Fiera Nazionale “Monza in Vino” – Il vino in Serie A

Calici al centro e fischio d’inizio all’ U-Power Stadium di Monza nelle giornate del 11 e 12 maggio.

Un evento organizzato da Arte del vino Eventi che ha selezionato piccole aziende provenienti da tutta Italia con 450 etichette in assaggio, ad accompagnare le degustazioni prelibatezze gastronomiche presentate direttamente dai produttori locali.

Una buona affluenza con 3500 persone confermata dalle vendite degli espositori che hanno toccato circa le 14.000 bottiglie.

Ecco le chicche enogastronomiche che più mi hanno colpito

  • Antica Casa Vitivinicola Italo Pietrantonj, una delle cantine più antiche d’Abruzzo, siamo vicino a Sulmona, a Vittorito precisamente, un paese con circa 1000 abitanti, a 350 slm più verso gli Appennini che il mare. Assaggio il loro Cerano Trebbiano D’Abruzzo DOC Superiore 90% Trebbiano, 10% Malvasia, un vino molto profumato con aromi di pesca, mango e albicocca, una bella freschezza. Per passare poi al Cerano Cerasuolo d’Abruzzo DOC Superiore, un vino iconico della regione, proposto con i piatti della tradizione. Quindi il Cerano Montepulciano d’Abruzzo DOC Riserva da vendemmia tardiva che avviene a metà ottobre e affinamento 12-18 mesi in tonneaux, profumi di ciliegia sotto spirito, amarena con un legno non invadente. Per finire con il loro Passito Rosso IGT prodotto con uve vendemmiate nella prima settimana di novembre e fatte poi appassire per due mesi sui graticci, affinamento solo in acciaio, un ottimo passito non stucchevole.
  • Azienda agricola Il Verone, una micro azienda sita nella frazione di Godiasco-Salice Terme, sulla prima collina dell’Oltrepò Pavese. Il Verone è una terrazza, un balcone sullaValle Staffora. Circa 3000 bottiglie all’anno prodotte artigianalmente, pulizia e chiarifica solo attraverso travasi. Degusto i loro bianchi dal colore intenso dovuto a una macerazione sulle bucce per alcuni giorni: il Riesling Italico Refuso, fermentazione spontanea, criomacerazione sulle bucce per 6 giorni e maturazione in vasche d’acciaio; un bel corpo nel complesso, persistente con profumi prevalenti di mela e idrocarburi. Il Cortese Scortese, vitigno autoctono del Piemonte ma con una produzione anche in Lombardia tra l’Oltrepò e il Garda. Macerazione sulle bucce per 6 giorni e fermentazione spontanea. La filosofia del solo acciaio, della fermentazione spontanea e della pulizia solo tramite travasi la si ritrova anche nei loro rossi: Lavinia un 100% Barbera e Il Rosso del Verone che è il vino principe della Cantina uvaggio Barbera e Croatina tipico dell’Oltrepò.
  • Azienda Agricola Ceratti, fondata nei primi anni del ‘900 in un luogo di grande fascino dove il mar Ionio incontra quella che è la Costa dei Gelsomini. La cantina coniuga alla tradizione le più moderne e accurate tecniche di vinificazione. Produzione quasi esclusiva di due eccellenze della zona: Il Greco di Bianco e il Mantonico. Sia del Mantonico che del Greco di Bianco troviamo due proposte, affinamento in acciaio e affinamento in barrique. L’antico vitigno Mantonico, portato in terra di Calabria dai Greci intorno al VII sec a.C, oggi viene prodotto in quantità limitata e le uve subiscono un appassimento naturale sui graticci per una decina di giorni al caldo sole di questa Terra. Assaggiare questo nettare degli dei è veramente appagante.
  • Facciamo un salto in Portogallo dall’importatore Lusitania Vini per scoprire una rarità, la BOT. La storia risale a 150 anni fa quando vennero impiantate in mezzo ettaro, per una prova tecnica, 30 bacche rosse e bianche nel boschetto davanti alla casa di un appartenente alla famiglia Ribeiro che è poi il cognome della famiglia di Casa de Mouraz. Appurato che i frutti venivano bene e che potesse quindi essere un luogo di elezione per la viticoltura, si iniziò l’attività vera e propria. Le 30 bacche site nel contesto boschivo diventarono quindi il simbolo dell’inizio della storia enologica di Casa de Mouraz. Arriviamo ai giorni nostri, quando l’ultimo proprietario di Casa de Mouraz, circa 13 anni fa, tale Antonio Lopes Ribeiro, decise di far partire una produzione da quella piccola zona vitata convogliando tutte le trenta bacche in un vino che fu chiamato BOT. Una piccolissima produzione circa 800 bottiglie numerate che da rara diventerà unica quando nell’ottobre del 2017, proprio dopo la vendemmia, la regione prende fuoco, l’incendio durerà dieci giorni provocando morte e distruzione e le vigne centenarie verranno rase al suolo. Il vino diventa una leggenda.
  • Finisco la sezione vini, ovviamente la mia piccola selezione, con Cantina Diomede, siamo a Canosa di Puglia, in quella magica terra che, secondo la leggenda, vide l’eroe omerico Diomede piantare i tralci di vite portati con sé dalla Grecia e, dalla coltivazione e dalla cura di questi tralci, nascere l’Uva di Troia. I loro vini sia bianchi che rossi hanno ricevuto diversi riconoscimenti, come il Canace Uvaggio: 100% Nero di Troia e vendemmia tardiva e Orea 100% Primitivo. Anche gli spumanti da metodo charmat sono interessanti: Il Malè Bianco Uvaggio: 50% Bombino Bianco – 50% Fiano e il Malè Rosè 100% Negroamaro.

Come ho anticipato non sono mancate le prelibatezze gastronomiche, eccone alcune

  • Il caciocavallo di Ciminà dell’Azienda Agricola Siciliano siamo in Calabria nella Locride nel Parco Nazionale dell’Aspromonte. Il caciocavallo si produce in questa zona da tempi immemorabili. La storia dell’azienda Agricola, racconta Domenico Siciliano, inizia diverse generazioni fa, oggi si sono mantenute vive le tradizioni adeguandosi ai tempi ma mantenendo sempre la regola ferrea di non utilizzare sostanze chimiche o additivi. Dal latte munto in fattoria nasce il caciocavallo di Ciminà e grazie al microclima che si sviluppa, dato dall’unione di mare e montagna, si realizza un prodotto unico che è diventato Presidio Slow Food. Questo formaggio ha una particolarità: si coagula ancora il latte crudo, di vacca e a volte anche parzialmente di capra, quasi sempre con caglio naturale di capretto. Il caciocavallo ha una forma particolare, ha due testine, è un formaggio piccolo, allungato, caso unico nel panorama caseario. Generalmente si consuma fresco, entro pochi giorni dalla produzione, destinandolo per lo più alla griglia. Mentre con qualche settimana di stagionatura in più acquista sentori inebrianti e lunghi di sfalcio d’erba, di fiori gialli, di nocciola.
  • La Cioccolata Rinascimentale In Toscana, la storia del cioccolato inizia con gli avventurosi mercanti fiorentini. Gli scambi commerciali con le Americhe portarono il cacao esotico, chiamato “cibo degli Dei”, alla Corte di Firenze, fu un grande successo e il suo consumo divenne uno dei tanti elementi dello status symbol tipici dell’epoca. A quei tempi il cioccolato veniva consumato come bevanda. Oggi viene prodotta in questo laboratorio di Firenze, seguendo ancora le tecniche antiche: semplicemente pura pasta di cacao addolcita e aromatizzata, lavorata a freddo, come facevano gli Aztechi, per non alterare le proprietà organolettiche del cacao, come attesta la patina bianca che avvolge la tavoletta. La certezza di trovare sapori antichi ai giorni nostri.

  • Il liquore di birra biellese del Liquorificio Artigianale La Culma.  Un micro Liquorificio artigianale di bevande spiritose, liquori, liquori a base di grappa e grappe, nato dalla passione della tradizione, unita alla creatività ed alla ricerca di nuove sensazioni. Il Liquore di Birra Biellese svela un gusto vellutato e dal profumo intenso. Una vera scoperta.

Concludo rimandandovi all’appuntamento di ottobre con un’altra edizione di FIERA NAZIONALE MONZA IN VINO.

Prosit!