Liguria: terroir, uomo, vino, lungimiranza, sono le parole chiave di Cantine Lunae e della famiglia Bosoni

Il nostro viaggio nel meraviglioso mondo dei vini d’Italia fa oggi tappa tra le vigne della Doc Colli di Luni, nella provincia di La Spezia, in quella pianura che dal sud del fiume Magra arriva alle pendici delle Alpi Apuane, ultimo lembo della Liguria di levante, al confine con la Toscana. Qui negli anni sessanta nasce la Cantina Lunae grazie alla passione, al talento e alla lungimiranza di Paolo Bosoni che ha trasformato una piccola realtà produttiva familiare, tre ettari destinati alla produzione di vino sfuso, in un’azienda enologica di forte impatto qualitativo e produttivo e con una imponente e incisiva presenza sul territorio.

La DOC Colli di Luni, attiva dal 1989, è uno dei risultati arrivati dall’audacia e dalla tenacia del patron Bosoni, che ha saputo guidare con coraggio e valore tutti i produttori della zona facendosi portavoce di un territorio, interpretandolo, sperimentando e aprendosi al futuro. La collaborazione con i piccoli vignaioli locali che conferiscono le loro produzioni (nei 20 ettari circa di vigneti) all’azienda Bosoni, da tre generazioni, ha creato una rete sociale, un percorso in continuo sviluppo, mantenendo vive le tradizioni e le qualità uniche della viticoltura del territorio. Una storia con radici antiche, un terroir già caro agli Etruschi che seppero individuare queste fertili terre come un luogo straordinario per produrre uva.

Le Alpi Apuane e le montagne proteggono dai venti freddi del nord, il mare regala una buona ventilazione e una notevole escursione termica, i suoli, di medio impasto e ricchi di scheletro nelle zone collinari e pedecollinari, limo-argillosi nelle aree pianeggianti, consentono di produrre vini con profili completamente differenti.

Il Vermentino, varietà principe della zona e della famiglia Bosoni, ha attecchito in perfetta simbiosi con le condizioni pedoclimatiche del luogo: quote altimetriche diverse, suoli variegati, brezza marina che determinano le sue numerose sfaccettature. Al suo fianco, negli 85 ettari totali dell’azienda, altri vitigni autoctoni come Albarola, Vermentino Nero, Malvasia, Pollera Nera e Massareta, impiantati e resi degni della stessa storia.

Stessa passione di un tempo, ma con uno sguardo volto alla modernità. I due figli di Paolo, Diego e Debora, che lavorano a stretto contatto con il padre, hanno raggiunto ormai risultati tangibili in ogni prodotto apprezzato dalla critica e dal pubblico di consumatori. C’è tutto questo in “Bosoni & Figli” anche nella nuova cantina LVNAE, inaugurata lo scorso giugno: moderna, bella, accogliente e e rispettosa della tradizione e della sostenibilità grazie alla scelta mirata dei materiali. Un percorso a piedi all’ingresso attraversa i principali vitigni autoctoni dei Colli di Luni e ne testimonia i punti cardini dell’azienda: tradizione e territorio.

Ca’ Lunae, invece, a Castelnuovo Magra, è un antico casale del Settecento completamente ristrutturato nel rispetto delle forme e delle materie, dove si accolgono i visitatori e si permette loro di sperimentare il territorio.

Ad arricchire il luogo due laboratori per la produzione di liquori con ben 12 tipologie diverse, stagionali, entusiasmanti e uniche nel loro genere, ed un autentico Museo del Vino.

Una raccolta di antichi oggetti agricoli conservati da Paolo Bosoni, diventata, all’interno della vecchia casa padronale, un percorso evocativo nel mondo contadino della Lunigiana storica, arricchito e curato da esperti e testimoni dell’epoca.

La visita e la degustazione testimoniano la cura e l’attenzione che Paolo e la sua grande famiglia (includendo amici e dipendenti) hanno nel gestire l’azienda. Nulla è lasciato al caso: vini semplicemente straordinari con forti personalità ed elevata qualità.

Valentina, la nostra guida nel mondo di Lunae, ha previsto per noi una verticale nel mondo Vermentino. L’idea è quella di illustrare un percorso crescente nel mondo del vitigno tanto caro a Paolo Bosoni ed alla sua famiglia.

LaBianca 2022 – Liguria di Levante I.G.T. Bianco – 12,5%

Nasce da uve Vermentino con l’aggiunta di Malvasia in vigneti situati nella piana di Luni, tra il Mar Ligure e le Alpi Apuane, radicati su terreni di natura sabbiosa. Fermentazione a temperatura controllata in acciaio, affinamento sulle fecce fini per circa 4 mesi

Il LaBianca di Lunae si offre allo sguardo di un colore giallo paglierino intenso. Al naso sprigiona profumi di frutta a polpa gialla, macchia mediterranea e pietra focaia. Il sorso è di vibrante freschezza e mineralità. Sul finale cenni fruttati e di erbe aromatiche.

Etichetta Grigia 2022 – Colli di Luni d.o.c. Vermentino – 12.5 % vol.

Emblema ed icona della cantina, è il primo vino realizzato dalla vinificazione di uve Vermentino da Paolo Bosoni, più di quarant’anni fa. Il Vermentino proviene per la totalità dai vigneti delle zone pedecollinari di Luni, Castelnuovo Magra e Sarzana. Oggi, come allora, segue lo stesso percorso: raccolta manuale, fermentazione a temperatura controllata in acciaio, affinamento sulle fecce fini in acciaio per circa 3 mesi.

Nel bicchiere appare giallo paglierino con sfumature verdoline. Profumo intenso, complesso e persistente con note di biancospino, pompelmo, mela renetta, pesca bianca e piacevole sottofondo di miele dacacia. In bocca si presenta fresco, equilibrato, di ottima persistenza.

Etichetta Nera 2022 – Colli di Luni d.o.c. Vermentino – 13% vol.

Prodotto dal 1992, frutto di un lungo periodo di sperimentazione ed esperienze in campo e in cantina per testimoniare le grandi potenzialità che questo vitigno riesce ad esprimere. Uve prodotte nelle Colline di Luni e Castelnuovo Magra, raccolte a mano e macerate a freddo sulle bucce per circa 8 ore fermentazione a temperatura controllata in acciaio, affinamento sulle fecce fini in acciaio per circa 4 mesi.

Nel calice si manifesta dotato di grande stoffa, carattere e fascino, caratterizzato da un colore giallo paglierino intenso, con leggeri riflessi dorati. Al naso si fa notare per la sua grande eleganza, con sentori di fiori di campo, erbe aromatiche, spezie, frutta matura e miele, accompagnate da note salmastre e balsamiche. In bocca, invece, si rivela per la sua sapidità, assolutamente bilanciato e soprattutto molto persistente. La sua importante verticalità in freschezza le renderà capace di sorprendere anche nel tempo.

Cavagino 2022 – Colli di Luni D.O.C. Vermentino – 14 % vol.

Il primo Cru di Vermentino della casa e del territorio. Nasce da una vigna singola con basse rese, posta sulle colline di Luni (a 250 metri di altitudine), dove microclima equilibrato e suolo ricco di scheletro con una buona presenza di macigno la fanno da padroni. Macerazione a freddo sulle bucce per circa 12 ore, fermentazione a temperatura controllata in acciaio per il 60 % della massa totale, fermentazione in barriques per la restante parte del mosto. Affinamento sulle fecce fini in vasca d’acciaio per circa 6 mesi.

Si evidenzia alla vista di un colore giallo paglierino di grande vitalità con riflessi dorati. All’olfatto regala note di frutta matura, mela e pera, papaja, e poi pietra bagnata, spezie, erbe balsamiche e miele di acacia, combinati a cenni di fiori bianchi e scorza d’agrumi. Il sorso è pieno e vigoroso, di grande struttura con note calde, morbide e un equilibrio legato alla spiccata mineralità che gli conferisce sapidità e bevibilità. Lungo e avvolgente il finale balsamico e agrumato, con una piacevole nota salmastra.

Numero Chiuso 2020 – Colli di Luni d.o.c. Vermentino – 14 % vol.

Il Vermentino più strutturato ed importante della Cantina Lunae, di diritto tra le migliori etichette della produzione nazionale. Nasce dalle osservazioni di quanto l’affinamento del vermentino in purezza, in alcune annate, apporti in termini di profondità e complessità: un vino capace di esprimersi negli anni.

Le uve vengono selezionate in due vigne storiche delle Colline di Luni e Castelnuovo Magra. Macerazione a freddo sulle bucce per circa 12 ore, fermentazione a temperatura controllata in vasca d’acciaio, affinamento in botte di rovere da 20 ettolitri per circa 18 mesi. Dopo l’imbottigliamento ulteriore affinamento in bottiglia per 18 mesi.

Colore giallo dorato tenue, con intensi riflessi brillanti, è visibile nel bicchiere. Olfatto elegante, accompagna la degustazione con intensi profumi di frutta, fiori gialli, erbe aromatiche della macchia mediterranea, cenni tropicali su un sottofondo iodato, burro e vaniglia. Al palato diventa appagante, ricco, intensamente strutturato. Freschezza e salinità anticipano un persistente finale di frutta secca, elegante e armonico.

Termino questo ricco ed emozionante racconto, con l’ultima chicca.

Padre Figlio – Limited edition 2019 – Vino Bianco – 13,0 % vol.

A continuare l’estro enologico di Paolo in vigna e in cantina è il figlio Diego Bosoni con le sue produzioni. La firma personale per l’etichetta Padre Figlio è il racconto perfetto ed emozionante di un rapporto complesso, quello tra un padre ed un figlio. La stessa immagine sull’etichetta ricorda due visi diversi fusi in una sola faccia con capelli arruffati per la genialità di chi li governa.  Due generazioni a confronto che si affidano in bottiglia al Vermentino, nelle sue vesti di figlio del territorio ma vitigno capostipite tra gli autoctoni della zona, coltivato su suoli antichissimi, complessi, difficili per la vite.

Selezione dei migliori grappoli nelle prime ore del mattino, da un solo vigneto nell’antico borgo di Castelnuovo Magra, nel loro massimo punto di equilibrio tra dolcezza e acidità. Uve diraspate delicatamente, pressate e lasciate poi a riposo a contatto con il mosto per innescare la fermentazione spontanea. Affinamento di un anno in botte di rovere da 30 hl per levigare i tannini estratti dalle bucce e successivi 12 mesi in vasca d’acciaio. Tecniche antiche con attenzioni contemporanee.

Colore giallo con riflessi dorati. Profumi intensi di macchia mediterranea, resine e miele, albicocca matura, quasi candita. In bocca è ampio e avvolgente; caldo come l’abbraccio di un padre ma fresco, minerale e brioso con l’energia di un figlio giovane; ritornano nella retronasale le note percepite all’olfatto ben bilanciate da richiami balsamici. Un’armoniosa compresenza di Padre e figlio.

La filosofia di casa qui è di riscoprire e valorizzare vitigni autoctoni, accompagnandoli alle loro massime espressioni e portare avanti un lavoro che è fatto di rispetto per il territorio e qualità di relazioni umane. Il vino è frutto dell’armonia e della cooperazione fra natura e uomo e diventa parte fondamentale del suo carattere.

Piemonte: Crotin 1897 – i loro vini e la piccola grotta di affinamento

di Olga Sofia Schiaffino

Maretto (AT) è un paese di  poco più di trecento abitanti, posizionati su di una collinetta a quindici minuti da Asti, dove il tempo sembra aver rallentato quasi fino a fermarsi.

Il ruggito di un moderno trattore mi riporta al presente, nel suo lento avvicinarsi mentre mi obbliga a lasciargli spazio a lato della strada, prima di imboccare l’ultima curva per arrivare in cantina dal giovane enologo Corrado Russo dell’azienda Crotin 1897.

Il posto è molto bello: si gode un ampio panorama e la cascina ospita un agriturismo con camere accoglienti e, dietro una siepe, uno spazio relax con tanto di piscina. In cucina il fratello gemello di Corrado, Marcello Russo, confeziona piatti squisiti, coniugando la produzione dell’orto alla genuinità della cucina piemontese.

Corrado mi mostra il luogo che ha dato il nome all’azienda: in dialetto Crota è “ la grotta” e Crotin un antro ancora più piccolo. Scendendo le scale si arriva a una ampia stanza, usata anche per accogliere i visitatori per le degustazioni e poi, attraverso un passaggio angusto, si arriva alle fondamenta dello stabile ove si legge in una rientranza Crotin 1897.

L’azienda è nata nel 2002 con la prima di generazione di imbottigliatori e dal 2018 è certificata biologica; vengono coltivati in tutto 14 ettari, di cui 7 nei comuni intorno a Maretto, dove regnano anche la Freisa, il Grignolino e le due rare varietà a bacca bianca Bussanello e Malvasia Moscata.

Altri 7 ettari invece a Cocconato (AT), ove albergano Barbera e Nebbiolo. I suoli sono piuttosto omogenei, con buone componenti di sabbia e di argilla e ricchi di conchiglie fossili, a testimonianza che anticamente quel territorio era occupato dal mare.

Il Bussanello  è un vitigno a bacca bianca, creato dal prof. Dalmasso nel 1938, dall’incrocio tra Riesling Italico e Furmint.

La Malvasia Moscata è una varietà autoctona che occupava, fino a due secoli orsono, gran parte delle vigne piemontesi; essendo delicata e sensibile all’oidio, le si preferì il Moscato Bianco. La scelta di una vinificazione a secco, però, risulta davvero interessante.

Corrado è rimasto affascinato dal mondo del vino sin da piccolo, quando seguiva il nonno in cantina e in vigna, tanto da decidere di intraprendere gli studi di enologia facendone una professione. Crede fermamente nella necessità di ottenere un frutto sano da avviare alla vinificazione, limitando il più possibile l’intervento in cantina e preferendo l’utilizzo di lieviti indigeni.

Si preferiscono contenitori in acciaio inox e cemento per le vinificazioni e gli affinamenti; solo i vini destinati per le tipologie Freisa Superiore e Albarossa prevedono un passaggio in legno.

Di seguito i campioni degustati. Tutti hanno personalità e carattere, per nulla banali e con il timbro riconoscibile del varietale.

Bussanello 2022: luminoso giallo dorato trasparente. Dodici ore di macerazione a freddo a temperatura controllata e 16 giorni di fermentazione. La vendemmia è stata anticipata per preservarne l’acidità. Avvolgente naso floreale, note di pesca e cedro. Sorso piacevole, pieno e fresco. Chiude su un finale delicato di mandorla dolce. Prodotto in circa 3000 bottiglie, dal buon potenziale evolutivo.

Vino bianco 2019 Camporotondo: varietà Malvasia Moscata. Color giallo paglierino dai guizzi dorati. Il 30% della massa fermenta insieme alle bucce; dalla 2021 si è scelto di operare in tal senso sulla totalità dell’uva. Corredo olfattivo appagante, con descrittori aromatici di rosa canina, rosolio, litchi e trifoglio. Pulito e coerente tra gusto ed olfatto con chiosa sapida.

Piemonte Rosato Malvento 2022: da Nebbiolo in purezza. Dopo una pressatura soffice dei grappoli, fermenta in acciaio. Si producono circa 20 ettolitri per anno. Ammaliante rosa salmone chiaro, da piccoli frutti rossi di bosco, buona persistenza e decisamente gradevole.

Grignolino d’Asti Doc San Pantelu 2021: un vitigno davvero difficile da vinificare, ma Corrado lo rende al meglio delle possibilità. Uve raccolte a piena maturazione, cinque giorni di macerazione sulle bucce, maturazione in cemento. Fragola, pepe bianco, trama tannica appena accennata, sapido in chiusura, stupenda speziatura e finale persistente. Perfetto con i piatti di pesce. Un vero colpo di fulmine!

Barbera D’Asti  Docg La Martina2021: Barbera 100% , vendemmia leggermente anticipata, 40 giorni di fermentazione ed utilizzo soltanto di tini in acciaio. Naso elegante ed espressivo da frutta rossa succosa, petali di rosa, note balsamica e di uva spina. Affascina per pulizia di profumi e per complessità. Sorso agile, fresco e sapido in chiusura.

Monferrato Doc  Nebbiolo 2021: lunga macerazione sulle bucce e sosta in cemento. Prima annata in commercio. Rosso rubino luminoso. Sentori floreali, di frutti rossi su finale di cipria e pepe bianco. Tannino presente, ma egregiamente integrato nella struttura del vino.

Freisa d’Asti Doc Aris 2021: macerazione per il 20 % a grappolo intero. Rosso rubino sfavillante, frutto presente e succoso, ciliegia marasca, viola, prugna rossa, note di affumicature. Verticale con tannino perfettamente integrato di buona persistenza e personalità.

Freisa d’Asti superiore Docg  Cisero 2018: da un vigneto di circa 70 anni, il vino fermenta e affina in tonneau da 500 litri. Intrigante complessità e note speziate che dialogano  con quelle di frutta matura.

Piemonte Doc  Albaris 2018: il vitigno Albarossa è anch’esso stato creato dal prof. Dalmasso, incrociando due varietà, il Nebbiolo di Dronero (Chatus) e Barbera.  Macerazioni di oltre 40 giorni. Matura in tonneaux per 2 anni seguiti da altri 2 in bottiglia. Note di frutta succosa, ciliegia, prugna, chiodi di garofano, cannella e vaniglia. Tannino preciso, maturo, dal sorso pieno e vibrante e dalla buona persistenza.

Crotin 1897 colpisce per i suoi vini puliti e sinceri, che lasciano parlare i varietali ed il terroir e che trasmettono al consumatore la passione di chi li produce.

Abruzzo: Citra Vini – il volto umano della grande cooperazione

di Luca Matarazzo

Numeri, numeri, numeri! La Cooperativa Vitivinicola Citra si presenta, anzitutto, con le cifre della propria produzione in Abruzzo.

Circa 6000 gli ettari suddivisi in 3000 famiglie raggruppate tra 9 realtà cooperative, per un totale di 35 milioni di bottiglie prodotte ogni anno.

Importi ragguardevoli, da colosso enologico, che sembrerebbe – almeno all’apparenza – concentrarsi troppo su etichette e margini di bilancio e meno sulla qualità di vertice.

Non è il nostro ruolo quello di giudicare il lavoro svolto da centinaia di maestranze, indotto incluso. Ciò che possiamo fare, invece, è analizzare il livello di compiutezza del progetto, che ha visto nel 2018 l’ingresso dell’enologo Riccardo Cotarella in qualità di consulente esterno.

I cambiamenti rispetto al 1973, anno di nascita, sono evidenti, con la nuova cantina di vinificazione (a dir poco immensa per estensione complessiva) e la mappatura di 100 ettari particolarmente vocati, per creare delle selezioni di maggior appeal tra critica e pubblico.

L’enologo Davide Dias e Pina D’Eusanio

L’Abruzzo è sempre stato “affezionato” al concetto cooperativistico, in linea con gran parte delle realtà vitivinicole del centro e Sud Italia. Gli esempi positivi sono sotto gli occhi di tutti: si può lavorare uniti e fare comunque attenzione a non perdere di vista il sentiero giusto, quello del fare bene.

Seguendo la normale presa di coscienza nel visitare aziende delle dimensioni di Citra, resto piacevolmente colpito dall’organizzazione molto familiare dei vari procedimenti. Mi accompagnano, nella visita, Davide Dias, uno degli enologi interni, e Pina D’Eusanio attuale creative designer del brand.

I proprietari terrieri operano lungo l’intera provincia di Chieti, per valorizzare al meglio le espressioni delle varietà autoctone Trebbiano Abruzzese, Pecorino, Passerina e Montepulciano. Sbalorditivi i fusti di acciaio inox termocontrollati fino a 5000 hl di volume.

Un pensiero alla bottaia, fatta da contenitori di varie dimensioni e passaggi essenziale per i vini rossi; alle 4 linee di imbottigliamento con impianto di microfiltrazione ed agli studi recenti compiuti sulla spumantistica, con la riscoperta dei “vitigni minori” Montonico e Cococciola.

Particolare motivo di orgoglio riveste la “Barilaia”, ovvero una barricaia suddivisa in due aree, con più di 600 barrique poste a temperatura ed umidità costanti per la fermentazione e l’affinamento dei vini bianchi.

I principi fondanti di Citra implicano il concetto di auto responsabilità, eguaglianza ed equità, per far sì che si cresca in armonia e con vantaggi economici per l’intera comunità.

La degustazione

Molti ricordano l’etichetta Caroso – Montepulciano d’Abruzzo – prima espressione ufficiale in bottiglia di Citra. Oggi parleremo, oltre a questa, anche di 2 campioni Metodo Classico, un Pecorino ed un’altra versione di Montepulciano d’Abruzzo dalla concezione modernista.

Fenaroli Brut Metodo Classico – da uve Pecorino in purezza, con 12 mesi di sosta sui lieviti. Una porta di ingresso, immaginiamo, per trovare la giusta quadra tra piacevolezza e controllo delle acidità vibranti del varietale. La bollicina tende alla grassezza, ma la parte sapida gioca in equilibrio con le note di erbe officinali e frutta secca. Lo rivedremo nel prossimo futuro.

Fenaroli Brut Metodo Classico Rosè – Montepulciano 100% più gustoso e salino del precedente. In una sola parola è un vino già “definito” che può coinvolgere la scelta a tavola in abbinamenti versatili tra pasta, carni bianche e pesce. Finale di sottobosco molto identitario.

Tegèo 2020 – CodiceVino – un Pecorino accomondante, dall’ampio corredo floreale (glicine e gelsomino) con coda fermentativa in fusti di rovere di vario passaggio. Sorso ampio e speziato, su finale avvolgente con piccolo calo nella sua fase di scorrevolezza.

Tegèo 2019 – CodiceVino – veste in tela di jeans anziché in seta come il precedente, ma è pieno di carattere e vitalità. Salmastro, balsamico, dalle nuance tropicali ed una mordenza marina di forte impatto.

Caroso – Montepulciano d’Abruzzo 2018 – grande agilità e belle fragranze di liquirizia e fragoline selvatiche. Di concezione meno estrattiva e dalla giusta maturazione polifenolica. Resta il ricordo anche dopo qualche minuto dall’assaggio.

Caroso – Montepulciano d’Abruzzo 2015 – note di surmaturazione che faticano a smaltire la potenza nel bevante. La trama tannica è pregnante, richiedendo al degustatore l’attesa paziente per domarsi. Nel complesso un fulgido esempio di quanto stia cambiando la filosofia produttiva anche in Abruzzo.

Torrepasso 2018 – CodiceVino – identica estrazione del Caroso 2018 eppure sembra più concentrato. Necessita di ulteriore tempo in bottiglia, un vino muscolare e declinato interamente su sfumature di pepe nero ed amarene sotto spirito. Due volti della stessa medaglia.