Il Parco di Villa Grey, la cucina di Roberto Monopoli

Il ristorante Il Parco di Villa Grey1 Stella Michelin, si trova all’interno dell’Hotel Villa Grey, antica dimora del 900, a Forte dei Marmi.
Per accedere al ristorante si passa per la reception, dove si viene accolti dal personale ed accompagnati in sala.

La location é molto elegante: tavoli rotondi con una mise en place dai colori sobri e caldi che rendono l’ambiente accogliente e molto rilassante.
Nella bella stagione la sala viene allestita all’esterno, nel giardino privato, il parco appunto, laddove il verde della vegetazione e le luci calde la fanno da padrone trasmettendo una bella sensazione di eleganza e lusso.

L’Executive Chef é Roberto Monopoli, di origini pugliesi che risiede a Villa Gray da poco tempo ma che non ha esitato a mettere la sua firma del gusto ai piatti proposti. Roberto viene da esperienze in giro per l’Italia ed il mondo, calcando cucine di ristoranti rinomati come da Caino a Montemerano, da Claudio Sadler a Milano, con Alain Ducasse quando questi patrocinava L’Andana, a Castiglione della Pescaia, ed infine da Giuseppe Mancino del Piccolo Principe di Viareggio.

La direzione del servizio di sala é affidata al maître Fabio Santilli, premiato dal Gambero Rosso nel 2020 come miglior servizio di sala, che dirige un team giovane e professionale tra i quali spiccano Gianluca Velardi, secondo maître, che pur giovanissimo vanta esperienze precedenti in ristoranti stellati ed il sommelier Luca Florio che con professionalità e conoscenza illustra le proposte di una carta vini molto ben articolata per far vivere agli ospiti un’esperienza gustativa a tutto tondo.

La filosofia di cucina di Chef Monopoli ruota attorno alla qualità delle materie prime utilizzate. Pur utilizzando per la maggior parte ingredienti del territorio, strizza volutamente l’occhio alle proprie origini (sud Italia), come trovo giusto che sia per ogni Chef. Trovo che questo fattore sia non solo distintivo e caratterizzante ma soprattutto un vero valore aggiunto da veicolare ai fortunati ospiti.

Tra i piatti assaggiati merita menzione il Carpaccio di Gambero Mazzarese, Caviale, Maionese all’Alga Spirulina e Crescione di Mare. La dolcezza del gambero viene contrastata con la sapidità e l’acidità dell’alga spirulina – qui in maionese – ed il crescione di mare dona quel tocco di croccantezza che ben si coniuga con la morbidezza del carpaccio di gamberi.

Segue a ruota il tagliolino ai ricci di mare, tartufo nero e aglio invecchiato. Un piatto dal sapore sorprendentemente delicato grazie all’uso dell’aglio nero invecchiato. Le scaglie di tartufo nero adagiate sopra al tagliolino vanno senza dubbio ad apportare ancora più valore estetico al piatto – anche se non ce n’era bisogno – ma il suo sapore non vira, vuoi perché si tratta di un tartufo nero, quindi in generale meno intenso nei profumi rispetto al fratello maggiore bianco, vuoi perché comunque il sapore del riccio é generalmente più forte del tartufo stesso. Senza dubbio un ottimo piatto e che riprenderei ma che personalmente avrei preferito più incisivo in favore del sapore del riccio di mare.

Da sottolineare anche l’ottima vaporata di mare, un grande classico versiliese ed apparentemente di semplice esecuzione. L’ottima cottura pesce ed il corretto abbinamento con le maionesi e le gelées lo rendono un piatto con un equilibrio di sapori che non ho dubbi nel definire eccellente.

Esperienza interessante grazie ad un’espressione di cucina schietta e sincera che vede le intenzioni dello chef concretizzarsi nei suoi piatti, laddove la smaniosa ricerca dell’effetto wow lascia piacevolmente spazio al gusto.

Chef Giuseppe Mancino: il piccolo principe *di Viareggio

*grandioso
Lasciata la splendida vista sul mare e sulla passeggiata di Viareggio dal bellissimo roof top del Grand Hotel Principe di Piemonte, la sala de Il Piccolo Principe, adesso al piano terra, acquista in tranquillità ed eleganza.

Quasi come fosse una lussuosa veranda, oggi la sala si sviluppa verticalmente lungo le splendide vetrate che danno sulla passeggiata. Tocchi dorati, tavoli rotondi, ampi e notevolmente distanziati tra di loro, mise en place minimal chic e fiori freschi ne caratterizzano l’arredamento.

L’Executive Chef Giuseppe Mancino, classe 1981, dopo aver avuto varie esperienze lavorative in ristoranti stellati in italia, ricordiamo nel 2003 l’incontro illuminante con Gualtiero Marchesi all’Albereta dove lavora come Chef de Partie, ed all’estero, tra i quali ricordiamo il Louis XV di Principato di Monaco alla corte di Alain Ducasse, atterra nella cucina del Piccolo Principe di Viareggio nel 2005.
Dopo soli tre anni, a Novembre del 2008, arriva la prima stella Michelin e nel 2014 la seconda.
Da allora il ristorante mantiene le due stelle Michelin ed é stato premiato con 3 forchette dal Gambero Rosso (2021).
A gennaio 2022, il Ristorante Il Piccolo Principe è entrato a far parte dell’Associazione Le Soste, nata nel 1982 per promuovere una cultura enogastronomica di altissimo livello.

Quello tra Giuseppe Mancino ed Il Piccolo Principe é un matrimonio lungo 17 che lo incorona il più giovane Chef bistellato per più lungo tempo all’interno della stessa cucina.

Ma non é solo l’Executive Chef de Il Piccolo Principe ma il vero cuore pulsante della ristorazione del Grand Hotel Principe di Piemonte, curando anche le proposte per la prima colazione, per il Maitò Viareggio (adesso sul roof top dell’hotel) e per il lounge bar.

La cucina di Chef Mancino ha molte sfaccettature, é in continua evoluzione e non rimane imprigionata in limitanti cliché poi difficili da seguire. Gusti decisi, creazioni ricercate ed armoniche. Certamente tiene conto delle proprie radici campane, della Toscana nella quale oramai risiede da tempo ma anche dell’esperienza dei suoi viaggi all’estero, Francia ed Asia in primis.
Una cucina etica e rispettosa della materia prima e del cliente, del gusto e dell’estetica del plating. La grande abilità dello Chef é il saper tirar fuori il meglio da ogni materia prima utilizzata, legandola assieme alle altre in totale armonia, come le note in uno spartito.

Nel menù oggi sono presenti 3 percorsi degustazione: I Classici (6 portate), L’Essenziale (8 portate) e L’Esperienza (10 portate) oppure é offerta la possibilità di scegliere à la carte.

Tra i piatti assaggiati merita menzione la triglia, maionese al nero di seppia, bietola e salsa al cacciucco. La croccantezza della triglia e la sua sapidità contrastano perfettamente con la morbidezza e l’amarognolo della bietola e con la delicatezza della maionese al nero di seppia. La salsa al cacciucco, per niente invadente, é la perfetta chiusura del cerchio gustativo.

Impossibile non parlare della Calamarata di Gragnano servita sottovetro, frutti di mare, crostacei, punte di asparagi: piatto signature dello Chef. La cottura della pasta viene terminata in vasocottura e portata al tavolo direttamente nel vasetto, nel quale, agitandolo, viene completata la mantecatura. All’apertura del barattolo esplodono tutti i profumi degli ingredienti che, all’assaggio, incontrano piena corrispondenza in piacevolissime sensazioni gustative.

L’obiettivo dello Chef é quindi pienamente raggiunto: far venire un’immediata voglia di mangiare il secondo boccone subito dopo aver assaggiato il primo

Il servizio di sala é professionale, attento ma non impettito. Carta vini profonda con presenza d’importanti etichette italiane e non.