La degustazione bendata: coinvolgere tutti i sensi (tranne la vista)

Si fa presto a dire blind tasting, il degustare vino “alla cieca” coprendo la bottiglia per non vederne l’etichetta e non sapere il produttore.

Avete mai provato a fare una degustazione dove ad essere bendati siete invece voi? A parole non si può forse spiegare ciò che si prova durante un’esperienza del genere, ma ci proviamo ugualmente.

Va sottolineato come la vista sia, di sicuro, uno dei nostri sensi più importanti e vitali, tante volte sopravvalutato nelle nostre valutazioni; ce ne accorgiamo solo nel momento in cui andiamo a non utilizzare più gli occhi, ma tutti gli altri sensi della natura: olfatto, gusto, udito, tatto. Nel caso dell’assaggio di un vino, il tatto è riferito al palato, alla lingua e alla bocca in generale, che è incaricata di decifrare il campione in assaggio per la parte gustativa. Pensateci bene: quando usiamo l’udito di fronte ad un bling tasting classico? Mai! E invece è così affascinante porre attenzione al suono che il vino emette mentre viene versato nel calice.

Per la degustazione al buio, può essere molto utile per decifrare intanto se si stia per assaggiare una bollicina o un vino fermo, differenza molto ben riconoscibile ascoltando il liquido scendere nel bevante. L’obiettivo primario di questo tipo di degustazione non è quello di indovinare il campione, piuttosto misurarci con una serie di sensazioni davvero nuove ed un approccio alla degustazione per nulla scontato.

Photo Credits @SelezioneBoccoli

Vediamo come funziona e chi ne sono gli ideatori

Durante la recente edizione di Only Wine Festival a Città di Castello (PG) sono entrata in contatto con Luca Boccoli e Ilaria Giardini, due appassionati esperti di vino, selezionatori e commercianti per la loro enoteca “Selezione Boccoli” di Grottaferrata, ai Castelli Romani. Invitati alla manifestazione per far conoscere la loro idea di “blind tasting”, hanno riscosso un enorme successo, attirando l’attenzione di tanti curiosi presenti in massa alla Masterclass.

Ilaria Giardini e Luca Boccoli

La degustazione al buio è nata da un’esigenza di Luca il quale, a causa di un incidente, quattro anni fa perse, purtroppo, l’uso della vista. Scopo di tale esercizio è quello di approcciarsi al vino apprezzandolo attraverso canali mai sperimentati prima. E’ un tipo di degustazione adatta a tutti: dal semplice curioso appassionato, all’esperto che vuole mettersi in gioco, scoprendo che il vino può andare ben oltre i colori, le sfumature, i punteggi o le etichette di grandi brand o piccole aziende (da cui siamo sempre influenzati).

Una volta fatte le dovute premesse e spiegato a cosa saremmo andati incontro durante quella esperienza, siamo stati invitati ad indossare le mascherine nere e a rilassarci. I sommelier hanno provveduto a servire i quattro vini, dopodiché Luca e Ilaria ci hanno invitato a mettere la mano sinistra alla base del primo calice (sempre partendo da sinistra) per avere un riferimento durante il black out e assaggiare i vini via via, con calma. Una musica di sottofondo, alternata da una prima rilassante, classica, strumentale e leggera a una più intensa, cantata ed energica, ha accompagnato l’assaggio.

Entrare in contatto così profondo e intimo con le proprie sensazioni non è cosa banale. Ognuno dei partecipanti in sala ha avuto la propria, personalissima, esperienza. Una volta che tutti avevano completato gli assaggi e, ancora con la mascherine indossate, siamo stati esortati a esternare le nostre impressioni per alzata di mano, ascoltando – e non vedendo – la persona che prendeva la parola. I risultati sono stati tra i più variegati: chi ha creduto di suonare un pianoforte, muovendo le dita da un calice all’altro, ritornandoci più volte per “risentire” quel vino; chi ha avuto la sensazione di danzarvi insieme, come in un sospirato ballo lento; qualcun altro ha immaginato quasi di fare l’amore con il vino, tanto è stato profondo il livello di intimità raggiunto attraverso i propri sensi.

Sara Cintelli autore di 20Italie

E a livello gustativo cos’è accaduto? Difficile riconoscere le tipologie in esame, essendo state private dell’analisi visiva che, di per sé, qualche indicazione sull’evoluzione la dà, oltre a evidenziarne immediatamente il colore! Un rosato è stato scambiato per un bianco, un bianco macerato a qualcuno è parso essere un rosso, un rosso (della Valpolicella) è stato scambiato per un Sangiovese e così via. Gli stessi produttori hanno partecipato al blind tasting, non riconoscendo le loro creazioni. Rilevante è stato davvero capire a quale livello possiamo arrivare enfatizzando l’attività di sensi come olfatto e gusto, provando emozioni inesplorate, spingendoci oltre le comuni soglie sensoriali a cui siamo abituati, scevri da ogni minimo condizionamento imposto dalla vista.

Un’esperienza che consiglio a tutti di fare: provare… per credere!