FIVI 2023 l’evento clou dei Vignaioli Indipendenti raccontato in due tappe dagli autori di 20Italie

“Made in BO” – Trionfo della Federazione dei Vignaioli Indipendenti nella Nuova Edizione Bolognese

Il mondo dei Vignaioli Indipendenti si riunisce a Bologna in una festa di sapori, tradizioni e impegno per la terra: è la 12ª edizione della Federazione dei Vignaioli Indipendenti (FIVI), un evento che ha il sapore di un nuovo inizio e che promette di consolidare la sua nuova location nel cuore degli intenditori.

Una novità che ha già catturato l’attenzione è l’assenza della sfilata dei “media partners,” confermando che la forza di questo evento risiede nella passione e dedizione dei produttori indipendenti, più che nella pubblicità. La partecipazione delle aziende è in costante aumento, superando il traguardo di mille presenze e dimostrando che la produzione di vini esclusivamente con le proprie risorse è una scelta sempre più apprezzata.

La tempistica dell’evento, in prossimità delle festività natalizie, aggiunge un tocco di magia. Una buona bottiglia di vino diventa sempre un regalo ben accetto, e i ristoratori non sono da meno nel giovarne, portando a casa prodotti di qualità che arricchiranno le loro proposte culinarie.

Ma l’edizione di quest’anno va oltre il semplice godimento dei sapori: Maria Tripodi, esperta del settore, sottolinea che #oltreilbicchiere c’è molto di più. La sostenibilità è diventata uno dei temi fondamentali dei Vignaioli Indipendenti, che dimostrano un impegno concreto verso pratiche agricole più ecologiche. L’utilizzo di bottiglie più leggere, cartoni eco-sostenibili e tappi responsabili sono solo alcune delle iniziative che evidenziano la crescente consapevolezza di questo settore nei confronti dell’ambiente.

Cosa significa essere un Vignaiolo Indipendente? La definizione fornita dalla Federazione sottolinea l’intera filiera di produzione, dalla coltivazione delle vigne fino alla vendita del vino, sotto la responsabilità diretta del produttore. Questo impegno quotidiano va oltre la produzione del vino: si lavora incessantemente per custodire, tutelare e promuovere il territorio di appartenenza.

L’orgoglio di far parte di questa Federazione è palpabile con la consapevolezza che unicità e autenticità sono le chiavi del successo. In questo scenario, la nuova edizione bolognese di FIVI si presenta come un trionfo di passione, tradizione e sostenibilità. Cosa rimpiangere di Piacenza? Francamente nulla, dato lo spazio a disposizione, nettamente superiore.

Incontro suggestivo allo stand della Cantina Colacicchi, dove incontro Paolo Trimani che ha condiviso con me la storia avvincente di una delle cantine più antiche d’Italia. I Trimani, custodi di un’eredità enologica unica, hanno reso omaggio all’arte e alla passione per il vino, acquisendo negli anni ’80 la Cantina di Anagni appartenuta al grande artista Luigi Colacicchi.

Celebre musicista del suo tempo, sperimentò un’idea audace: affascinato dai vini di Bordeaux, decise di piantare barbatelle di merlot e Cabernet Sauvignon, affiancandoli al vitigno principe del territorio, il Cesanese di Affile. L’arte del vino di Colacicchi è stata riscoperta da Marco Trimani, proprietario dell’omonima enoteca storica romana, che ne ha riconosciuto il valore unico. Nel corso degli anni, il vino è diventato un’eccellenza, facendo il suo ingresso nelle carte dei vini dei ristoranti più prestigiosi d’Italia.

Dopo la scomparsa del Maestro Colacicchi nel 1976, la gestione dell’azienda passò per un breve periodo al nipote Bruno Colacicchi Caetani. Nel 1984, la famiglia Trimani acquisì definitivamente l’azienda con l’obiettivo di rinnovare profondamente sia i vigneti che la cantina. Un processo che, con il supporto dell’enologo Giacomo Tachis, ha visto un aumento della quota di Cabernet Sauvignon e una sostituzione graduale del parco legni con barriques e botti di rovere da 480 litri.

La prima annata prodotta dai Trimani, nel 1990, ha rappresentato un capitolo significativo nella storia di Torre Ercolana. Tuttavia, è nel 2014 che il progetto agricolo attorno all’azienda Colacicchi ha trovato nuovo impulso grazie alle energie e all’entusiasmo di Carla, Francesco e Paolo Trimani, figli di Marco. Oggi, con i suoi 7 ettari e ben otto referenze, l’azienda è una vera e propria testimonianza di passione, un luogo dove l’arte dell’enologia si fonde con la storia e la dedizione di chi crede nel potere unico del vino.

Vini da agricoltura biologica, biodinamica, sostenibile o addirittura sensoriale, come nel caso di Luteraia in Toscana. Impresa agricola di tre ettari, giunta alla terza generazione dal 1957. Le uve vengono vinificate separatamente con lieviti spontanei, ghiaccio secco poi fermentazione e affinamento dei vini a contatto con i cristalli, pietre semi preziose e preziose. il Buble è realizzato da 70% Pinot Nero e 30% Chardonnay, affina in presenza di cristalli selenite, quarzo rosa, rodonite e rodocrosite. Poi il Losee Toscana Rosato IGT Sangiovese in purezza da vigneto del 1957 che affina su quarzo rosa. Il Nobile di Montepulciano 2017 e il Nobile di Montepulciano Riserva 2015, sono stati affinati con rubino stellato. Infine il Lemuria Indaco Sensoriale 2013 affina in ametista. La tecnica consiste di mettere la massa a contatto con il cristallo nei giorni di luna crescente, per almeno tre cicli lunari completi. Il Rosato fa sei cicli lunari a contatto con i cristalli, il Nobile di Montepulciano fa otto cicli lunari e il Lemuria dodici cicli.

Degna di nota la presenza della Cantina Moser Trento con la linea Warth che è un logo ideato da Paolo Tait e rappresenta “un tratto solcante deciso e profondo”. Vini di eleganza e freschezza enologica che rappresentano un inno alle caratteristiche intrinseche del meraviglioso territorio trentino. Una ricerca guidata dal rispetto profondo per l’uva, protagonista indiscussa, dove l’equilibrio è il filo conduttore che percorre ogni fase, dalla vendemmia alla fermentazione, passando per una vinificazione attenta e un affinamento che esalta ogni sfumatura. Ogni sorso è un viaggio sensoriale, vini di una piacevolezza unica, un’esperienza che celebra la natura e la maestria artigianale. Gewürztraminer, Riesling Renano e Lagrein sono le denominazioni Trentino DOC, mentre Moscato Giallo, Müller Thurgau, Teroldego e Teroldego Riserva sono denominazione Vigneti delle Dolomiti IGT.

Fattoria La Maliosa vicino a Saturnia in provincia di Grosseto è una azienda biodinamica a ciclo chiuso vegetale, certificata biologica. Produce tre vini di cui il “4”, un blend di Ciliegiolo, Sangiovese e Grenache qui chiamato Cannonau Grigio. Poi il “R” che è vinificato con uve Ciliegiolo in purezza e Tarconte Toscana IGT, Sangiovese in purezza. Una passione per il territorio che ha portato alla ricerca di vini veri e sinceri, senza pennellate o fronzoli.

Un approfondimento particolare merita una cantina che fa parte del Consorzio Albugnano 549. Parlo di Alle Tre Colline dove trovo Elisa, giovane enologa alla terza generazione di una famiglia di vitivinicoltori. “549 metri di passione vinicola! Il Comune di Albugnano non è solo la sua maestosa altezza, ma anche il cuore pulsante di un’associazione nata da un’incredibile coincidenza il 5 aprile, 9 vignaioli, provenienti dai pittoreschi comuni della DOC, si sono uniti per creare qualcosa di speciale: l’Associazione dei Vignaioli di Albugnano. Le radici si intrecciano nei terreni di Albugnano, Castelnuovo Don Bosco, Passerano Marmorito e Pino d’Asti, dove crescono le pregiate uve Nebbiolo per questo vino straordinario. Alle Tre Colline con i suoi 35 ettari, produce vini con le uve di Nebbiolo, Barbera, Bonarda, Chardonnay, Grignolino, Freisa, Albarossa e Malvasia di Schierano con 13 referenze di cui un passito, oltre ad una grappa.

Slow Wine Fair 2023

di Adriano Guerri

Slow Wine Fair 2023


A  Bologna dal 26 al 28 febbraio si è svolta la seconda edizione di Slow Wine Fair.

Un evento organizzato da BolognaFiere e Sana, Salone del Biologico e del Naturale, con la direzione di Slow Food. La location era facilmente raggiungibile in auto, di fronte al quartiere fieristico, con un ampio parcheggio coperto al costo di 5 euro per l’intera giornata.

Due interi padiglioni dagli ampi spazi e ben 750 aziende vitivinicole presenti, suddivise per regioni e talvolta, per distribuzioni provenienti da ogni parte del Bel Paese e da 21 Paesi esteri. In questa edizione v’era anche uno angolo dedicato appositamente a distillati e liquori.

A sinistra l’autore Adriano Guerri

Tantissimi buyers, eno-appassionati e operatori professionali hanno varcato la porta di Bolognafiere per avvicinarsi ai banchi d’assaggio evitando lunghe attese. Molti punti di ristoro per uno snack veloce, che nelle ore di punta sono stati presi letteralmente d’assalto.

Tante le Masterclass che hanno arricchito e reso la kermesse davvero interessante.

Un programma ricco, ma si sa, il tempo è tiranno e nel poco avuto a disposizione ne è valsa la pena fermarsi al banco d’assaggio di:

Nominé-Renard Champagne Brut Aoc Da uve Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Meunier, color paglierino brillante e perlage fine e persistente. Racconta di fiori bianchi, zagare, pompelmo e petit patisserie. Sorso fresco, sapido e duraturo.

Tenuta La Viola Albana Secco “In terra” 2021 Nuance dorate, sprigiona immediati sentori di zafferano, pesca, mango e nocciola. Al palato è  sapido e pieno, con sottile presenza di mordenza data dalle catechine.

Ceratti Greco di Bianco Doc 2021 Paglierino brillante, con note olfattive di erbe di campo, miele, agrumi ed albicocca su finale da mandorla dolce. Coerente al gusto, fresco e avvolgente con buona lunghezza.

Le Piane BiankΩ – Vino bianco 2021 Ottenuto dalle uve del vitigno autoctono Erbaluce, mostra un colore giallo intenso con riflessi dorati, liberando eleganti sentori di fiori alpini secchi, miele e pera. Bocca fresca e dinamica, con scie sapide e di frutta secca.

Le Piane Boca Doc 2019 Nebbiolo 85% e Vespolina 15 % – rosso rubino marcato con riflessi tendenti al granato. Chiare sensazioni da frutti di bosco, viola mammola, melagrana, ai quali segue una vena terziaria di tabacco e note balsamicità che prosegue dritta al palato. Un vino suadente dai tannini integrati, quasi infinito.

Diego Conterno Barolo Docg Ginestra 2018 Granato di carattere, con evidenti richiami di rosa canina, ciliegia e lamponi cui seguono sfumature complesse di noce moscata, polvere di caffè e china. Tannino morbido ed elegante che va di pari passo con la sua sapidità. Lungo e scorrevole.

Panizzi Pinot Nero  Igt Ermius 2019 rubino vivace, accompagnato da una bella trasparenza tipica del Pinot Nero. Profumi delicati e accattivanti che rimandano a note di tabacco, frutti di bosco e gelsomino. Piacevole ed elegante non stanca mai.

Bouchard Père & Fils Volnay Taille Pieds Aoc Premier Cru 2018 Rubino quasi trasparente, ventaglio olfattivo da lampone , ribes, mora, ciclamino e note di sottobosco. Avvolge con leggiadria, sapido e durevolezza. Che vino da degna chiusura di Slow Wine Fair 2023!