolare

4. Risone di pasta, latte di cocco, miso, polline e zuppa di cozze 
in questa versione, nonostante la perfetta esecuzione, mi è risultato piatto.
Se fosse stato inserito nelle alternanze, come si fa nella musica con le pause, avrebbe un senso compiuto

5. Anatra in 2 serve: coscia ripiena di loto fermentato, crema di castagne, cavolo nero scottato e gravy sauce; petto affumicato al cedro su cristallo di cavolo nero.
eccolo! questo è quello che intendo, quando penso a qualcosa che lasci un ricordo duraturo.
Il solo pensiero ha fatto ripartire la salivazione.

6. Carpaccio di Presa di patanegra, erbe aromatiche bruciate ed in polvere di olio, millefoglie di patate, bbq al whisky 
Maiale crudo: devi avere coraggio a servirlo e coraggio a mangiarlo. Averlo richiesto per la seconda cena (anche si in versione diversa) la dice lunga sulla qualità
7. Americano al cucchiaio
Ottima preparazione al dessert

8. Tarte au citron 
Ben riuscita
9. Hidden passion
Se il dolce deve lasciare un ricordo piacevole e chiudere la cena, assolve il compito.

Rapporto cena-prezzo: congruo

Cena 21 marzo

Ostrica alla brace 
Bella esecuzione, bella l’idea; decisa la percezione dell’affumicatura; peccato che la salinità e la sensazione di mare che l’ostrica dona, non fosse presente (credo per volontà).

Ceviche  
Bello e buono!

Mac & cheese 
A differenza del risone della prima sera, qui si centra l’obiettivo: bravissimo!

Salmone, caviale e mela verde 
Esercizio di stile ben eseguito

 Hidden passion
Riproposizione identica al primo assaggio

Rapporto cena-prezzo : pagato meno del giusto!

Francesco Costantino

Francesco Costantino

Nato a Salerno, quando le luci più note erano quelle naturali tra la Costiera Amalfitana e la Piana del Sele. Sommelier per vocazione ed esperto di food per lavoro in tutte le sue declinazioni. La sua passione per il Cilento è un link familiare e culturale; le radici gli hanno dato molto di più di quanto sia riuscito ancora a raccontare. Fonda 20Italie per testimoniarlo.

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