“Castelnovino”: Castelnuovo Berardenga (SI) racconta i suoi vini

di Adriano Guerri

Venerdi 02 giugno si è svolta l’8° edizione di Castelnovino, evento dedicato ai viticoltori e ristoratori di Castelnuovo Berardenga (SI), storica sottozona del Chianti Classico. Nella splendida cornice di Villa Chigi Saracini sono state presentate le etichette riguardanti anche il Chianti Classico Docg versioni annata e Riserva.

V’era inoltre la possibilità di degustare altre tipologie tra bianchi, rosa, bollicine e rossi a denominazione Igt. La kermesse aveva subito uno stop durante la pandemia e adesso è tornata ai fasti del passato. Un appuntamento nato nel 2014 con il beneplacito delle organizzazioni del settore, desiderose di farsi conoscere agli appassionati.

Castelnuovo Berardenga è l’areale più a sud del Chianti Classico. Un luogo di straordinaria bellezza, con colline dai suggestivi borghi, immerse tra boschi centenari, oliveti. Il vitigno maggiormente coltivato è il Sangiovese, tuttavia sono presenti anche altre varietà sia autoctone che alloctone. Il Chianti Classico per disciplinare deve essere prodotto con un minimo di 80% da uve di Sangiovese e consente l’utilizzo di comprimari alla perfetta riuscita stilistica del vino.

Una zona da sempre a forte vocazione vitivinicola, con prodotti di buona struttura ed eleganza. Con l’arrivo delle UGA (Unita Geografiche Aggiuntive), l’orientamento degli appezzamenti “a mo’ di farfalla” si è diviso, con la parte sinistra ricadente nella sottozona Vagliagli e la parte destra invariata su Castelnuovo Berardenga.

A livello sensoriale i vini riflettono un colore rubino intenso e trasparente, con sfumature maggiormente granato nella tipologia Riserva e Gran Selezione. Naso da note tipiche del Sangiovese: violetta, ciliegia e prugna, su finale di sottobosco, liquirizia e spezie. Tannini nobili, eleganza al sorso,  avvolgenza e persistenza lo rendono un vero campione di razza.

Ecco alcuni  tra i miei migliori assaggi

Chianti Classico Riserva Il Grigio da San Felice 2020 San Felice

Chianti Classico Riserva Vigna di Misciano 2019 Borgo Scopeto

Chianti Classico Riserva Fortezza dell’Aiola 2019 Az. Fattoria dell’Aiola

Chianti Classico Riserva 2018 Poggio Bonelli

Chianti Classico Gran Selezione Celarium 2013 Lecci e Brocchi

Chianti Classico Riserva 2019 Fèlsina

Chianti Classico Riserva Berardo 2019 Castello di Bossi

La Combàrbia: vini con lo sguardo dritto al futuro di Montepulciano

di Luca Matarazzo

Dal 2016 Gabriele Florio ha preso in mano le redini dell’azienda agricola La Combàrbia. La cantina giace a Cervognano, una delle sottozone più prestigiose di Montepulciano (SI) su terreni di origine argillosa e sedimentaria.

In grande trasformazione l’areale nel suo complesso, con produttori frementi di recuperare terreno rispetto alle realtà limitrofe toscane. Un impegno raccolto anche dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano che sta investendo in comunicazione e molteplici iniziative per diffondere la cultura e la storia di uno dei borghi vitivinicoli più antichi d’Italia. Fa dunque piacere analizzare un nuovo progetto fresco e giovanile, seguito da un guru dell’enologia moderna come Giuseppe Gorelli.

I primi passi avvengono negli anni ’60, per giungere alla svolta con il lavoro di Gabriele Florio che segue pedissequamente i consigli del Gorelli. Fermentazioni spontanee e scelta di utilizzare solo uve autoctone rispetto ai vitigni internazionali. Identità, precisione ed eleganza, in un territorio che coniuga la potenza del Sangiovese di alcune aree più calde e la croccantezza del suo frutto dal tannino irrequieto e dalle acidità elevate, nel limitare del borgo di Montepulciano, ad altitudini ed esposizioni completamente diverse.

La Combàrbia può vantare entrambe le espressioni nei circa 7 ettari vitati, consentendo ai vini di adattarsi alle inclemenze stagionali tra il caldo torrido estivo e le gelate primaverili, con piogge in forte diminuzione. Il Sangiovese, nonostante la sua duttilità ed una parte rustica dura a morire, mal sopporta il clima pazzo specialmente nella fase di maturazione fenolica.

Quando non si riesce a domare, esprime tutto il suo carattere ribelle, con sensazioni verdi ed amare per nulla piacevoli. Produrre, pertanto, vini di eleganza, serbevolezza e pronti da bere al contempo non è cosa semplice ed il duo “G – G” (Gabriele – Giuseppe) ci riesce benissimo.

Veniamo alla degustazione, svolta all’interno della splendida bottaia a misura d’uomo, allestita anche per sala assaggi. Tralasciamo volutamente il bianco da Trebbiano e Malvasia, molto godibile e destinato alle virtù estive, per concentrarci sui rossi proposti, anche con qualche vecchia vintage utile a verificare l’evoluzione stilistica aziendale.

Rosso di Montepulciano 2021: il futuro della Denominazione passa dal suo figliol prodigo, il più giovane di tutti per modalità di affinamento. Ottima freschezza, tipica del Sangiovese, con quel sottile richiamo da ciliegia succosa, agrumi e macchia mediterranea. Le chiacchiere passano in fretta e lui è sempre lì, pronto a farci compagnia come un buon amico.

Vino Nobile di Montepulciano 2019: un old-style nelle sue nuance balsamiche e scure. Ancora chiuso, sente l’annata non semplice e la mancanza di respiro per avere quell’abbrivio finale necessario a dargli lunghezza. In generale presenta un corredo balsamico che porta avanti su ogni cosa, persino sul frutto di bosco iniziale.

Vino Nobile di Montepulciano 2018: più che vecchio stile è un evergreen, con tannini ancora scalpitanti e classe da vendere. Incredibile l’eleganza e la complessità, con una chiosa minerale appagante e seducente.

Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2016: niente da dire. L’annata è davvero straordinaria e memorabile. Ci mette un pizzico a carburare nel bicchiere, poi, come il motore di una formula uno, scatta poderoso e racconta di sensazioni ematiche unite a fiori rossi, su finale di erbe officinali. Appetitoso dal primo all’ultimo sorso.

Vini che dimostrano come minor concentrazione possa aiutare, grazie anche ai mutamenti climatici in corso, ad avere prodotti meno opulenti e più dinamici, a tutto vantaggio dell’immediatezza e dell’appagamento complessivo di chi li degusta. Senza mai smarrire la strada del varietale, quel Sangiovese di impronta toscana che non può conoscere paragoni di sorta.