Filippo Bizzarri e il suo “Pirata Suino”

di Alberto Chiarenza

La nostra visita da Filippo Bizzarri, esperienza nel mondo delle cave estrattive e uno dei titolari dell’azienda Pirata Suino, inizia proprio dal casale con La Bottega dei Sapori, un’ex stalla riattata ove il nonno già allevava bovini da latte ed oggi locale di vendita al pubblico di carne e prodotti tipici.

Da sinistra Catia Minghi, Filippo Bizzarri, Antonino De Gennaro, Carlo Zucchetti

Il padre di Filippo trasformò la stalla in cantina, con tanto di tini d’acciaio e botti in castagno da 20 ettolitri per fare vino. Purtroppo non ebbe il successo sperato e Filippo decise, invece, di invertire la rotta e ritornare sulle impronte lasciate dal nonno.

Un vero e proprio punto vendita dei lavorati a marchio Pirata Suino, attività nata da una sorta di scommessa a tutela del territorio. Ci troviamo, infatti, fuori dalla capitale Roma sul tratto di strada che da Via della Pisana (zona Pontegaleria-Pisana), conduce verso Fiumicino-Maccarese.

La grande richiesta di sabbia e ghiaia necessaria alla produzione di calcestruzzo nel dopoguerra, ha lasciato in questa “area di preda” numerose voragini, rovinando l’ambiente circostante anche per le generazioni avvenire. Da qui il progetto, condiviso con altri soci, per sanare le ferite del passato.

Nel 2013 Bizzarri inizia quasi per caso ad avvicinarsi al mondo dei bovini, dopo aver conosciuto alcuni allevatori tra cui Alessandro Fantini, veterinario e direttore responsabile di Ruminantia. Apprese come una spugna le tecniche per un allevamento a regola d’arte, arrivando nel 2019 all’acquisto dei primi bovini.

Lo scopo è stato quello di creare una sinergia tra tre elementi naturali: il terreno di recupero da altre attività, il materiale di sfalcio e potature e il letame proveniente degli animali. Elementi messi insieme e riposizionati per ridare equilibrio e consentire, in un circolo virtuoso, di coltivare foraggio destinato agli allevamenti suini e bovini, portando così nuova vita a terreni destinati all’abbandono. Un progetto importante per la salvaguardia territoriale che si è tramutato in mano d’opera e tanti posti di lavoro, nel pieno rispetto della sfida alla sostenibilità.

La visita della azienda, organizzata dal giornalista enogastronomico Carlo Zucchetti e dall’esperta Catia Minghi, ha consentito di toccare con mano questo impegno e di osservare gli animali al pascolo. Si possono notare pure i maiali di razza Cinta Senese allo stato brado e gli ovini e, prossimamente, altre attività nell’ambito della ristorazione e produzione di prelibatezze culinarie.

Al termine la consueta degustazione con i prodotti proprio di Pirata Suino, preparati dall’estro dello Chef premiatissimo Marco Ceccobelli, del Agriristorante Il Casaletto a Grotte di Santo Stefano (VT), in abbinamento con i vini di Castello di Torre in Pietra illustrati dall’enologo interno della cantina Antonino De Gennaro.