Il Chianti Classico raccontato nei vini di Vecchie Terre di Montefili

Oggi siamo da Vecchie Terre di Montefili, grazie all’accoglienza del direttore commerciale Stefano Toccafondi. Giornata splendida per fare quattro passi nei vigneti, prima di entrare in cantina. Il modus operandi dell’azienda tiene conto della particolare attenzione alla biodiversità di specie endemiche.

La chiacchierata con l’esperta Enologa e Agronoma Serena Gusmeri e poi a seguire la degustazione vini hanno arricchito la nostra esperienza con alcune nozioni sul territorio che vi racconteremo.

Vecchie Terre di Montefili è situata a Panzano in Chianti nel cuore del Chianti Classico, facente parte del comune di Greve in Chianti (FI), osta ad un’ altimetria di oltre 500 metri., sul crinale collinare che fa da spartiacque tra la valle di Greve e la Val di Pesa. Quando varchi il cancello della tenuta si gode di un panorama senza eguali e la quiete regna sovrana. 

L’etimo del nome deriva dal vecchio Castello Montefilippi, che andò in rovina nel periodo di lotta tra Guelfi e Ghibellini. La famiglia si ritirò definitivamente a Firenze e dopo poco il Castello cominciò a crollare, preda di chi necessitava di pietre e ferro per rafforzare o costruire ex novo la propria residenza. 

Il vigneto più vecchio di Vecchie Terre di Montefili risale al 1975 ed il vitigno maggiormente coltivato è il Sangiovese. I tre proprietari amici, Nicola Marzovilla, Frank Bynum and Tom Peck Jr., hanno creduto e credono in questo straordinario vitigno, tranne un piccola parcella dedicata al Cabernet Sauvignon. E’ in programma la realizzazione della nuova cantina che andrà a facilitare le operazioni di vinificazione.

L’azienda possiede oggi la certificazione biologica; il suolo è ricco di argilla, ma a circa quaranta cm di profondità sono presenti galestro e pietra forte. Le rese nelle vigne per ettaro attuali risultano molto basse e l’elevata qualità dei vini si riscontra nel calice.  L’enologa e agronoma è Serena Gusmeri, entrata poco prima dell’autunno del 2015, dando sin da subito un nuovo impulso all’attività. Panzano è infatti un areale rinomato per la longevità dei suoi vini, per la famosa Conca d’Oro e per essere stato il primo biodistretto d’Italia. Panzano è divenuta ufficialmente una UGA all’ interno del comune di Greve in Chianti.

I vini degustati

Bruno di Rocca Toscana Igt 1999 – Cabernet Sauvignon e Sangiovese – rosso granato dalle sfumature aranciate, sprigionante note di lavanda, prugna, frutti di bosco maturi, tabacco liquirizia, sandalo e bacche di ginepro. Avvolge con accattivante suadenza e buona lunghezza. Spettacolare.

Anfiteatro Toscana Igt 2015 – Sangiovese 100% – rubino intenso dai riflessi granati, emana sentori di violacciocca, amarena, mora, arancia rossa, melagrana, charcuterie e spezie orientali. Sorso appagante, dai tannini setosi e ben integrati.

Chianti Classico 2020 – Sangiovese 100% – Rubino vivace, olfatto di violetta, ciliegia, ribes, grafite e curcuma. Al gusto è saporito, vibrante e generoso.

Chianti Classico Gran Selezione 2019 – Sangiovese 100% – Rosso rubino vivace, giungono subito note di rosa canina, marasca, lampone, seguite da rabarbaro, bacche di ginepro, pepe nero e nepitella. Rotondo, pieno ed equilibrato.

Il ritorno a Fontodi: eccellenza del Chianti Classico e rispetto del territorio nel segno del Gallo Nero

Flaccianus Pagus era l’antico nome del borgo rurale di Panzano, frazione di Greve in Chianti. Da qui prende il nome il Flaccianello della Pieve, forse l’etichetta più nota e riconoscibile dell’Azienda Agricola Fontodi, per l’immagine di una croce in stile longobardo-cristiano, cippo originale in pietra arenaria rinvenuto nelle vigne dell’azienda e conservato nella Pieve romanica di San Leolino.

Panzano e la “Conca d’Oro”

Un’azienda che rivisitiamo con estremo piacere, per raccontare l’etichetta che rimarca il legame fortissimo tra territorio e confini del Chianti Classico, attiva a Panzano dal 1968 ad opera della Famiglia Manetti, oggi guidata da Giovanni Manetti attuale Presidente del Consorzio Vino Chianti Classico (rimando all’articolo del collega Adriano Guerri: Fontodi: la magia del Sangiovese in purezza nel cuore del Chianti Classico). Ben 110 ettari di vigne, di cui il 95% a sangiovese, contenute prevalentemente in quell’anfiteatro naturale denominato Conca d’Oro, che a sud del borgo di Panzano  si estende fino a raggiungere il fiume Pesa ed è delimitato a est da San Leolino.

Qui un tempo, a godere del clima ideale e dell’irraggiamento solare erano le coltivazioni di grano (da cui il nome), ora che invece la vite ha trovato il suo luogo d’elezione naturale, il significato di Conca d’Oro assume una valenza prevalentemente legata ai caratteri di qualità microclimatica. È Silvano Marcucci, storico collaboratore della Famiglia Manetti, a raccontarci Fontodi, partendo proprio dalle vigne, visibili con un unico colpo d’occhio dal cortile dell’Azienda e racchiuse in questa culla naturale che, complice la luce nitida di un nuvoloso fine ottobre e il principio di foliage delle vigne, nel pomeriggio della nostra visita irradia suggestivi bagliori dorati.

L’azienda a misura d’uomo

“Siamo artigiani”, Silvano ci tiene a ribadirlo sin da subito. E anche se questo termine potrebbe confliggere con la notorietà internazionale e il plauso ormai unanime della critica, Silvano ricorda come prima di tutto si debba mirare a produrre il “vino giusto”, che sia non solo piena espressione del terroir, ma soprattutto sostenibile per il territorio: la porzione di vigna immediatamente davanti a noi è stata rifatta con pietre di recupero seguendo la tecnica del terrazzamento, più rispettosa dell’ambiente. Ma d’altronde Panzano è biodistretto vitivinicolo, il primo costituitosi in Europa nel 1995, inizialmente con soli undici produttori, oggi diventati ventitre su un’estensione di oltre settecento ettari. Fontodi dunque opera in regime biologico, attribuendo a questo termine una profondità di significato che va oltre i dettami di legge, legato al rispetto dell’intero ecosistema del territorio e la classifica come un’azienda a ciclo chiuso.

“L’uva nasce nella terra e ritorna nella terra” è uno dei principi di Giovanni Manetti: ecco perché il cumulo di vinacce che ci accoglie al nostro ingresso nei locali di vinificazione non verrà conferito a nessuna distilleria. La famiglia Manetti infatti è anche proprietaria di un allevamento di Chianina, settanta capi di una razza autoctona del Centro Italia, che negli anni Settanta rischiava l’estinzione. Il letame ottenuto dall’allevamento, insieme agli sfalci e alle vinacce viene utilizzato in vigna come compost nel periodo tra novembre e marzo, in alternanza a interfile con favino, orzo ed erba spontanea.

Attualmente Fontodi produce una media di 350 mila bottiglie all’anno, suddivise su otto etichette: Flaccianello della Pieve (Sangiovese 100%), Vigna del Sorbo Chianti Classico Gran Selezione; Terrazze San Leolino Chianti Classico Gran Selezione, Fontodi Chianti Classico (Sangiovese 100%), Filetta di Lamole Chianti Classico (Sangiovese 100%), Case Via Pinot Nero Colli della Toscana Centrale IGT (Pinot Nero 100%); Case Via Syrah Colli della Toscana Centrale IGT (Syrah 100%), Meriggio Colli della Toscana Centrale IGT (Sauvignon 90%; Trebbiano 10%).

La Cantina

La cantina è nata in due tempi a partire dal 1997. I locali si dislocano su tre livelli (vinificazione, maturazione, imbottigliamento) per avvalersi della sola forza di gravità, al fine di evitare ogni tipo di stress all’uva, la cui raccolta, in periodo di vendemmia, è esclusivamente manuale. Prima di avviare la fermentazione, l’uva viene selezionata a mano e diraspata. I silos in acciaio e i tini tronco-conici, per una capacità totale di 5000 ettolitri, sono utilizzati per vinificare separatamente le varie vigne: la fermentazione con macerazione è avviata da lieviti indigeni e dura dalle 4 alle 5 settimane, con controllo della temperatura.

Un discorso a parte meritano le anfore d’argilla presenti in cantina, tutte fatte a mano da un artigiano locale. La manodopera di ciascun pezzo richiede tre mesi di lavoro, tra modellazione dell’argilla, essiccazione, cottura e lisciatura finale- interna ed esterna- con pelli di daino, per ridurne al minimo la porosità. Vengono utilizzate per una selezione di acini di Sangiovese che vi rimangono in fermentazione, macerazione e maturazione per nove mesi consecutivi. Successivamente alla pressatura, il vino è nuovamente posto in anfora per sette mesi. Il prodotto che se ne ottiene viene miscelato, nella misura di circa il 2%, al vino maturato in barrique atto a divenire Flaccianello. Una sorta di liqueur d’expedition, lo definisce Silvano. A tutti gli effetti una firma che denota lo stile della cantina e serve ad esaltare il frutto del Sangiovese in finezza ed eleganza.

Al livello sottostante i locali di vinificazione, c’è il locale di botti e barrique. Tutti i vini Fontodi fanno passaggio in legno: a seconda dell’etichetta prima botte e poi barrique o viceversa, per un totale che va dai diciotto ai ventiquattro mesi. Le barrique, esclusivamente di rovere francese di media o leggera tostatura, sono utilizzate nuove e fino a un massimo di tre passaggi. Una volta dismesse, vengono riutilizzate per la creazione di mobili e oggetti d’arredo. Il locale dei legni viene tenuto a umidità e temperatura controllata tra dicembre e aprile per permettere l’avvio della malolattica. Durante la sosta in legno il vino subisce solo travasi, due volte all’anno. Terminiamo la nostra visita nei locali d’imbottigliamento, operazione che avviene per caduta. A seconda delle etichette, i vini affinano in vetro dai tre ai dodici mesi, prima di uscire sul mercato.

Il locale si articola attorno a un piccolo cavedio circolare, completamente rivestito di vetro, al cui centro si erge un leccio, l’albero più rappresentativo del patrimonio arboricolo e boschivo del Chianti, a ribadire ancora una volta lo stretto legame col territorio e il suo ambiente.

I Vini

Filetta di Lamole Chianti Classico 2021

Iniziamo la nostra degustazione con un Chianti proveniente da uve di Lamole, non di Panzano. Lo scopo è quello di ragionare sulla differenza di prodotti provenienti da zone diverse, anche alla luce della recente approvazione delle undici UGA (Unità Geografiche Aggiuntive) che caratterizzano il Chianti Classico Gran Selezione. Lamole è l’UGA più piccola della regione, collocata a sud-est di Panzano, con un’altitudine media di 600 mt SLM e una prevalenza di roccia arenaria non calcarea con elevate percentuali di sabbia. Dopo la vinificazione in acciaio, matura sei mesi in botti grandi e successivamente dodici mesi in barrique.

Il risultato lo verifichiamo nel bicchiere: irruento alla prima olfazione, Filetta di Lamole si distende quasi subito, esprimendo piccoli frutti scuri e gelso rosso,  fini ed eleganti. Al palato risulta muscoloso, di freschezza piacevole ma non sferzante.

Fontodi Chianti Classico 2020

Torniamo a Panzano, con vigne giovani e la seconda selezione delle vigne vecchie di sangiovese. Siamo in un territorio completamente diverso, ad un’altitudine compresa tra i 350 e i 380 mt SLM, caratterizzato da un terreno prevalentemente calcareo. Dopo la vinificazione in acciaio, matura sei mesi in botti grandi e successivamente dodici mesi in barrique.

Il Chianti signature di Fontodi entra immediatamente con sbuffi appena accennati di pietra focaia seguiti a ruota dal frutto – ora una ciliegia croccante – e da un sottobosco bagnato e terroso. In bocca risulta agile e scattante (e qui la differenza principale con Lamole che, indipendentemente dall’annata, è dettata da un passo completamente diverso nell’acidità), di tannino fine e ritorno lungo sul frutto.

Vigna del Sorbo Chianti Classico Gran Selezione 2020

Prima annata in cui compare in etichetta la UGA Panzano.

Vigna del Sorbo ha un’estensione di 8 ettari e ceppi di oltre 50 anni di un unico clone di Sangiovese. Dopo la vinificazione in acciaio, matura diciotto mesi in barrique e successivamente sei mesi in botte grande. Affina in bottiglia non meno di nove mesi.

Al naso esprime immediatamente il frutto – piccoline fragoline di bosco – e continua su sentori balsamici di aghi di pino e sottobosco. In bocca entra verticale ed è già pienamente appagante, godibile, di tannino sottile, con ritorni di eucalipto.

Flaccianello della Pieve 2020

L’etichetta simbolo di Fontodi è una selezione accurata di sangiovese che predilige grappoli spargoli e acini piccoli, sinonimo di concentrazione. Le vigne, diffuse su un’estensione di 45 ettari, hanno un’età media di 30/40 anni. Dopo la fermentazione matura diciotto mesi in barrique (80% nuove, 20% di secondo o terzo passaggio) e sei mesi in botte grande.

Entra timido e rimane a lungo sulle sue. Inizialmente si rivela nelle note fumé e tostate, che scivolano in piccoli frutti viola e sentori di vaniglia. La trama tannica è ancora giovane, giovanissima e necessita di tempo per distendersi e affinarsi. Mostra però già potenza di carattere, che evolverà in non meno di tre-cinque anni.

Case Via Syrah Colli della Toscana Centrale IGT 2019

Syrah in purezza da una vigna di tre ettari impiantata nel 1985. La 2019 ha vinificato in tini tronco-conici e successivamente ha maturato in barrique usate per quindici mesi.

Pungente al naso e compatto nella prima olfazione, si apre lentamente su marasca e cenni balsamici. Al palato è subito disteso per poi invadere la bocca con la balsamicità  tipica della radice di liquirizia e tornare con note mentolate sul finale.

AZIENDA AGRICOLA FONTODI

Via San Leolino 89

50022 Panzano in Chianti Firenze – Italia