Costiera Amalfitana: una sera al “Convento” con la cucina di Claudio Lanuto

Non era neve quella che veniva giù dal cielo, ma pioggia e la temperatura faceva pensare più alla Pasqua che al Natale. Eppure l’accensione dell’albero al Grand Hotel Convento Anantara di Amalfi ha mantenuto tutto il magico fascino dell’evento, reso ancora più suggestivo dall’eccezionale location in cui si è svolto: i resti del chiostro cistercense del XIII secolo, incastonati al sesto piano di una delle strutture ricettive più eleganti della Costiera Amalfitana.

I festoni di minuscole luci, Il braciere al centro del porticato, il coro di voci bianche a intonare i tipici canti natalizi e il cocktail di raffinati finger food, sono stati la preziosa cornice del quadro che lo scorso 27 Novembre ha dato il via alla stagione natalizia dell’Hotel ricavato da un’attenta ristrutturazione dell’ex convento dei Cappuccini di Amalfi e oggetto di un recente rebranding della catena di lusso Anantara. L’occasione è stata anche ideale celebrazione per la cucina dello chef Claudio Lanuto, recentemente entrata a far parte della Guida Ristoranti d’Italia 2024 del Gambero Rosso.

L’autore di 20Italie Ombretta Ferretto intervista lo chef Claudio Lanuto

Livornese di nascita, svezzato tra grandi cucine nazionali e internazionali (a partire da I Quattro Passi di Antonio e Fabrizio Melillo al Fat Duck di Heston Blumenthal), Lanuto festeggia il suo battesimo sulla guida più rinomata del Belpaese al ristorante Dei Cappuccini, rivelandosi persona pacata ed equilibrata nel rilasciare una dichiarazione sul recente conseguimento: “Mi sono commosso quando ho letto il mio nome sulla Guida”.

Al termine dell’evento di accensione dell’albero, il Ristorante Dei Cappuccini ha accolto i partecipanti in un ambiente sobrio con elementi architettonici e stilistici dell’antico convento, come le alte volte a crociera da cui scendono, disegnandone le coste, i moderni lampadari. Gli arredi dalle linee pulite ed essenziali cedono il passo all’opulenza solo nei tramezzi dorati che ricordano le piogge d’oro di molti quadri di Klimt, mentre le boiserie in legno chiaro scaldano l’ambiente, insieme alle luci soffuse e alla voce calda di Lucy Kiely, che unitamente alla chitarra classica di Cherubino Fariello, ha accompagnato la serata.

La cena, studiata e realizzata appositamente per l’evento natalizio, è stata un’elegante rivisitazione della tradizione, arricchita da contaminazioni di originale creatività, pur rimanendo fedele alla biodiversità e alla stagionalità del territorio.

La scarola ripassata con uvetta diventa quindi nido ideale per la capasanta scottata e guarnita da una sottilissima gelatina di tsuyu – brodo di dashi concentrato, arricchito di salsa di soya, mirin e sake. Il suo sentore umami fa da contraltare alla goccia di maionese delicata.

Il baccalà, invece, è stato protagonista dell’antipasto assieme alla giardiniera di verdure, classico richiamo all’insalata di rinforzo della tradizione partenopea – e alla crema di limone salato. Ad accompagnare entrée e antipasto Costa d’Amalfi doc Furore bianco Marisa Cuomo 2022 – blend di Falanghina e Biancolella – dai sentori freschi di agrumi ed erbette mediterranee, che ha sostenuto bene la complessità gustativa dei primi due piatti.

Eco di uno dei più grandi classici della tavola di Natale, il tortello di zucchine, crudo di scampi e lamelle di mandorle in fumetto di scampi, riportava alla memoria il confortante tortellino in brodo, spesso presente sulle tavole delle feste. Mentre con la seconda portata Lanuto è uscito dal canone delle festività proponendo un piatto a cui è molto affezionato: il trancio di spigola arrostita e crudo di gamberi rossi, serviti su un bisque di crostacei e accompagnati da sedano rapa grigliato e in dadolata con salsa di limone.

Il Fiano di Avellino DOCG Alessandra 2013 De Meo, ottenuto da uve selezionate da leggera vendemmia tardiva, ricco nei rimandi olfattivi di frutta matura e ginestra, caramello e note fumée, si è rivelato pieno e godurioso al sorso, in perfetto equilibrio con le portate principali.

Come tributo alla varietà e alla ricchezza dei prodotti della Costiera, lo chef ha voluto sottolineare la stagionalità e la territorialità di quelli utilizzati nei suoi piatti, molti provenienti dall’orto-giardino dei frati, come i limoni o i profumatissimi mandarini protagonisti del dessert a chiusura della cena.

Il babà al rum, mandarino del Convento e cioccolato, in accompagnamento con Passion 2021 Vino Passito Cantine Giuseppe Apicella – blend di vitigni autoctoni locali – avvolgente al palato nei sentori di frutta candita, fico secco e bastoncino di liquirizia, è stato ottimo preludio anche per le coccole finali: il bignè alla crema di limone, la gelatina di melograno e la caprese di mandorle e cioccolato.

Al termine della cena Claudio Lanuto, dopo aver ringraziato lo splendido lavoro di tutto lo staff, ci ha raccontato in poche sintetiche parole l’esperienza e la personale aspettativa dal suo impegno quotidiano: “siamo giovani, siamo partiti quest’anno con il progetto della ristorazione e il mio principale obiettivo è quello di far star bene le persone”.

Al Wip Burger & Pizza a Nocera Inferiore va in scena la cultura con “Mosaico per Procida”

di Luca Matarazzo

Ci sta, a volte, di restare alla finestra senza prendere posizione in merito ad una novità nel panorama vitivinicolo nostrano. Faccio pertanto pubblica ammenda, pur garantendo sempre sulla consueta buona fede di ciò che scrivo e, soprattutto, di ciò che non scrivo. Spiego meglio:

Gaetano Cataldo l’ho conosciuto in occasione di un’altra iniziativa molto particolare; senza svelare nulla, quell’esempio virtuoso potrebbe anche assumere la connotazione di pillola ricorrente sul magazine 20Italie. Il progetto Identità Mediterranea voluto fortemente per dar valore al riconoscimento di Procida Capitale della Cultura, ha assunto i caratteri di una vera e propria sfida, in cui il Cataldo non ha risparmiato energie.

Nulla sarebbe nato senza il supporto di un guru dell’enologia italiana come Roberto Cipresso, già pratico di concept celebrativi, al quale è stato chiesto un compito davvero arduo: unificare metaforicamente le diverse espressioni ampelografiche campane, per creare un vino unico da 26 vini.

Un’operazione senza scopo di lucro che ha coinvolto 26 cantine in 5 territori differenti; un’operazione divenuta oggetto di tesi di laurea, di menzioni giornalistiche illustri e persino del personale apprezzamento di Papa Francesco durante la consueta udienza vaticana. Una bottiglia celebrativa con tanto di etichetta scelta da un concorso artistico, che ha visto Carolina Albano vincere per aver meglio rappresentato i colori di Procida.

Circa 6000 unità prodotte, comprensive di 605 formati magnum ed uno sforzo immane per proporre il sogno di Gaetano e Roberto in giro per il mondo. Tutto molto bello sembrerebbe e senz’altro lo è, almeno per aver smosso i cuori dei produttori e per aver unito anziché diviso. Restava e permane ancora il dubbio nel sottoscritto se l’iniziativa vedrà un altro capitolo vincente a breve o se dobbiamo considerarla ormai compiuta nei suoi propositi… spero vivamente di no. C’è un pressante bisogno di simili iniziative.

Proprio per questo non si poteva più restare alla finestra, ma bisognava tessere le lodi di un intero movimento che ha saputo letteralmente semel in anno licet insanire. Che le mie parole, per quanto piccole e modeste, servano a ricordare l’impresa epica, che possiamo realizzare, contro mille ostacoli, anche qui in Campania, nel Sud d’Italia.

E per una serata d’onore non poteva che essere scelto un locale simbolo anch’esso di amicizia ed unione: il Wip Burger & Pizza a Nocera Inferiore di Lorenzo Fortino e Domenico Oliva, che hanno scelto la libertà di osare in un posto insolito, frutto dell’assemblaggio di forme ed idee diverse tra sala e cucina: dalla pizza ai primi piatti, dal pesce alla carne, sempre con ingredienti a km zero e di altissima qualità.

Capolavoro di serata la minestra maritata come si faceva una volta, ricca, sostanziosa, un piatto che va bene caldo o mangiato freddo e riposato il giorno dopo, magari con un buon olio extravergine di oliva e magari un calice di vino originale, perché no, come Mosaico per Procida.